Giddens, Fondamenti di sociologia, Il Mulino, 2006
Capitolo V. Famiglie
FAMIGLIE
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Capitolo V. Famiglie
Contenuti della lezione:
• La famiglia. Concetti di base e
principali teorie
• I mutamenti della famiglia nelle
società occidentali
• La situazione in Italia
• Patologie della vita famigliare
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Parte I: la famiglia. Concetti di
base e principali teorie
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Alcuni concetti di base: famiglia, parentela, matrimonio
- La famiglia (istituzione sociale) è un gruppo di persone
direttamente legate da rapporti di parentela e legami di
reciprocità, all’interno del quale i membri adulti hanno la
responsabilità di allevare i bambini.
- La parentela è un sistema di rapporti fondati sulla
discendenza tra consanguinei (nonni, genitori, figli ecc.) o sul
matrimonio (si parla di affini).
- Il matrimonio è l’unione sessuale socialmente riconosciuta e
approvata tra due individui adulti, OGGI (poiché non sempre è
stato così in passato, ad esempio nella civiltà greco-romana)
tramite atto pubblico (istituzione formale). Il matrimonio è sia
civile che religioso (concorrenzialità culturale tra Stato e
Chiesa)
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•
Per gran parte della storia dell’Occidente e, ancora oggi, in gran parte del mondo vige
il matrimonio combinato dalle famiglie di origine: il matrimonio è (o era)
prevalentemente uno strumento per trasmettere e regolare ricchezza e patrimonio,
secondo una linea di discendenza;
•
In questo contesto, la sessualità matrimoniale è concepita come essenzialmente
riproduttiva e l’amore come affettività assoluta rivolta liberamente all’altro, non è
attributo qualificante il matrimonio;
•
Amore e sessualità espressiva sono esperite all’esterno del matrimonio o, nelle
società che lo permettono, nelle unioni di fatto;
•
A partire dal XVIII\XIX secolo, subentra il modello dell’amore romantico come
fondamento ideale del matrimonio, pur rimanendo i rapporti tra i coniugi (anche dal
punto di vista sessuale) e con i figli, improntati ad un codice di “distanza” e
rispettabilità (specie nel ceto medio);
•
Con il diffondersi dell’industrializzazione e la progressiva modernizzazione delle
società, cresce la quota di matrimoni improntati sull’idea e la pratica dell’amore
romantico, una sessualità espressiva (specie dopo gli anni ’60), la libera scelta del
partner e una maggior intimità\affettività tra i membri della famiglia;
•
Oggi, la tendenza prevalente è quella verso un modello di amore e di sessualità
“liquida” (dominio della fase dell’innamoramento) – Bauman, Alberoni; e di relazione
pura (cioè individualizzata) nei rapporti di coppia (non necessarimente formalizzati).
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In quasi tutte le società sono presenti:
- famiglie nucleari: due adulti che vivono insieme sotto uno
stesso tetto con i propri figli naturali o adottivi.
Quando insieme alla coppia e ai suoi figli vivono sotto lo
stesso tetto anche altri parenti prossimi (es. zii, fratelli, nipoti
ecc.) in un rapporto stretto e continuativo, si parla di
famiglie estese (fenomeno abbastanza raro in tutta la storia
occidentale e diffuso prevalentemente in società rurali).
Nelle società occidentali il matrimonio, e quindi la famiglia,
sono associati alla monogamia  è possibile sposare un solo
partner.
In altre società, invece, è possibile sposare più di un partner
 poligamia:
poliginia
poliandria
l’uomo può sposare
la donna può sposare
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più donne
più uomini
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Lo studio della famiglia e della vita familiare è stato affrontato
in maniera difforme da sociologi di scuole diverse.
Le principali interpretazioni teoriche della famiglia sono:
- approccio funzionalista: la famiglia svolge compiti che
contribuiscono a soddisfare i bisogni fondamentali della
società e a preservare l’ordine sociale;
- approccio femminista: contesta la visione della famiglia
come regno dell’armonia e dell’uguaglianza;
- nuove prospettive: pongono attenzione alle recenti
trasformazioni della famiglia.
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L’approccio funzionalista:
T. Parsons
Le due principali funzioni della famiglia sono:
socializzazione primaria
processo attraverso cui i
bambini apprendono le norme
culturali della società in cui
nascono.
stabilizzazione della personalità
ruolo svolto dalla famiglia nel
fornire supporto emotivo ai
suoi membri.
