Dossier
Il mese dell’educazione alimentare
DIMMI
COME
MANGI…
Con il patrocinio di:
TuttoscuolA n. 471
I
educazione alimentare
Dossier
Educazione alle sicurezze alimentari
Dalla Sicurezza alla Qualità
O
ttanta italiani su cento ne
sono sicuri: mangiare, non
sempre fa bene. Mangiare
bene fa meglio, invece.. E’ uno
slogan, ma non solo. Lo hanno
adottato trasmissioni televisive e
associazioni di categoria; Ministeri. E si tratta infine di un dato
statistico perché è quanto emerge
da una inchiesta sull’alimentazione che ha chiamato in ballo un
popolo tradizionalmente gaudente a tavola come il nostro interrogandolo su di un argomento quasi
sacro per noi, quasi si parlasse
della mamma o della squadra del
cuore…
In effetti gli italiani oggi si dicono convinti che mangiare tout
court non sia di per sé la panacea
a tutti i mali; si dicono convinti
che una corretta alimentazione
sia frutto di un giusto equilibrio;
e si dicono infine preoccupati per
quanto concerne la
sicurezza
II
dei cibi; la loro conservazione;
i metodi di produzione e di allevamento o coltura; per ciò che
attiene certificazione ed etichettature.
Da noi del resto, Ministeri della
Salute, dell’Istruzione, delle Politiche Giovanili, Istituzioni come
il Coni e le Università (anche di
Scienze Motorie), associazioni di
settore (Coldiretti e Cia; Inran e
associazioni professionali, Nutrizionisti e Diabetologi, Pediatri
e Cardiologi, tra i tanti) si sono
fatti in questi ultimi anni interpreti di questa nuova esigenza e
di questa attenzione rinnovata al
benessere comune.
In ogni caso – come
vedremo – ci muoviamo proprio a partire da
queste moderne esigenze. L’assioma principale
da cui muoversi è che:
“Un equilibrato appor to di
energ ia e d i nut r ient i, come
a nche d i sost a n ze a d a z ione
protettiva, costituisce il requisito di base per il mantenimento di un buono stato di salute.
Lo sviluppo socio-economico
degli ultimi decenni ha assicurato una maggior disponibilità
e varietà di alimenti per le popolazioni dei paesi ad economia
avanzata, determinando la scomparsa di molte malattie carenziali e contribuendo parallelamente
alla crescita delle aspettative di
vita”.
Questo, ment re “nel nost ro
paese questo sviluppo è stato
accompagnato da un progressivo allontanamento dal modello tradizionale di dieta (di tipo
mediterraneo) e dall’affermarsi
di diete ad elevata densità energetica, alto contenuto in grassi,
soprattutto saturi, e a basso
contenuto in carboidrati
non raffinati. Queste
nuove abitudini
alimentari, associate ad uno
stile di vita sedentario, hanno determinato il
notevole incremento dell’incidenza di patologie croniche con fattore
di rischio dietetico-nutrizionale
qu ali l’obesit à ,
il diabete non
insulino-dipendente, le patologie cardiovascolari, alcuni tumori”.
Così il documento ufficiale
di presentazione delle attività del
Centro attivato a Roma presso il
TuttoscuolA n. 471
Dossier
I fattori di Rischio
legati agli Alimenti
Cosa insegnare dunque ai nostri ragazzi ed ai nostri educatori? Innanzitutto che si deve
esigere la verifica della integrità
compositiva e del buono stato di
conservazione degli alimenti (valutazione di indicatori di qualità,
accertamento e prevenzione delle frodi alimentari). Inoltre, che
occorre rivolgersi ad autorità in
grado di indicare nelle nostre diete alimentari il valore nutrizionale degli alimenti, la presenza
di fattori benefici per la salute.
Tanto basta in sostanza per essere
garantiti dal rischio chimico as-
TuttoscuolA n. 471
sociato ai prodotti alimentari che
deriva dalla presenza di fattori di
rischio quali, sostanze tossiche
naturali, allergeni, contaminanti naturali, ambientali o indotti
da processo, inclusi i residui (ad
esempio di farmaci veterinari).
OMS e FAO, del resto, al fine
di garantire la sicurezza
per quanto concerne
i rischi derivanti dalla pre-
pende naturalmente anche dalla
qualità delle materie prime, del
trasporto, della conservazione e
delle condizioni presso il punto
vendita. I fabbricanti di prodotti
alimentari devono lavorare congiuntamente con i fornitori, i produttori, i grossisti, i trasportatori
e i distributori per garantire che
vengano pienamente rispettati gli
standard di qualità.
Le industrie alimentari sottopongono ai fornitori un
elenco di requisiti
di qualità che le
materie prime
devono soddisfare; spesso
senza di sostanze chimiche nei
prodotti alimentari hanno fornito
degli indicatori e dei livelli oltre
i quali non si può più parlare di
sicurezza.
Tra queste menzione a parte
meritano le biotecnologie per le
implicazioni sociali, culturali ed
etiche in aggiunta a quelle ambientali e di sicurezza d’uso che
la produzione, per scopi alimentari, di organismi geneticamente
modificati (OGM) comporta.
forniscono anche assistenza tecnica ai trasportatori, ai grossisti
e ai commercianti al dettaglio;
eseguono controlli per accertarsi
che fattori quali la temperatura e
l’umidità siano opportunamente
controllati e che le date di scadenza siano rispettate. Perché i
prodotti alimentari giungano al
consumatore in perfetto stato, anche la confezione gioca un ruolo fondamentale: può aumentare
la durata di conservazione, in
quanto costituisce una barriera
contro il vapore acqueo, l’aria e
i microrganismi, allo stesso tempo mantenendo la freschezza del
prodotto. La confezione trasmette
inoltre importanti informazioni
che aiutano il consumatore a conservare e preparare il prodotto in
La Qualità prima di tutto
Ma oltre questo c’è la qualità. Le industrie aderiscono agli
standard di gestione della qualità
elaborati dall’ISO (International
Standards Association). La qualità dei prodotti alimentari di-
III
educazione alimentare
Regina Elena.
L’obiettivo prioritario di intervento pertanto è quindi quello
di mirare alla riduzione del rischio, promuovendo stili di vita
corretti in grado di garantire un
migliore stato di salute generale
e ridurre nel contempo i notevoli
costi socio-economici generati
dalla diffusione delle patologie
croniche associate alla dieta.
In questo contesto l’attività del
Centro si articola in diversi settori di intervento che riguardano:
- identificazione e promozione
di stili di vita diretti al mantenimento di un buono stato di salute e alla prevenzione dell’insorgenza di malattie con fattore
di rischio dietetico-nutrizionale
- raccolta di dati sull’assunzione di alimenti, sulle abitudini
dietetiche e sullo stato nutrizionale di gr uppi di popolazione
- studi sulla presenza negli alimenti, sulle funzioni e sul mecca n ismo d’a z ione d i compo nenti della dieta per i quali è
stato riconosciuto (in senso positivo o negativo) un ruolo importante sulla salute dell’uomo
- corretta informazione al consumatore per promuovere scelte ali ment a r i consapevoli
- studi su gruppi di alimenti con
valenza nutrizionale particolare.
educazione alimentare
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modo sicuro, come le informazioni relative alla cottura, agli
ingredienti, al valore nutrizionale
e alle date di scadenza.
La legislazione
Lo Stato italiano, sia adeguandosi ed uniformandosi alle regole
comunitarie, sia muovendosi anche autonomamente, ha emanato
in questi anni una serie di misure
normative in materia di sicurezza
sugli alimenti. Sono stati presi in
considerazione aspetti che riguardano il trasporto e la trasformazione, la distribuzione e la vendita nei negozi nei bar, in ristoranti,
mense e luoghi pubblici. Si parla
di additivi e di conservazione;
di confezionamento e di trasparenza nelle etichette che indichino ingredienti e
valori nutrizionali.
Si parla infine
di quelle sigle
che la scuola
non può non
fa r co noscere e che – dietro ad ogni
prodotto – forniscono indicazioni
indispensabili in fatto di garanzia
e sicurezza per tutti i cittadini
dell’Unione.
Si potrebbe dire insomma che
la garanzia in Europa è contenuta
dietro una sigla.
Nel 1992 la Comunità Europea ha creato alcuni sistemi noti
come DOP, IGP e STG (Specialità Tradizionale Garantita) per
promuovere e tutelare i prodotti
agroalimentari. Bisogna imparare a tenerne conto: i loro nomi
– contro le truffe – devono diventare sempre più familiari.
