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C. PERINI
INSEGNAlffr'Ifgl' "WS I'STITUTO
PEI SORDOMUTI POVERI DELLA
PROVINCIA DI MILANO E DI PEDAGOGIA E DIDATTICA NELLA
R. SCUOLA NORMALE GEROLAMO
CARDANO
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INSEGNANTE NEL PIO iSYlTLTO
PEI SORDOMUTI POVERI
DELLA
PROVINCIA DI MILANO E DI PEDAGOGIA E DIDATTICA NELLA
R. SCUOLA NORMALE GEROLAMO
CARDANO
I. VATTER
e Tlstituto pei sordomuti di
Francoforte sul Meno ==
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PREMIATA SCUOLA
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SALESIANA
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UNA VISITA ALL'ISTITUTO
PEI SORDOMUTI DI FRAN¬
COFORTE SUL MENO
La scuola di Francoforte sul Meno e una scuola ormai nota a tutti gli educatori dei sordomuti d'Italia, anche perche piu volte se ne e parlato sui nostri periodici.
Se essa og-gi e cotanto rinomata lo si deve senza dubbio
al suo illustre Direttore L Vatter.
lo, naturalmente, da molto tempo desideravo visitarla: il Congresso internazionale degli educatori dei sor¬
domuti tenutosi a Liegi mi offerse Toccasione di soddisfare a questo mio desiderio. Dopo aver visitato durante
il mio viaggio gli Istituti di Zurigo e di Riehen presso
Basilea, mi recai a Francoforte in compagnia dell'egregio
Prof. Don Gio. B. Pasetti Vice-Rettore del Pio Istituto
pei sordomuti poveri della Provincia di Milano.
Due ore dopo il nostro arrivo in quella grande e
ricca citta, eravamo all'Istituto del Vatter. L'edificio si
presenta imponente davanti alio sguardo: in esso si trova
tutto quanto richiede un convitto e scuola pei sordomuti
che si educhino col metodo orale-puro. Ampie e ben il¬
luminate sono le aule delle scuole e della ricreazione,
come ampio e il giardino che serve di ricreazione e puranco di scuola agli allievi. Che cliro io mai del museo
scolastico? L'importanza deirinsegnamento oggettivo in
Germania e da tempo riconosciuta. Anche in Italia, senza
dubbio, la si riconosce, e se ne parla spesso, ma purtroppo in parecchie scuole non si vede giammai durante
— 4 —
la lezione un oggetto qualsiasi, che serva per Tinsegnamento oggettivo: tutt'al piu simili oggetti si troveranno
nella classe di articolazione per I'insegnamento della nomenclatura, non di rado inutile (i), mentre questi oggetti
clovrebbero abbondare nelle classi superior!, quando si
insegna il verbo con le particelle, che costituiscono il
fondamento dell'Insegnamento linguistico. Da noi nella
scuola, per Tinsegnamento, non servono che gli oggetti
che il maestro ha con se abitualmente, e quelli che co¬
stituiscono I'arredamento della scuola, il fazzoletto, lo
strofinaccio per pulire le lavagne, la matita, la penna, i
quaderni e i libri degli allievi. Su questi oggetti si foggiano tutte le frasi che si vogliono insegnare agli allievi.
Mi si dice che se noi facciamo poco uso degli oggetti, cio
lo si fa per svolgere nei sordomuti la facolta dell'associazione intellettiva. E cio sta bene; ma anche per lo svolgimento di tale facolta io credo che sia indispensabile
Tabbondanza e la varieta degli oggetti. Se io avro, per
esempio, nella scuola il fac-simile di un baule, di una valigia e d'un omnibus, tolti dal museo scolastico, potro con
questi tre oggetti portare gli allievi con la loro mente alia
stazione ferroviaria, insegnando cio che vi si fa e cio che
quivi avviene. E poi perche dobbiamo noi soltanto limitarci a far eseguire le azioni indicate dai verhiprendere,
mettere e toccare? Se nella scuola ci saranno molti og¬
getti e se questi oggetti li cambieremo di sovente, le
nostre lezioni saranno vive, allieteranno gli allievi, e li
innamoreranno dello studio, della parola, che sara da essi
usata fuori di scuola. In tal modo i sordomuti si arricchiranno di lessico, e, in pari tempo, le varie forme del
linguaggio si imprimeranno meglio nella loro mente.
Nella scuola di Francoforte si riconosce pure la bonta
delle lezioni di cose : cio si puo arguire dalla ricca colle-
(i) E veramcnte inutile I'inse^nare, per esempio, il nomc di molti fiori e loro
parti, quello di molti animali ecc. nella classe preparatoria. La nomenclatura>
che fa di bisogno ai sordomuti, s'inscgni man mano che apprendono a conoscere ed a usare il verbo nelle sac varie flessioni. A questo modo la nomenclatura non sara da essi dimenticata.