La famiglia nucleare è la struttura meglio equipaggiata per
affrontare le richieste della società industriale: il marito può
lavorare fuori casa (ruolo strumentale di male breadwinner),
mentre la moglie (ruolo affettivo) si occupa della casa e dei
figli.
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L’approccio femminista rivolge l’attenzione all’interno
delle famiglie, per esaminare le esperienze delle donne
nella sfera domestica.
La famiglia non è un’unione cooperativa fondata su
interessi comuni e sostegno reciproco, ma in essa si
riscontrano squilibri di potere e disparità di vantaggi.
I
-
principali argomenti trattati da questo approccio sono:
la divisione domestica del lavoro;
la disuguaglianza dei rapporti di potere;
le attività di cura e il “lavoro emotivo”.
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Parte II: i mutamenti della
famiglia nelle società occidentali
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In Occidente, negli ultimi decenni, i modelli familiari hanno subìto
profonde trasformazioni:
-è diminuita la propensione al matrimonio come fondamento della
famiglia (de-istituzionalizzazione);
- è aumentata l’età media al matrimonio (aumento scolarizzazione,
individualizzazione crescente, famiglie “marsupiali”);
- è aumentato il tasso di divorzi;
- sono aumentate le famiglie monoparentali (con un solo genitore);
- sono aumentate le famiglie ricostituite (si formano dopo un nuovo
matrimonio o attraverso nuove relazioni che coinvolgono i figli delle
unioni precedenti= famiglia allargata).
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Il divorzio
In Occidente, per molti secoli, si è considerato il matrimonio
indissolubile  il divorzio era concesso solo in caso di
“mancata consumazione” del matrimonio.
In seguito il divorzio fu introdotto sulla base del “sistema
accusatorio”: per divorziare uno dei coniugi doveva accusare
l’altro di crudeltà, abbandono del tetto coniugale o adulterio
(modello oggi prevalente nelle società dove è maggioritaria
la religione islamica).
Negli anni ’70 furono introdotte le prime leggi che
prevedevano il divorzio “senza colpa”  per divorziare non è
più necessaria la colpa di uno dei coniugi, ma è sufficiente
che la convivenza sia diventata intollerabile.
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Il mutamento del diritto di famiglia, con l’introduzione del
divorzio, è stato accompagnato da una crescita dell’instabilità
coniugale.
Perché oggi il divorzio è sempre più diffuso?
- il matrimonio non ha più molte connessioni con la
trasmissione di ricchezza e status tra generazioni;
- le donne sono sempre più indipendenti economicamente 
il matrimonio non ha più gli aspetti di partnership economica
di un tempo;
- il divorzio non è più oggetto di pregiudizi;
- si tende a valutare il matrimonio sulla base della
soddisfazione personale.
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Negli ultimi anni sono in crescita alcuni fenomeni:
- famiglie monoparentali: risultato di vedovanza,
separazione o divorzio, madri mai sposate;
- seconde nozze: tutti i matrimoni successivi al primo;
- famiglie ricostituite: famiglie in cui almeno uno degli
adulti ha figli nati da un precedente matrimonio o
relazione. In queste famiglie spesso si sviluppano nuovi
rapporti di parentela: il divorzio spezza il matrimonio,
ma non la famiglia, soprattutto se vi sono dei bambini 
famiglie binucleari o allargate: i legami persistono
nonostante la costruzione di nuovi rapporti familiari da
parte dei genitori che si risposano.
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Un altro fenomeno in crescita è quello del padre assente:
legame sporadico del padre con i figli a causa della
separazione o del divorzio.
- Per alcuni sociologi questo fenomeno è all’origine di
problemi sociali (es. esplosione dei costi per il sostegno
all’infanzia, aumento dei tassi di criminalità, difficoltà dei
figli a diventare bravi genitori).
- Per altri, invece, i crescenti livelli di occupazione
femminile provocano la crisi della figura paterna: gli uomini
percepiscono le donne come capaci di occuparsi dei figli in
modo autosufficiente
 si sentono deresponsabilizzati.
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Negli ultimi decenni si è anche assistito alla flessione del
tasso di fecondità => il numero medio di figli per donna.
Dopo la seconda guerra mondiale in Europa si è assistito
al fenomeno del Baby Boom. Dalla fine degli anni ‘60 il
tasso di fecondità è sceso in tutta Europa ed è molto al
di sotto della soglia critica di 2,1 figli per donna, cioè del
livello di ricambio generazionale, che assicura l’equilibrio
nascite/morti e la crescita zero della popolazione.
