Donne. Vive !
CCRS BNL ROMA via degli Aldobrandeschi 300 Roma 00163 - 29 novembre 2013 - Pubblicazione a cura di Valentino Spinaci
Stampato presso la Societa Tipografica Italia srl, via Sesto Celere, 3 - 00152 Roma. Chiuso in tipografia il 25 novembre 2013
Gli artisti BNL di Roma
insieme per dire
NO al femminicidio
Serata di esibizioni a tema coordinata dal CCRS BNL di Roma
con musica, poesie, letture, danza.
Con il sostegno dell’Associazione Nazionale
Gruppo Donatori Sangue BNL
E il Laboratorio Da tutti i Paesi di Villa Betania
Madrine della serata
Rita Forte e Mariella Nava
Il saluto del Presidente del Circolo
È con una certa emozione unita ad un forte orgoglio che ci ritroviamo stasera qui per condividere
delle sensazioni e, al contempo, riflettere sulla tematica del Femminicidio. Come presentare
questa serata ? Dopo attenta riflessione ho deciso che l’unico modo per evitare banalità e luoghi
comuni fosse quello di condividere con tutti voi presenti in sala, presenza della quale vi ringrazio,
alcune brevi considerazioni di carattere storico/giuridico che possono essere significative e allo
stesso tempo esplicative.
Il femminicidio è una categoria di analisi socio-criminologica delle discriminazioni e violenze nei
confronti delle donne, per la loro appartenenza al genere femminile. E’ dunque la violenza di
genere in ogni sua forma. Nelle società patriarcali l’uomo e gli apparati statali esercitano sulla
donna una forma di controllo, affinché il suo comportamento risponda a determinate aspettative
sociali; il femminicidio rappresenta quindi la risposta estrema e violenta nei confronti di quelle
donne che non rispondono a queste aspettative attraversando ogni epoca, ogni cultura, ogni
luogo.
Vorrei ora pronunciare due parole che unite insieme fanno venire i brividi: delitto.. d'onore
Ebbene il delitto d’onore in dottrina, in molte culture e in molti Paesi, è un tipo di reato che
prende corpo dalla motivazione soggettiva di chi lo commette, ed è volto a salvaguardare (nelle
intenzioni) una particolare forma di onore, o comunque una reputazione, in connessione a taluni
ambiti relazionali come ad esempio i rapporti di coppia, matrimoniali o comunque di famiglia.
L'onore in questo senso inteso, è riconosciuto come un valore socialmente rilevante di cui si può
e si deve tener conto anche a fini giuridici, e se ne parla quindi specialmente in ambito penale
prevedendo le cosiddette attenuanti generiche e/o specifiche, con relativa diminuzione della
pena. La ragione di tale diminuzione di pena deve reperirsi in una “illegittima relazione carnale”
che coinvolge una delle donne della famiglia; e in quanto tale costituisce offesa all’onore.
Ma dove vigono queste norme? In Paesi a noi lontani e sottosviluppati? No, purtroppo, non è
così! E anche in Italia, sino a pochi decenni fa, il commettere un omicidio al fine di salvaguardare
l'onore (ad esempio uccidere la moglie adultera o l'amante di questa o entrambi) era sanzionabile
con pene attenuate rispetto ad analogo delitto di diverso movente, poiché si riconosceva che
l'offesa all'onore arrecata da una condotta "disonorevole" rappresentava una gravissima
provocazione, e la riparazione dell'onore non causava riprovazione sociale.
L’articolo 587 del Codice Penale della Repubblica Italiana così recitava: chiunque cagiona la morte
del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e
nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onore suo o della famiglia, è punito con la
reclusione da tre a sette anni.
Per chiarire fino in fondo la mentalità allora predominante in argomento, va anche sottolineato
che contemporaneamente vigeva l'istituto del "matrimonio riparatore", il quale prevedeva
l'estinzione del reato di violenza carnale nel caso che lo stupratore di una minorenne
accondiscendesse a sposarla, salvando l'onore della famiglia.
Ma quanto tempo è passato in Italia da quando vigevano queste norme? Non tanto. Appena 32
anni. Dopo il referendum sul divorzio (1974), dopo la riforma del diritto di famiglia (1975), e dopo il
referendum sull'aborto (1980), dunque davvero per molto tempo dopo quelle norme e quelle
sentenze, le disposizioni sul delitto d'onore sono state considerate legittime, fino all’abrogazione
giunta con la legge n. 442 del 5 agosto 1981.
Solo oggi con il varo di una nuova legge anti violenza si può davvero cominciare a tentare di voltare
una pagina orribile della nostra società. Una legge come quella recentemente approvata, anche se
suscita discussioni rappresenta un passo importante verso una presa di coscienza collettiva. Credo
che queste considerazioni siano buoni motivi per essere qui stasera. Vi ringrazio di nuovo e auguro
una buona serata a tutti.
Paolo Baldani. Presidente del CCRS BNL di Roma
Donne…..Vive!
Il peso economico del “silenzio” sulla violenza compiuta verso le donne in Italia
è di circa 17 mld l’anno. L’impatto economico è stato calcolato da Intervita
Onlus. Sono stati sommati i costi - sanitari, di consulenza psicologica, per i
farmaci; quelli giudiziari e di ordine pubblico; le spese legali, la mancata e minore produttività lavorativa; il funzionamento dei servizi sociali dei Comuni e dei
centri antiviolenza - derivanti dal fenomeno. Ad essi è stato aggiunto il costo
umano e delle vite distrutte delle donne e delle loro famiglie, pari a 14,3 mld:
una stima effettuata basandosi sulla valutazione economica media usata per
calcolare l’entità dei danni biologici e morali di un incidente stradale da risarcire.
In Italia il tema è purtroppo di attualità. Anche se è stata approvata una legge
contro il femminicidio.
Per contrastare il fenomeno ci vuole un’inversione di tendenza culturale, etica.
Propiziarla è compito delle istituzioni ma anche dei singoli, dei cittadini, delle
imprese, del mondo dell’informazione e della cultura. Su questo impegno devono poter confluire sforzi congiunti. L’ambito aziendale può e deve essere terreno elettivo per concretizzare iniziative utili al riguardo. Per questo il CCRS BNL di
Roma ha organizzato in accordo con la Banca e con le Organizzazioni Sindacali
Aziendali, un evento di riflessione su questo drammatico tema, nei locali aziendali, con musica, canto, danza, poesia, prosa a cura di colleghi BNL artisti, coordinati dal Circolo. L’arte, la sua capacità di trasmettere emozioni e suscitare riflessioni appaiono uno strumento incisivo per portare al centro dell’attenzione i
problemi sul tappeto. Anche l’arte amatoriale può fare da traino per riflettere.
Può offrire spunti per meditare, stimoli visivi ed occasioni per discutere. Partendo dalla performance artistica. Ciò può avvenire in modo particolare se l’artista
protagonista è un collega. E se il pubblico si trova di fronte una persona con cui
condivide la realtà lavorativa Per questo il Direttivo del Circolo ha pensato di
organizzare questa serata.