— 5 —
zione di oggetti che rappresentano la storia delle cose.
Allorquando il maestro trova necessario di fare agli allievi
delle classi superiori una lezione, per esempio, su qualche
mobile, presenta dapprima la figura di un albero e con essa
gli strumenti che servono per atterrarlo, per ridurne il fusto in assi, indi mostra le assi accatastate, segate, piallate
e ridotte finalmente in quel mobile su cui verte la lezione.
Nell'Istituto di Francoforte non mancano pure i quadri illustrativi : di essi ne vidi degli splendidi. Ormai
tutti sanno che di siffatti quadri non si deve abusare;
ma altro e I'abusare ed altro il non far uso del tutto: il
piu delle volte le lezioni per aspetto costano fatica all'insegnante, il che consiglia a non abusarne. Narrato, per
esempio, un fatto storico se ne presenta il quadro, in
cui sono rappresentati i personaggi principali nell'atteggiamento in cui il fatto e stato narrato: e allora la visione
del quadro e di grande giovamento, e serve a dare un'idea
chiara al sordomuto di quanto si e spiegato.
Appena fu comunicata al Vatter la nostra visita, questi
non ci fece (come avviene in certi Istituti) molto aspettare.
Ci venne tosto incontro sul magnifico scalone, che conduce
alle scuole, e ci accolse cordialmente o meglio fraternamente (i). II Vatter avraio credo oltrepassatoisessant'anni,
ma e ancora cosi vegeto da destare 1' invidia di molti
maestri ancora nel vigor della vita. E di media statura,
tarchiato ed interamente canuto. Dal suo occhio scintillante appare la sua intelligenza e diro anche il suo amore
per la causa dei sordomuti. Ha una voce veramente
rimbombante e bene adatta allarte nostra.
Ci introdusse nelle classi, incominciando dalle classi
superiori, ai cui insegnanti declino il nostro nome e pro-
(i) La stessa accoglienza di Francoforte e le notizie, che noi desideravamo,
abbiamo avuto negli Istituti di Zurigo, di Riehen, di Colonia, d' Anversa, di
Rotterdam, di Bruxelles, di Lilla e di Lione. Nell'Istituto Nazionale di Parigi
non vi trovammo che il portinaio : tutti erano assenti! Non potemmo recarci,
come era nostro desiderio, all'Istituto d'Asni£res, dove il simpatico Direttore,
signer Gustave Baguer, ci aspettava.
venienza; indi si fermo nella classe preparatoria o di ar¬
ticolazione, che e divisa in due sezioni: la prima sezione
e composta degli allievi del primo anno d'insegnamento
e la seconda di quelli del secondo anno. II Vatter stessoesegui dapprima parecchi esercizi con gli allievi del primo anno:
fece emettere ad essi la voce, articolare dei fonemi, delle
sillabe, dei vocaboli ed eseguire passivamente parecchie
azioni con verbi intransitivi e transitivi composti di due
sillabe (i). Uno solo non manteneva la posizione della
lingua e delle labbra nella emissione di qualche fonema
ed aveva la voce di falsetto. Da esperto e valente insegnante il Vatter mise la mano degli allievi dove potevano sentire le vibrazioni dei suoni e dei rumori, che dovevano emettere. Lo vidi pure porre le sue dita nella bocca di
qualche allievo; cosa peraltro che non si peritava di fare
il celebre Dottor Corrado Amman. Del resto chi e pratico nelPinsegnamento delParticolazione sa benissimo che
le dita, in certi casi, per la loro pieghevolezza valgono
meglio della stecca. L'articolazione degli allievi della se¬
conda sezione era in tutti compiuta: non difettavano di
verun elemento.
Dalla classe preparatoria si passo alia classe degli allievi
del IV0 e V0 anno d'insegnamento. Sul tavolino c'era un girasole. II Vatter lo prese e intorno a quello fece moltissime
e svariate domande, eseguendo pure alcune azioni, che faceva esporre dai discenti. In quel momento il Vatter m'apparve il vero maestro dei sordomuti: egli col suo vivido
sguardo teneva fissi a se gli allievi in guisa che la parola
era col pensiero rapidamente colta da ciascun interrogate.
