Isère, Drôme, Haute Loire, Puy-de-Dôme,
Cantal, Bouches-du-Rhôn
31 agosto—7 settembre 2009
Partenza il 30 agosto sul tardo pomeriggio con sosta notturna in autostrada. Arrivo al passo del Mont
Cenis alle 14 circa del 31 agosto. Il
cielo non è limpido e la mancanza
di sole rende meno scenografico il
paesaggio del lago. Decidiamo di
sostare un po’ per il pranzo e per
un riposo. Poi riprendiamo il viaggio ed al primo supermarket Casino
(nei pressi di Modane) ci fermiamo
Alpi francesi
per qualche acquisto e per il rifornimento carburante. Lungo il percorso facciamo delle foto, il panorama merita di essere ricordato. Siamo un pochino
indecisi sul programma della giornata; abbiamo valutato varie possibilità, tra cui il Museo della Grotta dell’Orso ma apre soltanto il pomeriggio e per oggi è già chiuso. Passiamo la notte nel parcheggio nei pressi dell’ufficio turistico di Saint-Laurent-du-Pont
con altri due equipaggi. Nel paese c’è una Cattedrale che ci sembra degna di una visita,
ma è tardi ormai e preferiamo il riposo. Al mattino (1 settembre) ci dirigiamo verso
Voiron (dip. Isère) per la visita alla Cave de la Chartreuse; qui vengono prodotti l'Elisir
vegetale della Grande-Chartreuse (i monaci sono i
soli a conoscere la famosa ricetta scoperta nel 1605
grazie al rinvenimento di un manoscritto), la
Chartreuse Verde, la Chartreuse Gialla e altri prodotti.
Nel mondo ci sono stati infiniti tentativi di imitazione
mai riusciti. La visita è gratuita e si svolge in due tempi: il percorso libero nello spazio espositivo con la ricostruzione scenografica e documentale di alcuni momenti significativi della storia del liquore e la visita
guidata (in francese ma con opuscolo tradotto) alla
cantina più grande del mondo (164 metri) e la degustazione finale. Dalla sala degustazione si accede direttamente al negozio dove è inevitabile acquistare liquori,
tisane, dolci. La visita “libera” è stata un po’ troppo
affrettata così decidiamo di tornare durante l’apertura
pomeridiana dopo aver pranzato e dopo aver visitato il
centro di Voiron e Église Saint-Bruno. All’interno della Chiesa si trova l’Orgue di Saint Bruno de Voiron
dell’800 recentemente restaurato. Uscendo dal parcheggio della Cave vediamo un manifesto con la pubblicità del Palais Immaginaire di Ferdinand Cheval (
Hautrives—dip. Drôme ) e decidiamo di andare. Le
La Cave
Palais si trova Hauterives, e fu costruito da
Ferdinand Cheval, un postino che, inciampando ad una pietra durante il suo lavoro,
Le Palais Immaginaire
tomba (vi lavorò 8 anni) nel cimitero di
Hauterives. Il suo lavoro è stato riconosciuto come “monuments historiques” ed è
stato anche immortalato con un francobollo
dalle poste francesi. Nel Palais non passiamo molto tempo e, uscendo, proviamo a
completare la giornata con la visita a Saint
Antoine de l’Abbaye (dip. Isère). Villaggio
medievale dell’associazione “Plus Beaux
Villages de France”. L’Abbazia, in stile
gotico, è il più grande complesso architet-
iniziò a pensare alla costruzione di un castello. Ogni giorno, durante i suoi giri per
la consegna della posta, prendeva le pietre
che riteneva più utili per la realizzazione
del suo sogno; alla fine, dopo ben 33 anni,
completò la sua opera. Il suo lavoro fu apprezzato anche da Picasso, e a questo si
aggiunse anche la costruzione della sua
Saint Antoine de l’Abbaye
tonico religioso delle Alpi del Rodano; al suo
interno si trova un organo del 1600 alla cui valorizzazione provvede un’apposita associazione; è stata costruita a partire dall’XI sec. ed
annesso vi è anche un museo che non visitiamo
perché ormai chiuso, A Saint Antoine c’è un
bel punto sosta che ci indica la gentile guida
dell’Abbazia, ma preferiamo proseguire per
anticipare un po’ di chilometri previsti per il
giorno successivo e per la notte ci fermiamo a Saint-Nazaire-en-Royans ( dip. Drôme ),
nel parcheggio vicino l’entrata delle grotte. Qualche foto a cigni e paperelle, cena e finalmente a dormire: la giornata è stata intensa.
