Fanti V I C E N T I N I NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE VICENTINA D E L L’ A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E D E L FA N T E Val Magnaboschi il Sacrario dei Fanti L a zona di combattimento e cimiteriale di Val Magnaboschi rappresenta certamente per i Fanti italiani, quello che il Cengio simboleggia per i Granatieri e quello che l’Ortigara ha finito di simboleggiare per gli Alpini. Essa è diventata il Sacrario naturale del sacrificio della nostra Fanteria sull’Altopiano dei Sette Comuni, come testimonia anche la colonna romana postavi a ricordo nel dopo guerra. Gli eventi bellici che ne consacrarono tale significato, coincisero con la fase determinante e conclusiva dell’offensiva austriaca della primavera del 1916, nota nelle fonti italiane come Strafexspedition (Spedizione punitiva). Perduto il nodo del Monte Cengio ed annientata di fatto la resistenza della Brigata Granatieri, il fronte italiano, per decisione del Gen. Rostagno, impressionato da quanto in precedenza accaduto, si era ritirato dietro il profondo intaglio della Val Canaglia e correva sulle alture di Monte Paù – Monte Zovetto – Monte Lèmerle, per proseguire poi verso il Kaberlaba ed il Torle. La Valle di Magnaboschi veniva così a costituire l’immediata retrovia e la principale via di collegamento di questi improvvisati capisaldi. Fu naturale che essa divenisse, a partire dal 6 giugno 1916, il princi- La Redazione pale obiettivo del 1° Corpo d’Armata austro-ungarico, anche perché il suo comandante, il Gen. Kirchbach auf Lauterbach, non ritenne opportuno affrontare l’ostacolo della Val Canaglia e puntò decisamente sul centro del nuovo schieramento italiano. Oltre quella valle si prospettava, come un miraggio, la vista della pianura veneta e la possibilità della sua conquista. Lo stesso comandante dell’Armata, l’ungherese Gen. Kovess von Kovesshaza, vide nell’occupazione della linea Lèmerle-Kaberlaba-Sisemol, la premessa indispensabile per la caduta di Monte Paù, l’ultimo pilastro occidentale dell’Altopiano prima dello sbocco al piano. Fu così che nei giorni successivi prima la 32^ e quindi la 33^ Divisione italiana di Fanteria, dovettero affrontare sostenute dalla poca Artiglieria che stava salendo a fatica sull’Altopiano, l’urto della 34^ Divisione austro-ungarica. La sera del 16 giugno, gli austriaci sfondarono in Val Magnaboschi, oltre la Casera, nel punto di collegamento della Brigata Liguria con la Forlì: due Compagnie della Liguria furono accerchiate e catturate, costringendo i comandanti superiori ad arretrare la Brigata su Magnaboschi abbandonando lo Zovetto. La resistenza italiana era stata comunque tale da provare i reparti austriaci, al punto da impedire loro di sfruttare il momentaneo successo. Così descrive uno dei momenti maggiormente rischiosi il comandante la Brigata “Forlì”: “Si apre al nemico un più facile ingresso per la selletta di Magnaboschi, però tappato con un Battaglione del 214°, giunto nella mattinata in rinforzo al 43°. Il nemico tenta di forzarlo, dopo violenta preparazione di fuoco il 17, ma provvidenziale un altro rinforzo arriva in quel momento al comandante del 43°, il II° Battaglione del 214° col comando di Reggimento. I due Battaglioni vengono lanciati al contrattacco. Eroico contrattacco fieramente guidato dal comandante di Reggimento Boncolardo, e dai due comandanti di Battaglione Boschetti e Poggesi”. La 34^ Divisione austro-ungarica tra il 15 e il 16 giugno, ebbe a contare 243 morti e 1313 feriti, mentre le perdite della 33^ Divisione italiana assommarono a 234 morti, 868 feriti e 647 dispersi. La valle venne così ad accogliere le spoglie dei Caduti italiani ed austriaci, come accoglierà quelle dei Caduti del Corpo di Spedizione Britannico che qui venne schierato dalla primavera del 1918, e che ebbe modo di dare il suo decisivo contributo all’arresto dell’offensiva austriaca sull’Altopiano durante la Battaglia del Solstizio. Nel dopoguerra la creazione dei due cimiteri, in cui le sepolture degli uomini dei Reggimenti dell’Oxfordshire e del Buckinghamshire, così come dei fucilieri del Nurthumberland e dei Fanti del Gloucester, erano di fronte a quelle dei Fanti delle Brigate “Liguria, Trapani, Arno e Forlì”, visitati oltretutto dallo stesso Re d’Inghilterra, costituì un fatto di assoluto rilievo nell’elaborazione di una memoria collettiva, non solo nazionale, e divenne un importante elemento nelle buone relazioni tra i due paesi. Questa è una delle targhe esplicative che saranno poste nei siti storici riguardanti la grande guerra nell’Altopiano dei Sette Comuni, per informare i visitatori sui fatti accaduti in particolare nel 1916. Abbiamo pensato di darne testimonianza, anche per rendere omaggio all’impegno dei Fanti della locale Sezione che eseguiranno il lavoro di posa delle tabelle predisposte dalla Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, responsabile del recupero dei luoghi storici della prima guerra mondiale.