Nel Vatter io rivedevo in quel momento il mio venerato
maestro Giulio Tarra: lo rivedevo nelle espressioni del
suo volto ed in quella facondia cosi adatta ai poveri sor¬
domuti. L'ltalia — non e un'esagerazione lamia — colla
(i) Nella lingua tedesca, come si sa, ci sono molti nomi monosillabici'
come hut (cappello) brot (pane) gans (oca) btich (libro) vein (vino) glas (bicchiere) uhr (orologio) ring 'anello) kopf (testa) mund (bocca) hals (collo) ohr
(orecchia) stok (bastone) schaf (pecora) ecc. E questo e senza dubbio un grande
vantaggio.
scomparsa di Giulio Tarra ha perduto il suo piti grande
maestro dei sordomuti: il vuoto da lui lasciato, non si e
fin adesso riempito. Si e scritto molto dopo la sua morte,
ma le nostre scuole non hanno ancora acquistato quella
vita che il Tarra sapeva infondervi (i). Auguro che la
Germania trovi dei continuatori del Vatter, dei maestri
che abbiano il suo genio, quel genio voluto dall'arte di
educare il sordomuto. I moderatori della pubblica istruzione della Germania lo hanno, riconosciuto e ne sono
prova le onorificenze che gli furono conferite.
NelPultima classe si parlo dell'Italia, di Roma, di
Milano, del mio Istituto, della Scuola Normale Gerolamo
Cardano, dei sordomuti italiani: tutti risposero con cognizione di causa, e lo si comprendeva, giacche le do¬
mande erano fatte in modo che evidentemente risultasse
di sapere essi cio che veniva chiesto a loro. E qui troro
necessario che si sappia come nella scuola di Francoforte
regni Tordine, la disciplina in sommo grado. Se la disciplina e indispensabile per gli udenti, che diremo noi dei
sordomuti? Essi devono rilevare la parola dal labbro, e
la parola e formata da suoni prodotti da movimenti degli
organi vocali di cui alcuni sono pressoche impercettibili
al nostro sguardo. Per questo abbiamo chi ci dice che ci
sono fonemi che il sordomuto non puo leggere dal labbro.
Ma in realta il sordomuto non sapra leggere questi fonemi
se la sua attenzione non sara coltivata, se il suo occhio
non sara educato alia lettura labiale analitica, se la scrittura avra nella scuola il primo posto (2), o se si fara
uso dei gesti, e se non si badera che nella scuola il sordo¬
muto mantenga quel contegno che alia scuola si addice. La
scuola, e vero, non deve essere un peso per il sordomuto:
ma io credo che lo divenga se lascieremo Pallievo in balia
a se stesso. L'esperienza mi dice che la scuola e cara al
sordomuto quando vede che quivi apprende molte cose
(1) Eppure il Tarra ebbe dei critici anche per J a vitalita che sapeva infondere nelle sue scuole come ne avrebbe il Vatter se fosse italiano.
;
(2) Veggasi la nota in fine dell'opuscolo.
— 8 —
utili a lui. Egli stesso biasima non soltanto il maestro che
non lavora, ma quello che da troppa liberta agli allievi,
che si mette a pari con essi, perdendo, per i suoi atti
piu che famigliari, la sua dignita.
II Vatter ama i suoi allievi e ne e certamente riamato, perche tiene la condotta di un padre dolce e se¬
vere ad un tempo. Questa severita e necessaria affinche
il sordomuto possa applicarsi con amore e costanza alio
studio, da cui dipende la sua rigenerazione.
La visita alia scuola di Francoforte mi convinse sempre piu della bonta del metodo orale-puro. Ma questo
metodo, lo sappiamo, richiede da parte del maestro una
grande fatica ed una costanza, che non tutti hanno. Ma
questa costanza e una delle precipue virtu del Vatter:
ed e percio che il suo Istituto primeggia, giacche con
tale dote congiunta alPingegno, si puo applicare intera¬
mente il metodo orale-puro, e se ne ottengono i migliori
risultati.
Ma nella patria del De I'Epee, di questo uomo che
con tanto amore si dichiarava pronto a favorire ogni me¬
todo che conducesse il sordomuto alia sua compiuta redenzione, si leva di tanto in tanto qualche voce, timida
se vogliamo, contro il metodo orale-puro, contro il memorando Congresso internazionale di Milano, che I'ha solennemente proclamato, dopo che i maestri quivi convenuti ne riconobbero dinanzi alia prova dei fatti tutta la
bonta.
Ed a chi condanna il metodo orale-puro, a chi non
lo ammette, a chi non lo crede possibile, io dico di recarsi a Francoforte, dove lo vedra severamente applicato.
La serieta delPapplicazione del metodo orale-puro si puo
anche arguire dal fatto che nelle scuole non c'e che una
sola piccola lavagna: a Francoforte si fa un uso costant£
della parola, e il Vatter in questo segue Ferdinando Arnoldi, il quale volendo che ogni parola fosse letta dal
labbro, piuttosto che scriverla, allorquando di primo tratto
i sordomuti non la comprendevano, la ripeteva una decina
di volte fin che dalP allievo fosse chiaramente percepita.
