IJN
N.12/2014
Recensione
Curare è prendersi
cura - recensione
19
Laura Aletto
Consigliere, Dottore
Magistrale
Councelor, MscN, Ward Sister
Cure is to care. A review
Ciò che fin da subito ha colpito la nostra attenzione è stato il titolo: CURARE È PRENDERSI CURA.
Una affermazione forte che noi infermieri sentiamo nostra perché è nel nostro Dna il concetto del “prendersi cura” della persona.
E allora perché stupirsi?
Lo stupore è perché è un medico che lo dice, perché abbiamo
sempre, erroneamente, pensato che il “prendersi cura” è una
competenza solo nostra, ed ecco che un po’ di “sconcerto” è
serpeggiato perché taluni hanno pensato: come può, un medico, parlare del prendersi cura che è proprio dell’infermiere?
“Curare è prendersi cura” è una confessione aperta e sincera, e insieme un prezioso contributo al dibattito sulla salute:
un libro che coinvolge, tocca le corde del cuore e pone sul
tavolo questioni a cui è impossibile restare indifferenti; è un
testo che ci fa rivivere con semplicità ed umanità una vita
dedicata ai “suoi” malati e ai “suoi” volontari, una vita dedicata
a cercare di migliorare la vita degli altri, a trasformare i sogni
impossibili in realtà, a fare in modo che la speranza non si
spenga mai.
Oltre ai volontari laici, alcuni erano i genitori di giovani
malati ai quali l’impegno in ospedale o nell’associazione
RomAIL ha restituito loro la voglia di vivere, i primi volontari sono stati i medici che raddoppiavano la loro presenza per
aiutare il poco personale infermieristico del piccolo reparto e del
day hospital.
Ci racconta la storia tenera e commovente che ha aperto la strada alla assistenza domiciliare e alla concretizzazione di un diritto,
quello di “rimanere in ospedale il meno possibile e tornare agli affetti e al calore della propria casa, continuando a ricevere le stesse
cure”. Ci fa riflettere il capitolo dedicato al dolore, ci indica la strada
da seguire per affrontare il dolore e il “fine vita”; siamo nella metà
anni 60 e difronte ad una situazione senza appello “decisi di provare con farmaci innovativi”, “era un rischio, ma sempre meglio che
assistere impotenti” a quegli occhi che chiedevano aiuto per non
soffrire più.
Fermamente ritiene inaccettabile la superficialità con cui spesso
vengono liquidati i malati che lamentano dolore, “si deve sempre
credere al malato che dice di star male” non bisogna avere l’arroganza di sottovalutare la sofferenza.
Quante volte soffrire, in silenzio, è considerato motivo di vanto e
di onore.
Per fortuna oggi abbiamo mezzi ma soprattutto una sensibilità e
consapevolezza diverse, si deve sempre ”credere al malato, è lui ad
avere ragione se dice di aver dolore”.
Con questo testo il prof. Mandelli consegna inoltre alla nostra attenzione le sue riflessioni sui temi di cruciale attualità di cui ha avuto esperienza diretta: dalla spending review alle cure alternative
(agli onori della cronaca per il recente caso Stamina), dalla lotta
contro il fumo all’alleanza medico paziente.
Per il prof. curare significa prima di tutto prendersi cura, è la lezione
che ha imparato dai maestri, che ha fatto sua nella pratica quotidiana ed è il messaggio che sente di affidare al futuro.
Il “prendersi cura” è centralità della persona, è disponibilità e impegno verso gli altri, è capacità di ascolto, è empatia, è accompagnare, è chiedere all’ altro di potersi metter al suo fianco, senza fretta,
è essergli vicino continuando fino all’ ultimo ad offrire le nostre
abilità tecniche, la rapidità delle prestazioni, le nostre conoscenze
teoriche e la nostra sensibilità, è rispettare i suoi tempi, senza imporre scelte avventate o che riteniamo giuste solamente perché
sono diventate nostre.
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