VALUTAZIONE
TRA LA BUONA SCUOLA E LA DIRETTIVA N.11/14
a cura del Gruppo ADi su Valutazione
(C. Tamanini, F. Rozzi, T. Pedrizzi)
IL TEMA DELLA VALUTAZIONE IN “LA BUONA SCUOLA”
Il linguaggio e il tema della valutazione hanno uno spazio notevole nel documento
“La buona scuola”:
1. Esso è presente in modo implicito o esplicito in tutta la parte in cui si parla della
formazione e della carriera dei docenti, dove si parla di qualità
dell’insegnamento, di valorizzazione delle competenze docenti, di crediti valutabili
(didattici, formativi, professionali), di portfolio degli insegnanti, di Nucleo interno di
valutazione presente in ogni scuole e del suo ruolo ecc., ma soprattutto di carriera
dei docenti legata al merito. Il sistema degli scatti di competenza è, secondo il
documento, coerente con i tempi del SNV e con “i progetti di miglioramento legati ai
processi di valutazione di ciascuna scuola”.
2. Il tema è affrontato più esplicitamente con riferimento al punto 3 “La vera
autonomia: valutazione, trasparenza, apertura, burocrazia zero”.
Sul primo punto: scatti di competenza
l’ADI ha già espresso il proprio dissenso
rispetto alla proposta di progressione
retributiva ipotizzata nel documento. Il nuovo
meccanismo prevede che in ciascuna scuola,
ogni tre anni, il 66% degli insegnanti abbia un
aumento
retributivo,
detto
scatto
di
competenza, di circa 60 Euro mensili, mentre il
33% ne sarà escluso. Il dissenso espresso
dall’ADI ha varie motivazioni. Ci sono oggettive
difficoltà di valutazione, con rischi di
sperequazioni fra i singoli e le scuole, nonchè un
sovraccarico di lavoro per gli organismi deputati
alla valutazione dei crediti, con la prospettiva di
una pesante burocratizzazione di tutta
l’operazione, come è avvenuto in Inghilterra, con
la prima riforma di Blair. Ma la motivazione più seria del disaccordo dell’ADI è rivolta ad
un’impostazione inconciliabile con una moderna visione dell’insegnamento che si fonda
sul lavoro in équipe, sulla collaborazione, sulla costruzione del capitale sociale, non sulla
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competizione fra i singoli. I premi (l’avanzamento retributivo) e i castighi ( lo stallo
retributivo) non costituiscono strumenti di motivazione all’impegno. Anzi sono suscettibili
di generare ulteriori tensioni e divisioni nel contesto scolastico. Ciò che occorre invece è la
costruzione di un’efficace organizzazione del lavoro, che necessita di una leadership
intermedia, che si costruisce attraverso una differenziazione delle funzioni che
presuppongono specifici livelli di formazione, un reclutamento selettivo e diverse scale
retributive. Rispetto a questo, la figura del docente “mentor”, delineata in La buona scuola,
costituisce sicuramente un passo avanti rispetto alla stagnazione passata, ma è ancora
una risposta troppo debole, impostata su incarichi temporanei e transitori.
Sul secondo punto: autonomia e valutazione
Il documento “La buona scuola” offre una
descrizione assolutamente generale del
sistema di valutazione,
che
sembra
rispondere più a dichiarazioni di principio,
spesso condivisibili, che non a proposte
concrete e specifiche. In tal modo esso
genera domande ed osservazioni rispetto alle
quali non si hanno elementi concreti per
argomentare.
Nel documento vengono nel complesso
ripresi e riassunti, talvolta in modo non del
tutto corrispondente, i contenuti del
Regolamento sul Sistema Nazionale di
Valutazione (DPR n.80/2013). Un riferimento
presente, ma che resta tuttavia sullo sfondo, è
quello alla sperimentazione VALeS attuata da INVALSI in vista della realizzazione del
SVN.
La valutazione è opportunamente connessa all’attuazione di una “vera autonomia” delle
scuole, che a sua volta richiede “responsabilità” e l’attivazione di un processo di
miglioramento continuo.
Si esclude, almeno a parole, che la valutazione delle scuole sia finalizzata a “competizioni
e classifiche” in quanto la sfida di ogni scuola “è principalmente con se stessa”.
Lo strumento per realizzare tale modello di valutazione è il Sistema Nazionale di
Valutazione, di cui al DPR n. 80 del 2013. Il richiamo al decreto è esplicito, anche se si
sorvola su aspetti specifici, quali il ruolo che hanno le prove INVALSI e gli altri esiti. C’è un
solo riferimento generico ai “risultati di apprendimento” tra le classi e al loro interno, in
modo da mettere al centro l’”equità” e la possibilità di intervenire là dove si manifestino
carenze e sperequazioni negli apprendimenti.
