PROGETTO COFINANZIATO DA
UNIONE
EUROPEA
FONDO EUROPEO PER L’INTEGRAZIONE DI CITTADINI DI PAESI TERZI
idee
CONTRO LA
DISCRIMINAZIONE
La presente pubblicazione
è stata curata da:
Carlotta Bellomi
Contributi di:
Guido Antonelli Costaggini,
Carlotta Bellomi, Marisa Belluscio,
Ilaria Nutini
Si ringraziano:
l’Unione delle Province d’Italia (UPI) e
TECLA, le Province di Brescia, Catania,
Milano, Napoli, Pisa, Prato, Roma e Venezia.
Save The Children Italia e tutte le persone
che hanno direttamente e indirettamente
reso possibile la realizzazione del progetto
e della pubblicazione, in particolar modo:
Emanuele Argento, Francesca Bilotta,
Anna Brambilla, Daniela Branciaroli,
Stefania De Nicolais, Silvia De Silvestri,
Massimo Di Rienzo, Antonella Inverno,
Lorenzo Leotardi, Francesca Menozzi,
Samantha Palombo, Francesca Sangermano,
Livia Santoro.
Gli studenti, i dirigenti, i docenti, il personale
ATA e i formatori di Save the Children Italia
che hanno partecipato al progetto “IDEE
contro la discriminazione”.
Grafica:
Enrico Calcagno
AC&P Roma
Stampa:
Arti Grafiche Agostini
Pubblicato da:
Save the Children Italia Onlus
giugno 2012
Save the Children Italia Onlus
Via Volturno 58 - 00185 Roma
tel +39 06 480 70 01
fax +39 06 480 70 039
[email protected]
Ufficio di Milano
Via Stresa, 3 – 20125 Milano
Tel. +39 02.670.78.446
Fax. +39 02.671.99.525
www.savethechildren.it
idee
CONTRO LA
DISCRIMINAZIONE
INDICE
4
PREFAZIONE
IL PROGETTO
7
8
11
Le attività del progetto
I protagonisti
La formazione per studenti, docenti e personale ATA
A SCUOLA DI NON DISCRIMINAZIONE:
LA PAROLA AI RAGAZZI
13
19
23
La discriminazione sulla mia pelle
Il principio di non discriminazione
Buone pratiche per il cambiamento
LA RICERCA TRA PARI
26
37
64
Il percorso, il metodo, la ricerca
I risultati dell’indagine
La valutazione dei ragazzi
CONCLUSIONI
68
72
Le riflessioni dei ragazzi
Per dire NO alla discriminazione!
3
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
PREFAZIONE
di Silvia Pagnin
Assessore Cultura,
Cooperazione allo
sviluppo, Intercultura
e Integrazione
Provincia di Pisa
Presidente Istituzione
Centro Nord-Sud
intenso e incisivo fenomeno delle migrazioni che negli ultimi decenni hanno interessato molti paesi europei e l'Italia in particolare, ha modificato non solo l’andamento e la composizione demografica del nostro Paese, ma la stessa percezione
delle relazioni sociali, della cultura civile e politica italiana. Lo stesso concetto di “intercultura” fatica a trovare spazio nel nostro modo di pensare, anche se oggi si è delineata la
consapevolezza dell'ineluttabilità di un percorso di ristrutturazione del nostro essere italiani. Una consapevolezza che sta maturando solo in parte attraverso una decisa apertura
all'integrazione. Secondo i dati del Dossier Caritas 2011, infatti, rispetto ad un'Italia multiculturale il 12,2% degli italiani mostra un certo timore, il 16,2% la guarda con sospetto, il 35% la ritiene inevitabile mentre è il 29,7% ad attenderla con fiducia. L’Italia è a tutti gli effetti un Paese multietnico e multiculturale, lo si percepisce camminando nelle città, nei negozi, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, ma lo si vede
Le culture non sono folklore e
soprattutto a scuola. Nelle scuole italiane è ormai la normalità la presenza di stuil pluralismo non è la tolleranza
denti di origine straniera. Questa presenza è la conseguenza naturale all’evoluziodegli altri in quanto più o meno
ne di una società inserita in un mondo globalizzato nella quale la migrazione è un
esotici (...); è il riconoscimento
dell’incommensurabilità
fenomeno normale e costitutivo. Gli “immigrati”, una categoria con la quale si
fondamentale ed essenziale
tenta di ridurre ad unità la molteplicità di persone e culture, sono una presenza
delle diverse forme di cultura,
plurale, strutturata e radicata, di 5 milioni di persone che rappresentano il 7,5%
di religione e di modi di vivere
della popolazione italiana. Questa nuova composizione sociale porta con sé inevi(Raimon Panikkar)
tabilmente un atteggiamento di paura, diffidenza e di rigetto, che, lungi dall'essere sottovalutato, deve invece essere affrontato, conosciuto e superato. Ancora qualche anno fa, la cronaca italiana ha informato fin troppo frequentemente di casi di
razzismo e discriminazione nelle scuole (si vedano ad esempio le polemiche riguardanti l'uso del velo), oggi sembra invece maturo il tempo per una società non solo multiculturale ma propriamente interculturale.
Il volume documenta il progetto “IDEE contro la discriminazione”, finanziato dall'Unione Europea e promosso dall'Unione delle Province Italiane; si tratta di un'accurata indagine sulle discriminazioni reali e della conseguente proposta di una strategia forte e incisiva di integrazione e inclusione.
Le azioni positive messe in campo attraverso i laboratori svolti direttamente nelle classi
hanno destrutturato, ridotto ai minimi termini, annullato molti pregiudizi e hanno spinto ad un atteggiamento collaborativo e di conoscenza reciproca.
La produzione di guide informative sui servizi per i giovani che le istituzioni, e fra queste
in primo piano le Province, completa il percorso. Certo il cammino è ancora lungo, e
molte e unanimi sono state le voci che richiedono una prosecuzione del lavoro e una più
ampia copertura territoriale. Una sfida impegantiva alla quale le istituzioni sapranno certo
far fronte.
4
L’
di Raffaela Milano
Direttore Programmi
Italia-Europa
Save the Children
Italia Onlus
essuna distinzione può avere un peso quando si tratta di garantire i diritti di un
minore, si tratti della sua origine etnica o del colore della pelle, del genere o del
credo religioso, della situazione economica familiare così come di ogni altra circostanza. È quello che stabilisce il principio di non discriminazione, uno dei pilastri fondamentali della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza approvata
dalle Nazioni Unite nel 1989.
Si tratta di un principio se vogliamo molto semplice, nella sua enunciazione. Tuttavia, l’attuazione pratica di questo principio di civiltà non può mai considerarsi acquisita una volta
per tutte. Lo dimostrano anche le pagine che seguono e che ci consegnano un quadro, per
certi versi allarmante, delle situazioni di discriminazione che ragazzi e ragazze incontrano
oggi nel rapporto con i coetanei e con il mondo degli adulti, originate da razzismo e omofobia, così come da altre forme di stigmatizzazione legate all’aspetto fisico, al modo di
vestire, alla disabilità, e così via.
I dati raccolti, per quanto limitati dal punto di vista quantitativo, offrono uno spaccato
importante sulle “discriminazioni quotidiane” vissute da molti ragazzi in ambiente scolastico. Le testimonianze sono ancora più significative perché frutto di un impegno diretto
di giovani intervistatori che hanno realizzato il lavoro di ricerca a contatto con i coetanei,
in una relazione dunque “tra pari”. Sono testimonianze che attraversano l’Italia dal nord
al sud, mettendo a confronto le esperienze vissute da adolescenti in contesti anche molto
diversi tra loro.
La relazione tra pari, la partecipazione attiva dei ragazzi nella lotta contro ogni forma di
discriminazione è una delle strategie chiave di Save the Children. Questa è stata anche la
cifra del progetto “IDEE contro la discriminazione”: aprire spazi e occasioni di riflessione e di confronto affinché siano proprio i più giovani i primi interpreti dei diritti e dei
conseguenti doveri di cittadinanza.
Un ringraziamento per questo lavoro va innanzitutto ai ragazzi e alle ragazze che hanno
curato la realizzazione della ricerca qui presentata, che hanno parlato con i loro coetanei
raccogliendone il punto di vista e la testimonianza. Un ringraziamento sentito va ai loro
insegnanti che hanno accompagnato con passione e professionalità questo processo e,
naturalmente, al Ministero dell’Interno che ha creduto nel progetto e lo ha finanziato con
i fondi FEI e ai nostri partner di progetto, la Unione delle Province Italiane e TECLA.
L’impegno di Save the Children è oggi volto a tenere vive le relazioni che si sono stabilite tra le realtà territoriali coinvolte, anche molto diverse tra loro, affinché si possa proseguire e diffondere l’esperienza avviata puntando proprio sulla crescita e lo sviluppo del
lavoro di rete. Perché si diffonda in Italia la consapevolezza che – per dirlo con le parole
di uno dei ragazzi intervistati - “alla fine la discriminazione è solo una forma per esorcizzare la propria paura”. Mentre fare rete aiuta, appunto, a vincere le paure e ad aprirsi a chi
è diverso da noi con rispetto e voglia di conoscersi.
N
5
IL PROGETTO
Attività di gruppo
(Provincia di Venezia)
Attività delle sagome
(Provincia di Venezia)
I.P.S.S.A.R. Carol Woytjla classe III P
(Provincia di Catania)
6
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
LE ATTIVITÀ
DEL PROGETTO
di Marisa Belluscio
l progetto “IDEE contro la discriminazione”, finanziato nel quadro del Fondo europeo
per l’integrazione di cittadini di Paesi terzi 2007-2013 (Programma annuale 2010,
Progetti Giovanili), è promosso dall’Unione delle Province d’Italia (UPI), in partenariato con le Province di Brescia, Catania, Milano, Napoli, Pisa, Prato, Roma e Venezia, e
in collaborazione con Save the Children Italia Onlus e l’Associazione TECLA.
Il progetto mira a favorire l’inclusione di minori stranieri provenienti da Paesi terzi e frequentanti gli istituti scolastici secondari di secondo grado delle otto Province partner,
mediante lo sviluppo di percorsi educativi e di in-formazione legale, di azioni di mappatura dei servizi esistenti sul territorio e di attività di comunicazione sociale. L’iniziativa ha
riproposto il “modello I.D.E.E.” (Integrazione, Diritti ed Educazione contro l’Esclusione), sperimentato nel 2011 nelle Province di Milano, Roma e l’Aquila che, attraverso un
percorso pilota e innovativo, ha promosso interventi di educazione ai diritti e alla cittadinanza centrati sul principio di non discriminazione.
Il progetto ha coinvolto 26 istituti scolastici e 43 classi per un totale di 891 minori e 156
adulti, promuovendo un approccio integrato (intervento educativo, di in-formazione legale, di orientamento al territorio e di comunicazione) per contrastare la discriminazione.
L’intervento educativo è stato strutturato in tre moduli: il primo, rivolto a minori e adulti, è consistito in un approfondimento teorico sulle tematiche cardine del progetto, il
secondo, rivolto a minori, ha previsto laboratori applicativi di ricerca partecipata tra pari
finalizzati a esplorare le dimensioni del fenomeno discriminatorio; nel terzo sono stati
promossi eventi di peer education finalizzati alla diffusione sul territorio di quanto sviluppato durante il progetto. Gli interventi sono stati preceduti da due seminari di formazione per i formatori sulle metodologie, gli approcci e gli strumenti che hanno garantito –
nel rispetto delle caratteristiche ed esigenze di ciascuna scuola – la necessaria coerenza a
livello nazionale.
Le attività di in-formazione legale hanno consentito di sensibilizzare e informare gli studenti in merito al fenomeno della discriminazione e ad alcuni aspetti delle politiche
migratorie, di fornire al personale docente e amministrativo strumenti di conoscenza sulle
misure di contrasto alla discriminazione nonché di soddisfare bisogni di consulenza e
informazione legale su casi esemplificativi portati dagli istituti coinvolti.
La mappatura dei territori provinciali ha permesso la realizzazione di otto vademecum
sui servizi locali in merito a tematiche quali l’orientamento scolastico e lavorativo, la sanità, il sostegno psicologico e le opportunità per il tempo libero. Gli opuscoli informativi,
tradotti nelle lingue delle principali comunità di ciascun territorio, sono stati distribuiti
ai minori di origine straniera e alle loro famiglie.
La campagna di comunicazione/disseminazione ha diffuso i messaggi chiave di “IDEE
contro la discriminazione” a livello nazionale e nei territori partner. Tutti i dati e i risultati raccolti sono stati oggetto di discussione e presentazione nel corso di un Convegno
nazionale tenutosi a Pisa il 29 maggio 2012, cui hanno partecipato tutti i rappresentanti
delle otto Province e una delegazione di circa 300 tra studenti e insegnanti coinvolti nel
progetto.
I
7
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
I PROTAGONISTI
Hanno partecipato al progetto
“IDEE contro la discriminazione”
i ragazzi e le ragazze dei seguenti
istituti:
PROVINCIA DI VENEZIA
I.S.I.T.P Luigi Luzzatti Antonio Gramsci
Classi II BL e I T
I.S.I.S Gino Luzzatto Luigi Einaudi
Classi I D OSS, III D OSS e III E OSS
I.T.I.S.Vito Volterra
Classi II B e II G
PROVINCIA DI BRESCIA
I.I.S.Vincenzo Capirola
Classi II A e II B
I.I.S.S. Mariano Fortuny
Classi II M e III E
I.I.S.Veronica Gambara
Classi I B e I C
PROVINCIA DI MILANO
I.P.S.S.C.T. Marignoni Marco Polo
Classe II A
I.I.S. Marelli-Dudovich
Classi I MA e II MA
I.I.S. Carlo Cattaneo
Classe III B
I.P. Luigi Vittorio Bertarelli
Classe II D
PROVINCIA DI PISA
I.T.C. Antonio
Pacinotti
PROVINCIA DI ROMA
Classi II MTB
I.I.S.S. Domizia Lucilla
I.P.S.S.A.R. Giacomo
Classi II D e III E Cuc
Matteotti
I.S.I.S.Vincenzo Gioberti
Classi II A e II B Classe II F (Provincia di Roma)
I.T.C. Carlo Cattaneo
I.I.S. Angelo Frammartino
Classe III A Iti
Classe III A
I.I.S. Tito Minniti
Classi I A Chimici e I A Elettrici
PROVINCIA DI CATANIA
I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla
Classi III O Cuc e III P
L.S.S. Enrico Boggio Lera
Classi I G e IV D Ling
I.T.E. Giuseppe De Felice Giuffrida
Classi III A Ra e III B Iter
8
PROVINCIA DI PRATO
I.T.C. Paolo Dagomari
Classe II C
I.S.I.S.S. Carlo Livi
Classe I AL
I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini
Classe I Bec
PROVINCIA
DI NAPOLI
I.S.I.S. Luigi De Medici
Classi III H e III I
I.T.C. Mario Pagano
Classi II A e IV A
I.P.S.S.A.R.Vincenzo Telese
Classi II F e IV R A
Hanno partecipato al progetto
“IDEE contro la discriminazione”
i formatori e le formatrici di Save
the Children Italia:
PROVINCIA DI BRESCIA:
Maria Averoldi (ricercatrice)
Camilla Bianchi (formatrice)
Marialuisa Damini (formatrice)
Riccardo Olivieri (formatore)
Candelaria Romero (formatrice)
Roberto Varone (formatore)
I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini – Classe I Bec (Provincia di Prato)
PROVINCIA DI MILANO:
Valentina Bugli (ricercatrice)
Luca Maccione (formatore)
Sara Marazzini (formatrice)
Michela Maxia (formatrice)
Andrea Rampini (ricercatore)
Angela Savio (formatrice)
Mario Smedile (formatore)
EQUIPE DI PISA:
Valeria Gambino (formatrice)
Gabriella Tiso (formatrice)
Gloria Vitaioli (ricercatrice)
EQUIPE DI PRATO:
Margherita Longo (formatrice)
Elisa Masi (formatrice)
Gloria Vitaioli (ricercatrice)
EQUIPE DI ROMA:
Michele Cavicchioli (formatore)
Valeria Combattente (formatrice)
Stefania Cuozzo (formatrice)
Martina Giuffrè (ricercatrice)
Luisa Nannini (formatrice)
Giuseppina Nazzarro (formatrice)
Valeria Trupiano (ricercatrice)
I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla – Classe III O Cuc (Provincia di Catania)
EQUIPE DI NAPOLI:
Chiara Capasso (formatrice)
Brunella Cozzolino (formatrice)
Francesca Giolivo (formatrice)
Cinzia Massa (ricercatrice)
Antonietta Mellone (formatrice)
Marcella Spagnuolo (formatrice)
EQUIPE DI CATANIA:
Ornella Arena (ricercatrice)
Vanesa Galvan Rua (formatrice)
Mariagiovanna Italia (formatrice)
Noemi Manno (formatrice)
Giovanni Sciolto (formatore)
I.T.C. Carlo Cattaneo – Classe III A Iti (Provincia di Pisa)
9
10
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
LA FORMAZIONE PER
STUDENTI, DOCENTI
E PERSONALE ATA
di Carlotta Bellomi
a formazione rivolta a studenti e docenti ha valorizzato la Convenzione ONU sui
Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC, 1989) in quanto corpus giuridico e
strumento educativo significativo per la promozione dell’inclusione sociale in Italia.
Nell’ambito del progetto “IDEE contro la discriminazione” 156 adulti tra dirigenti scolastici, docenti e personale ATA sono stati coinvolti in incontri di formazione finalizzati a
promuovere un approccio pedagogico centrato sui diritti e a sensibilizzare il gruppo sulle
questioni legali inerenti i fenomeni discriminatori. Ai laboratori attivati sul territorio
nazionale hanno partecipato 891 adolescenti (di cui 262 di origine straniera) provenienti da 26 scuole secondarie di II grado. Le 43 classi coinvolte hanno sviluppato una riflessione e una ricerca sull’attuazione del
I.I.S. CARLO CATTANEO
principio di non discriminazione (CRC, 1989, Art. 2) e sulle dinami(PROVINCIA DI MILANO):
che di esclusione che caratterizzano i contesti giovanili italiani.
LA VOCE DELLA CLASSE IIIB
Al fine di valorizzare la promozione dei diritti a scuola, la formazione
“Un’iniziativa a cui stiamo partecipando è il
dedicata agli studenti è stata progettata attraverso la pratica del laboraprogetto IDEE contro la discriminazione.
torio. Quest’ultimo, della durata di sei incontri, è stato strutturato su
Stiamo affrontando il tema della
due moduli: uno teorico-introduttivo e uno di carattere applicativo.
discriminazione non solo parlando
Durante il primo modulo i ragazzi e le ragazze hanno riflettuto sui temi
dell’argomento, ma anche guardando filmati,
cardine del progetto: il fenomeno della discriminazione, i diritti dell’infacendo cartelloni e interagendo noi in
fanzia e dell’adolescenza, la promozione del cambiamento per favorire
prima persona, facendo interviste e
l’inclusione sociale. La fase successiva ha previsto invece un’attività di
questionari ad altri ragazzi che non
peer research, in cui gli studenti hanno svolto una ricerca tra pari sul
partecipano al progetto”.
tema della discriminazione nei contesti scolastici di appartenenza. Da
Venezia a Catania, i dati quantitativi e qualitativi raccolti hanno per“Durante questi incontri lavoriamo insieme,
messo di esplorare la percezione degli adolescenti su un fenomeno –
esprimendo opinioni e confrontandoci;
cercando, come ci hanno trasmesso le
quello della discriminazione – che li riguarda direttamente.
formatrici, di non giudicare il pensiero e le
Partendo dalle risorse e dagli stili cognitivi propri degli studenti coinidee altrui. In queste lezioni ognuno di noi
volti nel progetto, i percorsi formativi hanno promosso nuovi saperi in
riesce ad esprimersi liberamente e devo
merito alle dinamiche di esclusione/discriminazione e ai diritti sanciti
dire che ho scoperto molti aspetti che non
dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza,
avrei immaginato su alcuni miei compagni”.
attraverso attività di co-costruzione dei significati e atteggiamenti metodologici volti all’esplorazione di diverse realtà. È stato inoltre sostenuto
lo sviluppo di atteggiamenti di collaborazione/cooperazione all’interno
del gruppo classe, ponendo particolare attenzione ai processi che accompagnano il raggiungimento degli obiettivi progettuali. Nello specifico si è voluto promuovere il principio di non discriminazione e partecipazione (CRC, 1989, Art. 2 e 12), favorendo un
clima accogliente, inclusivo e aperto ai contributi di tutti. Dedicando attività specifiche
alla tematica del cambiamento sociale, si sono voluti sostenere percorsi di auto-tutela nei
contesti scolastici, puntualizzando un aspetto per noi centrale: i diritti comportano delle
responsabilità verso se stessi e gli altri. Infine, sono state sviluppate alcune competenze
specifiche: la peer research è stata valorizzata non solo come metodo di ricerca ma anche
come strumento pedagogico e contesto di apprendimento privilegiato per i giovani e gli
adulti coinvolti.