Del resto non e soltanto a Francoforte, che cosi si opera:
si visitino le scuole di Zurigo, di Riehen, di Anversa, di
Rotterdam e si vedra che quivi la parola non e serva,
ma e padrona, anzi regina in tutto I'insegnamento. Gli
allievi che escono da queste scuole sono i piu caldi sostenitori della parola: ma tali non sono quelli che escono
da scuole dove il metodo non e ne rorale-puro ne il misto. Al Congresso di Liegi vedemmo gli allievi di tali
scuole: il marchio della loro sventura era ancora impresso
in loro. In loro si era incarnata quella mimica che dal
De TEpee e dal Sicard fu creata. E di questo io era maravigliato, come lo saranno stati i Direttori delle scuole di
Rotterdam e di Groninga, nonche quello della scuola di
Lione, il signor Hugentobler, caldi sostenitori del metodo
orale-puro (i).
Dopo i ripetuti assalti mossi al metodo nostro, e consolante il vedere come esso sia di gran lunga superiore
ad ogni altro, e come i risultati confortino i maestri che
con coscienza lo praticano. Una delle piu grate impres¬
sion! della mia vita d'insegnante provai ponendo piede
nella scuola di Francoforte, dove ognuno puo vedere co¬
me per i sordomuti la parola diventi il mezzo precipuo
di comunicazione.
(i) Anche in Francia, come si sa, in molte scuole si pratica il metodo oralepuro. 11 fatto poi che per il Congresso di Liegi fu nominato rappresentante
del Governo francese Pegregio amico Prof. Agostino Dubranle, Ispettore generale degli Istituti pei sordomuti, significa un riconoscimento della bonta dei suoi
pensamenti in fatto d'istruzione dei sordomuti, pensamenti che si formarono in
lui alia scuola di G. Tarra. E qui mi place ricordare la Rev.ma Superiora delPlstituto di Bordeaux che al Congresso di Liegi rappresentava il suo Governo,
e I'amico Prof. M. Dupont noto per i molteplici suoi scritti, che fanno onore a
lui ed all'Istituto Nazionale di Parigi, cui appartiene.
CENNI STORICI DELL'ISTITUTO PEI SORDOMUTI DI
FRANCOFORTE SUL MENO
Nel 1827 Luigi Hosel, che aveva appreso Parte di
istruire i figliuoli privi della loquela negli Istituti di Gmiind
e di Lipsia, fondava a Francoforte sul Meno, sua citta
nativa, un Istituto pei sordomuti. I suoi allievi furon sempre
pochi, giacche voleva che il suo Istituto fosse come una
famiglia.
In quel tempo in Germania Pistruzione dei sordomuti
non durava che tre o quattro anni.
L'HoseL che aveva studiato il sordomuto e riconosciuto
il suo infelicissimo stato, stabili per i suoi allievi un corso
d'istruzione di otto anni.
I mezzi usati da lui nelPistruzione furono sempre la
parola e la scrittura. « II metodo orale — egli diceva — e
il vero e piu sicuro mezzo per restituire il sordomuto alia
societa ».
Ma egli aveva bisogno d'una casa propriaene acquisto
una circondata da quattro ettari di giardino.
Nel 1829 lo Stato gli accordo un sussidio annuo di
mille fiorini e poi d'altri trecento, con Pobbligo di raccogliere ed istruire i sordomuti poveri della citta.
L' Hosel era solo: con tale sussidio egli pote avere
una distinta istitutrice, che fu la signorina Schmitt.
Incli vi elesse maestro il signor Augusto Ravenstein,
che era molto conosciuto e stimato in Francoforte, e, come
insegnante di disegno, scelse il pittore G. Peipers.
— II —
La ginnastica vi era da qualche anno insegnata dal
Dottor Schwartz, a cui nel 1838 si affido pure una classe
di allievi per I'insegnamento della lingua e delle materie
di coltura.
Per conservare ed accrescere Pinteresse del pubblico
a favore dell' Istituto, si davano ogni anno degli esami
pubblici.
L'assegno dello Stato era stato nel frattempo elevato
a 1800 fiorini; ma non bastava per il continuo incremento
dell'Istituto.
Nel 1839 il benemerito signor M. G. Seufferheld sindaco di Francoforte, fondo un comitato, che aveva per
fine di raccogliere denaro onde comprare l'edificio delPHosel e di edificarne uno nuovo secondo le esigenze richieste dalla pedagogia speciale per i sordomuti. I cittadini
sottoscrissero per 50700 fiorini e cosi si pote costruire nel
mezzo del giardino dell'Hosel PIstituto, nel quale entrarono
gli allievi nel 1841.
La vita dell'Istituto di Francoforte era ormai assicurata:
esso, come scrive il Vatter, formava un anello della bella
catena degli Istituti di beneficenza, di cui va adorna la
citta di Francoforte.
