Lezione III
Le fonti per lo studio dell’Italia
antica
Parte seconda: le fonti epigrafiche,
numismatiche e archeologiche
Le fonti epigrafiche
• Le iscrizioni nelle lingue italiche, in greco e
soprattutto in latino sono documenti preziosi per la
storia e la topografia delle città dell’Italia antica
(spesso trascurate dagli autori letterari).
• Per la storia dell’Italia una documentazione
plurilingue, nelle lingue italiche, in greco e soprattutto
in latino.
• Alcune classi di iscrizioni hanno una particolare
importanza per la geografia e la topografia dell’Italia
antica:
–
–
–
–
Milliari
Iscrizioni itinerarie
Iscrizioni relative alla costruzione di opere pubbliche
Iscrizioni confinarie
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I milliari
• Segnano la distanza dall’inizio della strada (o da una
città importante), espressa in miglia.
• I testi sono in genere incisi su colonne.
• Di regola ricordano il nome del magistrato o
dell’imperatore che fece costruire o restaurare la
strada.
• L’importanza storica dei milliari:
– Forniscono indicazioni sull’esistenza di un tracciato stradale
e sulla data della sua costruzione (o del suo rifacimento)
– Se ritrovati in situ (il che non accade sempre) forniscono
indicazioni sulla localizzazione di una strada.
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Un esempio di milliare: ILLRP 454 a da
Vibo Valentia
• Rinvenuto nei pressi di Vibo
Valentia, riporta il semplice
testo: CCLX. / T(itus) Annius
T(iti) f(ilius) / pr(aetor).
• La cifra 260 fa riferimento al
numero di miglia dall’inizio
della strada, a Capua.
• Per il tipo di caratteri
l’iscrizione si data al II sec.
a.C. ed è la prova più forte per
identificare la Capua – Reggio
con una via Annia.
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Le iscrizioni itinerarie
• Poco numerose, segnalavano le tappe lungo un
percorso.
• Il contenuto è molto simile a quello degli Itinerari
noti attraverso la tradizione manoscritta.
• Tra le iscrizioni itinerarie un testo importante che
riguarda la nostra regione, il lapis Pollae, e i
curiosi bicchieri iscritti di Vicarello.
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I bicchieri di Vicarello e l’Itinerarium
Gaditanum (CIL XI, 3281-3284)
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I bicchieri di Vicarello e
l’Itinerarium Gaditanum
• Provenienti dal centro termale di Aquae Apollinares (oggi
Vicarello), sul lago di Bracciano.
• Riportano il percorso tra Gades (Cadice, in Spagna) e
Roma.
• Un dono votivo ad Apollo posto da mercanti spagnoli
come ringraziamento per la protezione durante il lungo
viaggio?
• Per quale motivo recare questa offerta alle Aquae
Apollinares, che non si trovavano sull’itinerario?
• Per quale motivo intraprendere questo faticoso viaggio via
terra, invece del molto più rapido e agevole itinerario
marittimo?
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Le iscrizioni relative a opere pubbliche
• Commemorano la costruzione, l’abbellimento o il restauro
di una qualche struttura di interesse pubblico.
• Secondo la classificazione proposta da Vitruvio (De
architectura, I, 3, 1) le opere pubbliche si dividono in tre
categorie:
1. Opere di difesa, come moenia, “mura”, portae, “porte”, turres,
“torri”.
2. Opere della religione, come aedes o templa, “templi”, sacella,
“tempietti, sacelli”.
3. Opere dell’opportunitas, che avevano cioè il fine della comodità: è
la categoria più vasta, che raccoglieva edifici di natura economica,
politica, culturale, luoghi di spettacolo o utili per l’igiene e la
circolazione delle merci e delle persone, infine opere di arredo
urbano.
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Un esempio di iscrizione di opera
pubblica: CIL I2, 1633 da Pompei
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CIL I2, 1633 da Pompei: il testo
• C(aius) Quinctius C(ai) f(ilius) Valg(us), /
M(arcus) Porcius M(arci) f(ilius), / duovir(i),
dec(urionum) decr(eto) / theatrum tectum /
fac(iundum) locar(unt) eidemq(ue) prob(arunt).
