Anno III - Numero 79 - Sabato 5 aprile 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Storia
L’intervista
Alfano con l'Udc,
proteste e distinguo
Rinasce la fabbrica
voluta dal Duce
Pd Lazio lacerato:
"Gioco a sfasciare"
a pag. 3
Moriconi a pag. 6
Sarra a pag. 9
ANCHE NEL PARTITO DI BERLUSCONI OCCORRE APRIRE IL CONFRONTO SULLA TUTELA DELLA SOVRANITÀ NAZIONALE
di Francesco Storace
Q
uel “meno Europa
in Italia” che campeggia nello slogan del partito di
Berlusconi per le
elezioni del 25 maggio è
molto significativo. Perché
potrà aiutare a spiegare il
senso di una svolta politica
che è necessaria per la Nazione quando cesserà la
propaganda e si passerà
alla politica istituzionale anche a Bruxelles.
Del resto, sono state molto
chiare anche le parole riferite da Libero nell’intervista
al giovane e bravo sindaco
di Pavia, Alessandro Cattaneo, che al giornale di Belpietro ha affidato ieri un
messaggio netto: basta col
Ppe e al diavolo Angela
Merkel. E’ un po’ la questione che occorre affrontare
se davvero si pensa ad una
mia candidatura alle europee con Forza Italia. Siccome non mi piace barare, è
bene sapere prima qual è
l’idea di Europa che a destra
portiamo con noi. Se c’è
spazio per delinearla, bene;
altrimenti ci sono gli altri
candidati. Noi abbiamo approvato un’intesa con Silvio
Berlusconi a livello politico
interno con disponibilità a
sostenerne le liste alle europee; di qui a modificare
i nostri convincimenti ce ne
corre davvero. Altri possono agevolmente passare da Monti a Le
Pen per una poltrona, io non ne
ho bisogno. E siccome mi piace la
lealtà, lo dico prima e non dopo.
E in Europa c’è da stare davvero
L’IRA MERKEL
una nuova, infernale sigla
comunitaria: Erf, european
redemption fund, ovvero la
trappola di “redenzione”
dal debito che servirà a
fregarci tutto il patrimonio
di cui disponiamo nel nome
degli interessi comunitari.
Al confronto, il fiscal compact è una convenzione
per sconti al villaggio vacanze. La spoliazione totale
della nostra sovranità avverrà proprio con l’Erf, in
cui confluiranno - se i loro
progetti non saranno bloccati - i debiti pubblici dei
paesi dell’Eurozona eccedenti il 60 per cento del
Pil. Undici esperti, nessuno
dei quali italiano, ovviamente, hanno escogitato,
per venire incontro alle
pretese della Merkel, un
piano diabolico: con il conferimento all’Erf degli asset patrimoniali, delle riserve auree e una percentuale della fiscalità, si
emetterebbero Bond europei, con un’operazione
che costerebbe all’Italia
quasi milleduecento miliardi di euro. E il fondo
gestirebbe il tutto facendo
ovviamente gli interessi
dei creditori e non certo
degli stati indebitati. Euro,
lira, l’ira...
E’ una manovra che va sventata a suon di voti popolari.
Dire meno Europa in Italia
significa prepararsi a contrastare questi disegni. Ecco
perché è importanti essere chiari
con il nostro popolo e soprattutto
quello di destra, che in materia di
difesa della sovranità ha il diritto
a trovare una grande forza politica
che lo sappia rappresentare.
In Europa si affilano le armi con una nuova manovra
finanziaria ammazza popoli: arriva l’Erf
attenti. Non so quanti osservatori
hanno avuto modo di leggere l’intervista-denuncia pubblicata nei
giorni scorsi dal nostro Giornale
d’Italia al prof. Antonio Rinaldi,
campione di quello schieramento
no euro che con assoluta chiarezza
ha delineato un quadro assolutamente drammatico. Anche chi non
ha le sue stesse certezze in materia
monetaria, ha però il dovere di
non sottovalutarne gli allarmi.
GLI INTRECCI CORRONO SUI BINARI
Dopo il 25 maggio la tedescomania
si scatenerà con ancora maggior
vigore se la dovesse far franca
alle europee. Nei cassetti dei tecnici che odiano i popoli si sono
nascosti i disegni che riguardano
I ‘FANTASTICI’ TAGLI DI RENZI COLPISCONO 4 AMBASCIATE. E UNA SAREBBE GIÀ CHIUSA
Reykjavik addio. I finti risparmi di Matteo
di Igor Traboni
Q
Moretti-Montezemolo:
affari in carrozza
Calvo a pag 3
uanto costerà l’affitto di
un villino, pure di lusso,
nel centro di Nouakchott,
capitale della Mauritania? Non
cercate su google, è inutile:
neanche il traduttore dall’inglese
vi darà conto di una qualche agenzia immobiliare
del semisconosciuto Paese africano. Diciamo comunque – con l’aiuto di un imprenditore italiano
che va e viene anche da quella zona dell’Africa –
che la cifra non dovrebbe discostarsi di molto dai
3.000 euro, servizi compresi. Che in un anno fanno
36mila euro. Ed è dunque questa la ragguardevole
cifra che il Consiglio dei ministri ha inteso risparmiare
da ieri, chiudendo l’ambasciata italiana in Mauritiania.
Magari si arriverà a 40mila euro complessivi, considerando qualche inserviente e i salari che laggiù
sono da miseria. E il personale diplomatico comunque lo riportiamo in Italia, continuandolo a
pagare. Una cifra che va moltiplicata per quattro e
che quindi dovrebbe toccare lo stratosferico importo
di 160mila euro di risparmi. Roba da risanare il
debito pubblico italiano e da innalzare monumenti
a Renzi&Cottarelli, magari nelle pubbliche piazze
di Tegucicalpa (Honuras), Santo
Domingo (Repubblica Dominicana) e Reykjavik (Islanda),
ovvero nelle altre capitali dei
relativi stati dove il tricolore
più non sventolerà.
Eccoli qui, i tagli del segretario
Pd, i risparmi che più risparmi
non si può, fatti passare, con entusiastico comunicato
al termine del consiglio dei ministri di ieri, per una
grossa operazione di spending review. Al pari dei
risparmi energetici per i ministeri (a partire però
dal 2020). E insieme alla diminuzione dei distacchi
sindacali (a partire da… mai, perché prima Matteo
dovrà passare sul corpo della Susanna).
Ecco, il premier rottama quattro piccole ambasciate
in giro per il mondo e pare abbia risolto ogni cosa,
gabbando ancora gli italiani. Che poi, per dirla
tutta: dalle informazioni raccolte su internet e da
alcuni amici che tra i ghiacciai sono stati di recente,
pare che in Islanda neppure esista un’ambasciata
italiana e che quella più vicina (si fa per dire) si
trova in Norvegia. A Reykjavik a quanto pare c’è
solo un consolato italiano, affidato ad un islandese.
Che probabilmente e giustamente se ne sta a casa
sua. E allora, di grazia, dov’è il risparmio?
2
Sabato 5 aprile 2014
Attualità
L A NUOVO TRASPORTI VIAGGIATORI CONQUISTA TERMINI, GRAZIE ALL’ACCORDO S IGL AT O CON L A GRANDE RIVAL E
Trenitalia e Italo sposano la ragion di Stato
Lo scontro sui binari tra Moretti e il duo Montezemolo-Della Valle prosegue solo sui giornali. L’intesa
porterà benefici a entrambe le società, a rimetterci, come al solito, saranno solo i pendolari
di Marcello Calvo
ettantasette milioni di
debiti soltanto nel 2012,
in 8 mesi di attività. Altri
76 nel 2013. La “Nuovo
Trasporti Viaggiatori” fondata da Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle
per fare concorrenza a Trenitalia
- nel 2014 era chiamata a pareggiare
i bilanci. Ma sforerà ancora. Così
come nel 2015. Il treno Italo viaggia
veloce ma si porta con sé carrozze
piene di debiti. Il presidente Ferrari
ha chiesto soldi pubblici per non licenziare i suoi dipendenti, ma incredibilmente, come premio per i brillanti
risultati ottenuti, adesso conquista anche Termini. Treni no stop che partiranno e fermeranno nella stazione
principe della Capitale, entro la fine
dell’anno. Rischia il fallimento, la Ntv.
Ma riceve una sorta di medaglia al
valore. Grazie all’accordo appena siglato con la grande rivale Trenitalia.
Perché la novità, o meglio la strategia,
è ormai chiara. Lo scontro tra Mauro
Moretti - mister 800mila euro l’anno
– e il duo Della Valle-Montezemolo,
che da tempo si combatte sui binari
dell’alta velocità italiana, prosegue
S
solo sui giornali. Questa storica intesa
potrebbe significare una tregua basata
su una serie di concessioni reciproche. Che naturalmente penalizzeranno
i consumatori. Nonostante gli attacchi
al vetriolo c’è chi sostiene che dietro
le quinte i due velocisti italiani abbiano
sposato la ragion di Stato. Detta anche
interesse nazionale. Un indizio lo si
può cogliere dalla recente conclusione di una vertenza all’Antitrust,
l’authority della concorrenza. La procedura si è chiusa pochi giorni fa
con un accordo. Trenitalia si è impegnata a non fare più ostruzionismo
nei confronti di Ntv. E Rfi, la società
controllata da Fs a cui è in carico la
rete ferroviaria, ha da subito applicato
uno sconto del 15 per cento sul canone che i treni pagano per usare
l’alta velocità. Morale della favola?
Trenitalia risparmierà 50 milioni di
LA LEADER DEL FN IN UNA INTERVISTA
euro l’anno e la Nuovo Trasporti
Viaggiatori 15. E la misura dovrebbe permettere a Montezemolo di ridurre fin da subito le
perdite di un quinto.
E così Italo potrà avere finalmente accesso a una stazione
cruciale come Roma Termini,
fino a oggi monopolio dei Frecciarossa, e aumentare da 3 a 5 i
collegamenti giornalieri no stop tra
Milano e la Capitale. La fine della
guerra sui prezzi porterà a entrambe
le società più profitti sul bilancio. Con
i viaggiatori costretti a rinunciare agli
sconti e quindi, a rimetterci.
E intanto gli intercity usciranno definitivamente dalla rete ferroviaria al
termine del mese di giugno per essere
in parte sostituiti da servizi di trasporto
locali. Ad annunciarlo, il Sottosegretario
per le Infrastrutture e i Trasporti, Umberto Del Basso De Caro. Proprio lui,
il politico del Pd che rischia il rinvio
a giudizio nell’inchiesta dei pm napoletani sulle spese pazze al Consiglio
regionale e che continua a tenere
stretta la sua poltrona. Senza dimettersi,
al contrario di quanto fatto da un suo
ex collega, Antonio Gentile, che non
aveva neppure ricevuto un avviso di
garanzia.