Valentino Spinaci
Questo opuscolo è stato predisposto allo scopo di conservare una
traccia dell’esperienza di riflessione
sul tema del femminicidio vissuta
grazie al CCRS BNL di Roma il 29
novembre 2013 nello stabile aziendale di via degli Aldobrandeschi
300 . Una data da ricordare perché
introduce un ulteriore modo di fare
Circolo, mai sperimentato in passato, che può o meno trovare il consenso dei colleghi e dei loro familiari.
Il fascicolo contiene i dati sul fenomeno ma anche le parole delle
canzoni cantate e ballate, nonché
quelle dei brani recitati nel corso
della serata. E immagini tratte da
campagne e manifestazioni nazionali e internazionali a difesa dei
diritti delle donne totalmente in
linea con lo spirito della odierna
serata. E’ un semplice ricordo che
ci auguriamo possa essere degno di
essere conservato a memoria di
una scelta di qualità sociale condivisa.
Paolo Baldani
La problematica
Casa delle donne.
Convegno sul femminicidio
del 5 novembre 2013
Gigliola Corduas
Presidente del Consiglio
Nazionale Donne Italiane.
Annamaria Rivera:
antropologa e scrittrice
Dall’ultimo rapporto sul gender-gap si evince che le Filippine figurano al 5
posto nella parità fra i generi, mentre l’Italia è al 71, dopo Cina e Romania;
la maggior parte dei paesi europei è nelle prime posizioni.
Se facciamo riferimento al femminicidio, la metà delle vittime europee è
stata uccisa dal partner o da parenti stretti; la rilevazione analoga
riguardante gli uomini è ferma al 15%.
Riguardo i dati dei femminicidi del 2013 in Italia, dati forniti dal Ministero
dell’interno, si attestano al momento a 150 ca, (83% commessi dal partner
maschile).
Si evince altresì che non c’è una correlazione diretta fra parità dei generi e
femminicidio: nella Svezia, che occupa il 4 posto nella classifica sul gender
gap assistiamo ad un numero crescente di stupri : 1 donna su 4 viene stuprata.
In Finlandia, al 2 posto nella classifica del gender gap, il tasso dei
femminicidi è più alto di quello italiano.
La Iugoslavia si distingueva per emancipazione femminile prima della
guerra civile, ed ha conosciuto l’orrore degli stupri etnici; orrore
nell’orrore della guerra, lo stupro nasconde il desiderio
dell’annientamento della persona donna.
Ci sono varie ragioni che spiegano come nelle società avanzate aumentino
stupri e femminicidi, e non attribuibili alla minaccia di perdita di potere e
dell’idea di possesso sulle donne.
Un’analisi approfondita evidenzia che gli uomini sono spaventati dalle
immagini che le donne hanno assunto, e si vanno a collocare in un
contesto sociale inadeguato, che non fornisce risposte istituzionali che si
adattino al nuovo scenario.
5
Altro modo di guardare al
problema é che la violenza
non è esplosa, ma è
semplicemente emersa;
i dati riferibili al 2006 dicono
che c’è una maggiore
denuncia. Ma a questo punto la violenza di genere è
insita nel modello di società,
è un problema politico,
occorre una visione complessiva per modificarne il
corso, ed occorre operare su
più fronti, non bastano leggi
e pene certe, occorre
effettuare una fattiva azione
di prevenzione, fatto di
dialogo fra i generi, da
instaurare in primis dalle
madri in famiglia e dagli
insegnanti a scuola, perché
il seme del dialogo e del
rispetto delle differenze e
dei diritti germogli e porti ad
una società di rispetto della
diversità ed uguaglianza di
genere.
A cura di
Maria Grazia Ballarotto
La problematica
Riflessioni dal 25° Rapporto Eurispes
La parola femminicidio è quella che l’Eurispes, nel suo ultimo 25° Rapporto Italia, ha scelto per
descrivere il 2012 sotto il profilo della cronaca nera. Segnalando l’esistenza di una media drammatica di una donna uccisa ogni tre giorni. Si moltiplicano gli omicidi familiari e si raddoppiano
quelli di relazione. Gli autori per lo più sono uomini gelosi, depressi, separati, malati. Costoro
nella violenza hanno pensato di trovare la via d’uscita alla loro crisi personale.
I media parlano diffusamente del fenomeno ma forse dovrebbero concentrarsi meno sulle gesta
degli assassini e più sulle vite stroncate delle vittime. Mettere in luce la qualità delle persone uccise. Descrivere lo stato d’animo di chi subisce violenza. Conoscere i lati sconosciuti dei volti che
sono stati cancellati dalla faccia della terra. Ecco, questo potrebbe essere il primo passo di un’operazione culturale volta a stigmatizzare la violenza come soluzione.
L’incidenza degli omicidi familiari cresce e non è più circoscrivibile a particolari territori, fasce d’età, appartenenze sociali. La violenza contro le donne è diventata la prima causa di morte al mondo, più degli incidenti stradali o delle malattie. E anche in Italia le statistiche confermano che non
è azzardato usare la parola femminicidio, come effetto di una società maschilista in crisi che vede
vacillare gli antichi equilibri di ruolo.
L’uscita di libri come Il silenzio degli uomini, di Iaia Caputo e di film come Troppo amore di Liliana
Cavani, denotano la crescente attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno. La ricerca di soluzioni è forse iniziata con il varo della nuova legge, ma non può che proseguire attraverso un’operazione squisitamente culturale, l’unica che può introdurre gli enzimi giusti per riequilibrare a
tutti i livelli i rapporti di genere.
I “motivi” prevalenti degli omicidi familiari
83 ca s i di omicidio di re lazione
Va l ori assoluti e percentuali
Anno 2012 (*)
MOVENTI
GELOSIA
V.A.
Numero di casi
Armi del
delitto
Numero di casi
%
SEPARAZIONE PROBLEMI DI COPPIA
V.A.
V.A.
27
32,4
20
24,0
Arma da
Strangolamento
fuoco
V.A.
26
%
31,4
V.A.
11
(*) Dati parziali
Fonte: Centro documentazione dell’Eurispes
6
%
%
13,2
%
28
V.A.
33,6
Botte
V.A.
%
5
MALATTIA
%
4
4,8
Coltellate o altra
arma
V.A.
6,0
%
26
31,4
ALTRO
V.A.
4
%
4,8
Altro
V.A.
%
15 18,0
Le cifre del Rapporto Eurispes 2013
155 omicidi familiari e di relazione: autori(*) divisi per sesso e grado di parentela
Anno 2012
Va l ori assoluti e percentuali
FAMIGLIARI E DI RELAZIONE
GRADO DI PARENTELA
Coniuge/convivente
Ex coniuge/ex convivente
Genitori
Figli
Fratelli
Altri parenti
Fidanzati/amanti/rivali/spasimanti
Ex fidanzati/ex amanti
Totale
Totale generale
M
38
18
11
15
5
11
14
23
135
AUTORI
%
F
23,7
11,3
6,9
9,3
3,2
6,8
8,7
14,4
6
3
6
2
0
3
2
3
25
%
3,7
1,9
3,7
1,2
0
1,9
1,2
1,9
M
6
3
12
15
1
8
3
3
51
VITTIME
%
F
3,9
38
1,9
18
7,8
5
9,7
2
0,7
4
5,2
3
1,9
1,9
11
23
104
%
24,5
11,6
3,3
1,3
2,6
1,9
7
14,8
160
155
(*) Gli autori sono in numero maggiore rispetto al numero delle vittime poiché in alcuni casi
l’omicidio è avvenuto per mano di più autori.