• “Caio Quinzio Valgo, figlio di Caio, (e) Marco
Porcio, figlio di Marco, duoviri, per decreto del
consiglio municipale, appaltarono la costruzione e
parimenti effettuarono il collaudo del teatro
coperto”.
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I caratteri di CIL I2, 1633
• Una tabella apposta nei pressi di uno degli ingressi del piccolo
teatro coperto di Pompei, l’Odeon (sull’altro ingresso un testo
gemello).
• I soggetti sono i due massimi magistrati della colonia di Pompei,
i duoviri.
– C. Quinctius Valgus è personaggio altrimenti noto, anche dalle fonti
letterarie, come partigiano del dittatore Silla: la sua menzione consente di
datare il testo pochi anni dopo l’invio da parte dello stesso Silla di alcuni
veterani dei suoi eserciti come coloni a Pompei, nell’80 a.C.
• I duoviri registrano la loro responsabilità, su decreto del
consiglio municipale (decreto decurionum), nell’appalto
(locatio) e nel collaudo (probatio) della costruzione.
• Nel caso privilegiato di Pompei la documentazione epigrafica si
affianca ad una straordinaria documentazione archeologica: ma
quasi mai siamo così fortunati.
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La documentazione numismatica
• Nel documento numismatico convivono due aspetti:
– Aspetto materiale (peso, composizione della lega metallica) di
particolare rilevanza per lo studio della storia economica:
integrazione in un “mercato comune” di più stati, difficoltà
finanziarie dello stato emittente.
– Aspetto comunicativo (legenda e il tipo), che pure possono dare
qualche informazione di tipo economico, ma anche politico e
sociale.
• Un documento prodotto in serie, che si presta a
considerazioni statistiche.
• Il ritrovamento di monete al di fuori dei confini
dell’autorità emittente può indicare flussi commerciali.
• Lo studio dei conii può rivelare l’intensità delle emissioni.
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Gli aspetti di una moneta: un aureo di Adriano
(125-128 d.C.)
•
•
•
•
Peso: 7,28 gr.
Lega: Oro
Legenda: co(n)sul III
Tipo: La lupa allatta i
gemelli
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Il tipo monetale come fonte per la
ricostruzione della vita economica di una città
• Nomos di Metaponto
(540-510 a.C. circa)
con la raffigurazione
di una spiga e legenda
META.
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Tipo e legenda come fonte per la
ricostruzione della storia di una città
• Sesterzio da Caesaraugusta,
odierna Saragozza (4-3 a.C.)
• Legenda: Caesaraugusta. II
vir(i) Cn(eus) Dom(itius)
Amplian(us),
C(aius)
Vet(urius) Lancia.
• Tipo: vessilli delle legioni IV,
VI
e
X,
dalle
quali
provenivano
i
veterani
insediati nell colonia di
Caesaraugusta.
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Tipo e legenda come fonte per la
ricostruzione della storia di una città
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La particolare valenza delle monete come
documento per la storia locale dell’Italia
antica
• Una delle fonti più rilevanti per la datazione (più o meno
precisa) di un contesto archeologico.
• In aree di colonizzazione il ritrovamento di monete greche
o romane può denunciare la presenza di coloni in un
determinato periodo.
– Ritrovamenti isolati possono tuttavia essere spiegati da semplici
motivazioni commerciali o dalla pratica del mercenariato.
• Il ritrovamento di gruzzoli o tesoretti può denunciare un
momento di crisi in una determinata area e in un
determinato periodo.
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Le fonti archeologiche: il significato
del termine
• In senso etimologico: “studio del passato”
• In senso moderno: studio delle fonti materiali
della storia passata, contrapposto allo studio delle
fonti scritte.
• Distinguere i documenti rivelati dall’indagine
archeologica (tra i quali papiri, iscrizioni e
monete) dalla documentazione archeologica
propriamente detta.
