UNIPA
PROGETTO “CAULERPA CYLINDRACEA”- EGADI
INTRODUZIONE
Sin dalla sua comparsa, l’uomo ha rappresentato una minaccia per la biodiversità del pianeta,
alterandola con diverse modalità di intervento: dal sovrasfruttamento delle risorse biologiche e
modificazione degli habitats alla continua introduzione, involontaria o volontaria, di specie aliene
(Connell and Glasby, 1999; Leppakoski et al., 1999). Per specie aliena (introdotta, non indigena,
alloctona, esotica) si intende un taxon introdotto in un’area esterna al suo areale di distribuzione
(presente o passato), dove si insedia creando popolazioni stabili.
Un taxon, una volta introdotto, se si riproduce con successo nel nuovo habitat, crea in esso
popolazioni stabili che si autosostengono e si autopropagano, naturalizzandosi (Boudouresque and
Verlaque, 2002); quando il suo processo di stabilizzazione e propagazione diventa una minaccia per
ecosistemi, habitat e specie native, una specie introdotta assume carattere invasivo. Le introduzioni,
accidentali o volontarie, di macrofite sono essenzialmente riconducibili all’attività antropica (fouling,
acquacoltura, acque di zavorra e apertura del Canale di Suez rappresentano le principali vie di accesso).
Anche i cambiamenti climatici hanno svolto un ruolo determinante nell’incoraggiare la diffusione
di alcune specie aliene; la tropicalizzazione, infatti, da un lato ha aumentato la probabilità di invasione
da parte di specie ad affinità tropicale, meglio adattate ad acque calde, e dall’altro ha portato alla
regressione di specie ad affinità boreale (Boero, 2002). Le invasioni biologiche, che hanno raggiunto
oggi livelli preoccupanti, rappresentano una delle più gravi minacce alla struttura, dinamica e
biodiversità degli ecosistemi del mondo (Grosholz, 2002; Bax et al., 2003; Occhipinti-Ambrogi, 2007;
Wallentinus and Nyberg, 2007).
Negli ultimi decenni il numero delle specie aliene introdotte in Mediterraneo è notevolmente
aumentato, e la lista si accresce di giorno in giorno. Il Mediterraneo è stato definito un “mare sotto
assedio” in virtù delle numerose e frequenti bioinvasioni registrate negli ultimi decenni (Galil, 2000;
Boudouresque et al., 2005; Rilov and Galil, 2009). Il Mar Mediterraneo, a livello mondiale, risulta
essere il mare che accoglie il maggiore numero di macrofite introdotte; in particolare, il bacino
occidentale e l’Adriatico sono le aree con il più elevato numero di specie aliene.
Una delle strade più efficaci per preservare la biodiversità è rappresentata certamente
dall’istituzione di parchi e AMP (Aree Marine Protette). Le AMP raggiungono l’obiettivo della
conservazione attraverso: protezione delle specie minacciate, mantenimento delle specie native e della
diversità genetica, esclusione delle specie introdotte involontariamente o volontariamente dall’uomo.
L’efficacia di una AMP nel preservare la biodiversità dipende dalla capacità di controllare intensità e
diffusione delle minacce; risultano dunque essenziali la immediata segnalazione e la tempestiva
diagnosi di invasività di specie aliene, responsabili di complesse alterazioni strutturali e funzionali
degli ecosistemi. L’Ente Gestore deve dunque attuare idonei programmi di controllo e monitoraggio.
Anche le attività offerte nelle AMP (pesca, traffico diportistico e turismo) possono diventare vettori di
introduzioni secondarie di specie aliene, introdotte primariamente in aree vicine; in particolare, queste
attività aumentano i rischi di introduzione di specie aliene associate a fouling, reti da pesca ed ancore.
Poiché in genere le AMP sono in vicinanza di porti e centri antropizzati, la minaccia di invasioni
biologiche è molto forte in quanto una AMP non possiede barriere funzionali, e l’oceano è una matrice
vivente che trasporta continuamente organismi e particelle.
Tra le specie aliene ampiamente diffuse nel bacino del Mediterraneo, va ricordata in particolare la
Chlorophyta Caulerpa racemosa var. cylindracea (Sonder) Verlaque, Huisman et Boudouresque,
reintegrata recentemente al rango di specie come C. cylindracea Sonder (Belton et al., 2014), la cui
area di origine si ritiene oggi l’Oceano Indo-Pacifico. Segnalata per la prima volta nel 1990 davanti il
porto di Tripoli in Libia (Nizamuddin, 1991), anche se Papini et al. (2013) ritengono che possa essersi
diffusa dalle coste meridionali della Sicilia, è attualmente presente in tutto il bacino del Mediterraneo.
