PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 45 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 © Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2005 ISSN 0393-0157 I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Parco dellÕOrecchiella Ð Lucca). Analisi tecno-tipologica e distribuzione spaziale Mario DINI* & Martina MORICONI Dipartimento di Scienze Archeologiche, Universitˆ di Pisa, Via S. Maria 53, I-56126 Pisa *E-mail dellÕautore per la corrispondenza: [email protected] RIASSUNTO - I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Parco dellÕOrecchiella Ð Lucca). Analisi tecno-tipologica e distribuzione spaziale - Il lavoro si concentra sullÕanalisi tecno-tipologica dei nuclei dellÕUS1 del sito epigravettiano di La Greppia II e sulla loro distribuzione spaziale allÕinterno del sito. Oltre alla necessitˆ di fornire una classificazione della collezione archeologica e formulare unÕattribuzione cronologico-culturale alla frequentazione epigravettiana dellÕAppennino settentrionale, lo studio dei nuclei si rivolge principalmente allÕanalisi del sistema tecnico di produzione litica e alla determinazione dei fattori naturali e culturali che ne hanno influenzato la struttura e la gestione. LÕanalisi tecnologica dei nuclei ci ha permesso di ricostruire le catene operative e identificare le diverse fasi della produzione (dallÕapprovvigionamento allÕabbandono). LÕomogeneitˆ e la consistenza dellÕinsieme analizzato rendono possibile questo tipo di studio, fornendo altres“ significative possibilitˆ di confronto con alcuni siti coevi della Garfagnana. Segue lÕanalisi spaziale dei reperti, realizzata con lÕuso del software AUTOCAD, che permette di osservare la loro distribuzione e concentrazione nei vari tagli dellÕUS1. Un ulteriore approfondimento • fornito dallÕapplicazione di alcune test statistici, quali il c2, il metodo dei quadrati e delle distanze, che ci hanno aiutato ad interpretare la natura di tali distribuzioni. Infine, dallÕinterpretazione e dallÕelaborazione digitale dei dati, seguono le osservazioni conclusive che contribuiscono a completare il quadro generale del sito. SUMMARY - US 1 cores of the Epigravettian site in La Greppia II (Lucca). Techno-typological analysis and spatial distribution - The work is about the US 1 cores techno-typological analysis in the epigravettian site of La Greppia II and their spatial distribution inland the site. Above the need to give a classification of the archaeological collection and formulate a chronological-cultural attribution to the epigravettian presence of the north Apennine, the cores study has focused primarily on the analysis of the technical system of lithic production and it has aimed to determine the natural and cultural elements that influenced its structure and its management. The technological analysis of the cores has permitted us to rebuild the cha”nes op•ratoires and to identify the different phases of the production process (from provisioning to abandonment). This kind of research has been possible for the homogeneity and the consistency of the lithic assemblage; these two characteristic also provide opportunities for a comparison with other coeval sites in Garfagnana. This study also includes a spatial analysis of the finds, done with AUTOCAD software, that has permitted us to examine the findsÕ distribution and concentration in the various levels of US1. A deeper research has been made using statistic tests, as the c2, the squares and distances method, in order to investigate such distributions. On the basis of the interpretation and the digital processing of data we also provide final observations for a general picture of the site. Parole chiave: Garfagnana, Epigravettiano, nuclei, tecnologia litica, distribuzione spaziale Key words: Garfagnana, Epigravettian, cores, lithic technology, spatial distribution 1. IL SITO E LE RICERCHE Il sito di La Greppia II • situato su un terrazzo alluvionale (Fig. 1) formato da sabbie e ciottoli di arenaria (macigno), subito a valle della stazione-officina di La Greppia (Dini 2001), a quota 1185 m s.l.m. nel Parco Naturale dellÕOrecchiella, Comune di San Romano in Garfagnana, Provincia di Lucca (C.T.R. 1:10.000; sezione n.¡ 235130; Metello; Long. 1607916, Lat. 4896199). é stato scoperto nel 1997 da P. Notini e M. Dini in seguito ai lavori per la messa in opera di una nuova linea elettrica da parte dellÕEnel, che avevano portato in superficie numerosi manufatti preistorici ai margi- PA40-4 14-07-2005 46 16:54 Pagina 46 Dini & Moriconi I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) Fig. 1 - Localizzazione geografica del sito di La Greppia II e delle stazioni epigravettiane di La Greppia e Casini di Corte. C.T.R. 1.10.000, 235130. Fig. 1 - Geographic location of the Epigravettian sites of La Greppia II, La Greppia and Casini di Corte. C.T.R. 1.10.000, 235130. ni di una folta faggeta (in realtˆ lÕarea era giˆ stata precedentemente esplorata con esito negativo a causa della copertura del terreno). Gli scavi, coordinati da C. Tozzi e da M. Dini, sono iniziati nel maggio 2001. LÕintero pianoro • stato rilevato con la stazione totale; i saggi rientrano in un quadrato georeferenziato di 100 m di lato, a sua volta suddiviso in quadrati di 10 m di lato. AllÕinterno di queste aree sono stati aperti alcuni saggi per un totale di 20 m2, che hanno messo in evidenza un deposito composto da due unitˆ distinte. La prima (US 1) comprende vari orizzonti del suolo attuale ed • stata suddivisa in 5 tagli artificiali di ca. 5 cm. Il terreno si presenta molto fine, di colore marrone bruno scuro, con scarso pietrisco centimetrico (arenaceo a spigoli vivi) che tende a scomparire nei tagli 4 e 5. La seconda (US 2), costituita da terreno sabbioso di colore giallastro, • ancora in corso di scavo. Il substrato roccioso, affiorante ai margini e negli impluvi, • costituito dalla Scaglia Toscana, i cui noduli affiorano poco ad ovest del sito ed ancora di pi• verso nord. Il terreno asportato • stato setacciato in acqua con setacci a maglie di 2 mm in modo da raccogliere anche i pi• piccoli residui della scheggiatura. LÕindustria litica nellÕUS 1 risulta ovunque abbondante ed • formata da 286 supporti serviti per la scheggiatura, oggetto di studio in questo lavoro, 217 manufatti ritoccati, 299 lame integre e 830 frammentate, 476 schegge integre e 1067 frammentate e 27.160 scarti di lavorazione, per un totale di 30.335 pezzi. Tutto lÕinsieme litico risulta epigravettiano, ad eccezione di pochi manufatti di tipo sauveterriano presenti in diversi tagli dellÕUS 1. Da sottolineare la compattezza e lÕomogeneitˆ pedologica di questa unitˆ stratigrafica formata dallÕaccumulo dei sedimenti di pendio (colluvi) e dal disfacimento della PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 47 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 47 li di La Greppia II con quelli di altri siti giˆ noti in letteratura o con altri