Le Pen: Matteo Renzi?
Ne ho visti tanti così…
ltro che ‘attenzione’ o addirittura ‘simpatia’, come qualche fonte nei giorni scorsi
aveva cercato di accreditare, da
parte di Marine Le Pen nei confronti
di Matteo Renzi… "Io di Matteo
Renzi ne ho visti una cinquantina
passare in Francia...persone che
sono venute a spiegarmi che
l''Unione Europea non funziona,
che serva una nuova Europa, che
bisogna cambiare le cose, che si
impegnerà in prima persona ed io
non ho mai visto succedere nulla
in Francia", ha detto infatti Marine
Le Pen ieri in un''intervista rilasciata a "Mattino5". "Permettetemi,
senza fare un processo alle intenzioni, di essere sospettosa nei
confronti di chi non dice chiaramente che vuole rompere con
l''Europa, che gli interessi dell''Europa sono contrari a quelli del popolo e che, invece, vogliono ancora
A
negoziare con chi ha interessi opposti perché questa è la dimostrazione che c’è qualche cosa
che non funziona".
Poi su Angela Merkel, la leader del
Front National francese ha detto:
"Angela Merkel dirige l''Europa, è
divertente che lo consideri il suo
reame e noi i suoi sudditi, capisco
che consideri comodo il "trono"
ma lei difende solo gli interessi
della Germania".
Infine, come già in precedenza, a
Marine Le Pen è stato chiesto anche un giudizio sul Movimento 5
Stelle: "Ci sono alcuni punti su
cui si può anche essere d''accordo
con il movimento di Beppe Grillo,
come l''uscita dall''Euro, ma c''e''
un rimprovero che gli faccio, trovo
il suo movimento incoerente, senza
una vera visione politica, non hanno una strada da indicare al popolo".
IL MINISTRO BOSCHI CRITICA I ‘PROFESSORI’ E I SUOI LE DANNO SUBITO ADDOSSO
Il Pd (Partito diviso) si spacca su tutto
E la Camusso torna ad attaccare la Madia sui prepensionamenti degli statali
di Igor Traboni
on manca giorno senza
una polemica all’interno
del Pd (sempre più Partito
Diviso) e ieri, per non farsi mancare niente, i ‘sudditi’ di Renzi
hanno iniziato a bisticciare anche
sui ‘professori’. Ad aprire le danze è stata Maria Elena Boschi,
ministro per le Riforme, seconda
solo al suo presidente del Consiglio in quanto ad apparizioni
N
televisive. E così ieri mattina,
ad Agorà sui Rai Tre, la Boschi
ha detto tra l’altro: "Io temo una
cosa sola e cioè che in questi
trent'anni, le continue prese di
posizione dei Professori abbiano
bloccato un processo di riforma
che oggi invece non è piú rinviabile per il nostro Paese. Certo,
ci possono essere posizioni diverse che sono legittime: in particolare trovo legittimo che Rodotá abbia profondamente cam-
biato idea, perchè ricordo che
nell'85 fu il secondo firmatario
di una proposta di legge che
voleva abolire il Senato. Ma dico
che ci sono altrettanti costituzionalisti validi che invece sostengono il nostro progetto", ha
aggiunto il ministro.
Inevitabili, sono subito divampare le polemiche nel Pd, con
il deputato Sandra Zampa a rispondere per le rime alla Boschi: "Le parole della ministra
mi producono sofferenza e disagio. Non solo perchè la sua
analisi non corrisponde alla realtá dei fatti, non solo perchè
ci sono professori come Roberto Ruffilli che hanno perso
la vita per tentare di cambiare
l'Italia, o hanno dato straordinari contributi al cambiamento
mettendo la propria competenza
e vita a disposizione del Paese,
ma perchè in un paese che
deve lottare contro ignoranza
e populismo, non possono produrre qualcosa di buono. Rispondere alle critiche liquidandole con battute che colpiscono
come in questo caso 'una categoria' non va per niente bene.
Si può argomentare in altri termini il proprio dissenso dalle
loro obiezioni".
Ma le tensioni a sinistra ieri sono
riesplose anche attorno alla vicenda dei prepensionamenti nella
pubblica amministrazione, ipotesi
avanzata subito dopo il suo insediamento dal ministro Madia,
altra pupilla di Renzi. Eventualità
subito contestata dal segretario
della Cgil Susanna Camusso,
che ieri è tornata sulla vicenda:
"Quando il governo dice che si
può pensare a prepensionamenti
nella pubblica amministrazione
si esercita una nuova drammatica
rottura nel mondo del lavoro fra
pubblico e privato.T utti si chiedono, perché il pubblico può
tornare al passato e il privato
no? Chiediamo una soluzione
universale, che riguardi tutti, non
solo i lavoratori pubblici, e questa
sarà la modalità con cui valutare
l'insieme delle politiche che ci
sono da parte del governo".
Camusso ha poi ammesso che
la riforma voluta da Elsa Fornero,
ministra con Monti, è stata "una
sconfitta" per il sindacato: "dobbiamo fare una riflessione ma
era anche difficile in quel clima
capire cosa fare".
PAGAMENTI A GIUGNO E DICEMBRE, RIALZI ANCHE DAI COMUNI E NESSUNO SCONTO
Tasi e Tari: in arrivo un’altra ‘mazzata’
L
a Tasi si pagherà il 16 giugno
e il 16 dicembre di ogni
anno, con la possibilità di
versare l’importo della tassa in unica, a giugno. Se poi per il 2014 i
Comuni non emaneranno il regolamento su aliquote, detrazioni ed
esenzioni dalla Tasi, gli acconti saranno comunque alti e calcolati
sulla base dell'aliquota dell'1 per
mille. Anche per la Tari (tassa che
riguarda le imprese) il pagamento
avverrà in due rate semestrali fissate
dai comuni e saranno possibili nuovi
sconti – però non precisati – solo
nel caso dimostrino di aver avviato
al riciclo i rifiuti speciali. Sono queste alcune delle principali modifiche
introdotte dalle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera al
cosidetto decreto "salva-Roma ter"
in materia di tasse sul mattone e
sui rifiuti.
E’ stato così stabilito che i termini
di pagamento per la tassa sui rifiuti
dovranno essere stabiliti dal comune, prevedendo però almeno due
rate a scadenza semestrale e in
modo differenziato rispetto alla Tasi.
Quest'ultima, invece, dovrà essere
pagata in due rate, sulla falsariga
di quanto è già accaduto per l'Imu.
Cancellato il riferimento alle due
rate di pari importo
Il cuore del decreto legge sulla
possibilità per i comuni di aumentare le aliquote Tasi fino a un massimo dello 0,8 per mille è rimasto
immutato. Respinte le modifiche
chieste da Forza Italia. Per il presidente della Commissione Finanze,
Daniele Capezzone, si tratta del-
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l'ennesimo grande imbroglio: «Questo ulteriore aumento della Tasi é
stato chiesto, e concesso, allo scopo
di alleggerire l'imposta sulla prima
casa, o semplicemente un'ulteriore
tosatura dei contribuenti?».
Per quanto riguarda la Tari, tributo
che va ad accanirsi sulle già martoriate imprese, saranno demandati
ai regolamenti comunali le possibili
riduzioni per le imprese che hanno
avviato al riciclo i rifiuti speciali.
Con un emendamento rivisto più
volte nella notte viene previsto che
saranno i comuni con il regolamento sulla Tari a prevedere eventuali riduzioni per rifiuti assimilati
avviati al riciclo dal produttore, direttamente o tramite soggetti autorizzati.
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Sabato 5 aprile 2014
Attualità
VOCI CRITICHE, DA AUGELLO ALLA SALTAMARTINI, NEL NUOVO CENT RODE S T RA: “ E ’ PRIMA RE PUBBL ICA”
Asse con l’Udc, malumori in casa Alfano
ngelino Alfano è
a un passo dall'ufficializzazione
di un accordo
con l'Udc in vista
delle europee, ma deve fare
i conti con diversi malumori
interni. In particolare, con
chi non vede di buon occhio
un ‘appeasement’ con Pier
Ferdinando Casini, bollandolo come una manovra da
Prima repubblica per resuscitare velleitarie aspirazioni
da 'grande centro’.
Questi malumori – come riporta l’agenzia Adn Kronos
- sarebbero emersi anche
durante la riunione di ieri
mattina dei gruppi parlamentari a Montecitorio, dove
il leader di Ncd ha spiegato
la strategia politica per la sfida del 25
maggio, primo test importante per la
tenuta del nuovo partito e gli equilibri interni al centrodestra dopo la fuoriuscita
da Forza Italia.
Il senatore Andrea Augello, stando alle
ulteriori indiscrezioni raccolte dall’AdnKronos, avrebbe fatto un forte intervento
critico proprio sulla opportunità politica
di un asse con i centristi di Casini.
Qualche perplessità l'avrebbe manifestata
anche Barbara Saltamartini, non nel merito,
ma nel metodo, mettendo in guardia dal
rischio di fare un mero cartello elettorale.
Il ministro dell'Interno avrebbe risposto,
PROPRIO NEL GIORNO IN CUI RICEVE RENZI
A
Bergoglio loda i giovani
politici. Ma quelli argentini
apa Francesco ha dedicato
di nuovo grande attenzione
alle problematiche giovanili
e (parlando ad una trasmissione
realizzata proprio da alcuni ragazzi
e trasmessa dalla tv pubblica fiamminga del Belgio) è occupato
anche dell’impegno di questi in
politica, esprimendo la sua ‘professione di fiducia’ nei confronti
di quelli che assumono un impegno
del genere. Solo che Papa Francesco, come è stato rimarcato
nella sintesi fatta ieri dalla Radio
Vaticana, ha voluto ricordare in
particolare l’incontro con alcuni
giovani politici dell’Argentina: ''Parlano con una nuova musica e
hanno un nuovo stile di politica: e
questo a me dà speranza'', ha
detto Bergoglio.
Tutto questo proprio nei giorno in
cui Papa Francesco ha ricevuto il
premier Matteo Renzi e i suoi familiari in un’udienza strettamente
privata. Solo una coincidenza? A
prima vista sembra davvero una
pura casualità. Ma, per chi conosce
P
sottolineando la necessità, in questo momento di grande frammentazione del
centrodestra, di creare un'aggregazione
alternativa alla sinistra, che coinvolga non
solo l'Udc, ma anche i Popolari per l'Italia
e ogni moderato responsabile.
