Ovvero giocare con lealtà.
Fair play (comportamento)
L'espressione inglese fair play (lett. gioco corretto, da intendersi
come lealtà) identifica nell'immaginario comune una serie di regole
etiche e comportamenti da tenere in ambito sportivo, fondate sui
princìpi generali del rispetto, della solidarietà, della correttezza e
dell'onestà.
Per estensione, il termine fair play è tuttavia oramai utilizzato per
denotare i medesimi princìpi in svariati altri ambiti, in particolare
nella politica.
La Carta del Fair Play, varata nel 1975 dal C.I.F.P. (Comitato Internazionale Fair
Play), è un decalogo internazionale dei nobili principi a cui dovrebbe ispirarsi
chiunque si accosti a qualunque titolo allo Sport, quello con la esse maiuscola.
CARTA DEL FAIR PLAY
Qualunque sia la mia funzione nello sport, anche quella di
spettatore, mi impegno a:
1) Fare di ogni incontro sportivo un momento di privilegio,
una specie di festa, qualunque sia l'importanza della posta
e la virilità della gara;
2) Conformarmi alle regole e allo spirito dello sport
praticato;
3) Rispettare i miei avversari come me stesso;
4) Accettare le decisioni dell'arbitro o dei giudici sportivi,
sapendo che, come me, hanno diritto all'errore, ma che
fanno di tutto per non commetterne;
5) Evitare la cattiveria e le aggressioni con atti, parole o
scritti;
6) Non adoperare espedienti o inganni per ottenere un
successo;
7) Restare degno nella vittoria come nella sconfitta;
8) Aiutare ognuno con la mia presenza, la mia esperienza
e la mia comprensione;
9) Portare aiuto ad ogni sportivo ferito o in difficoltà tali
da mettere in pericolo la propria vita;
10) Comportarmi da vero ambasciatore dello sport,
aiutando a far rispettare intorno a me i principi suddetti.
Prendendo questo impegno, mi riconosco come un vero
sportivo.'
IN DEFINITIVA Le regole del Fair Play SI
POSSONO RIASSUMERE IN:
Giocare per divertirsi;
Giocare con lealtà;
Attenersi alle regole del gioco;
Rispettare compagni,avversari;arbitri e
spettatori;
Accettare la sconfitta con dignità;
Rifiutare il doping,il razzismo,la violenza e
qualsiasi altra cosa che possa arrecare
danno allo sport;
Onorando questo impegno sarò un vero
sportivo...
Altro documento di valore etico: la Dichiarazione di Gand firmata nel 2004 dal
Panathlon Internazionale.
Il Panathlon (dal GRECO pan=tutto e athlon=sport) è un'associazione culturale in campo sportivo, fondata
a Venezia il 12 giugno 1951 dal col. Mario Viali e altri 24 fondatori fra cui il conte Ludovico Foscari che ne ha
proposto il nome e coniato anche il motto. L'associazione Panathlon International, cresciuta dapprima in Italia, è
divenuta internazionale a partire dal 14 maggio 1960.
DICHIARAZIONE DEL PANATHLON SULL’ETICA NELLO SPORT GIOVANILE
Questa dichiarazione rappresenta il nostro impegno per superare ogni discussione e stabilire chiare regole
di
comportamento
nella
ricerca
di
valori
positivi
nello
sport
giovanile
Dichiariamo che:
• Promuoveremo attivamente i valori positivi nello sport giovanile con grande impegno e
presentando
buoni
programmi.
•Nell’allenamento e nelle competizioni punteremo a quattro obiettivi in un modo equilibrato: sviluppo
delle competenze di tipo motorio (tecnica e tattica), stile competitivo sicuro e sano, positivo concetto di se
stessi, buoni rapporti sociali . In questo saremo guidati dalle necessità dei giovani.
•Crediamo che sforzarsi per eccellere e vincere, sperimentando il successo o il piacere, il fallimento o la
frustrazione, siano tutte componenti dello sport competitivo. Daremo ai giovani l’opportunità di coltivare e
di integrare tutto ciò (all’interno della struttura, delle regole e dei limiti del gioco) nelle loro performance e
li aiuteremo a gestire le loro emozioni.