L'Hosel per il suo Istituto aveva consacrato la sua
vita e le sue sostanze; ma, mentre egli lavorava per il
Congresso degli educatori tedeschi, che si doveva tenere
in Francoforte, il 18 Giugno del 1847 un colpo apopletico
gli toglieva la vita. A perpetuare la memoria di cosi distinto maestro e benefattore dei sordomuti, gli fu decretata
una via in vicinanza dell'Istituto.
Allora la direzione dell'Istituto fu presa dal Dottor
Schwartz: egli trovo una valente cooperatrice nella maestra
Schmitt, che era divenuta sua consorte. Lo Schwartz fece
nuovamente rifiorire PIstituto, avendo trovato dei benefattori, che ne aumentarono, con la loro annuale contribuzione, il fondo.
Nel 1861 Pamministrazione dell'Istituto, in forza d'una
legge allora promulgata, si afifido ad una Commissione di
quattro membri: il Dottor Schrader ne fu membro per
quaranta anni, facendo prosperare la giovane istituzione.
Al Dottor Schwartz successe nella direzione dell'Istituto
— 12 —
il signor I. G. Rapp, che era direttore del Regio Istituto
di Esslingen. Egli era un partigiano convinto del metodo
orale : voleva condurre il sordomuto ad un piu alto grado
di coltura generale e linguistica, a cui fin d'ora non si era
giunti.
Adotto i libri di lettura dell'Hill e di Rossler: buoni
ne iurono i risultati, giacche per essi crebbe nei sordomuti
J'amore alio studio, mentre Puso della parola divenne
piu facile per tutti, giacche per mezzo della lettura,
oltre che acquistare svariate cognizioni, le forme linguistiche si imprimevano meglio nella loro mente.
Nel 1869 il signor Rapp chiese per ragioni di salute
un coadiutore nella direzione delPIstituto. Gli fu concesso
il signor I. Vatter, che ne era maestro fino dal 1863.
Una violenta polmonite tronco la vita al Rapp nella
fiorente eta di 47 anni. Anche di lui s'e dedicata in Franco¬
forte una via onde ricordare ai posteri il bene fatto ai
sordomuti (1874).
:
Allora il Vatter assunse interamente la direzione
dell'Istituto. Col suo ingegno ed amore vivissimo alia
causa dei figliuoli, a cui si era consacrato, pote felicemente
compiere gli ideali dei suoi predecessori.
Egli prese sempre parte attiva alle conferenze che
da oltre 50 anni si tengono in Germania dai maestri dei
sordomuti. Ascoltato dai suoi colleghi, infuse in loro il
suo spirito, che e quello voluto dalla condizione del sordo¬
muto. II metodo d'insegnamento delle scuole tedesche e
quello che si pratica in Francoforte.
II Vatter pero ha sentito piu volte il bisogno di far
sentire 1 a sua voce contro quegli Istituti, in cui si affida
la sorveglianza degli allievi a giovani senza veruna coltura
pedagogica.
Allorquando P Istituto di Francoforte raggiunse il
numero di 30 allievi, l'edificio primitivo divenne insufficiente per essi.
L'amministrazione si rivolse alia carita pubblica, che
rispose generosamente all'appello. Avute dal Comune 70
are di terreno in splendida posizione, si incomincio la
fabbrica secondo il disegno e il progetto delParchitetto
F. Sander. La magnifica casa ha un'area di 930 metri
- 13 —
quadrati ed e circondata da 60 are di terreno. « Essa — scrive
il Vatter — e un'eloquente prova della carita attiva che
regna nei cittadini, giacche questa ha saputo in 75 anni
fornire ai sordomuti un Istituto che risponde pienamente
ai loro bisogni ed all'arte che li restituisce alia societa
istruiti per mezzo della viva parola ». Ed all'inaugurazione della nuova casa il signor Dottor Schroder Presidente
della Commissione amministratrice delP Istituto rivolse
agli insegnanti queste memorande parole: « L' edificio
dell'Istituto col suo ampio giardino e adatto per promuovere il benessere corporale dei nostri allievi e rendere
loro piu gradito il soggiorno presso di noi, in modo che
malgrado la mancanza d' udito, essi non potranno che
sentirsi felici
Ma tutta la bellezza dell' esterna apparenza non ha nessun pregio, se la mandorla interna non
e sana. Solamente cio che si ottiene nell'interno dell'Isti¬
tuto decide sul vero valore del medesimo ».
In 75 anni si istruirono nelPIstituto di Francoforte 200
sordomuti. Grazie al carattere datogli dal Fondatore si pote
compiere una importante missione nello sviluppo del metodo
generale pei sordomuti. Fu per esso che vi accorsero dal 1874
in poi piti di 600 maestri tedeschi e stranieri, e tutti poterono verificare la bonta del metodo orale-puro nella
sua conseguente applicazione. « Nella lotta che ci fu per la
scelta del metodo — dice il Vatter — PIstituto di Franco¬
forte si trovo sempre in prima linea ». Oggi esso puo
esclamare: « Anche tra i nostri piu ardenti avversari si
e fattamolta strada, perocche anch'essi riconoscono che il
sordomuto e meglio istruito per mezzo del metodo oralepuro » (1).