È all’interno delle azioni formative rivolte agli studenti che si inserisce la presente pubblicazione. Quest’ultima mira a promuovere una riflessione sul principio di non discriminazione e a sistematizzare i dati emersi dalla ricerca tra pari. Grazie ai pensieri, ai testi, alle
analisi e alle immagini qui raccolti è possibile ripercorrere tutto il percorso di cui gli studenti
sono stati protagonisti.
I.I.S.S. Domizia Lucilla,
L
classe III E
(Provincia di Roma)
11
A SCUOLA
DI NON
DISCRIMINAZIONE:
LA PAROLA
AI RAGAZZI
I.T.E. Giuseppe De Felice Giuffrida
Classe III B (Provincia di Catania)
I.I.S. Carlo Cattaneo
Classe III B (Provincia di Milano)
I.S.S. Enrico Boggio Lera
Classi I G e IV D Ling (Provincia di Catania)
12
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
LA DISCRIMINAZIONE
SULLA MIA PELLE
Pregiudizio, stereotipo e discriminazione sono risultate le tre parole chiave del primo incontro del laboratorio. Condividendo le esperienze e le idee di ognuno, i ragazzi e le ragazze
hanno ragionato insieme sul tema del progetto.
PREGIUDIZIO:
giudizio basato su idee astratte e/o che non corrispondono alla realtà.
Quando ci siamo sentiti vittime di pregiudizi?
Gli studenti dell’I.I.S. Carlo Cattaneo hanno condiviso questi pensieri:
HIONA”
LA “SECC
L
E
D
O
N
MI DAN
QUANDO
QUANDO H
PERCHÉ SO ANNO SMESSO DI CHIE
NO PASSATA
D
DA UN LICE ERMI RIPETIZIONI SOL
O
O AD UN IST
ITUTO TECN
ICO
E IL
A DENUNCIA
N
U
IN
I
RA
T
IE
A
N
D
RREGGERE I A PERCHÉ SONO STRA
O
C
O
V
E
V
O
V
QUANDO D NON MI CONSIDERA
POLIZIOTTO
IL PRIMO ANNO DI
DOPO MI SONO CASCUOLA ERO AGITATO IN CLASSE, MA
LMATO,TUTTI MI CO
AN
NSIDERAVANO UN CHE SE NEGLI ANNI
CASINISTA
FIOSO”
RE DEL “MA
A
D
O
IT
T
N
E
I SONO S
LL’ESTERO M
A
,
O
N
IA
L
A
IT
IN QUANTO
QUANDO GIOCO A CALCIO E MI DICONO CHE
“UN PORTIERE FILIPPINO NON SI È MAI VISTO”
L’ANNO SCO
MA I PROFE RSO MI ERO OFFERTO
SSORI NON
MI ASCOLTADI FARE DA PORTAVOC
VANO PERC
E
HÉ NON VA PER LA CLASSE,
DO BENE A
SCUOLA
NZIANO,
UTI AD UN ARGLIELI, SOLO
D
A
C
I
D
L
O
S
SSI RUBA
GLIERE I
EVO RACCO PENSANDO CHE VOLE
L
O
V
O
D
N
A
O
QU
LLONTANAT
ANIERO
LUI MI HA A VISTO CHE SONO STR
PERCHÉ HA
13
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
STEREOTIPO:
descrizione superficiale e condivisa di qualcosa, in particolare di persone che hanno in
comune alcune caratteristiche. Lo stereotipo può essere positivo, neutro o negativo; in
questo caso somiglia al pregiudizio e può essere superato attraverso la conoscenza.
Ti hanno mai affibbiato uno stereotipo?
Una studentessa dell’ I.S.I.S. Vincenzo Gioberti risponde:
NZA
STA APPARE NA
E
U
Q
O
T
T
O
INVECE S
ESTO C’È U
... COATTA E RRIERA, SOTTO DI QU MENTE E CHE
E
IC
D
I
S
E
M
O
UA
BA
AGAZZA... C
RSI CONTIN
COME UNA
“SÌ, DELLA ROME POSSIAMO DIRE, OMUNQUE MIGLIORA NE”
DATA PER, CENSIBILE CHE VUOLE CUESTA CLASSIFICAZIO
RAGAZZA S TIENE PER NIENTE A Q
NON APPAR
DISCRIMINAZIONE:
è un comportamento che causa un trattamento non paritario di una persona o un gruppo
di persone, in virtù della loro appartenenza ad un determinato gruppo sociale.
SECONDO ME
È UNA COSA CLA DISCRIMINAZIONE SIGNIF
DI DIVERSO DAHE NASCE DALL’IGNORANZ ICA FARE DI TUTTA L’ERBA
DISCRIMINATO NOI. PER ESEMPIO È QUAN A. É LA PAURA DI AFFRONTAUN FASCIO,
DO
RE
PER IL TUO “ESS
ERE NAPOLETAVAI IN UNA CITTÀ DIVERSA QUALCOSA
EV
NO” I.T.C. Mario
Pagano, Provincia di IENI
Napoli
PERSONA
TANARE UNA
N
O
LL
A
E
E
R
incia di Roma
NON ACCETTA
NE VUOL DIRE ERSA I.S.I.S. Vincenzo Gioberti, Prov
IO
Z
A
IN
IM
R
C
IV
DIS
CONSIDERA D
PERCHÉ LA SI
SECONDO ME SIGNIFICA GIU
DI RISPETTO. SI FA SOFFRIRE DICARE SENZA CONOSCERE, È UNA MANCANZA
GLI ALTRI SOLO PER SENTIRSI
I.S.I.S. Luigi De Medici, Provincia di Nap
SUPERIORE
oli
14
METAFORE SULLA
DISCRIMINAZIONE
Pensieri dei ragazzi e delle ragazze dell’I.S.I.S. Luigi De Medici (Provincia di Napoli)
“DISCRIMINARE È COME...”
... dividere una mela
a metà e poi pensare
che l’altra parte
sia marcia
... non mangiare
qualcosa che non
si è mai provato
... giudicare
un libro
dalla copertina
... mettere da parte qualcosa
che non ci piace
“ESSERE DISCRIMINATO È COME...”
... sentirsi da solo
in un posto lontano
... sentirsi un pesce
fuor d’acqua
... se ti facessero
lo sgambetto
... sentirsi piccoli piccoli
in un mondo
grande grande
15
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
MI SONO SENTITO UN PESCE
FUOR D’ACQUA QUANDO...
I ragazzi e le ragazze delle Province di Milano, Brescia, Venezia e Roma condividono le loro
esperienze:
Il prim
di scuolao giorno
d
bocciatuopo la
ra
io
to il m
Ho fat enamento
all
primo e mi hanno
io
lc
,
a
c
di
o male
trattat rché sono
e
forse praniero
st
Mi hanno portat
o
in questura
ingiustamente
no
mi so
Non all’altezza ne
a
io
sentitconversaz
a
di un
Mi hann
o fatto
notare in
m
sgarba odo
i miei d to
ifetti
Nessuno v
ascoltare qoleva
che avevo uello
da dire
Sono stato
giudicato per il mio
orientamento
sessuale dai compagni
tato
Sono s giro
in
o
pres i amici
dai mie
Sono
ve
in Ita nuto
lia
Non co
ndiv
il pensie idevo
degli alt ro
ri
vano
Mi chiede go e mi
n
e
v
e
v
da do
che ho un
dicevano strano
accento
16
Sono arrivata
in Italia e tutti
i compagni mi
prendevano in giro
per come parlavo
oa
iocavan
Tutti g io non ero
e
basket a squadra
nell
Gli altr
i pa
una lin rlavano
diversa gua
dalla m
ia
Nessuno
mi dava retta
Ho
la pri litigato p
e
m
hanno a volta e r
picch mi
Mi
ia
debo sono sent to.
l
ito
e
e
hanno
gli
preso altri mi
in gir
o
I miei ge
non mi pa nitori
perché av rlavano
evo
degli erro fatto
ri
Non sono statasta
fe
invitata ad una a cui
a
on
rs
pe
a
un
di
tenevo
Mi dicevano
che sono troppo
piccolo e per questo
non potevo capire
Quan
do
e nes ero picco
invita suno m lo
va a c
i
asa su
a
Non mi sono
sentita apprezzata
in famiglia
Mi escludevano
perché non fumo
Non volevano
giocare con me
perché non sent
o
mo
Faceva e i miei
a
ic
ginnast gni non mi
a
p
m
o
iocare
c
fatto g
hanno a calcio
17
DA MILANO,VI RACCONTO...
«Ciao a tutti, mi kiamo Fabio, ho 16 anni... forse queste parole non basteranno per
dirvi tutto, ma ci provo. Allora, incominciando dal fatto principale, l'omosessualità,
voglio chiarire una cosa: ognuno è libero di fare quello ke ritiene meglio per lui o
lei, siamo tutti uguali, non c'è nessuna differenza sull'essere omosessuali, etero o
lesbiche. Poi il problema anch’esso grande è il fatto di offendere uno se è di colore
nero o diverso dal nostro, oppure di un'altra nazionalità. Ma voglio chiedere a voi,
se vi discriminassero quando siete nel Paese di quelli che voi chiamate "immigrati",
come la prendereste?
Queste sono tutte domande che una persona si dovrebbe fare. Ora comunque
voglio solo raccontarvi una storia di un ragazzo gay che spero vi faccia ragionare.
Questo mio amico l'ho conosciuto al mare tra una pescata e l'altra; tra una
chiacchierata e l'altra mi ha confidato il fatto che lui è sempre preso in giro e che
vorrebbe scappare di casa perché nessuno lo capisce.
Io l'ho guardato e gli ho detto ti posso aiutare e da lì abbiamo parlato, riso e
scherzato come 2 amici normali, a lui piacevo però io gli ho spiegato che non era
possibile e lui mi ha guardato e mi ha abbracciato e dopo mi ha detto grazie per
essere stato sincero e grazie per non avermi preso in giro. Sapete cosa ho
risposto? Gli ho detto, perché avrei dovuto prendere in giro una persona uguale a
me? Nessuno ha il diritto di dirti cosa devi o non devi fare, sei tu che decidi la tua
vita non gli altri! Ricordati 2 cose: per qualsiasi cosa io ci sono e tu sei padrone di
te stesso e delle tue emozioni e se ti discriminano fa loro un sorriso e vattene
perché quelle persone pensano a se stesse e basta.
Vi ho detto questa storia per farvi capire che siamo tutti uguali... alla prossima
ragazzi, Ciao!»
18
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
IL PRINCIPIO DI NON
DISCRIMINAZIONE
Prima di leggere e conoscere gli articoli della Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e
dell'Adolescenza (CRC), gli studenti e le studentesse di Pisa hanno condiviso idee e pensieri
sul concetto di diritto.
ER TE?...
IRITTO P
D
N
U
’È
S
CHE CO
ne
ci appar tie
e
h
c
a
s
o
lc
• Qua i spetta
e che c che ci tutela
a
iamo
• Qualcossa che noi tutti abbessere
o
• Una c sa che non ci può
• Una co
fare
tolta
avere e di
i
d
à
it
il
ib
s
• La pos inate cose
ogni
determ e l’uguaglianza per
tà
• La liber
a
n
o
s
r
e
p
azione
or tunità
• Un’opp contro la discrimin
• Il potereanza
• La sper me di leggi scritte ettare
• Un insie ie di norme da risp
• Una ser
... E IL SUO
CONTRARIO
?
• Non avere
• Non essereciò che ci spetta
• Non poter liberi
pensare quello
vorresti
che
• L’obbligo
• Il torto
• Lo sfruttam
• La negazionento
• La schiavitù e
• La discrimin
• L’esclusione azione
• Il rovescio
• Una curva A QUALE DIRITTO NON RINUNCERESTI MAI?
Diritto di parola
Diritto alla libertà
Diritto alla vita
Diritto allo studio
Diritto alla casa
Diritto al libero pensiero
Diritto a non essere discriminato
Diritto di esprimere la propria opinione
Gli alunni delle classi III O Cuc e
III P dell’I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla
in Provincia di Catania hanno
individuato le cose importanti
per la loro vita e hanno
successivamente scritto la loro
personale carta dei diritti.
Nella pagina accanto:
I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini
Classe I Bec (Provincia di Prato)
Diritto alla comunicazione
Diritto di reagire
Diritto di essere felice
Diritto all’uguaglianza
Diritto di essere qualcuno
Diritto ad avere una famiglia
Io non rinuncio a nessun diritto!
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA
Art. 1
Tutte le persone di età inferiore ai
diciotto anni godono dei seguenti diritti.
Art. 2
Hai diritto a essere protetto/a contro
ogni discriminazione. Questo significa che
nessuno può trattarti diversamente dagli altri
per il colore della pelle, nazionalità, sesso,
religione, lingua o perché sei disabile, ricco/a
o povero/a.
Art. 3
Il tuo superiore interesse deve
guidare gli adulti nelle decisioni che ti
riguardano.
Art. 4
Hai diritto a vedere realizzati i tuoi
diritti da parte delle Istituzioni pubbliche
(Parlamento, Governo, Scuola ecc).
Art. 5
Hai diritto a essere aiutato/a e consigliato/a
dai tuoi genitori e dalla tua famiglia.
Art. 6
Hai diritto alla vita.
Art. 7
Hai diritto ad avere un nome e una
nazionalità.
Art. 8
Hai diritto ad avere una tua identità.
Art. 9
Hai diritto a vivere con i tuoi genitori, a
meno che questo non risulti dannoso per la
tua crescita.
Art. 10
Se vivi in un Paese diverso da quello dei tuoi
genitori, hai diritto al ricongiungimento
con loro e a vivere nello stesso luogo.
Art. 11
Hai diritto a essere protetto/a per
evitare che tu venga allontanato/a dalla
tua famiglia e trasferito/a illegalmente
all’estero.
Art. 12
Hai diritto a esprimere la tua opinione
su tutte le questioni che ti riguardano.
La tua opinione deve essere ascoltata e
presa in seria considerazione.
Art. 13
Hai diritto ad essere informato/a e
ad esprimerti liberamente nel modo che ti
è più congeniale (verbalmente, per iscritto
ecc), sempre nel rispetto dei diritti degli
altri.
Art. 14
Hai diritto ad avere le tue idee e a
professare la religione che preferisci sotto
la guida dei tuoi genitori.
Art. 15
Hai diritto a riunirti con i tuoi amici,
a partecipare o a fondare associazioni,
sempre nel rispetto dei diritti degli altri.
20
Art. 16
Hai diritto ad avere una tua vita privata,
anche all’interno della tua famiglia,
compreso il diritto ad avere una tua
corrispondenza privata.
Art. 17
Hai diritto a ricevere informazioni
provenienti da tutto il mondo, attraverso i
media (radio, giornali, televisione) e ad essere
protetto/a da materiali e informazioni
dannosi.
Art. 18
Hai diritto ad essere cresciuto/a ed
educato/a dai tuoi genitori, nel rispetto del
tuo superiore interesse.
Art. 19
Hai diritto ad essere protetto/a da
ogni forma di maltrattamento, abuso o
sfruttamento da parte di chiunque.
Art. 20
Hai diritto ad avere protezione e
assistenza speciali se non puoi vivere con i
tuoi genitori.
Art. 21
La decisione di una tua adozione
deve essere presa nel tuo superiore
interesse.
Art. 22
Hai diritto a protezione speciale e
assistenza nel caso in cui tu sia un rifugiato/
a (ad esempio se provieni da un Paese
in guerra).
Art. 23
Se sei disabile, mentalmente o fisicamente,
hai diritto ad avere un’assistenza
speciale, al fine di renderti autonomo/a e
di partecipare pienamente alla vita sociale.
Art. 24
Hai diritto alla salute, all’assistenza
medica e a ricevere tutte le informazioni
necessarie per garantire tale diritto.
Art. 25
Hai diritto ad un controllo regolare
delle terapie e delle condizioni in cui vivi,
qualora tu venga affidato/a a centri di cura
o assistenza.
Art. 26
Hai diritto ad un sostegno speciale
da parte dello Stato se sei in condizioni
economiche o sociali disagiate.
Art. 27
Hai diritto ad un livello di vita adeguato.
Ciò significa che i tuoi genitori, o
in mancanza lo Stato, dovranno garantirti
cibo, vestiti e una casa in cui vivere.
Art. 28
Hai diritto ad avere un’istruzione/
educazione.
Art. 29
Hai diritto a una educazione che
sviluppi la tua personalità, le tue capacità
e il rispetto dei diritti, dei valori, delle
culture degli altri popoli e dell’ambiente.
Art. 30
Se appartieni a una minoranza etnica,
religiosa o linguistica, hai diritto a
mantenere la tua cultura, praticare la tua
religione e parlare la tua lingua.
Art. 31
Hai diritto, al riposo, al tempo
libero, a giocare e a partecipare ad attività
culturali (ad esempio la musica, il teatro e
lo sport).
Art. 32
Hai diritto a non svolgere lavori pesanti e
pericolosi per la tua salute o che
ti impediscono di andare a scuola.
Art. 33
Hai diritto a essere protetto/a dall’uso e dal
traffico di droghe.
Art. 34
Hai diritto a essere protetto/a da ogni tipo
di sfruttamento e abuso sessuale.
Art. 35
Hai diritto ad essere protetto/a per
impedire che tu sia rapito/a o venduto/a.
Art. 36
Hai diritto a essere protetto/a da ogni forma
di sfruttamento.
Art. 37
Hai diritto a non subire torture o
punizioni crudeli. Se hai commesso un
reatonon puoi essere condannato alla pena
di morte o alla detenzione a vita.
Art. 38
Hai diritto a essere protetto/a in caso di
guerra e, nel caso in cui tu abbia meno di
quindici anni, non puoi e non devi essere
arruolato/a nell’esercito.
Art. 39
Hai diritto a cure appropriate e al
reinserimento nella società nel caso in
cui tu sia stato/a vittima di abbandono,
guerra, tortura, o di qualunque forma di
sfruttamento o maltrattamento.
Art. 40
Hai diritto a essere adeguatamente
difeso/a nel caso in cui tu sia accusato/a o
abbia commesso un reato.
Art. 41
Hai diritto a usufruire delle leggi nazionali ed
internazionali che ti garantiscano maggiore
protezione rispetto alle norme di questa
Convenzione.
Art. 42
Hai diritto ad essere informato/a
sui diritti previsti da questa Convenzione.
Gli Stati devono far conoscere la
Convenzione a tutti gli adulti, i bambini, le
bambine, i ragazzi e le ragazze.
LA CRC SULLA MIA PELLE
I diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC)
sono universali (di tutti gli essere umani di età compresa tra zero e diciotto anni), inalienabili (non possono essere privati a nessuno), indivisibili e interdipendenti (non c’è una gerarchia,
sono strettamente connessi tra loro). Allo stesso tempo gli articoli della CRC ci colpiscono in
maniera diversa a seconda delle nostre storie, esperienze, emozioni. Ognuno di noi vive con
un approccio personale i diritti di cui è titolare!
DI SEGUITO ALCUNI STUDENTI E STUDENTESSE DI ROMA
CONDIVIDONO LE PROPRIE IDEE:
Art. 2
«Ho scelto l’articolo 2 perché è quello che sento più vicino alla mia vita: da piccola sono stata molto
discriminata per il colore della mia pelle» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)
Art. 3
«Ho scelto l’articolo 3 perché, nonostante i giovani cerchino di esprimere le proprie idee, a volte
non vengono ascoltati; ad esempio alcuni genitori decidono per i figli senza chiedere il loro parere,
tipo nella scelta delle scuole superiori» (I.I.S. Angelo Frammartino)
Art. 6 e 8
«Ho scelto gli articoli 6 e 8 perché a mio parere sono i più importanti e da loro dipendono tutti
gli altri» (I.I.S. Angelo Frammartino)
Art. 17
«Ho scelto l’articolo 17 perché se vuoi notizie vere te le devi cercare»
(I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)
Art. 19
«Ho scelto l’articolo 19 perché sono aumentati gli episodi di maltrattamento in Italia» (I.I.S.
