INFORMAZIONI USATE IN EPIDEMIOLOGIA:
LE FONTI DEI DATI
ANAMNESI ED ESAME OBIETTIVO
OSSERVAZIONI DI MEDICI SPECIALISTI
DIAGNOSI CLINICHE
CARTELLE CLINICHE
DENUNCE DI MALATTIA
CERTIFICATI DI MORTE E STATISTICHE DI MORTALITÀ
QUESTIONARI
INCHIESTE DOMICILIARI
DATI DI LABORATORIO
Quando si effettuano delle indagini epidemiologiche lo
schema da seguire è:
1)
La raccolta dei dati,
2)
l’elaborazione statistica
3)
l’interpretazione dei dati
1
ANAMNESI ED ESAME OBIETTIVO
Osservazione
diretta
(visita
medica)
attendibilità
delle
informazioni
Spesso
o
per
scarsa
errore
dell’investigatore/esaminatore o, nel caso dell’anamnesi, per
incompletezza o mancanza delle risposte.
OSSERVAZIONI DI MEDICI SPECIALISTI
Ampia variabilità delle osservazioni effettuate su uno stesso
oggetto
da
persone
diverse
che
praticano
la
stessa
specialità, oppure delle osservazioni in doppio eseguite dallo
stesso individuo.
DIAGNOSI CLINICHE
ATTENZIONE AGLI ERRORI. Anche quando le osservazioni sono
complete e accurate e il procedimento usato è corretto,
medici con una diversa preparazione usano criteri diversi per
giungere alla stessa diagnosi
Necessità
di
attenersi
a
criteri
specifici
e
oggettivi nel formulare la diagnosi, i quali siano
accettati da tutti, applicati e descritti nella loro
applicazione (per poter verificare che essa sia stata
fatta correttamente).
2
CARTELLE CLINICHE
Spesso annotazioni carenti, di difficile comprensibilità o
illeggibili. Anche quando tutti i dati sono completi e leggibili,
due persone possono trarre dalla stessa cartella informazioni
differenti.
DENUNCE DI MALATTIA
Per legge, alcune malattie debbono essere denunciate alle
autorità sanitarie al momento della diagnosi, per contribuire
alla rilevazione precoce dell’insorgenza di epidemie, e per
poter adottare adeguate misure preventive.
Queste registrazioni sono utili anche per valutare l’incidenza
di quelle malattie in una comunità.
Nonostante l’obbligo di legge, molti casi non vengono
denunciati.
Lo stesso vale per le segnalazioni degli effetti collaterali alla
somministrazione di farmaci.
3
LE MALATTIE INFETTIVE SONO SUDDIVISE IN CLASSI DI NOTIFICA
CLASSE 1.
Malattie per le quali si richiede segnalazione
immediata o perché soggette al regolamento Sanitario
Internazionale o perché rivestono particolare interesse
(Colera, febbre gialla, peste, poliomielite, botulismo, rabbia,
influenza con isolamento virale, tetano, ecc.)
CLASSE 2. Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o
passibili di interventi di controllo (diarree infettive da Salmonelle,
epatite virale A, B, NANB, tifo, legionellosi, MPR, pertosse,
meningite, listeriosi, ecc.)
CLASSE 3. Malattie per le quali sono richieste particolari
documentazioni (AIDS, lebbra, malaria, tubercolosi, ecc.)
CLASSE 4. Malattie per le quali alla segnalazione del singolo
caso da parte del medico deve seguire la segnalazione alla ASL
solo quando si verificano focolai epidemici (dermatofitosi,
scabbia, infezioni, tossinfezioni di origine alimentare ecc.)
CLASSE 5. Malattie infettive e diffusive notificate alla ASL e non
comprese nelle classi precedenti, zoonosi indicate dal
regolamento di polizia veterinaria di cui al DPR 320/54.