Fonte: Centro documentazione dell’Eurispes
Donne che lavorano
Secondo l’Eurispes i femminicidi
commessi in Italia sono più
frequenti nell’ordine al Nord
(40%), al Sud (25%) al Centro
(20,5%) nelle Isole (14,5%).
Secondo l’indagine “Se questi
sono gli uomini” di Riccardo
Iacona, nelle zone in cui le donne
lavorano di più e sono quindi più
emancipate e subiscono di meno
cresce il numero di violenze.
L’emancipazione è spesso alla
radice dei drammi familiari e di
relazione. L’uomo non uccide la
donna o la fidanzata che prende il
pugno e tace ma quella che si
ribella, lo denuncia o se ne va.
Rapporto dell’Organizzazione
Mondiale della Sanita
L’Organizzazione mondiale della sanità, analizzando
141 ricerche effettuate in 81 Paesi ha denunciato che
il 35%delle donne subisce nella vita qualche forma di
violenza. Quella perpetrata da mariti e fidanzati
riguarda il 30% delle donne. Il 38% di tuttte le donne
uccise muore per mano dei partner.
La rivista medica Lancet ha scritto che il 15% delle
donne che si fanno curare per fratture ha subito
violenze domestiche nell’anno della denuncia.
Conseguenze della violenza sono depressione,
alcolismo, contrazione di Aids e malattie venere e
ricorso raddoppiato all’interruzione di gravidanza.
I maggiori tassi di violenza si registrano nel sud est
asiatico (38%, Africa (37%) Mediterraneo orientale
( 3/%9 Europa, Russia, Cina e Giappone (25%),
Americhe 30% ma il tasso scende al 23% tra le fasce
7
ad alto reddito.
7
Un paio di scarpe rosse.
Il parere di un uomo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
La violenza verso le donne è un fenomeno
che, pur essendo sempre esistito, sta assumendo in questi ultimi tempi dimensioni
sempre più preoccupanti.
Quello che si viene a sapere, poi, non è che
la punta dell’iceberg in quanto molti drammatici fatti di sangue che si verificano fra le
mura domestiche non vengono neanche denunciati.
Tali accadimenti comportano risvolti anche
sotto il profilo psicologico per cui si usa dire
che ad ogni violenza fisica i carnefici vengono per la donna automaticamente moltiplicati. Come noto la Polizia di Stato e soprattutto i Carabinieri sono forniti di personale (medici, psicologi, ecc.) altamente qualificato per l’opportuna delicatezza dei casi
specifici. Ciononostante la donna che ha subito violenze rivive purtroppo, nuovamente,
il dramma al momento dell’interrogatorio
davanti al tutore dell’ordine e/o quando deve essere sottoposta alle visite mediche di
rito.
In definitiva, il trauma non è una cosa temporanea ma diventa un problema per tutta
la vita della vittima al punto che in qualche
caso lei stessa tende a colpevolizzarsi
(quando non sono addirittura gli altri che la
colpevolizzano).
Questo genere di reato risulta, da dati statistici così in aumento che in questi ultimi
tempi è stato coniato il vocabolo
“femminicidio” ed il simbolo di tali terribili
delitti è un paio di scarpe rosse da donna.
Di sicuro la legge entrata in vigore in questi
giorni, fra cui le nuove norme sullo stalking
e quelle sull’irrevocabilità della denuncia da
parte della donna, in caso di violenza o di
gravi minacce, rappresentano sicuramente
un passo in avanti verso la soluzione del problema.
La problematica
La citata Legge potrebbe essere però ulteriormente migliorata: ad esempio si poteva
anche prevedere un percorso psicologico
per gli uomini che sono accusati di stalking
e/o violenza al fine di insegnare loro che
l’amore non è gelosia, possessività e carnalità: il vero amore è principalmente rispetto
e stima.
C’è da considerare inoltre che L’Italia è abbastanza indietro nella materia in confronto con altri paesi europei.
E’ assodato infatti che circa il settanta per
cento delle donne italiane risultano economicamente a carico dei rispettivi coniugi e
pertanto, prima di denunciare, esitano in
modo marcato per non avere problemi di
sussistenza.
L’argomento è comunque molto delicato in
quanto potrebbero verificarsi anche dei
ricatti verso gli uomini da parte di alcune
donne nei casi in cui fossero loro, invece, le
malintenzionate.
Pur nell’assoluta certezza che il fenomeno
sia da esaminare attentamente non si parla mai abbastanza dei molteplici rimedi per
ovviare al problema della violenza sulle
donne.
La problematica
Fino a che infatti si andrà a parlare unicamente della (peraltro giustissima) punizione
dell’uomo colpevole, non si arriverà mai a
risolvere la situazione nella sua globalità.
Occorre pertanto un radicale cambiamento
di mentalità. Se si effettua, in particolare
un’attenta disamina si osserva che da sempre, quasi inconsciamente, la figura della
donna viene accostata all’immagine di un
corpo più che ad una mente e ad un’anima.
E questo è uno dei primi errori fondamentali
da dover eliminare. A ciò si deve aggiungere
che, da qualche tempo, l’evoluzione ed il
progresso hanno portato una notevole variazione dei costumi
Si consideri che fino alla seconda guerra
mondiale in Italia il genere femminile non
andava neanche a votare mentre dagli anni
cinquanta in poi e soprattutto nel periodo
successivo è aumentata la consapevolezza
della donna del proprio ruolo nel lavoro,
nella famiglia e nella società.
Il maschio, invece fondamentalmente non è
cambiato molto e questa evoluzione ha causato in lui dei traumi psicologici non indifferenti. Basta confrontare, in merito, le migliori performances scolastiche delle femmine
rispetto all’altro sesso in questi ultimi anni.
Quale il rimedio a questo punto?
Innanzitutto, premesso che il maschio è naturalmente programmato, come in quasi tutto il
regno animale, ad avere forti pulsioni verso
l’altro sesso al fine della prosecuzione della
specie (e guai se così non fosse), è sbagliato
che fin da piccolo venga educato ad una certa
forma di aggressività. Meglio sarebbe se gli si
insegnasse la buona creanza ed il rispetto verso tutti.
Forse non sarebbe male anche un mezzo passo indietro da parte della cosiddetta “altra
metà del cielo”. Ad esempio, in certe occasioni, la donna dovrebbe avere un atteggiamento da un lato, meno “stimolante” e dall’altro
un po’ meno aggressivo nei confronti dell’uomo. Questo in quanto il maschio in alcune
circostanze rimane spaventato (o turbato) e,
paradossalmente, chi ha paura a volte diventa violento.
Infine, nel recentissimo periodo, la cosiddetta “crisi finanziaria globale” ha peggiorato
ulteriormente la situazione in quanto molte
delle violenze che avvengono sono dovute a
stress riconducibili a difficoltà economiche.