Questo e' il momento di agire, avrebbe
provato a fare la voce grossa Alfano, perche' la Lega sta recuperando il suo elettorato ritornando su posizioni estreme
con le minacce di secessionismo, cosi'
sta facendo anche Fdi, mentre M5S
cresce sempre di piu', grazie agli indecisi
e ai delusi.
Forza italia e' come un iceberg sotto il
sole, avrebbe sentenziato l'ex delfino
del Cav, invitando tutti a impegnarsi in
prima persona per conquistare piu' voti
possibile proprio li', da dove Ncd si e'
staccato. Renzi presidia il suo spazio politico con grande determinazione e anche
noi dobbiamo occupare il nostro, senza
rifare centrini, sarebbe stato il ragionamento portato avanti dal leader del Nuovo
centrodestra.
Intanto, per tornare all’accordo con il
partito di Casini, sembra praticamente
chiusa l'intesa con l'Udc: nel nuovo simbolo
ci sarebbero il nome di Alfano e lo
storico scudo crociato della ex Dc.
un po’ quello che accade sotto il
Cupolone e le ‘mosse’ di cerimoniale e delegati ai rapporti con la
stampa, di ‘casuale’ dalle parti del
Vaticano c’è sempre poco o nulla.
E’ anche vero, come riportato proprio dal Giornale d’Italia, che oltre
Tevere non avevano gradito la
mancata presenza di Renzi alla
Messa della settimana scorsa riservata ai parlamentari. Certo, il
premier non è un parlamentare,
ma lo staff dello stesso si era premurato di far conoscere l’impossibilità di Renzi ad intervenire per
altri impegni. E’ anche vero che in
quello stesso giorno a Roma arrivava Obama ma, sempre a proposito di fatti incontrovertibili, dal
Vaticano fonti ufficiose avevano
fatto notare che la funzione religiosa
era per le 7 del mattino. Quando
Obama ancora dormiva, ma il
Papa no. E forse neppure Renzi,
almeno a giudicare dalle foto che
si diletta a postare sui social network di un Palazzo Chigi già illuminato all’alba.
BILANCIO DECISAMENTE NEGATIVO PER LA POLITICA DI BRUXELLES ANTI CLANDESTINI
Direttiva Immigrati: l’Europa fallisce ancora
I risultati: è stato effettuato un rimpatrio su tre. Con una spesa di 700 milioni di euro
di Cristina Di Giorgi
è stato chi l’ha definita
“il filo spinato che circonda l’Europa”. A ben
vedere però la Direttiva Rimpatri
adottata nel 2008 non è stata
poi così dura e repressiva come
i più critici l’hanno descritta. Se
infatti, sulla carta, in forza di
tale provvedimento è stato disposto il rimpatrio di circa un
milione e mezzo di persone,
C’
nella realtà dei fatti coloro che,
dall’Ue, sono stati rimandati nei
loro paesi di origine sono stati
poco più di cinquecento mila.
Nemmeno un terzo del totale
disposto. Un filo spinato pieno
di buchi quindi. Che tra l’altro è
costato quasi settecento milioni
di euro di fondi europei.
I dati citati, tratti dalla relazione
sulla politica dei rimpatri recentemente diffusa dalla Commissione europea, più che un bi-
lancio del lavoro fatto sembrano
quindi costituire le prove del
fallimento del progetto. Gli immigrati irregolari, sui cui diritti
negati dalla circolare europea
una certa sinistra per pura ideologia si era battuta, sono quindi
ancora più che presenti in Europa
(ne è stato rimpatriato soltanto
uno su tre).
E se qualcuno ancora insiste
criticando la Direttiva e le sue
regole eccessivamente repres-
sive, dal canto suo Bruxelles
parla di primo passo utile per
omogeneizzare le normative dei
vari paesi. Senza dare eccessivamente peso al fatto che deve
fare i conti con un bilancio piuttosto negativo della propria politica in materia di immigrazione.
Nella relazione sulla controversa
materia, la Commissione ha indicato una serie di priorità, prima
fra tutte l’esigenza di attuare un
monitoraggio più stretto sull’ef-
fettiva attuazione della direttiva
da parte degli Stati membri.
Puntando soprattutto sul rispetto
dei diritti di coloro che rimpatriano volontariamente, ai quali
dovrebbe essere garantita la
possibilità concreta di reinserirsi
nel proprio Paese. Questo passaggio però presuppone l’esistenza di accordi bilaterali tra
gli Stati, spesso e volentieri assenti o non operativi. A fronte
di ciò, come sottolinea Francesca
Angeli su Il Giornale, “in molti
casi non esiste la possibilità
reale per un rimpatrio e sono
pochissimi i Paesi in grado di
offrire una struttura di supporto
al migrante”.
Inoltre, fermo restando il necessario potenziamento del coordinamento tra i Paesi europei,
c’è la spinosa questione del periodo massimo di detenzione
amministrativa dei clandestini,
che la Direttiva fissa in 18 mesi
e che in molti Stati si continua
a non rispettare. Una situazione
quindi complessivamente difficile
da affrontare e gestire per un’Europa che, anche in questo caso,
si è dimostrata piuttosto fallimentare.
QUALCHE SPIRAGLIO DOPO LA DECISIONE DELL’AZIENDA DI RIVEDERE IL PIANO INDUSTRIALE
Al Ministero riprende la trattativa Electrolux
L
unedì 7 aprile ricomincia a Roma,
presso il Ministero per lo sviluppo
economico, la trattativa in sede governativa sulla vertenza Electrolux, alla presenza dei ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Giuliano Poletti e Federica
Guidi e dei presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed
Emilia-Romagna.
L'incontro, si legge in una nota sindacale
unitaria, è stato lungamente posticipato in
relazione agli avvicendamenti di governo,
ed è ora a uno snodo decisivo dopo la dichiarata disponibilità di Electrolux a rivedere
il piano industriale inizialmente ipotizzato,
dopo il rifinanziamento da parte del Governo della decontribuzione dei contratti
di solidarietà e l'intesa sulla proroga degli
stessi per tutti gli stabilimenti sottoscritta
il 26 marzo 2014. Fim, Fiom, Uilm considerano questo "un risultato ottenuto grazie
alle lotte che i lavoratori hanno messo in
campo in oltre 60 giorni di mobilitazione,
con scioperi articolati e presidio degli stabilimenti, ritengono importante la continuità
dei contratti di solidarietà iniziati un anno
fa e valutano utile allo sblocco del negoziato
il decreto con il quale il Governo ne ha rifinanziato la decontribuzione.
Tuttavia gli stessi sindacati ritengono che
in sede di conversione legislativa il provvedimento debba essere migliorato aumentando le percentuali di decontribuzione
in esso previste. Alla Electrolux Fim, Fiom,
Uilm chiedono prioritariamente una modifica dei piani presentati che impegni la
multinazionale a non delocalizzare le produzioni; prospettive di lungo periodo per
tutti gli stabilimenti italiani, attraverso investimenti sul prodotto e sul processo utili
al mantenimento degli attuali livelli occupazionali; l'impegno a sgombrare definiti-
vamente il campo dall''intenzione manifestata di ridurre i salari delle lavoratrici e
dei lavoratori. Nel confermare la disponibilità ad aprire un confronto sulla competitività degli stabilimenti italiani, Fim, Fiom,
Uilm ritengono che ciò non debba comportare ulteriori peggioramenti delle con-
dizioni di lavoro. In concomitanza con la
trattativa i sindacati dichiarano 8 ore di
sciopero di tutti gli stabilimenti italiani il 7
aprile e invitano i lavoratori di Electrolux a
partecipare al presidio che si terra'' al ministero dello Sviluppo economico a partire
dalle 15,30.
4
Sabato 5 aprile 2014
Attualità
DALLA LOMBARDIA AL VENETO FINO ALLA ROMAGNA SONO SEMPRE PIÙ LE AZIENDE CHE CHIUDONO
Profondo Nord, profonda crisi
entrambi andati via. Resiste Grifoni
con un affitto mensile di 6-7 mila
euro al mese”. Se Loris Libero guarda
al futuro non ha dubbi: “se non si
abbasseranno i prezzi e non si affitterà
a negozi più abbordabili”.
E a Mantova chiude
i battenti la Gonzarredi
di Francesca Ceccarelli
ontani i tempi in cui il
Nord Italia era fiore all’occhiello dell’economia
nazionale, estraneo alle
intemperie del mercato.
Oggi la crisi ha cominciato a dare
nuovi colpi di grazia anche ai grandi centri che vengono costretti a
chiudere ogni giorno le saracinesche di numerose attività commerciali. Il Giornale d’Italia ha raccolto
alcuni esempi per fare il punto
della situazione:
L
Forlì:“I Portici”,
un centro commerciale
fantasma
Il Centro commerciale I Portici ha
aperto i battenti nel 2004 in via Colombo, con l’ aspettativa di poter rispondere al bisogno di Forlì di avere
un polo commerciale vicino al centro
storico, in una posizione strategica
vicino alla stazione. A 10 anni di distanza la situazione però è totalmente differente: si vive una crisi
profonda iniziata già molti anni fa,
poco dopo l’inaugurazione.
La struttura in crisi riguarda il primo
blocco, più vicino alla stazione, è
passato diverse volte di mano ed
ora è di proprietà della olandese
Dmg, che ne ha recentemente affidato la gestione ad una società milanese, l’Altarea Italia. Un proprietario, due soli negozi aperti lungo il
corridoio dei Portici della Dmg, e
ben diciassette saracinesche abbassate, senza contare l’area ristoro,
oggi completamente chiusa.
Niente luci accese, niente musica
dagli altoparlanti o rumore di porte
scorrevoli: solo il deserto. Tutta l’ala
pensata come l’accesso principale
dei Portici è sprangata e per entrare
è necessario passare dal secondo
ingresso, quello centrale, che in origine doveva essere il collegamento
tra i primi due blocchi del fabbricato.
Nel primo blocco è aperto solo il
negozio di elettronica Gamestop.
Di fronte un negozio di abbiglia-
mento sportivo ha appena chiuso i
battenti e, dietro alla saracinesca
abbassata, ci sono ancora i manichini
nudi e qualche scatolone in attesa
di essere portato via. In fondo al
corridoio, rimane solo il negozio di
ottico Dieci decimi.
A Padova è il deserto
nella Galleria Borromeo
Dovrebbe essere uno dei cuori pulsanti dello shopping cittadino e invece
è solo un insieme di negozi vuoti,
vetrine oscurate e cartelli affittasi. È
la zona di galleria Borromeo-Piscopia
il luogo dello scempio della crisi:
nell’ultimo periodo una vera e propria
“morìa delle attività commerciali”,
sette in rapida successione.