Angelo Frammartino)
Art. 32
«Ho scelto l’articolo 32 perché in molti Paesi i bambini devono lavorare e non possono studiare»
(I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)
Art. 37
«Ho scelto l’articolo 37 perché ho visto la testimonianza di un ragazzo accusato ingiustamente e
quasi ucciso con la pena di morte nonostante fosse innocente» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)
21
La CRC sulla mia pelle (I.I.S. Domizia Lucilla, classe II D e III E Cuc, Provincia di Roma e I.I.S. Veronica Gambara, classe I B, Provincia di Brescia)
I RAGAZZI E LE RAGAZZE DI BRESCIA E MILANO SONO STATI
INVITATI A SCEGLIERE GLI ARTICOLI DELLA CRC CHE PIÙ LI
COLPISCONO. È STATO POI CHIESTO LORO DI DISEGNARE LA
SAGOMA DELLE PROPRIA MANO E INSERIRE I DIRITTI SCELTI
SULLE DIVERSE DITA. ECCO ALCUNE RIFLESSIONI:
Art. 2
«Metto l’articolo 2 sul dito medio, perché credo che sia il dito più importante, lo
metto quindi al primo posto» (I.I.S. Veronica Gambara)
Art. 2
«Metto l’articolo 2 sull’indice, perché è quello delle impronte digitali» (I.P. Luigi
Bertarelli)
Art. 6
«La vita è un dono, l’articolo 6 è così importante che lo inserisco al centro della
mia mano» (I.I.S. Veronica Gambara)
Art. 16
«Metto l’articolo 16 sull’anulare, come promemoria per ricordarmelo e
ricordarlo agli altri, perché lo dimentichiamo spesso» (I.I.S. Veronica Gambara)
Art. 19
I.I.S. Marigoni Marco Polo
(Provincia di Milano)
22
«Metto l’articolo 19 sull’indice, un dito che fa paura. Ognuno deve vivere la
propria vita senza paura» (I.I.S. Veronica Gambara)
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
BUONE PRATICHE
PER IL CAMBIAMENTO
Dopo aver lavorato sul principio di non discriminazione, gli studenti e le studentesse hanno
elaborato manifesti, consigli e slogan per promuovere l’inclusione sociale a scuola.
altri...
anni degli
p
i
e
n
o
tt
1. Mi meTIA!
vario
EMPA
perché è lla
o
ll
e
b
è
do
da
2. Il mon giudicare un libro
n
o
N
3. “
”
coper tina far integrare tutti
i
d
o
4. Cerc ando e ascoltando
rispett so con tutti
rima di
stes
5. Sii te e le idee e i gusti p
6. Capir are
giudic
ltri
scere gli a
cambiare
7. Cono mplice saluto può
8. Un sernata
chi è in
la gio
ed aiutare
re
e
n
te
s
9. So ltà
diffico
E
DERIDER
.
10 NON
ra,
ia Gamba
cia)
I.I.S.Veron (Provincia di Bres
classe I C
1. Aiutare
q
l’italiano euelli che non sanno
d evitare
giro
di prende
rli in
2. Non
3. Far sediscriminare
ntire
non par te a suo agio anche
chi
cipa
4. Miglio
rare il com
por tamen
i profe
to con
5. Essere ssori
p
iù
u
n
iti
6. Più m
7. Par tecomenti di socializza
zione
8. Organ ipare tutti
izzare mo
men
confronto
su argometi di
nti estern
i
I.I.S. Mare
ll
iD
u
dovich,
classe I M
A (Provin
cia di Mila
no)
1. Asco
2. Coe lto reciproco
renz
alle spallea e sincerità, non
parlarsi
3. Parla
4. Con re italiano
5. Disp frontarsi e par tec
6. Non onibilità e sosteg ipare di più
7. Non essere indifferenno
8. Non usare soprannomti
9. Fidar giudicare o insult i sgradevoli
10. Rispeci dei compagni are
11. Non ttarci
12. Cerc avere pregiudizi
are
serenità di avere un clima
di
13. Rispe
ttare le v
arie cultu
re
I.I.S. Maria
n
o
F
o
rtun
classe II M
e III E (Pr y,
ovincia d
i Brescia)
santi sulla
battute peco, lingua, difetti
re
fa
n
o
1. N ne, aspetto fisi
religio
oltare
e capacità re, par tecipare e asc
ora
2. Collaburante le lezioni nello studio
d
i
tt
tu
anche
a vicenda, i, stare tutti insieme
si
r
ta
iu
A
tt
3.
re gruppe
a per
4. Non fa tutti la stessa lingu
re
la
5. Par
ssibile
lio
quanto po ino a chi parla meg
ic
v
si
6. Sedero
pagno
italian
o un com ne
d
n
a
u
q
re
vie
ide
7. Non rarla bene italiano o
i
r
non p
sce a
i professo
ripreso dacontro a chi non rie
in
8. Andaresi perché timido
gioca
ir
r
se
in
quando si gnanti
i
rd
o
c
c
a
9. Trovareo reciproco tra inse
10. Rispettni
dersela
e alun ri non devono pren ner vosi
o
o
n
ss
11. I profen solo studente se so
re
devono usa
con u
n
o
n
i;
v
ti
o
per altri m due misure
due pesi e
ertarelli,
no)
I.P.S.C.T. B (Provincia di Mila
D
II
classe
23
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
LE 7 RE
LA DIS GOLE CONT
CRIMIN
R
AZION O
E
1) CON
OSCERE
R UNO,
E
P
I
T
2
T
)
p
I!
rima d
COM
TU
R TUTT
3) ACCEPRENDERE idee i giudicare
UNO PE
i,
T
ltru
4) RISPET TARE la diversit diverse
ei difetti a
d
e
n
à
io
TA
z
a
indipende RE tutti
1. Accettno è perfetto
il
r
e
p
e
n
5) ACCO temente da..
nessu
le person za,
.
G
giudicare
ideologie LIERE le diverse c
2. Non ato economico, raz
..
ulture,
.
st
ro
6) AIUTA
lo
cc.
RE il pros
7
religione e se stessi
)
simo, con
METTER
are
li altri
per tutto SI IN GIOCO in coraggio
3. Rispettttare l’opinione degre a loro
tutto e
4. Rispe mostrarsi superio ene a noi
N
e non rui non appar ti
O DISCR
alt
, inizia
IMINATIO
5. La vita finisce la mia liber tà
N
e
v
7 SONO
6. Do dell’altro!
le
P
PER CA OCHE MA B
quella
, abbiamo
MBIARE
ASTANO
tutti uguali
o
m
ia
S
7.
le
o
g
re
e
I.T.I.S.Vit
stess
o
BL
II
(
e
Provincia Volterra, classe
s
s
la
c
i,
tt
a
z
z
II G
di Venezia
Lu
)
I.I.S. Luigi di Venezia)
(Provincia
Slogan contro
la discriminazione
dalla Provincia di Venezia
La classe III H dell’I.S.I.S. De Medici e la classe IV RA dell’I.S.I.S. Telese della Provincia di
Napoli riflettono sul tema dell’inclusione sociale.
Attraverso un gioco di metafore ecco quello che NON è discriminazione!
SE FOSSE... COSA SAREBBE?!?
...
uno strumento musicale: il pianoforte (i tasti bianchi e neri esprimono la diversità, ma
vengono suonati insieme)
...
un gioco: le costruzioni, i puzzle
...
un cibo: il minestrone, l’insalata di riso, il cous cous
...
un animale: l’aquila (vede lontano), il topo (è piccolo ma fa paura agli elefanti)
...
un sentimento: l’amore, l’amicizia
NON SI VEDE
E QUELLO CHEdi Milano)
R
A
C
ER
C
A
E
R
vincia
PARA
DOBBIAMO IM dell’I.I.S. Marignoni Marco Polo (Pro
e
zz
ga
ra
le
e
I ragazzi
24
A SCUOLA DI NON DISCRIMINAZIONE:
LA PAROLA AI RAGAZZI
LA RICERCA
TRA PARI
I.I.S.S. Dominzia Lucilla,
classi II D e III E Cuc
(Provincia di Roma)
I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla Classe III P
(Provincia di Catania)
I.T.C. Mario Pagano, classe II A
(Provincia di Napoli)
25
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
IL PERCORSO,
IL METODO,
LA RICERCA
di Guido Antonelli Costaggini
Il secondo modulo dell’intervento formativo è stato dedicato alla condivisione, costruzione ed esecuzione di una ricerca tra pari, partendo dalle riflessioni che il gruppo classe
aveva sviluppato nei primi tre incontri sul tema della discriminazione a scuola. Questa fase
di peer research aveva essenzialmente due obiettivi. Il primo, e principale, essere occasione
di sistematizzazione e approfondimento dei temi trattati, attraverso la partecipazione alla
costruzione ed esecuzione della ricerca. Il secondo obiettivo consisteva nel raccogliere
informazioni e dati sul fenomeno della discriminazione a scuola dal punto di vista di
ragazzi e ragazze.
All’inizio del secondo modulo le classi sono state affiancate da un ricercatore: con questo
ingresso si è voluto, da una parte, sottolineare simbolicamente il passaggio alla nuova fase
di lavoro, dall’altra, mettere a disposizione degli studenti una figura esperta. È stato infatti il ricercatore che ha prima spiegato ai ragazzi cosa fosse una ricerca sociale e li ha poi
condotti, insieme al formatore, nei vari passaggi del lavoro di indagine. Questi passaggi
sono riconducibili a tre aspetti: la ricostruzione della dimensione dell’oggetto della ricerca (la discriminazione); l’introduzione/verifica degli strumenti di rilevazione e la definizione del campione di indagine (attraverso la mappatura della scuola); e, infine, la preparazione del gruppo classe alla somministrazione delle interviste e dei questionari ai propri
compagni.
Per i peer researchers la fase delle interviste è stata la più rilevante, in quanto li ha portati
ad approcciare l’incontro con i coetanei vestendo il ruolo di ricercatori, quindi li ha “costretti” a stare all’interno della complessità relazionale e cognitiva insita nella conduzione di un’intervista. In altri
I.I.S. Veronica Gambara (Provincia di Brescia):
termini quello che può sembrare il semplice gesto di chiedere ad un
la voce delle classi IIA e IIB
coetaneo di essere intervistato (spiegando la ricerca, i suoi obiettivi,
chi è Save the Children) – magari dovendo anche rapportarsi con dei
«SI RICERCA PER CURIOSITÀ E PER
CAPIRE MEGLIO»
“no” – per poi porgli delle domande sulla discriminazione e quindi
portarlo a parlare di un tema delicato e che può anche toccare espe«UNA RICERCA INIZIA QUANDO SI
rienze personali, è stato un momento emotivamente formativo proCERCA LA RADICE DEL PROBLEMA»
prio per la sua pertinenza e coerenza con il tema stesso della ricerca:
l’incontro con l’altro, un altro diverso da noi, che si è ascoltato e
«RICERCARE VUOL DIRE TOCCARE
conosciuto.
CON MANO IL PROBLEMA»
Gli strumenti di rilevazione utilizzati dai ragazzi sono stati due: un
questionario strutturato a risposte chiuse e una griglia di domande
per un’intervista guidata. Entrambi gli strumenti hanno sondato tre
macro aspetti: il concetto di discriminazione, le sue manifestazioni all’interno dei contesti scolastici, le possibili strategie di contrasto. Il questionario è stato costruito dall’equipe dei ricercatori e poi presentato alle classi come una struttura fondamentalmente chiusa per esigenze di omogeneità nella raccolta dei dati a livello nazionale. Invece per la griglia dell’intervista ogni classe ha potuto integrare lo schema di partenza in base alle caratteristiche specifiche del contesto di appartenenza.
Al fine di promuovere la partecipazione degli adolescenti coinvolti nel progetto, è stato
proposto ad ognuno di effettuare almeno una intervista o somministrare un questionario,
scegliendo liberamente tra uno dei due strumenti. Attraverso la ricerca tra pari sono state
raccolte 346 interviste e 906 questionari.
26
LE MAPPE CONCETTUALI
Prima di cominciare la ricerca tra pari, ogni singola classe ha rielaborato le parole, le emozioni e i pensieri che erano precedentemente emersi sul tema della discriminazione. Attraverso
le mappe concettuali è stato possibile:
• Mettere a fuoco i concetti chiave e sintetizzare i saperi co-costruiti durante il laboratorio;
• Esplicitare i diversi punti di vista dei ragazzi e delle ragazze sulle tematiche progettuali,
stimolando il dibattito e la negoziazione all’interno del gruppo classe;
• Verificare l’aderenza tematica degli strumenti di rilevazione (questionario e traccia dell’intervista).
I.I.S.S. Domizia Lucilla, classe II D
(Provincia di Roma)
GLI APPRENDISTI
CUOCHI SVILUPPANO
LA PROPRIA MAPPA
CONCETTUALE!
Il vapore rappresenta le azioni che
si possono attuare per spegnere il
fuoco e quindi contrastare la
discriminazione
Nel pentolone abbiamo inserito i
vari ingredienti che creano la
discriminazione
Abbiamo pensato di posizionare
sul fuoco tutto ciò che alimenta la
discriminazione, quindi i sentimenti
che la "infiammano"
In corrispondenza del vapore:
melting pot, giudicare se stessi
prima di giudicare gli altri, viaggiare,
educazione, tolleranza,
integrazione, inclusione.
In corrispondenza del pentolone:
esclusione, bullismo, razzismo,
distinzione, umiliazione, linguaggio
discriminatorio.
In corrispondenza del fuoco:
gelosia, ignoranza, stupidità,
stereotipi, pregiudizi, paura.
27
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
LE VARIE FORME DI
DISCRIMINAZIONE.
I.I.S.S. Mariano Fortuny,
classe III E
(Provincia di Brescia)
DISCRIMINAZIONE:
DEFINIZIONE, CAUSE,
EFFETTI E STRATEGIE
DI CONTRASTO.
I.I.S. Vincenzo Capirola,
classe II B
(Provincia di Brescia)
28
letto, altra
ia
d
(
a
u
g
in
→ L
,
a
r
u
lt
u
c
lingua)
(
a
z
n
ie
n
i,
e
r
v
ie
→ Pro a culinaria, stran
eligioso
r
o
t
n
r
e
u
lt
m
u
a
t
c
costumi)
→ Orien
etnia, usi e
o politico
t
a
n
ll
e
e
d
m
a
e
t
r
n
lo
→ Orie
to fisico, coà, sesso)
t
e
p
s
A
→
za, et
pelle (altez
→ Nome
,
a
o sociale
ll
azione, fam di
t
e
u
v
li
p
,
e
o
R
it
d
→
Red
modo
etichetta ( rsi, andamento → (ricchi – poveri)
compor ta, frequentazioni,
scolastico essere noioso)
timidezza,
to
rientamen
o
(
e
r
e
t
t
a
→ Car le, modo di
sessua
odo di
m
i,
s
r
a
t
r
o
comp
liamento)
fare, abbig
DISCRIMINAZIONE:
PAROLE E PENSIERI.
I.P. Luigi Vittorio Bertarelli,
classe II D
(Provincia di Milano)
RIFLESSIONE
SULLA PAROLA
“DISCRIMINAZIONE”
I.S.I.T.P. Luigi Luzzatti, classe IT
(Provincia di Venezia)
“L’apprendimento significativo è alla base
dell’integrazione costruttiva di pensieri, sentimenti
e azioni e induce all’empowerment finalizzato
all’impegno e alla responsabilità”
(Novak, 1998)
29
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
Attraverso il lavoro della mappatura ogni classe ha descritto la propria scuola; sono così emerse le rappresentazioni e le percezioni che gli studenti hanno del proprio istituto. Questa attività ha permesso non solo di evidenziare i luoghi che maggiormente vengono associati al concetto di discriminazione, ma anche di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti operativi della
ricerca: dove è meglio svolgere le interviste e i questionari? Chi vogliamo intervistare? Dove
possiamo incontrare queste persone?
“Sono le persone
e i gruppi che
discriminano,
non i luoghi”
I.I.S. Gambara, classe I C
(Provincia di Brescia)
MAPPA DELLA SCUOLA
I.I.S. Veronica Gambara, classe I B
(Provincia di Brescia)
30
MAPPA DELLA SCUOLA
I.S.I.S. Gino Luzzatto,
classi III DOSS e III EOSS
(Provincia di Venezia)
31
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
Il questionario ha permesso la raccolta dei dati quantitativi della ricerca. Ad ogni ricercatore
è stato chiesto di presentare Save the Children, il progetto “IDEE contro la discriminazione”
e la ricerca tra pari, oltre che di raccogliere informazione in merito all’intervista, all’intervistato e alle sue idee sul fenomeno della discriminazione. I dati sulla discriminazione, sulle sue
manifestazioni all’interno dei contesti scolastici e sulle possibili strategie di contrasto sono
stati raccolti grazie a sette domande a risposta multipla.
QUESTIONARIO PER STUDENTI E STUDENTESSE
DI SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO
Introduzione per il ricercatore/rice, da leggere e/o spiegare all’intervistato/a
Stiamo svolgendo una ricerca qui a scuola per conto di Save the Children,
un’organizzazione che si occupa della difesa e tutela dei diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza. Con questa ricerca tra pari – effettuata da circa 1.000 ragazzi/e
in 8 Province d’Italia – vogliamo conoscere meglio le idee e le opinioni dei nostri
compagni di scuola sul tema della discriminazione. Per noi è importante conoscere
le tue idee, per comprendere al meglio questo tema e capire come affrontarlo. Il
questionario a cui ti chiediamo di rispondere è anonimo, quindi io
(intervistatore/rice) mi impegno a non dire a nessuno il nome della persona che ho
intervistato.
Grazie del tuo aiuto e della tua collaborazione.
A cura dell’intervistatore/rice:
I.1
I.2
I.3
I.4
Nome della scuola
Città
Zona della città in cui si trova la tua scuola
Data
Domande da leggere all’intervistato/a:
P
1.1 Età
1.2
Femmina
1.3 Nazionalità
1.4 Se sei di origine straniera, da quanti anni sei in Italia
1.5 Che classe frequenti
I ANNO
II ANNO
III ANNO
IV ANNO
P
P
P
P
P Maschio
P V ANNO
Per le affermazioni che seguono esprimi quanto sei d’accordo:
2. È discriminatorio escludere qualcuno per...
Pensa alle caratteristiche che ha chi è discriminato, chi subisce la discriminazione.
PER NIENTE
P
P
P
P
P
a La propria nazionalità
b L’aspetto fisico
c Le proprie idee
d L’abbigliamento
e Altro (specificare)
______________________
POCO
P
P
P
P
P
COSÌ COSÌ
P
P
P
P
P
ABBASTANZA
P
P
P
P
P
MOLTO
P
P
P
P
P
3. Chi discrimina lo fa perché...
Pensa alle motivazioni di chi discrimina, di chi mette in atto la discriminazione.
PER NIENTE
a Si sente superiore
b Ha subito discriminazione
c Non accetta la diversità
32
P
P
P
POCO
P
P
P
COSÌ COSÌ
P
P
P
ABBASTANZA
P
P
P
MOLTO
P
P
P
d Vuole essere accettato
dal gruppo
e Altro (specificare)
______________________
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
Per le domande che seguono indica la frequenza di azioni e comportamenti:
4. Pensando all’ultimo anno scolastico, a te è mai accaduto, all’interno della
scuola, di essere discriminato (trattato in maniera diversa dagli altri e/o escluso)?
MAI
P
1
IN POCHI MOMENTI
OGNI TANTO
2
3
P
P
IN MOLTI MOMENTI
P
SEMPRE
P5
4
5. Pensando all’ultimo anno scolastico, a te è mai accaduto, all’interno della
scuola, di discriminare qualcuno (trattarlo in maniera diversa dagli altri e/o
escluderlo)?