In Italia è stata segnalata per la prima volta lungo le coste siciliane (Alongi et al., 1993). Il
successo di quest’alga, in grado di colonizzare ogni tipo di substrato (roccia, ciotoli, “matte” morte di
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Posidonia, sabbia, fango,…) lungo la fascia batimetrica compresa tra 0 e 70 m., è da attribuire alla sua
elevata plasticità dal punto di vista sia morfologico che fisiologico, e alla capacità di riprodursi con
successo sia sessualmente che per via vegetativa. Questa specie oltre ad entrare in competizione con le
macroalghe autoctone può indurre anche la regressione delle praterie a Posidonia oceanica (L.) Delile
e/o Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson (Ceccherelli and Cinelli, 1997; Piazzi et al., 1997;
Ceccherelli et al., 2000). Studi effettuati su questa specie invasiva (Piazzi and Ceccherelli, 2006)
hanno, inoltre, evidenziato come gli effetti della sua colonizzazione persistano anche dopo un anno
dall’eradicazione, e come il processo di recovery da parte della comunità naturale sia abbastanza lento.
OBIETTIVI
In considerazione del profondo e a volte drammatico impatto dal punto di vista ecologico che
alcune specie aliene hanno sugli ecosistemi marini, è necessario attuare idonei programmi di controllo
e monitoraggio, in particolare nelle aree di valore naturalistico come Riserve e Aree Marine Protette
(AMP). Poiché una dettagliata conoscenza della presenza delle specie invasive sul territorio è
indispensabile ai fini della prevenzione, la raccolta di una base di dati sulla presenza e sull’invasività
delle specie è fondamentale per la ricerca scientifica e per la definizione di strategie d’intervento. Il
Progetto Partecipato “Caulerpa cylindracea”, a carattere scientifico-culturale, e che avrà la durata di
due anni, consiste nella raccolta di dati sulla macroalga invasiva Caulerpa cylindracea Sonder (ex
Caulerpa racemosa var. cylindracea), all’interno dell’AMP “Isole Egadi”. Grazie a questo Progetto
sarà possibile seguire la diffusione di questa macroalga aliena all’interno dell’AMP “Isole Egadi”ed
inoltre creare una banca dati su distribuzione e livelli di minaccia. Il Progetto si prefigge, inoltre,
l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le categorie maggiormente interessate (pescatori,
sportivi, diportisti,…), al problema delle invasioni biologiche attraverso una corretta informazione.
METODOLOGIA
Per partecipare all’iniziativa, rivolta a tutti i cittadini residenti e non, sarà sufficiente segnalare gli
avvistamenti di Caulerpa cylindracea all’interno dell’AMP “Isole Egadi”, con l’invio di dati e foto
attraverso sms, mail, pagina facebook del Progetto o compilando una apposita scheda, scaricabile dai
siti web dell’AMP “Isole Egadi” e del Dipartimento STEBICEF e dalla pagina facebook. La scheda
sarà disponibile anche presso gli Uffici dell’AMP “Isole Egadi”. Il materiale informativo, disponibile
presso gli Uffici dell’AMP “Isole Egadi”, i siti web delle due strutture partners dell’iniziativa e sulla
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pagina faceboook, verrà anche distribuito a tutti gli esercenti e strutture ricettive dell’AMP “Isole
Egadi” anche via mail.
A conclusione del Progetto, i dati raccolti saranno oggetto di una pubblicazione e una sintesi dei
dati sarà disponibile sulla pagina facebook del Progetto e sui siti web dell’AMP “Isole Egadi” e del
Dipartimento STEBICEF.
RICADUTE GESTIONALI
La banca dati raccolta durante il Progetto fornirà all’Ente Gestore un quadro dell’entità del
fenomeno Caulerpa cylindracea all’interno dell’AMP e quindi del livello di minaccia rappresentato da
questa macroalga aliena ma costituirà anche un’importante base di partenza per future ricerche e per la
definizione di idonee strategie d’intervento, quali ad es.: programmi di controllo e di monitoraggio,
regolamentazione delle attività che si svolgono all’interno dell’AMP (navigazione, ancoraggio,
diving,…) e promozione di iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione sul fenomeno
delle invasioni biologiche.
REFERENTI DEL PROGETTO
Dr. Anna Maria Mannino, ricercatore confermato presso il Dipartimento STEBICEF dell’Università di
Palermo e Responsabile Scientifico del Progetto Partecipato “Caulerpa cylindracea”
Dr. Stefano Donati, Direttore dell’AMP “Isole Egadi”
Dr. Paolo Balistreri (fruitore di un contratto presso l’AMP “Isole Egadi”) che da diversi anni si dedica
allo studio delle specie aliene presenti all’interno dell’AMP“Isole Egadi”, rivolgendo particolare
attenzione alle macroalghe.
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BIBLIOGRAFIA
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