Positiva l’accentuazione sul fatto che la valutazione sia estesa alle scuole paritarie;
così come importante è il risalto dato alla trasparenza e alla pubblicazione degli esiti
della valutazione.
Tutti gli altri aspetti connessi al Sistema nazionale di Valutazione sono trattati in modo
molto generale. Pare dunque più significativa una lettura attenta della direttiva sulle
“Priorità strategiche del Sistema nazionale di Valutazione per gli anni scolastici
2014/15, 2015/16 e 2016/17, uscita il 18/09/14.
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LA VALUTAZIONE NELLA DIRETTIVA N. 11 DEL 18 SETTEMBRE 2014
Varo del procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche
La Direttiva n. 11 del 18 settembre 2014
“Priorità
strategiche
del
Sistema
Nazionale di Valutazione per gli anni
scolastici 2014/15, 2015/16 e 2016/17”
risponde all’esigenza, espressa dal DPR 80
del 2013- Regolamento sul Sistema
Nazionale di Valutazione- di emanare una
direttiva triennale che definisca i criteri e le
priorità strategiche per l’avvio del SNV, che
aggiorni e integri la precedente direttiva n.85
del 2012.
Di fatto essa rappresenta il varo del
procedimento
di
valutazione
delle
istituzioni scolastiche incentrato sul circolo autovalutazione - valutazione esterna azioni di miglioramento - rendicontazione sociale, a cui sono tenute tutte le istituzioni
scolastiche, statali
e paritarie, entro la fine dell’anno scolastico 2016/17.
La Direttiva è stata emanata in tempi ravvicinati rispetto al Regolamento in quanto l’entrata
in vigore del SNV fa sostanzialmente riferimento al protocollo già sperimentato da
INVALSI nel progetto VALeS.
L’obiettivo finale della direttiva è di utilizzare la valutazione in tutte le sue forme
(autovalutazione, prove esterne, strumenti di analisi ecc.) come chiave di volta per varare
processi di miglioramento nelle scuole con riferimento ai contesti specifici delle stesse.
Essa insiste inoltre sulla pubblicazione e pubblicizzazione, verso le famiglie e il
territorio, dei risultati dell’autovalutazione e dei piani di miglioramento, di cui anche i
risultati delle prove INVALSI sono parte. In assenza di graduatorie e di premi/punizioni,
questo strumento, se reso effettivo, può essere un efficace stimolo per le scuole e uno
strumento di innovazione.
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Saranno coinvolte le classi
secondaria di 2° grado e come?
5^
della
Tra i dati che le scuole dovranno prendere a
riferimento per l’autovalutazione e per i piani di
miglioramento sono esplicitamente indicati i risultati
delle prove INVALSI - di cui si dovrà migliorare il
profilo longitudinale anche al fine del calcolo del
valore aggiunto - e gli esiti delle indagini
internazionali.
Non è fatto cenno esplicito alle annualità oggetto delle
rilevazioni INVALSI, ma si rimanda alla direttiva n. 85
del 2012 in cui si dice che “le rilevazioni
riguarderanno anche le classi quinte della scuola
secondaria del secondo ciclo di istruzione” (comma 1).
Sembra dunque assodato che, almeno allo stato attuale, ci sarà un test INVALSI
nell’ultimo anno del corso di Istruzione secondaria di 2° grado, ma non si dà per
scontato che lo stesso faccia parte dell’esame di stato. L’esame sarà tra l’altro,
secondo le anticipazioni del ministro Giannini, oggetto di una modifica che renderà la
commissione composta di soli docenti interni (tranne il presidente). Il provvedimento,
dettato da motivi finanziari, eliminerebbe così l’unico confronto esterno, rendendo ancor
più significativo il test INVALSI.
Il peso della carenza di cultura valutativa
Sarà da vedere, nel complesso, quanto peseranno
nel percorso di autovalutazione/individuazione degli
obiettivi di miglioramento gli indicatori riferiti agli
esiti - e non ci si riferisce ai soli esiti delle prove
INVALSI - e quelli riferiti ai processi e ai dati di
percezione (esempio: questionari). Pare un dato di
fatto che una vera e propria cultura della valutazione
sia piuttosto debole nel nostro Paese: la scuola nel
suo complesso non è forse pronta ad un percorso di
autovalutazione e di individuazione di piani di
miglioramento articolati e costruiti in modo che i salti di
qualità siano valutabili con riferimento a dati precisi.
Piani di formazione
È vero, peraltro, che nel documento si fa riferimento a
“piani di formazione” per tutte le scuole, avviati dal
MIUR in collaborazione con i soggetti del SNV; si
asserisce inoltre che INVALSI farà in modo di
restituire gli esiti delle prove in modo che possano
costituire le basi per i processi di autovalutazione e
miglioramento, anche predisponendo “linee guida per
la lettura e utilizzo dei dati”. Si tratta però di processi
che per essere di qualità richiedono risorse, tempo
e devono essere capillari.