Si va dalla Denominazione
d’Origine Protetta (DOP) che
identifica la denominazione di
un prodotto la cui produzione,
trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un’area
geografica determinata e caratterizzata da una perizia riconosciuta e constatata, per cui con
questa denominazione si designano quei prodotti collegati in
IV
modo univoco alla zona geografica di cui portano il nome e
caratterizzati da due specifiche
condizioni: la produzione delle
materie prime e la loro trasformazione fino al prodotto finito
devono avvenire, salvo talune
eccezioni, nell’ambito della regione delimitata di cui il prodotto ha il nome; la qualità o
le caratteristiche del prodotto
devono potersi ricondur re essenzialmente o in via esclusiva,
all’ambente geografico del luogo d’origine.
A l l’I n d i c a z i o n e
Geografica
Protetta (IGP),
dove il legame con il
territorio è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o
dell’elaborazione del prodotto.
Inoltre, il prodotto gode di una
certa fama.
Fino alla Specialità Tradizionale Garantita (STG) che non
fa riferimento ad un’origine ma
ha per oggetto quello di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di
produzione tradizionale.
Questo il minimo indispensabile. Ma per non essere degli sprovveduti di fronte a produt t or i e prodot t i d i d ive r sa
provenienza e qualità sarebbe
be ne fa re u no sfor zo i n più ,
a nche i n fat to di fenomen i
o r a m o t iv a t a m e nt e d i g r id o
come Ag r icolt ura biologica e
quant’altro…
Senza contare che poter leggere etichette e valori nutrizionali, componenti ed ingredienti,
additivi e sistemi di produzione
etc, fornire ai consumatori ed
agli studenti un glossario appare invero indispensabile. Ed
è quello che molto materiale didattico del resto tende a fare.
Ad aprile 2007, presso
l’ITAS Sereni di Roma, si
svolgerà la giornata
finale del progetto
“Spesa facile”, proposto
da Arsial, insieme alla
Provincia di Roma, e
cofinanziato dalla
Commissione Europea.
“Spesa Facile” ha avuto l’obiettivo di
diffondere, presso le scuole elementari e medie del Lazio, i principi della
PAC attraverso l’informazione su una
spesa consapevole dei tempi stagionali
dei prodotti agroalimentari delle zone
rurale d’Europa e del Lazio. A tal fine
il progetto ha previsto un concorso a
premi. Nel corso della giornata conclusiva, verranno premiate le 12 classi vincitrici da Daniela Valentini, Assessore
all’Agricoltura Regione Lazio, da Sergio
Urilli, Assessore alle Politiche dell’Agricoltura della Provincia di Roma, e dal
Commissario Straordinario di ARSIAL,
Tuttoscuol
A n. 471
Fabio Massimo
Pallottini.
Dossier
Cambiare gli stili di vita,
cambiare le nostre città
H
a fatto notizia – almeno nelle
cronache locali del Lazio –
il progetto della scuola “Edmondo De Amicis” di Viterbo che
sta sviluppando un piano di educazione alimentare ed educazione ad
un corretto stile di vita in collaborazione con la Facoltà di Scienze Motorie (Iusm) di Roma. Non si tratta
dell’unico esempio in Italia, ovvio,
ma forse del più recente.
Grazie alla presenza diretta dei
docenti e degli studenti di Scienze
motorie di Roma, laboratori e lezioni sul tema dell’alimentazione e
del consumo energetico individuale,
insieme a specifiche attività motorie
(sport e attività ludiche) appositamente studiati dallo Iusm di Roma
per bambini in età scolare, vengono
infatti tenuti ormai regolarmente
nella città, con una grande capacità
di coinvolgimento nella didattica e
nell’attività ludica e ricreativa della
scuola.
TuttoscuolA n. 471
E’ questa insomma la strada da
seguire, verrebbe da dire, perché la
corretta alimentazione non va disgiunta da un corretto stile di vita
globale che infatti prevede movimento ed attività sportiva, non solo
insegnamento teorico e tecnico che
peraltro rischia anche di apparire
coercitivo e punitivo agli occhi dei
più giovani.
Su questo campo si sono mossi
pertanto anche tanti campioni dello sport sollecitati oltretutto anche
dalle ultime iniziative del Coni e dei
ministri Melandri e Turco.
In campo sono scesi gli atleti del
rugby e del volley romano “per dare
un calcio alla sedentarietà”; Ciro
Ferrara e Cannavaro, a Napoli, tra
i tanti, anche per promuovere il riscatto sociale di alcune realtà marginali e periferiche, “il sogno del
campione del mondo di Fuorigrotta
che diventa realtà” facendosi testimonial di altri stili di vita più sani
C
V
educazione alimentare
Iniziative tra scuola e istituzioni
L’esempio Iusm e De Amicis di Viterbo
anche nelle scuole del napoletano; i
calciatori dell’Inter e della Juventus;
l’ex ct della Nazionale Italiana di
Calcio, Marcello Lippi.
Sono loro del resto i migliori testimonial possibili.
E con loro segnaliamo infine anche Chechi e tutti gli altri sportivi
chiamati in causa di fronte ad una
infanzia sempre più pigra, soprappeso e priva di mordente, oltre che
di obiettivi da raggiungere con tenacia e autodisciplina.
A ciò va aggiunto il ruolo di istituzioni ed amministrazioni più o
meno sensibili al tema e da cui anzi
non si può prescindere.
Il problema alimentare era tra le
priorità del Ministero della salute
fin dal Piano sanitario nazionale
2002-2004 quando esso si è posto il
Progetto-obiettivo “Promuovere gli
stili di vita salutari, la prevenzione
e la comunicazione pubblica sulla
salute”.
A che punto siamo?
Difficile dare risposte anche perché ci troviamo di fronte alla pletora
di notizie più o meno discordanti
date sul tema. I bambini d’Italia sono i più grassi d’Europa come tuona
qualcuno o invece come sostiene in
questi giorni altra fonte (Coldiretti)
stanno peggio di qualche anno fa
ma non starebbero peggio di altri
bambini Ue?
E comunque stiano le cose, si può
mai gioire se, pur stando male, c’è
chi sta peggio?
Quello che conta semmai è la tendenza. E quella non è rassicurante.
osì negli anni sono nate iniziative come Un piatto di
salute, promossa dalle associazioni di consumatori europee.
L’obiettivo primario era quello di
potenziare l’informazione nel campo dell’alimentazione e di sviluppare nuove iniziative di educazione
alimentare rivolte ai più giovani.
Mangia con gusto, conserva
l’Italia promossa da Cna Alimentare, Coldiretti, Cia e Slow Food;
Essere & Benessere sul sito Internet del MIUR; e il concorso per
educazione alimentare
Dossier
le scuole “Il linguaggio del cibo:
storia dell’alimentazione in Italia”,
promosso dal Ministero per i Beni
e le Attività Culturali, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca e da Federalimentare;
le iniziative Ismea Che gusto c’è.
Giochiamo con le cose buone della nostra terra; programmi come
Cultura che nutre con il sito www.
culturachenutre.it
poi ancora tanti progetti anche
di portata regionale, ai quali
tutti però – al di là degli indubbi meriti – manca forse un piano
coordinato e globale. Solito vecchio
discorso tra sussidiarietà e complementarità delle istituzioni. Ma il discorso diventerebbe troppo lungo…
In Emilia Romagna – all’avanguardia sul tema – sono nati ad esempio:
“Mangiare insieme”, ideato per valorizzare l´aspetto quotidiano dell’alimentazione e i suoi rapporti con la
vita personale, i gusti, le emozioni,
la socialità, la cultura e l´ambiente.
Sono stati attori promotori del progetto la Regione e le Province. La
Regione, inoltre, ha assicurato il
coordinamento a livello istituzionale, mentre le Province ne hanno
curato l´attuazione sul territorio.
Le proposte formative e interattive hanno coinvolto anche genitori
e insegnanti e sono state formulate in sintonia con le diverse fasi
dello sviluppo psicofisico, dalla
prima infanzia all´adolescenza.
“Merenda con gusto” con
l´obiettivo di far conoscere e
gustare a bambini e ragazzi a scuola merende a
base di produzioni tipiche e biologiche, in
sostituzione di quelle
convenzionali di tipo
industriale, fornite
da aziende agricole
e produttori locali;
“Cultura che nutre” .
La Regione del
resto ha un ruolo di coordinamento e di indirizzo,
E
VI
Le iniziative
a varie latitudini
L
a rinnovata attenzione per un
diversa cultura del cibo e dell’alimentazione fortunatamente non
conosce differenze significative per
quanto riguarda le numerose iniziative messe in atto sul nostro territorio
nazionale. Così si va dai primi progetti
di mense biologiche dell’Emilia e delle
Marche, già in atto più di 15 anni fa,
a quelle del Piemonte e della Sicilia, le
cui ultime norme in materia risalgono
a circa un lustro fa.