MAI
P
1
IN POCHI MOMENTI
OGNI TANTO
2
3
P
P
IN MOLTI MOMENTI
P
4
SEMPRE
P5
6. Pensando all’ultimo anno scolastico, a te è mai accaduto, all’interno della
scuola, di vedere qualcuno che sia stato discriminato (trattato in maniera diversa
dagli altri e/o escluso)?
MAI
P
1
IN POCHI MOMENTI
OGNI TANTO
2
3
P
P
IN MOLTI MOMENTI
P
4
SEMPRE
P5
6.1 Se sì, come hai reagito? Segna con una X la/le reazione/i che hai avuto.
a Ho difeso la persona discriminata
b Ho discriminato anche io
c Ho consolato la persona discriminata
d Ho finto che non fosse successo nulla
e Ho riferito l’accaduto ad un adulto
f Altro (specificare)
____________________________________
P
P
P
P
P
7. Chi deve intervenire per contrastare la discriminazione?
Ordina dal più importante (1) al meno importante (7).
Famiglia
Stato (Es: Dipartimento per le Pari Opportunità,
Ministero dell’Istruzione...)
Social network
Scuola
Amici
Mass media (Es: TV, giornali...)
Adulti di riferimento
Altro (specificare)
______________________
P
P
P
P
P
P
P
P
GRAZIE!
33
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
La griglia ha guidato i ragazzi e le ragazze nello sviluppo delle interviste, strutturate in tre parti
principali. La prima di presentazione di Save the Children, del progetto “IDEE contro la
discriminazione” e della ricerca tra pari. La seconda di richiesta di informazioni in merito
all’intervista e all’intervistato. La terza dedicata al tema della discriminazione: le domande qui
riportate sono state poi arricchite con nuovi spunti a partire dalle caratteristiche specifiche di
ogni scuola.
GRIGLIA INTERVISTA PER STUDENTI E STUDENTESSE
DI SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO
Introduzione per il ricercatore/rice, da leggere e/o spiegare all’intervistato/a
Stiamo svolgendo una ricerca qui a scuola per conto di Save the Children,
un’organizzazione che si occupa della difesa e tutela dei diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza. Con questa ricerca tra pari – effettuata da circa 1.000 ragazzi/e
in 8 Province d’Italia – vogliamo conoscere meglio le idee e le opinioni dei nostri
compagni di scuola sul tema della discriminazione. Per noi è importante conoscere
le tue idee, per comprendere al meglio questo tema e capire come affrontarlo. Il
questionario a cui ti chiediamo di rispondere è anonimo, quindi io
(intervistatore/rice) mi impegno a non dire a nessuno il nome della persona che ho
intervistato. Grazie del tuo aiuto e della tua collaborazione.
A cura dell’intervistatore/rice:
I.1
I.2
I.3
I.4
Nome della scuola
Città
Zona della città in cui si trova la tua scuola
Data
Domande da leggere all’intervistato/a:
P
1.1 Età
1.2
Femmina
1.3 Nazionalità
1.4 Se sei di origine straniera, da quanti anni sei in Italia
1.5 Che classe frequenti
I ANNO
II ANNO
III ANNO
IV ANNO
P
P
P
P Maschio
P
P V ANNO
2. Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?
3. Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?
3.1. Se sì, mi racconti cos’è successo (Chi ha subito la discriminazione? In
che modo? Da parte di chi? Dove e quando? Come mai è successo
secondo te?)
3.2. Se sì, mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano
presenti?
4. Ti è mai capitato di sentirti discriminato?
4.1 Se sì, mi racconti cos’è successo (Chi ti ha discriminato? In che modo?
Dove e quando? Come ti sei sentito, come hai reagito? Secondo te come
mai è successo?)
5. In base alla tua esperienza, quali sono le difficoltà principali che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?
6. Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione, cosa diresti?
GRAZIE!
34
Dopo aver elaborato la mappatura della scuola e aver condiviso gli strumenti di rilevazione, gli
studenti e le studentesse si sono sperimentati nel doppio ruolo di intervistatori/intervistati.
“QUANDO TI SEI SENTITO DISCRIMINATO?”
Appena arrivata in Italia, perché ero
straniera e non sapevo la lingua;
mi sentivo sola
(classe III F, I.I.S. Mariano Fortuny,
Provincia di Brescia)
Quando non mi sento calcolata in
classe, perché non sento bene
(classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny,
Provincia di Brescia)
Quando le mie amiche
hanno fatto gruppetto e io stavo
sempre zitta e non parlavo, e il mio
parere non lo sentiva mai nessuno
(classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny,
Provincia di Brescia)
Quando la gente mi giudica senza
conoscermi, cioè
che magari mi vede e dice che mi
vesto un po’ da bambina,
e invece non mi ha neanche
conosciuto e magari
ho un carattere diverso
(classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny,
Provincia di Brescia)
“E QUANDO DISCRIMINI?”
Mi capita di prendere in giro
qualcuno per l’aspetto fisico
o per il Paese da dove viene
(classe I B, I.I.S Gambara,
Provincia di Brescia)
Quando non mi piace un
comportamento, per esempio quando
uno parla male di me con gli altri e
non lo dice a me. Io allora faccio una
cosa istintiva e lo prendo in giro
anche io
(classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny,
Provincia di Brescia)
Con quelli che fanno
le persone superiori e non
ne hanno motivo. Io allora
li scredito
(classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny,
Provincia di Brescia)
Quando non mi trovo bene con le
persone, per esempio con le persone
che ci dicono che siamo stranieri
(classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny,
Provincia di Brescia)
35
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
Dopo le simulazioni, le classi I MA e II MA della scuola Marelli-Dudovich stabiliscono
alcuni consigli da tener presente durante lo svolgimento delle interviste.
• È meglio fare l’intervista in un posto tranquillo, senza troppe persone in giro
• Si inizia con una presentazione breve ed efficace del lavoro di ricerca
• Si chiarisce che l’intervista è anonima e che non è obbligatorio
rispondere a tutte le domande
• È meglio non leggere le domande, ma guardare l’intervistato negli
occhi
• Le domande possono essere invertite e aggiunte in corso d’opera!
• Con alcune parole (per esempio dire “Tipo?”) si può aiutare l’intervistato a spiegarsi meglio
• Non utilizziamo termini che possono offendere l’intervistato!
• Non insistiamo troppo se l’intervistato non vuole rispondere alle
domande
• L’intervistato deve essere a suo agio, non bisogna prenderlo in giro se
non parla correttamente l’italiano
• Se qualcuno racconta una “roba profonda”, bisogna essere capaci di
accoglierla con delicatezza
• È bello chiamare l’intervistato per nome
FA PAURA, MA IN SENSO POSITIVO!
A Roma, invece, con l’aiuto della ricercatrice gli studenti elaborano un vademecum per la
ricerca tra pari:
• Mostrarsi professionali
• Instaurare un rapporto di fiducia
• Mostrare sensibilità verso gli argomenti trattati
• Mettersi nei panni dell’altro
• Mettere a proprio agio l’altro
• Non essere invadenti
• Non essere aggressivi
• Essere sempre trasparenti e chiari sul lavoro che si sta svolgendo
• Non pilotare le risposte
• Mostrare interesse per quello che viene detto
• Lasciar parlare e non interrompere
• Rispettare i silenzi
• Mostrarsi attenti e predisposti all’ascolto
• Non fare pettegolezzi sui risultati della ricerca
• Rispettare l’anonimato e la privacy degli intervistati
• Accettare i punti di vista dell’altro
• Non attribuire all’altro etichette e stereotipi
• Non avere pregiudizi nei confronti dell’altro
• Non giudicare
• Ringraziare sempre i soggetti coinvolti
36
I RISULTATI
,
DELL INDAGINE
di Guido Antonelli Costaggini
Motivazioni e obiettivi della peer research
La peer research, come parte del percorso formativo del progetto, è già stata presentata
nella pagine precedenti, relativamente sia ai suoi obiettivi educativo/formativi sia alla sua
strutturazione. Qui preme tornare a sottolinearne alcuni aspetti che aiutino a leggere e
contestualizzare al meglio i risultati dell’analisi dei dati riportati di seguito.
• Primo: finalità fondamentale della peer research è quella educativa/formativa per le
ragazze e i ragazzi coinvolti. Lo scopo principale della ricerca è di offrire ai partecipanti un metodo diverso per continuare a ragionare sul tema della discriminazione, fornendo concetti e strumenti operativi da utilizzare nell’incontro con l’altro.
• Secondo: proprio per il motivo appena citato, durante la formazione in aula si è dedicata grande attenzione a curare la preparazione della fase di conduzione delle interviste e
della somministrazione dei questionari. In questa logica anche la scelta di chi intervistare è stata fatta avendo come obiettivo principe preparare all’incontro con l’altro e non la
costruzione di un campione scientifico rappresentativo. In altre parole, una volta spiegata ai ragazzi e alle ragazze l’importanza di intervistare un campione rappresentativo
degli alunni delle loro scuole, e aver ragionato con loro su quali caratteristiche costruire
questo campione, non si è stati poi rigidi nelle definizioni e nelle consegne. Si è privilegiato il “far fare” comunque l’esperienza dell’intervista anche a scapito della convalida
della scientificità dell’indagine. Il campione degli intervistati, per esempio, è il risultato
delle decisioni individuali prese da ogni singolo ricercatore, ognuno ha scelto chi intervistare e ha anche scelto se somministrare un questionario, proporre un’intervista o
entrambe le cose (ovviamente individuando due persone distinte). Questo è il motivo
per cui il numero delle interviste e dei questionari varia in ogni Provincia, non in rapporto alla numerosità della popolazione, ma in base al desiderio, alle priorità e ai timori che ogni ricercatore ha agito nella scelta dello strumento di rilevazione e dei compagni da intervistare.
Partendo da queste priorità si comprende come i risultati dell’analisi dei questionari e
delle interviste non si pongano come rappresentativi tout court dei giovani delle scuole
italiane, tuttavia essi forniscono delle indicazioni molto utili e interessanti perché rappresentano comunque uno spaccato della scuola italiana, sia nella sua distribuzione nazionale (da Venezia a Catania passando per Milano, Brescia, Prato, Pisa, Roma e Napoli) sia per
varietà e rappresentatività delle tipologie di istituti coinvolti.
I questionari e le interviste:
l’elaborazione e l’analisi dei dati
Nelle pagine seguenti si riportano i risultati raccolti durante il progetto “IDEE contro la
discriminazione”. Il commento vedrà un alternarsi di dati quantitativi (analisi dei dati del
questionario) e di informazioni qualitative (le testimonianze raccolte con le interviste). La
lettura comparata di questi due blocchi conoscitivi consente di ottenere un dettaglio
informativo molto profondo sul fenomeno, in quanto riempie di esperienze umane e di
vissuti personali la reportistica dei numeri. La freddezza dell’analisi statistica, nella sua
utile oggettività, diventa più vera e più dotata di senso nel momento in cui si arricchisce
della calda narrazione delle esperienze soggettive. Per questo motivo si cercherà, durante
37
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
Note alla lettura:
Tutte le tabelle e i
grafici che seguono si
riferiscono al
campione di indagine.
Al fine di semplificare
la lettura delle tabelle,
in alcuni casi non sono
stati inseriti i valori dei
“dati mancanti”. Nelle
tabelle riportate nel
report può quindi non
esserci
corrispondenza tra i
parziali e i totali, sia
per i valori assoluti sia
per i valori percentuali.
Tutte le citazioni
riportate sono invece
estrapolate dalle
interviste. I due
insiemi di dati si
integrano e si
completano, essendo
espressione delle
idee e delle opinioni
della stessa
popolazione di
riferimento ed
essendo raccolti con
le stesse modalità di
campionamento di
cui si è scritto in
precedenza. Questo
significa, per esempio,
che i dati quantitativi
estrapolati dai
questionari (età,
genere, etc.), con
buona probabilità,
sono specchio anche
delle caratteristiche
degli intervistati. Così
come le opinioni
espresse nelle
interviste rimandano
ad un insieme
concettuale a cui si
possono ricondurre
anche le risposte
date ai questionari.
Per maggiori informazioni
sulla distribuzione e sulla
tipologia di scuole coinvolte si
veda pagina 8.
tutto il report, di tenere insieme i due filoni della ricerca, intrecciandoli tra loro in modo
da costruire un filo conduttore che, si spera, sia di ampio spessore.
Alla ricerca hanno partecipato i 26 istituti secondari di secondo grado coinvolti nel progetto e sono stati somministrati 906 questionari ed effettuate 346 interviste 1. Come
mostra la Tabella 1, questa raccolta è stata effettuata in maniera disomogenea rispetto al
peso demografico delle diverse Province, con una sovra-rappresentazione della Provincia
di Napoli per quanto riguarda le interviste e delle Province di Prato e Pisa per quanto
riguarda i questionari.
TABELLA 1. NUMERO E PERCENTUALE DI INTERVISTE/QUESTIONARI
EFFETTUATI PER PROVINCIA DI STUDIO
Provincia
Brescia
Catania
Milano
Napoli
Pisa
Prato
Roma
Venezia
Totale
Interviste
Numero
Percentuale
35
10,1
41
11,8
36
10,4
114
32,9
31
9,0
39
11,3
37
10,7
13
3,8
346
100
Questionari
Numero
Percentuale
53
5,8
71
7,8
76
8,4
132
14,6
232
25,6
148
16,3
95
10,5
99
10,9
906
100
Alcuni dati socio-demografici
elaborati dai questionari
L’età è coerente con la popolazione di riferimento delle scuole secondarie di secondo grado
e varia tra i 14 e i 20 anni; il suo valore medio è di 16,6 anni.
TABELLA 2. ETÀ ANAGRAFICA DEL CAMPIONE DI RIFERIMENTO
Età
14
15
16
17
18
19
20
21 o più
Totale
Mancante di sistema
Totale
Frequenza
76
129
235
212
153
53
34
6
898
8
906
Percentuale
8,4
14,2
25,9
23,4
16,9
5,8
3,8
0,6
99,1
0,9
100
1
38
I ragazzi sono più delle ragazze (53% a fronte di un 47%) e gli studenti di origine straniera rappresentano il 23% del totale.
GRAFICO 1. DISTRIBUZIONE
DEGLI INTERVISTATI
IN BASE AL GENERE
GRAFICO 2. DISTRIBUZIONE
DEGLI INTERVISTATI
IN BASE ALLA NAZIONALITÀ
23%
47%
53%
RAGAZZE
77%
RAGAZZI
ITALIANI
STRANIERI
Di questi alunni stranieri quasi il 42% è in Italia da oltre 10 anni. Percentuale che sale al
70% se si considerano complessivamente tutti quelli che vivono in Italia da più di 5 anni 2.
GRAFICO 3. ALUNNI DI ORIGINE STRANIERA INTERVISTATI:
ANNI DI PERMANENZA IN ITALIA
45
STRANIERI INTERVISTATI
40
41,8%
35
30
25
27%
20
28%
15
10
5
3,2%
0
<1
1<y<5
6<y<10
>10
PERMANENZA IN ITALIA (ANNI)
Considerando la giovane età
degli intervistati significa oltre
un terzo della propria vita
passato in Italia.
3
Come ulteriore contributo
informativo si riportano i valori
percentuali degli stranieri
presenti nelle classi dove si sono
svolti i laboratori del progetto
“IDEE contro la
discriminazione”: Brescia: 36%;
Catania: 4%; Milano: 56%;
Pisa: 17%; Prato: 56%;
Napoli: 14%; Roma: 27%;
Venezia: 30%.
2
Rispetto alla distribuzione provinciale il tasso più alto di stranieri intervistati si riscontra
a Milano (54%) seguita da Brescia (34%), poi a scendere fino ad arrivare a Catania
(1,4%). L’informazione sul coinvolgimento di studenti non italiani è molto rilevante per
il progetto “IDEE contro la discriminazione”, che ha come finalità quella di stimolare una
riflessione sul tema della discriminazione, in particolare verso gli allievi di origine straniera che frequentano le scuole secondarie di II grado. Il dato su quanti sono gli stranieri che
rispondono al questionario già dice qualcosa o sul contesto o su come si è strutturato il
processo della peer research in ogni città. A Milano più della metà degli intervistati è di
nazionalità diversa da quella italiana, 41 su 76 totali, mentre a Catania solo 1 dei 71 intervistati è straniero 3.
39
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
GRAFICO 4. ALUNNI DI ORIGINE STRANIERA INTERVISTATI: DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
STRANIERI INTERVISTATI
50
53,9%
40
30
34%
29,5%
20
27%
24,2%
18,1%
10
8,3%
1,3%
Napoli
Catania
0
Milano
Brescia
Roma
Prato
Venezia
Pisa
Scomponendo ulteriormente questa informazione in base all’area geografica della nazionalità degli intervistati stranieri, si ottiene un quadro più preciso delle diverse comunità
di immigrazione così come queste sono distribuite nei diversi territori dove sono insediate le scuole del progetto “IDEE contro la discriminazione”. Considerando le realtà a maggior presenza di intervistati stranieri, si osserva che a Milano si ha una forte presenza di
sudamericani e di asiatici. A Brescia sono soprattutto studenti asiatici ad essere stati intervistati. A Roma, così come a Venezia, Pisa e Prato, la maggior parte degli intervistati stranieri viene dall’Est Europa. L’unico studente straniero intervistato a Catania proviene dal
Nord Africa.
TABELLA 3. ALUNNI INTERVISTATI DI ORIGINE STRANIERA:
AREA GEOGRAFICA DI PROVENIENZA E PROVINCIA DI STUDIO
Province
Brescia
Catania
Milano
Napoli
Pisa
Prato
Roma
Venezia
Totale
40
Province Aree geografiche
Asia
Africa sub sahariana
Est Europa
7
2
5
38,9%
11,1%
27,8%
0
0
0
0%
0%
0%
14
1
3
33,3%
2,4%
7,1%
1
1
5
8,3%
8,3%
41,7%
3
3
21
7%
7%
48,8%
14
4
21
35%
10%
52,5%
4
2
18
14,3%
7,1%
64,3%
3
1
19
12,5%
4,2%
79,2%
46
14
92
22%
6,7%
44%
Nord Africa
3
16,7%
1
50%
7
16,7%
0
0%
10
23,3%
0
0%
0
0%
0
0%
21
10%
Sud America
0
0%
0
0%
14
33,3%
3
25%
2
4,7%
1
2,5%
4
14,3%
0
0%
24
11,5%
Totale
18
100%
2
100%
42
100%
12
100%
43
100%
40
100%
28
100%
24
100%
208
100%
Le opinioni degli studenti: elaborazioni
dei questionari e delle interviste
Prima di aprirsi alle parole dei ragazzi e delle ragazze, va riconosciuto e condiviso uno stile di
fondo trasversale alle interviste di tutte le Province coinvolte, alle diverse forme dialettali e linguistiche, alle diverse tipologie di scuole frequentate. Al di là delle differenze, pur presenti e
nette, ci si trova davanti a narrazioni estreme, intense, anche intrise di una loro ricchezza linguistica, ricche di frasi ed espressioni significative. Rispetto ai contenuti, sotto la splendida superficie leggera degli adolescenti, si trovano complessità appena accennate che fanno intuire le idee
degli intervistati pur non entrando nel merito dettagliato delle questioni.
Le interviste si aprono con una “domanda sonda”, che chiede agli intervistati cosa susciti in loro
la parola discriminazione. Quindi un gioco di associazioni di idee che consente di introdurre il
tema, di scaldare il clima dell’intervista. Di seguito si riportano alcune delle risposte fornite dai
ragazzi, che restituiscono immediatamente il setting emotivo suscitato dal tema della discriminazione4. Inoltre queste risposte iniziali presentano già molti dei contenuti che poi ri-emergeranno e saranno ripresi in altri momenti dell’intervista. Anche al lettore si consiglia di approcciarsi alla lettura di questi primi estratti delle interviste come a una sorta di riscaldamento, concettuale ed emotivo, al tema della discriminazione visto dagli occhi degli adolescenti.
I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?”
R: “Posso pensarci un po’?”
I: “Pensaci un po’ ”
R: “Allora, mi viene in mente un’azione che differenzia una persona dall’altra senza
alcun motivo giustificabile o reale” (int. 3)
I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?”
R: “Tristezza, botte, rabbia. E basta” (int. 10)
I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?”
R: “Per me discriminazione è quando una persona odia una persona di un altro...
per esempio, io sono italiana e tu sei filippina, io odio te perché sei filippina”
I: “Odio”
R: “Odio” (int. 14)
I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?”
