Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi
Una poesia dell’anima
Una poesia dell’anima
Per Leopardi la poesia è una necessità,
che scaturisce dalle profondità dell’anima
Oggetto della poesia di Leopardi sono
le sue affezioni, le emozioni che
nascono dalle percezioni sensoriali
Luigi Lolli, ritratto di Giacomo
Leopardi (1826)
L’io lirico leopardiano talvolta si sofferma sul ricordo e sulla contemporanea
presenza nell’animo umano del piacere e del dolore
Talvolta dà espressione alla diversità del poeta, al contrasto tra la sua
infelicità e l’apparente serenità del mondo circostante
La giovinezza e i primi capolavori
29 giugno 1798: Giacomo Leopardi nasce a Recanati dal conte Monaldo e dalla
marchesa Adelaide Antici.
1809-1816:
Si dedica allo studio nella ricca biblioteca paterna (Leopardi stesso
definirà questo periodo «sette anni di studio matto e disperatissimo»).
Impara il latino, il greco e l’ebraico; dal 1813 compone le prime opere:
saggi eruditi, traduzioni, tragedie, poesie.
1816:
Interviene nella polemica classico-romantica, sostenendo – seppure
con originalità – le tesi classicistiche (la querelle è avviata da un articolo
della scrittrice Madame de Staël apparso sul primo numero del periodico
«Biblioteca italiana»).
1817:
Pubblica i primi scritti. Inizia l’amicizia epistolare con Pietro Giordani.
Avvia la stesura dello Zibaldone (proseguirà fino al 1832).
1818-1823:
Compone gli Idilli (tra cui: l’Infinito, 1819; Alla luna, 1820; La sera del dì
di festa, 1820) e le Canzoni (tra cui: Ad Angelo Mai, 1820; Bruto minore,
1821; l’Ultimo canto di Saffo, 1822).
La maturità e i viaggi
1819:
Tenta di fuggire dalla casa paterna, ma il suo piano viene sventato.
Cade in uno stato di profonda prostrazione; le sue condizioni di salute
peggiorano.
1822:
Si reca a Roma; il viaggio, tanto atteso, si rivela una delusione.
1823-1824:
Inizia un periodo di silenzio poetico. Leopardi si dedica alla stesura di
racconti filosofici, il nucleo delle Operette morali.
1825:
Si reca a Milano, dove inizia una collaborazione con l’editore Stella;
passa quindi a Bologna.
1827-1828:
Si reca a Firenze e quindi a Pisa; qui vive un periodo di maggiore
serenità e ritorna alla poesia: le liriche A Silvia e Il Risorgimento
aprono la stagione dei cosiddetti canti pisano-recanatesi.
1828-1830:
Tornato a Recanati, sprofonda nuovamente nella tristezza; continua
tuttavia a comporre poesie, tra cui: Le ricordanze, La quiete dopo la
tempesta, Il sabato del villaggio, Canto notturno di un pastore errante
dell’Asia.
Gli ultimi anni: da Firenze a Napoli
1830:
Lascia per sempre Recanati e si trasferisce
a Firenze, presso amici. Si innamora di
Fanny Targioni Tozzetti, ma l’amore non
fiorisce: la delusione ispira il Ciclo di
Aspasia. Stringe un’affettuosa amicizia con
l’esule napoletano Antonio Ranieri.
1831:
Esce la prima raccolta di tutte le sue poesie,
i Canti.
1833:
Le sue condizioni di salute peggiorano. Si
trasferisce a Napoli con l’amico Ranieri.
1836-1837:
Compone gli ultimi due canti: La ginestra e Il
tramonto della luna.
1837:
Muore tra le braccia dell’amico.
Monumento funebre di Leopardi nel
Parco Vergiliano a Piedigrotta,
presso Napoli
Le opere
Le principali opere di Leopardi sono
le seguenti:
Zibaldone (1817-1832)
Una sorta di diario personale e
intellettuale, al quale Leopardi affida
appunti e osservazioni letterarie,
filosofiche e linguistiche
John Frederick Peto, Natura morta con libri e
calamaio (1899)
Canti (1831-1835)
Raccolta di 24 prose (novelle e dialoghi)
di argomento filosofico
Raccolta delle liriche pubblicata prima a
Firenze nel 1831 (canzoni, idilli, canti
pisano-recanatesi), poi a Napoli nel 1835
(con l’aggiunta, tra altri, dei componimenti
del Ciclo di Aspasia)
Attraverso personaggi storici o fantastici o
bizzarri e paradossali, Leopardi racconta il
tragico destino dell’uomo
Un’edizione postuma a cura di Ranieri
esce nel 1845 (vengono aggiunti Il
tramonto della luna e La ginestra)
Operette morali (1824-1832)
La «teoria del piacere»
Il motivo centrale del pensiero leopardiano è
quello pessimistico dell’infelicità dell’uomo
Ciò che muove le azioni degli uomini è il
desiderio del piacere
L’uomo desidera un piacere infinito, per
durata ed estensione, ma ha esperienza solo
di piaceri finiti
Di qui l’infelicità, il dolore, il senso di nullità e di vuoto
Edouard Hamman, Disillusione (1851)
La tensione dell’uomo
rimane costantemente
inappagata
Il pessimismo storico
In un primo momento Leopardi attribuisce alla ragione la responsabilità
dell’infelicità umana
Intesa come società, progresso, scienza, storia, evoluzione
La ragione ha sottratto all’uomo
la gioia di fantasticare e di
illudersi, mostrandogli la crudele
e arida verità dei fatti
La natura, benigna, offre
all’uomo come consolazione le
illusioni, rimedio temporaneo
contro il dolore
In quanto più vicini alla
natura e più inclini alle
illusioni, i bambini sono
più felici degli adulti e
gli antichi erano più
felici dei moderni
(pessimismo storico)
Il pessimismo cosmico
A partire dal 1819 Leopardi inizia a cambiare idea: la
responsabilità dell’infelicità dell’uomo non è del
progresso (pessimismo storico), della ragione, bensì
della natura (pessimismo cosmico)
La natura è una matrigna crudele e indifferente
È la natura che ha messo nell’uomo il
desiderio di felicità infinita senza concedergli
i mezzi per ottenerla
La natura è un meccanismo cieco e
insensibile al dolore del singolo: la
distruzione degli esseri è essenziale alla
conservazione del mondo
Caspar David Friedrich,
Viandante sul mare di nebbia
(1818)
L’infelicità è un dato
di natura
Realtà e immaginazione
Nella realtà è non è possibile per l’uomo raggiungere il
piacere infinito a cui aspira
La realtà è infelicità e noia (da intendersi,
quest’ultima, come condizione di
insoddisfazione perpetua)
Il piacere infinito si trova però
nell’immaginazione, che è una
compensazione al dolore dell’esistenza
Dall’immaginazione derivano la speranza e le
illusioni
Caspar David Friedrich, Donna alla
finestra (1822)
La poetica del vago e dell’indefinito
L’immaginazione, che consente di evadere da una realtà arida e dolorosa, è
stimolata da
tutto ciò che è vago, indefinito, lontano,
sconosciuto
Si attiva quando la vista viene impedita da
un ostacolo (ad esempio una siepe, come
nell’Infinito) o grazie a un suono che giunge
da lontano
Può essere recuperata attraverso la
«rimembranza»: attraverso il ricordo è
possibile rievocare le sensazioni della
fanciullezza, età immaginosa per eccellenza
Sommamente poetiche
sono le immagini e le
parole vaghe, sfumate,
indefinite
(questa poetica
caratterizza l’opera di
Leopardi almeno fino al
1830)
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