in fase di studio, con lÕintento di creare una Òbase di datiÓ sui tipi e sulle modalitˆ di raccolta/sfruttamento/circolazione/abbandono delle materie prime in siti epigravettiani e mesolitici dellÕarea in esame (Cipriani et al. 2001). La selce utilizzata per la produzione di manufatti • stata raccolta per la quasi totalitˆ (96% del totale Ð 276 pezzi) nelle formazioni carbonatico-silicee della Falda Toscana presenti intorno al sito (Figg. 2, 3). Le aree di maggior affioramento sono state individuate ad ovest della Pania di Corfino presso le localitˆ di Casini di Corte (ca 1.160 m), Piagge di Parecchiola (ca 1.200 m) e La Ripa (ca 1250 m), a meno di 1000 metri in linea dÕaria da La Greppia II. Lo studio petrografico eseguito sulle materie prime provenienti dalle suddette localitˆ ha permesso la distinzione di quattro gruppi di litotipi (De Francesco et al. 2002): A1) selci a tonalitˆ rossastra, caratterizzate da una grossa quantitˆ di microfossili, da calcedonio di tipo lengh-slow e da sferule brunicce (52 pezzi Ð 18%); A2) selci a tonalitˆ violacea, con caratteristiche simili al primo gruppo ma con maggiore quantitˆ di quarzo fibroso ad alti colori dÕinterferenza (20% Ð 58 pezzi); A3) selci a tonalitˆ grigia, molto compatte con scarsa quantitˆ di forme fibrose, prive di fossili e contenenti calcite (32% Ð 90 pezzi); A4) selci a due tonalitˆ, costituite da una parte chiara e una scura, che si differenziano per la quantitˆ di calcite e di calcedonio (27% Ð 76 pezzi). sostanza organica di origine vegetale. La mancanza di livelli sterili fa escludere delle discontinuitˆ nellÕoccupazione dellÕarea, ma probabilmente il luogo • stato frequentato ripetutamente con occupazioni stagionali (primavera/estate), anche in considerazione della quota alla quale si trova (ca 1.200 m s.l.m.). La scelta del sito • stata probabilmente determinata sia dalla vicinanza degli affioramenti silicei (< 500 m), sia dalla morfologia piana e dal suolo permeabile. Ad una prima analisi, lÕindustria, ancora in corso di studio, pu˜ essere riferita ad un momento terminale dellÕEpigravettiano finale, di transizione verso il Mesolitico antico (Sauveterriano); differisce da quelle note nelle altre officine litiche dellÕarea dellÕOrecchiella (Casini di Corte e la vicina La Greppia) per il microlitismo pi• accentuato e per la presenza di geometrici, che indicano una fase cronologicamente pi• avanzata, probabilmente riferibile al Dryas III. A livello tipologico, si riscontrano analogie con i siti alpini di Andalo, le Viotte e Pian Cavallo (Guerreschi 1984; Bagolini & Guerreschi 1978; Guerreschi 1975). 2. LE MATERIE PRIME Nel sito di La Greppia II, allÕinterno dellÕabbondante industria dellÕUS 1, sono stati rinvenuti 286 supporti serviti per la scheggiatura, tra i quali 8 prenuclei, 44 avviamenti di nucleo, 178 nuclei, 52 frammenti-residui e 4 blocchi naturali privi di tracce di lavorazione. Per questi pezzi si • cercato di risalire alla fonte di provenienza/raccolta tramite analisi petrografiche e macroscopiche; successivamente si sono studiati i tipi di supporti (noduli, blocchetti, ecc.) e le loro caratteristiche (omogeneitˆ, tessitura, ecc.), in funzione del dŽbitage laminare. In questo lavoro si • proceduto allÕanalisi delle materie prime con la ÒtipologiaÓ messa a punto per lÕAppennino settentrionale nel 2001, in maniera da poter confrontare in modo pi• approfondito i materia- Tipo selce A1 A2 A3 A4 D1 D3 E2 E4 Totale Nuclei 31 35 57 48 1 4 2 178 Avviamenti di nucleo 6 11 14 10 1 2 44 Oltre a questi litotipi locali, nellÕUS 1 sono stati rinvenuti anche 10 pezzi (ca. 3% del totale) in materie prime silicee alloctone affioranti a molti chilometri dal sito. Sono presenti, in percentuali minime (2%), selci provenienti dalla formazione dellÕArenarie di Monte Cervarola, affioranti nel versante emiliano dellÕAppennino settentrionale (Classe D), che testimoniano spostamenti fra i due versanti della catena montuosa. A questa classe sono da riferirsi 1 nucleo in selce di Prenuclei 2 2 4 8 Blocchi naturali 2 1 1 4 Fig. 2 - Suddivisione dei supporti (fase di lavorazione) per tipo di materia prima. Fig. 2 - Raw materials subdivision of the blanks (working phases). Frammenti e residui 13 10 16 13 52 Totale 52 58 90 76 1 5 2 2 286 PA40-4 14-07-2005 48 16:54 Pagina 48 Dini & Moriconi I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) datura naturali che ci permettono di risalire al supporto di partenza (Fig. 4). Come vedremo successivamente, questi dati condizionano in maniera determinante la catena operativa e le varianti ad essa legate. In conclusione, a La Greppia II si svolgeva unÕintensa attivitˆ di scheggiatura, in cui veniva lavorata la selce raccolta prevalentemente dagli abbondanti affioramenti che circondano lÕinsediamento, senza per˜ curarsi nŽ del tipo (Fig. 3) nŽ della qualitˆ della materia prima, dal momento che su 276 pezzi in selce locale solo 56 sono in selce veramente buona, senza inclusioni, a grana fine e con un aspetto ottico lucido. Non vi era una selezione della materia prima al momento della raccolta, ma questa forse avveniva al termine della produzione, quando probabilmente i manufatti migliori (nuclei impostati per un dŽbitage laminare) venivano trasportati nei campi residenziali ubicati sui fondovalli della Garfagnana. NellÕesigua componente di supporti in selce alloctona • evidente, invece, una certa selezione del tipo di materia prima giˆ alla fonte, dovuta alla distanza degli affioramenti dal sito: su 10 pezzi, 9 supporti sono in selce omogenea (di cui 5 con tessitura fine e aspetto ottico lucido, e 4 con tessitura media e aspetto ottico semiopaco) e soltanto uno in selce non omogenea (con tessitura media e aspetto ottico semiopaco). Questo dato conferma come lÕaumento della distanza di un sito dagli affioramenti di selce, e non lÕabbondanza di materia prima intorno ad esso, sia il maggior fattore di selezione. Fig. 3 - Frequenza percentuale delle diverse materie prime. Fig. 3 - Percentage frequency of the raw materials. tipo D1, di colore nero pi• o meno intenso, e 4 nuclei pi• 1 avviamento in selce di tipo D3 percorsa da numerose fratture ricementate da calcedonio. Oltre a queste fonti, esiste unÕarea di approvvigionamento di ciottoli silicei, spesso con caratteristiche superfici picchiettate, di ottima qualitˆ e vario colore, estranei alle precedenti formazioni appenniniche. La fonte di questi ciottoli, riconosciuta nei depositi sabbiosi di etˆ pleistocenica denominati Sabbie Gialle che affiorano lungo i rilievi pedemontani padani (Classe E), • particolarmente interessante, perchŽ testimonia ben precisi spostamenti su lunghe distanze. Tali selci sono ottimi ÒtracciantiÓ di questi itinerari pianura/montagna, come giˆ evidenziato in precedenti lavori (Biagi et al. 1980; Cipriani et al. 2001). A questa classe appartengono 2 nuclei in selce di tipo E2 di colore bianco e 2 avviamenti su ciottolo di tipo E4. I supporti naturali raccolti