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• In generale, il passaggio dalla famiglia come
unità di produzione (società tradizionali e
contadine) alla famiglia come unità di consumo
(società moderna e del benessere) comporta la
diminuzione strutturale del tasso di fecondità
• Il tasso di fecondità è influenzato: dalle politiche
sociali, dalle caratteristiche del mercato del
lavoro (oggi: problemi della precarietà) e dagli
orientamenti culturali prevalenti che definiscono
la forma dei bisogni e delle aspettative degli
adulti
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“Alternative” emergenti alla famiglia fondata sul matrimonio
- Convivenza: è il rapporto tra due persone legate sessualmente,
che vivono insieme senza essere sposate.
- “Urban Tribes”: reti di reciprocità, solidarietà e sostegno (relazioni
terziarie) a base amicale costituenti, soprattutto nelle grandi aree
urbane e tra persone di elevato grado d’istruzione, un’equivalente
funzionale della famiglia fondata sulla coppia. All’interno della
rete gli scambi sessuali tra i membri sono molto limitati e
raramente i membri della rete formano coppie (in sostanza, la
ricerca del partner si colloca fuori la “tribù”).
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- Famiglie omosessuali: in molti paesi i rapporti di coppia
omosessuali non sono riconosciuti legalmente  si
fondano sull’impegno personale e sulla reciproca fiducia.
In alcuni paesi, sono stati introdotti i “Pacs” (Patti civili di
solidarietà => assistenza e responsabilità in caso di
malattia, diritto all’eredità e alla reversibilità della
pensione, subentro nei contratti e nelle licenze), che
estendono alcune prerogative tradizionali delle coppie
sposate alle coppie di fatto, tra cui anche quelle
omosessuali. In altri (ad esempio l’Olanda), è previsto il
matrimonio per gli omesessuali
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Parte III: la situazione in Italia
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• Una delle principali caratteristiche della
famiglia in Italia è l’omogeneità sociale e
culturale degli sposi e dei conviventi
(endogamia socioculturale).
• Secondo i dati Istat, oltre il 25% delle
famiglie italiane è composta da un solo
membro (+4% circa in 10 anni).
• Meno di una donna su due
sposata\convivente lavora fuori casa.
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• Fino agli anni ’60, la maggior parte degli
sposi\conviventi si conosceva: 1)
attraverso il vicinato 2) i parenti 3) feste
di paese
• Oggi, essi si conoscono: 1) feste tra amici
2) casa di amici\parenti 3) lavoro 4) in
discoteca
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Fonte: Istat
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• Nel 2008: oltre un matrimonio su tre è celebrato davanti al
sindaco: il 36,7% di tutti i matrimoni. Solo 10 anni fa l’incidenza
dei matrimoni civili non arrivava al 20%.
• Anche in questo caso il dato medio nazionale nasconde profonde
differenze territoriali. Sono celebrati con il solo rito civile oltre il
48% dei matrimoni registrati al Nord, il 44% di quelli registrati al
Centro, mentre al Sud questo valore è del 20%;
• Il 15% dei matrimoni celebrati nel 2008 era misto (straniero\aitaliano\a) fenomeno in rapido aumento. 1) Il caso più frequente è
quello dello sposo italiano e della sposa straniera 2) il classico
modello, per l’Italia, del matrimonio socioculturalmente
endogamico viene meno 3) la maggior parte dei matrimoni misti
sono seconde nozze.
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Nella vita di coppia:
• tende ad aumentare l’intimità a distanza tra figli e famiglia di
origine: il 45% circa delle nuove famiglie risiede entro 1 KM dalla
casa di almeno uno dei genitori. Questa tendenza si consolida nel
momento in cui si ha il primo figlio;
• Il motivo di contrasto più diffuso all’interno della coppia, riguarda
l’impiego del denaro (specie nelle coppie non coniugate).
• Il gioco e le uscite con i figli sono l’attività più diffusa delle coppie
(seguite dal fare la spesa). Meno diffusa è l’abitudine di andare al
ristorante, week end fuori, consumi culturali (tutte cose che
aumentano all’aumentare del titolo di studio). Le coppie non
coniugate passano più tempo fuori casa.
• Il desiderio di fecondità delle donne in coppia tra i 18 e i 49 anni
è, in media, di 2,1 figli (pari al tasso di sostituzione) e cresce al
decrescere dell’età
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