4
CERTIFICATI DI MORTE E STATISTICHE DI MORTALITÀ
Hanno da oltre 100 anni un ruolo molto importante nella
ricerca epidemiologica. Anche nei certificati di morte si
verificano limiti ed inaccuratezze.
In ogni caso essi costituiscono una raccolta di informazioni
sulle malattie ad esito mortale che puo’ essere usata per
studiare la frequenza di tali patologie a livello locale,
nazionale o internazionale.
Il problema è che spesso più malattie possono aver
contribuito alla morte del paziente, e magari ne viene
riportata una sola.
Attenzione al cambiamento nei criteri di classificazione delle
cause di morte (possibili artificiosi aumenti o diminuzione
dell’incidenza di certe patologie come cause di morte).
REGISTRI
Registro ospedaliero, R. di popolazione
Per prevenire una malattia (R. tumori, R. malformazioni congenite)
Per organizzazione sanitaria (R. dializzati, R. invalidità
professionali)
5
QUESTIONARI
Problema delle non risposte: chi non risponde è simile a chi
ha risposto?
Risposte incoerenti (si e no alla stessa domanda)
Enfatizzazione dei sintomi di malattia
Presentazione di se stessi in luce favorevole.
INCHIESTE DOMICILIARI
Dati delle interviste spesso incompleti (solo dati più rilevanti
riportati).
DATI DI LABORATORIO
Controllo di qualità
Errori nella conservazione dei campioni
6
STUDI EPIDEMIOLOGICI
Rientrano in DUE grandi categorie:
1)
STUDI DI EPIDEMIOLOGIA DESCRITTIVA:
Riguardano l’entità e la distribuzione delle malattie
nell’ambito della popolazione in rapporto a fattori
personali, di spazio e di tempo
2)
STUDI DI EPIDEMIOLOGIA ANALITICA:
Mirano a scoprire i fattori determinanti delle malattie o
le ragioni dell’alta o bassa frequenza in determinati
gruppi di soggetti
L’epidemiologia descrittiva attraverso l’identificazione di
variazioni
nella
distribuzione
delle
malattie
permette
all’investigatore di formulare delle ipotesi eziologiche che
dovranno poi essere verificate.
7
LA PERSONA
Le variabili individuali di maggior rilievo sono rappresentate
da ETÀ, SESSO, RAZZA, STATO CIVILE, CLASSE SOCIALE,
OCCUPAZIONE LAVORATIVA, FATTORI FAMILIARI
ETÀ
I tassi di morbosità e di mortalità sono sempre correlati a
questa variabile.
In generale, le malattie croniche tendono ad aumentare
con l’età, mentre le malattie infettive presentano andamenti
differenziati.
ENCEFALITE DELLA CALIFORNIA
50
MORBILLO E PAROTITE
40
ROSOLIA
LEGIONELLOSI
30
20
10
0-4
5-9 10-14 15-19 20-29 30-39
40-49
50-59
60-69
≥70
8
L’ETÀ È CORRELATA NON SOLO ALLA FREQUENZA, MA ANCHE
ALLA GRAVITÀ DELLA MALATTIA
(Es. Malattie da Pneumococco, Salmonella, frequenza di
incidenti mortali tra i bambini).