•Presteremo particolare attenzione alla guida e all’educazione dei giovani, in accordo con quei modelli che
valorizzano i principi etici e umani in generale ed il fair play nello sport in particolare.
•Ci assicureremo che i giovani siano coinvolti nelle decisioni che riguardano il loro sport.
• Continueremo nel nostro impegno per eliminare nello sport giovanile tutte le forme di
discriminazione.
Questo è coerente con il fondamentale principio etico di uguaglianza, che richiede giustizia sociale ed
uguale distribuzione delle risorse. I giovani ritardati, i disabili e quelli con meno predisposizione dovranno
avere la stessa possibilità di praticare lo sport e le stesse attenzioni di quelli più sani e forti, con più
capacità, senza discriminazione di sesso, razza e cultura.
• Riconosciamo e ci rendiamo conto del fatto che lo sport può anche produrre effetti negativi e che
misure curative e preventive sono necessarie per proteggere i giovani.
Aumenteremo la salute psicologica e fisica dei giovani attraverso i nostri sforzi per prevenire le devianze, il
doping, l’abuso e lo sfruttamento, per superarne i possibili effetti negativi.
Accertato che l’importanza dell’ambiente sociale dei giovani e il clima motivazionale sono ancora
sottostimati svilupperemo, adotteremo e attueremo un codice di condotta con responsabilità chiaramente
definite per tutti coloro che ruotano intorno allo sport dei giovani: organizzazione governativa, dirigenti,
genitori, educatori, allenatori, manager, amministratori, dottori, terapisti, dietologi, psicologi, grandi atleti,
i giovani stessi.
Raccomandiamo fortemente che siano seriamente considerate queste persone, organizzate in appropriati
livelli e che governano questo codice di condotta.
Incoraggiamo la registrazione e l’accreditamento dei sistemi di preparazione per allenatori ed istruttori.
• Gradiamo l’aiuto degli sponsor e dei media ma riteniamo che esso debba essere in accordo con i maggiori obiettivi dello
sport giovanile.
Accogliamo il finanziamento da parte di organizzazioni e società solo quando questo non contrasta con il processo
pedagogico, i principi etici e gli obiettivi dello sport giovanile.
Crediamo che la funzione dei media non deve essere solo re-attiva, ossia riflettere i problemi della nostra società, ma anche
pro-attiva, cioè stimolante, educativa e innovativa.
Formalmente sottoscriviamo “La Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport” adottata dal Panathlon.
Tutti i ragazzi hanno il diritto di:
praticare sport
•divertirsi e giocare
•vivere in un ambiente salutare
•essere trattati con dignità
•essere allenati ed educati da persone competenti
•ricevere un allenamento adatto alla loro età, ritmo e capacità individuale
•gareggiare con bambini dello stesso livello in una adeguata competizione
•praticare lo sport in condizioni di sicurezza.
•riposarsi.
•avere la possibilità di diventare un campione, oppure di non esserlo.
Tutto questo potrà essere raggiunto quando i governi, le federazioni, le agenzie e le società sportive, nonché le industrie, i
media, i manager, gli studiosi dello sport, i dirigenti, gli allenatori, i genitori e i giovani stessi approveranno questa
dichiarazione.
Gand, 24 settembre 2004
FIFA
Formalmente, Fair Play è il nome dell'impegno ufficiale assunto dalla FIFA per promuovere
l'etica nel calcio e dunque prevenire comportamenti quali violenza e discriminazione.
Gli intenti del Fair Play, comunque, esulano dal miglioramento delle condizioni di vita nel
mondo, e si limitano esclusivamente al settore sportivo.
La FIFA e la UEFA hanno in più occasioni premiato coloro che hanno sposato appieno i
fondamenti del Fair Play.
No! alla violenza nello sport!!!
Oggi il fair play viene insegnato ai ragazzi che frequentano istituti scolastici.
Compreso il nostro “ITCG ARGENTIA”
Lo sport unisce uomini di tutte le nazioni
Per questo l’atleta è cittadino del mondo
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La Carta del Fair Play