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La valenza della documentazione archeologica
come fonte per la storia dell’Italia antica
• Una documentazione diretta dell’attività umana nel territorio, che in
genere non fa difetto nemmeno nelle aree più marginali.
• L’esplorazione di complessi archeologici ci rivela le forme di
insediamento (dal centro urbano, alla villa, alla semplice fattoria).
• Ma talvolta anche la funzione assolta da un edificio: gli spazi della
politica, dello spettacolo, della religione, dell’economia.
• Anche i ritrovamenti isolati di oggetti mobili possono dare importanti
informazioni, in particolare sulla storia economica di un territorio.
• Una documentazione che ci mette in contatto con la cultura materiale di
tutti gli strati della società, non solo dell’élite.
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I segni del paesaggio
• I segni dell’organizzazione dello spazio
nell’Antichità spesso sono ancora sotto i nostri
occhi: insediamenti umani, strade, opere di
bonifica attuali riproducono spesso la situazione di
età romana.
• Questi segni si possono leggere più facilmente in
carte geografiche, mappe topografiche, fotografie
aeree, che, grazie alla loro sinteticità, mettono in
luce aspetti difficilmente visibili all’osservazione
diretta.
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Lo studio dei segni del paesaggio
attraverso le carte geografiche
• Gli elementi notati dalle carte geografiche (percorsi
stradali, corsi d’acqua naturali o artificiali, insediamenti,
aree dalla morfologia particolare, come boschi o paludi) ci
riportano talvolta alla conformazione del territorio
nell’antichità.
• Una speciale rilevanza hanno le mappe topografiche più
dettagliate, di scala 1:50.000 o superiore, in particolare le
mappe prodotte dall’Istituto Geografico Militare di
Firenze.
• Di grande interesse anche la cartografia del passato, dal
Medioevo al XIX secolo, che talvolta conserva elementi
del paesaggio antico ora scomparsi.
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La centuriazione a nord di Cesena nella mappa
topografica 1:25.000 dell’IGM
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La fotografia aerea
• Assolve una funzione di sintesi simile a quella delle carte
geografiche: ma la selezione degli elementi è qui operata
involontariamente dall’obiettivo della macchina fotografica e
dall’occhio umano.
• Le prime fotografie aeree impiegate a fini di ricerca
archeologica: i rilevamenti della RAF presi durante la II
guerra mondiale.
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L’uso della fotografia aerea
nell’indagine sui paesaggi antichi
• In genere la fotografia aerea non nota niente di più di
quanto veda l’occhio umano, ma, abbracciando un’area
ampia e fissandone l’immagine, aiuta a comprendere
meglio i segni del paesaggio.
• La fotografia aerea talvolta permette anche di vedere anche
quello che si trova sotto al terreno.
• Il principio fondamentale: il terreno assume colorazioni e
toni diversi a seconda della sua natura, del dislivello, delle
coltivazioni e del modo in cui crescono, dell’umidità, del
potere di riflessione.
• La visione di alcuni segni può essere esaltata dall’impiego
di filtri e pellicole particolari.
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Fotografia aerea di un tempietto romano a
Remiencourt (Somme)
• A sinistra: nella sua sinteticità, la fotografia aerea
evidenzia le aree in cui la vegetazione ha una
crescita più stentata, rivelando chiaramente la
pianta di un tempietto.
• A destra: la ricognizione a livello del terreno
fornisce risultati meno leggibili, ma, con la
presenza di pietrame, conferma l’esistenza di una
struttura antica.
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La toponomastica
• La scienza che studia significato, origine e
sviluppo dei nomi di luogo.
• Un forte conservativismo, in particolare per gli
idronimi e gli oronimi, che porta a mantenere un
nome di luogo anche quando non se ne comprende
più il significato.
• Una scienza con le sue regole: attenzione alle
facili assonanze!
– Il caso di Ventimiglia - Albintimilium - Albium
Intemelium.