I TASSI DI MORTALITÀ SPECIFICI PER ETÀ MOSTRANO UN
ANDAMENTO COSIDDETTO A “J”:
20.0
10.0
TASSI PER MILLE
5.0
1.0
0.5
0.1
0.05
<1
1-4 5-14
15-24 25-34
35-44
45-54
55-64
65-74 75-84 ≥85
9
TASSI DI MORTALITÀ / 100.000
TABULAZIONE DEI TASSI DI MALATTIA IN RELAZIONE ALL’ETA’
RAPPRESENTAZIONE SIMULTANEA O TRASVERSALE
TASSI DI MORTALITÀ PER TUBERCOLOSI PER ETÀ
negli anni 1890, 1910, 1930
700
600
500
400
ANNO 1890
300
ANNO 1910
200
ANNO 1930
100
0
10
20
30
40
50
60
70
TASSI DI MORTALITÀ/100.000
TABULAZIONE PER GRUPPI DI SOGGETTI DI ETÀ SPECIFICA
SEGUITI PER TUTTA LA DURATA DELLA VITA
RAPPRESENTAZIONE PER COORTI
TASSI DI MORTALITÀ PER TUBERCOLOSI PER COORTI
SUCCESSIVE DI 10 ANNI (1870/80/90, 1900/10)
700
600
500
400
300
200
100
1900
1890
1910
0
10
20
30
40
50
1870
1880
60
70
10
10
SESSO
I tassi di mortalità a tutte le età sono piu’ elevati tra i maschi
rispetto alle femmine, mentre i tassi di morbosità sono
generalmente piu’ alti nel sesso femminile.
La spiegazione di tali differenze coinvolge diversi fattori:
- EREDITÀ
- ORMONI
- AMBIENTE
- ABITUDINI DI VITA
ESEMPI: Malattie respiratorie croniche; cardiopatia
ischemica; tentato suicidio; suicidio; depressione.
RAZZA E GRUPPO ETNICO
E’ nozione comune che:
1) Molte malattie differiscono notevolmente per frequenza,
severità (o entrambe) in razze diverse
2) Le statistiche suddivise per razza sono utili per identificare
problemi correlati alla salute.
NERI:
TASSI
PIU’
ELEVATI
DI
IPERTENSIONE,
MALATTIE
CEREBROVASCOLARI, TUBERCOLOSI, SIFILIDE, OMICIDI, MORTE
ACCIDENTALE, CANCRO UTERINO.
BIANCHI: TASSI PIU’ ELEVATI DI ARTERIOSCLEROSI CORONARICA,
11
SUICIDI, LEUCEMIA, CANCRO DELLA MAMMELLA.
STATO CIVILE
Tassi di mortalità decrescenti per i seguenti tipi di stato civile:
DIVORZIATO, VEDOVO, CELIBE, SPOSATO
Supporto fisico e psicologico fornito dallo stato maritale, ma anche
diversità fisiche ed emozionali tra gli sposati ed i “singles”.
CANCRO DELLA
CERVICE UTERINA
> donne sposatesi in giovane età
(precoce inizio attività sessuale)
CANCRO DELLA
MAMMELLA
> donne nubili (effetto protettivo
di gravidanza precoce)
CLASSE SOCIALE
Importanti differenze sono evidenti per la MORTALITÀ INFANTILE e
per la MORTALITÀ NEI MASCHI ADULTI in funzione della classe
sociale.
Rilevanza dei fattori quali livello occupazionale, reddito, stato
nutrizionale, affollamento, igiene personale, ricorso a cure e
prevenzione.
Relazione biunivoca tra stato socio economico e alcune
patologie (Es. schizofrenia)
Possibili errori di valutazione se si effettuano studi sull’utilizzo dei
servizi diagnostici e terapeutici.
12
OCCUPAZIONE LAVORATIVA
Molte malattie sono correlate ad un’ESPOSIZIONE a fattori
nocivi nell’ambiente di lavoro:
- SiO2
FIBROSI POLMONARE
- Asbesto
MESOTELIOMA
- Anilina
CANCRO DELLA VESCICA
Lavoratori di miniere,
costruzioni, agricoltori
tassi più elevati di
incidenti e morti per
trauma
PROTEZIONE CONFERITA DA LAVORI CHE RICHIEDONO
ESERCIZIO FISICO NEI CONFRONTI DELLA CARDIOPATIA
ISCHEMICA.
Fattore STRESS nell’ambiente di lavoro (Es. Ulcera duodenale
e ipertensione nei controllori di volo).