Negli ultimi tempi poi molti e differenziati piani di intervento sono partiti da
più parti. “L’attenzione della Regione
Lombardia, d’intesa con la Provincia
di Milano, le associazioni di categoria
e la Fondazione Minoprio ha preparato
una serie di iniziative che vanno da un
kit che comprende schede e cinque bustine di semi per creare un orto in classe a un concorso per gli studenti delle
scuole alberghiere, alla visita alle
“fattorie didattiche” della Lombardia
– annunciava qualche tempo fa la vice
presidente della Regione, Viviana Beccalossi.
“Il piacere di mangiare non ha
solo un significato biologico. Natura e cultura sono infatti strettamente collegate
e – ha affermato nell’occasione la Beccalossi - lo sviluppo del
gusto non può mai essere preso in
considerazione separatamente
dalle componenti legate all’ambiente, alle tradizioni e alle
esperienze”.
Per questo il momento del
pasto a scuola,
ma
anche
fuori dalla
scuola, può
divenire par-
te di un percorso di educazione alimentare e un recupero della propria cultura e del proprio territorio, attraverso
l’affermazione dei prodotti tipici.
La Regione Lombardia, prima regione
agricola d’Italia, vanta infatti una
ventina di prodotti a marchio DOP (Denominazione origine protetta) o IGP
(Indicazione geografica protetta), e
attraverso il Piano annuale di educazione alimentare, ha elaborato delle
linee-guida per l’inserimento nei menù
scolastici questi prodotti tipici e biologici del territorio e sta lavorando ad
un progetto per lo sviluppo di una rete
di “Fattorie Didattiche”, per avvicinare sempre più i piccoli alla conoscenza
dell’agricoltura e dei suoi prodotti di
qualità.
I ragazzi, che sono i consumatori più
importanti e svolgono un ruolo decisivo nelle scelte dei consumi, si confronteranno, tra l’altro, con schede che
illustrano piante aromatiche, alberi
da frutto, cereali e miele per meglio
conoscere la ricchezza del panorama
agro-alimentare e orientarsi nel complesso mondo della comunicazione.
Per questo all’attività di educazione
alimentare della Regione Lombardia
negli ultimi tre anni sono stati dedicati 5 mila corsi e incontri organizzati,
con 500 mila persone coinvolte; 9 pubblicazioni realizzate, 150 mila volumi
informativi distribuiti, circa 2 milioni
e mezzo gli euro di investimento complessivo”.
Per rendere invece la vita più facile
agli insegnanti, l’Istituto di scienze
dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino ha messo a disposizione le proprie
competenze scientifiche per realizzare
un programma di “educazione alimen-
TuttoscuolA n. 471
Dossier
TuttoscuolA n. 471
fine, confermata la tendenza ad uno
stile di vita sedentaria, hanno sorpreso le differenze tra ragazzi e ragazze:
se infatti il 40% dei ragazzi pratica
regolarmente attività fisica, questa
percentuale è solo del 25% tra le ragazze. “I ragazzi fanno sport perché
giocano al calcio”, specifica Barba,
“ma dal questionario è emerso che
le ragazze sarebbero più invogliate
all’attività fisica se sotto forma di
ballo. Forse la carenza di strutture
adeguate limita, in maniera diversa
tra i due sessi, l’accesso allo sport”.
In questo senso, l’intervento educativo
A
coinvolgerebbe in maniera diretta
le varie amministrazioni locali che
potrebbero agevolare la pratica di
questo sport-divertimento a costi
contenuti.
“A questo punto”, conclude Barba, “il
lavoro di supporto scientifico del Cnr
è terminato e potrà cominciare quello degli insegnanti che allestiranno
le unità di apprendimento sulla scorta delle informazioni ottenute sul
territorio”.
VII
educazione alimentare
tare su misura”: studio di abitudini e
stili di vita, individuazione delle necessità specifiche territoriali e, su questi
dati, pianificazione del programma
più appropriato.
Il progetto “Missione salute nel Vallo
di Lauro”, promosso dalla fondazione
“Mario Amelio onlus” in collaborazione con Miur, Asl Av2 e amministrazioni
locali, ha coinvolto circa 300 ragazzi
delle scuole medie del Vallo di Lauro,
in Irpinia.
“Sulla base dei dati disponibili in letteratura e dalle conoscenze da noi acquisite in Campania”, dice Gianvincenzo
Barba, ricercatore dell’Isa, “abbiamo
identificato tre fattori critici rilevanti
per l’alimentazione in età pediatrica:
portion size, fuoripasto e sedentarietà.
Abbiamo quindi strutturato un questionario di inchiesta specifico per queste
tematiche che è stato poi sottoposto ai
ragazzi e ai loro genitori”. I risultati
dell’analisi dei questionari hanno evidenziato alcuni dati interessanti e utili per la realizzazione del programma
educativo. “Innanzitutto”, spiega Barba, “è evidente la percezione distorta
di ‘quanto’ si mangi, visto che, tra i
ragazzi intervistati che dichiaravano
di consumare ogni giorno pasti quantitativamente normali, circa l’80% risultava poi essere in sovrappeso”.
Il modello didattico per rispondere a
questa indicazione sarà centrato sugli aspetti quantitativi, ad esempio
con la realizzazione, da parte dei ragazzi stessi, di un atlante fotografico
delle porzioni e, in seconda istanza, si
svilupperà lo studio degli aspetti qualitativi, che pure sono rilevanti.
Ancora, l’analisi dei dati ha evidenziato come il consumo di snack dolci ad
elevata densità calorica era limitato
in ambiente scolastico (appena l’8%)
mentre aumentava cospicuamente
(40%) in ambiente extra-scolastico.
“In questo caso”, prosegue il ricercatore, “l’obiettivo dell’intervento sarà
quello di incidere sui genitori e sul
contesto domestico in generale”. In-
e le competenze della Regione, definite all´art.2 della legge regionale
29/2002, sono:
a. d e f i n i r e l e l i n e e p e r
l´orientamento dei consumi e
l´educazione alimentare
b. coordinare le attività realizzate dalle Province e fornire loro
supporti di dimensione regionale
c. favorire l´accesso alle informazioni in materia di produzioni
e consumi alimentari da parte
dei cittadini e delle loro forme
associative, anche attraverso
appropriate iniziative di comunicazione, ricercando la collaborazione con le Associazioni dei
consumatori
d. promuovere precorsi di educazione alimentare in ambito scolastico o nelle aziende agricoloalimentari aderenti ai programmi
della Regione, intesi a sviluppare
in modo coordinato attività didattiche, formative e informative
e. promuovere anche in collaborazione con le Università ed Istituti
specializzati, percorsi formativi
e di aggiornamento professionale rivolti ai soggetti
operanti nel campo
della ristorazione,
dell´alimentazione e
dell´educazione alimentare.
lt ri fondi
vengono
normalmente stanziati in Regione
per iniziative che di anno in anno si pongono
nuovi obiettivi in tema di educazione alimentare ed educazione al
gusto. Ma intanto – verrebbe da
dire – i nostri bambini non hanno più spazi per giocare all’aria
aperta e per muoversi. Le nostre
città non sono fatte per loro. E
verrebbe da aggiungere che senza
cultura dello spazio urbano e di
una città su misura d’uomo e di
bambino, tutti i progetti e le campagne rischiano di diventare solo
un palliativo…
Educazione Alimentare
Le proposte della Regione Lombardia
F
in dal 1978, la Regione Lombardia, attraverso la sua Direzione
Generale Agricoltura, programma e coordina iniziative di
Educazione Alimentare, rivolte soprattutto agli studenti
della scuola dell’obbligo, a insegnanti e genitori, oltre che agli
operatori dell’ambito alimentare-didattico. Non mancano tuttavia
anche azioni rivolte al cittadino-consumatore e l’obiettivo in tutti i
casi è quello di promuovere la “cultura” del cibo.
I principi che muovono l’azione regionale rispondono alla necessità
di fornire ai giovani e alle loro famiglie le informazioni necessarie
per attuare scelte alimentari consapevoli, recuperando i principi
di una sana alimentazione, della conoscenza del percorso dalla
terra alla tavola, della stagionalità dei prodotti e della tradizione
territoriale anche nel mercato globale.