R: “Eh... colore diverso” (int. 20)
I: “Allora, quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?”
R: “Ehm, paura”
I: “Paura?”
R: “Sì” (int. 62)
I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?”
R: “Mi viene in mente disagio e solitudine” (int. 70)
I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?”
R: “Agli stranieri che sono qua in Italia” (int. 104)
I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?”
R: “Che è una cosa giusta” (int. 125)
La lettera “I” indica che a
parlare è l’intervistatore, invece
la lettera “R” indica
l’intervistato che risponde alle
domande.
4
I: “Iniziamo con questa domanda: quando senti la parola discriminazione cosa ti viene
in mente?”
R: “Niente, a dir la verità me ne sbatto” (int. 172)
I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?”
R: “Persone tristi” (int. 228)
41
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?”
R: “Prima di tutto il razzismo, poi in secondo luogo una discriminazione che non
conta solamente il colore della pelle e l’etnia, ma in generale anche la posizione
sociale intesa sia come classe, come proprio ruolo nella famiglia, nella società,
quindi una discriminazione verso i bambini o persone che svolgono un
determinato lavoro, ad esempio i netturbini, a confronto magari di persone che
lavorano nel settore della finanza, tutto un insieme di cose che comunque come
caratteristica principale ha una serie di pregiudizi che fanno in modo che la
persona guardi con occhi diversi un altro individuo” (int. 164)
Dopo la “domanda sonda”, uno dei primi aspetti trattati nelle interviste e nei questionari indaga l’idea che i ragazzi hanno sulla discriminazione e come loro la definiscono. Prendendo in considerazione le risposte date nelle interviste si registra una ricchezza e varietà
di idee e riflessioni che rimandano immediatamente ai livelli di complessità propri di questo fenomeno. Il primo elemento descrittivo che emerge è l’idea della conoscenza dell’altro diverso da noi o, meglio, il rifiuto o la paura di questo sconosciuto che è preferibile
rimanga tale: “un non conosciuto”.
I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “Il non voler conoscere qualcosa di diverso da noi” (int. 51)
I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “La discriminazione... una forma di paura, perché che ne sappiamo noi... è
intrinseco nell’uomo avere paura di ciò che non si conosce, di ciò che è diverso
da noi, come la paura del buio. Quindi avere davanti una persona diversa è avere
davanti qualcosa che non si conosce. Di conseguenza è questa la discriminazione,
è proprio la paura di ciò che non si conosce e che è diverso da noi” (int. 206)
I: “In che modo si può eliminare la discriminazione?”
R: “Oddio, cioè questa è una domanda... Eh, in un tema di italiano scriverei che
bisognerebbe imparare comunque a conoscere quello che ancora non si conosce,
che rimane un po’ diciamo lontano dalla nostra, dalle nostre abitudini. Perché
imparando a conoscere magari ci si rende conto che quello che fa paura o che
non piace alla fine non è poi tanto diverso da noi” (int. 66)
I: “E se dovessi definire con una parola che cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “Secondo me discriminazione è paragonabile a xenofobia, più paura dello
straniero che, diciamo, la cattiveria. Perché uno ha paura che un giorno manchi il
lavoro, che i propri figli o la propria cultura venga mischiata ad altri popoli”
(int. 110)
I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti? Una cosa
giusta o sbagliata?”
R: “È sbagliata perché non conosci ciò che discrimini, capito?” (int. 159)
I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “La discriminazione è quando non si ascoltano le idee altrui e quindi quando
non si è capace di aprirsi agli altri” (int. 311)
I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “ È... la discriminazione è una specie di... come si può dire, appunto di
emarginazione, spesso infondata, in cui non si hanno abbastanza informazioni, non
si è abbastanza informati su come sia veramente l’altra persona” (int. 2)
Non si vuole incontrare, capire, comprendere l'altro per disinteresse o per timore; quale
che sia il motivo il risultato è il determinarsi di un processo di esclusione, di allontanamento e rifiuto del diverso.
42
I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione, cosa diresti?”
R: “È un concetto molto difficile da spiegare però... mi viene in mente... come se...
allontanare qualcuno che pensiamo abbia qualcosa di diverso” (int. 80)
I: “E se dovessi definire con una parola che cos’è la discriminazione?”
R: “Una specie di eliminazione” (int. 100)
La discriminazione inizia a delinearsi come una costruzione sociale che partendo dalla
non conoscenza si determina in allontanamento, esclusione, addirittura in una “specie di
eliminazione”. Davanti (o dentro) questa costruzione sociale, gli intervistati, nella grande
maggioranza, individuano uno “sbaglio”, una modalità non giusta di porsi verso altre persone, quindi la discriminazione viene descritta come una cosa stupida.
I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “La stupidità umana” (int. 60)
I: “Se dovessi descrivere con parole tue la parola discriminazione cosa diresti, come la
definiresti?”
R: “Già la parola ha un’origine greca - dus - che vuol dire cosa cattiva, cosa
negativa, già di per sé la parola ha già un significato negativo” (int. 153)
I: “Se dovessi definire con parole tue che cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “Un trattamento diverso dato a un individuo che ha delle caratteristiche che lo
differenziano dagli altri, caratteristiche più evidenti degli altri individui essendo
comunque tutti quanti diversi e questa diciamo dovrebbe essere la cosa che
dovrebbe portarci a non essere discriminanti rispetto agli altri in quanto ognuno è
se stesso, cioè è unico, è diverso dagli altri e le differenze maggiori o minori che
siano non devono essere sottolineate in questo modo” (int. 164)
I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “La discriminazione è un modo per sentirsi superiori rispetto ad altri e lo trovo
ingiusto, perché siamo tutti figli di Dio e quindi siamo tutti uguali fra di noi e quindi
non è giusto che una persona venga discriminata per la sua razza o il suo colore,
oppure anche per le sue abitudini; è ingiusto!” (int. 224)
I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “La discriminazione è un insulto a chi non ha colpa di essere di un altro colore,
o di un’altra religione” (int. 327)
Interessante anche la percezione della discriminazione come di un fenomeno che, se anche
ingiusto, è visto come inevitabile, quasi naturale, connaturato all’essere umano.
I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “Che è una cosa sbagliata, che non si dovrebbe fare, però che comunque è
presente in tutti i posti e niente. Diciamo che è un po’ inevitabile, anche se la
parola è brutta ma è inevitabile” (int. 4)
Si ha anche una posizione opposta che, pure se minoritaria, suscita preoccupazione per la
sua nettezza nel definire giusta la discriminazione.
I: “Secondo te come si può superare la discriminazione?”
R: “Ognuno al suo Paese” (int. 10)
I: “Chi sono le persone che vengono discriminate maggiormente e secondo te perché?”
R: “Discriminate maggiormente gli extracomunitari, gli omosessuali”
I: “E perché?”
R: “Perché comunque gli extracomunitari... [parola in dialetto non compresa]”
I: “Secondo la tua opinione ovviamente”
43
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
R: “Gli extracomunitari comunque vengono in Italia cioè clandestinamente, gli
immigrati vengono in Italia clandestinamente, anche se a fare lavori umili, cioè a
volte non sono accettati dalla società mentre dalle altre persone con il luogo
comune che comunque rubano”
I: “Tu hai detto anche gli omosessuali, perché?”
R: “Gli omosessuali perché io la vedo una cosa innaturale” (int. 252)
Altro tassello della definizione data dai ragazzi è la responsabilità della discriminazione.
Nelle risposte critiche verso la discriminazione è implicita la responsabilità di chi la pratica, ma compare anche l’idea, molto rischiosa perché risuona falsamente logica, per cui la
colpa-responsabilità è loro, dei “diversi”. Sono loro con le proprie usanze, idee e bisogni a
produrre il problema e a suscitare le reazioni discriminatorie.
I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?”
R: “Che praticamente è... che una persona discriminata è che... è esclusa dalle
altre... e che magari anche per atteggiamenti che da parte sua sono scorretti”
(int. 87)
I: “Come mai è successo secondo te?”
R: “Perché magari veniva da un’altra cultura, non si inseriva bene con le altre
persone e le altre persone hanno visto che era debole e l’hanno preso in giro”
I: “Ok. Come mai è successo secondo te?”
R: “Te l’ho già detto, succede per quello che ti ho detto prima...magari lui si
esclude e gli altri lo vedono debole e lo prendono in giro” (int. 23)
Torniamo ai dati numerici elaborati dai questionari e ad un primo elemento di conoscenza che da questi si ricava e che è relativo a quale tipo di caratteristica personale può mettere
maggiormente a rischio un ragazzo di subire un’azione discriminante. Posizionandosi su una
scala a 5 punti (“per niente”, “poco”, “così così”, “abbastanza”, “molto”) agli intervistati è
stato chiesto di esprimere il proprio livello di accordo su alcune possibili caratteristiche
personali suscettibili di essere considerate motivazione per essere discriminati. Le caratteristiche prese in considerazione sono: nazionalità, aspetto fisico, espressione delle proprie
idee e abbigliamento. Nel Grafico 5 si riportano le percentuali di accordo espresse dagli
intervistati, ossia si sono sommate le risposte “molto” e “abbastanza” della scala considerandole entrambe come riconducibili ad un complessivo accordo con l’affermazione della
domanda.
GRAFICO 5. “È DISCRIMINATORIO ESCLUDERE QUALCUNO
PER... PENSA ALLE CARATTERISTICHE DI CHI È DISCRIMINATO”:
PERCENTUALI DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA)
PERCENTUALE DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA)
60
50
63%
40
46,3%
30
36,4%
20
33,3%
10
0
Nazionalità
Aspetto fisico
Idee
Abbigliamento
CARATTERISTICHE POTENZIALMENTE DISCRIMINATORIE
44
La nazionalità è la risposta che raccoglie la percentuale più alta di risposte positive (63%),
è discriminatorio escludere qualcuno perché ha una nazionalità diversa dalla propria. A
questa prima caratteristica segue l’aspetto fisico (46,3%) e, con una differenza di 10 punti
percentuali, l’espressione delle proprie idee (36,4%), a cui si affianca, con un valore di poco
inferiore, l’abbigliamento. In altri termini sono proprio gli stranieri i soggetti maggiormente a rischio di subire comportamenti discriminanti. È più probabile che si escluda uno straniero piuttosto che qualcuno che abbia un aspetto fisico strano, o che si vesta
in maniera particolare o che esprima liberamente le proprie idee. Se poi si è stranieri, con
un tratto fisico particolare, con la tendenza ad esprimere idee diverse dagli altri e ci si veste
anche in maniera ritenuta particolare, è altamente probabile essere una vittima predestinata. Nella domanda è anche data la possibilità di aggiungere altre risposte oltre a quelle
presenti nella lista precostituita, nella voce “altro” sono state scritte una serie di caratteristiche, tra le quali si evidenziano (anche se con valori percentuali molto distanti da quelli indicati in precedenza): il colore della pelle, la religione e l’omosessualità.
Confrontando questa domanda del questionario con quella ad essa speculare presente nell’intervista si registrano posizioni tra loro assolutamente coerenti. Di seguito si riportano
brani di interviste che corroborano i risultati forniti dai numeri dei questionari, esplicitando in maniera più chiara le motivazioni che sono dietro e dentro i dati statistici elaborati. Si osservi come i ragazzi spiegano che un buon motivo per discriminare è il colore
della pelle, l’essere stranieri.
I: “Secondo te la persona viene discriminata in base a cosa?”
R: “Dal colore della pelle, come si veste, da dove viene” (int. 204)
I: “Secondo te la persona viene discriminata in base a cosa?”
R: “Dal colore, dalla lingua, da alcuni atteggiamenti. Oppure dalla timidezza, da
come si pone” (int. 205)
I: “Secondo te chi sono le persone che vengono discriminate maggiormente e perché?”
R: “Le persone, gli stranieri, gli extracomunitari che arrivano qua in Italia e vogliono
imparare una lingua, trovare un lavoro oppure perché vengono da un Paese dove
c’è una guerra e invece qua trovano qualcuno che li discrimina e li fa chiudere
dentro loro stessi” (int. 257)
Interessante la risposta di un intervistato di Prato che ordina le comunità di stranieri a
rischio di discriminazione in base alla loro presenza numerica, quindi alla paura (di
invasione? Di contaminazione?) che suscita.
I: “Secondo te le persone di quale Paese sono le più discriminate?”
R: “Nella città di Prato i cinesi, in ordine, gli albanesi, i rumeni e i marocchini e
forse, ultimamente i senegalesi”
I: “Secondo te per quale motivo?”
R: “Secondo me l’ordine dipende dalla dimensione e grandezza della comunità, la
comunità cinese è quella più grande e forse quella che spaventa di più” (int. 142)
Così come per le risposte del questionario, anche nelle interviste emerge, come motivazione della discriminazione, l’abbigliamento, l’essere o meno alla moda.
I: “Ci potresti raccontare cosa è successo, in che modo, dove e quando?”
R: “Non parlo di discriminazione razziale, ma comunque si vede tutti i giorni che
esistono ragazze che non sono così addette alla moda che vengono prese in giro
da altre ragazze o ragazze comunque che non hanno una vita sociale come si
pensa normale e vengono prese in giro. Sono situazioni che vivi quotidianamente”
I: “È più di un caso?”
R: “Sì” (int. 51)
Un’ulteriore informazione ricavata dai questionari è data dalla scomposizione del dato in base
a tre variabili: Provincia di studio, genere e nazionalità.
45
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
Con questo termine si fa
riferimento alla Provincia della
scuola dove studiano gli alunni
intervistati.
5
Iniziamo dalla variabile Provincia di studio 5. Alla domanda: “si discrimina in base alla
nazionalità” si registrano percentuali di accordo (molto e abbastanza) sopra il 70% a Brescia, Roma, Milano e Prato, mentre il valore scende a un 50% di accordo (quindi più di
20 punti percentuali di differenza) nel Sud Italia (Napoli e Catania). Tra la percentuale più
alta (Brescia 77%) e quella più bassa (Catania 50%) ci sono 27 punti percentuali di differenza, un valore veramente importante. Le formatrici che hanno lavorato nelle due Province meridionali hanno osservato che, in effetti, nei comportamenti, nelle parole e negli
atteggiamenti dei ragazzi il diverso viene più immediatamente identificato con l’omosessuale o con altre forme di diversità come la disabilità e non, invece, nello straniero.
Seguendo le risposte, alla domanda sull’aspetto fisico come oggetto di discriminazione, si
osserva che in questo caso lo scarto tra il valore più alto (Brescia e Napoli con il 52%) e
quello più basso (Pisa con il 40%) è di soli 12 punti percentuali. Scarto simile a quello
rilevato per la discriminazione in base alle idee, dove si passa dal 45% delle risposte di
Napoli al 30% di Milano, quindi con 15 punti di differenza. Lo scarto ritorna molto rilevante nel caso della discriminazione per l’abbigliamento indossato, in questo caso sono 24
i punti di differenza tra Brescia (51% di accordo) e Roma (27% di accordo). In definitiva si può affermare che la Provincia di studio si pone come una variabile filtro nell’identificazione delle motivazioni che portano alla discriminazione, ogni Provincia si costruisce una sua scala gerarchica di motivazioni.
Anche il genere è una variabile che incide nelle risposte: per tutte le possibilità prese in
considerazione come spunto di discriminazione, le ragazze fanno sempre registrare valori
percentuali più alti dei ragazzi, con scarti che vanno dal massimo di 14 punti nel caso dell’aspetto fisico (le ragazze che concordano nel considerarlo oggetto di discriminazione sono
il 53% a fronte di un 39% dei ragazzi) ad un minimo di 7 punti nel caso della discriminazione per le idee dell’altro (ragazze in accordo nel 40% dei casi a fronte di un 33% dei
maschi).
Ultima variabile in base alla quale leggere le risposte è la nazionalità degli intervistati. È
molto interessante notare che per il 72% degli intervistati stranieri la nazionalità è un
motivo per essere discriminati, mentre per gli italiani l’accordo a questa affermazione
scende di 12 punti, arrivando al 60%. Si registra quindi una maggiore sensibilità degli
studenti stranieri su questo aspetto, probabilmente dettata dalla propria personale
esperienza. Un’altra rilevante differenza in scarti percentuali si ha rispetto alla discriminazione in base alle proprie idee, dove sono 8 i punti percentuali che distanziano l’accordo espresso dagli italiani (38,2%) da quello espresso dagli stranieri (30,2%). Per le altre
due caratteristiche le opinioni degli intervistati italiani e stranieri non divergono di molto.
GRAFICO 6. “È DISCRIMINATORIO ESCLUDERE QUALCUNO PER... PENSA ALLE CARATTERISTICHE
DI CHI È DISCRIMINATO”: PERCENTUALI DI ACCORDO DISTINTE PER NAZIONALITÀ
ITALIANI
PERCENTUALI DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA)
80
STRANIERI
72%
60
60%
40
45%
49%
38%
30%
20
32%
37%
10
Nazionalità
Aspetto fisico
Idee
CARATTERISTICHE POTENZIALMENTE DISCRIMINATORIE
46
Abbigliamento
Collegata alla domanda sui comportamenti discriminatori è quella relativa alle motivazioni
soggettive che portano i ragazzi a discriminare: “chi discrimina lo fa per...”. Come si vede nel
Grafico 7, tre quarti degli intervistati concordano con il considerare il sentimento di superiorità come la principale molla che porta un ragazzo ad agire in maniera discriminatoria. Ad
una distanza di circa 20 punti percentuali si collocano altre due motivazioni, il bisogno di
essere accettato e la difficoltà ad accettare la diversità. Invece è poco riconosciuta come produttrice di un agire discriminante l’avere subito a propria volta una violenza simile.
GRAFICO 7. “CHI DISCRIMINA LO FA PER... PENSA ALLE MOTIVAZIONI
DI CHI DISCRIMINA”: PERCENTUALI DI ACCORDO
PERCENTUALE DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA)
70
60
77,2%
50
58,1%
40
57%
30
20
26,1%
10
0
Sentimento
di superiorità
Bisogno di
essere accettato
Non accettazione
della diversità
Vittima di
discriminazioni
MOTIVAZIONI CONSIDERATE
Anche in questo caso le citazioni riprese dalle interviste, oltre a confermare i dati del questionario, spiegano e approfondiscono le informazioni.
I: “Quali pensi siano le cause che spingono un giovane a discriminare?”
R: “Perché loro vogliono farsi belli davanti agli altri e quindi prendono per i fondelli gli
altri, ma non è un buon metodo per farsi notare” (int. 224)
I: “Secondo te come mai è successo?”
R: “Per ignoranza, secondo me è gente ignorante” (int. 5)
I: “Secondo te come mai le persone discriminano?”
R: “Per sentirsi più forti e per sentirsi superiori” (int. 6)
I: “Chi discrimina lo fa per sentirsi superiore?”
R: “Sì, oppure perché si sente debole e siccome non vuole tenersi il peso per se
stesso discrimina gli altri”
I: “Grazie mille, brava”
R: “Niente” (int. 65)
I: “Chi discrimina lo fa per sentirsi superiore?”
R: “Lo fa per sentirsi superiore o per raccogliere proseliti, insomma, per
guadagnarci anche in un certo senso perché se raccogli proseliti crei un
movimento razzista e tu ne sei a capo, insomma qualcosa ci guadagni. L’esempio
della Lega Nord è l’esempio più lampante, da questo punto di vista, secondo me.