Inoltre ha fatto scalpore un recente terribile
fatto di cronaca: un individuo di trentasei anni, incensurato e, a quanto si è potuto sapere,
senza problemi di tossicodipendenza, ha ucciso una ragazza di ventotto anni che faceva
jogging nel parco. Nel confessare il delitto ha
dichiarato di essersi preparato un piano
(tragicamente poi degenerato) al fine di rapire la prima persona di sesso femminile che gli
fosse capitata per poterne chiederne il riscatto.. Pertanto, come si può tristemente
notare, è sempre la donna la vittima designata dall’uomo in quanto la convinzione di usare
la forza bruta verso il “sesso debole” è difficile da sradicare.
Angelo Brasi
Pensionato BNL
La problematica
I dati forniti dal sito www.stopalfemminicidio.it
In 111 Paesi del mondo le donne uccise sono state 44 mila ogni anno (la statistica racchiude dati
relativi gli anni che vanno dal 2003 al 2009). Si tratta di un dato attraverso il quale è stato stimato
che le donne vittime di femminicidio nel mondo si attestano intorno ad una cifra pari a 66 mila.
In percentuali: il 17% degli omicidi intenzionali sono passibili di essere classificati come femminicidio. A portare la bandiera nera del primato sono i seguenti paesi: El Salvador, Guatemala, Giamaica e Sud Africa. In questi paesi, tanto per dare la misura dell’incidenza del fenomeno, si registrano dieci casi ogni 100 mila donne, che – per rendere più leggibile il dato – rappresentano 5
volte le percentuali complessive di omicidio nelle Nazioni dell’Europa occidentale.
Nel 2012 il World Economic Forum ha compilato un’analisi che attesta l’Italia in fondo alla classifica dei Paesi analizzati sul parametro della disparità di genere. Lo stivale si attesta all’80esimo
posto nel mondo, sorpassato nella classifica da Ghana, Kenya, Botswana e Perù. E proprio da qui
il germe di quel fenomeno che agita non solo le cronache e la coscienza collettiva, ma anche formalmente il CEDAW (Convention on The Elimination of All Forms of Discrimination against Women) che ha richiamato l’Italia insieme col Messico a un’attenzione mirata ed efficace.
In Italia il fenomeno della violenza sulle donne si consuma prevalentemente in ambito domestico
e l’assetto legislativo del Paese risulta insufficiente poiché è frammentario e nel grande numero
delle volte non applicato nella maniera più adeguata.
Nel nostro paese il fenomeno del femminicidio è difficile da delineare: vuoi per la resistenza culturale all’accettazione di tale declinazione, vuoi per la mancanza effettiva di dati sensibili e aggiornati (manca un osservatorio dedicato che possa mettere a sistema statistiche e impatto delle
contromisure messe in atto dal Governo). Le ultime considerazioni statistiche fatte in Italia sul
fenomeno delle violenze di genere risalgono al 2006 e sono un’opera dell’ISTAT: in Italia sono 6
milioni e 743 mila le donne dai 16 ai 70 anni vittime di violenza sessuale, 3 milioni e 961 mila le
vittime di violenza fisica.
A muoversi sul fronte della sottomissione degli accadimenti di femminicidio alle statistiche è stata la Casa delle Donne di Bologna che ha rilevato un’incidenza del fenomeno in escalation: dal
2005 al 2012 sono 900 le donne uccise. Il Diparimento delle Pari Opportunità ha creato uno strumento di contrasto nella forma di un numero verde antiviolenza: il 1522. Si tratta di una linea
diretta con la rete nazionale antiviolenza e la rete dei centri sul territorio. Per un consiglio, un
ascolto o un intervento mirato.
10
Lo spettacolo
Lo spettacolo si apre riprendendo
le ultime battute del
monologo di San Valentino
recitato al festival di Sanremo
dall’attrice Luciana Littizzetto
(nella foto)
In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia,
amante, sorella, ex. Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per
forza, quel luogo magico in cui tutto è amore. La uccide perché la considera una sua
proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di
vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro. E noi che siamo ingenue
spesso scambiamo tutto per amore, ma l'amore con la violenza e le botte non c'entrano un tubo. L'amore, con gli schiaffi e i pugni c'entra come la libertà con la prigione. Noi a Torino, che risentiamo della nobiltà reale, diciamo che è come passare dal
risotto alla merda. Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell'hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama male. Non è
questo l'amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo
subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un
quarto. L'amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi
sulla faccia. Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? No. Ne abbiamo una sola.
Non buttiamola via."
Lo spettacolo
Roma.1612
Roma 1612 : una donna dalla bellezza seducente e dal volto fiero
si avvia con passo deciso verso
una sala di Tribunale già consapevole delle torture cui dovrà resistere e che dovrà subire per provare che quel che sta per pronunciare è il vero. E la verità che serba nel ricordo è davvero una verità scottante, specie per l’epoca. Lei è Artemisia Gentileschi,
donna destinata a imprimersi
nella storia per il suo coraggio e
Autoritratto come allegoria della Pittura,
1638-39
Royal Collection
Windsor
La storia di
Artemisia
Gentileschi
La giovane donna non ha potuto sporgere la pesante denuncia in prima persona ma ‘osa’ confermarne la veridicità davanti ad un tribunale maschile e rigido ma soprattutto almeno
in parte prevenuto. Lei è bella e ne è forse consapevole, è
una tentazione. Ma è ferma e decisa. Artemisia è figlia di
Orazio Gentileschi, celebre pittore dal carattere complesso,
amico di alcuni dei più noti e ‘dannati’ artisti dell’epoca (uno
fra tutti? Caravaggio!).
Nel lontano 1600, nella Roma papalina, non tacque, non frenò la sua delusione né il suo dolore e rivendicò il suo diritto di
vedere punito quell’amico fidato che forse già da tempo la
guardava con intenzioni oscure. Artemisia ha una grande arma: il suo talento. Il padre, fin da quando era una bimba, l’ha
istruita all’arte pittorica, l’ha portata con sé ad ammirare per
le strade di Roma le meravigliose opere dei grandi maestri
dell’arte, le ha insegnato a macinare e mescolare i pigmenti, a
ricreare gli effetti di luce e ombra, a posare davanti al suo
sguardo severo di padre ammirato, fiero e inquieto.
Così Artemisia ci parlerà di sé, delle moleste attenzioni degli
uomini, della violenza subita forse con la complicità familiare
e lo farà attraverso la sua voce più chiara e potente: attraverso la sua arte.
nella storia dell’arte per il suo
spiccato talento pittorico. .Il
pittore Agostino Tassi, amico del
padre, ha abusato di lei, prendendola con la violenza e, ancor
più umiliante, non l’ha sposata,
rendendola così una donna priva
di ogni buona prospettiva futura,
una vergogna, una creatura senza
alcuna dignità, una trappola per il
padre, una terribile offesa per
l’onore di famiglia. Artemisia la
puttana.
Riflessioni
“Ma attorno deve
cambiare quella
cultura che vuole
la donna (ancora
oggi) inferiore nel
mondo del lavoro,
sottopagata, rifiutata o demonizzata
a volte perché libera nelle sue
scelte. Solo così si
può sconfiggere la
violenza, da qualsiasi parte provenga e nelle mille
forme in cui si
genera, dalla più
sottile e banale
fino alla più terribile”.