“La zona ha sempre fatto un po’
fatica a trovare la propria collocazione,
ma mai come in questo periodo si è
vista una desolazione così totale”,
dice Loris Libero, titolare dell’agenzia
immobiliare Ognissanti che, per 32
anni fino a pochi giorni fa, ha avuto
sede in galleria Piscopia. I motivi
alla base della desertificazione della
galleria?: “Innanzitutto la questione
degli affitti. Sono troppo alti, specie
quelli dei negozi di fronte a piazza
Insurrezione, amministrati da una
grossa società. Non è pensabile che
i commercianti, in un momento storico come questo e in una zona non
centrale come le piazze, paghino
affitti di oltre tremila euro per 100
metri quadri. Ecco perché se ne
vanno. L’area Piscopia ultimamente
ha abbassato i prezzi: 800 euro per
40 metri, mille per 70 metri, 2.800
per 100 metri”. E poi c’è il target al
quale si vuole puntare: “Si è sempre
cercato di creare un’area di negozi
di grandi firme. Negozi che hanno
aperto e chiuso a ripetizione. Bisognava puntare su prodotti alla portata
di tutti in grado di attirare più clienti.
Partendo dal lato di via San Fermo
troviamo subito Sommariva, chiuso
ormai da un anno: non sembra in
procinto di ripartire. La proprietà
vuole affittare a tremila euro al mese
e acquirenti a queste condizioni non
ce ne sono. Altra chiusura, quella
del Sushi. Di contro, c’è una nuova
apertura, quella del Sushi gestito da
cinesi. Vedremo se ce la farà. Poi c’è
Blugirls, negozio d’abbigliamento
chiuso ormai da diversi mesi. Davanti,
due negozi aperti: Cappelletto che,
proprietario delle mura, resiste senza
difficoltà; e il negozio di tappeti Royal
Carpet, al quale l’affitto da 5.500
euro è stato abbassato a tremila euro.
Dall’altro lato della galleria, infine, al
civico 8, c’è un negozio vuoto da 10
anni, donato dalla proprietaria a un
gruppo religioso che né lo affitta né
lo vende; di fianco, un negozio d’abbigliamento di tendenza aperto da
circa un anno e che paga un affitto
di 4 mila euro al mese”.
Canoni di locazione da capogiro:
“Giovanni, che è andato via, pagava
7.500 euro. I gestori di alcuni bar
del centro volevano prendere in affitto
il negozio ma, a questi prezzi, è
saltato tutto. Nuvolari, dove adesso
si è allargato il negozio Blauer, pagava
4 mila euro d’affitto, così come il negozio di design, ex Mario Borsato,
Un altro nome che si aggiunge alla
lunga lista di vittime della crisi è
quello della Gonzarredi. Compressa
tra il calo dei consumi e la stretta
creditizia, la società internazionale
ha presentato domanda di concordato preventivo. A rallentare gli affari
sono stati anche i vincoli alla capacità
di spesa degli enti locali, che hanno
frenato la vendita di arredi e tecnologie per le strutture pubbliche.
Asili nido, scuole, biblioteche, ludoteche, archivi storici. Il business
più robusto della società di Gonzaga,
una delle tre aziende accreditate
dall’Associazione Montessori internazionale in tutto il mondo. L’esercizio del 2010 chiuse con una perdita
netta di 434mila euro: l’anno successivo andò peggio con la perdita
lievitò a un milione di euro e i volumi
di vendita si asciugarono del 31%.
Ancora una volta Gonzarredi tentò
di adeguare la sua struttura al mutato
contesto economico, verificando anche la possibilità di sviluppo in mercati altri. Ad oggi infatti l’azienda
vanta distributori autorizzati e collaborazioni in Europa, Stati Uniti,
Asia, Australia, oltre a controllare
una società a Pechino.
L’esercizio 2012, però, segnò un ulteriore perdita di 613mila euro e
una nuova flessione dei volumi di
vendita, anche se più contenuta (11%). In compenso, il margine operativo lordo migliorò (da -633mila
a -232mila euro). Incoraggiata dal
dato, il management proseguì nella
riorganizzazione e cercò di stringere
nuove alleanze per irrobustire l’impresa. Partner commerciali e soci
finanziari.
Nell’ottobre dell’anno scorso si fece
avanti la vicentina Fami, interessata
ad affittare e, successivamente, acquistare l’azienda. Almeno la parte
buona, quella legata al nome e alla
filosofia montessoriana. A novembre
l’assemblea dei soci dà mandato ai
consiglio di amministrazione di presentare richiesta d’accesso a una
procedura concorsuale. Si apre quindi una trattativa serrata con Fami. Il
27 marzo il cda delibera di proporre
la richiesta di concordato preventivo
con “continuità” aziendale. Il giorno
successivo, infatti, la società sottoscrive un contratto d’affitto con la
Gonzagarredi Montessori (la Gam,
creata ad hoc a Treviso e detenuta
integralmente da Fami) per un periodo di 24 mesi (il canone è di
60mila euro all’anno), e un preliminare di vendita dell’azienda per
400mila euro. Subordinata, la vendita,
all’omologazione del concordato
preventivo. La parte di azienda non
redditizia, invece, sarà liquidata.
I lavoratori? Alla data del 31 dicembre i dipendenti della cooperativa
Gonzagareddi erano 31, di cui 28
soci. L’accordo con Gam prevede il
trasferimento di 17 lavoratori(il numero è stato oggetto di trattativa),
mentre gli altri saranno licenziati.
L’unica piccola consolazione? La
mobilità volontaria e incentivata.
5
Sabato 5 aprile 2014
Esteri
UNA TEDESCA È MORTA E UNA CANADESE È STATA GRAVEMENTE FERITA ALLA VIGILIA DEL VOTO
Afghanistan: colpite due giornaliste
Intanto dal web i talebani minacciano ulteriori e sanguinose rappresaglie
di Chantal Capasso
U
na fotografa è stata uccisa
mentre una giornalista dell'agenzia , pure dell’agenzia statunitense Associated
Press, stata gravemente
ferita in un attacco di uomini armati,
in uniforme di polizia, nella provincia
orientale afghana di Kost.
Faizullah Ghairat, il capo della polizia
di Khost, ha informato che la fotografa
deceduta era di nazionalità tedesca
mentre la giornalista ferita è canadese. Secondo Tolo tv si tratta della
fotografa Anja Niedringhaus e della
giornalista Kathy Gannon.
L’uomo che ha sparato è stato già
arrestato, ma non si è ancora in grado
Anja Niedrighaus, la fotografa tedesca uccisa
di capire se l'autore dell'attacco è
un vero agente di polizia o un militante
travestito. Le forze dell'ordine hanno aggiunto che l'uomo ha
Tanai insieme ad un
sparato contro le due donne mentre stavano per entrare nelteam della Commissiol'ufficio del governatore del distretto di Tanai. Secondo il porne elettorale indipentavoce del governo provinciale di Khost, Mubarez Mohammad
dente (Iec) impegnato
Zadran, il nome del killer è Naqibullah. L'agguato è avvenuto
a distribuire il materiale
nel remoto distretto di Tanai, al confine con il Pakistan, e l’asper i seggi che apriranno oggi.
sassino è entrato in azione mentre la fotografa tedesca Anja
Tensione per le elezioni di oggi, i talebani afghani minacciano
Niedringhaus e la giornalista canadese Kathy Gannon stavano
rappresaglie, hanno avvertito che in occasione delle elezioni
intervistando degli abitanti sui problemi della zona alla vigilia
presidenziali e provinciali "un ampia gamma di attacchi
del voto. È stato accertato che le due donne erano giunte a
saranno lanciati in tutto il Paese". In un comunicato pubblicato
KIEV E MOSCA AI FERRI CORTI, DOPO IL GAS
Tra Russia e Ucraina scoppia
la guerra del… cioccolato
L
a contesa tra Russia e
Ucraina si arricchisce
di un nuovo capitolo,
quello della guerra del cioccolato. A fronte del divieto
di Mosca di importare i prodotti Roshen, di proprietà
di Petro Poroshenko (candidato alla presidenza di
Kiev ed ostile alla Russia),
l’Ucraina ha infatti deciso
di controbattere sullo stesso
piano. Ed ha inserito nell’elenco dei beni russi che
“danneggiano la salute dei
consumatori” i cioccolatini
dedicati al simbolo della
Russia, l’Orsetto, che l’agenzia governativa di Kiev ha
dichiarato “non conformi
alla legge ucraina”.
Quella del boicottaggio è
diventata una pratica sempre più diffusa tra gli ucraini, che hanno imparato a
riconoscere la provenienza
dei beni dal codice a barre
e che spesso e volentieri,
in segno di protesta, attaccano sui prodotti russi adesivi con scritte nazionaliste.
Inoltre, per sostenere l’economia locale, sono state organizzate diverse iniziative
e flash mob. “Continuerò
la protesta finché non finirà
la politica anti-ucraina di
Mosca. Non ho nulla contro
i russi comuni, ma non comprare i loro prodotti è un
modo reale per aiutare i
nostri” ha dichiarato un
consumatore fuori da un
supermercato.
Contesa commerciale locale a parte (che riguarda
non soltanto i beni di prima
necessità ma anche gli altri
settori), resta il rischio, sempre più concreto, che si manifesti un effetto domino
non solo nell’economia dei
due paesi in guerra, ma
anche in quelle degli altri
che hanno aziende ben inserite nella catena di produzione di quelle attive in
Russia ed Ucraina. Tra esse
il gruppo Cremonini, leader
italiano nella produzione
delle carni, che rischia
grosso dopo l’annuncio della chiusura dei McDonalds
in Crimea, a cui Mosca ha
risposto con l’annuncio di
una campagna di boicottaggio in tutta la madrepatria da parte degli ultranazionalisti guidati da Vladimir Zhirinovski.
nella sua pagina web,
l'Emirato islamico dell'Afghanistan ribadisce
che "tutto il complesso
di queste elezioni falsificate è sotto il tiro diretto dei nostri mujaheddin". Sempre nel
messaggio diffuso in
rete si avvertono gli afghani a "non partecipare a queste false e
contraffatte elezioni che
si svolgono nella diretta
occupazione americana". Ciascun centro e
operatore in queste elezioni, assicurano i talebani, "sono in pericolo"
per cui "se qualcuno
cercherà di partecipare
a queste elezioni e di
conseguenza subirà
danni, sarà l'unico responsabile di questo".