Almeno, loro con la scusa del razzismo ci hanno guadagnato i posti in Parlamento,
ci hanno guadagnato la loro fortuna elettorale. E ci hanno guadagnato la loro
fortuna elettorale, continuano a guadagnare un sacco di soldi giù a Roma, mentre
qui insultano gli immigrati. Fanno insomma le loro fortune elettorali, insomma le
fanno sulle spalle degli immigrati” (int. 67)
47
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
Anche in questo caso è interessante correlare le risposte del questionario alla domanda “chi
discrimina lo fa per...” con la nazionalità, il genere e la Provincia di studio degli intervistati. Partendo anche in questo caso dalla Provincia di studio, si osserva che ancora una
volta è una variabile che incide nelle risposte fornite. Nel caso del sentimento di superiorità come causa che induce a discriminare, questa affermazione raccoglie l’81% di accordo
per gli intervistati di Roma, ma il 62,3% per quelli di Brescia, con uno scarto vicino ai 20
punti. Più alta ancora è la differenza tra il massimo e il minimo di accordo espresso con
l’affermazione che l’aver subito una discriminazione è causa per agire comportamenti a loro
volta discriminanti, in questo caso a Milano si ha un accordo del 37% a fronte del 12%
registrato a Roma, si tratta di ben 25 punti di differenza, pur se all’interno di valori percentuali di accordo molto più bassi. Differenze molto alte si hanno nelle due successive
cause sondate. La non accettazione della diversità vede un accordo massimo del 62% a
Prato e un accordo minimo del 42% a Milano. Il bisogno di essere accettato fa registrare le
differenze minori, con uno scarto di “soli” 16 punti tra l’accordo massimo di Brescia
(66%) e quello minimo di Milano (50%). La lettura di questi dati, considerando quanto
si era già scritto in precedenza, conferma che esistono delle forti differenze di atteggiamento degli intervistati in base alla Provincia di studio, legando quindi l’elaborazione di
idee e opinioni al contesto di vita e scolastico (intendendo il luogo geografico dove è
situata la scuola).
Prendendo in considerazione il genere, questo incide meno della differenza territoriale e
ha un impatto soprattutto nel bisogno di essere accettati e nel non accettare le differenze. In
ambedue le cause appena indicate lo scarto tra ragazze e ragazzi è del 10% a favore della
prima (in entrambe le cause 62% di accordo espresso dalle ragazze contro un 52% dei
ragazzi). Lo scarto scende a 7 punti sempre in favore delle ragazze nel caso del sentimento
di superiorità (81% a 74%). Mentre il livello di accordo non è condizionato dalla differenza di genere nel caso della motivazione legata all’aver subito una discriminazione in precedenza (sia ragazzi che ragazze esprimono un accordo intorno al 26%).
L’ultima variabile presa in considerazione è la nazionalità degli intervistati. Il dato interessante è che, nel caso delle motivazioni alla base della discriminazione, l’essere cittadini italiani o stranieri, non incide in maniera rilevante nel determinarsi delle opinioni. Nel caso di
tutte e quattro le possibili cause della discriminazione gli scarti del livello di accordo sono
minimi o nulli. La differenza più alta si ha per la modalità di risposta bisogno di essere accettati, con uno scarto basso pari al 4% (59% di accordo espresso dagli italiani a fronte di un
55% degli stranieri). Per le altre risposte gli scarti sono tutti tra 1 e 2 punti percentuali.
GRAFICO 8. “CHI DISCRIMINA LO FA PER... PENSA ALLE MOTIVAZIONI DI CHI DISCRIMINA”:
PERCENTUALI DI ACCORDO DISTINTE PER NAZIONALITÀ
80
PERCENTUALI DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA)
77%
ITALIANI
STRANIERI
76%
60
59%
55%
56%
58%
40
20
26%
27%
0
Sentimento
di superiorità
Bisogno
di essere accettato
Non accettazione
della diversità
MOTIVAZIONI
48
Vittima di
discriminazioni
Un altro passaggio informativo importante riguarda l’essere stati vittime (o essersi percepiti
tali) di un episodio di discriminazione. Di seguito (Tabella 4) si riportano i valori assoluti
e percentuali delle risposte. Si vede che l’11,7% dichiara di essere stato discriminato ogni
tanto nell’ultimo anno, in molti momenti il 3,2% e un 1% si sente sempre discriminato.
TABELLA 4. ADOLESCENTI VITTIME (O PERCEPITI TALI)
DI DISCRIMINAZIONE (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)
Mai
In pochi momenti
Ogni tanto
In molti momenti
Sempre
Dato mancante
Totale
Frequenza
550
207
106
29
9
5
906
Percentuale
60,7%
22,8%
11,7%
3,2%
1%
0,6%
100%
I brani estratti dalle interviste tornano a fornire un contributo informativo che arricchisce di
conoscenze più profonde e umane (provenienti dalla diretta esperienza dei ragazzi) quanto già
si ricava dall’analisi dei dati. Nei racconti personali che seguono si può intravedere cosa significhi per un ragazzo essere oggetto di esclusione, di presa in giro, di violenze fisiche o psicologiche. Quei ragazzi e quelle ragazze che dichiarano di sentirsi discriminati stanno narrando un’esperienza personale di dolore, di tristezza, che va accolta e ricondotta ai numeri della tabella precedente, per meglio comprendere l’umanità che è in essi contenuta.
I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”
R: “Va bene, allora una volta mi è capitato, una volta arrivata in Italia, in quarta
elementare... ah sì... ehm... quando, insomma, durante un’ora di lezione avevo
chiesto una gomma da cancellare ad una mia compagna di banco, e questa qua mi
aveva detto di no perché sua mamma non voleva. Perché non ero italiana” (int. 7)
I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”
R: “Sì”
I: “Mi racconti cosa è successo?”
R: “Beh, siccome sono gay anche io, mi è successo più di una volta. Intanto un bel po’ di
amicizie sono andate distrutte. Non è che, non sono mai stato proprio discriminato,
semplicemente vedevo le persone che mi additavano e parlavano di me” (int. 2)
I: “In che modo sei stato discriminato?”
R: “Dicendo sei un terrone di m... e allora sono andato fora di testa” (int. 3)
I: “Ehm... invece a te ti sei mai sentito discriminato?”
R: “Alcune volte”
I: “Ti va di raccontarmi queste volte come sono andate?”
R: “Sono stato escluso da un gruppo di miei compagni perché ero di un’altra
nazionalità”
I: “E come ti sentivi te?”
R: “Mi sono sentito male diciamo”
I: “Che emozioni provavi?”
R: “Ehm... brutte” (int. 27)
I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”
R: “Sì”
I: “Che cosa è successo?”
R: “...”
49
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
Voce fuori campo: “Plendere giro”
I: “Perché, perché sei cinese o non parli l’italiano bene?”
R: “Sì”
I: “Chi ti ha discriminato?”
R: “Ehm”
I: “Chi, chi è che ti ha discriminato?”
R: “Qualcuno cattivo”
I: “Di questa classe?”
R: “Sì”
I: “In che modo?”
R: “Ehm”
Voce fuori campo: “Plendele giro?”
R: “Sì”
I: “Ma in modo cattivo?”
R: “Sì”
I: “Cattivo cattivo?”
R: “Sì”
I: “Come ti sei sentito, eri triste, eri arrabbiata con lui?”
R: “Arrabbiata” (int. 44)
I: “E a te è mai capitato di essere discriminato?”
R: “Una volta alle medie”
I: “Se sì, mi racconti che cosa è successo?”
R: “Va beh, hanno incominciato a sfottere il mio Paese e basta”
I: “In che modo?”
R: “Dicendo pakistani di m...., eccetera”
I: “E come ti sei sentito?”
R: “Eh, giù di morale” (int. 61)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì le persone grasse, tipo io che vengo discriminata perché sono grassa”
I: “Se sì ... mi racconti che cosa è successo, dove e quando?”
R: “Niente dei ragazzi in palestra mi sfottevano perché sono grassa e quindi io mi
misi a piangere, ma non sapevo che cosa fare ...” (int. 225)
Molte delle esperienze personali raccontate nelle interviste riconducono alla nazionalità di
chi parla come causa e origine della discriminazione. Leggendo il dato dei questionari in
base alla nazionalità si ha una conferma di questa situazione: si osserva, infatti, che gli italiani che affermano di avere subito una discriminazione almeno una volta 6 nell’ultimo
anno sono il 13,9%, lo stesso valore per gli stranieri sale al 22,9%. Se poi si restringe l’osservazione solo agli studenti che dichiarano di avere subito in molti momenti/sempre discriminazione, la percentuale degli italiani è pari al 3,3% mentre per gli stranieri è più del
doppio, il 7,3%. Questi dati confermano come la nazionalità sia una variabile fortemente connessa al rischio di subire la discriminazione. (Grafico 9)
Interessante è il dato relativo all’affermazione di essere stati soggetti attivi nell’agire una discriminazione. In questo caso invertiamo l’ordine e iniziamo con il racconto di alcune situazioni
in cui gli intervistati dichiarano di avere discriminato qualcuno.
Il riferimento ad “almeno una
volta” si ottiene sommando le
risposte di chi è stato
discriminato ogni tanto a quelle
di chi dichiara di esserlo stato
in molti momenti o sempre.
6
50
I: “Tu hai mai discriminato qualcuno?”
R: “Eh, abbastanza volte, perché non avevo niente da fare, allora ero nel gruppo e
anch’io discriminavo altre persone per la nazionalità e altre cose”
I: “E come ti sentivi discriminando gli altri?”
R: “Bene, perché ero in compagnia e mi divertivo”
I: “Tu sei mai stato discriminato?”
R: “No, no, perché sono un ragazzo molto superiore e allora a me non discriminano”
Voce fuori campo: “Ma v.......!”
I: “Ok, va bene, è stato un piacere” (int. 32)
GRAFICO 9. ADOLESCENTI VITTIME DI DISCRIMINAZIONE
DISTINTI PER NAZIONALITÀ (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)
25
20
STRANIERI
PERCENTUALE
ITALIANI
22,9%
15
10
13,9%
5
7,3%
3,3%
0
Almeno una volta
nell'ultimo anno
In molti
momenti/sempre
FREQUENZA
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì!”
I: “Mi racconti cosa è successo?”
R: “Non mi ricordo”
I: “Chi ha subito la discriminazione?”
R: “Un cinese”
I: “Come mai è successo secondo te?”
R: “Perché non era il benvenuto nella scuola”
I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?”
R: “Ridevano”
I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”
R: “No, perché sono nel mio Paese e sto bene” (int. 124)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Uno di IF”
I: “Come mai è successo secondo te?”
R: “Perché è bruttino, è bassino e ha subito la discriminazione perché è f....” (int. 139)
Tra divertimento, atteggiamenti da bulli, spiegazioni razziste e omofobe, prendono corpo
racconti di comportamenti discriminanti che preoccupano sia per i contenuti e le modalità, sia per la tranquillità con cui vengono riportati, senza dubbi o parvenze di dubbi. La
discriminazione come normalità è, in quanto tale, normalmente raccontata. È forse
questo l’aspetto che più colpisce e dovrebbe far riflettere, perché fa da specchio ad un rifeTABELLA 5. ADOLESCENTI FAUTORI DI DISCRIMINAZIONE
(ANNO SCOLASTICO 2011-2012)
Mai
In pochi momenti
Ogni tanto
In molti momenti
Sempre
Dato mancante
Totale
Frequenza
405
283
150
31
29
8
906
Percentuale
44,7%
31,2%
16,6%
3,4%
3,2%
0,9%
100%
51
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
rimento culturale (quindi valoriale) di chi discrimina completamente distorto, deformato
nell’assurdità che si possa fare violenza al diverso come se fosse normale e quindi giusto.
Vediamo come queste considerazioni si ritrovano anche nelle elaborazioni dei dati del
questionario. La Tabella 5 riepiloga le risposte scaturite dalla domanda “durante l’ultimo
anno hai discriminato qualcuno?”
Osservando le frequenze e comparandole con quelle delle “vittime” della discriminazione
(vedi Tabella 4), si nota immediatamente che sono di più gli studenti che dichiarano di
aver discriminato rispetto a quelli che hanno subito. È più frequente (normale?) essere
persecutori che vittime. Il 16,6% ha discriminato ogni tanto, a fronte di un 11% delle vittime, un 3,4% ha discriminato in molti momenti contro un 3,2% delle vittime e, infine,
un 3,2% l’ha fatto praticamente sempre e un 1% ha sempre subito.
GRAFICO 10. DISCRIMINAZIONE ATTUATA E SUBITA: COMPARAZIONE
DEI VALORI PERCENTUALI (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)
16
16,6%
HA DISCRIMINATO
PERCENTUALE
HA SUBITO DISCRIMINAZIONE
12
8
11,7%
3,4% 3,2%
4
3,2%
1%
0
Ogni tanto
In molti momenti
Sempre
FREQUENZA
Va considerato che esiste un
normale filtro individuale nella
de-codifica di cosa sia un atto
discriminatorio, con il
conseguente rischio di
un’interpretazione soggettiva
diversa di uno stesso evento da
parte degli alunni.
7
52
Anche in questo caso si inserisce la nazionalità come variabile filtro. I dati mostrano una
tendenza concettualmente opposta a quella precedente, in quanto gli stranieri che dichiarano di aver discriminato qualcuno almeno una volta l’anno sono il 24% degli intervistati, mentre gli italiani sono il 23%. Se poi si restringe l’osservazione alle frequenze più alte,
gli stranieri sono percentualmente il doppio, il 10,8% a fronte di un 5,5% degli italiani.
Quindi, se gli stranieri sono i soggetti più a rischio di discriminazione, sono anche
quelli che la agiscono percentualmente di più.
Spostando la domanda su una dimensione più neutra, quella dell’avere visto un atto di
discriminazione all’interno della scuola durante l’ultimo anno 7, aumentano le percentuali che attestano la presenza del problema. Il 70% degli intervistati dichiara di aver assistito, almeno una volta durante l’ultimo anno, ad un atto discriminatorio nella propria scuola. Se si vuole restringere l’informazione solo a coloro che hanno visto perpetuarsi questi
comportamenti con una frequenza più rilevante (le risposte in molti momenti e sempre) la
percentuale rimane comunque considerevole e si attesta al 30%. Ossia quasi uno studente su tre dichiara che gli atti di discriminazione sono quantitativamente molto presenti
nelle scuole italiane. Questi valori confermano in maniera netta ed inequivocabile la
drammaticità di una normalità della discriminazione all’interno della scuola. In questo caso si intende per normale un comportamento che può essere esercitato con evidente libertà, quindi con tacito consenso da parte di molti dei soggetti presenti (fisicamente
o simbolicamente) a vario titolo nel contesto scuola (Tabella 6).
Anche il racconto delle esperienze vissute dagli intervistati come testimoni di episodi di
discriminazione diventa più ricco di dettagli. È evidentemente più facile la narrazione in
terza persona piuttosto che in prima, quali soggetti attivi della discriminazione.
TABELLA 6. DISCRIMINAZIONE A SCUOLA: LA PERCEZIONE
DEGLI ADOLESCENTI (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)
Mai
In pochi momenti
Ogni tanto
In molti momenti
Sempre
Totale
Frequenza
95
168
354
189
94
906
Percentuale
10,5%
18,5%
39,1%
20,9%
10,4%
100%
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì”
I: “Mi racconti cosa è successo?”
R: “Con dei bambini disabili, li prendevano in giro, li mettevano ai lati, gli tiravano
schiaffetti sul collo, e così...”
I: “Da parte di chi?”
R: “Da parte di gente più grande o comunque della sua età o comunque se ne
approfittavano”
I: “Sempre a scuola”
R: “Sì a scuola” (int. 4)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì, sì”
I: “Se sì, mi racconti cosa è successo? Chi ha subito la discriminazione, in che modo e
da parte di chi?”
R: “Era un mio compagno che è nero (risate di sottofondo), due miei compagni di
scuola l’hanno buttato per terra (ride forte, e ride anche l’intervistatrice), dietro al
parco e l’hanno picchiato (ride)”
I: “Come mai è successo secondo te?”
R: “Eh perché lui è di un’altra religione”
I: “Poverino (ride)”
R: “Sì (ride)” (int. 11)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì, mi è capitato, uno della mia classe, che viene discriminato perché è di
origine egiziana, e allora viene sempre preso in giro da dei nostri compagni e
viene sempre picchiato” (int. 21)
I: “Ci potresti raccontare un episodio in cui sei stata presente, dove e quando?”
R: “Ma sì, tipo a scuola capita spesso di vedere dei ragazzi non italiani che vengono
magari presi in giro per la pronuncia della lingua, o per il modo di vestirsi. O anche
ragazze che hanno tagli un po’ strani, o vestiti particolarmente brutti, che vengono
prese di mira e scherzate ripetutamente” (int. 52)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Di solito lo vedo, però nel senso di nazionalità”
I: “Se sì, mi racconti cosa è successo?”
R: “Quella persona è stata presa in giro perché era di nazionalità indiana, che
puzzava, così e lo prendevano in giro in classe, e quando sentono un profumo in
giro sgradevole, dicevano che era stato quell’indiano”
I: “Allora, se sì, mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?”
R: “Allora, le persone che erano presenti in quel momento si divertivano a ridere,
però non si rendevano conto che è una situazione non giusta diciamo” (int. 54)
53
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì, una volta”
I: “Se sì, mi racconti cosa è successo?”
R: “Ma niente, uno della classe continuamente prendeva un mio compagno non
so, e gli spostava tutto, ad esempio prendeva il giubbino e glielo buttava e così, e
diceva anche le parolacce, non so, contro la sua nazione, e basta ecco”
I: “E secondo te come mai è successo?”
R: “Perché è scemo quello, e basta”
I: “E come hanno reagito le persone che erano presenti?”
R: “Beh, son state tutte zitte prima di tutto, tranne che appena sono intervenuto
mi hanno detto bravo bravo” (int. 61)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì, mi è capitato!”
I: “Se sì, mi racconti cosa è successo, chi ha subito la discriminazione?”
R: “Un ragazzo handicap da parte di un mio amico - compagno di classe”
I: “In che modo?”
R: “Lo offendeva pesantemente”
I: “Dove e quando?”
R: “In classe a ricreazione”
I: “Come mai è successo secondo te?”
R: “Perché è troppo malato ed esagera”
I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?”
R: “Ridendo e pigliando anche loro in giro” (int. 117)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “M........! I negri”
I: “Ok, in che modo sono stati discriminati?”
R: “Con parolacce, insulti e pugni (ride)”
I: “Da parte di chi?”
R: “Dai bianchi”
I: “Da parte dei bianchi”
I: “Come ti sei sentito, come hai reagito?”
R: “Era bellissimo”
I: “Come hai reagito?”
R: “Mi sono unito al gruppo”
I: “Secondo te come mai è successo?”
R: “Perché i negri fanno schifo” (int. 59)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sempre!”
I: “Mi racconti cosa è successo; chi ha subito la discriminazione ed in che modo; da
parte di chi; dove e quando e come mai è successo secondo te?”
R: “Sì ... una volta l’anno scorso, quando ... beh si io ho un amico, non è italiano,
viene spesso deriso ed insultato e sfottuto, sia davanti che alle sue spalle, per il
fatto che era di un altra nazionalità”
I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?”
R: “Indifferentemente, anzi alcuni ridevano” (int. 223)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Purtroppo si”
I: “Cosa è successo?”
R: “Praticamente c’era questo bambino di colore alle macchinette, e praticamente
non gli hanno fatto pigliare i biscotti perché i neri non mangiavano biscotti,
dicevano”
I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?”
R: “Hanno reagito in modo indifferente... perché per loro era normale, però poi è
arrivato il mio amico Cim con il cavalletto ...” (int. 243)
54
I: “Hai mai discriminato?”
R: “Sì”
I: “Come ti sei sentito dopo?”
R: “Bene perché è la mia idea”
I: “Credi che si possa fare qualcosa per combattere il pensiero e l’atteggiamento di chi
discrimina?”
R: “No, perché io cioè non lo trovo sbagliato” (int. 252)
Quest’ampia panoramica di episodi di discriminazione, oltre che sottolineare la normalità, gravità e diffusione del fenomeno all’interno del mondo scuola, quindi di una
realtà che dovrebbe essere luogo protetto e di crescita, porta a individuare alcuni contenuti specifici della discriminazione stessa. Alcuni di questi si sono già visti (per esempio i
motivi della discriminazione) altri si vedranno in seguito (per esempio la reazione dei presenti). Altri ancora compaiono ora e sono contingenti all’evento discriminatorio, come il
suo essere anche una presa in giro “alle spalle”: non si discrimina solo di fronte alla vittima, ma la sua esclusione prosegue anche nello sparlare in sua assenza. Altri elementi ancora sembrano essere estemporanei come “l’amico Cim” che arriva con il cavalletto a sistemare la questione discriminazione, una sorta di giustiziere che non dovrebbe trovarsi nella
condizione di essere tale, e che nella sua azione sicuramente non può e non deve diventare esempio di soluzione possibile del problema.