2 settembre: sveglia e colazione con molta
calma; prima di rimetterci in viaggio nutriamo ancora i cigni e facciamo di nuovo qualche foto. Verso le 10 siamo sulla strada diretti al Le Puy en Velay, ma come spesso capita,
facciamo una sosta per una interessante visita
alla Chiesa romanica di Saint-Pierre Eynac
(dip. Haute Loire). E’ dell’XI secolo e, oltre
Saint-Pierre Eynac
al portale romanico, si può ammirare il campanile e all’interno una bella collezione di statue e capitelli scolpiti.
Riprendiamo la marcia e arriviamo a Le Puy (dip. Haute Loire) intorno alle 13.30; spesa al supermercato (con molta calma e molti acquisti “dolci”) e poi ci incamminiamo
verso la Rocher e la Chapelle Saint Michel d’Aiguilhe. La Chapelle è costruita su una
roccia alta 82 metri, che si salgono tranquillamente in circa un quarto d’ora compresa la sosta per
l’acquisto dei biglietti (3€ adulti, 1,50€ i bambini).
Costruita nel 961, contiene al suo interno un reliquiario e numerosi affreschi recentemente restaurati. Con il biglietto di ingresso si usufruisce anche del filmato “Le Feu et la Foi” (in lingua francese). Volendo esiste la possibilità di fare un unico biglietto comprensivo anche delle entrate al
dolci
Chiostro e alla Statua gigantesca della Madonna.
Proseguiamo con la Chapelle de Saint Claire (XII
sec) e la Rocher Corneille
con la Statue Notre Dame
de France (biglietto di ingresso come per la Chapelle Saint Michel); vi si accede dal centro storico di Le
Puy e lungo un bel percorso di circa dieci minuti si
arriva a questa maestosa
Rocher e la Chapelle Saint Michel d’Aiguilhe
costruizione del 1860 alta
22,70 metri e costruita con
il metallo di 813 cannoni
sequestrati ai Russi durante
la guerra di Crimea. All’interno è un po’ come la nostra statua del San Carlone
di Arona: una scala interna
conduce fino alla “testa”. Il
panorama è memorabile.
Le Puy è un punto di partenza della "Via Podiensis"
uno dei percorsi di SaintJacques de Compostelle e
per le sue stradine si incroNotre Dame de France
ciano gruppi di pellegrini
in “cammino”. Molto bella
anche la Cathédral Notre Dame de l’Annonciation. Lasciamo Le Puy che è ormai quasi
sera e saltiamo la visita ad altre due opere che sicuramente meriterebbero: il Museo
Crozatier, il Chiostro della Cattedrale e il Santuario di San Giuseppe (altra statua gigantesca) ma domani dobbiamo essere a Vulcania, pertanto ...si riparte. Arriviamo a notte
inoltrata e dormiamo nel parcheggio proprio fuori il parco, dopo aver fatto camperservice ad Orcines (dip. Puy-de-Dôme) sulla D941b (scarico gratuito, carico acqua
2€). Ci sono anche altri equipaggi che sono in sosta
notturna ma non c’è più posto e poi siamo troppo vicini
alla strada.
3 settembre: alle 10 siamo
di fronte alla biglietteria; oggi piove ma poco importa,
visto che Vulcania è completamente al coperto, tranne
che per un paio di attrazioni.
Vulcania
Il tema del parco (trovandosi
all’interno della regione più
vulcanica d’Europa) sono
naturalmente i vulcani. Otti-
mi i servizi: grandissimo parcheggio, aree pic-nic con giochi per bimbi, bar, ristoranti.
