ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO
NEGRI
Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare “Aldo e Cele Daccò”
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Una grave malattia renale adesso ha una cura efficace
Uno studio degli Ospedali Riuniti e del Mario Negri di Bergamo dimostra che nella nefropatia membranosa,
Rituximab è più efficace e meno tossico delle terapie che si sono usate finora.
Washington, DC, Bergamo 19 luglio 2012
Rituximab, un farmaco fino ad oggi utilizzato per la terapia di malattie collegate al sistema immunitario come i linfomi e
l'artrite è efficace in una malattia renale di origine immunologica. È quanto emerge da un nuovo studio dei ricercatori
bergamaschi degli Ospedali Riuniti e del Centro di Ricerche Cliniche per la Malattie Rare “Aldo e Cele Daccò” del Mario
Negri che è stato pubblicato oggi 19 luglio 2012 nella versione online della rivista ufficiale della Società Americana di
Nefrologia, Journal of the American Society of Nephrology.
Questa scoperta è di grande importanza per circa 2 milioni di pazienti che, nel mondo, soffrono di nefropatia
membranosa, una patologia che provoca la perdita di proteine nelle urine e può portare a insufficienza renale nel 30%
dei casi. La malattia è causata dalla formazione di anticorpi che reagiscono contro il rene e ne alterano la struttura,
provocando un ispessimento delle membrane glomerulari, da cui il nome “membranosa”.
Sebbene siano state proposte diverse terapie, ancora oggi i medici dibattono quale sia la migliore. Attualmente la
terapia più seguita, ma che purtroppo ha notevoli effetti negativi in tutti i pazienti, prevede cortisonici e altri
chemioterapici. Queste sostanze, non esercitando un’azione di immunosoppressione selettiva, hanno infatti numerosi
effetti collaterali, talvolta anche gravi.
Rituximab invece agisce specificatamente sulle cellule del sistema immunitario coinvolte nello sviluppo e nella
progressione della nefropatia membranosa - spiega Piero Ruggenenti degli Ospedali Riuniti che è anche a capo del
Dipartimento di Medicina Renale del Centro "Aldo e Cele Daccò" del Mario Negri – e si è dimostrato sicuro ed efficace
nei 100 pazienti affetti da questa patologia che hanno partecipato allo studio.
A 4 anni dal trattamento, in tutti i pazienti si è avuto un notevole miglioramento delle condizioni cliniche e in un terzo dei
casi si è avuta una guarigione definitiva. Tutti i pazienti hanno tollerato bene il farmaco e durante tutto lo studio non
hanno sofferto di effetti collaterali rilevanti.
“Rituximab costituisce un sostanziale progresso per la cura della nefropatia membranosa – afferma il professor
Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Unità di Nefrologia degli Ospedali Riuniti e coordinatore delle ricerche del Mario Negri
di Bergamo - e, considerando il suo ottimo profilo di sicurezza, potrebbe sostituire gli attuali regimi terapeutici tossici,
come terapia di prima scelta”.
Un ulteriore vantaggio di Rituximab consiste nel fatto che il farmaco può essere somministrato come singola infusione
endovenosa senza che sia necessario ricoverare i pazienti, mentre i cicli di terapia con i cortisonici e con gli altri farmaci
in uso richiedono come minimo 6 mesi di trattamenti continui e spesso necessitano di ospedalizzazione a causa degli
effetti collaterali provocati dai farmaci stessi.
Oltre a Ruggenenti e Remuzzi allo studio hanno collaborato Paolo Cravedi, Antonietta Chianca, Annalisa Perna,
Barbara Ruggiero, Flavio Gaspari, Alessandro Rambaldi e Maddalena Marasà.
Dott.ssa Ariela Benigni, Segretario Scientifico
Ufficio stampa: Mariateresa Pesenti, cell. 338-9181913 – Francesca Di Fronzo, cell. 349-4740949
Rituximab in Idiopathic Membranous Nephropathy. Journal of the American Society of Nephrology July 19, 2012.
http://jasn.asnjournals.org/content/early/2012/07/19/ASN.2012020181.abstract
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