Si riprendono i dati della Tabella 6 risultante dalle elaborazioni dei questionari e, anche
in questo caso, si scompongono le informazioni in base alla Provincia di studio e al genere, considerando solo le risposte che indicano una forte presenza di comportamenti discriminatori (in molti momenti e sempre). La prima osservazione è che il genere non incide
nella visione/percezione di una discriminazione, le percentuali delle ragazze e dei ragazzi
si equivalgono. Invece se si legge il dato in base alla città si ottiene una gerarchia ben definita, che va dal quasi 37% di Milano e Roma al 26,5% di Napoli. È interessante notare
che, a parte l’eccezione di Catania, nel caso delle altre Province, questa gerarchia come
tendenza rispecchia quella della percentuale di stranieri presenti tra gli intervistati.
GRAFICO 11. PERCEZIONE DELLA PRESENZA DI FENOMENI
DI DISCRIMINAZIONE A SCUOLA: COMPARAZIONE DEI VALORI PERCENTUALI DISTINTI
PER PROVINCE (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)
DISCRIMINAZIONE A SCUOLA
35
36,9%
36,9%
30
35,3%
33,1%
32%
25
28,8%
28,3%
26,5%
20
15
10
5
0
Milano
Roma
Catania
Prato
Brescia
Pisa
Venezia
Napoli
La successiva domanda chiedeva agli intervistati che tipo di reazione avessero avuto nel vedere
qualcuno discriminato, e potevano scegliere tra una lista di possibili comportamenti. Da notare, nel grafico riepilogativo, che la domanda prevedeva la possibilità di fornire più di una risposta, considerando che in situazioni diverse si potevano mettere in atto reazioni differenti.
55
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
GRAFICO 12. DISCRIMINAZIONE A SCUOLA:
REAZIONI DEGLI SPETTATORI
30
32,10%
32,10%
31,60%
25
20
15
10
5
9,50%
8,90%
Riferito
ad un adulto
Discriminato
a loro volta
0
Consolato
la vittima
Difeso
la vittima
Indifferenza
REAZIONI DEGLI SPETTATORI
Le informazioni che si ricavano sono riconducibili a due principali modalità di reazione: la difesa/consolazione della vittima da una parte e l’indifferenza dall’altra. Mentre la difesa/consolazione rimanda ad un’accezione positiva di risposta alla discriminazione, preoccupa quel 31% di indifferenza, in una situazione in cui il far finta di niente, il
non schierarsi con la vittima, è un atteggiamento che scivola pericolosamente verso la
compiacenza o la complicità. Assolutamente minoritaria la tendenza a riferire l’accaduto
ad un adulto (informazione che indica anche il livello di fiducia nutrito dai ragazzi verso
gli adulti di riferimento, in quanto soggetti capaci di affrontare il problema). Bassa, ma
preoccupante, la percentuale degli intervistati che da spettatori si trasformano in discriminatori a loro volta: quasi il 9%.
Le stesse due modalità di reazione sono presenti nelle interviste che, anche in questo caso,
esplicitano e dotano di un senso più compiuto quanto emerso dall’analisi dei dati. Le
prime trascrizioni fanno riferimento a reazioni di indifferenza, motivate da un generale
“non me ne frega niente, quindi non faccio niente”. Un disinteresse e un non intervento
dovuti a un non sentirsi coinvolti, in quanto la situazione viene percepita come qualcosa
che non li riguarda, verso cui non si nutre empatia, né comprensione, né condivisione.
Un aspetto che porta a leggere con maggior preoccupazione questi brani è il riferimento
alla reazione personale dell’intervistato. Chi risponde racconta ciò che lui ha fatto, o non
ha fatto, e ne fornisce la sua motivazione, non parla in terza persona, non sente il bisogno, la necessità di nascondere le sue intenzioni dietro una proiezione su terzi. Manca la
vergogna del proprio comportamento, manca quindi un’educazione al rispetto, alla solidarietà, al senso di comunità, anche a un senso del pudore che potrebbe, dovrebbe, indurre ad una pietosa bugia “l’ho aiutato, sono intervenuto, l’ho capito”. Niente di tutto questo, anzi, una sfrontatezza nel dichiarare il proprio disinteresse alle sorti dell’altro, che
non si può spiegare solo con la fase dell’adolescenza e dei comportamenti estremi che la
caratterizzano. La facilità con cui si può dire “non sono intervenuto perché non me ne
frega niente”, quindi non mi importa di un’altra persona, è possibile se si è convinti di
essere supportati nel proprio comportamento, se si pensa che c’è un livello non solo di
accettazione delle proprie affermazioni, ma anche di condivisione e supporto da parte di
un qualche mondo socio-culturale di riferimento (famiglia? Gruppo dei pari? Istituzioni?). Viene in mente quanto scriveva Gramsci, ovvio in un contesto e in un tempo storico diverso e distante, in riferimento agli indifferenti, a chi non parteggia, non prende
posizione.
56
I: “E le persone che discriminavano cosa facevano?”
R: “Si difendevano”
I: “No, quelle che discriminavano”
R: “Ah, prendevano in giro, ridevano”
I: “E le persone presenti, che assistevano alla scena?”
R: “Facevano finta di niente, o al massimo si divertivano” (int. 10)
I: “Come hanno reagito le persone che erano presenti?”
R: “Nada. Non hanno fatto niente” (int. 17)
R: “Un ragazzino è stato preso in giro da altri ragazzi per il suo aspetto fisico,
perché è ciccione”
I: “Da parte di chi?”
R: “Eh, non si può dire è anonimo”
I: “Dove e quando?”
R: “A scuola durante la ricreazione”
I: “Come mai è successo secondo te?”
R: “Perché questa persona è molto timida e non riesce a reagire”
I: “Come hanno reagito le persone presenti?”
R: “Sono rimaste indifferenti” (int. 175)
I: “Come ti sei sentito?”
R: “Non me ne fregava un c.... (ride)”
I: “Come hai reagito?”
R: “Cioè normalmente, cioè. Una volta che non te ne frega niente, non senti
neanche la necessità di reagire” (int. 1)
I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno che è stato discriminato? Magari a scuola...”
R: “Sì”
I: “Hai voglia di raccontarci cosa è successo?”
R: “Sì, che una volta un ragazzo, visto che era di una nazionalità diversa, lo
prendevano in giro”
I: “Te hai reagito? Hai fatto qualcosa?”
R: “No”
I: “Come mai?”
R: “Perché non lo conoscevo e non me ne fregava niente” (int. 21)
I: “Allora, ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?”
R: “Sì, alcune volte, durante alcune lezioni”
I: “E tu cosa hai fatto?”
R: “Eh, mi sono fatto i c.... miei”
I: “Ehm... però come ti sentivi guardando sto fatto?”
R: “Eh, all’inizio mi veniva da ridere, però ripensandoci ho pensato che fosse una
cosa sbagliata” (int. 30)
Ma si apre anche una parentesi di ottimismo considerando le affermazioni di chi, nelle
sue risposte, dichiara di avere avuto una reazione di consolazione e aiuto verso la vittima
della discriminazione. In questo caso il senso di empatia e di vicinanza è la forza motrice
di una reazione che si avvicina all’altro comprendendone il dolore e la sofferenza per
l’esclusione, la presa in giro, le forme di violenza subite.
I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?”
R: “A questa discriminazione?”
I: “Sì”
R: “La ragazza di colore ha iniziato a piangere perché non sapeva come sfogare la
propria rabbia, il proprio dolore insomma. L’altra ragazza invece ha avuto un
atteggiamento di indifferenza però internamente si vedeva la sua sofferenza. I
presenti non hanno fatto altro che reagire, rispondere, far notare la stupidità di
57
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
quelle affermazioni al ragazzo che le aveva fatte, diciamo o alle persone che
pensavano questo della ragazza col velo, diciamo che non c’è stato nessuno che
ha appoggiato, sostenuto le affermazioni di questo ragazzo” (int. 164)
I: “Come reagirebbe ad una esperienza di razzista nei tuoi confronti?”
R: “Io sono credente e quindi anche di fronte ad un’esperienza di razzismo,
chiamiamolo così, cercherei di capire, se è possibile, e di dialogare con questa
persona, se possibile, anche se l’episodio di razzismo è un episodio un po’ forte e
non so come reagirei, però ecco razionalmente cercherei di dialogare”
I: “Di dialogare, di andare incontro alla persona”
R: “È l’unico modo diciamo” (int. 153)
I: “Come hai reagito?”
R: “Per prima cosa vedo se è grave, se è uno scherzo non faccio niente, se si
accaniscono cerco di fermarli, sì, sì cerco di fermarli” (int. 162)
L’ultima domanda del questionario costruisce la graduatoria degli intervistati su chi,
secondo loro, dovrebbe intervenire per contrastare la discriminazione.
TABELLA 7. AGENZIA DI CAMBIAMENTO:
GRADUATORIA DEGLI INTERVISTATI
Agenzia di cambiamento
Famiglia
Stato
Scuole
Amici
Adulti di riferimento
Mass media
Social network
Graduatoria
I
II
III
IV
V
VI
VII
La prima agenzia di cambiamento dei comportamenti discriminatori è la famiglia, seguita dallo Stato e dalle scuole. Molto importanti anche gli amici che, se pure si pongono al
quarto posto, di fatto occupano il terzo insieme alla scuola. Il gruppo dei pari è indicato
ancora una volta come uno “strumento” fondamentale nell’intervento educativo/formativo per gli adolescenti.
Nelle interviste la domanda posta era più aperta e chiedeva a ragazzi e ragazze di indicare quali potessero essere delle soluzioni da mettere in atto per contrastare la discriminazione. Quindi si stimolava un ragionamento più ampio, che andava oltre l’indicazione dei soggetti responsabili di agire, e abbracciava una prospettiva di intervento più
generale. Per questo nelle parole degli alunni si ritrovano ragionamenti complessi che contengono anche il riferimento, per esempio, alla famiglia, allo Stato, alla scuola o alla televisione, ma indicandone anche il contesto e i perché della loro azione.
I: “Cosa faresti contro la discriminazione a scuola?”
R: “Ah. Beh, prima di tutto, la causa principale di questa discriminazione è data
dalla famiglia e per questo la scuola può solo contrapporsi ma non può sostituirla,
comunque non ci dovrebbero essere impiegati appunto che mostrano queste
idee, questa discriminazione in modo da non dare un esempio agli studenti. Il fatto
di vivere otto o comunque sei ore di scuola insieme ad un altro ragazzo che si
considera diverso dovrebbe aiutare appunto a non avere questo blocco mentale
della diversità e quindi della paura, che alla fine la discriminazione è solo una
forma per esorcizzare la propria paura e riguardo a questo l’individuo dovrebbe
essere tranquillizzato”
I: “Grazie per l’intervista” (int. 164)
58
I: “E come pensi che si possa combattere la discriminazione?”
R: “Con l’informazione sui giovani secondo me”
I: “I giovani secondo te come potrebbero essere informati?”
R: “Ad esempio passando nelle scuole, organizzando eventi, oppure anche
semplicemente impedendo che la televisione passi queste cavolate che
discriminano. Ad esempio, faccio un esempio banale, una cosa che a me dà
fastidissimo, quando succede qualcosa, tipo un omicidio un furto o qualsiasi altra
cosa, in telegiornale o anche sul giornale, se è un italiano scrivono un ragazzo
qualcosa, scrivono che è stato commesso un omicidio... se invece c’è stato un
furto fatto da una persona straniera dicono ecco un extracomunitario ha fatto
questo, ecco un rumeno ha fatto questo. Secondo me è sbagliato, sono tutte
piccole cose che andrebbero cambiate” (int. 8)
I: “In che modo si può eliminare la discriminazione?”
R: “Si devono, si deve impedire ai soggetti che promuovono il razzismo di spiegare
le loro idee in televisione, si deve impedire a questi soggetti di espandersi, di
andare nelle scuole, di distribuire volantini, di andare in televisione. Il razzismo si
elimina in questa maniera” (int. 67)
I: “Chi pensi che deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Lo Stato, la famiglia,
gli amici?”
R: “Forse la famiglia, lo Stato, forse tutte le persone o la società, l’organizzazione
che comunque sia nella vita quotidiana hanno un ruolo importante!” (int. 181)
I: “Chi deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Magari persone adulte, la
famiglia?”
R: “Lo Stato ma a quanto pare allo Stato non interessa parecchio” (int. 185)
Oltre a questi soggetti istituzionali, nelle parole degli intervistati sono contenute anche
altre prospettive, altre possibilità di intervento e soggetti coinvolti. In primis le responsabilità individuali riconducibili ad un problema “psicologico” di chi discrimina, quindi
andando oltre la causa che ha prodotto questo “problema”, lo si indica come dato di fatto
e nodo che va risolto.
I: “Credi che si possa fare qualcosa per combattere il pensiero e l’atteggiamento di chi
discrimina?”
R: “Ma secondo me sì, però comunque una persona che tende a discriminare, cioè
essendo consapevole che sta discriminando, è una persona che ha dei problemi
suoi quindi personali, quindi anche magari di tipo psicologico, quindi insomma
bisognerebbe fare un lavoro su queste persone però importante, cioè non basta
un corso a scuola o un discorso di un insegnante” (int. 268)
Sulla stessa lunghezza d’onda i riferimenti, di cui si è già parlato in precedenza, alla necessità di andare incontro all’altro, propendere verso la conoscenza del diverso, oltre che
all’acquisizione della consapevolezza delle conseguenze della discriminazione. Qui compare e ritorna un riferimento alla propria fede come chiave di lettura dell’altro o, meglio,
dell’incontro con l’altro.
I: “Avresti delle idee per contrastare la discriminazione della tua scuola?”
R: “Ce ne avrei tante, ci vorrebbero ore per descriverle tutte, però quella più
fondamentale è quella di accogliere diciamo l’altro pensando che l’altro, anche
cristianamente parlando, negli occhi dell’altro vediamo qualcosa che va oltre l’umano,
vediamo un po’ anche l’idea di Dio, vedere nell’altro anche questo” (int. 153)
I: “In che modo si può combattere la discriminazione?”
R: “Si può combattere cercando di mettersi nei panni della persona discriminata e
vedere cosa si prova, secondo me se la gente provasse quella sensazione non
discriminerebbe più” (int. 83)
59
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
I: “Credi che si possa fare qualcosa per cambiare il pensiero e l’atteggiamento di chi
discrimina?”
R: “È difficile, ma non è impossibile. Comunque con la formazione, comunque
spiegando ai ragazzi che è una cosa sbagliata purtroppo molti lo fanno senza
pensarci. Rendere le persone consapevoli è già un passo avanti” (int. 274)
Ricompare una vena pessimistica collegata a una visione della discriminazione come elemento costitutivo della natura umana, che si può attenuare ma non di certo sconfiggere
in maniera definitiva.
I: “Come si potrebbe risolvere il problema della discriminazione secondo te?”
R: “Io credo che principalmente non ci sia un metodo per risolvere questo
problema perché c’è sin dai tempi antichi ... non ci sono soluzioni, questo io
penso” (int.225)
I: “In che modo si può eliminare la discriminazione?”
R: “Non si potrà mai eliminare fino in fondo, ma si potrebbero limitare i pregiudizi”
(int. 71)
Chiudiamo questa relazione riportando le risposte ad una domanda espressione di un
interesse specifico del progetto “IDEE contro la discriminazione”, quello verso i percorsi
di inclusione sociale degli studenti di origine straniera. Si è chiesto agli intervistati quali
fossero, secondo la loro opinione, le difficoltà che gli studenti stranieri incontrano nelle
scuole italiane. Se stiamo al mero calcolo quantitativo, sono le difficoltà linguistiche
quelle che vengono indicate come il principale ostacolo, all’inizio, di uno studente straniero, perché non consentono la comunicazione, quindi lo scambio e la reciproca conoscenza.
I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno
studente straniero nella scuola italiana?”
R: “Prima difficoltà che non sa parlare italiano, per questo motivo avrai già fatica di
fare conoscenze con le persone che non ti conosceranno bene prima. Tra un po’ i
rapporti con le persone si migliora, perché iniziano a conoscerti, sapere i tuoi
interessi, cosa ti piace, forse avrai degli interessi in comune”
I: “Allora solo la lingua?”
R: “Non solo la lingua, può essere anche la religione, però in Italia non ci sono
problemi con la religione “(int. 1)
I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno
studente straniero nella scuola italiana?”
R: “Penso dipenda anche da dove proviene, cioè uno studente inglese è guardato
con occhio diverso da uno albanese o rumeno. E penso che la difficoltà sia
specialmente nella lingua, perché ho avuto modo di vedere che uno straniero che
parla perfettamente italiano non si capisce che è straniero e non viene
discriminato” (int. 2)
I: “Secondo te, cioè tu quando sei venuto in Italia, ti sei trovato in una classe di italiani,
come ti sei trovato?”
R: “Eh, mi sono sentito escluso...”
I: “E come ti sentivi? Male, bene... cioè, come ti trovavi?”
R: “Male, perché non sapevo la lingua italiana e mi sentivo... i miei compagni non
mi cagavano” (int. 30)
I: “Quali difficoltà ha una persona straniera nel nostro Paese? Ad esempio uno
studente, un giovane operaio?”
R: “Beh, intanto come studente, la difficoltà a farsi accettare dai propri compagni
non è indifferente, perché se si sta male con i propri compagni si rischia anche di
non star bene a scuola e di conseguenza non si riesce a studiare, non si riesce ad
60
essere produttivi e si viene ancora più controvoglia a scuola. E poi ad esempio,
comunque ci sono problemi di base con la lingua, ad esempio magari se una
persona non capisce l’italiano e queste cose qua. Dovrebbero essere persone che
vanno aiutare un attimo, stimolate, e invece non è così nella maggior parte dei
casi”
I: “Chi è che secondo te dovrebbe darsi da fare per attuare qualcosa per fare integrare
gli stranieri, a livello scolastico, nel lavoro...”
R: “Per me non c’è un chi specifico, dovrebbero essere tutti con una responsabilità
crescente in base a quanto potere hanno di farlo. La scuola ad esempio dovrebbe
farlo più di uno studente, che comunque fino ad un certo punto può fare. La scuola
dovrebbe farlo più di uno studente, come la Provincia e come lo Stato dovrebbero
farlo in misura ancora maggiore. Ad esempio c’è una professione che è il mediatore
interculturale, mia sorella è mediatrice interculturale, ed è un progetto, è una laurea
che andava ai tempi, diciamo era, sembrava uno spunto, invece non ci sono i
finanziamenti per i mediatori interculturali, perché il problema di una persona che si
deve integrare o che comunque si sente discriminata, è anche perché comunque ha
una cultura, un modo di fare, usanze differenti, e invece un mediatore interculturale
dovrebbe appunto riuscire a far integrare queste cose, a far capire la nostra cultura,
perché spesso è un problema anche per loro capire come la vediamo noi, per loro
è sbagliato anche come la vediamo noi” (int. 8)
I: “Allora, in base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno
studente di origine straniera in una scuola italiana?”
R: “Intanto la difficoltà ad inserirsi e la paura di non essere accettato all’interno di
una scuola e della società stessa. La paura di essere anche visto in una maniera
non uguale a tutti gli altri anche dai professori e la difficoltà nella lingua credo e...
anche il farsi va beh... diciamo una specie... farsi amicizia che poi in base alle
persone che puoi trovare puoi essere accettato o meno però comunque è una
difficoltà anche quella” (int. 90)
I: “In base alla tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “Va beh, imparare la lingua comunque, quindi anche integrarsi da quel punto di
vista lì, perché se uno alla fine non conosce la lingua, è anche difficile che si integri
in un gruppo di suoi coetanei. Poi le tradizioni, è sempre difficile, difficile accettare
non so l’odore di particolari cibi, caratteristiche non so della religione, comunque,
abitudini, così” (int. 66)
Altro aspetto che emerge è il collegamento tra diversità e tratti fisici degli stranieri, il
loro essere identificabili per caratteristiche somatiche.
