Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale
e di Alta Specializzazione
V. MONALDI - NAPOLI
Unità Operativa Complessa di Ortopedia
Primario: Dott. Roberto Magri
PATOLOGIA ARTICOLARE E
SPORT ACQUATICI
Roberto Magri
IL MARE PUO’
ESSERE GODUTO
COSI’…
…MA C’E’ CHI PREFERISCE
VIVERLO IN ALTRO
MODO….
• Una corsa in
motoscafo…
• Un’emozione
sull’acqua…
• Una gara di
forza e abilità…
…oppure sentirsi come un pesce…
…ed esplorare gli abissi…
…provare
l’emozione del
vento e del
mare…
GLI SPORT ACQUATICI
FAVORISCONO IL BENESSERE
FISICO
… e la salute è un concetto dinamico
ma ATTENZIONE ai……
TRAUMI... e soprattutto ai
MICROTRAUMI
Oggi vi parlerò soprattutto delle
conseguenze degenerative
articolari che uno sport può
causare nell’organismo umano
perché la traumatologia che si
osserva negli sport acquatici non
differisce da quella stradale o di
altri sport se non per il fatto di
essere più selettiva e meno
polidistrettuale
In questa sede voglio ricordare i
danni da USURA che lo sport, di
qualunque tipo sia, può causare
e gli sport acquatici non fanno
eccezione anzi per l’umidità che
comportano possono essere
maggiori
Si può dire che tutte le
articolazioni possono essere
interessate perché l’impegno
articolare che gli sport acquatici
comportano è spesso globale
Le lesioni microtraumatiche
spesso sono misconosciute in
questi sport avvenendo in
assenza di gravità ma non per
questo sono meno insidiose
E’ soprattutto l’uso articolare
prolungato e notevole ad
essere dannoso per la
cartilagine articolare
Diversi sono i fattori predisponenti:
- livello di allenamento
- tecnica pesante
- età del soggetto
- comorbilità
- condizioni fisiche
Le lesioni osteocondrali e
cartilaginee sono in assoluto
quelle che più frequentemente si
riscontrano negli sportivi
ma… passano spesso
inosservate
L’argomento che vi sto
proponendo deve
necessariamente essere messo in
relazione
alle conoscenze in campo biologico
di questi ultimi anni e agli studi di
biotecnologia che stanno aprendo
nuove prospettive in campo
ortopedico
Queste ricerche sono effettuate
in numerosi laboratori del
mondo e con impegno di molti
studiosi e di molti soldi
Il nostro modo di affrontare le
malattie e molti aspetti della
medicina certamente
cambieranno
Tra i 10 interventi più frequenti in
Ortopedia la meniscectomia figura al 1°
posto, la toilette della cartilagine al 2°, la
ricostruzione del LCA al 7°, la Protesi di
ginocchio al 9°.
Per tutti questi interventi però il
denominatore comune è la
CARTILAGINE
(G. Puddu. Isokinetic, 2003)
Bendele e Hullman nel 1988
effettuarono importanti studi sul
danno cartilagineo.
Da allora molte informazioni
sono state acquisite sulla
costituzione della cartilagine
Lars Petersen nel 1995 pubblicò un
lavoro nel quale dimostrava la
possibilità di coltivare cellule di
cartilagine umana (condrociti)
Negli anni successivi dimostrò la
possibilità di trapiantare su un
difetto cartilagineo del ginocchio
condrociti prelevati dal paziente e
coltivati in vitro
Tecnica di Lars
In passato le lesioni cartilaginee
sono state trattate con diverse
tecniche:
•Débridement
•Lavaggi artroscopici
•Abrasione subcondrale
•Perforazioni subcondrali
•Innesti osteocondrali
QUESTI TRATTAMENTI
HANNO SPESSO DISATTESO
LE ASPETTATIVE E A VOLTE
HANNO DATO RISULTATI
DISASTROSI
PENSIAMO PERTANTO CHE IL
TRAPIANTO AUTOLOGO DI
CARTILAGINE PUR ESSENDO
UNA METODICA COMPLESSA
POSSA APRIRE UNA NUOVA
STRADA NELLA CURA DELLE
MALATTIE DEGENERATIVE
CHE POTRA’ DARE RISULTATI
MIGLIORI NON SOLO QUANDO
SARANNO RISOLTI ALCUNI
PROBLEMI TECNOLOGICI MA,
SOPRATTUTTO, SE SI ASSOCIANO
METODOLOGIE
COMPLEMENTARI
(farmacologiche, meccaniche, CEMP, etc.)