FATTORI FAMILIARI
Per quanto riguarda la famiglia di origine, sono importanti i
seguenti fattori:
- NUMERO DI GENERAZIONI PRESENTI IN CASA
- PRESENZA DI ENTRAMBI I GENITORI
- NUMERO DI BAMBINI
- POSIZIONE DEL SOGGETTO NELL’ORDINE DEI FIGLI
- ETÀ DEI GENITORI ALLA NASCITA DEL FIGLIO
- PRESENZA DI DIFFERENZE
RELIGIONE DEI GENITORI
DI
ETÀ,
CLASSE
SOCIALE,
ALTRE VARIABILI PERSONALI
GRUPPO
SANGUIGNO,
ESPOSIZIONI
CARATTERISTICHE DI PERSONALITÀ.
AMBIENTALI,
13
IL LUOGO
IL CONFRONTO FRA I TASSI DI UNA MALATTIA IN LUOGHI
DIFFERENTI
PUÒ
FORNIRE
CHIARE
INDICAZIONI
SULL’EZIOLOGIA DELLA MALATTIA.
CONFRONTI FRA NAZIONI
I tassi di morbosità e di mortalità permettono di monitorare
lo stato di salute di ciascuna nazione, verificare i progressi
nel controllo di una determinata patologia e fornire
indicazioni sulle cause di malattia.
ATTENZIONE alle differenze tra Paesi diversi nell’accuratezza
della diagnosi, nella completezza delle denunce e nella
classificazione delle patologie. (Es. Differenze bronchite
cronica-enfisema
e
psicosi
maniaco-depressiva-
schizofrenia tra Gran Bretagna e Stati Uniti).
Se tuttavia le differenze tra nazione e nazione sono rilevanti,
ciò consente di formulare ipotesi eziologiche che dovranno
essere
verificate.
(Es.
Tassi
di
mortalità
specifici
in
Giappone).
In generale, comunque, i confini naturali sono più utili di
quelli politici per comprendere l’eziologia delle malattie. I
fattori ambientali e climatici da un lato e la possibilità che i
confini fisici isolino diverse etnie dall’altro, spiegano le
diverse distribuzioni delle malattie. (Es. Malattie parassitarie,
gozzo endemico, melanoma, sclerosi multipla).
14
CONFRONTI FRA REGIONI DI UNO STESSO PAESE
Importanti soprattutto le diversità tra ambiente urbano e
rurale. (Es. tumore del polmone, omicidi, malattie veneree
da un lato; incidenti, tumori della pelle, tetano dall’altro).
CONFRONTI FRA ZONE DIVERSE DI UNA STESSA CITTA’
È utile segnare i singoli casi che si verificano in un contesto
urbano su una mappa della città. Sarà così possibile
correlare la distribuzione ottenuta a fattori quali: la fornitura
di acqua o di latte, i servizi di autobus, le condizioni delle
abitazioni nei singoli quartieri, ecc.
In rosso sono indicate le frequenze di
decessi per colera.
In blu sono indicate le pompe di
distribuzione dell’acqua
Epidemia di colera a Londra
del 1854.
Mappa di John Snow
Numero di morti per colera in
relazione alla compagnia di
distribuzione dell’acqua.
L'acqua Southwark & Vauxhall era
una causa importante della
malattia
IMPORTANZA
(INTERAZIONI
AMBIENTALI).
DEGLI
STUDI
SUGLI
TRA FATTORI GENETICI
EMIGRANTI
15
E FATTORI
IL TEMPO
Il verificarsi delle malattie è solitamente espresso su base
mensile o annuale.
Si possono identificare 3 tipi principali di cambiamento
nell’andamento delle malattie nel tempo.
ANDAMENTI A LUNGO TERMINE O SECOLARI
Alcune malattie possono mostrare cambiamenti nel corso di
anni
o
decenni.
Ad
esempio,
i
tassi
di
mortalità
standardizzati per età per tumori nei maschi statunitensi
sono cambiati negli ultimi 50 anni.