Nel frattempo due kamikaze vestiti con un burqa femminile sono stati arrestati ieri
dalle forze di sicurezza nella provincia meridionale di Helmand,
alla vigilia della giornata di elezioni presidenziali e provinciali
in Afghanistan. Questo quanto riferisce il quotidiano online
Khaama Press.
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Sabato 5 aprile 2014
Cultura
NEI “TUNNEL DEL VENTO” PRENDE IL VIA IL PROGETTO CICLOPE DELL’ALMA MATER STUDIORUM, OGGI LA PRESENTAZIONE PUBBLICA
Predappio: torna in vita la fabbrica voluta dal Duce
La struttura, sorta nel ‘35, era rimasta abbandonata per decenni: ora diventerà un centro per l’esame delle turbolenze
di Emma Moriconi
Gli stabilimenti Caproni:
un po’ di storia
“
Tunnel aperti alle Caproni” è
l’evento di oggi alle 17 a Predappio. Si tratta dei tunnel della
fabbrica aeronautica Caproni
voluta da Benito Mussolini, che
vide la luce nel 1935 nella cittadina in
provincia di Forlì-Cesena. L’evento, organizzato dal Ciri Aeronautica e dal
Comune di Predappio, rientra nel progetto denominato CICLoPE (Centre for
International Cooperation in Long Pipe
Experiments) dell’Alma Mater Studiorum. Oggi dunque verranno aperti al
pubblico gli storici “tunnel del vento”,
lunghi 130 metri, all’interno dei quali è
in fase di installazione il “Long Pipe”,
un’attrezzatura sperimentale per lo studio della turbolenza di parete ad alti
numeri di Reynolds: il laboratorio fa
parte del Centro Interdipartimentale
per la ricerca industriale – CIRI Aeronautica.
Prima della visita, appunto prevista per
le 17, presso il teatro Comunale di Predappio, alle 16, si terrà una breve introduzione del Prof. Talamelli, direttore del
Centro Interdipartimentale per la ricerca
industriale sull’aeronautica, e del Dott.
Bellani, ricercatore del Centro, che spiegheranno le attività scientifiche che saranno oggetto di studio all’interno del
laboratorio.
Tornano così in vita gli impianti che
Mussolini volle realizzare nel 1935 e
che diedero lavoro a quasi mille operai
predappiesi: gli scienziati hanno cercato
in tutto il mondo una struttura idonea
agli studi sulle turbolenze e i tunnel
della fabbrica Caproni sono stati individuati come il luogo ideale. I tunnel dove
sta per partire l’innovativo progetto
scientifico erano, negli anni Trenta, il
“simbolo della potenza e dell’infallibilità
del regime fascista” – come dice il sito
“turismo forlivese” - che in quella fabbrica fece costruire gli aerei trimotori
Savoia Marchetti S.M. 81 Pipistrello. Lo
stesso sito riporta l’informazione che
“nel dopoguerra lo stabilimento fu adibito
ad altre attività”. Per “altre attività”, a
onor del vero, si intende “pollaio e fungaia”. Si, nel dopoguerra la modernissima fabbrica Caproni è stata abban-
Un patrimonio architettonico da rivalutare
affinché non vi siano più occasioni perdute
Foto forlytoday
donata a se stessa, divenendo uno dei
luoghi simbolo di una Predappio ridotta
male: nel film documentario “Il Corpo
del Duce”, per esempio, l’immagine
della fabbrica che sembra cadere a
pezzi è stata scelta per sottolineare la
decadenza della città. Città che invece
ha molte peculiarità sia artistiche che –
soprattutto – storiche. Che stanno, nel
tempo, riprendendo vigore.
Ora, lasciare abbandonata al tempo una
struttura immane come quella delle fabbriche Caproni è stato davvero uno
spreco. Non è mai troppo tardi, però. A
prendere in mano la situazione della
fabbrica, nel 2006, fu una consigliera
comunale del centrodestra, Angela Ferrini, sorella del fondatore del negozio
predappiese Ferlandia, recentemente
scomparso. Fu lei a trascinare nel vero
senso della parola gli scienziati del Ciclope alla fabbrica Caproni: ne parlò
tempo fa il quotidiano Il Giornale che
riferiva anche le apprensioni della Ferrini
per la possibilità che la Germania, interessatissima al progetto, potesse “scipparci la candidatura”. La consigliera nel
corso degli anni si è battuta contro il
tentativo di “demussolinizzazione” della
città iniziato proprio nel dopoguerra e
protrattosi per decenni. L’apertura dei
tunnel di oggi, dunque, è una vittoria
anche di Angela Ferrini, ma soprattutto
è la vittoria della storia, che si riappropria
di un importante contributo di verità: la
fabbrica voluta da Mussolini è una struttura importante che va salvaguardata e
riportata ad essere un luogo di lavoro e
di sviluppo della scienza.
Una vittoria, però, che per potersi definire
completa, necessita di un ulteriore passaggio. La fabbrica, infatti, è composta
di due complessi: oltre i tunnel c’è la
struttura addossata sul fianco della collina.
È il luogo dove operai e tecnici allestivano
i velivoli. Una struttura, dove la vegetazione spontanea sembra aver avuto la
meglio nel corso degli anni, da restituire
alla città. Insieme alla Casa del Fascio,
nel pieno centro di Predappio, chiusa
da troppo tempo. Una costruzione imponente e grande, che resiste alle intemperie grazie alle precise tecniche
di costruzione con cui è stata edificata
durante il Ventennio, e oggi chiusa. Corre
voce che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale in carica ci sia anche
quella di provvedere al restauro e all’utilizzo della bella costruzione, lasciata
finora abbandonata. Cosa possibile, considerata l’apertura dell’attuale sindaco
Giorgio Frassineti verso la storia di Predappio, città natale di Benito Mussolini
e luogo ove ne riposano le spoglie, dimostrata in occasione della mostra ancora in corso presso la casa natale di
Dovia dedicata agli anni giovanili del
Duce.
[email protected]
Foto stenos.it
ello stabilimento Caproni
lavoravano quasi mille persone, tra tecnici e operai.
Praticamente quasi l’intera popolazione predappiese. Oggi la
città conta circa seimila abitanti.
All’interno della fabbrica voluta
da Mussolini venivano costruiti
aeroplani attraverso tecniche tra
le quali figurava anche il trattamento del legno. Si trattava infatti
prevalentemente di trimotori realizzati in legno su scheletro metallico. Queste tecniche ebanistiche sono tuttora in vita in un
settore del vecchio stabilimento
che produce arredamenti di lusso
per yacht. Creazioni che vengono
esportate anche all’estero.
Un viaggio nel tempo e nella
storia della fabbrica lo fornisce
il sito web stenos.it, che propone
anche un video in cui sono messe
a confronto immagini della Caproni della seconda metà degli
anni Trenta con altre, recenti,
che hanno un sapore amaro.
Scrive: “…non mancano sfumature di amarezza e persino di
rimpianto per le occasioni perdute, e che racchiude a dispetto
dei detrattori in servizio perma-
N
nente effettivo uno scenario di
intelligenza, coraggio, tenacia e
creatività notevole, di ben diversa
memoria, caratura e considerazione”. Non solo, bisogna ricordare anche quanto venne realizzato a favore della sistemazione
dei dipendenti e delle loro famiglie: “dalle fonti disponibili (e
notoriamente incomplete e volutamente riduttive) – scrive ancora stenos.it – si evidenziano:
un sistema di costruzioni dislocate all’intorno, in gran parte distrutte, consentiva lo svolgimento
di un sistema di servizi necessari
alla vita della fabbrica…”. I tunnel,
che oggi stanno tornando a nuova vita, furono costruiti scavando
sotto la collina di fronte alla fabbrica e servivano come luogo
d’emergenza per poter trasferire
le lavorazioni in caso di bombardamenti. E ancora: “Facevano
parte del complesso industriale
Caproni le villette per gli impiegati
costruite lungo la strada che da
Predappio Nuova porta allo stabilimento, le casette operaie …
e infine il “palazzo dell’Aeronautica
Caproni … lungo il corso principale di Predappio”.
E.M.
DOPO IL SUCCESSO DI “MAGAZZINO 18”, CRISTICCHI SI PREPARA PER UN ALTRO ANNUNCIATO BOOM
“Canale Mussolini”diventerà uno spettacolo teatrale
Il cantautore e lo scrittore si sono incontrati e hanno parlato del progetto, al quale lavoreranno insieme
I
l musical civile. Ovvero
la proposta, a teatro, di
spettacoli su temi socialmente importanti. Come
l’esodo istriano, giuliano e
dalmata, insieme alle foibe
al centro di “Magazzino 18”,
grande recente successo di
Simone Cristicchi. Il cantautore romano, ancora sui palchi
dei teatri di tutta Italia con il
suo spettacolo che tanto ha
fatto parlare di sé, ha recentemente dichiarato di voler
proseguire in questo filone
di lavori su pagine di storia
decisamente particolari.
In un’intervista a Carlo Antini
de “Il Tempo”, Cristicchi ha
infatti annunciato che ha intenzione di iniziare a lavorare
ad un nuovo progetto, che si
preannuncia decisamente interessante: mettere in scena
“Canale Mussolini”, il libro
di Antonio Pennacchi sulla
bonifica dell’Agro pontino.
“L’ho incontrato di recente –
ha detto Cristicchi – e ne abbiamo parlato. Mi è sembrato
molto felice all’idea”.
Il romanzo dello scrittore “fasciocomunista”, uscito nel
2010 e vincitore del premio
Strega, racconta dieci anni
di storia italiana attraverso
le vicende di una famiglia di
contadini del Nord Italia, trasferitisi nei pressi di Latina
come coloni. Qui, tra mille
difficoltà, passano attraverso
vicende drammatiche. Che
non impediscono comunque
una conclusione di tenacia e
speranza, anche nella sciagura.
La particolarità del volume
di Pennacchi – oltre all’interesse storico culturale suscitato dalle descrizioni della
vita quotidiana dei coloni e
del contesto socio politico in
cui vivono – sta nel linguaggio con cui il protagonista
racconta in prima persona
la storia della sua famiglia.
Un linguaggio colorito e colloquiale, con frequenti incursioni nel dialetto veneto-pontino. E se all’inizio, leggendo,
si fa un po’ fatica ad abituarcisi, alla fine del libro ci si
rende conto che tale parti-
colarità contribuisce a fare
di “Canale Mussolini” un’opera che merita senza dubbio
le luci della ribalta.
Non è quindi difficile immaginare che unendo il lavoro
di Pennacchi con l’eccezionale capacità interpretativa
di Simone Cristicchi, le possibilità che ne esca fuori un
notevole successo teatrale
sono altissime. Non resta allora che aspettare la messa
in scena dello spettacolo, con
la curiosità e l’apertura mentale di tutti coloro che vivono
l’arte come un divertimento
e come spunto di crescita e
riflessione, anche al di là delle proprie convinzioni.