(1) Noto che nell'Istituto di Francoforte gli allievi ed allieve si educano
in comune: in Italia pero il carattere dei giovani e piu vivace e meno freddo
dei settentrionali; perci6 credo che qualora questo sistema venisse adottato
presso di noi, si noterebbero degli inconvenienti che in Germania, e in genere
nei paesi del nord, pare non si verifichino.
NELLA FESTA DEL 750 ANNIVERSARIO DALLA FONDAZIONE
DELU ISTITUTO
PEI SORDOMUTI DI FRAN¬
COFORTE SUL MENO
II primo novembre del 1902 PIstituto pei sordomuti
di Francoforte sul Meno compiva il suo 750 anno dalla
sua fondazione.
In tale giorno si voile dapprima condurre gli allievi
al Camposanto, dove riposano i primi Direttori dell'Isti¬
tuto.
Al loro sepolcro il signor Haux maestro dell'Istituto
tenne il seguente discorso agli allievi, che mi fu tradotto
in lingua italiana dalle esimie istitutrici dell'Istituto pei
sordomuti di Locarno, la cui Direttrice S.r Maria Edvige Miiller di Briesach (Baden) segue con vivo interessamento i progressi che si compiono nella sua patria.
La forma semplice con cui il discorso e esposto prova
come si debba sempre parlare ai sordomuti in corso d'i¬
struzione.
DISCORSO
Siamo alia meta della stagione autunnale.
II sole va sempre piu oltre il sud, e le giornate si accorciano.
I fiori appassiscono e le foglie cadono dagli alberi.
— 15 —
Foglie e fiori appassiscono e scompaiono.
L'autunno ci mostra la caducita della terra e delle
cose terrene.
Anche il corpo dell'uomo e caduco.
Tal cosa e indicata puranco da questo luogo, il Cam¬
posanto.
Molti e molti che qui riposano erano un giorno gio¬
vani e freschi come noi.
Eppure sono passati alia stessa guisa dell'erba nei
prati e dei fiori nei campi.
Molti trapassati sono anche presto dimenticati: nessuno piu pensa a loro.
Ce ne sono invece alcuni che si onorano ancora, benche siano morti da lungo tempo.
Noi siamo venuti qui per onorare e ringraziare al¬
cuni di questi defunti.
Noi abbiamo il dovere di onorarli e di ringraziarli.
E perche cio? Eccone la risposta.
II nostro Istituto conta oggi 75 anni.
In questo tempo furono educati ed istruiti molti sor¬
domuti di qui ed altrove.
Per i sordomuti di Francoforte e buona cosa che ci
sia un Istituto pei sordomuti.
Essi possono cosi rimanere nella loro citta nativa e
vedere spesso i loro genitori e parenti.
Percio devono ringraziare Luigi Hosel, che riposa in
quel sepolcro.
Egli ha cominciato ad istruire i sordomuti il primo
novembre del 1827.
Da quest'epoca esiste il nostro Istituto: PHosel Pha
fondato. Ringraziate oggi il fondatore dell'Istituto di educazione pei sordomuti prima di tutti.
E i cittadini di Francoforte e tutti i sordomuti che
hanno trovato nell'Istituto la vita delPintelligenza lo ringraziano pure.
Dopo la morte prematura delP Hosel, prese la dire¬
zione dell'Istituto il Dottor Schwartz.
Anche lui qui riposa dal suo lavoro.
II Dottor Schwartz e la sua consorte lavorarono con
tutta la loro forza per i sordomuti.
— i(S —
Egli fu per 25 anni maestro attivissimo.
In questo lungo tempo ha fatto molto bene ai suoi
scolari.
Ancora oggi il bene, che egli ha fatto, e utile per noi.
Percio noi gli siamo di cuore riconoscenti.
LTno sguardo riconoscente rivolgiamo pure a quel se¬
polcro e mandiamo un silenzioso saluto a coloro che ci
dormono in pace.
Essi sono il Direttore Rapp e la sua consorte.
11 Rapp fu il successore del Dottor Schwartz.
Ouando venne a Francoforte era gia un esperto mae¬
stro dei sordomuti.
Egli fece progredire ancora PIstituto.
L'Hosel lo fondo, ed il Rapp diede ad esso il buon
nome, che ora gode, perche voile che i sordomuti parlassero sempre e solamente parlassero (1).
I gesti a poco a poco scomparvero dal nostro Istituto.
Questo fu una benedizione per i sordomuti.
Tal cosa essi non dimenticheranno.
Domani e il giorno in cui qui si onorano i morti, in
cui qui si adornano i loro sepolcri.