Ogni attrazione ha il duplice proposito di divertire ed insegnare. Il simbolo del parco è
il grande cono (“Le Cone”) che simboleggia il cono vulcanico. Maestosa è anche la
“Caldèra”, ossia la ricostruzione del cratere di un vulcano. Divertentissimi i giochi interattivi …(sito web in italiano). La notte la passiamo nuovamente nel parcheggio esterno, dove peraltro è vietata la sosta notturna che però ci informano altri equipaggi che è
soltanto per evitare insediamenti di nomadi. Al mattino (4 settembre) si riparte con la
consueta calma, dopo la solita abbondante colazione. La meta di oggi è Les Saintes
Marie de le Mer (dip. Bouches-duRhôn), ultima sosta di queste vacanze.
In quattro o cinque ore dovremmo essere lì secondo le rigorose pianificazioni del TomTom; ma, come sempre,
troviamo luoghi meritevoli di soste.
Leggiamo l’indicazione per il castello
di Alleuze (dip. Cantal), in realtà, per
un’indicazione errata non lo troviamo;
ma scopriamo una “route de therme” a
Les Saintes Marie de le Mer
noi sconosciuta. E’ una zona dove si
trovano numerosi stabilimenti termali,
restiamo il tempo della pausa pranzo
di qualche foto su un lago e si riparte.
Alle 16 circa siamo ad Aigues Mortes,
passeggiata in centro e poi finalmente
approdiamo alla meta. Resteremo qui
fino alla fine delle vacanze. La sera
stessa usciamo per fare quattro passi
sul lungomare dopo aver parcheggiato
nell’”Aire de camping-car” che si trova sul lungomare (8,50 al giorno) suLes Saintes Marie de le Mer
bito dopo la “Rond Point de la Vallèe
de Lys”, alle spalle del “Camping de
la Brise”. L’area ha anche tre camperservice a disposizione degli utenti; l’-
acqua però è a disposizione soltanto durante il giorno. All’ufficio turistico (vicino l’Arena) c’è un addetto che parla molto bene l’italiano e che il giorno successivo (5 settembre) ci fornisce depliant e info veramente preziosi. Il caso vuole che siamo capitati
qui proprio in occasione della Fête de la Saladelle; la Saladelle è una pianta che cresce
solo in questa zona, ha piccoli fiorellini rosa e, una volta raccolta, si mantiene al vaso
per un anno. Sulla Camargue e, più precisamente, su Les Saintes Maries si dovrebbe
parlare abbondantemente; per informazioni in italiano si può visitare il sito dell’ufficio
turistico. La nostra mattinata prosegue con l’Abrivado: dei tori vengono guidati in una
corsa per le vie della città circondati da cavalli e da esperti cavalieri. Per le vie della
città profumo di Paella che i ristoranti locali cucinano “a vista” nei classici padelloni.
Pranzo veloce e giro in battello nelle
foci del Rodano: esperienza straordinaria. Lungo il percorso i commenti
sono in francese, ma viene distribuita
agli stranieri presenti sul “Bateaux” la
traduzione scritta. Tornati a terra assistiamo ad una sfilata di bimbe, ragazze e donne nei costumi tipici provenzali che si esibiscono in danze tipiche
accompagnate da un uomo che suona.
La saladelle
Per il pomeriggio programmiamo una
escursione con il camper all’Etang de
Vaccarès, la zona dove si possono avvistare facilmente i tori e i tipici cavalli
bianchi. I fenicotteri stazionano numerosi all’Etang des Launes, praticamente a
pochi minuti a piedi dal centro. Completa la giornata una bella cena a base di
toro in uno dei tantissimi ristorantini del
centro; buono il toro “a la guardian”;
uno spezzatino speziato molto particolare.