Ecco le principali linee di indirizzo che guidano gli interventi
regionali:
- promuovere la conoscenza dell’agricoltura e più precisamente
del sistema agroalimentare attraverso la comprensione delle
relazioni esistenti tra sistemi produttivi, consumi alimentari
e salvaguardia dell’ambiente;
- favorire l’adozione di corretti comportamenti alimentari e
nutrizionali, il consumo di prodotti tipici e di qualità, ottenuti
www.buonalombardia.it
Realizzato dell’Assessorato all’Agricoltura e da
UnionCamere Lombardia, promuove i prodotti e i
professionisti del comparto agroalimentare. Permette
di navigare in modo semplice e veloce in quattro aree
tematiche:
itinerari tematici: percorsi nell’agroalimentare,
ma anche nell’agriturismo, nell’ambiente, nell’arte, nella
cultura e nell’artigianato;
enogastronomia: dedicato a buongustai e
appassionati del turismo enogastronomico;
aziende e consorzi: una guida per chi compra e chi
vende qualità agro-alimentare lombarda;
educazione alimentare: dedicato alle scuole, ai
ragazzi e alle famiglie, per imparare, giocare, crescere
consapevoli dell’importanza di un’alimentazione di qualità.
Questo sezione diventerà un sito nel sito e quest’anno verrà
implementata con nuovi giochi didattici, nuovi contenuti e
nuove pubblicazioni scaricabili.
-
nel rispetto dell’ambiente o legati alla tradizione e cultura
del territorio rurale;
promuovere la trasversalità dell’Educazione Alimentare,
informando sugli aspetti storici, culturali e antropologici
legati alle produzioni agroalimentari e al loro territorio
d’origine.
N
umerosi sono i supporti didattici realizzati con l’obiettivo
di stimolare l’autonoma creatività dei docenti, fornendo
strumenti di lavoro che rendano piacevole ai ragazzi la
conoscenza di tematiche di grande attualità, quali la filiera
produttiva, la sicurezza alimentare, l’agricoltura biologica, la
tipicità.
L’azione della Regione si svolge in collaborazione con le undici
Province lombarde, che sono i principali punti informativi e
attuano sul territorio le diverse iniziative, oltre che con
l’Ufficio Scolastico regionale, con l’Ente Regionale per i Servizi
all’Agricoltura (ERSAF), con le organizzazione professionali
agricole, i consorzi di tutela, le associazioni dei produttori e dei
consumatori.
Concretamente la Direzione Generale Agricoltura propone
annualmente diversi progetti che coivolgono scuole di vario
ordine e grado, sostiene il progetto “Fattorie Didattiche”,
organizza incontri di aggiornamento per insegnanti e operatori.
Tutte le informazioni, i progetti dettagliati e i referenti provinciali
e regionali puoi trovarli su www.Buonalombardia.it.
Di seguito alcuni esempi di progetti sviluppati per l’attuale anno
scolastico.
Progetto giunto al secondo anno, la parola d’ordine è “più frutta, più
verdura!”, per convincere al loro consumo soprattutto i più giovani.
Questo attraverso corsi di formazione per insegnanti, visite guidate
ai mercati ortofrutticoli, pubblicazioni per imparare a costruire un
orto, a cucinare frutta e verdura, per conoscere le strutture degli
ortomercati, la diffusione nelle scuole di distributori automatici di
carote, pomodorini, mele, uva e cocco in confezioni snack pronte
all’uso. Anche quest’anno si è realizzata in marzo una mostra
pomologica su cereali, legumi, spezie e piante aromatiche.
Inoltre verranno premiate le scuole che hanno realizzato un orto
a scuola (100 orti per 100 scuole!!) e a giugno si prevede una
grande festa finale.
Mangiamo Bene: progettazione partecipate per migliorare gli
spazi mensa.
E
cco che sono state messe a punto le Linee Guida, utili agli enti
locali e alle aziende di ristorazione scolastica, per ridefinire
la qualità degli spazi dove si mangia a scuola, attraverso la
“partecipazione” dei bambini che collaborano alla progettazione di
mense scolastiche più rispondenti al loro immaginario nell’utilizzo
dei materiali per gli arredi, gli impianti, i colori…
Dal 2001 la D.G. Agricoltura
promuove, in collaborazione con le
tre principali
Associazioni Agrituristiche, il progetto
Fattorie Didattiche, che offre a
scolaresche e famiglie la possibilità
di scoprire la campagna,
l’ambiente che la circonda, i gusti, le
tradizioni e i mestieri ormai
dimenticati, attraverso visite guidate alle oltre 130 aziende agricole
aderenti al circuito regionale.
Tutte le informazioni sulle proposte di Educazione Alimentare
della Regione e delle Province lombarde trovano spazio sul sito
www.buonalombardia.it, che contiene una sezione dedicata ai
percorsi didattici in materia di alimentazione e di agricoltura, alle
pubblicazioni, agli eventi, al catalogo delle Fattorie Didattiche.
Regione Lombardia
Ente Regionale
Direzione Generale Agricoltura
per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
U.O. Sistemi Informativi, Promozione e Sussidiarietà
Via Pola 12 - 20124 MILANO
[email protected]
Struttura Promozione dell’agroalimentare regionale
Via Copernico 38 - 20125 MILANO
[email protected]
educazione alimentare
Dossier
Tre domande all’Assessore all’Agricoltura
della Regione Lombardia Viviana Beccalossi
A
ssessore Beccalossi, la sua Regione ha messo in
atto in questi anni più di un progetto di educazione alimentare. Come mai?
La verità è che un’indagine Doxa ha fatto emergere
grossi squilibri in fatto di corretta alimentazione. Anche per questo, ritengo che una stretta collaborazione
tra istruzione e educazione alimentare corretta, possa
costituire un aiuto in più. Riscontrare che sempre più
ragazzi ed adulti si interessano e si appassionano ad
una tematica come l’Educazione Alimentare ripaga degli sforzi e dell’impegno che fino ad oggi l’Assessorato
all’Agricoltura della Regione Lombardia ha investito
sull’educazione alimentare.
Facciamo un po’ di cifre?
Certo. Basti pensare che l’Assessorato all’Agricoltura
della Regione Lombardia attua iniziative di Educazione
Alimentare fin dal 1978, proponendo formazione, materiali didattici per gli insegnanti, giochi, laboratori per
i piccoli, oltre che proposte informative e multimediali
per i giovani.
Negli ultimi 4 anni abbiamo organizzato poi più di 5
mila corsi e incontri specifici coinvolgendo 1000 scuole,
4.000 classi, 100.000 alunni, 55.000 adulti, e distribuendo oltre 150 mila volumi informativi. Prosegue, quindi,
una serie di progetti che costituiscono un buon esempio
di nuove modalità per “fare” Educazione Alimentare,
e che si rivolgeranno alle scuole lombarde seguendo
linee guida per una sana alimentazione suggerite da
X
Istituti di ricerca nazionali ed internazionali.
Quali sono in sintesi gli obiettivi e le strategie adottate?
Innanzitutto favorire il cambiamento verso abitudini
e stili di vita corretti. Partendo da situazioni reali e
dall’esperienza di alcuni insegnanti che hanno partecipato attivamente ai nostri progetti, è stato possibile
approfondire l’atteggiamento dei ragazzi verso il cibo.
E sappiamo che non è soltanto una questione di gusto.
Penso sia importante anche per tutte le mamme, e le famiglie, poter condividere con i propri figli un approccio
formativo e divertente nei confronti del nostro sistema
agroalimentare, non solo per una questione culturale,
seppur importante, ma anche per creare nei giovani
una coscienza legata al benessere.
TuttoscuolA n. 471
Grana Padano doP
educa alla corretta
alimentazione
“Dare un voto all’obesità può sembrare quantomeno discutibile”,
dice Claudio Maffeis, Docente
di Pediatria presso l’Università degli Studi di
Verona e componente
del Comitato Scientifico
dell’Osservatorio Grana
Padano, commentando
la decisione americana
di mettere in pagella un
voto sul soprappeso.
Serve invece un’efficace prevenzione, fondata sull’analisi del
rapporto col cibo e degli stili di
vita e su una corretta educazione alimentare per
battere un fenomeno sociale che anche in Italia vede il numero dei bambini obesi in costante aumento,
a tutte le età: secondo i dati messi a disposizione
dall’Osservatorio Grana Padano, risulta che il 23 per
cento dei bambini è sovrappeso e il 14,2 per cento
è proprio obeso.
Su questi temi il Consorzio Tutela Grana Padano è
impegnato da tempo. Ha promosso l’Osservatorio
Nutrizionale, primo screening sulle abitudini a tavola
degli italiani, condotto con i pediatri della FIMP e i
medici di famiglia della SIMG, mentre con UNALAT
svolge in centinaia di scuole una campagna di informazione sul latte e sul Grana Padano DOP. “Educare all’alimentazione è una priorità per chi produce
il formaggio stagionato DOP più consumato nel
mondo”, spiega il presidente del Consorzio Cesare
Baldrighi. Ed è un impegno che assolve efficacemente solo chi produce un formaggio con grandi
proprietà nutrizionali.
Grana Padano DOP è infatti un alimento ottimo per
i bambini, fin dai primi mesi di vita, ed un prezioso
componente della dieta della mamma in attesa per
i minerali che contiene, essenziali per la salute di
ossa, muscoli e cellule. E per le sue caratteristiche
nutrizionali uniche risponde perfettamente alle esigenze di un’equilibrata dieta quotidiana.