sono essenzialmente blocchetti (72% del totale Ð 206 pezzi) di forma parallelepipeda molto regolare, che dimensionalmente variano da ca. 3 a massimo 10 cm. I noduli, meno rappresentati (16% Ð 45 pezzi), hanno forme irregolarmente globose, ed anchÕessi non superano i 10 cm di grandezza; infine sia i supporti su scheggia (4 pezzi) sia quelli su ciottolo (4 pezzi) costituiscono solo lÕ1% del totale. Il 10% dei manufatti (27 pezzi) risulta indeterminabile, in quanto non si sono conservate sulle loro superfici parti corticate o piani di sfal- Supporto naturale Blocchetto Nodulo Ciottolo Scheggia Indeterm. Totale Nuclei 132 20 2 3 21 178 Avviamenti di nucleo 27 14 2 1 44 3. ANALISI NUCLEI TECNO-TIPOLOGICA DEI LÕinsieme analizzato risulta veramente dÕeccezione per completezza e ampiezza. I 286 pezzi recuperati nellÕUS 1 comprendono ÒnucleiÓ in ogni stato di lavorazione e questo aumenta lÕattendibilitˆ tecnologica della serie. é stato possibile per questo, e parallelamente alla lettura tecnologica di ciascun manufatto derivato dalla scheggiatura (dai prodotti di decorticamento e messa in forma, a quelli di ÒgestioneÓ, fino Prenuclei Blocchi naturali 6 2 8 Fig. 4 - Suddivisione dei tipi di supporto naturali per fase di lavorazione. Fig. 4 - Working phase subdivision of the natural blanks. 4 4 Frammenti e residui 41 5 1 5 52 Totale 206 45 4 4 27 286 PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 49 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 ai manufatti ritoccati o abbandonati), ricostruire una catena operativa principale e due varianti di essa. In questo lavoro ci limiteremo a presentare i dati relativi ai nuclei, rimandando ad altra pubblicazione i dati sui 30.049 manufatti a faccia piana. 3.1. Prenuclei Per prenuclei si intendono quei blocchi di materia prima grezza elaborati mediante ritocco in vista della scheggiatura, dei quali non • iniziato lo sfruttamento (Broglio & Kozlowski 1983). Degli 8 prenuclei rinvenuti, 6 sono ricavati da blocchetti e 2 hanno come supporto di partenza dei noduli; la morfologia • prismatica (tranne per un pezzo che • irregolare), la materia prima • locale e la qualitˆ alquanto scadente per la generalizzata nonomogeneitˆ. Le discrete dimensioni di questi supporti sono dovute sicuramente al fatto che non sono stati sfruttati, ma solo preparati per esserlo: infatti, vi sono 6 prenuclei di dimensioni comprese tra 26 e 50 mm e 2 compresi tra 51 e 100 mm. Il tipo di preparazione, invece, • un importante indicatore tecnologico, poichŽ fornisce utili informazioni su come veniva impostata la scheggiatura dei nuclei e quali tecniche venivano usate. In 6 prenuclei vi sono stacchi di preparazione basale, serviti per la creazione di piani di percussione preparati lisci, che poi non sono stati sfruttati. Dei due rimanenti prenuclei, uno presenta preparazione latero-basale per la creazione di un piano di percussione e di una cresta e lÕaltro una preparazione bi-basale per la creazione di due piani di percussione (lisci) opposti. 3.2. Avviamenti di nucleo Per avviamenti di nucleo si intendono quei blocchi sui quali • iniziata la scheggiatura ma lo sfruttamento si • fermato a una fase iniziale. Gli avviamenti di nucleo recuperati nellÕUS 1 sono 44, la maggior parte dei quali in materia prima locale (Fig. 5); il 73% sono in selce di scadente qualitˆ e solo il 27% in selce idonea per una buona lavorazione. I blocchetti sono 27 e costituiscono il 63% dei supporti di partenza, i noduli sono 14, i ciottoli 2 e 1 risulta indeterminabile. Il tipo di supporto naturale determina la morfologia degli avviamenti (Fig. 5): infatti, per la maggior parte sono avviamenti a morfologia prismatica (34 pezzi); ve ne sono anche 9 irregolari e uno buliniforme. Dimensionalmente questi pezzi sono pi• piccoli dei prenuclei, in quanto • iniziato lo sfruttamento, e pi• grandi dei nuclei, poichŽ la loro lavorazione si • fermata ad uno stadio iniziale. Il 7% dei pezzi • di dimensioni comprese tra 51 e 100 mm, il 93% tra 26 e 50 mm. 49 Supp. - morf. Blocchetto Nodulo Ciottolo Indeter. Totale Prism. 25 9 34 Bulinif. 1 1 Irreg. 2 4 2 1 9 Totale 27 14 2 1 44 Fig. 5 - Suddivisione dei tipi di supporto per morfologia (avviamenti di nucleo). Fig. 5 - Morphology subdivision of the blanks (initial cores). I piani di percussione sono per la quasi totalitˆ lisci, suddivisi in 36 preparati e 17 naturali (cio• sfruttano superfici di sfaldatura della roccia); gli 8 rimanenti sono corticati. Gli angoli di scheggiatura rientrano quasi tutti nel range che riflette il buon inizio di una lavorazione controllata: 18 angoli sono compresi tra 61¡ e 75¡, 40 angoli sono compresi tra 76¡ e 90¡, e solo tre superano i 91¡. In conclusione, gli avviamenti di nucleo sono caratterizzati da unÕevidente semplicitˆ, sia nella preparazione che nella impostazione della scheggiatura, che si riflette nel rapporto tra la posizione e la direzione degli stacchi: 30 sono unifacciali unidirezionali, 6 bifacciali bidirezionali-ortogonali, 5 bidirezionali-opposti e 3 polifacciali polidirezionali. Quindi, ben il 68% dei pezzi presenta uno sfruttamento unifacciale unidirezionale che costituisce il principale tipo di catena operativa che si sviluppa a partire da un piano di percussione, tipica anche di altri siti epigravettiani dellÕarea. In 2 avviamenti sono presenti stacchi di preparazione laterale per la creazione di creste, e in 3 pezzi stacchi di preparazione basale per la creazioni di piani opposti ai piani di percussione giˆ parzialmente sfruttati (fase prenucleo). 3.3. I nuclei I nuclei rinvenuti in questa stazione-officina sono 178 (Figg. 24, 25, 26), quasi tutti in selce locale Ð 2 pezzi in selce proveniente dalla formazione pedeappenninica emiliana della Sabbie Gialle (E) e altri 5 dalle formazioni dellÕUnitˆ Cervarola-Falterona (D) Ð e solo il 35% di buona qualitˆ (63 pezzi). Come giˆ precisato, probabilmente, data lÕabbondanza della materia prima, vi doveva essere una selezione molto debole della selce al momento della raccolta. Come negli avviamenti, anche nei nuclei la morfologia • strettamente condizionata dalla forma geometrica del supporto naturale di partenza (Fig. 6). Sono stati recuperati 154 nuclei prismatici (86,5% del totale), di cui 116 su blocchetto, 17 su nodulo, 2 su scheg- PA40-4 14-07-2005 50 16:54 Pagina 50 Dini & Moriconi I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) lo sfruttamento che si pu˜ estendere su tutta la superficie del nucleo. Se il supporto di partenza • un blocchetto di forma regolare e se sulla sua superficie vi • un angolo di scheggiatura ottimale (65¡-85¡) per il dŽbitage laminare, formato dallÕincontro di due facce del blocchetto, molte volte non serve nemmeno preparare il piano di percussione. La scheggiatura inizia, nella quasi totalitˆ dei casi, da uno spigolo (linea guida) naturale o preparato e si estende generalmente sulla faccia pi• stretta e lunga del parallelepipedo, nuclei unifacciali unidirezionali (38 pezzi), per poi invadere una seconda superficie, nuclei bifacciali (43 pezzi), e successivamente le altre, nuclei polifacciali (19 pezzi). gia e 1 su ciottolo. In 18 nuclei prismatici il supporto naturale di partenza • indeterminabile per la mancanza di superfici corticate o piani di sfaldatura naturali. I nuclei buliniformi sono 9 (5,1%), di cui 8 su blocchetto e uno su scheggia. I nuclei a morfologia irregolare sono 5 (2,8%), di cui 4 su blocchetto e uno indeterminabile. Sia quelli piramidali che quelli globulari sono 3 (1,7%); infine, ve ne sono 4 (2,2%) a morfologia ovale (Broglio & Kozlowski 1983), di cui 2 di supporto indeterminabile, 1 su blocchetto e 1 su ciottolo. Le dimensioni dei nuclei sono inferiori a quelle degli avviamenti di nucleo, poichŽ aumenta il grado di lavorazione che comunque rimane assai limitato: 24 nuclei hanno dimensioni comprese tra 13 e 25 mm; 122 nuclei tra 26 e 50 mm; 32 nuclei tra 51 e 100 mm. Lo studio del rapporto tra la posizione e la direzione degli stacchi ha permesso di individuare per questo sito, analogamente ad altri complessi epigravettiani della Valle del Serchio, una catena operativa e due varianti di essa che si sviluppano a partire da 2 piani di percussione (Fig. 7). La catena operativa principale si sviluppa a partire da un piano di percussione con gli stacchi (siano essi laminari o no) che si propagano in una sola direzione: nuclei unidirezionali. Questa catena operativa • stata riscontrata sul 56% dei nuclei rinvenuti a La Greppia II (100 pezzi). Se ad essere scheggiato • un nodulo, si prepara il piano di percussione con lo stacco di una scheggia (decalottamento) e successivamente viene preparata, tramite ritocco bifacciale, la superficie di dŽbitage con una linea guida (cr•te); a partire da questa inizia Supp. Ð Morf. Blocchetto Nodulo Ciottolo Scheggia Indeter. Totale Prism. 116 17 1 2 18 154 Bulinif. 8 1 9 Le due varianti, individuate in un precedente lavoro e descritte come catene operative secondarie (Dini 2001), vengono ÒimpiegateÓ quando sulla superficie di dŽbitage principale si verificano errori quali stacchi riflessi o sorpassati. Questi generalmente avvengono a causa della mancata preparazione, ripreparazione o abrasione del piano di percussione e della porzione distale della costolatura guida. La prima variante alla catena operativa (18% del totale dei nuclei Ð 33 pezzi) si sviluppa a partire da due piani di percussione, con gli stacchi che si propagano in direzioni opposte: nuclei bidirezionali opposti. Questa variante si riscontra generalmente se il supporto di partenza • un blocchetto regolare (forma parallelepipeda); in questo caso i primi due colpi si rinvengono solitamente sugli spigoli opposti di una stessa faccia (9 pezzi), generalmente stretta e lunga, per estendersi successivamente sulle altre superfici sfruttabili: bifacciali (17 pezzi) e polifacciali (7 pezzi). Irreg. 4 1 5 Piramid. 1 2 3 Glob. 2 1 3 Ovali 1 1 2 4 Totale 132 20 2 3 21 178 Centripeti Totale 2 1 3 50 79 49 178 Fig. 6 - Suddivisione dei tipi di supporto per morfologia (nuclei). Fig. 6 - Morphology subdivision of the blanks (cores). Direzione / Posizione Unifacciali Bifacciali Polifacciali Totale Unidirez. 38 43 19 100 Bidirez. Opposti 9 17 7 33 Bidirez. Ortogonali 1 16 13 30 Fig. 7 - Rapporto tra la direzione e la posizione degli stacchi sui nuclei. Fig. 7 - Direction/position of flake remuvals ratio of cores. Polidirez. 3 9 12 PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 51 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 Concettualmente simile alla precedente • anche la seconda variante individuata, riferibile ai nuclei bidirezionali ortogonali (17% del totale dei nuclei Ð 30 pezzi). In questo caso i primi colpi vengono dati sullo stesso lato di una medesima faccia, ma su spigoli opposti, per estendersi sulla stessa superficie di scheggiatura (1 pezzo) e poi sulle altre: bifacciali (16 pezzi) e polifacciali (13 pezzi). Tra i nuclei bidirezionali-ortogonali, uno presenta morfologia ovale, stacchi di piccole schegge irregolari che coprono lÕintera superficie di dŽbitage e dimensioni estremamente ridotte; per queste caratteristiche tecno-tipologiche, rientra nel gruppo dei pezzi di tipo mesolitico. NellÕUS di La Greppia II sono stati rinvenuti anche 12 nuclei (7% del totale) che sfruttano tre piani di percussione, nuclei polidirezionali: di questi, 9 nuclei sono polifacciali e 3 bifacciali. Il dŽbitage a schegge e la morfologia irregolare dei supporti fanno ritenere questi nuclei derivati pi• da un susseguirsi di gesti casuali che non da una serie di movimenti predeterminati e ben organizzati. Si devono considerare come una categoria a parte i nuclei centripeti (3 pezzi sul totale dei nuclei Ð 2%), fortemente sfruttati, di tipo sauveterroide. Questi pezzi presentano sezione piano convessa e sono elaborati mediante stacchi centripeti di piccole schegge. Da ogni nucleo centripeto analizzato • stato estratto un buon numero di pezzi; di conseguenza i prodotti staccati, come ci testimoniano anche i negativi sulla superficie di scheggiatura, ci appaiono morfologicamente irregolari. Le cause dellÕabbandono di questi nuclei vanno ricercate nelle loro ridotte dimensioni. I piani di percussione dei nuclei evidenziano come la tecnica maggiormente utilizzata sia quella della percussione diretta con percussore litico duro. NellÕarea scavata dellÕUS 1 non sono stati ritrovati percussori, ma • ragionevole pensare che questi fossero di modeste dimensioni, in rapporto con i prodotti da lavorare. Vi sono 27 piani di percussione corticati (10%) e 67 naturali lisci (25%), riferibili a fasi di lavorazione non specializzate. I piani di percussione preparati sono il 65%, suddivisi in: 174 lisci (64%) e 2 faccettati (1%). Fra i 178 nuclei studiati ve ne sono 16 che presentano anche delle superfici preparate ma non utilizzate (fase prenucleo). In 11 nuclei sono presenti stacchi di preparazione basali per la creazione di piani di percussione, e in 5 nuclei stacchi di preparazione laterale per la creazione di creste. Gli angoli di scheggiatura (Fig. 8), formati dallÕincontro della superficie di dŽbitage con il piano di percussione, sono sostanzialmente tutti compresi nellÕintervallo ideale per una scheggiatura ben controllata. Gli angoli di scheggiatura compresi tra 45¡ e 60¡ sono lÕ1%; quelli compresi tra 61¡ e 75¡ sono il 39%; quel- 51 Fig. 8 - Angoli di scheggiatura dei nuclei. Fig. 8 - Flaking angles of the cores. li tra 76¡ e 90¡ sono il 55% e costituiscono la percentuale maggiore; infine, gli angoli di scheggiatura che superano i 91¡ sono il 5%. Il rapporto percentuale tra la lunghezza massima dei prodotti staccati sulla superficie di dŽbitage e la lunghezza massima potenzialmente sfruttabile del nucleo (LS/LP) • un indicatore della modesta utilizzazione di questi supporti (Fig. 9). Infatti, i nuclei che hanno superfici lavorate per pi• dellÕ80% sono 136 (76%); quelli che