Cantone
mercoledì 18 maggio 2011
laRegioneTicino
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I dieci desiderata dell’economia ticinese
Le associazioni di categoria presentano alla politica cantonale il decalogo dei temi ritenuti prioritari
Le dieci richieste
I punti che il mondo economico vorrebbe fossero affrontati da parlamento e governo durante la corrente
legislatura presentati ieri dalle associazioni di categoria:
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TI-PRESS
Dieci temi, dieci esigenze che
il mondo economico ticinese
chiede di affrontare nella legislatura entrante ai politici eletti
lo scorso aprile. Si va dalla fiscalità all’educazione passando per
la politica esterna del Cantone.
Camera di commercio, Associazione industrie ticinesi (Aiti),
Associazione bancaria ticinese
(Abt), Società impresari costruttori (Ssic) e Camera ticinese dell’economia fondiaria (Catef) si
sono presentate ieri compatte
davanti alla stampa per esporre
il decalogo dei loro desiderata.
Ed è la prima volta che succede.
Le richieste? Meno pressione fiscale per i redditi alti, più attenzione da parte della scuola al
mondo del lavoro e intensificazione delle relazioni pubbliche e
politiche del Cantone con il resto della Confederazione e con
l’estero.
«Durante la campagna elettorale siamo andati sul terreno per
ascoltare e capire le esigenze impellenti delle aziende ticinesi» ha
sottolineato il direttore della Camera di commercio Luca Albertoni. È nato così un elenco di
temi che «già prima della consultazione popolare ha raccolto
un sostegno trasversale da parte
di numerosi candidati» e che il
mondo economico sottoporrà
Fra le priorità, l’abbassamento della pressione fiscale
ora alla politica sia attraverso i
suoi rappresentanti in parlamento, sia con il dialogo con
il Consiglio di Stato («che c’è
sempre stato», ha chiosato Albertoni).
Davanti ai media, ieri a Lugano, le cinque associazioni hanno chiarito alcune delle loro rivendicazioni. Fra queste vi è la
concorrenzialità fiscale con gli
altri cantoni, che – stando a
quanto riferito dal direttore dell’Associazione bancaria Franco
Citterio – sarebbe penalizzante
per i redditi alti. Non è un caso
che «molti cantoni hanno puntato su una fiscalità più attrattiva
per le persone fisiche con elevati
redditi» ha commentato Citterio, facendo notare come, quando un’azienda decide di spostarsi da un cantone all’altro o dall’estero in Ticino, porta con sé
anche i propri dirigenti. Quadri
con una buona paga che, sembrano dire le associazioni, non
avrebbero grandi vantaggi tri-
Politica infrastrutturale e mobilità
Politica di pianificazione territoriale
Politica economica
Politica fiscale
Politica della formazione
Politica energetica
Politica “estera”
Alleggerimento della burocrazia
Revisione dei compiti dello Stato
Collaborazione tra pubblico e privato
butari a stabilirsi a sud delle
Alpi. Per questo l’economia ticinese ripone le proprie speranze
nel controprogetto all’iniziativa
leghista per gli sgravi fiscali.
Controprogetto in elaborazione
dal Dipartimento delle finanze:
«Speriamo si valutino sia gli
sgravi sia una revisione dei compiti dello Stato» con l’intento di
contenere le uscite, è stato il
commento del direttore dell’Abt.
Particolare attenzione an-
drebbe poi posta anche al sistema educativo ticinese, curando
la formazione universitaria di
base (bachelor e master) in
modo da raggiungere «l’eccellenza» e favorire così l’insediamento di aziende collegate ai rami di
studio, ma anche – ha rilevato il
direttore dell’Aiti Stefano Modenini – dando più spazio a ricerca e formazione continua. Da
rivedere e migliorare l’orientamento professionale nelle scuole dell’obbligo, il rapporto fra le
medie e il mondo del lavoro nonché l’insegnamento delle lingue
e della civica. E questo perché «i
giovani, all’uscita dalle medie,
conoscono ancora troppo poco alcune professioni» e hanno «più
difficoltà ad esprimersi correttamente rispetto al passato», ha osservato Modenini.
Bene invece, nella passata legislatura, gli investimenti pubblici nel mattone. «Ci auguriamo che il nuovo esecutivo continui su questa strada», ha affermato il direttore della Ssic-Ti
Edo Bobbià, rendendo attenti
alle ricadute positive che il settore ha sul tessuto economico ticinese in termini di posti di lavoro e di creazione di ricchezza.