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La toponomastica come rivelatrice di
insediamenti antichi
• Diversi toponimi antichi sono giunti a noi invariati o con
pochi mutamenti, rivelandoci la localizzazione di
insediamenti antichi:
– Consentia - Cosenza, Croton - Crotone, Vibo Valentia, Rhegium
Iulium - Reggio.
• Attenzione ai “trasferimenti” di toponimi dopo la fine
dell’età antica
– Il caso di Capua - Casilinum e di S. Maria Capua Vetere - Capua.
– Il caso dell’antica Calabria, corrispondente all’odierno Salento.
• Attenzione ai recuperi dotti, talvolta fallaci.
– Il caso di Castelvetere, ribattezzata nel 1863 Caulonia, anche se
l’antica Caulonia si trova nel sito di Monasterace.
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I toponimi che raccontano una storia:
le radici linguistiche
• La radice linguistica di un toponimo può rivelare
l’insediamento originario di una popolazione appartenente a
quel gruppo linguistico.
– Il ligure: i toponimi formati dalla radice alb- “monte” (Albium
Ingaunum - Albenga).
– L’etrusco: i toponimi formati col suffisso -ena, -enna, ina (Ravenna,
Felsina - Bologna).
– L’illirico: i toponimi fondati sulla radice tergo “mercato” (Tergeste Trieste).
– Il greco: Ankon - Ancona (“gomito”).
– Il celtico: Mediolanum - Milano (“in mezzo alla pianura”).
– Il longobardo: Gualdo da wald, “bosco”.
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I toponimi che raccontano una storia:
l’etimologia
• L’etimologia di un toponimo può raccontarci qualcosa sulla sua
storia e la sua funzione originaria.
– I tanti toponimi formati sul vocabolo forum (“mercato”): Forum Traiani Fordongianus.
– I toponimi che descrivono una posizione geografica: Interamnia - Teramo
(da inter amnes, “tra i fiumi” Vezzola e Tordino).
– I toponimi che derivano da un culto: Minerbio, da Minerva (ma
attenzione al Pollino: non mons Apollinis, ma “monte delle polle”)
– I toponimi che derivano dal computo in miglia lungo una strada: Sesto
Fiorentino, a 6 miglia da Firenze.
– Toponimi che segnalano la presenza di resti antichi: località Bamboccio,
località Centocamerelle.
– Toponimi collegati a un qualche evento storico antico: Saxa Rubra.
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I toponimi prediali
• Praedium = “proprietà terriera”, “fondo agricolo”.
• Nel mondo romano si formano dal gentilizio del
proprietario + il suffisso -anum.
• Esempio: una proprietà di Marco Tullio Cicerone
= Tullianum = oggi Tulliano.
• Altri suffissi:
– Celtico: -acum (Assago, Remanzacco)
– Ligure: -ascum (Bogliasco)
– Retico: -enum (Aldeno)
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La documentazione medievale
• Tutta la documentazione prodotta nel Medioevo, diretto
continuatore dell’Antichità, è di grande rilevanza per la
ricostruzione della storia locale del mondo antico.
– L’organizzazione della Chiesa, che nei confini delle diocesi e nella
distribuzione delle pievi riproduce spesso l’assetto del periodo
tardoantico.
– Le fonti più propriamente storiografiche vanno vagliate con prudenza: le
notizie sul mondo antico sono spesso frutto di ricostruzioni erudite o di
tradizioni popolari, prive di fondamento.
– Più importante la grande massa delle fonti documentarie: atti pubblici e
privati, contratti etc., che talvolta conservano il ricordo di resti
archeologici o di toponimi oggi scomparsi.
– Interessanti anche alcune cronache, che attestano il ritrovamento di resti
antichi.
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Una documentazione medievale di particolare
rilevanza: le Rationes decimarum
• I documenti contabili presentati dagli esattori diocesani
alla camera apostolica del Vaticano.
• Vi sono registrate le esazioni della decima, una tassa
regolarmente riscossa dal Papato nel XIII e XIV secolo
dagli enti ecclesiastici (parrocchie, pievi rurali, etc.).