hanno superfici scheggiate tra il 61% e lÕ80% sono 24 (14%); quelli tra il 41% e il 60% sono 15 (8%), e infine i nuclei che hanno le superfici di scheggiatura utilizzate tra il 20% e il 40% sono 3 (2%). Queste percentuali ricalcano sostanzialmente quelle riscontrate in altri siti-officina presenti nel Parco dellÕOrecchiella, come La Greppia, Verrucole I e, seppur in fase di studio, Casini di Corte. In questi insediamenti lo sfruttamento dei nuclei appare limitato a differenza dei campi residenziali ubicati nei fondivalli come a Piastricoli, Isola Santa Str. 5, Fredian Str. 5 o Solceta, dove la quasi totalitˆ delle superfici dei nuclei sono state sfruttate al 100% e le dimensioni dei supporti sono assai pi• ridotte (Dini & Tozzi in stampa). Questo si spiega a La Greppia II, come negli altri siti dellÕOrecchiella, con la mediocre qualitˆ della materia prima, non selezionata alla fonte, che evidentemente non permetteva uno sfruttamento intenso, e con la sua notevole abbondanza intorno al sito, per cui, alla prima difficoltˆ nella lavorazione (sono pre- Fig. 9 - Rapporto percentuale tra la superficie scheggiata e quella potenzialmente sfruttabile. Fig. 9 - Flaked surface/explaitable surface percentage ratio. PA40-4 14-07-2005 52 16:54 Pagina 52 Dini & Moriconi I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) senti numerose superfici di sfaldatura naturali), era pi• conveniente abbandonare il pezzo e ritentare una nuova scheggiatura con un altro supporto. 3.4. Frammenti/residui di nuclei La presenza dei 52 frammenti-residui nel sito • dovuta sia ad incidenti intervenuti durante la scheggiatura, testimoniati dai negativi di stacchi riflessi e sorpassati, sia dalle numerose superfici di sfaldatura naturali che percorrono questi supporti in selce locale, qualitativamente mediocre. Questi tendono a fratturarsi subito dopo i primi colpi perchŽ il supporto, subendo i primi shock derivati dalla percussione, tende a rompersi in quei punti pi• fragili che non riescono ad assorbire le forze dÕurto derivate dalla scheggiatura, come testimonia lÕ83% dei frammenti in selce non omogenea (43 pezzi). Anche le dimensioni indicano che le rotture sono avvenute nelle prime fasi della lavorazione, probabilmente durante la messa in forma, impedendo un ulteriore sfruttamento del supporto: 40 pezzi hanno dimensioni comprese tra 26 e 50 mm, 7 pezzi tra 51 e 100 mm e 5 pezzi tra 13 e 25 mm. 3.5. Blocchi naturali Infine, sono stati rinvenuti 4 blocchi di materia prima senza tracce di lavorazione. Il supporto di provenienza • per tutti un nodulo in selce locale non omogenea: 2 pezzi presentano tessitura fine ed aspetto ottico lucido e gli altri 2 tessitura media ed aspetto ottico semiopaco. Le dimensioni dei supporti sono comprese tra 51 e 100 mm. 4. ANALISI SPAZIALE DEI REPERTI LÕapplicazione delle tecniche informatiche in campo archeologico, negli ultimi anni, ha trasformato significativamente alcuni settori di studio che hanno saputo appropriarsi di procedure caratteristiche di altri ambiti scientifici, realizzando applicazioni fino a poco tempo fa solo teoriche (DÕAgata 1991). In particolare, i sistemi CAD, Computer Aided Design, consentono di elaborare disegni tecnici e grafici in scala analoghi a quelli redatti a mano (piante, sezioni, prospetti e assonometrie) e possono, inoltre, essere utilizzati nella fase di documentazione delle evidenze come anche per le ricostruzioni. Le analisi spaziali quantitative hanno lÕobiettivo di studiare le distribuzioni spaziali delle tracce materiali e possono risalire ai fenomeni, antropici e non, che hanno contribuito alla loro formazione (ricostruzioni paletnologiche) (Djindjian 1999). Sono suddivise tradizionalmente in due settori: lÕanalisi intrasite, che studia le correlazioni spaziali allÕinterno di un singolo giacimento (o, meglio, allÕinterno di un singolo strato del giacimento stesso), e lÕanalisi intersite, che invece • indirizzata verso confronti tra unitˆ archeologiche distribuite in una zona dove sono presenti diversi ÒinsediamentiÓ come, ad esempio, i siti in una determinata area geografica. LÕanalisi intrasite • ormai applicata quasi esclusivamente ad insediamenti preistorici del Paleolitico: in questo periodo della storia, infatti, • difficile riconoscere senza lÕausilio di tecniche quantitative strutture ÒevidentiÓ, come ad esempio abitazioni, muri divisori o, pi• semplicemente, fondi di capanne, mentre pi• spesso si tratta di individuare strutture ÒlatentiÓ, cio• zone di attivitˆ specializzate, concentrazione di rifiuti, ecc. (Bietti 1993). In questa sede, con lÕuso del software AutoCad 2000, • stata realizzata al computer la distribuzione spaziale grafica dei reperti analizzati nei vari tagli dellÕUS 1, che ha contribuito a una maggiore comprensione del complesso grazie alla corretta posizione di ogni pezzo (Figg. 10-21). LÕapplicazione dellÕanalisi intrasite • stata eseguita solo sui saggi in cui • stato rinvenuto il maggior numero di pezzi (L/K Ð 90/85; T/S Ð 82/81): i saggi T71 e K Ð 72/71 non hanno presentato un numero sufficientemente significativo di nuclei tale da individuare particolari concentrazioni (Fig. 10). La trascurabile differenza tra le quote dei pezzi appartenenti al medesimo taglio (spessore di ca. 5 cm) rispetto alle dimensioni spaziali delle aree scavate avrebbe comportato la realizzazione di prospetti e assonometrie poco significativi. Si • allora preferito creare delle piante che consentono la visione aerea per individuare eventuali evidenze. Per ottimizzare la visualizzazione e schematizzare la distribuzione dei reperti nei saggi interessati, sono state realizzate anche delle mappe di densitˆ (Hodder & Orton 1976) per ciascun taglio Ð in cui i reperti sono stati conteggiati per quadrato e raggrup- Fig. 10 - Disposizione reale delle aree scavate (il lato di ogni quadrato misura 1 m). Fig. 10 - Real disposition of the excavation areas (the side of each square is 1 m long). PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 53 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 53 Fig. 11 - Mappa di densitˆ nuclei taglio 2 (il lato di ogni quadrato misura 1 m). Fig. 11 - Density map-cores of level 2 (the side of each square is 1 m long). Fig. 13 - Mappa di densitˆ nuclei taglio 4 (il lato di ogni quadrato misura 1 m). Fig. 13 - Density map-cores of level 4 (the side of each square is 1 m long). Fig. 12 - Mappa di densitˆ nuclei taglio 3 (il lato di ogni quadrato misura 1 m). Fig. 12 - Density map-cores of level 3 (the side of each square is 1 m long). Fig. 14 - Mappa di densitˆ nuclei taglio 5 (il lato di ogni quadrato misura 1 m). Fig. 14 - Density map-cores of level 5 (the side of each square is 1 m long). pati per range di valori uguali Ð, che restituiscono graficamente la differente concentrazione di reperti mediante una variazione del colore assegnato a ciascuno di essi in base al numero di pezzi contenuti. (Fig. 11-14). tureÓ latenti sotto forma di