Noi lo facciamo oggi ; noi oggi qui commemoriamo i
nostri poveri morti.
Noi li ringraziamo per tutto il bene che hanno fatto
al nostro Istituto.
II loro nome vivra nell'Istituto finche questo avra vita.
Dio lo voglia (2).
(T) E una, raccomandazione che si dovrebbe fare a molti sordomuti, a que'
sordomuti educati con la parola che si trovarono al Congresso di Liegi.
(2) Nell'Istituto di Francofoite non ci sono soltanto sordomuti protestantir
ce ne sono di cattolici ed israeliti. A questi I'insegnamento della religione e
impartito da appositi insegnanti, come vidi praticarsi in altri Istituti della Ger¬
mania e dell'Olanda.
NOTA
Trovo necessario pubblicare questa lettera diretta al
Prof. B. Thollon dell'Istituto Nazionale di Parigi, Pautore
dell'opuscolo « Ni methode mixte ni methode or ale-pure »
in cui si vedra come la scrittura debba essere nelPinsegna¬
mento relegata al II piano, se si vuole che il sordomuto
parli e legga dal labbro alia stessa guisa'degli allievi del¬
l'Istituto di Francoforte.
Egregio Collcga (i).
« Scrivendo nel mio' opuscolo « Per la storia dell'arle d'istruire
i sordomuti » che alcuni maestri dell'Istituto nazionale di Parigi
non sono niente affatto partigiani — del metodo orale-puro — non
dissi che il vero. E voi stesso confermate questo fatto giacche trovate, a differenza di noi, che Tuso della scrittura in antecedenza
della parola non puo nuocere all'apprendimento del linguaggio
orale come forma prima del pensiero, anzi soggiungete che limitando la scrittura airufficio di ancella della parola si fa cosa pregiudizievole al successo stesso della lingua parlata. Io qui non voglio ripetervi le ragioni esposte in modo speciale dal Tarra, di
cui voi foste un ammiratore, in varii congress! ed in tanti suoi
scritti, che certamente conoscete, contro i danni della scrittura usata
come mezzo precipuo d'insegnamento. Vi narrero soltanto un fatto,
poiche i fatti, nel caso nostro, valgono assai piu delle ragioni.
» Nell'Istituto pei sordomuti poveri, al quale ancora appartengo,
» mi furono affidati degli allievi, il cui maestro dell'anno prima per
» la sua debole salute dava nell'insegnamento la precedenza e la parte
» maggiore alia scrittura. Io, che nonostante la mia lunga carriera tra
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
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(i) Si legga sulla Revue g£n£ra]e de Pcnseignement des sourds-muets I'articolo « Une
egende » N. 8, Anno 1904.
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i sordomuti, mi sento giovane ancora, avendo i polmoni che resistono anche dopo lunghe lezioni fatte a viva voce, mi chiamai dattorno, come sempre faccio, i nuovi allievi, e volli intavolare (secondo Pistruzione ricevuta) nna conversazione con loro, dacche alia
conversazione si deve dare nella scuola dei sordomuti la piu alta
importanza. Ma tosto mi avvidi che il loro occhio non era punto
abituato a rilevare dal labbro non soltanto intere dizioni, ma puranco semplici vocaboli. E dopo sei mesi di appositi esercizi di lettura labiale non resi atti quegli allievi a leggere con speditezza dal
mio labbro. Dico dal mio labbro, perche al VI0 anno d'istruzione i
sordomuti devono pure leggere dal labbro di chicchessia, purche
(intendiamoci) essi siano d'aperto intendimento ed abbiano un copioso corredo di cognizioni, con la conoscenza e I'uso di pressoche
tutte le forme linguistiche.
» Che ne dite di questo fatto? Ne potrei citare degli altri, ma
per la loro natura delicata, giacche si entra nei sentimenti personali di qualche collega, passo oltre.
» Cio che ha colpito voi e quel punto del mio menzionato opuscolo dove dico che alcuni maestri dell'Istituto nazionale di Parigi
fanno uso dei gesti epeani.
» Comincio anzitutto col dire che non asserii categoricamente
tal cosa ; solo dissi, e lo sostengo e sosterro sempre, che chi
non e partigiano convinto del metodo orale-puro, moltissime volte
e quasi senza volerlo, ricorre nell'insegnamento alia mimica del
De I'Epee. Ed eccone il perche.
» Certi maestri, e specialmente i maestri giovani (e questo sia
detto senza offendere nessuno), che si ridono del metodo oralepuro, vogliono fare in fretta: quando si trovano davanti un allievo
per insegnare al quale bisogna esser dotati della virtu di Giobbe,
dopo aver ripetuto terque quaterque una parola, se questa dalPallievo
non e ancora compresa, perdono d'un tratto la pazienza e fanno
il gesto.... II mezzo e rapido: Pallievo comprende, e I'insegnante
puo continuare la sua lezione senza tanto stancarsi i polmoni.