Il Grana Padano DOP è ricco di proteine ad alto valore biologico, simili a quelle del latte. Cento grammi
di formaggio, con 384 calorie, contengono le proteine di 200 grammi di carne e le sostanze nutritive di
un litro e mezzo di latte.
In ogni forma abbondano i sali minerali. Basti pensare che in 50 grammi di Grana Padano DOP si
trovano ben 600 milligrammi di calcio, una quantità
pari al 60% del fabbisogno giornaliero di adulti e
anziani, al 50% di quanto occorre ad un adolescente e al 43% di quello necessario ad una donna in
gravidanza o in fase di allattamento. Si tratta di una
sostanza importantissima, perché ha un ruolo fondamentale nei processi della conduzione nervosa,
della contrazione muscolare e della permeabilità
cellulare.
Inoltre è ricco di fosforo, essenziale per sviluppare
l’apprendimento, di iodio, di grande importanza per
il buon funzionamento della tiroide, e di selenio.
Al corpo umano fornisce notevoli apporti anche di
rame e zinco, ritenuti utili per rallentare l’invecchiamento cellulare e per dare tono
e potenza ai muscoli, e di
magnesio, sostanza essenziale per lo sviluppo
dello scheletro.
Inoltre, nel Grana Padano DOP si trovano ben
otto vitamine: A, B 1, B2,
B6, B12, D, PP e E.
educazione alimentare
Dossier
Intervista al ministro della salute Livia Turco
Un patto con la scuola
L’
educa z ione al i me nt a re
dei più g iova n i st a d iventando un’emergenza
anche in Italia. La soluzione è
indicata nelle raccomandazioni indirizzate dal Parlamento
europeo agli stati membri tra
cui spiccano il riconoscimento
ufficiale dell’obesità come malat tia cronica, la promozione
dell’attività fisica nelle scuole,
la necessità di una campagna
infor mativa esaustiva e la disponibilità di maggiori fondi per
garantire un’alimentazione sana
nelle mense scolastiche.
A che punto è la situazione in
Italia e quali le linee di politica sanitaria che Lei intende
lanciare?
Fortunatamente in Italia l’obesit à non è ancora u n allar me
sociale, come dimostrano i risultati dell’Indagine Istat sulla
Sanità, che vede l’Italia posizionata all’ultimo posto nella
graduatoria dei Paesi europei.
Certo anche nel nostro Paese c’è
prog r a m ma , u n ico
in Europa, “Guadag n a r e Sa lut e” che
tra i suoi obiettivi ha
proprio la promozione di corretti stili di
vita nella popolazione.
A quest’impeg no
segue un patto siglato con tutte le organ i z za zion i rappre sentative del mondo
della produ zione,
del com mercio e
dei consumatori per
l’a v v i o d i a z i o n i
specifiche.
Gli altri paesi
europei hanno preso iniziative anche
drastiche. Si è parlato persino di un
voto in pagella sull’obesità….
Nessun voto sull’obesità, non
solo perché è orribile, ma anche
perché non funziona: non vogliamo colpevolizzare nessuno,
bensì vogliamo “rendere facili
scelte salutari”. I bimbi obesi
vanno sicuramente aiutati ma
soprattutto bisogna intervenire
affinché non lo diventino.
mangiare e saper scegliere tra
gli innumerevoli prodotti del
mercato alimentare.
Oggi sappiamo tutti quale sia
una sana alimentazione. L’Italia
con la sua dieta mediterranea ne
è una testimonianza ed è anche
grazie a questo tipo di alimentazione se il nostro Paese finora è,
come già detto, negli ultimi posti in Europa per bimbi obesi.
Tuttavia bisogna promuovere
lo sviluppo di una cultura di una
corretta alimentazione, bisogna
lavorare molto sul gusto per aumentare tra i giovani il consumo
di frutta e verdura e scoraggiare
alimenti ad alto contenuto calorico, per questo abbiamo siglato
un accordo con i produttori che
farà presto vedere i suoi effetti.
L’ob i e t t i vo è i mpa r a r e a
La scuola è il primo banco
“In Italia l’obesità non è ancora un allarme sociale
ma c’è una tendenza a una alimentazione scorretta
nelle giovani generazioni. Il Consiglio dei Ministri
ha approvato il programma ‘Guadagnare salute’
per la promozione di corretti stili di vita”
una tendenza, data sopratt utto dall’adozione di una alimentazione scorretta nelle giovani
generazioni, ad un aumento dei
soggetti in soprappeso e obesi. A fronte di ciò il Consiglio
dei M i n ist r i ha approvato il
XII
TuttoscuolA n. 471
Dossier
I Bambini hanno bisogno di
imparare buone abitudini, che
proteggano i l loro sv i luppo
ma anche la futura vita adulta. Come coinvolgere anche le
famiglie?
Il Ministero della Famiglia è
un nostro partner privilegiato
per questa grande azione: stiamo lanciando una impor tante
campagna informativa, consapevoli che è nella famiglia che
nasce il comportamento alimentare, ma anche che bisogna venir
incontro alle famiglie per facilitare l’adozione di comportamenti corretti e in modo da ridurre
gli effetti del bombardamento
pubblicitario negativo.
C’è anche l’altro lato della
medaglia l’anoressia….
La lotta contro l’anoressia è un
nostro impegno. Siamo coscienti che i disturbi legati al comportamento alimentare stanno
diventando sempre più un problema rilevante e come tale va
affrontato a 360 gradi. All’interno del programma di governo
della salute, ho voluto sottolineare la necessità di un nuovo
approccio culturale e a tal fine
abbiamo già prodotto una campagna informativa insieme alle
associazioni del volontariato di
settore e ne abbiamo fatto un
punto di impegno sia nel piano
guadagnare salute che nel piano
nazionale sulla salute mentale di
imminente presentazione.
TuttoscuolA n. 471
Il cibo e la cultura
dell’emergenza
S
e persino il principe Carlo
d’Inghilterra si espone sempre più di frequente a favore di una corretta alimentazione
per i suoi giovani sudditi e rischia
addirittura qualche gaffe pericolosa con le grandi multinazionali
dell’alimentazione fast food per
sostenere la necessità di adottare
stili di vita corretti, è facile capire
come oggi, ovunque, anche nella
nostra “meno regale” Italia, le pa-
anche dalle conseguenze legali di
qualche negligenza commessa nei
decenni scorsi.
Non è un caso, insomma. Nei
trend e nelle tendenze diffuse il
caso oltretutto non esiste. Talora
è il progresso scientifico; altre, la
sempre maggiore consapevolezza
dei diritti individuali e collettivi;
qualche volta infine si tratta di un
calcolo, magari virtuoso: se non
altro per le sue conseguenze da
role d’ordine non possano essere
altre che queste: qualità e sicurezza alimentare.
In effetti, senza scomodare siffatte legittime e nobili prese di
posizione, assistiamo ovunque ad
una sempre più diffusa sensibilizzazione sul tema. Tante scuole ad
esempio hanno adottato protocolli
specifici in fatto di alimentazione;
e tante di più infine hanno messo
in atto corsi di Educazione alimentare
aderendo ad iniziative istituzionali
e campagne ad hoc. Molto hanno fatto in merito
università ed istituzioni
pubbliche e private. Sulla
stessa linea si muovono infine non poche
mense aziendali private, spinte magari
evitare.
L’alimentazione delle masse è
cambiata anche di fronte di fronte
alla scarsa produttività ed ai giorni
di lavoro perduti in passato a fronte di operai e dei contadini malnutriti e poco informati su profilassi,
abitudini di vita e cura dell’igiene.
Persino la guerra al fumo e poi
all’obesità messa in atto da paesi
democraticissimi come gli Stati
Uniti d’America e il Regno Unito non prescindono dalla valutazione dei costi
sociali del fenomeno endemico
in atto. Non si tratta solo di risarcimenti record da cui mettere
al riparo amministrazioni ed
aziende, ma anche di
valutazione costo/
profitto che ogni
economia deve fare.
XIII
educazione alimentare
di prova di questa educazione.
Che risultati ne hanno dato le
iniziative già avviate?
Con la scuola abbiamo firmato un patto speciale e proprio in
questi giorni è partito il lavoro
di un gruppo interministeriale
Salute- Istruzione per preparare le linee guida dell’ “ora di
educazione alla salute”, non più,
quindi, solo interventi spontanei
e scoordinati, ma un programma
costante e governato.
educazione alimentare
Dossier
Il New Deal di Roosevelt nasce
anche in funzione di una rinnovata crescita produttiva del Paese;
la guerra ai Junk Food e ai cibi
spazzatura (anche Juan Carlos di
Borbone è appena intervenuto sul
tema) nasce anche dal bisogno di
garantire al Paese non solo modelli
virtuosi ma anche costi del Welfare meno onerosi. Così va il mondo,
né bisogna scandalizzarsi.