concentrazioni o altre particolari evidenze. In particolare, la categoria dei nuclei pu˜ essere considerata la pi• attendibile per questo scopo: infatti la loro posizione pu˜ essere alterata da agenti naturali (quali radici, animali, ecc.) pi• difficilmente rispetto a quanto accade per elementi dellÕindustria di dimensioni minori. Solo uno spostamento volontario, per esempio da parte dellÕuomo, potrebbe sconvolgere la loro reale distribuzione e impedire la comprensione di un giacimento (Figg. 18-21). Osservando la pianta del taglio 2 (Fig. 18), si nota una particolare concentrazione dei reperti, in corri- 5. INTERPRETAZIONE Questo lavoro ci ha consentito di analizzare la distribuzione spaziale dei reperti rinvenuti nelle aree di scavo (Figg. 15-17) e di individuare possibili Òstrut- PA40-4 14-07-2005 54 16:54 Pagina 54 Dini & Moriconi K90 7 4 7 7 25 Tg 1 Tg 2 Tg 3 Tg 4 Tg 5 Tot. I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) L90 3 3 6 8 20 K89 7 1 1 10 19 L89 5 4 5 14 K88 3 5 6 5 19 L88 2 3 5 5 15 K87 7 5 12 L87 1 4 3 4 12 K86 5 8 6 2 21 L86 2 7 4 2 15 K85 4 3 4 5 16 L85 2 3 7 6 18 Tot. 41 41 60 64 206 Fig. 15 - Suddivisione stratigrafica e spaziale dei reperti nellÕarea di scavo K-L/90-85. Fig. 15 - Stratigraphical and spatial distribution of handmade in the excavation area K-L/90-85. Tg 1 Tg 2 Tg 3 Tg 4 Tg 5 Tot. S82 3 1 5 3 12 T82 2 5 8 5 20 S81 8 4 1 8 21 T81 2 10 2 3 17 Tot. 15 20 16 19 70 Fig. 16 - Suddivisione stratigrafica e spaziale dei reperti nellÕarea di scavo S-T/81-82. Fig. 16 - Stratigraphical and spatial distribution of handmade in the excavation area S-T/81-82. Tg 1 Tg 2 Tg 3 Tg 4 Tg 5 Tot. K72 1 2 3 K71 2 2 1 5 T71 1 1 2 Tot. 4 3 3 10 Fig. 17 - Suddivisione stratigrafica e spaziale dei reperti nellÕarea di scavo K71-72 e T71. Fig. 17 - Stratigraphical and spatial distribution of handmade in the excavation area K 71-72 and T 71. spondenza dei quadrati L89, K89, K90, verso il margine W del saggio principale; allÕinterno della zona suddetta si individua unÕarea di minor densitˆ (L90). Una relativa carenza di pezzi • visibile in corrispondenza dei quadrati centrali, mentre una maggior concentrazione • localizzata verso il margine E del saggio. Una certa quantitˆ di reperti si trova anche nel saggio T-S/82-81, anche se i limiti di scavo impediscono una visione pi• completa. Nel taglio 3 (Fig. 19), si pu˜ notare una zona a minore densitˆ in K85, che risulta per˜ circondata da una concentrazione maggiore di reperti; nelle altre aree non sono presenti particolari evidenze. Persiste una relativa consistenza di reperti nei quadrati T-S/82-81. I tagli 4 e 5 (Figg. 20, 21) presentano invece una distribuzione pi• caotica e disomogenea che non consente di individuare zone significative. Queste osservazioni di per sŽ non ci permettono di avanzare ipotesi e trarre conclusioni valide per lÕesiguitˆ del materiale e la limitatezza dellÕarea scavata: potranno essere maggiormente completate in futuro con lo studio spaziale delle altre categorie di manufatti litici rinvenuti in questo sito e grazie a ulteriori indagini nellÕarea di scavo. Infatti le aree a bassissima densitˆ, cos“ come particolari distribuzioni di nuclei eventualmente associate a quelle di frammenti, schegge e strumenti, potrebbero forse rappresentare una scansione pi• dettagliata di eventi pi• o meno diversificati nellÕambito di una probabile attivitˆ specializzata. In tal caso, per esempio nella pianta del taglio 2, la particolare concentrazione dei supporti per la scheggiatura nei quadrati L89, K89, K90 potrebbe rappresentare lÕarea di abbandono dei pezzi che lo scheggiatore, posizionato ipoteticamente in L90, avrebbe creato durante la produzione. Simili ÒstruttureÓ potrebbero emergere anche intorno a K87 e S82, dal momento che presentano giˆ scarsa presenza di tali supporti. Anche nel taglio 3, intorno alla zona priva di reperti in K85, una disposizione circolare (detta anche Òa ventaglioÓ) potrebbe evidenziare la posizione dello scheggiatore. Ma per ora si tratta soltanto di interpretazioni che, come giˆ sottolineato, necessitano di ulteriori approfondimenti. Nel frattempo, si • tentato di stabilire la natura casuale o non casuale delle distribuzioni dei reperti nei vari tagli, utilizzando alcuni metodi statistici che hanno trovato recentemente applicazione in archeologia. é possibile identificare distribuzioni non casuali dei manufatti, ma non • detto che la semplice identificazione delle concentrazioni aiuti realmente alla comprensione del sito. Particolari disposizioni di reperti potrebbero essere il risultato di una grande varietˆ di fattori, come la distinzione in aree di attivitˆ, periodiche pulizie e riorganizzazioni dellÕarea, disturbi causati da agenti naturali (acqua, gelo-disgelo) e da differenti forme di erosione, ecc. Tenendo conto di questi aspetti, si • cercato di giustificare e avvalorare le osservazioni scaturite dallÕa- PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 55 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 55 Scala grafica Scala grafica Fig. 18 - Distribuzione spaziale dei reperti del taglio 2. Fig. 18 - Spatial distribution-handmade of level 2. Scala grafica Fig. 19 - Distribuzione spaziale dei reperti del taglio 3. Fig. 19 - Spatial distribution-handmade of level 3. Fig. 20 - Distribuzione spaziale dei reperti del taglio 4. Fig. 20 - Spatial distribution-handmade of level 4. Scala grafica Fig. 21 - Distribuzione spaziale dei reperti del taglio 5. Fig. 21 - Spatial distribution-handmade of level 5. PA40-4 14-07-2005 56 16:54 Pagina 56 Dini & Moriconi I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) nalisi delle piante di distribuzione del sito in questione. Bisogna tenere presente, per˜, che in questa sede si • trattato di un ÒtentativoÓ di applicazione di tali procedure, allÕinterno di un pi• vasto studio analitico di reperti, per cercare di fornire dati in termini matematici, quindi pi• analitici, non trascurando mai il fatto che lÕesiguitˆ del numero di pezzi avrebbe potuto non rendere significativi i risultati. Per questo, allÕinterno di una vasta bibliografia, si • scelto come primo sistema il confronto tra distribuzioni col metodo del c2 (Chi-Quadro), che consiste in un elementare confronto statistico tra quanto ci si attende sulla base di proporzioni teoriche note e le frequenze campionarie effettivamente osservate. Per comoditˆ di studio, lÕarea di scavo • stata suddivisa in settori di 4m2 (I, II, III, IV) e i reperti sono stati considerati come unÕunica categoria, indipendentemente dalla fase di produzione (Fig. 22). Per ogni taglio • stata quindi valutata la frequenza effettivamente osservata (fo) dei reperti in ciascun settore e calcolata la frequenza teorica (ft) che equivale a una distribuzione casuale per cui ogni settore contiene lo stesso numero di reperti (il 25% del totale per taglio, poichŽ i settori sono 4). Quindi, si • applicata la formula specifica del Chi-Quadro Fig. 