TASSI PER 100.000 MASCHI
80
POLMONE
70
60
50
40
COLON RETTO
30
20
PROSTATA
10
STOMACO
0
1930
1940
1950
ANNI
1960
1970
1980
16
ATTENZIONE: è importante stabilire fino a che punto le
tendenze secolari riflettano cambiamenti di incidenza o non
siano piuttosto legate a cambiamenti nella sopravvivenza.
Bisogna inoltre considerare gli artefatti quali:
-
cambiamenti negli orientamenti diagnostici dei
medici
- miglioramenti nelle metodologie diagnostiche
-
cambiamenti nelle regole di compilazione delle
cause di morte
ANDAMENTI CICLICI O PERIODICI
ALCUNE MALATTIE SI PRESENTANO CON AUMENTI O DIMINUZIONI
CHE RICORRONO CON REGOLARITÀ.
I CICLI possono essere annuali (stagionali) o avere diversa
periodicità.
Variazioni stagionali
caratteristiche di alcune
malattie infettive (Influenza)
Periodicità più breve
incidenti automobilistici
mortali con picchi venerdì
e sabato sera; valori più
bassi di martedì. Morti estive per
annegamento; incidenti sciistici.17
FLUTTUAZIONI A BREVE TERMINE
Diminuzioni o aumenti dell’incidenza di una malattia che si
possono osservare nell’arco di ore, giorni, settimane o mesi
(bruschi
cambiamenti
climatici,
improvviso
aumento
dell’inquinamento atmosferico).
EPIDEMIA:
Numero
di
casi
della
stessa
malattia
significativamente più elevato di quanto ci si potrebbe
attendere, sulla base dell’esperienza passata, in quel luogo, in
quel periodo e tra quella popolazione.
PER LA RAPIDA DIFFUSIONE DI UNA MALATTIA INFETTIVA È
IMPORTANTE IL NUMERO DI SOGGETTI SUSCETTIBILI
(HERD IMMUNITY).
Schema dell’andamento di un’epidemia in una popolazione
suscettibile (recettiva).
Soggetto che riesce a contagiare altri
Soggetto che NON riesce a contagiare altri
18
MALATTIE ENDEMICHE ED EPIDEMICHE
Si definisce ENDEMIA la costante presenza di una malattia o di
un agente infettivo in una data area geografica, o la usuale
prevalenza di una data malattia in tale area.
Il termine “ENDEMIA” è usato in
contrasto con quello di
EPIDEMIA: il verificarsi in una comunità o regione di un insieme
di malattie di natura simile, in numero chiaramente eccedente
rispetto alle normali attese.
L’esame della definizione di EPIDEMIA indica come tale
termine abbia un significato ampio:
1) Può comprendere qualunque tipo di malattia (o incidente),
incluse malattie non infettive
2) Non ci sono regole generali per quanto riguarda il numero
dei casi necessari per considerare un episodio come
“epidemico”. Piuttosto, si ha un’epidemia ogniqualvolta il
numero dei casi eccede quello atteso in base all’esperienza
del passato in quella popolazione.
3) Non c’è specificazione di ampiezza geografica: una
epidemia può colpire un quartiere o un’intera nazione, o
addirittura avere una distribuzione mondiale (PANDEMIA). Ad
esempio pandemie di influenza.
19
4) Un’epidemia può estendersi per qualsiasi periodo di
tempo: può durare alcune ore (intossicazione chimica,
contaminazione batterica di un cibo), alcune settimane
(influenza,
epatite)
o
diversi
anni
(tossicodipendenza,
pandemie di colera).
Alcuni Paesi hanno avuto un’epidemia di cancro del
polmone negli ultimi 40 anni.
Un’epidemia che rimanga epidemica per molti anni può alla
fine essere considerata endemica (ad es. molte malattie
croniche, come l’ipertensione, sono ampiamente diffuse nei
Paesi industrializzati senza mostrare variazioni di frequenza da
CASI
un anno all’altro).