» Ma qui mi si potrebbe rispondere: Tutti i maestri, e specialmente i giovani non conoscono i gesti del De I'Epee. Ma a dire il
vero ci vuol poco a conoscere la mimica e i gesti che son rimasli
per tradizione negli Istituti, e che, siamo sinceri, tornano cosi comodi ai maestri che non vogliono punto affaticarsi, ripetendo nomi,
aggettivi e verbi che il gesto piu che la scrittura stessa richiama
alia mente dell'allievo.
» Del resto sentiamo mo' quello che ci dice il compianto Rancurel che fu, non v'ha dubbio, vostro collega amato e stimato.
« D'ailleurs nous n'en sommes plus a la thcorie intransigeante de
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I'orale-pure comme moyen d'initiation et nous aimons mieux dire
qu'il est preferable de /aire fleche de tout bois pour arriver, en fin
d'etudes, a pouvoir faire des classes veritablement orales (non poteva certamente formarle) que de refuser obstineme?it le concours du
geste, au risque de laisser la confusion dans 1'esprit de nos eleves,
pour la maigre satisfaction de rester fideles, malgre les lenteurs
et les deboires, a un principe d'ailleurs illogique ».
» No no, io non fui male informato ne sono vittima di un malinteso, perocche tocco con mano come i maestri che non danno
nella scuola il primato alia viva parola, non si fanno tanto scrupolo d'usare i gesti: e i gesti del De I'Epee. E vero che ci fu chi
un tempo credette di doverla finire colFaggettivo di puro attribuito
al metodo orale, ma alia prima riunione dei maestri italiani dei
sordomuti tenutasi a Roma nel 1899 si e trovato necessario di conservare questa determinazione. Ed infatti il Fornari ivi cosi si
espresse:
» Non dimentichiamo mai un momento, colleghi, due cose: una
che siamo in Roma, ne parole ci appulcro, che tanto nomini nullum
par consilium; Paltra che per la natura della istruzione nostra che
la fa internazionale, tanto piu dopo il memorando Congresso di
Milano nel 1880, i colleghi d'Oltralpe e d'Oltremare, cui per atavismo e come culto innato di riverenza nell'animo loro majestas populi romani, sono con gli occhi intenti su questa assemblea, dalla
quale molti aspettano il verbo, quasi — se lecito mi fosse — il
Roma locuta est, Roma non puo, non deve essere da meno di Milano. Eppero per primo verdetto vi propongo la confermazione della
nostra fede in quello solennemente votato da tutto il mondo civile
dove ha lagrime un'alta sventura,
» nella Metropoli lombarda, or fanno diciannove anni. Eccolo:
» I maestri italiani dei sordomuti, riuniti in Roma per esporre e
» discutere diverse tesi intorno all'istruzione, sulla protasi della prima,
» con unanime sentimento confermano che
« // Metodo orale-puro qualificato per distinzione dal misto —
« e Vunico metodo raziojtale per un*istruzione pi atica ed un'elevata educa« zione del sordo?nuto ».
» Se nel mio opuscolo in risposta a quello del Dottor Regnard
» parlai del metodo orale-puro, lo feci perche egli per combattere
» il De I'Epee se ne mostro caldo sostenitore, lodando quei maestri
> che ancor oggi in Francia ne riconoscono tutta la bonta.
» Ed ora, mentre sinceramente vi applaudo, perche avete tanto
» a cuore il vostro Istituto, affinche questo si mantenga'nel conspetto
» della Francia e dell'Europa, quale sempre fu, respingo I'accusa di
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prestare appoggio col mio nome a delle leggende: ho scritto, con¬
vinto di scrivere iFvero, e sostenuto da una lunga esperienza, che
mi concede, credo, di essere ascoltato.
II vostro
Affez.0 collega
C. PERINI
In un'altra mia lettera feci notare al Prof. Thollon
che qualora la parola nei primi cinque anni d'insegna¬
mento sia nella scuola la sola e vera regina, in seguito
la scrittura non nuoce piu ne alia lettura labiale ne alia
scorrevolezza del pensiero, poiche, come si sa, la lingua
parlata s'e talmente incarnata nel sordomuto da divenire,
per clirla coll'Hill, una organica attivita vitale.
DEL MEDESIMO AUTORE:
Metodo per insegnare la lingua ai sordomuti
colla parola. — Terza edizione nuovamente riveduta e migliorata.
[^ 6.00
Compendio della Storia delP arte d' istruire i
sordomuti.
L 1 25
Gaylord Bros.
Makers
Syracuse, N. Y.
371.912 Q504C.1
I Vatter e llstituto pei sordomuti d
086 559 760
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