Semmai sarebbe da gridare allo
scandalo che solo così tardi si sia
intervenuto sul tema.
E così, per fortuna si diceva, si
potrebbe dire che all’edonismo nazionalpopolare del junk food che
ha investito il mondo occidentale
(e non solo) degli anni del boom
planetario delle grandi catene multinazionali, oggi va man mano sostituendosi qualcosa d’altro: il culto del benessere e della tutela della
salute e del gusto in fatto di alimentazione, del sano equilibrio
nutrizionale, della sicurezza e
della conoscenza dei processi
di tutta la filiera produttiva:
fino alla conservazione dei cibi ed alla loro conservazione.
Calcolo o vera tutela del cittadino
che sia.
I sociologi del resto non da oggi
si sono messi all’opera per studiare
il nesso esistente tra alimentazione
e sviluppo sociale ed economico.
Tra questi, Enrico Finzi, che per
Coldiretti ha messo a punto un’analisi sufficientemente convincente
che mette in risalto il cambiamento avvenuto in Italia nel rapporto
reddito-alimentazione dagli anni
del boom economico ad oggi. In
sostanza, a fronte di una maggiore
disponibilità di denaro, superata la
fase della sola spesa per la sopravvivenza, si passa ad una incidenza
sempre minore dell’alimentazione
della spesa sul reddito individuale
e familiare ed al contempo ad una
sempre maggiore attenzione alla
sola qualificazione del cibo.
Ovvio, si dirà. Ma lo è poi molto
meno se il discorso si allarga ai Paesi che sono in una fase economica
XIV
precedente al boom; il che spiega
che laddove la disponibilità economica è ancora in fase di crescita e
la povertà è ancora diffusa (anche
Cina e India, per dire dei nuovi
mercati) ecco spiegarsi la corsa,
di converso, ai cibi spazzatura e la
contemporanea modestissima attenzione alle regole di sicurezza e
qualità alimentare, da cui obesità e
malattie connesse, prima del tutto
sconosciute in certe aree.
Volendo poi tornare al modello
occidentale ed italiano del mangiare, neppure si può sottacere che
i cambiamenti nel frattempo sono
avvenuti sotto altre categorizzazioni che così vengono riassunte dagli
esperti: arricchimento alimentare;
varietà della dieta; edonismo (il
cibo inteso come piacere); espres-
sività; multiculturalità; industrializzazioni; marchi di qualità.
Incuriosisce a questo proposito – se rapportato ad altre età del
passato – il peso della diversificazione e dell’esperienza nuova
del cibo, dell’esotismo, della multiculturalità. La globalizzazione e
lo scambio tra i popoli, il melting
pot del modello americano oggi
consente a tutti di mangiare messicano o cinese, per dire, sotto ogni
latitudine; e questo ha cambiato
in breve le nostre abitudini ed il
nostro gusto, la nostra dieta. Il che
– sia detto per inciso – per altro
non va demonizzato, ma anzi va
considerato una possibilità in più
offerta alla nostra ricchezza alimentare, pure a fronte degli indubbi meriti della nostra tradizionale
dieta mediterranea.
Ma detto ciò, se la scuola deve avere un ruolo, esso non può
essere che quello di diffondere la
scelta delle nostre tradizioni da
una parte (i vantaggi e le prelibatezze della nostra dieta) e dall’altra
aprirsi al nuovo ed al diverso, al
multiculturale. Sarebbe delittuoso
se fosse il contrario. Mentre altro
compito specifico è quello di diffondere una cultura della corretta
alimentazione, degli stili di vita
consoni ad essa; dell’attenzione
all’equilibrio alimentare ed al sano
rapporto con il proprio corpo e con
il cibo; all’educazione infine del
consumatore anche in fatto di qualità e di sicurezza alimentare.
Solo per questo ancora una volta
– anche qui – ha ancora senso parlare di dati su obesità e soprappeso
(1/3 dei bambini è almeno border
line); 1/5 dei ragazzi non fa regolarmente colazione; la colazione
di 2 ragazzi su 5 può definirsi
“inadeguata” e “poco varia” e le
colazioni sono in genere consumate troppo velocemente.
Un’indagine alimentare con il
metodo di recall delle 24 ore
su una popolazione scolastica di
Milano (464 maschi e 398 femmine) di 6,9,12 anni  ha messo in luce
che la dieta del bambino milanese
è squilibrata nel rapporto calorico globale e nei singoli nutrienti.
I bambini obesi (5.6 % a 6 anni,14.1 % a 9 anni e 15.8 % a 12
anni ) consumano la colazione del
mattino in percentuale minore rispetto ai non obesi, mentre esiste
una stretta relazione tra quantità del tempo che un bambino ha
passato davanti alla TV e il l’eccesso ponderale in adolescenza.
Da un’analisi del rapporto bambino/TV di 600 ragazzi di età
media  12.4 anni è emerso che il
43.2% dei ragazzi mangia qualcosa davanti alla Tv nel pomeriggio, il 28.1% alla sera, dopo cena.
I cibi consumati sono prevalentemente dolci soprattutto nei bambini più piccoli.
TuttoscuolA n. 471
CON NOI, DA SEMPRE,
LA SICUREZZA ARRIVA
FRESCA FRESCA.
S
icurezza in ogni goccia. Ecco cosa ti dà il latte fresco
Granarolo Alta Qualità. Perché da quando nasce a quando
arriva a te è sottoposto ai più severi controlli. Così
puoi avere tutta la genuinità, la bontà e la
freschezza che vuoi. Granarolo ha infatti
parametri qualitativi superiori a quelli di
legge. Come attestano le certificazioni di
allevamenti selezionati, dove
Filiera agroalimentare controllata e di
le migliori mucche sono
Sistema di rintracciabilità nella filiera.
nutrite in modo naturale. La
100% ITALIANO
L
stessa eccellenza è assicurata
anche per la mungitura, la rac-
a certificazione di Filiera
colta, il trasporto e la distribuzione.
controllata testimonia che i più alti
PROVENIENZA CERTA
livelli di eccellenza sono rispettati
in tutte le fasi di produzione.
Granarolo Alta Qualità è un
latte fresco pastorizzato al
100% italiano, che nasce in
L
a certificazione del Sistema di
rintracciabilità (conforme alla norma
UNI
10939)
indica,
oltre
alla
possibilità di individuare la provenienza
del latte, anche quella di risalire ai
singoli allevamenti e agli alimenti
utilizzati per le mucche. Questa è
un’ulteriore dimostrazione di trasparenza e
sicurezza. In più, Granarolo ha una più che
decennale
esperienza
nell’Alta
Qualità.
Un’Alta Qualità per cui, da sempre, ha una
grande passione, dedicata a te.
educazione alimentare
Dossier
Dalle didattiche dei libri di testo alle Fattorie
Fattorie e
musei tematici
per saperne di più
D
a un’indagine curata da Paola Falteri sull’immagine del
mondo agricolo nei libri di
testo della scuola primaria dal titolo “Ho visto i buoi fare il pane”
emerge spesso che “una notevole
quantità di testi scolastici tratta
degli alimenti a partire dalle preferenze infantili: poca è la simpatia dei bambini per le verdure,
maggiore è l’attrattiva della frutta,
ma il più ampio consenso lo ricevono patatine fritte, dolci, merendine industriali e bibite gassate.
Uno dei libri di lettura sembra
indulgere a queste inclinazioni
senza nessun intento correttivo:
c’è chi mangia patatine per consolarsi delle prolungate assenze
del padre; c’è chi se ne ingozza
insieme a vari altri cibi salati ed
alla Coca Cola, mentre verdure,
legumi e carne compaiono solo
quando si parla delle abitudini
alimentari degli adulti…”. Altrove, se “a proposito del consumo
della frutta se ne decanta il piacere
e spesso si indulge all’eccesso, per
quello delle verdure cotte si insiste
sul disgusto che ne provano i bambini e sul loro ostinato rifiuto di
mangiarne”.
La demonizzazione di certi cibi, il proibizionismo insomma, del
resto non può essere – è noto – la
chiave di lettura per insegnare ai
più giovani i canoni di una corretta
alimentazione e “il regime alimentare è dunque trattato come il più
frequente terreno di conflitto tra
piccoli e adulti”. Testi regolativi
e schede monografiche su pian-
XVI
te e prodotti alimentari sono altre
modalità in cui sui libri di testo si
parla di alimentazione.