12
Lo spettacolo
Canzone
del maschio
e della femmina
di Pablo Neruda
New Delhi.2012
India, New Delhi. Dicembre 2012, gruppi di donne urlanti dai vestiti colorati si raggruppano per le
strade tenendo alti e con fermezza cartelli accusatori.
Sono stanche, stanche dell’ennesimo stupro lasciato impunito. Una vittima, la più recente di
tante, ha solo 23 anni ed è ricoverata in terapia
intensiva: quattro interventi chirurgici non son
ancora bastati a salvarle un intestino quasi completamente lacerato. Ma non è la sola.
Pochi giorni dopo è una bambina di dieci anni a
morire dopo uno stupro e Nuova Delhi non fa che
confermarsi come la città incubo per una donna,
la città ove ogni anno una quantità enorme di
stupri vengono sì denunciati ma restano poi impuniti a lungo.
Il risultato? La violenza contro le donne si scatena
con totale libertà, la legge non è temuta, la coscienza sembra spegnersi come fiamma di candela colpita da un vento forte. E le donne di N. Delhi
iniziano a ribellarsi.
13
ll frutto dei secoli che
spreme il suo succo
nelle nostre vene.
La mia anima che si
diffonde nella tua
carne distesa per
uscire migliorata da
te, il cuore che si
disperde stirandosi
come una pantera, e
la mia vita, sbriciolata,
che si annoda a te
come la luce alle
stelle!
Mi ricevi come il vento
la vela.
Ti ricevo come il solco
il seme.
Addormentati sui miei
dolori se i miei dolori
non ti bruciano,
legati alle mie ali,
forse le mie ali ti
porteranno, dirigi i
miei desideri, forse ti
duole la loro lotta.
Tu sei l'unica cosa che
possiedo da quando
persi la mia tristezza!
Lacerami come una
spada o senti come
un'antenna!
Baciami, mordimi,
incendiami, che io
vengo alla terra solo
per il naufragio dei
miei occhi di maschio
nell'acqua infinita dei
tuoi occhi di
femmina!
Lo spettacolo
Susanna e i vecchioni
Questo quadro è ispirato ad un episodio biblico già tante volte rappresentato. Nel Testo Sacro si narra che la bella Susanna venne un
giorno notata da due vecchi mentre era intenta a lavarsi. I due, resi
folli di piacere e desiderio, cominciarono allora a importunarla minacciandola di accusarla come adultera se non si fosse concessa, se
non avesse ceduto alle loro avances. Ma Susanna rifiutò subendo
così un’accusa pubblica da parte dei due vecchi giudici. Ormai condannata ingiustamente e arrendevolmente pronta a morire, un giovane di nome Daniele, ispirato dal signore, ne prese all'improvviso
e con vigore le difese ed invitò tutti ad indagare la situazione prima
di una qualunque accusa.
Riflessioni
Susanna e Artemisia
Susanna è innocente, Susanna ha di
nuovo il suo onore, Susanna non è
un’adultera. Artemisia diventa Susanna, una Susanna dalla pelle chiara,
dai bellissimi capelli che le scendono
lunghi su una spalla, il capo piegato e
voltato a non incrociare lo sguardo
dei due
uomini, le sopracciglia
serrate in un’espressione di fastidio,
la bocca contratta in una smorfia di
rifiuto.
Fragile e decisa.
E’ forse il modo più diretto di Artemisia di denunciare la violenza subita.
Per non arrendersi, per non finire
come tante donne prima e dopo di
lei con accuse infamanti, additata
dalla società come donna poco
perbene o addirittura ….Strega.
14
Artemisia è diventata una donna modello, con un
atteggiamento rivoluzionario per l’epoca. Ebbe
infatti il coraggio di uscire dagli stretti ed ambigui
legami e del pressante controllo del padre per
andare nella splendida Firenze dove fu apprezzata
per il suo talento, raro esempio di successo in un
mondo quasi tutto maschile.
E in India oggi, cosa succede? È la prima volta che
un caso di stupro suscita un'indignazione così
generalizzata. E per la prima volta il dibattito sulla
violenza sessuale è andato oltre i gruppi di donne
o di attivisti sociali per coinvolgere la
“mainstream India”. Certo, stiamo parlando di
India urbana: ma quelle proteste, quasi un esercizio di catarsi collettiva, sono il segno di cambiamenti profondi in corso nella società indiana.Ovviamente lo stupro non è cosa nuova in India,
come del resto in tutto il mondo.
Né è solo un fenomeno urbano: “Lo stupro è ovunque. Avviene nelle case, in famiglia, nel vicinato,
nelle stazioni di polizia, nelle città, nei villaggi: e la
sua incidenza è in aumento tanto più la società
cambia, e cambia il ruolo delle donne scriveva
Urvashi Butalia, scrittrice e fondatrice della casa
editrice Zubaan (su The Hindu, 25 dicembre 2012).
La novità forse è che la percezione della violenza
sessuale ha cominciato a cambiare.
Sally di Vasco Rossi
Alda Merini
Vasco Rossi
QUELLE COME ME di Alda Merini
Quelle come me regalano sogni,
anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’Anima,
perché un’anima da sola
è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano
ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore
rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e,
quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
E quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere
giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo
alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle
cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare,
senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che,
in cambio,non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che,
nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…
Sally cammina per la strada senza nemmeno….
….guardare per terra
Sally è una donna che non ha più voglia
….di fare la guerra
Sally ha patito troppo
Sally ha già visto che cosa….
“ti può crollare addosso”!
Sally è già stata “punita”…
per ogni sua distrazione o debolezza…
per ogni “candida carezza”…
“data” per non sentire….l’amarezza!
senti che fuori piove
senti che bel rumore…
Sally cammina per la strada sicura
senza pensare a niente!
….ormai guarda la gente
con aria indifferente…
….sono lontani quei “momenti”…
quando “uno sguardo” provocava “turbamenti”..
quando la vita era più facile…
e si potevano mangiare anche le fragole….
perché la vita è un brivido che vola via
è tutt’un equilibrio sopra la follia….
……….sopra follia!
senti che fuori piove
senti che bel rumore…
Ma forse Sally è proprio questo il senso…il senso…
del tuo “vagare”…
forse davvero ci si deve sentire….
alla fine….un Po’ male!….
Forse alla fine di questa “triste storia”
qualcuno troverà il coraggio
per affrontare “i sensi di colpa”…
e cancellarli da questo “viaggio”….
per vivere davvero ogni momento…..
con ogni suo “turbamento”!….
e come se fosse l’ultimo!
Sally cammina per la strada…”leggera”…
ormai è sera…
“si accendono le luci dei lampioni”…
“tutta la gente corre a casa davanti alle televisioni”..
ed un pensiero le passa per la testa
“forse la vita non è stata tutta persa”…
forse qualcosa “s’è salvato”!!…
forse davvero!…non è stato “poi tutto sbagliato”!
“forse era giusto così!?!”….
forse ma forse ma si….
cosa vuoi che ti dica io
senti che bel rumore
15
LO STUPRO
Franca Rame disse di aver
preso il racconto da una
testimonianza che aveva
letto su Quotidiano Donna.
In realtà aveva subito uno
stupro in prima persona:
la sera del sera del 9 marzo del 1973, a Milano, fu
caricata su un furgone,
torturata e violentata a
turno da cinque uomini.