Cristina Di Giorgi
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Sabato 5 aprile 2014
Cultura
LEONESSA (RIETI): A SETTANT’ANNI DALLA BARBARA UCCISIONE, IL COMITATO PRO 70° ANNIVERSARIO DELLA RSI CHIEDE IL GIUSTO RICONOSCIMENTO
Crimini partigiani: una via per Assunta Vannozzi
Era il 16 marzo 1944 quando la giovane mamma ventinovenne
venne strappata dalle braccia di suo figlio e vilmente assassinata in strada
di Emma Moriconi
veva solo 29 anni, Assunta
Vannozzi, quando fu barbaramente uccisa dai partigiani. La sua storia sui
libri di scuola non c’è,
perché è una storia scomoda, che
racconta una verità scomoda. Leonessa, provincia di Rieti, 16 marzo
1944: un gruppo di partigiani, i
volti coperti da passamontagna e
fazzoletti, irrompono in casa Vannozzi, nella frazione di Leonessa
chiamata Capodacqua. Assunta ha
29 anni, è una giovane mamma ed
è a letto malata. La accusano di essere una “spia”, le strappano dalle
braccia il figlio Luigino, che ha solo
due anni, la trascinano in strada,
uno di loro le scarica addosso il caricatore di una pistola per poi darle
il colpo di grazia alla nuca. Rientrati
nell’abitazione, razziano tutto ciò
che trovano: corredo di nozze, gioielli, piccoli valori. Assunta Vannozzi,
però, è innocente. È solo una giovane
mamma che con la sua vita paga il
prezzo di un odio senza confini. Ancora oggi l’Anpi parla di lei come
di una “prostituta”: settant’anni dopo
si tenta di uccidere Assunta Vannozzi
per la seconda volta e questo la
dice lunga sui personaggi di cui
stiamo parlando. Laddove non c’è
rispetto per la vita di una mamma
innocente ci si aspetta forse rispetto
per la sua memoria? Il fatto è che
costoro continuano ad autoincensarsi
come “eroi”, che in molte realtà
A
territoriali ci sono vie e piazze intitolate ad una sigla, “C.L.N.”, che
contava tra le sue fila anche barbari
assassini. Crimini nascosti per decenni.
Negli anni che seguono la fine della
guerra vengono accusati del brutale
omicidio tre partigiani, uno di essi,
individuato come l’esecutore materiale, afferma di aver agito su ordine della Brigata Gramsci. Ma la
“giustizia” classifica l’orrore perpetrato ai danni di Assunta Vannozzi
come “legittimo atto di guerra”,
dunque i tre vengono rimessi in libertà, anche se la Magistratura accerta anche l’innocenza di Assunta,
considerando il suo assassinio come
un “errore di valutazione”. Sono trascorsi settant’anni: il Comitato Pro
70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti si è recato nel cimitero
di Vallunga, dove Assunta riposa, a
portare un fiore sulla sua povera
tomba e a chiedere “una pubblica
riabilitazione della giovane mamma
di Capodacqua”, come riferisce al
Giornale di Rieti il dott. Pietro Cappellari, responsabile culturale del
Comitato. Così hanno richiesto al
sindaco di Leonessa che la via che
congiunge Ocre a Capodacqua venga dedicata alla memoria di Assunta
Vannozzi e che sul luogo dell’uccisione sia eretta di nuovo la croce
che era stata già apposta in passato
e poi tolta per lavori stradali e mai
ripristinata. “Un atto dovuto – ha
proseguito Cappellari – che l’intera
comunità leonessana deve a una
sua concittadina uccisa troppe volte,
fisicamente e moralmente. Essere
qui oggi per noi è un atto non solo
di carità cristiana – ha aggiunto –
siamo qui non solo per un giusto
tributo ad un’innocente che oltre
ad essere stata ingiustamente uccisa
e strappata all’affetto dei cari, è stata
vilmente vituperata per decenni da
personaggi senza scrupoli; ma anche per un dovere morale che avevamo con Luigino Montini, figlio di
Assunta, che per tutta la vita ha
portato nel suo cuore i segni indelebili di quella tragedia. Oggi che
Luigino non è più con noi – ha poi
concluso – ma è tornato tra le braccia della mamma che gli fu strappata
dall’odio politico quando aveva solo
due anni, siamo qui per ricostruire
quello che realmente avvenne, abbattendo definitivamente il muro di
omertà costruito dalla vulgata antifascista. Speriamo che Assunta e
Luigino, da lassù dove ci guardano,
finalmente, possano ora riposare in
pace”.
EVOLA E GENTILE: SPIRITUALITÀ, PATRIA, LA FILOSOFIA DELL’ESSERE IN UN MOMENTO CRUCIALE DELLA STORIA D’ITALIA
L’ultimo Mussolini di Primo Siena/1
La “perestroika” del Duce: dal Ventennio a Salò, il percorso di un uomo e di un’epoca
il Mussolini della Repubblica Sociale, è
l'Italia di una generazione, è uno dei
passaggi cruciali della nostra storia
quello che emerge dal volume "La perestroika
dell'ultimo Mussolini" di Primo Siena. È un
vero e proprio percorso che traccia la strada
che dal Fascismo porta a Salò, e ancora
oltre, una strada tortuosa, percorrendo la
quale si incontrano tante anime e molteplici
intellettualità. Ma la strada è una: difficile,
complessa, fatta di irte salite e sdrucciolevoli
discese, ma una. È la strada della spiritualità
piena ed univoca, che viene sublimata rispetto
alla materia. Spiritualità che trova la sua
ragion d'essere nella politica, "immanente
attività dello spirito umano", nel concetto di
Patria, esaltato da Siena attraverso le parole
di Gentile: "Il popolo sano, che non ha colpa
della sventura in cui un giorno fu precipitato
con la solenne menzogna di una pace impossibile, è pronto all'appello dei suoi morti;
e si leverà nella fiera coscienza della sua
dignità storica ove la voce che ripete quell'appello sonerà schietta, semplice, sincera
come la voce stessa della Patria. La quale
non è un partito per cui si può per mille
motivi accidentali non essere d'accordo; ma
la nostra stessa terra e la nostra vita, il passato
da cui anche volendo non ci si può staccare, e
l'avvenire, il solo possibile avvenire della nostra
civiltà e della vita dei nostri figli". Ecco, il concetto
È
della spiritualità, sopra tutto e prima di tutto.
Primo Siena, che vive in Cile da tempo, ciò che
racconta lo ha vissuto in prima persona. Quello
che emerge dal volume è il voler ripercorrere le
tappe essenziali non solo della vita di un
singolo ma anche e soprattutto di un mondo,
ragionate e pensate dopo anni, facendo uso
dunque del corretto “distacco” quantomeno
temporale dalle emozioni e dalle palpitazioni
di un’età giovanile per basare il pensiero – e
con esso il ricordo - sull’esperienza degli
anni trascorsi e delle conoscenze – anche di
vita – assimilate successivamente. La sua
attenzione, rivolta ed Evola e a Gentile,
matura attraverso una sintesi tra i due pensatori e si va ad incuneare nei meandri del
Fascismo inteso non tanto come epoca
storica ma come pensiero, in qualche modo
spiritualità, all’interno del quale va ad analizzarne le numerose e diversissime anime,
dato che anche il Movimento Sociale si trascina dietro dal Fascismo del Ventennio e,
di più, della Rsi.
Il volume reca una prefazione di Giuseppe
Parlato, in questo periodo impegnato a Torviscosa per la mostra “La battaglia del grano:
autarchia, bonifiche, città nuove” e si ripromette di analizzare il passaggio dalla dittatura
alla democrazia “organica”, mettendo in evidenza come – contrariamente al giudizio
dato da De Felice sul Mussolini di Salò – la
figura del Duce sia piuttosto centrale nella vicenda
della Rsi, e che anzi Mussolini nella Repubblica
Sociale ritrovi, in un certo senso, se stesso. Richiamando anche il necessario riferimento al “se-
condo” Mussolini, quello della Marcia su Roma e
del Governo Fascista degli anni che vanno dal
1922 al 1925, successivo al “primo” Mussolini,
quello della rivoluzione socialista. Un inciso, necessario: si possono distinguere i vari periodi di
Benito Mussolini in sostanzialmente quattro spezzoni. Il “primo Mussolini”, quello della rivoluzione
socialista, più spesso identificato come “il giovane
Mussolini”. Il “secondo”, quello del “primo Fascismo”, cioè del “Fascismo democratico”. Il
terzo, quello della dittatura. Il “quarto”, quello
della Rsi e, come dice Siena, della “repubblica
organica”. Una cosa, a parere di chi scrive, va
però sottolineata: c’è un unico filo conduttore
nella vita politica di Benito Mussolini, che è il
“socialismo”. Benito è “sempre socialista”, lo è
quando infiamma le piazze e alza la voce ai congressi del Partito Socialista, lo è quando dirige
l’Avanti non meno di quando lancia le sue frecce
dall’arco de Il Popolo d’Italia, lo è quando diventa
capo del Governo, lo è quando diventa dittatore,
lo è, infine e magistralmente, nel corso del
governo della Rsi. Dunque il voler differenziare le
quattro fasi può essere utile solo ai fini di un inquadramento storico di quattro “momenti” e a
suddividere le diverse forme in cui il socialismo
mussoliniano prende vita. Del resto, cos’altro è
il Fascismo se non il socialismo messo in pratica?
(… continua…)
E.M.
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8
Sabato 5 aprile 2014
Storia
SI CHIUDE IL PICCOLO SPECIALE DEDICATO AD UNA STORIA INFELICE, SULLA QUALE È NECESSARIO DIRE LA VERITÀ
Ida Dalser, il tragico epilogo/5
Le vicende che portano alla drammatica morte della donna e i dubbi sul destino del figlio Benito Albino
di Emma Moriconi
enito Albino è irrequieto, ha atteggiamenti nervosi,
ha maturato nel
corso del tempo
una forma di odio verso
quello che la madre gli ha
detto essere suo padre. I
suoi compagni di scuola riferiranno che aveva scatti
che lasciavano dedurre che
qualcosa non andava. Arnaldo va a trovare spesso il
bambino, si interessa di lui,
ne segue il percorso. Ma
quando Arnaldo muore, Benito Albino torna in un istituto scolastico. Nel 1932 il
suo cognome viene cambiato in Bernardi. Ida peggiora, la sua grafomania la
porta a scrivere ovunque,
ricopre persino le pareti
della sua camera. Intanto il
ragazzo viene arruolato in
marina, insieme a Giacomo
Minella, nipote di Bernardi:
insieme frequentano la scuola di La Spezia, poi vengono
mandati nel Mar della Cina.