Non sappiamo se sia l’approccio giusto. Di certo gli esperti di
nutrizione e l’Inran più di una volta hanno già messo in guardia da
questo tipo di didattica.
Vero invece che un’altra chiave
di lettura – quella da preferire – ai
più illuminati appare semmai quel-
la esperienziale che richiama
peraltro al turismo scolastico ad
hoc ed alle fattorie didattiche, strategie queste sempre più in voga, a
ragione.
Turismo e cibo
Il binomio va di moda e non solo
abbinato alla scuola. La Penisola
pullula di residenze e dimore storiche che ospitano musei dedicati
alle tradizioni locali del cibo.
Facciamo qualche esempio
A Langhirano, nell’ex Foro Boario, si possono trovare le ‘’memorie’’ del prosciutto, cioe’ del
prodotto che da secoli delizia i
palati di milioni di persone. Nel
Parmense un ‘’museo del cibo’’
esiste gia’ ed e’ quello del formaggio Parmigiano-Reggiano, prima
casa quella di Soragna. La raccolta
del materiale si e’ svolta in tutte e cinque le province in cui il
Parmigiano-Reggiano e’ prodotto
(Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Mantova).
Frossasco, in provincia di Torino, non e’ solo un comune incluso
nell’area dei giochi olimpici del
2006: e’ anche la sede di un Museo del gusto. Allestito in diverse
sezioni, propone ai visitatori un
viaggio nella storia del gusto e si
sofferma in particolare sulla tradizione alpina e popolare dei prodotti alimentari.
A Morano Po, nella campagna
di Alessandria, alla cascina Pobietto, si trova il Museo della civilta’ contadina e della coltivazione
del riso. A Pessione di Chieri,
nel torinese, si visita il museo
Martini di storia dell’enologia. E’ stato ricavato nella
cantina del primo stabilimento Martini.
Iniziativa analoga è in corso a Barolo, nel cuneese,
dove hanno in cantiere
l’apertura di un museo
dedicato al vino omonimo.
In Calabria è sorto invece il l Museo della Castagna, ospitato a Palazzo Griffo
di Cerva, piccolo comune dell’ entroterra presilano catanzarese.
A Cisano (Bardolino), il museo
dell’olio d’oliva raccoglie numerosi esemplari di frantoi, alcuni dei
quali perfettamente funzionanti,
ed altre suppellettili di vario genere. A Bardolino non poteva non
esserci un museo del vino. E’ un
museo-azienda, inaugurato nel
1991 dall’azienda vinicola Zeni,
dal 1870 produttrice di Amarone e
altri quotati vini del veronese.
Poco d ist a nt e d a Bol z a no,
sull’altipiano del Renon, c’e’ uno
TuttoscuolA n. 471
ISTITUTO
NUTRIZIONALE
CARAPELLI
FONDAZIONE ONLUS
2001: una data da ricordare, perché segna la
nascita dell’Istituto Nutrizionale Carapelli, che si
occupa prevalentemente di ricerche sull’olio extra
vergine di oliva.
Questo prezioso olio è studiato nei diversi ambiti:
chimico, sensoriale, agronomico, tecnologico,
estrattivo, farmacologico, biochimico, con un’attenzione privilegiata all’aspetto nutrizionale.
A tre anni dalla sua nascita l’Istituto Nutrizionale
Carapelli presenta la sua naturale evoluzione: la
costituzione di una Fondazione ONLUS che si apre
all’esterno ed accoglie al proprio interno altri soggetti della filiera in rappresentanza del mondo
della distribuzione, della produzione e delle
Istituzioni territoriali.
La Fondazione persegue finalità di ricerca scientifica favorendo l’aumento della conoscenza del
portato nutrizionale dell’olio di oliva nella dieta
alimentare universale attraverso la divulgazione e
la formazione.
Obiettivo primario è studiare e valorizzare le proprietà nutrizionali dell’extra vergine d’oliva, con
particolare riferimento ai suoi componenti minori,
elementi utili nella protezione dell’organismo
umano dai disturbi cardiovascolari e dalle malattie degenerative legate all’invecchiamento cellulare.
Già da alcuni anni, soprattutto a partire dal 1987,
Carapelli aveva intrecciato preziose collaborazioni
con importanti università italiane e straniere.
Oggi alcuni dei più qualificati nutrizionisti internazionali fanno parte dell’importante comitato
scientifico dell’Istituto Nutrizionale Carapelli e
portano avanti numerose iniziative, finalizzate
alla diffusione di una più vasta cultura nutriziona-
le, incentrata sugli effetti benefici dell’olio d’oliva.
La divulgazione, la formazione e la ricerca scientifica infatti sono i principali temi di sviluppo intorno a cui si articola l’attività dell’Istituto
Nutrizionale Carapelli Fondazione Onlus.
Accanto all’organizzazione di convegni, seminari,
alla pubblicazione di articoli scientifici e libretti
esplicativi, la Fondazione, per rendere i risultati
della ricerca fruibili non solo nella stretta cerchia
accademica, ma anche ai consumatori, coordina
varie attività collaterali.
In particolare l’Istituto Nutrizionale Carapelli è
promotore della “Scuola dell’olio”: un assaggio
guidato per fare esperienza in prima persona
della tecnica dell’assaggio e delle differenze organolettiche di alcuni tipi di oli. Una proposta intelligente per spiegare che l’olio non può essere trattato come prodotto industriale, ma come creazione della natura e dell’uomo.
La “Scuola dell’olio”, dedicata all’assaggio dell’olio
extra vergine di oliva, è aperta a tutti, ai consumatori, alle scuole, agli chef ed agli addetti del
settore e può essere anche itinerante: non è
necessario venire nel cuore del Chianti presso gli
stabilimenti di Carapelli per partecipare a questa
iniziativa, ma come avviene da anni, è la
Fondazione stessa a portare in Italia e nel Mondo
la sua Scuola.
Quest’anno l’Istituto Nutrizionale Carapelli
Fondazione Onlus intende raccontare e spiegare
ai bambini delle scuole elementari e medie inferiori, in maniera chiara ed accattivante, il complesso universo dell’olio extra vergine di oliva
cercando di comunicare quanto sia importante
una corretta alimentazione nell’ambito della
valorizzazione della cultura mediterranea specialmente nell’età evolutiva.
educazione alimentare
Dossier
dei musei piu’ tipici della zona. Si
tratta di un antico casale contadino, trasformato in museo del miele
ove si puo’ ammirare tutto il ciclo
produttivo del dolce alimento.
Alla Masseria Amati nelle campagne di Fasano (Brindisi) si trova
un altro museo dell’olio. E’ una
struttura privata in cui sono raccolti una ventina di macchinari
databili dal 1600 al 1900.
Il museo della civiltà contadina
e del vino primitivo è stato allestito a Manduria (Taranto) nella sede
del Consorzio produttori di vino
della citta’. A Bari, in primavera,
l’Associazione panificatori della
provincia di Bari allestisce una
‘Mostra del pane’.
Si t rova poi a Su l mona i n
Abruzzo il Museo dell’Arte e della
Tecnologia Confettiera, che documenta la storia della produzione
del confetto nella città abruzzese
a partire dalla seconda metà del
‘400. Situato nell’antica fabbrica
di confetti ‘Pelino’, vi sono esposti
documenti e macchinari dal 1783
al 1930, una collezione di pregiate
bomboniere, mentre in una sala
e’ stato ricostruito un laboratorio
settecentesco per la produzione dei
confetti. Nel 1992 il Museo è stato
dichiarato monumento nazionale
dal Ministero per i Beni culturali.
Si tratta solo di una indicazione
di massima – certo – ma intanto
vale la pena segnalare che oltre al
flusso di un turismo colto e di qualità – anche straniero – che sempre
più si rivolge a questo genere di
istituti, non è disprezzabile neppure l’appeal esercitato dalla e sulla
scuola.
Fattorie didattiche
e biodidattiche
Da qui alle fattorie didattiche il
passo è breve.
Si tratta di vere e proprie aziende agricole ed agrituristiche che si
aprono al pubblico (in particolare
a bambini e gruppi organizzati) ed
ospitano nelle loro cascine, attività
XVIII
didattiche per ragazzi, bambini e
scolaresche (dagli asili nido sino
alle classi di scuola media). Ciò
non significa che tutte le aziende
agricole e tutti gli agriturismi sono
anche Fattorie Didattiche e molte
persone ancora non sanno dell’esistenza di questi luoghi. La volontà
di far conoscere ad un numero più
ampio di persone l’esistenza delle
Fattorie Didattiche, unita ad grande amore per la natura, ha portato
alla creazione di alcuni siti in rete
interamente dedicati a questa realtà come www.bimbinfattoria.com
In essi sono poi raccolti indirizzi, recapiti ed attività di numerose
aziende che organizzano per famiglie e scolaresche, divertenti ed
istruttivi laboratori dedicati alla
conoscenza della natura, degli animali da cortile, delle piante dell’orto e dei fiori della nostra terra.