C’è una radio che suona… ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che
c’è qualcuno che canta.
Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore… amore…
Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena… come se chi mi sta dietro tenesse l’altro
appoggiato per terra… con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario.
La sinistra in particolare.
Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello
che mi sta capitando. Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce… la
parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza… Dio che confusione!
Come sono salita su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo l’altra dietro la
loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso?
Non lo so. È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare… è
il male alla mano sinistra, che sta diventando davvero insopportabile.
Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata.
Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena… s’è seduto
comodo… e mi tiene tra le sue gambe… fortemente… dal di dietro… come si faceva anni fa,
quando si toglievano le tonsille ai bambini. L’immagine che mi viene in mente è quella.
Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco cosa mi
stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte.
Perché la musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido. Oltre a quello che mi tiene,
ce ne sono altri tre.
Li guardo: non c’è molta luce… né gran spazio… forse è per questo che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta.
Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano? Sta per succedere qualche cosa, lo sento… Respiro a fondo… due, tre volte. Non, non mi snebbio… Ho solo paura…
Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso
delle sigarette. Stanno aspirando profondamente. Sono vicinissimi.
Sì, sta per succedere qualche cosa… lo sento.
Lo spettacolo
Due poesie
di Gabriella Gianfelici
Da “L’angolo della vita”
“ Non chiedo
di piegarti al suono del desiderio
né di essere ciò che non puoi
ma di riemergere dall’assenza del mondo
e trovare una sola fessura
lasciata dal legno del tempo.
Intanto conto il sudore della paura
e mi spengo:
corpo che non ritorna
neanche geme
e non si ritrova…….”
…” Il dolore mi ha dato la forza
di non dormire
una notte dopo l’altra
ma di scrivere nell’insomma:
sulla vita”….
Gabriella Gianfelici
ha pubblicato
cinque libri di
poesia ed è
presente in
antologie e lavori
collettivi.
Ha curato tra
l’altro l’antologia
“Unanimemente”
il cui ricavato
andrà a progetti
contro la violenza
sulle donne.
Dall’Antologia “Unanimemente”
Zona Edizioni 2012
Non sono lo spiegamento
di forze all’apparire del chiaro.
sono lo stento della luce che
s’abbraccia di riflesso nell’ombra
e sono quell’ombra delle catene
che tenevo ai polsi.
Sono lo stralcio
e lo spettro la falce e lo specchio
di ogni atroce verità di ogni grido
interrotto di ogni strappo corrotto
di tutti i diritti violati
di tutti i gesti marchiati”.
Chiamatemi Strega!
Non importa chi sono.
Non importa come mi chiamo.
Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella.
Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita,
dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima,
sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto,
sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche,
sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella!
Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia,
ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre,
ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega. Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra,
sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale..sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista
e… folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso,
perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni
di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.
Strega ! di Franca Rame
Non possiamo nasconderci che sul
fenomeno del Femminicidio, c’è
bisogno di denuncia sociale, di far
urlare le voci delle vittime, di
sostenerle con leggi appropriate: ma
soprattutto c’è bisogno di educare le
nuove generazioni alla non violenza e
al rispetto.
Ed è per questo che “i ragazzi di
Aladdin”, i ragazzi che hanno dato
vita lo scorso anno ad un
Musical organizzato dal nostro
Circolo e che è un messaggio di
speranza e di amore, vogliono
proporci stasera la loro chiave di
lettura del Femminicidio attraverso
una pillola del loro spettacolo
Lo spettacolo
L’ amore in tutte le favole trionfa sempre sulla violenza.
Peccato che ciò non avvenga anche nella realtà.
Questa è la storia di Jasmine, figlia del sultano di Agrabah, principessa fuori dal comune,
intelligente e indipendente che non ama la vita di corte con le sue etichette e imposizioni
e che vorrebbe poter uscire dal palazzo e vivere a modo suo, come vorrebbero e
dovrebbero fare tutte le donne.
Un giorno, dopo l’ennesima richiesta forzata di matrimonio, Jasmine decide di fuggire.
Non ne può più di questa forma di violenza. Vuole essere libera di vivere la sua vita di
donna in modo sano e consapevole. Non essendo però mai uscita da palazzo,
la principessa si mette subito nei guai, regalando una mela a un ragazzino senza averla
pagata e ricevendo così le accuse di furto da parte del mercante.
Ma il ragazzino furbo e intraprendente, Aladdin, l’aiuta a scappare e la conduce con sé
nel suo cadente rifugio; i due ragazzi entrano subito in sintonia. Le guardie però li
trovano e arrestano Aladdin accusandolo di rapimento. Jasmine allora, che non aveva
ancora rivelato al ragazzo la sua vera identità, si mostra per quella che è per
salvarlo. Dopo varie peripezie Aladdin riesce a convincere Jasmine a fare un giro sul suo
tappeto magico. Jasmine rimane incantata dalla visione di quel mondo che in realtà non
ha mai conosciuto.
“Il mondo è mio”
Aladdin: Ora vieni con me
Verso un mondo d'incanto
Principessa è tanto
Che il tuo cuore aspetta un sì.
Quello che scoprirai,
E' davvero importante.
Il tappeto volante
Ci accompagna proprio lì.
Il mondo è tuo,
con quelle stelle puoi giocar.
Nessuno ti dirà
Che non si fa.
E' un mondo tuo per sempre.
Jasmine: Il mondo è mio,
è sorprendente accanto a te.
Se salgo fin lassù,
Poi guardo in giù
Che dolce sensazione nasce in me
Aladdin: C'è una sensazione dolce in te
Jasmine: Ogni cosa che ho,
Anche quella più bella
No non vale la stella
Che fra poco toccherò
Il mondo è mio
Aladdin: apri gli occhi e vedrai
Jasmine: Fra mille diamanti volerò
Aladdin: la tua notte più bella
Jasmine: Con un po' di follia e di magia
Fra le comete volerò,
Aladdin; il mondo è tuo
Jasmine: Un corpo celeste sarò
Aladdin: La nostra favola sarà
Jasmine: Ma se questo è un bel sogno
Duo: Non tornerò mai più', mai più laggiù,
E' un mondo che appartiene a noi.
Aladdin: Soltanto a noi
Jasmine: Per me e per te
Aladdin: Ci aiuterà
Jasmine: Non svanirà
Aladdin: Solo per noi
Jasmine: Solo per noi
Qui accanto alcune foto scattate
durante il Musical Aladdin presentato
l’anno scorso al Teatro Euclide
Un sussulto
di Maria Gisella
Catuogno
Un sussulto, concediti un sussulto
di dignità, di misericordia:
non sono carne da godere o da macello
sono creatura, come te
contraddittorio impasto
di cielo e di terra, di miele e di dolore.
Devi accettarmi, non plasmarmi
-come argilla il vasaiosono pesanti le tue mani
magli che illividiscono
e spaccano la pelle, aprono rivoli
di sangue, lacrime ed orrore.
Non appartengo a te
né a nessun altro, sappilo:
io sono della stessa materia delle stelle
degli acini che si gonfiano nel grappolo
della linfa che vivifica i tronchi
e fiorisce gemme a primavera.