I problemi ancora oggi non sono
tanto legati alla tecnica chirurgica
(invasiva o non ) quanto alla
possibilità di migliorare
l’attecchimento e la proliferazione
delle cellule trapiantate
Il fine è quello di poter
riparare ogni articolazione del
corpo umano
Queste riunioni hanno lo scopo di
ratificare evidenze medicochirurgiche, far conoscere le
tecniche e promuovere la ricerca
La metodica va perfezionata ma
soprattutto dovrà essere
utilizzata non soltanto per il
ginocchio
a
b
c
a) Cartilagine normale
b) Rammollimento
c) Fissurazione
d) Erosione
e) Esposizione osso subcondrale
d
e
Una condropatia può assumere
l’aspetto di una lesione del tutto
superficiale ma può portare anche
alla scomparsa totale dello strato
cartilagineo con esposizione
completa dell’osso subcondrale
(artrosi)
Classificazione di Outerbridge(1962)
1) Condromalacia
2) Fibrillazione
3) Erosione
4) Lesione osteocondrale
Classificazione ICRS
Grado 0: normale
Grado 1: les. superficiale
Grado 2: lesione < 50%
Grado 3: lesione > 50%
Grado 4: lesione osteocondrale
IMAGING
• Esame radiografico
• TAC
• Ecografia
• RNM
IMAGING
La RNM riveste un ruolo
importante per la sua elevata
risoluzione di contrasto
tessutale
Attendibilità della RNM
Les. 1° 30%
Les. 2° 70%
Les. 3° 90%
Può permettere il riconoscimento di un danno cartilagineo anche prima
della visione artroscopica
Le ragioni della notevole sensibilità della RNM
è dovuta al fatto che già nelle fasi iniziali della
lesione si ha una perdita di proteoglicani e
degradazione del collagene con incremento
idrico e alterata mobilità dei protoni dell’acqua
apprezzabili nelle sequenze T2 pesate e nelle
immagini di diffusione
L’anca e il ginocchio sono le
articolazioni più colpite in assoluto
I microtrumi ripetuti e l’overuse
generano zone di sovraccarico
statico e dinamico
Dal 1999 utilizziamo una
metodica diversa da quella
che prevede condrociti coltivati
liberi in soluzione.
La Fidia Advanced Biopolimers
ha messo a punto una tecnica di
Ingegneria tessutale che prevede
la produzione di condrociti
autologhi su una membrana
(scaffold) costituita da derivati
dell’acido ialuronico (Hyalograft C).
La membrana con i condrociti di
dimensioni variabili è applicata
direttamente sulla zona erosa.
La tecnica prevede ovviamente due
interventi:
1) In un primo tempo si effettua il
prelievo di cartilagine che viene
inviato presso il laboratorio per la
moltiplicazione cellulare
2) Dopo 28 giorni è possibile eseguire
l’intervento di trapianto
TECNICA CHIRURGICA
ARTROSCOPICA
1. Attraverso una cannula si valuta
l’estensione della lesione
2. Attraverso il mappatore si introduce il
filo guida per l’allineamento
3. Con una fresa a bassa velocità si
rimuovono i frammenti di cartilagine
4. Con il mappatore si ritaglia l’innesto
uguale al difetto preparato
5. Si posiziona aderendo sulla lesione il
trapianto Hyalograft C
6. Movimenti di flesso-estensione fanno
valutare la stabilità dell’innesto
La produzione di cartilagine da
cellule staminali prelevate dallo
stesso paziente (midollo) è ormai
una realtà ma purtroppo non
ancora attuabile
Gli sviluppi delle conoscenze
genetiche e la possibilità di
fabbricare tessuti utili per i
trapianti apre nuove frontiere alla
terapia delle malattie degenerative
Dal 1999 abbiamo trattato oltre
30 pazienti di età compresa fra i
20 e i 60 anni, affetti da lesioni
osteocondrali localizzate al
ginocchio, tibio-tarsica, rotula
40 gg
12 mesi
3 mesi
6 mesi
12 mesi
Controllo
a distanza
Dopo 12 mesi
Questi interventi sono
ormai in costante aumento
Lesione limitata (2cmq)
+
Età giovanile (<60 anni)
risultati
OTTIMI
Lesione limitata (2cmq)
+
Età maggiore di 60 anni
risultati
BUONI
Lesione estesa (>2cmq)
+
Età giovanile (<60 anni)
risultati
MEDIOCRI
Lesione estesa (>2cmq)
+
Età maggiore di 60 anni
risultati
SCADENTI
C. P. maschio > 65 a.
A.G. donna > 65 a.
CONCLUSIONI
Alla luce della nostra esperienza e
di quanto descritto in letteratura
possiamo affermare che si tratta
di metodiche molto delicate.
I risultati oggi ottenibili possono
essere migliorati.
L’autotrapianto di cartilagine trova
indicazione nei pazienti giovani e
con lesioni limitate le protesi
articolari sono indicate in pazienti
anziani
A.O.R.N. V. MONALDI - NAPOLI
Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione
Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia
Direttore: Dott. R. Magri
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