• Riportano, diocesi per diocesi, l’ente, con la sua
dedicazione e la sua ubicazione, e la somma pagata o da
pagare.
• Un elenco a parte talvolta è dedicato agli enti esentati.
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La decima del 1308-1310 nel territorio di Aversa
In Atellano, diocesis Aversane
Presbiter Nicolaus de Cancia capellanus S. Andree solvit tar. III 1/2.
Presbiter Aversanus capellanus S. Symeonis tar. I.
Presbiter Iohannes Frandine capellanus S. Blasii tar. III.
Presbiter Iohannes Fractulone capellanus S. Mauri de Villa fracta tar. III gr. VII.
Presbiter Nicolaus de Ambrosio capellanus S. Antonii de eadem villa tar. IIII 1/2.
Presbiter Laurentius Severini capellanus S. Barbare de villa Caynone tar. VII.
Presbiter Thomas de Fracta capellanus S. Sossi tar. III.
Presbiter Angelus de Marco capellanus S. Laurentii de Foyano tar. III gr. IIII.
Presbiter Iohannes de Donato capellanus S. Marie tar. II.
Presbiter Martinus capellanus S. Marie de villa Casale Valentiano tar. I 1/2.
…
Summa unc. II, tar. XXVII, gr. VII.
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Per saperne di più
• In generale sulle fonti per lo studio della storia antica:
– L. Cracco Ruggini (a cura di), Storia antica: come leggere le fonti,
Bologna 1996 [BAU 930.07 A 6].
– M. Crawford – E. Gabba – F. Millar – A. Snodgrass, Le basi
documentarie della storia antica, Bologna 1984 [BAU 930.07 A
2/1].
• Un commento sulla fonte letteraria più importante per l’Italia antica:
N. Biffi, L'Italia di Strabone. Testo, traduzione e commento dei libri V
e VI della "Geografia", Genova 1988.
• Sulle iscrizioni latine: I. Calabi Limentani, Epigrafia latina, Milano
1974 (o successiva edizione) [BAU STO/D 417.7 Cal o STO/C C/a
Cal 1/1]
• Sulla numismatica:
– F. Catalli, Numismatica greca e romana, Firenze 2003 [BAU
737.4 G 11]
– E. Arslan, La numismatica antica, Bologna 2005 [BAU 737.4 A
A/7].
34
Per saperne di più
• Sui metodi della ricerca archeologica: C. Renfrew - P. Bahn,
Archeologia: teorie, metodi, pratica, Bologna 1995 [BATS
930.1 Ren 1]
• Sull’indagine archeologica attraverso le fotografie aeree:
– L’Archéologie
aerienne
dans
la
France
du
Nord
http://www.archeologie-aerienne.culture.gouv.fr/
– Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi & Telerilevamento Università di Siena http://www.lapetlab.it/
• Sul paesaggio come fonte: F. Cambi - N. Terrenato,
Introduzione all’archeologia dei paesaggi, Roma 1994 [BAU
ART 930.102 TEC 2].
• Sulla toponomastica: L. Quilici - S. Quilici Gigli,
Introduzione alla topografia antica, Bologna 2007, partic.
pp. 23-61 [BAU 937 E1].
35
Per saperne di più
• Un eccellente raccolta di fonti, tradotte e
commentate, sulla Calabria antica: M. Intrieri – A.
Zumbo (a cura di), I Brettii, II, Fonti letterarie ed
epigrafiche, Soveria Mannelli 1995 [STO COLL.
PROVV. 938 ATTI 13/II e ART 937.7 A CAL/2].
• La documentazione letteraria sui centri della
Lucania tirrenica (Paestum, Velia, Buxentum,
Blanda, Laos) è raccolta da F. La Greca (a cura di),
Fonti letterarie greche e latine per la storia della
Lucania tirrenica, Roma 2002 [937.7 F LUC/1].
36
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Le fonti per lo studio dell`Italia antica