A preoccupare, ha aggiunto il
presidente della Catef Gianluigi Piazzini, è invece l’indebita-
mento delle famiglie che renderebbe «meno scattante l’economia».
Il Ticino, ha aggiunto Albertoni, ha inoltre bisogno di una politica esterna più marcata; politica che deve diventare un «elemento cardine». Questo perché
«siamo ancora troppo autoreferenziali e oltre Gottardo non conoscono la nostra realtà». Serve
quindi una nuova strategia verso Berna.
Ieri, davanti ai media, è stata
inoltre l’occasione per ribadire –
per voce del presidente dell’Aiti
Daniele Lotti – il no all’iniziativa per un’Aet senza carbone (in
votazione il 5 giugno prossimo)
e il sì al controprogetto. No pure
alla chiusura per due anni e
mezzo del collegamento A2 fra
Ticino e Svizzera interna a causa dei lavori di ristrutturazione
del traforo del Gottardo; sì allo
scavo di un secondo tubo: «Poco
importa se poi si useranno due
canne monodirezionali o se una
sola per due direzioni – ha dichiarato il presidente della Ssic
Cleto Muttoni –. Se dovesse verificarsi l’ipotesi della chiusura,
le perdite per il sistema produttivo ticinese potrebbero ammontare a un miliardo. Se così fosse, difficilmente il cantone riuscirebbe
L.B.
a risollevarsi».
Fiscalità
Educazione
Politica esterna
‘Sgravi per i redditi alti’
‘Più contatti con il mondo del lavoro’ ‘Ticino sconosciuto: unire le forze’
La fiscalità ticinese è «sempre meno attrattiva» per i redditi alti e
ciò potrebbe avere un effetto sulla capacità di attrarre aziende. Il
mondo economico chiede dunque alla politica che nel prossimo quadriennio vengano diminuite le aliquote fiscali sui redditi al di sopra
dei 200 mila franchi annui, che venga abbassata quella sull’utile delle persone giuridiche – attualmente al 9% e quindi «fuori mercato»
(parole di Franco Citterio, direttore dell’Abt) – e che si rinunci all’imposta sul capitale per le aziende che già pagano l’imposta sull’utile.
Stando alle associazioni di categoria, è inoltre indispensabile mantenere il concetto di “tassazione globale” («da applicare con criterio»)
mentre il bollo su contratti, atti notarili e documenti bancari «va abolito». Da sistemare anche le casse pubbliche, con una riduzione dei
compiti dello Stato e il risanamento della cassa pensioni.
Il master in medicina all’Usi e la presenza del Centro di calcolo
scientifico, stando al direttore dell’Aiti Stefano Modenini, sono due
esempi di come la formazione e la ricerca possano rendere attrattivo
un territorio per le imprese: il master perché tocca anche il campo della farmaceutica, il centro di calcolo poiché fornisce una piattaforma
per le aziende che necessitano di supercomputer. Non tutto però va
bene: si chiede di mirare meglio la formazione continua, si domanda
di distribuire in modo razionale le risorse statali per la ricerca e di presentare meglio il mondo del lavoro all’interno della scuola dell’obbligo. Da incentivare la didattica differenziata, per non «annichilire i talenti» e l’indipendenza di sedi e docenti. Per favorire il proseguimento
degli studi a chi ha una maturità professionale «serve un bachelor professionale» che permetta di studiare e lavorare allo stesso tempo.
«Esigiamo che la politica ticinese abbia coscienza e prenda in considerazione le relazioni esterne» ha rilevato il direttore della camera di
commercio Luca Albertoni. Questo perché «il Ticino rimane uno
sconosciuto al di là delle Alpi». Unico settore economico ben noto ai
confederati di lingua tedesca e francese è quello turistico, che però
«non influisce sul Pil quanto quello industriale». Le associazioni di
categoria ticinesi ritengono quindi positiva la nomina da parte del
Cantone di un delegato per i rapporti con Berna. Delegato, nella persona di Jörg De Bernardi, che potrà così affiancare Michele Rossi –
rappresentante degli interessi dell’economia cantonale presso la
Confederazione e verso l’Italia – nel lavoro di lobbying a favore del
Ticino. «Questo è un tipico tema su cui privato e pubblico devono lavorare assieme», ha chiosato Albertoni.