La mia anima è ovunque, credilo:
nelle maree lievitate dalla luna
nei movimenti delle posidonie
sui fondali nel frullìo d’ali degli uccelli
nel vibratile sussurro della neve.
Non è forza la tua, è solo debolezza
vigliacca, che m’umilia e t’umilia
che recide ogni filo della trama
tessuta un giorno insieme.
Perché l’anima, sai, non si possiede
non si possiede mai.
E questo corpo su cui cantasti
un giorno, forse, una canzone d’amore
è diventato una sfida e una prigione.
E’ sbocciato l’odio nel mio cuore
e lo coltivo come fosse un fiore.
E mi ripeto che questa non è vita
è un cadavere senza sepoltura
un incubo perverso e allucinante
l’inferno, senza averne colpa.
In nome di ogni donna
Historia d’un amor
Non sei più accanto al mio cuore
Nell'animo ho solo solitudine
E se non posso più vederti
Perché Dio ha voluto che ti amassi
Per farmi soffrire di più?
Sei sempre stata la ragione del mio vivere
Adorarti è stata per me una religione
Nei tuoi baci io trovavo
Il calore che mi portava
L'amore e la passione
È la storia di un amore
Come non ce ne sono uguali
Che mi ha fatto capire
Tutto il bene, tutto il male
Che ha dato luce alla mia vita
Ma spegnendola subito dopo
Che vita buia
Senza il tuo amore non vivrò
Sei sempre stata la ragione del mio vivere
Adorarti è stata per me una religione
Nei tuoi baci io trovavo
Il calore che mi portava
L'amore e la passione
È la storia di un amore
Come non ce ne sono uguali
Che mi ha fatto capire
Tutto il bene, tutto il male
Che ha dato luce alla mia vita
Ma spegnendola subito dopo
Che vita buia
Senza il tuo amore non vivrò
Sei sempre stata la ragione del mio vivere
Adorarti è stata per me una religione
Nei tuoi baci io trovavo
Il calore che mi portava
L'amore e la passione
È la storia di un amore
Come non ce ne sono uguali
Che mi ha fatto capire
Tutto il bene, tutto il male
Che ha dato luce alla mia vita
Ma spegnendola subito dopo
Che vita buia
Senza il tuo amore non vivrò
Sei sempre stata la ragione del mio vivere
Adorarti è stata per me una religione
Nei tuoi baci io trovavo
Il calore che mi portava
L'amore e la passione
di Mariella Nava
Mi dica il nome ed il cognome tutte le generalità,
la residenza, abbia pazienza, si segga un attimo qua.
Vuole qualcosa, un sorso d’acqua? Ritrovi lucidità.
Riprenda fiato e pensi bene a ogni parola che dirà…
Da quanto tempo e quanti figli? Lui che lavoro fa?
Spesso ubriaco, certo, è un dettaglio ma che rilievo non ha.
E perché adesso? Quando ha deciso? Perdoni la curiosità.
Ha testimoni o è qui da sola? Certa di dire la verità… la verità?
In nome dell’amore e della forza che mi ha portata fin qua
In nome del coraggio e di questa storia che più confine non ha
In nome della ragione e di ogni angolo di libertà
In nome di ogni donna che ancora grida e ancora griderà
Mi creda per carità…
Mi dica il fatto ed il contesto con più serenità
Descriva meglio, scusi se insisto, serve puntualità.
Mi mostri pure le prove e i segni, è la formalità.
Che cosa intende lei per abusi e… quanti altri lividi ha?
In nome dell’amore e della forza che mi ha spinta fin qua
In nome del coraggio e di questa storia che più confine non ha
In nome di un diritto e di ogni briciolo di libertà
In nome di ogni donna che ancora nasce e ancora nascerà
Mi aiuti per carità…
In nome della ragione e di ogni angolo di libertà
In nome di ogni donna che è ancora viva e ancora vita vorrà
Mi ascolti per carità…
Metta una firma qua.
di Louis Miguel
20
Lo spettacolo
Le donne sono un’altra cosa
di Rita Forte
Così vai via,
mi lasci un sogno fra le mani e tu vai via,
che vuoi che sia
lo dico sempre ai miei ricordi a casa mia,
sò calci al cuore,
la mia paura è quella di ricominciare,
vestirsi bene, uscire ancora, ci si riprova,
ma sai le donne sono un'altra cosa,
se sono donne sono un'altra cosa
chissà se un giorno lungo la strada
tu capirai cos'è la vita
se sono vere sono un'altra cosa ,
e non pensare stanno sempre là,
perché gli sbagli
sono anche il sogno che se ne va.
Sono il silenzio che ti sa ascoltare,
una carezza che ti sa svegliare,
sono il coraggio di restare accanto
quando una storia ti si spezza dentro,
se sono donne sono un'altra cosa,
e non pensare stanno sempre là,
perche gli sbagli
sono un po’ la vita che se ne va.
Cosi vai via
che poi sai fare solo quella dai va via,
che vuoi che sia
tra le mie braccia o quelle di un'altra
che vuoi che sia,
so’ calci al cuore
il mio coraggio ha tanta voglia di scappare,
vestirsi bene, uscire ancora, ci si riprova,
ma sai le donne sono un'altra cosa,
se sono donne sono un'altra cosa,
non sono sempre chi ti porti a letto,
non sono solo rivestirsi e zitto,
se poi in un letto ti farà impazzire
e sul suo petto ti addormenterai,
non lo sciupare quello è l'amore
sono il silenzio che ti sa ascoltare,
una carezza che ti sa svegliare,
sono il profumo che stordisce il pianto
sono il coraggio di averle accanto,
se sono donne sono un'altra cosa
e poi l'amore non sta sempre là,
perche gli sbagli
sono un po’ la vita che se ne va.
Riflessioni
E’ su questo cambiamento,
e su un futuro senza femminicidio,
che noi vogliamo puntare.
Cantando le donne, cantando e
danzando la loro bellezza, ma anche la loro fragilità, che solo la
cultura e la consapevolezza di sé
possono trasformare in una forza.
Ed a tutte le vittime della violenza di genere, di femminicidio
dentro e fuori le mura casalinghe,
dedichiamo questa serata in cui i
nostri artisti hanno voluto
dedicare una loro riflessione,
un loro contributo per una nuova
sensibilità e cultura.
Il “femminicidio” e la violenza verso le donne
Lo spettacolo
di Elisabetta Leslie Leonelli
Dall’analisi della correlazione tra omicidi e stupri di uomini verso le donne e società con livelli diversi di cultura
di genere uomo-donna, non risultano differenze tra: i
livelli di istruzione, di classe sociale, di inserimento nel
lavoro; ci sono invece correlazioni tra l’emancipazione
femminile in tutti gli aspetti della vita e l’acuirsi delle
violenze, o, come afferma qualcun altro, l’emersione di
violenze legate al genere. La spiegazione del
“mantenimento del potere e del controllo ” nella relazione, è altamente insufficiente poiché non è questa la
molla che induce gli uomini a maltrattare la partner.