Epidemia
Endemia
Malattia
sporadica
20
TEMPO
21
CINA CAMPANELLO DI ALLARME DI MOLTE EPIDEMIE:
SI AMMALA UN MEDICO!
• Nel febbraio 2003 un medico proveniente dalla provincia di
Guangdong (CINA) si ammala in un albergo di Hong Kong
• 12 altri ospiti dell’albergo sono ricoverati nella settimana
seguente il primo caso
• 7 ne avevano condiviso lo stesso piano
• Gli ospiti dell’albergo infetti esportano l’infezione in:
PROBABILE VIA DI CONTAGIO
Il 5 luglio 2003
l’Organizzazione
Mondiale
della
Sanità (OMS) ha
ufficialmente
annunciato che la
trasmissione
locale della SARS
è stata interrotta
anche a Taiwan,
che era l’ultima
zona
affetta,
essendo trascorso
un periodo pari a
due volte quello
massimo
di
incubazione
senza nuovi casi
22
di infezione
Epidemia di SARS:
distribuzione dei
casi all’hotel
Amoy Gardens di
Hong Kong
Marzo 2003
23
24
IL CASO CANADA
25
MISURE DEL RISCHIO
RISCHIO RELATIVO E RISCHIO ATTRIBUIBILE
Sono due diverse misure dell’associazione tra:
esposizione ad un particolare fattore e rischio di un certo danno
RISCHIO RELATIVO
RISCHIO RELATIVO
Tasso di incidenza negli esposti
Tasso di incidenza nei non esposti
ESPRIME IL RISCHIO CHE CORRE UN
GRUPPO DI PERSONE CON ESPOSIZIONE AD UN DATO FATTORE DI
RISCHIO (Es. Fumatori) RISPETTO AL RISCHIO CORSO DA UN
GRUPPO DI CONFRONTO PRIVO DI ESPOSIZIONE A QUEL FATTORE
(Es. Non fumatori).
Il RISCHIO RELATIVO non è un tasso ma semplicemente un
RAPPORTO, non indica l’incidenza. Dice al clinico di quanto il
rischio per il suo paziente sia aumentato.
Se il paziente è a rischio, può essere indicato uno “screening”
per scoprire i primi segni di una malattia asintomatica.
Il rischio relativo indica il beneficio che la rimozione del fattore di
rischio potrebbe apportare al paziente.
Tuttavia il RISCHIO RELATIVO non misura la probabilità di
ammalare di un individuo che presenta il fattore di rischio.
Es. Contraccettivi orali
Elevato rischio relativo di
adenoma epatico. Però tale patologia è talmente rara che il
rischio assoluto di contrarla è aumentato in modo insignificante.
La stima del rischio relativo per gli esposti è pertanto un multiplo
del tasso di incidenza (che potrebbe anche essere sconosciuto)
26
presentato dai non esposti.
RISCHIO ASSOLUTO
SINONIMO DI INCIDENZA
RISCHIO ATTRIBUIBILE
Tasso di incidenza negli esposti
Tasso di incidenza nei non esposti
Il rischio attribuibile è espresso talvolta come
percentuale del tasso di incidenza negli esposti:
RISCHIO ATTRIBUIBILE
Tasso di incidenza negli esposti
Tasso di incidenza nei non esposti X 100
Tasso di incidenza negli esposti
Il RISCHIO ATTRIBUIBILE misura la quota del RISCHIO ASSOLUTO
(INCIDENZA) che può essere attribuito ad un particolare fattore
(Es. fumo).
È calcolato sottraendo dal tasso di incidenza del gruppo esposto
al fattore (fumatori) il tasso del gruppo senza esposizione al
fattore (non fumatori).
Perciò il rischio attribuibile indica la quota di malattia dovuta al
fattore di rischio nel sottogruppo di popolazione che è esposto al
fattore stesso.