Il Ps e la corsa al Nazionale: ‘Situazione ancora aperta’
Gli otto nomi ci sono, ma la
rosa non è definitiva. Sì, perché
«in due o tre si sono detti pronti a
farsi da parte qualora le persone
da noi contattate a suo tempo, e
dalle quali siamo sempre in attesa di una risposta, accettassero di
candidarsi». In altre parole – aggiunge, interpellato dalla “RegioneTicino”, il coordinatore
della commissione cerca Alberto Leggeri – «la situazione resta
aperta». Nel Ps dunque i giochi
non sono ancora fatti, non del
tutto, per ciò che attiene alla lista per il Consiglio nazionale in
vista delle ‘federali’ di ottobre.
La commissione cerca si è riunita lunedì per fare il punto: una
seduta che ha preceduto di qualche ora quella della Direzione.
«La quale ha preso atto di questa
situazione,
ripeto,
ancora
aperta», continua Leggeri, membro della stessa Direzione e del
collegio presidenziale che guiderà il partito fino al congresso
ordinario d’inizio 2012. «Oltre
alle risposte di alcuni compagni
che nelle scorse settimane abbiamo contattato per sapere se fossero disposti a correre per il Nazionale, stiamo aspettando – puntualizza il responsabile della
commissione cerca del Ps –
eventuali candidature proposte
da Gioventù socialista: siamo altresì disposti a valutare la possibilità di fare una seconda lista
congiunta composta di soli giovani». Di tutto ciò «informeremo
domani il Comitato cantonale».
Stasera tornerà infatti a riunirsi alla Casa del Popolo a Bellinzona il ‘parlamentino’ socialista. Fra gli argomenti in agenda
la lista per il Consiglio nazionale. Riprende Leggeri: «A meno
che il tutto non si risolva domani
(oggi,ndr), chiederemo al Comitato di delegare alla Direzione il
compito di definire la lista. Il
‘parlamentino’ potrebbe però decidere di chiudere lui il discorso
lista indicendo una riunione per i
primi di giugno». L’importante
«è arrivare con la lista completa»
per il congresso elettorale del Ps
in programma «il 19 giugno».
Tra i candidati sicuri c’è la
consigliera nazionale uscente
Marina Carobbio. E c’è l’ex deputato al parlamento cantonale
Raoul Ghisletta, nonostante l’affaire carbone. Come noto, il partito è a favore dell’iniziativa “Per
un’Aet senza carbone”, mentre
il già capogruppo in Gran Consiglio sostiene il controprogetto.
«Su questo tema non condivido la
posizione di Ghisletta, non siamo
però un partito che punisce per
così dire i dissidenti e poi bisogna
riconoscere il grande lavoro che
Raoul ha fatto nel e per il Ps», rileva Leggeri precisando di esprimersi al riguardo a titolo personale. In merito agli altri candidati sicuri il coordinatore della
commissione cerca lascia intendere che della squadra fa parte
pure il granconsigliere Nenad
Stojanovic. Quanto all’ex consigliera di Stato Patrizia Pesenti?
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da
«È una delle persone dalle quali
attendiamo una risposta», afferma Leggeri.
Per i socialisti ticinesi le elezioni federali di ottobre rappresentano una sfida tutt’altro che
facile, in considerazione del pessimo risultato delle recenti ‘cantonali’. A rischio, come è già stato osservato da più parti, vi è il
secondo seggio alla Camera del
popolo. «È anche per poter pianificare al meglio la campagna per
la corsa al Nazionale che il partito ha organizzato il relativo congresso, chiamato ad approvare la
lista, prima della pausa estiva»,
spiega Leggeri.
Invero quello del 19 giugno
sarà il primo congresso per le
‘federali’. Il Ps, sostiene Leggeri,
Alberto Leggeri
«è difatti intenzionato a presentare una lista anche per il Consiglio
degli Stati e ciò in base a una
chiara indicazione del partito nazionale». Per questo si terrà un
secondo congresso elettorale
previsto «per gli inizi di settembre». Ci sono già dei candidati?
«La domanda è prematura, molA.MA.
to prematura».
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Elezioni federali, il coordinatore della commissione cerca: due o tre nomi in forse
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La Regione Ticino 18.5.2011 Conferenza stampa associazioni