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Finalità
Le finalità della direttiva triennale appaiono del resto
legati ad indicatori di esiti ben precisi, come la riduzione
della dispersione ed insuccessi scolastici, il
rafforzamento delle competenze di base degli studenti
rispetto alla situazione di partenza, la valorizzazione
degli esiti a distanza degli studenti, alla riduzione
delle differenze tra scuole e aree geografiche nei
livelli di apprendimento degli studenti (cfr. paragrafo
a) “Priorità strategiche della valutazione del sistema
educativo di istruzione e formazione”).
Sulla verifica esterna pesa la mancanza di risorse
La direttiva prevede che entro marzo 2015 debbano essere
messi a punto i protocolli di valutazione delle scuole e gli
indicatori di efficienza e di efficacia con cui individuare le
scuole da sottoporre a verifica esterna. Gli istituti valutati
saranno fino ad un massimo del 10% per ogni anno
scolastico. Realisticamente si pone un tetto massimo alle
scuola valutate, avendo probabilmente presente i costi e la
complessità dell’operazione. Sarà in effetti difficile
realizzare una visita esterna in 800/900 scuole con le
risorse attualmente in campo. Dell’ipotetico 10% di scuole
visitate dai nuclei di valutazione il 7% sarà opportunamente
scelto sulla base degli indicatori adottati dalla
Conferenza di coordinamento su proposta dell’INVALSI,
e dunque sulla base delle analisi effettuate, mentre il 3%
sarà definito in base ad un campionamento casuale.
Indicatori per la valutazione dei dirigenti scolastici
Una delle molte attività che INVALSI dovrà realizzare
in tempi brevi (entro dicembre 2014) è la
definizione degli indicatori per la valutazione dei
dirigenti scolastici. Nel modello di valutazione dei
dirigenti scolastici uno degli elementi da considerare
sono gli obiettivi di miglioramento individuati nella
scuola tramite l’autovalutazione e le aree di
miglioramento organizzativo e gestionale
direttamente riconducibili all’operato del dirigente
scolastico. Pare significativa la sottolineatura per cui
il modello di valutazione dei dirigenti è più ampio
e articolato rispetto al processo di
autovalutazione-miglioramento della scuola: uno
stretto collegamento tra i due aspetti potrebbe infatti condizionare il processo del SNV, con
l’effetto di vedere realizzati rapporti di autovalutazione e piani di miglioramento orientati e
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poco incisivi, con l’indicazione di obiettivi più facilmente realizzabili, cui far seguire una
valutazione necessariamente positiva della dirigenza scolastica.
Percorso complesso
La direttiva delinea la realizzazione da parte dei soggetti
del SNV (INVALSI, INDIRE, contingente ispettivo,
conferenza di coordinamento, nuclei di valutazione
esterna) di un percorso decisamente complesso che
richiede:
 la messa a punto di strumenti (come ad esempio
una piattaforma operativa unitaria predisposta dai Servizi
informativi del MIUR ed il MIUR),
 l’individuazione di indicatori e format,
 l’elaborazione di documenti e rapporti,
 la formulazione di piani di formazione per
docenti e dirigenti e per gli esperti dei nuclei di valutazione,
 l’identificazione del contingente ispettivo,
 il supporto tecnico alle scuole (pure a cura
dell’INVALSI) che dovranno organizzarsi rapidamente.
Piano ambizioso, rischi e incertezza degli esiti
Si fa insomma riferimento alla messa in moto in tempi scansionati
e abbastanza rapidi di un concerto di azioni che devono tutte
funzionare per convergere nell’obiettivo di dare il via al Sistema
Nazionale di Valutazione.
Il piano è positivo, ma decisamente ambizioso, anche dal
punto di vista economico, e dovrà fare soprattutto i conti con
quello che le scuole e i dirigenti saranno in grado di fare. Il
rischio di ricadere in una ritualità burocratica anziché
sostanziale, o di vedere inceppato il processo in uno dei suoi
molti elementi e/o soggetti è sempre incombente. Tanto più che
il carico di attività e la responsabilità più onerosa, tra cui la
formazione in tempi brevi degli esperti per i nuclei di valutazione
esterna, sono di INVALSI, istituto che già soffre di carenza di
personale e risorse e per cui non sembrano previsti
finanziamenti aggiuntivi. Si vedrà nelle prossime settimane se e
come saranno affrontate tali elementi che rendono difficile
l’applicazione effettiva e completa della Direttiva.
DOWNLOAD
1) Priorità strategiche del Sistema Nazionale di Valutazione per gli aa.ss. 2014/2015,
2015/2016 e 2016/2017
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