Intanto Ida prepara la sua
evasione: nel luglio del '35
svita le inferriate, annoda
le lenzuola del suo letto e
fugge dal manicomio di Pergine. Riesce a raggiungere
B
la famiglia a Sopramonte,
ma viene presto ripresa in
custodia, mentre continua
ad urlare di essere la moglie
del Duce. Ida chiede di andare a Venezia, non più a
Pergine.Viene accontentata.
Le condizioni di Benito Albino, nel frattempo, ne consigliano il ricovero in ospedale militare. I sanitari ne
riferiscono uno stato non
buono: si sente perseguitato,
'si ritiene di un'educazione
superiore' e non socializza,
è prepotente. Sindrome paranoide, poi stato tale di infermità di mente per cui è
pericoloso per se stesso e
per gli altri. Demenza precoce, schizofrenia, deficienza
psichica. E, come sua madre,
non vuole restare recluso.
Manifesta manie di persecuzione, smanie complottistiche, cerca di fuggire ma
viene raggiunto e riportato
in sede. Soffre di autolesionismo, si graffia. Si tenta una
terapia a base di insulina
che non porta i risultati sperati. Il 3 dicembre Ida muore
per emorragia cerebrale.
Benito non verrà a saperlo
mai. Nel 1939 muore anche
Giulio Bernardi. Le condizioni di Benito Albino peggiorano sempre di più, an-
che il fisico reagisce male,
il cuore non lavora bene,
'polso filiforme, frequentissimo', ha 'frequenti scariche
diarroidi', perde peso a vista
d'occhio: muore il 26 agosto
1942, logorato dal male.
Questa la versione “ufficiale” della morte del giovane.
Ma c’è anche chi non la pensa così.Vediamo. La fine della storia, per Giorgio Pini e
Duilio Susmel, è decisamente diversa: Benito Albino,
dopo aver frequentato la
Scuola Navale di Livorno ottiene il grado di ufficiale di
marina. Nel 1940 si imbarca
su un cacciatorpediniere,
che viene silurato nel 1942.
Il ragazzo troverebbe lì la
sua fine e tutto il resto sarebbe una colossale bugia.
Ma a prescindere da come
siano andate realmente le
cose, quali sarebbero le colpe di Mussolini? Di non aver
provveduto a pagare l'albergo a mamma e figlio
dopo anni di sussidi versati
regolarmente? Dopo aver
provveduto, grazie al fratello
Arnaldo, all'educazione e
alla carriera di Benito Albino? E poi... siamo davvero
certi che Benito Albino fosse
figlio di Mussolini? Il fatto
che lo abbia riconosciuto
nel 1916 non implica necessariamente il fatto che
fosse davvero suo figlio. Benito lo dice a Claretta in un
colloquio intimo nel ‘38: "Si,
la Dalser impazzì e morì
così. No, suo figlio non è fi-
glio mio, affatto. Troppi me
ne hanno attribuiti". Non
avrebbe alcun motivo di
mentire: con Claretta parla
anche dei figli della Pallottelli e del dubbio che possano essere suoi. Perché
dunque dovrebbe mentire
sul figlio della Dalser? Una
ricostruzione possibile: Benito riconosce il figlio, si
occupa di aiutare Ida economicamente per fornire
un sussidio al bambino e a
lei. Lo fa per anni, poi comincia a dubitare che il
bambino non sia il suo, forse
è lei stessa a rivelargli la
verità in un momento di ira,
per ferirlo, salvo poi ritrattare. Ma Benito non se la
sente di abbandonare i due
al loro triste destino. Dunque
continua ad aiutarli. Dopo
il ricovero di Ida continua
ad occuparsi del bambino,
lo fa studiare, lo fa arruolare
in marina.
Una storia molto triste, quella di Ida, comunque. Che,
dopo la giusta analisi che
non ci si poteva esimere di
fare, induce a chiudere questo "ritratto" con un richiamo
al sentimento di pietà cristiana che questa drammatica storia suscita.
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9
Sabato 5 aprile 2014
Da Roma e dal Lazio
DOPO L’ELEZIONE DELLA PRESIDENTE REGIONALE MANNOCCHI, LA COMMISSIONE GARANZIA LA SFIDUCIA
“Nel Pd qualcuno vuole sfasciare tutto”
Al “Giornale d’Italia” il parlamentare Marco Di Stefano spiega i motivi
del dissenso interno, attacca le minoranze e rivela i retroscena capitolini
di Giuseppe Sarra
on si placano le ire all’interno del piddì del Lazio.
Dopo l’elezione di Liliana
Mannocchi alla guida
dell’assemblea regionale,
dove è stato necessario perfino l’intervento del personale 118 per soccorrere un dirigente colpito da un
malore, che ha scatenato una valanga
di polemiche e accuse tra le varie
anime del partito. Un dibattito senza
mezzi termini sfociato anche sui social
network, con le minoranze hanno
avuto la meglio sulla presidente-lampo. La commissione garanzia del Partito democratico ha accolto il ricorso
dalla candidata sconfitta, Liliana Bonaccorsi, sfiduciando di fatto la Mannocchi e i vincitori del congresso.
Al neo segretario Fabio Melilli le
opposizioni lamentano una “forzatura
statutaria”: l’ex presidente non è
membro dell’assemblea e quindi
non candidabile. Figuriamoci se
eleggibile. La solita solfa, insomma.
La tensione comunque resta alta. In
molti non hanno digerito quanto deciso in fretta e furia dal massimo
organo di Largo del Nazareno. Uno
su tutti, il deputato Marco Di Stefano.
Un pezzo da novanta del Pd, da
sempre molto radicato sul territorio,
N
che può contare numerosi consensi.
Al “Giornale d’Italia” il parlamentare
esprime il suo disappunto nei confronti della commissione garanzia
e attacca i compagni di partito.
Si è trattata di una forzatura politica
come sostiene la Bonaccorsi?
Assolutamente no.
Quindi?
In un partito normale bisogna ragionare
in termini politici. Si tratta di un abuso
di potere. Se in un congresso, dopo
aver mobilitato i nostri militanti con
gazebo tra il vento e il gelo, due modi
diversi di concepire l’attività di partito
si confrontano e ovviamente una risulta
vincente a discapito dell’altra, la minoranza deve rispettare il risultato delle
elezioni e non attaccarsi ad uno strapuntino di potere e di visibilità.
Vi accusano di aver forzato la candidabilità della Mannocchi
Non è vero, l’elezione è corretta. La
questione è un’altra.
Prego
I valori non si barattono per delle
poltrone. Abbiamo idee e modi differenti, è vero. L’unità, però, mi scusi
se sono ripetitivo, non si trova attraverso uno strapuntino nell’assemblea.
Questo vale da sempre.
Come spiega questo clima di tensione che si respira all’interno
C’è qualcuno che è in crisi di astinenza
dal Campidoglio e utilizza il partito
per fini personali, che vanno discussi
in separata sede, o per tutelare il
proprio orticello. Ribadisco che l’elezione della Mannocchi è giusta.
Per quale motivo?
Anche dal Largo del Nazareno, all’indomani del ricorso presentato, ci
avevano detto che non c’erano i presupposti per pronunciarsi e quindi
l’istanza sarebbe stata rigettata agli
organi regionali. Pensi che la com-
missione garanzia è stata convocata
senza un ordine del giorno.
Poi cosa è successo?
C’è stata un’accelerazione improvvisa, forse in vista delle europee. Mi
chiedo: c’è qualcuno che vuole sfasciare tutto?
Cosa intende?
Continuano a cavalcare la storiella
dell’ala renziana. A me sembra piuttosto la corrente degli ex rutelliani.
Insieme ad altri esponenti del governo e del partito abbiamo sostenuto
la candidatura di Melilli. Questo non
vuol dire essere contro Matteo Renzi.
Io l’ho votato.
LA PROSSIMA SETTIMANA TAVOLO TRA LE ISTITUZIONI PREPOSTE ALLA GESTIONE DELL’IMMONDIZIA CON GALLETTI
Rifiuti, mercoledì
incontro al Ministero
i svolgerà mercoledì prossimo alle
16, nella sede del ministero dell’Ambiente di via Cristoforo Colombo, un incontro tra il ministro Gian
Luca Galletti e le istituzioni preposte
alla gestione rifiuti nella città di Roma.
Al centro del tavolo, la questione legata
allo smaltimento dei rifiuti. Il 26 maggio,
infatti, scadrà l’ordinanza firmata dal
sindaco che consente di usare i due
impianti di trattamento di Malagrotta
della Colari, gruppo finito sotto inchiesta, insieme a Manlio Cerroni e altre
sei persone, nell’ambito dell’inchiesta
sulla gestione dell’immondizia di Roma
e del Lazio. Nel sito della capitale, va
ricordato, confluisce il 70% dei rifiuti
indifferenziati della città. Dunque, il rischio che decine di tonnellate resteranno per strada è reale. Gli impianti
riconducibili alla Colari, infatti, non
possono essere utilizzati. Lo scorso
febbraio, il prefetto Pecoraro annunciò
che “gli enti pubblici non possono lavorare con Colari perché c’è un’interdittiva scaturita a seguito dell’indagine
della Procura”. Fuori dal Lazio, però, i
rifiuti non possono andare perché vietato da una legge nazionale. Fuori dal
territorio della provincia, nemmeno,
come prescrive la Regione. Cosa fare,
quindi, per uscire da questa impasse?
Mandarli all’estero? Una delle ipotesi
accreditate, che andrebbe ad incidere
pesantemente sulle tasche dei romani.
Il 29 aprile, tuttavia, il Tar potrebbe anche decidere di sospendere l’atto firmato da Pecoraro e qual punto tornerebbe tutto come prima.
Il sindaco Marino, invece, chiede al
Governo di concedere a Roma Capitale
gli strumenti per realizzare il piano
che ha in mente: “superare definitivamente l’emergenza, aumentare la differenziata e creare un eco distretto. Sui
rifiuti – spiega il primo cittadino - non
abbiamo un’emergenza strutturale ma
un’emergenza di giurisprudenza, abbiamo bisogno degli strumenti per
continuare nel nostro piano di risana-
mento. Sono convinto che il ministro
dell'Ambiente comprenda perfettamente questo ragionamento”. Intanto il sindaco di Albano Laziale, Nicola Marini,
ha firmato un’ordinanza contingibile
ed urgente che, per tutelare la prosecuzione del servizio, consente l’utilizzo
del termovalorizzatore di Roncigliano
per i prossimi tre mesi. Un provvedimento che permetterà per i prossimi
novanta giorni di confluire i rifiuti di
Ariccia, Ardea, Castel Gandolfo, Genzano, Lanuvio, Marino, Nemi, Pomezia
e Rocca di Papa.