Il 6 al mattino i festeggiamenti prevedono una colazione offerta all’interno dell’Arena a base di baguette, patè, formaggio, grigliata di pancetta e vino. La colazione è
abbondantissima e accompagnata dalla banda musicale di Aigues Mortes, che sarà preI cavalli bianchi
sente durante tutti i festeggiamenti. A metà mattinata di nuovo l’Abrivado e poi sfilata
di tantissimi personaggi in costume provenzale che distribuiscono a tutti i presenti la
Saladelle. Torniamo per pranzo e nel primo pomeriggio io scelgo di restare al camper
per un riposino (al mattina c’era tanto vento e non sto un granché) mentre la bimba va
con il papà in spiaggia. La spiaggia viene pulita anche nei tratti non “gestiti” (di arenile
in concessione ce n’è veramente poco) ed è dotata di docce gratuite. Il pomeriggio abbiamo in programma la Course Camarguaise all’Arena: indimenticabile!!! I toreri (ma
qui si chiamano “razeteurs”=rasatori) sono vestiti di bianco e non hanno lo scopo di
uccidere il toro, ma soltanto di strappargli le coccarde che ha legate alle corna. E’ quindi una corrida non cruenta ...per il toro,
ma certo non meno pericolosa per i
“rasatori” che armati di un gancio (le
crochet), cercano di strappare le coccarde, aiutati da assistenti, per conquistare
premi (in genere in denaro) che vengono
offerti da commercianti e associazioni
del posto. Più è ostico il toro e più ovviamente si alza la quota. I rasatori devono avvicinare il toro, strappargli le
coccarde e poi correr via il più veloceIl guardiano
mente possibile. In alcuni momenti si
sta veramente con il fiato sospeso; i tori
sono molti e alla fine c‘è la premiazione
al miglior rasatore, il miglior toro e il
miglio “guardian”. La parte più divertente è arrivata quando in campo è sceso
un toro che imitava i rasatori e saltava la
prima staccionata! C’è da dire che la tipicità di questa razza di tori è quella di
avere le corna rivolte verso l’alto. Alla
sera facciamo di nuovo una bella passeggiata lungomare e poi a dormire. Al
La corsa camarghese
mattino ci rendiamo conto che siamo
arrivati all’ultimo giorno di vacanze (7
settembre). Si dovrebbe restare almeno un’altra settimana
per completare la visita di questa particolare cittadina
(martedì c‘è anche il “brocante”, il mercatino d’antiquariato), ma dobbiamo accontentarci del mercato settimanale peraltro molto interessante: niente cineserie, solo cose autentiche del posto. Salumi di toro (buonissimi quelli che abbiamo acquistato da un simpatico ragazzo che parla perfettamente l’italiano avendo la mamma torinese), cappelli da
“guardian”, spezie provenzali, formaggi, vini (tra cui il famoso “vin de sable”, il vino prodotto con l’uva cresciuta
La croce camarghese
sulla sabbia) e tanto altro. Questa gita camarghese non poteva non terminata con una bella “promenade a cheval”. In
genere se si effettua la passeggiata partendo dal centro della città si va sulla spiaggia da
dove sono soprattutto visibili i fenicotteri rosa,
ma noi preferiamo andare verso gli stagni
(etang) e vedere anche tori e cavalli. La tipicità
di questi cavalli bianchi sta nel fatto che alla
nascita sono rossi o neri, poi diventano grigi ed
infine in età adulta (7/8 anni) tutti bianchi. Siamo ormai al pomeriggio e vorremmo visitare
Arles, ma non troviamo subito un posto per
parcheggiare, così dedichiamo le ultime ore
della giornata allo shopping francese: scorta
Passeggiata a cavallo
smisurata di formaggi, biscotti, crème fraiche,
andouillette e tanto altro.
Pernottiamo lungo la strada di ritorno ancora in territorio francese, al mattino (8
settembre) l’ultima baguette, gli ultimi
croissant e si riparte. Questa volta ci gustiamo il panorama bellissimo della Costa
Azzurra (durante l’altro viaggio era sempre buio) e poi diretti verso casa dove arriviamo a mezzanotte inoltrata.
Costa Azzurra
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