Ormai, anche tutti gli operatori sull’argomento affermano che questi uomini sono spinti dalla paura e dal senso
di impotenza. La paura di non essere abbastanza apprezzati, la paura di non essere amati, la paura di essere
abbandonati, la paura di non essere adeguati a fare le
cose da fare, la paura di farsi vedere fragili, la paura che
gli altri vedano le loro debolezze, e soprattutto la paura
dei sentimenti che si provano cui non riescono a dare
un nome. Perché mentre le ragazze crescono parlando
tra loro di sentimenti, i ragazzi crescono parlando di
mappe, misure, prezzi e quant’altro, ma non di sentimenti, che sono bisogni umani e che se non identificati danno luogo al malessere. Non saper dare un nome a
questi sentimenti significa entrare in un analfabetismo
affettivo pericoloso la cui unica via di uscita, peraltro
accettata nell’educazione al maschile è la rabbia che
può condurre alle sue espressioni più violente.
Elisabetta Leslie Leonelli é Sociologa, Psicoterapeuta e Amorologa. Nel 1998 ha fondato il
Caffè Freud, una palestra di convivenza che
ora ha una sua casa nell’Associazione Culturale
“Colle Oppio” a Via Angelo Poliziano 78/A, vicino al Colosseo. Tra i suoi libri: Al di là delle labbra: Guida al mistero femminile e Coccole e
carezze: Alla radice della virilità, entrambi editi
da Rizzoli, Per fare l'amore: guida all'autoanalisi, Mondadori ed economica Bompiani.
La nuova legge italiana
Durante i preparativi dello spettacolo il Parlamento ha approvato una
legge che introduce anche in Italia norme già presenti in Europa le quali
rafforzano le sanzioni previste contro chi commette reati di cui sono
vittime le donne. Eccone gli aspetti più rilevanti: 1) il fatto che l’esistenza
di una relazione affettiva aggrava il reato, sia se c’è convivenza che se c’è
matrimonio; lo stalking commesso dal coniuge è più grave 2) la querela
può essere revocata solo davanti al giudice ed è irrevocabile nei casi di
gravi minacce ripetute 3) vengono previsti con appositi stanziamenti
economici i centri antiviolenza e le case rifugio per le donne vittime nonché formazione e sensibilizzazione degli operatori 4) chi è allontanato
dalla casa familiare può essere controllato con il braccialetto elettronico
5) in caso di atti persecutori si possono usare le intercettazioni
L’amore
rubato
Un amore
così grande
Sento sul viso
il tuo respiro,
cara come sei tu dolce
sempre di più per quello
che mi dai io ti
ringrazierei ma poi
non so parlare.
E' più vicino
il tuo profumo,
stringiti forte a me
non chiederti perché,
la sera scende già
la notte impazzirò
In fondo agli occhi
tuoi bruciano i miei.
Un amore così grande
un amore così tanto
caldo dentro e
fuori intorno a noi
un silenzio breve e poi
la bocca tua
si accende un' altra volta.
Un amore così grande
un amore così tanto
caldo dentro e
fuori intorno a noi
un silenzio breve e poi
in fondo agli occhi tuoi
bruciano i miei.
La sera scende già
la notte impazzirò
in fondo agli occhi tuoi
bruciano i miei.
Un amore così grande
un amore così tanto
caldo dentro e
fuori intorno a noi
un silenzio breve e
poi la bocca tua
si accende
si accende un'altra
volta. E poi la bocca tua
si accende
si accende un'altra
volta per me.
Un amore così grande è
stata scritta da Guido
Maria Ferilli nel 1976 e
interpretata da Mario
Del Monaco, Claudio
Villa, Luciano Pavarotti,
Andrea Bocelli e
Manuela Villa, con
numerose
cover
nazionali ed
internazionali.
Il brano, in origine, era
stato scritto su espressa richiesta del maestro
Detto Mariano, che ne
curò l'orchestrazione
per Mario Del Monaco,
che lo incise nel 1976,
rendendolo famoso in
tutto il mondo
La ragazza non immaginava
che anche quello fosse l’amore
in mezzo all’erba lei tremava
sentiva addosso ancora l’odore
“Chissà chi era cosa voleva
perché ha ucciso i miei pensieri
chissà se un giorno potrò scordare
e ritornare quella di ieri”
La ragazza non immaginava
che così forte fosse il dolore
passava il vento e lei pregava
che non tornassero quelle parole
“Adesso muoviti fammi godere
se non ti piace puoi anche gridare
tanto nessuno potrà sentire
tanto nessuno ti potrà salvare”
E lei sognava una musica dolce
e labbra morbide da accarezzare
chiari di luna e onde del mare
piccole frasi da sussurrare
e lei sognava un amore profondo
unico e grande più grande del mondo
come un fiore che è stato spezzato
così l’amore le avevan rubato
La ragazza non immaginava
che così lento fosse il dolore
stesa nel prato lei piangeva
sulle sue lacrime nasceva il sole
E lei sognava una musica dolce
e labbra morbide da accarezzare
chiari di luna e onde del mare
piccole frasi da sussurrare
e lei sognava un amore profondo
unico e grande più grande del mondo
ma il vento adesso le aveva lasciato
solo il ricordo di un amore rubato
Come un fiore che è stato spezzato
così l’amore le avevan rubato
di Luca Barbarossa
La serata e stata realizzata grazie a..
Paolo Baldani (ideatore), Giovanna Paterni (regista), Roberto Laganà (direttore artistico).
Massimo Bruni, Alberto Quartullo, Vincenzo Mosa, Orlando Vari, Valentino Spinaci, Generoso
Simeone (Direttivo del Circolo).
Elisabetta Leslie Leonelli (psicologa), Gabriella Gianfelici (poetessa), Suor Odette e Suor Ines,
Valeria Fiore (cantante), Maria Crescenzo (attrice), Elena Luci (insegnante di balli di gruppo) e i suoi
allievi Anna Rita Consalvi, Iuri Cossuti, Patrizia Di Marco, Anna Ferraguti, Stefania Milano, Lucia
Perrone, Marina Pizzi, Liliana Proietti, Mirella Tersigni, Rosa Urso e Lucia Zomparelli; Fiorenza Bassi
(insegnante di tango) e i suoi allievi Angelo Greca, Marilena Biancone, Lanfranco Finocchioli,
Massimo e Patrizia Figoli, Ernesto Lupi, Patrizia Minetti, Eliseo Stocchi, Roberta Falsini,
Nicola Colantonio, Claudia Paciucci; Maria Grazia Pierucci (insegnante di danze orientali), Mauro
Biani (fotografo e illustratore), Marinella Loreti e Rosanna Sanguigni (pittrici)
I colleghi e soci: Maria Grazia Ballarotto, Anna Baraldi, Daniela Battistini, Massimo Bonaffini,
Giuliana Calderoni, Cristina Cavicchioli, Anna Ciotti, Angelo De Angelis, Cinzia Di Feliciantonio,
Veziona Ekonomi, Monia Gangi, Iuna Leone, Graziella Lorenzoni, Stefano Magnani, Raffaelina
Maini, Carla Mattioli, Alessia Notomio, Giovanni Petrotta, Giovanni Pacicco, Flavia Tomassini,
Alessandro Vanzetto, i “ragazzi di Aladdin”: Flavia Baldani, Eleonora Del Vecchio, Clelia Fabi,
Antonio Frazzoni, Benedetta Santucci, Monica Secchi.
Rita Forte e Mariella Nava . Le madrine della serata.
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