Guidati in genere da veri agricoltori ed addetti ai lavori, all’interno delle Fattorie Didattiche, i
più piccoli imparano a conoscere la
campagna e ad entrare in contatto
con gli animali della fattoria; i più
grandi a conoscere i valori della
cultura contadina, e l’importanza
delle tradizioni e delle produzioni
tipiche legate al territorio.
Le attività svolte all’interno delle Fattorie Didattiche cambiano in
base alla locazione della struttura
e con il susseguirsi delle diverse
stagioni e molto spesso è possibile,
previo accordo fra struttura ed insegnanti, concordare diverse tipologie di attività, anche in relazione
all’età dei piccoli ospiti. Queste
aziende agricole offrono alle scuole la possibilità di approfondire la
propria conoscenza sulla salvaguardia delle tradizioni contadine
attraverso diverse attività: laboratori nei campi, corsi di educazione
ambientale, passeggiate e giochi
all’aria aperta, il tutto rispettando
la natura e l’ambiente circostante.
Ha invece sede a Roma, la struttura che raccoglie la rete delle bio
fattorie didattiche di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltu-
TuttoscuolA n. 471
EDUCAZIONE ALLA CAMPAGNA AMICA
ENERGIA
A MISURA
DI PIANETA
Le scelte necessarie
per lo sviluppo sostenibile
L’agricoltura è ambiente, cultura, vita. Conoscerla vuol dire
anche misurarsi con temi fondamentali del nostro tempo,
come la sostenibilità dello sviluppo, il consumo consapevole,
il valore del territorio come luogo d’identità e di
appartenenza. “Educazione alla Campagna Amica” è un
progetto di Donne Impresa Coldiretti, nato appunto per far
incontrare il mondo della scuola con l’agricoltura; si basa su
un’impostazione interattiva e interdisciplinare, che permette
ai ragazzi di usare varie forme espressive e di tradurre
l’apprendimento in esperienza. L’apporto fondamentale dei
docenti si è concretizzato anche nella partecipazione ad
appositi corsi di formazione, organizzati da Coldiretti e
riconosciuti dal MIUR.
Il progetto è stato varato nel 2000 e da allora ha coinvolto
circa 500.000 studenti, in prevalenza alunni della scuola
elementare; il nucleo centrale è l’educazione alimentare, cui
viene associato ogni anno un diverso tema conduttore che è
anche oggetto di un concorso finale. L’argomento prescelto
per l’anno scolastico 2006/2007 è il rapporto tra agricoltura
e sviluppo sostenibile, con particolare riferimento alla
questione energetica; alcune tra le maggiori problematiche
ambientali e sociali del nostro tempo verranno affrontate
dando un’informazione esaustiva, ma usando un linguaggio
semplice e sintonizzato sulla sensibilità giovanile. Le attività
in aula saranno completate dalle visite alle Fattorie
didattiche, le aziende agricole e agrituristiche che si offrono
come strumenti di conoscenza diretta della campagna,
garantendo alti standard di sicurezza e di ospitalità.
La programmazione di “Sostenibilità, agricoltura, energia” è
frutto di collaborazioni con enti, istituti di ricerca,
associazioni ambientaliste e di consumatori. Il corredo di
materiale didattico (manuali, schede, poster, diari di campo)
comprende quest’anno anche il Dvd “Energia a misura di
pianeta”, il gioco da tavolo “Mr. Kyoto” e le pubblicazioni
illustrate “Annibale il topo sostenibile” e “Mr. Pellet e la
fattoria sostenibile”, due racconti concepiti per dar modo ai
più piccoli di imparare divertendosi.
Per informazioni:
Donne Impresa Coldiretti
Via XXIV Maggio, 43 - 00187 ROMA
Email:[email protected]
educazione alimentare
Dossier
Il concorso:
Food 4U, lo spot delle
scuole sull’alimentazione
“Nell’ambito della 3ª edizione della campagna di sensibilizzazione sull’importanza di una sana e corretta alimentazione FOOD 4U, rivolta agli studenti e ai docenti delle
scuole superiori di 15 Paesi europei, promossa dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali italiano, è indetto, per l’anno scolastico 2006 - 2007, un concorso
per la realizzazione di uno spot video. Scopo dello spot è
di attirare l’attenzione dei giovani sull’importanza di essere consapevoli delle proprie scelte alimentari. L’edizione 2007 è riservata agli studenti e agli insegnanti delle
scuole superiori (età: circa tra i 14 e i 19 anni) dei seguenti
15 Paesi europei: Belgio - Danimarca - Finlandia - Francia
- Germania - Gran Bretagna - Grecia - Italia - Lussemburgo
- Norvegia - Olanda - Portogallo - Spagna - Svezia – Ungheria”.
Così il bando di concorso. Anche nel
2007 quindi Food 4U ha rilanciato la
sua campagna, ormai conosciuta ed
apprezzata dalle scuole europee. La
sua III edizione invita nuovamente i
giovani a confrontarsi e a riflettere
sulla consapevolezza alimentare,
su modelli e stili di vita. Mentre i
dati su alimentazione ed obesità
lanciano ancora una volta l’allarme in tutto il mondo sviluppato, il
Concorso FOOD 4U - your food, your
body, your video, offre pertanto agli
ra Biologica), e che offre durante
tutto l’anno il suo programma di
educazione agroambientale rivolto
in particolare al mondo della scuola [email protected].
Le attività proposte mirano a
trasmettere ai visitatori il grande
bagaglio di conoscenze sulla natura, sulle buone pratiche agronomiche, sul saper fare, che hanno gli
agricoltori biologici.
Il tutto nell’ambito di un bisogno
di ricucire lo strappo tra la città
e la campagna, come reazione al
modello alimentare industrializzato che tende a negare il ruolo degli
agricoltori, del lavoro delle donne
e degli uomini nei campi, il ruolo
stesso della terra e del territorio.
XX
studenti l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista sull’importanza di una alimentazione equilibrata ed
intelligente attraverso uno strumento di comunicazione
moderno: lo spot video.
Parlare con uno spot
Il concorso FOOD 4U ha un indubbio merito: quello di aver
saputo intuire il linguaggio delle ultime generazioni. Che
parla spesso grazie alla lingua sintetica della pubblicità
e di una video-clip. Un’idea innovativa, fresca, che propone ai giovani una sfida all’insegna della creatività e della
sperimentazione.
Il video da produrre prende spunto da uno degli argomenti che seguono: la sensibilizzazione nei confronti di una
scelta consapevole dei cibi, dei rischi e delle conseguenze
negative che un’alimentazione non equilibrata può provocare nei giovani; lo scambio di informazioni tra coetanei
sulle abitudini alimentari dei giovani; l’importanza di
una sana ed equilibrata alimentazione; la valorizzazione
dei prodotti ortofrutticoli, o di altri prodotti individuati,
come base di una sana ed equilibrata dieta alimentare.
Gli spot devono essere soprattutto lo
specchio del loro punto di vista, dei
ragazzi; e possono essere realizzati
usando la lingua di ciascun gruppo
partecipante, oppure in inglese. In
caso di utilizzo della lingua originale si consiglia comunque di inserire
anche la sottotitolazione in inglese.
Il termine ultimo per la presentazione del video è il 15 giugno 2007.
Per saperne di più: www.politicheagricole.gov.it e www.food-4u.it
Le realtà coinvolte sono aziende
rappresentative del territorio, che
prestano grande attenzione alla tutela dell’ambiente, custodiscono le
tradizioni, arricchiscono la nostra
cultura, propongono prodotti tipici
e gastronomia locale e propongono
attività di educazione agroambientale di alto valore formativo.
Le visite alle bio fattorie hanno,
tra gli altri, l’obiettivo di far conoscere l’origine dei prodotti alimentari con il metodo di produzione
biologico, educare ad una corretta
alimentazione, creare interesse per
la scoperta dell’ambiente e dell’at-
tività agricola e sensibilizzare al
rispetto dell’ambiente.
Nelle bioaziende che fanno parte
della rete si propongono attività e
laboratori rivolti alle scuole materne, elementari e medie inferiori. A
richiesta, numerose aziende agricole sono disposte ad organizzare
laboratori e visite rivolti a ragazze
e ragazzi delle scuole superiori,
nonché agli adulti.
Gli obiettivi delle visite alle bio
fattorie sono quelli di: conoscere
l’origine dei prodotti alimentari;
educare alla salute attraverso una
corretta alimentazione; creare
interesse per la scoperta dell’ambiente e dell’attività agricola.
TuttoscuolA n. 471
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Il mese dell`educazione alimentare