22 - Suddivisione in settori dellÕarea di scavo per lÕapplicazione del test del Chi-Quadro. Fig. 22 - Arbitrary sector of the excavation area for the application of Chi-Quadro test. Applicazione del test del Chi-Quadro taglio 3. fo ft 18 19 c2 0,9473684 c2 = S (ft-fo)2 21 19 gdl 3 21 19 16 19 P 0,813984 ft cio• la sommatoria del quadrato della differenza delle due distribuzioni, diviso la frequenza teorica. Oltre a questo valore il calcolatore ha fornito anche quello del suo grado di libertˆ (gdl), ossia il numero degli addendi meno il numero dei vincoli imposti dal confronto, e di P, cio• la probabilitˆ che la distribuzione osservata sia casuale (se il valore supera il 5%) o significativa (se il valore si mantiene inferiore o uguale al 5%) (Parenti 1965). Applicazione del test del Chi-Quadro taglio 4. fo 30 19 ft 20,75 20,75 c2 6,012048 gdl 3 15 20,75 19 20,75 P 0,111048 Applicazione del test del Chi-Quadro taglio 5. fo ft 22 14 c2 9,285714 6 14 gdl 3 13 14 15 14 P 0,025738 Applicazione del test del Chi-Quadro taglio 2. fo 8 12 ft 15,25 15,25 c2 7,786885 gdl 3 21 15,25 20 15,25 P 0,050646 Da questa serie di calcoli • emerso che la distribuzione dei reperti nei tagli 2 e 3 • significativa, poichŽ il valore di P • inferiore al 5%, mentre quella dei tagli 4 e 5 • da considerare casuale. Questo ha un certo riscontro anche dallÕosservazione delle piante di distribuzione. Bisogna tenere presente che questo test non fornisce lo strength delle relazioni, ma calcola semplicemente la probabilitˆ che si verifichi o meno una certa condizione. Inoltre, non ci dice niente sulla maniera in cui le variabili sono correlate, ma misura esclusivamente la differenza tra i valori osservati e quelli ottenuti (Shennan 1988). In ogni modo, queste conclusioni devono essere considerate solo indicative e dovrebbero suggerire la direzione in cui procedere per la raccolta di altri dati su cui saggiare lÕaccettabilitˆ o meno di queste ipotesi. PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 57 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 Altro tentativo di approfondimento • stato effettuato mediante lÕindividuazione di pi• specifici test di casualitˆ per la point pattern analysis in campo archeologico. Il primo, chiamato ÒMetodo dei quadratiÓ, usa il rapporto tra la distribuzione media dei pezzi (m) e la variazione di essa da un settore allÕaltro (V): per una distribuzione casuale V/m • uguale a uno, per una distribuzione regolare • meno di uno e per una distribuzione raggruppata • maggiore di uno (Hodder & Orton 1976). Esso • risultato inadatto a questo caso per una serie di problemi associati allÕuso dei quadrati e per lÕesiguo numero di elementi presi in considerazione per la distribuzione. Il secondo, chiamato ÒMetodo delle distanzeÓ, • forse pi• appropriato al nostro scopo dal momento che fornisce risultati significativi anche per un numero ristretto di elementi (Hodder & Orton 1976). Il parametro di base per questo tipo di calcolo consiste nella distanza r di ciascun punto dal punto pi• vicino ad esso (il cosiddetto nearest neighbour). Supponendo che ci siano n punti da studiare in unÕarea di A unitˆ, la densitˆ dei punti • data da: r = (n-1) A e la distanza media di ciascun punto da quello pi• vicino • data da: ro = S r/n In una distribuzione casuale di punti la media teorica delle distanze di ciascun punto da quello pi• vicino ad esso •: re = 1 2Ör La ÒcasualitˆÓ della distribuzione osservata • indicata dal rapporto R, dove: R = ro/re Per una distribuzione casuale R • uguale a uno, mentre per una distribuzione raggruppata R • meno di uno, tendente a zero nei casi estremi, e per una distribuzione regolare R • maggiore di uno. Applicando i suddetti procedimenti matematici alla distribuzione dei nuclei di La Greppia II nei vari tagli Ð ovviamente con lÕapporto di nuovi dati inerenti il resto del materiale, ancora in corso di studio Ð sarˆ possibile approfondire questi aspetti per una comprensione migliore del sito. 57 6. CONFRONTO CON ALTRI SITI E CONCLUSIONI La Greppia II si inserisce nel quadro dei siti epigravettiani rinvenuti in Garfagnana a partire dagli anni Õ70, distribuiti nellÕarea che comprende la Media e Alta Valle del Serchio fino alla confluenza con il Torrente Lima, tra la dorsale appenninica e il versante orientale delle Alpi Apuane (Notini 1973; Biagi et al. 1980; Tozzi 1995; Tozzi 2000). In particolar modo, il presente studio dei nuclei contribuisce, insieme a quello delle stazioni di La Greppia, Verrucole I, Solceta e dei giacimenti ubicati nella valle della Turrite Secca (Riparo Fredian str. 5 e Isola Santa str. 5), a creare un quadro generale sulle caratteristiche litotecniche dei siti epigravettiani della zona. 6.1. Materie prime Si • osservato che le stazioni di La Greppia e La Greppia II, Verrucole I e Solceta, tutte ubicate sulla sinistra idrografica del Serchio, presentano una progressiva selezione della materia prima (proveniente per la quasi totalitˆ dagli affioramenti selciferi locali) impiegata nella scheggiatura, in relazione allÕaumentare della distanza dai luoghi di approvvigionamento. Infatti, la selce selezionata nelle stazioni-officina dellÕOrecchiella, prossime agli affioramenti di selce naturale, • qualitativamente scarsa rispetto a quella selezionata e sfruttata nella stazione di Verrucole I, posta a circa 5 km di distanza dai medesimi affioramenti, e assai peggiore rispetto alla selce nella stazione di Solceta, distante circa 10 km dagli stessi. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, cio• che disponendo di una gran scelta di materiale da utilizzare la vicinanza dei luoghi di affioramento della selce potesse permettere opzioni migliori, • invece lÕaumentare della distanza da essi che determina sia la qualitˆ, sia le tecniche da impiegare per meglio sfruttare questo tipo di materia prima. Nei siti ubicati nella Valle della Turrite Secca invece (Riparo del Fredian str. 5 e Isola Santa str. 5), la materia prima utilizzata per la scheggiatura proviene dalle formazioni silicee metamorfiche del Nucleo Apuano affioranti in loco. Questa selce presenta le stesse caratteristiche fisiche (omogeneitˆ, tessitura e resistenza alla percussione) di quella utilizzata nelle altre stazioni della Valle del Serchio. La mediocre qualitˆ della materia prima non • dovuta alla distanza dagli affioramenti litici Ð poichŽ essi si trovano a meno di 5 km Ð, bens“ dalla difficile reperibilitˆ della stessa, a causa della limitatezza delle superfici di affioramento delle formazioni selcifere nella Valle della Turrite Secca. Questo fattore probabilmente costringeva gli scheggiatori, una volta rinvenuto un blocco di selce naturale, a sfruttare in esso ogni superficie lavorabile per estrarvi il maggior numero possibile di supporti, senza preoccuparsi della qualitˆ. PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 58 58 Dini & Moriconi 6.2. Catene operative I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) La