I: “In base alla tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “Beh, diciamo che ci sono ancora dei ragazzi che comunque sono razzisti per
colpa delle famiglie che glielo hanno insegnato, e dunque cioè vengono
discriminati per il colore della pelle oppure certi mangiano certe cose che magari,
tipo i mussulmani mangiano le cipolle sanno di cipolle (risate di sottofondo) e ho
sentito anche i professori, cioè i professori che dicono di stare lontani perché
puzzate... così” (int. 65)
I: “In base alla tua esperienza, quali sono le principali difficoltà che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “Boh, dipende di che nazionalità è, perché io non ho nessun problema, anche se
sono straniero, però ci sono altri ragazzi che sono più diversi dagli italiani e sono
più discriminati. Per esempio ragazzi di colore che hanno una cultura molto più
diversa da quella italiana, mentre la cultura albanese, bulgara, serba, russa è molto
più simile a quella italiana e non hanno tanti problemi. Poi dipende da italiano e
italiano, ci sono figli di p...... e ci sono meno figli di p......” (int. 57)
61
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
I: “In base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “Ma dipende, secondo me non è la provenienza, il colore della pelle, il colore
degli occhi a fare, diciamo, a fare di uno un discriminato. È il suo atteggiamento nei
confronti delle persone, quindi magari il suo carattere, un carattere più socievole,
meno socievole, insomma a renderlo discriminato” (int. 268)
Vi è poi un rimando alle difficoltà relazionali, prodotte da una circolarità di azioni-reazioni tra i comportamenti degli stessi studenti stranieri e i pregiudizi dei loro coetanei italiani.
I: “In base alla tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “E beh, uno straniero ha paura sempre di venire discriminato infatti da altre
persone, e tende sempre ad essere da solo, senza... Infatti, quelli di origine
straniera stanno sempre nel loro gruppo” (int. 21)
I: “Allora, in base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno
studente di origine straniera in una scuola italiana?”
R: “Mah difficoltà che appunto c’è questo pregiudizio della discriminazione che
appena uno arriva è la pecora nera della situazione ecco” (int. 91)
I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno
studente straniero nella scuola italiana?”
R: “Che loro hanno il loro modo di fare, che secondo noi è sbagliato e secondo
loro è giusto, se ne approfittano e si comportano in una maniera che a noi non va
niente bene. E tutti quanti vogliono farsi valere e prima o poi ci si becca
insomma” (int. 4)
I: “E in base alla tua esperienza, quali sono le difficoltà principali che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “Allora... l’integrarsi... perché già facciamo fatica noi quando cambiamo scuola... e
loro fanno fatica quanto noi per trovare nuovi amici e inoltre, magari, essendo di
colore, pensano che abbiamo qualcosa contro di loro” (int.80)
I: “In base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “Penso il relazionarsi con gli altri, io penso che uno straniero arrivi in classe e
pensi, io sono diverso quindi non devo interagire con gli altri, io la vedo un po’
così” (int. 143)
I: “In base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno
studente di origine straniera nella scuola italiana?”
R: “Prima di tutto la discriminazione che vi è tra i suoi coetanei penso sia la causa
principale, ma con l’incontro di persone alquanto intelligenti e con pochi
pregiudizi, se avviene questo incontro non dovrebbero esserci problemi con lo
straniero, in certi casi ci potrebbero essere difficoltà con gli insegnanti, questo non
dovrebbe neanche esistere nella scuola italiana in quanto la discriminazione è un
reato comunque è addirittura anticostituzionale, quindi non dovrebbe esistere né
nei ragazzi ma soprattutto né nei professori che sono impiegati pubblici, quindi nei
ragazzi si dovrebbero avviare delle procedure, dei corsi per modificare questa loro
mentalità piena di pregiudizi e di ignoranza, invece coi professori non si dovrebbe
più permettere loro di insegnare ma questo con qualsiasi impiegato pubblico” (int.
164)
Dai brani delle interviste appena riportati si deduce una serie importante e precisa di
ambiti in cui si potrebbe e dovrebbe intervenire per il contrasto alla discriminazione.
Ripercorrendo passo passo i vari passaggi conoscitivi prodotti dalla peer research nel suo
62
insieme, il lettore può ricostruire il quadro problematico del fenomeno della discriminazione a scuola. Emergono cause e responsabilità personali e collettive, si individuano le
caratteristiche più a rischio di discriminazione, si descrivono i modi in cui si esercitano le
forme di violenza discriminatoria e si delineano filoni di intervento. Queste informazioni-stimolo sono come un punto di partenza per chi volesse approfondire ulteriormente il
fenomeno affrontato sviluppando altri ragionamenti e ipotesi interpretative.
63
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
LA VALUTAZIONE
DEI RAGAZZI
Finita la ricerca è il tempo di dare valore e significato a quanto è stato fatto: il sesto
incontro è stato dedicato ad una valutazione degli aspetti positivi e delle criticità riscontrate
durante la peer research.
I.P.S.C.T. Bertarelli, classe II D
(Provincia di Milano)
«Mi è piaciuto perché ci siamo messi a confronto con l’intervistato,
ho potuto ascoltare le sue opinioni»
(Provincia di Venezia)
«L’attività che mi è piaciuta di più sono state le interviste,
perché hanno dato modo di ascoltare diversi punti di vista»
(Provincia di Pisa)
«Mi è piaciuto molto il secondo modulo perché mi sono sentita
più partecipe»
(Provincia di Prato)
64
I.I.S. Carlo Cattaneo, classe III B
(Provincia di Milano)
65
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
66
CONCLUSIONI
Convegno
finale a Pisa
I.TC. Mario Pagano classe II A
(Provincia di Napoli)
Slogan per l'inclusione sociale
(Provincia di Venezia)
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
LE RIFLESSIONI
DEI RAGAZZI
Attraverso i post it i ragazzi e le ragazze hanno espresso le loro opinioni sul percorso
di formazione vissuto insieme.
er
che p nei
o
t
u
i
piac
sente
«Mi ècome ci si l’abbiamo
i,
capirei degli altr concreto, e
o
n
pan o in mod volte se n
fatt e molte nto»
mentrparla solta Pagano,
io
. Mar
apoli)
(I.T.C incia di N
Prov
«PENSIE
R
riflettuto I: abbiamo
ins
esprime
ndo tutt ieme
i ciò che
p
(I.I.S.S. Fensavamo»
or tuny
di Bresc, Provincia
ia)
68
«Dei bei ricordi,
ho
meglio il senso d capito
el
discriminazione» la
(I.P. Bertarelli, P
rovincia
di Milano)
o
E: ci siam
N
IO
Z
N
E
«ATT
ttenzione
prestati agli altri»
gli uni y, Provincia
r tun
(I.I.S.S. Foi Brescia)
d
discrim«IDEE con
proge inazione tro la
tto
è
con m utile per stato un
dimen ente p ragiona
i
delle ticandosi, pù aper ta, re
s
e
che il dute, de er la dura
nostr
i preg
ta
gli str o Paese ha iudizi
a
omos nieri e gli verso
e
(I.I.S.
Car lo ssuali»
Provi
ncia d Cattaneo
,
i Mila
no)
«RIDE
c
R
(I.I.S.Si siamo div E:
e
. For t
uny, P r titi»
di Bre
ro
scia) vincia
DIZI:
«PREGIUesi conto
r
ci siamo un pregiudizio
’è
o
os
di che c elli che mettiam
u
e di q in atto»
cia
y, Provin
n
u
t
r
o
F
(I.I.S.S. i Brescia)
d
«Da
imparat questi incontri h
una di qo molte cose nu o
mai pen ueste è che no ove,
sato
n ho
sentirsi come potevano
le
discriminpersone
at
(I.P. Ber t
arelli, Pre»
di Milan ovincia
o)
che mi è e
a
t
r
o
c
c
oa
dell
«Mi son di discriminare e mi
capitato per vari motivi, e
persone vergognata di mci
sono
esso nona vita
p
s
;
a
s
s
e
st
dell
o conto
rendiam egli altri»
d
Pagano,
io
r
a
M
.
(I.T.C ia di Napoli)
Provinc
«Ho
megli potuto co
Sono o alcuni noscere
st
c
perch ati momenompagni.
é
par te eravam ti prezios
o
c
intere ipando, re noi che, i,
n
(I.I.S. ssanti gli in devamo
C
Provi ar lo Catt contri»
ncia d
a
i Mila neo,
no)
«
abbia Durante il
m
p
dire “ o imparatorogetto
d
aver iscrimin cosa vu
confroe dei preg azione” e ol
iu
n
(I.I.S. ti di una p dizi nei
C
Provi ar lo Catt ersona»
ncia d
a
i Mila neo,
no)
,
opinione
«Libera onfronto.
libero c to tutto!»
ciu
Mi è pia ario Pagano,
(I.T.C . Mia di Napoli)
Provinc
«Divide
gruppi ndoci in dive
socializ ho imparat rsi
(I.P. Be zare con gl o a
i
r tarelli
, Provinaltri»
cia di
Milano
)
che
reso conto e
o
n
o
s
i
M
«
noi viv
ognuno di esperienze
nte le
diversameprova sensazioni
che fa e i. È impor tante
different se sia giusto
chiedersi tarsi in un
compor modo nei
to
determina degli altri»
i
t
confron lli, Provincia
e
(I.P. Ber tar ilano)
di M
«S
sono ORPRESA
:
da stato s
(I.I.S.S i miei comorpreso
p
. For t
uny, P agni»
di Bre
ro
scia) vincia
i
i i giocho
t
u
i
c
a
i
r tat
no p
«Mi so ci hanno po o tutti
perché vare che siamo ha
r
un
ad ossersi e che ogn ccanto a
dive rsonalità; a che si
e
o
tante p , mi è piaciutiflessione
questo sse ad una r
stimola profonda» gano,
ario Paapoli)
M
.
.C
.T
(I
cia di N
Provin
69
70
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
L’ALBERO DEI RAGAZZI
E DELLE RAGAZZE DI BRESCIA
FRUTTI:
COSA CI PORTIAMO A CASA DAI LABORATORI?
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Conoscenza CRC
Esprimere le proprie opinioni senza preoccuparsi del giudizio degli altri
Sorpresa
Risate e “nuovi” amici
Nuovi pareri e idee: UN NUOVO PENSIERO
Tempo per riflettere
Capacità di parlare, saper comunicare
Concretizzazione, nei nostri vissuti, dei diritti
Maggior sensibilità nel guardare l’altro e nell’immaginare come si possa sentire
Apprezzare le diversità e capire le differenze culturali
Eureka!
Non giudicare per ogni minima cosa, imparare a conoscere prima di giudicare
Saper ascoltare
Speranza
Informazione nuova nel nostro percorso di vita!
Conoscere meglio me stesso e gli altri
Una discussione, per quanto difficile possa essere, è sempre utile per riuscire a far
capire agli altri quello che pensi
TRONCO:
QUALI STRUMENTI ABBIAMO UTILIZZATO?
• I pensieri e le esperienze di ognuno
• Attività coinvolgenti per argomento e modalità: parola, disegno,
collage, video, giochi e colori
• Riflettere e ragionare insieme, non mi sono mai impegnata così tanto!
• Abbiamo guardato meglio l’altro
• Ascolto
• Divertimento
• Interviste: capire cosa pensano le persone della nostra età
• Interazione e conoscenza reciproca
• Assemblee di classe
• Il pensiero di ognuno è stato preso in considerazione
RADICI:
I PRINCIPI DELLA CRC
I.T.C. Mario Pagano,
classe II A
(Provincia di Napoli)
•
•
•
•
Principio di non discriminazione
Principio del superiore interesse
Principio di vita e sviluppo
Principio di partecipazione
71
LA
DISCRIMINAZIONE
idee CONTRO
PER DIRE NO ALLA
DISCRIMINAZIONE!
di Carlotta Bellomi
“Straniero è anche chi viene
considerato strano”
Il progetto “IDEE contro la discriminazione” ha permesso di affrontare, negli istituti
secondari di secondo grado, il tema dell’esclusione sociale in Italia. Pur mantenendo l’attenzione sul focus specifico di progetto (i minori di origine straniera), il fenomeno della
discriminazione è stato approfondito nelle sue diverse manifestazioni, permettendo così
una maggiore aderenza ai vissuti degli adolescenti coinvolti. L’affermazione che apre questo paragrafo – insieme ai dati emersi dalla ricerca tra pari – ci ricorda che l’esclusione
deve essere contrastata attraverso una prospettiva più ampia, che vede nel principio di non
discriminazione il suo riferimento più alto.
Attraverso i laboratori proposti, i ragazzi e le ragazze si sono confrontati su un argomento da loro percepito come attuale e allo stesso tempo raramente considerato, anche in contesto scolastico (“hanno portato alla luce problemi di cui non si parla ma che ci riguardano
da vicino perché molto frequenti”). Il percorso di formazione e ricerca è stato costruito a
partire da una visione ampia del fenomeno della discriminazione e dalle esigenze emerse
dai ragazzi coinvolti.
“Affrontando l’argomento esplicitamente
si può eliminarlo poco a poco”
La partecipazione, l’interesse e l’entusiasmo con cui gli adolescenti hanno risposto al percorso formativo ha portato ad una crescita individuale e del gruppo classe che è stata sottolineata in diverse occasioni sia dagli studenti che dai docenti: “ho imparato ad ascoltare”, “ho interagito con compagni con cui prima non avevo mai parlato”, “il progetto ha creato un clima di collaborazione e serenità, caratteristiche basilari per una classe”. A partire dalla
Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ogni gruppo ha ragionato
sulle strategie di inclusione da promuovere in classe, a scuola e nei contesti giovanili di
appartenenza. I manifesti, gli slogan e i pensieri presenti nella pubblicazione sono solo
alcune tracce che testimoniano il lavoro svolto (“mi sono piaciute le attività sulla CRC perché ho scoperto che anche noi ragazzi abbiamo dei diritti molto importanti”).
Il Convegno finale ha permesso a 250 adolescenti delle otto Province partner di confrontarsi sia con i propri pari sia con le istituzioni presenti: grazie ai workshop organizzati da
Save the Children è stato possibile approfondire alcune forme di discriminazione (per il
colore della pelle, l’orientamento sessuale, la lingua o la cultura, le idee o i comportamenti, la disabilità, l’abbigliamento o l’aspetto fisico) ed elaborare un pensiero positivo per il
cambiamento. Ne sono prova gli slogan che sono stati presentati in plenaria (“non giudicare un libro dalla copertina”; “riflettere è tanto laborioso ed è per questo che si giudica, si possono tirare fuori idee anche da una carrozzina”; “impara a conoscere il diverso”; “siamo tutti
uguali pur essendo diversi: gay, lesbiche, transessuali ... non mettete etichette alle persone!”;
“non importa se sei bianco o nero, se sei gentile con me io lo sarò con te”) e il dibattito con i
duty bearer presenti (istituzioni politiche, mondo scuola, Save the Children), a partire
dalle domande sul contrasto alla discriminazione elaborate dagli studenti.
72
“Per la prima volta siamo stati noi
a scendere in campo”
Il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze durante la fase di ricerca ha portato ad una serie di
risultati che qui si vogliono sinteticamente delineare. L’esperienza ha sistematizzato e arricchito quanto sviluppato nel primo modulo formativo, offrendo agli intervistatori la possibilità
di “ascoltare le opinioni e conoscere le storie degli altri”. L’approfondimento tematico è stato
inoltre accompagnato da un “esercizio di empatia” che ha portato all’incontro con l’altro:
“perché ho imparato a rapportarmi meglio con gli altri, ma anche ad ascoltare”, “perché se non sei
mai stato discriminato facendo le interviste capisci come ci si sente”. Infine, la ricerca ha permesso di sensibilizzare altri adolescenti sulle tematiche del progetto: spesso l’intervista e il questionario sono stati, infatti, il pretesto per avviare un confronto sul fenomeno della discriminazione (“perché abbiamo fatto riflettere anche gli altri su ciò su cui avevamo lavorato”).
Le sfide per promuovere l’inclusione sociale
Le conclusioni sono
state elaborate grazie
agli spunti emersi
dalla ricerca tra pari,
dai questionari di
valutazione e dalle
riunioni di equipe/
coordinamento. Sono
riportate in corsivo le
citazioni degli
studenti e dei
docenti.
Alla domanda “Consiglieresti ad un’altra classe di partecipare al progetto” una ragazza
della Provincia di Venezia ha così motivato la sua risposta: “lo consiglierei, per dire ancora
una volta NO alla discriminazione!”. “IDEE contro la discriminazione” ci ha insegnato
che questi “NO” possono essere pronunciati e mantenuti solo se supportati dalle seguenti raccomandazioni e buone prassi:
• Approccio olistico: per promuovere l’inclusione dei minori di origine straniera è
necessario sviluppare un lavoro più ampio che - a partire dal coinvolgimento di tutto
il gruppo dei pari e degli adulti di riferimento - possa incidere sull’humus valoriale e
culturale delle comunità locali. Analizzando i dati della ricerca tra pari, sorprende la
“normalità” con cui sono percepiti gli episodi di discriminazione. È necessario quindi
lavorare trasversalmente sulle molteplici forme in cui la discriminazione si può manifestare, affinché la violenza verso il diverso (sia essa simbolica, psicologica o fisica) non
sia più accettata.
• Approccio integrato: il contrasto della discriminazione necessita di un lavoro di rete,
che valorizzi le specificità delle singole agenzie all’interno di un quadro di intervento
armonico. Avendo come punto di riferimento il contesto scolastico, è quindi auspicabile sostenere percorsi integrati di accoglienza e di inclusione che agiscano su diversi
livelli: da quello educativo nel gruppo classe e tra i pari, a quello relazionale con le famiglie, a quello amministrativo e giuridico per assicurare l’accesso ai servizi e la tutela dei
diritti a ciascun allievo.
• Partecipazione attiva: facendo tesoro dell’esperienza maturata all’interno del progetto, risulta di fondamentale importanza promuovere il principio di partecipazione,
attraverso un significativo protagonismo degli adolescenti e degli adulti coinvolti. Nello
specifico, una valutazione delle conoscenze/competenze dei ragazzi, un’analisi del contesto di intervento e un’individuazione di spazi di co-progettazione sono attenzioni rilevanti affinché sia possibile sostenere gli studenti nei loro percorsi di crescita e di autotutela.
I dati della ricerca e l’esperienza nei 26 istituti con cui abbiamo potuto collaborare
mostrano come la scuola sia un contesto a serio rischio di discriminazione. Allo stesso
tempo, considerando il valore che la scuola – in quanto agenzia educativa – riveste, riteniamo che da essa non si possa prescindere per promuovere il cambiamento sociale che
noi tutti auspichiamo. È quindi proprio dai contesti di educazione formale e avendo ben
presente le raccomandazioni sopra descritte che dobbiamo ripartire per rinnovare “i nostri
NO alla discriminazione”.
73
74
75
Save the Children è la più grande organizzazione
internazionale indipendente che lavora per
migliorare concretamente la vita dei bambini in
Italia e nel mondo. Esiste dal 1919 e opera in 119
paesi per garantire a tutti i bambini salute,
protezione, educazione, sviluppo economico,
sicurezza alimentare e promuovere la
partecipazione di tutti i minori. Inoltre risponde alle
emergenze causate da conflitti o catastrofi naturali.
Save the Children è stata costituita in Italia alla fine
del 1998 come Onlus e ha iniziato le sue attività
nel 1999. Oggi è una Ong riconosciuta dal
Ministero degli Affari Esteri. Da più di 10 anni lavora
in Italia per proteggere i minori, in particolare i
minori migranti; per educare i ragazzi all’uso delle
nuove tecnologie e contrastare la pedo-pornografia
online; per promuovere i diritti dell’infanzia e
combattere la povertà, l’abbandono scolastico e il
disagio. Inoltre lavora per rispondere prontamente
alle emergenze e supportare i bambini e le famiglie.
Il progetto IDEE contro la Discriminazione,
co-finanziato dall’Unione europea nel quadro
del Fondo europeo per l’integrazione di cittadini
di paesi terzi, è promosso dall’Unione delle
Province d’Italia (UPI), in partenariato con le
Province di Brescia, Catania, Milano, Napoli, Pisa,
Prato, Roma e Venezia, in collaborazione con
Save the Children Italia Onlus e con l’assistenza
tecnica dell’Associazione TECLA.
Il progetto ha come obiettivo l’inclusione di
minori provenienti da Paesi terzi e frequentanti
gli istituti scolastici secondari superiori delle otto
Province partner, mediante lo sviluppo di percorsi
educativi e di in-formazione legale, di azioni di
mappatura dei servizi esistenti sul territorio e di
attività di comunicazione sociale.
Per maggiori informazioni sul progetto,
visitare il sito web
www.ideecontroladiscriminazione.it
QUESTA PUBBLICAZIONE
È STATA REALIZZATA NELL'AMBITO DEL PROGETTO
Provincia di Prato
Con l’assistenza tecnica di
In collaborazione con
Scarica

Pubblicazione Progetto