RISCHIO ATTRIBUIBILE NELLA POPOLAZIONE
Incidenza nella popolazione totale
Incidenza nei non esposti
Incidenza nella popolazione totale
È un indice importante in Sanità Pubblica per valutare il
vantaggio potenziale ottenibile se si potesse ridurre l’esposizione
dell’intera popolazione.
27
Esercizio
DAI DATI DELLA TABELLA CALCOLARE:
a) IL RISCHIO RELATIVO DEI FUMATORI RISPETTO AI NON
FUMATORI
b) IL RISCHIO ATTRIBUIBILE PER I FUMATORI
Spiegare poi le risposte a) e b) in forma discorsiva.
TASSI DI MORTALITÀ PER CARCINOMA POLMONARE PER
1000 PERSONE ≥ 35 ANNI PER ANNO
NON FUMATORI
0,07
FUMATORI
0,96
RISPOSTE
a)
0,96 / 1000
0,07 / 1000
b)
= 13,7
0,96 / 1000 - 0,07 / 1000 = 0,89 / 1000
a) I fumatori di sigaretta di 35 o più anni d’età hanno una
probabilità di morire di carcinoma del polmone 13,7
volte più alta dei non fumatori.
b) Del tasso generale di mortalità per carcinoma polmonare
tra i fumatori di sigarette (0,96/1000), 0,89/1000 è
attribuibile al fumo, ossia il rischio percentuale di
carcinoma polmonare attribuibile al fumo è
0,89 / 0,96 = 0.93  93%
28
EPIDEMIOLOGIA ANALITICA
1 - STUDI DESCRITTIVI AGGREGAZIONE E ANALISI
DEI DATI
4 - L’ANALISI DEI RISULTATI
SUGGERISCE ULTERIORI STUDI
DESCRITTIVI E NUOVE IPOTESI
2 - COSTRUZIONE DI
MODELLI E FORMULAZIONE
DI IPOTESI
3 - STUDI ANALITICI
PER VERIFICARE
LE IPOTESI
Negli
studi
sull’eziologia
delle
malattie,
si
procede
dall’identificazione di gruppi con tassi insoliti di malattia per
mezzo di studi descrittivi, allo studio dell’associazione tra un
fattore di rischio sospettato e la malattia nelle popolazioni, fino
a studiare tale associazione in individui con specifiche
caratteristiche.
ALCUNE IPOTESI POSSONO ESSERE SUGGERITE ANCHE DA
UN’ATTENTA OSSERVAZIONE CLINICA.
29
Le ipotesi sono verificate sequenzialmente per mezzo di STUDI
RETROSPETTIVI (detti anche CASO-CONTROLLO) e PROSPETTIVI
(detti anche di COORTE).
Una volta identificati i fattori di rischio, può essere progettato
uno STUDIO SPERIMENTALE per verificare se modificazioni di tali
fattori sono seguite da riduzione dell’incidenza della malattia.
DIFFERENZE TRA STUDI OSSERVAZIONALI E SPERIMENTALI
Approccio sperimentale alla verifica delle ipotesi:
studio dell’impatto della variazione di qualche fattore
sotto il controllo dell’investigatore.
Approccio osservazionale alla verifica delle ipotesi:
l’investigatore può solo osservare il verificarsi della
malattia in gruppi già segregati sulla base di alcune
esperienze o esposizioni (Es. sposati e celibi; fumatori e non
fumatori; ecc.). La distribuzione in gruppi non è sotto il controllo
dell’investigatore.
STUDI SPERIMENTALI  possibilità di stabilire un’associazione
causale in modo più definitivo.
SVANTAGGIO: frequenti problemi etici.
STUDI OSSERVAZIONALI  più praticabili, forniscono la più
grande quantità di informazioni su molte malattie.
SVANTAGGIO: i gruppi osservati possono differire in più
caratteristiche oltre al fattore in esame e conseguentemente
può risultare difficile dimostrarne il ruolo causale. (Fattori di
confondimento)
30
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Lezione 2-3/11/2005