metodologia di studio applicata per lÕanalisi dei nuclei dellÕUS 1 ha permesso lÕidentificazione delle peculiaritˆ del sistema tecnico di produzione litica dellÕinsediamento. In particolare, lo studio del rapporto tra la posizione e la direzione degli stacchi ha consentito di individuare, sostanzialmente, una catena operativa principale e due varianti di essa che si sviluppano a partire da due piani di percussione. La catena operativa principale si sviluppa a partire da un piano di percussione con gli stacchi che si propagano in una sola direzione (nuclei unidirezionali) ed • riscontrata sul 56% dei nuclei rinvenuti in questa officina. La prima variante della catena operativa principale si sviluppa a partire da due piani di percussione tra loro opposti (nuclei bidirezionali-opposti) ed • individuata sul 18% dei nuclei. La seconda variante della catena operativa principale • legata, invece, al 17% dei nuclei che hanno piani di percussione tra loro ortogonali (nuclei bidirezionali-ortogonali). Inoltre, in questo sito, sono stati rinvenuti anche 12 nuclei (8%) che sfruttano tre piani di percussione (nuclei polidirezionali) e 3 nuclei centripeti (1%), fortemente sfruttati, di tipo mesolitico. Da sottolineare come queste caratteristiche litotecniche identificate nella stazione officina di La Greppia II trovino riscontro anche in quelle individuate negli altri siti epigravettiani rinvenuti nella zona della Media e Alta Valle del Serchio (Fig. 23). é evidente lÕestrema omogeneitˆ tra i siti rinvenuti in localitˆ La Greppia, ma in generale in tutti i siti della Garfagnana. Le uniche discordanze evidenti sono la mancanza della variante bidirezionale-opposta a Verrucole I e di quella bidirezionale-ortogonale a Solceta. Questa sostanziale somiglianza rende possibile lÕinquadramento cronologico e culturale dellÕinsediamento. Inoltre, il presente studio dei nuclei di La Greppia II (Figg. 24-26) contribuisce a creare un quadro generale pi• completo sulle caratteristiche litotecniche dei siti epigravettiani della zona. Siti Catene operative La Greppia II La Greppia Verrucole I Solceta Fredian str. 5 Isola Santa str. 5 Uni- Bidirezionale Bidirezionale direzionale opposta ortogonale 56% 18% 17% 60% 17% 17% 64% 22% 47% 19% 47% 40% 11% 59% 25% 16% Fig. 23 - Le catene operative nei siti epigravettiani della Valle del Serchio. Fig. 23 - Operative chains in the Epigravettian sites of Serchio Valley. 6.3. Distribuzione spaziale e test statistici Altro aspetto interessante • stato quello di realizzare al computer, con lÕuso del software AutoCad 2000, la distribuzione grafica spaziale dei reperti analizzati nei vari tagli dellÕUS 1 (Figg. 18-21), contribuendo, grazie anche allÕuso di mappe di densitˆ della dispersione (Figg. 11-14), a una maggiore comprensione globale dello scavo e consentendo di individuare particolari concentrazioni o altre evidenze eventualmente riconducibili a possibili ÒstruttureÓ latenti. Osservando le piante di distribuzione si • notato, ad esempio, che nel taglio 2 (Fig. 18), • ben evidente una particolare concentrazione dei reperti in corrispondenza dei quadrati L89, K89, K90 verso il margine W del saggio principale; allÕinterno della zona suddetta • stata individuata anche unÕarea di minor densitˆ (L90). Una relativa carenza di pezzi • visibile in corrispondenza dei quadrati centrali, mentre una maggior concentrazione • localizzata verso il margine E del saggio. Una certa quantitˆ di reperti • stata rilevata anche nel saggio T-S/82-81, anche se i limiti di scavo impediscono una visione pi• completa. Nel taglio 3 (Fig. 19) • stata notata una zona a minore densitˆ in K85, che risulta per˜ circondata da una concentrazione maggiore di reperti, mentre nei quadrati T-S/82-81 persiste una relativa consistenza di reperti. I tagli 4 e 5 (Figg. 20, 21) hanno presentato, invece, una distribuzione pi• caotica e disomogenea che non consente di individuare zone significative. Queste osservazioni di per sŽ non ci hanno consentito di giungere a conclusioni soddisfacenti a causa del poco materiale analizzato e della limitatezza dellÕarea indagata; ma in attesa di un futuro studio spaziale delle altre categorie di manufatti rinvenuti allÕinterno dellÕindustria litica di questo sito e di ulteriori indagini nellÕarea di scavo, si • tentato di stabilire la natura casuale o non casuale di tali distribuzioni, grazie allÕapplicazione di alcuni metodi statistici usati in archeologia. Grazie allÕapplicazione del test del Chi-Quadro siamo riusciti a distinguere che, mentre le distribuzioni dei tagli 4 e 5 sono riconducibili al caso, la natura delle disposizioni dei reperti nei tagli 2 e 3 non • di origine aleatoria. Gli altri due procedimenti adottati (Metodo dei quadrati e Metodo delle distanze), invece, potranno fornire risultati accettabili solo con la raccolta di altri dati, grazie allo studio del resto del materiale e con ulteriori indagini nellÕarea scavata. In ogni modo, le conclusioni emerse da queste considerazioni sono solo indicative e dovrebbero suggerire la direzione in cui procedere negli studi futuri per permettere una comprensione globale del sito. PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 59 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 Fig. 24 - Nuclei, nn.1-6 taglio 2; nn.7-9 taglio 3 (dis. F. Negrino; grand. nat.). Fig. 24 - Cores, nn. 1-6 level 2; nn. 7-9 level 3 (draw. F. Negrino; real size). Pagina successiva Fig. 25 - Nuclei, nn. 1-6 taglio 4 (dis. F. Negrino; grand. nat.). Fig. 25 - Cores, nn. 1-6 level 4 (draw. F. Negrino; real size). 59 PA40-4 14-07-2005 60 16:54 Pagina 60 Dini & Moriconi I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) PA40-4 14-07-2005 16:54 Pagina 61 Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 45-62 Fig. 26 - Nuclei, nn. 1-5 taglio 5 (dis. F. Negrino; grand. nat.). Fig. 26 - Cores, nn. 1-5 level 5 (draw. F. Negrino; real size). 61 PA40-4 14-07-2005 62 16:54 Pagina 62 Dini & Moriconi I nuclei dellÕUS 1 del sito epigravettiano di La Greppia II (Lucca) BIBLIOGRAFIA Bagolini B. & Guerreschi A., 1978 - Notizie preliminari sulle ricerche 1977-1978 nellÕinsediamento paleolitico delle Viotte di Bondone (TN). Preistoria Alpina, 14: 731. Biagi P., Castelletti L., Cremaschi M., Sala B. & Tozzi C., 1980 - Popolazione e territori nellÕAppennino toscoemiliano e nel tratto centrale del bacino del Po, tra il IX ed il V millennio. Emilia Preromana, 8: 13-36. Bietti A., 1993 - Nuove prospettive nelle analisi di correlazioni spaziali in Preistoria. Archeologia e Calcolatori, 4: 39-60. Broglio A. & Kozlowski S.K., 1983 - Tipologia ed evoluzione delle industrie mesolitiche di Romagnano III. Preistoria Alpina, 19: 93-148. Cipriani N., Dini M., Ghinassi M., Martini F. & Tozzi C., 2001 - LÕapprovvigionamento della materia prima in alcuni tecnocomplessi della Toscana appenninica. Riv. Sc. Preist., LI: 337-388. 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