Marco Compagnoni
Ci sono problemi nel Pd capitolino?
Bisogna lasciare le beghe romane
fuori dal partito regionale. Tutti devono
pensare al bene della città, farla uscire
dal baratro in cui è finita e farla
tornare di nuovo a crescere. Penso
al Salva Roma, ad Acea, ai fondi che
abbiamo stanziato alla Finanze per
la raccolta differenziata. Dobbiamo
sostenere con forza, in particolare
dall’interno, la giunta di Ignazio Marino. Se poi c’è più di qualcuno che
vuole far saltare tutto….
GIOVEDÌ PROSSIMO ZINGARETTI RISPONDERÀ
ALL’INTERROGAZIONE DI STORACE SULLA CHIUSURA
DEL REPARTO DI REUMATOLOGIA
Preoccupano i casi
San Filippo Neri e Umberto I
Cgil, Cisl e Uil attaccano il presidente
della Regione, invece, sugli esternalizzati
ensione in materia di Sanità
alla Regione Lazio. Dopo
un’interrogazione presentata al governatore e commissario ad acta Nicola Zingaretti e
una lettera inviata al presidente
della commissione regionale alle
Politiche sociali e salute Lena
sulla probabile chiusura del reparto di Reumatologia del San
Filippo Neri, il vicepresidente del
Consiglio e capogruppo de La
Destra Francesco Storace, venuto
a conoscenza della calendarizzazione della risposta di Zingaretti, avverte l’ex numero uno
della Provincia di Roma.
“Giovedì la giunta regionale risponderà finalmente all’interrogazione – punge l’ex Ministro
della Salute - sulla inaccettabile
situazione di disagio provocata
ai malati in cura presso reumatologia al San Filippo Neri”. Storace ricorda anche che si tratta
di “persone con gravissimi problemi di artrite e nessuno si può
permettere – attacca - di trattarle
come pacchi postali o peggio
negare le cure”. Al presidente
del Pd, infine, consiglia: “Mi auguro risposte chiare e rassicuranti
da Zingaretti: non si faccia prendere in giro dai responsabili di
decisioni scellerate”.
T
S
Come spiega tutto ciò?
Il vero problema è il potere che circonda e gira intorno a Roma.
Non va meglio all’Umberto I di
Roma. I sindacati accusano la
“Regione e l’azienda di aver messo alla porta gli esternalizzati”.
A darne notizia sono state CgilCisl-Uil al termine dell’incontro
in Regione alla presenza del subcommissario Botti, la direzione
generale del policlinico e i sindacati del comparto.
“Il tavolo più volte richiesto da
Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl aveva,
come argomento focale, le ventilate intenzioni del management
del primo policlinico d’Italia di
non rinnovare la convenzione in
essere con la cooperativa che
da oltre 15 anni fornisce servizi
assistenziali alla persona occupando circa 700 dipendenti tra
infermieri e personale ausiliario”,
spiegano le organizzazioni che
aggiungono: “É sconcertante
che il direttore generale con il
complice silenzio degli uffici regionali abbia messo in atto un
suo diverso piano di riorganizzazione del policlinico. Ci aspettiamo che il piano – concludono
- venga rivisto dalla Regione e
dalla azienda ospedaliera e nel
frattempo allerteremo il prefetto
ed i mancanza di riscontro attiveremo la mobilitazione”.
G.S.
10
Sabato 5 aprile 2014
Dall’Italia
A PALERMO SONO FINITI IN MANETTE I PROPRIETARI DI UN RISTORANTE
Mafia: sette arresti per estorsione
ia ristoratori che
esattori del pizzo:
questa l’attività di
Maurizio e Giovanni De Santis, titolari
del "Bucatino" di via Principe di Villafranca, Palermo. I due sono stati arrestati ieri dai carabinieri
del Nucleo investigativo
del capoluogo siculo con
l'accusa di aver offerto
protezione ai titolari di
una ditta di autotrasporti
che avevano subito il furto
di un rimorchio, nel maggio 2012. Vera protezione
mafiosa: i due ristoratori
dicevano di essere vicini
al capomafia di Porta Nuova, Alessandro D'Ambrogio. A muovere le indagini
l’intercettazione dentro il
ristorante della voce di
Maurizio De Santis si vantava addirittura di essere
affiliato alla famiglia di Palermo Centro. L’operazione è stata portata avanti dagli investigatori
del comando provinciale, nell'ambito delle
indagini coordinate dal procuratore aggiunto
Leonardo Agueci e dai sostituti Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco.
Il provvedimento di arresto, firmato dal gip
Fernando Sestito, riguarda altre cinque persone: Francesco e Pietro Centineo, Pietro Flamia, Francesco Licandri e Rita Salerno, moglie
di Maurizio De Santis. Sono accusati a vario
titolo di estorsione, rapina e lesioni personali,
con l'aggravante di aver commesso il fatto
con metodo mafioso.
BISCEGLIE
S
Maltrattava gli alunni
Fermata maestra 60enne
naudita violenza nei confronti dei
suoi piccoli allievi: così, colta in
flagranza di reato, è stata arrestata
mentre era intenta a malmenare uno
dei suoi alunni, una maestra di 60
anni della scuola per l’infanzia “San
Giovanni Bosco” di Bisceglie, comune
appartenente alla provincia di Barletta-Andria-Trani.
La donna, accusata di maltrattamenti,
è stata inchiodata alle proprie responsabilità grazie alla tecnologia.
Dopo alcune denunce sul conto dell’insegnante, infatti, gli uomini dell’Arma dei carabinieri che si sono
occupati delle indagini hanno chiesto
ed ottenuto dalla Procura della Repubblica di Trani di poter piazzare
delle telecamere all’interno delle aule
nelle quali la docente era solita fare
lezione.
Sarebbero più d’uno gli episodi di
violenza registrati nelle riprese video.
Nei prossimi giorni è prevista l’udienza
di convalida della misura cautelare,
nel corso della quale l’educatrice
sarà per la prima volta interrogata
dagli inquirenti. La sessantenne attualmente si trova ai domiciliari. Le
indagini sul suo conto erano in corso
da parecchio tempo e rischia di dover
scontare da uno a 5 anni di reclusione.
F.Ce.
I
Era il maggio del 2012 quando i titolari di
una società di trasporti di Bagheria subirono
il furto di un rimorchio, contenente materiale
destinato a un grosso rivenditore di elettrodomestici, per un valore di 168 mila euro.
Durante una cena al ristorante "Il Bucatino"
gli imprenditori, in preda alla disperazione,
si confidarono proprio con Maurizio De Santis
che si offrì subito di recuperare la merce,
garantendo futura protezione, con il pagamento di 15 mila euro a Natale e 1.500 euro
al mese a partire dal gennaio 2013.
I due imprenditori caddero nella trappola,
pagando subito la somma maggiore, mentre
i De Santis si mossero subito, perché le vittime
del furto sospettavano di alcuni dipendenti.
Subito la coppia di malfattori iniziò delle
spedizioni punitive contro alcuni autisti che
fallirono, portandoli all’arresto nel dicembre
2012.
Usciti dal carcere di nuovo al lavoro come
strozzini: pretendevano un risarcimento di
200 mila euro dai titolari della ditta di autotrasporto. Dunque iniziarono le minacce di
morte, tanto che per un po’ di tempo i titolari
della ditta di autotrasporto dovettero lasciare
la Sicilia.
Francesca Ceccarelli
11
Sabato 5 aprile 2014
Dall’Italia
UNA F IACCOLATA E I RINTOCCHI DELLA CAMPANA DEL SUFFRAGIO RICORDE RANNO L E 3 0 9 VIT T IME DE L L A T RAGE DIA
L’Aquila: cinque anni dopo il terremoto
Il sisma che ha stravolto per sempre la città che fatica nella ripresa, “servono fondi” afferma l’assessore comunale
inque anni fa nella notte tra
il 5 ed il 6 aprile 2009 a
L’aquila e in altri 56 comuni
limitrofi, la terra tremava,
portando distruzione e con
sé anche 309 morti. Ma l’Aquila da
quel giorno fa fatica a riprendere la
sua dignità di città d’arte e cultura.
Lo strazio ed il dolore per la perdita
delle giovani vittime della Casa dello
Studente, i processi e le rassicurazioni
a restare in casa della Commissione
Grandi Rischi per cui sono stati condannati in sette a sei anni in primo
grado, intanto quei ragazzi non ci
sono più.
Ancora adesso L’Aquila rimane silente
fra le macerie, la rinascita non è facile
e di questo gli abitanti, loro malgrado,
ne sono consapevoli. Quella scossa
Richter 5.8 che ha stravolto per sempre
una città, cinque anni dopo macerie,
zone rosse, militari, passerelle politiche,
inchieste, processi, promesse e delusioni, L’Aquila prova a rialzare la
testa. Oltre 300 i cantieri aperti nel
centro storico, e più di 1500 nelle zone
periferiche: si vedono gru, camion,
carriole che portano via calcinacci,
sacchi di calce e cemento, operai al
lavoro. E si rompe quel silenzio surreale
che per anni ha caratterizzato il quinto
centro storico più grande d’Italia. Ecco
C
in numeri della ricostruzione: oltre
11.500 addetti occupati e 1.400 imprese
da 86 province italiane. Nei comuni
del cratere sono 138 nei centri storici
e 662 i cantieri nelle periferie. In 46
mila sono rientrati in casa. Per i beni
architettonici, simbolo della ripresa il
restauro in corso della Basilica di Collemaggio. In tutto i cantieri avviati in
aggregati con edifici vincolati sono
101.
Lungaggini burocratiche, carenza di
fondi, molti atti di sciacallaggio istituzionale. Non dimentichiamo il coin-
volgimento del comune de L’Aquila
nell’inchiesta su presunte tangenti che
hanno portato le dimissioni del vice
sindaco Roberto Riga, indagato, e le
titubanze del sindaco per lasciare la
fascia tricolore, ma alla fine se l’è ripresa. Indelebili nella memoria le
risate di alcuni imprenditori che si
sfregavano le mani per gli affari che
avrebbero fatto all'Aquila, emerse dalle
intercettazioni.
Ma gli Abruzzesi ripetono a sé stessi
di non mollare, la forza di voler uscire
da questo lungo tunnel emotivo (e
non solo) in fondo al quale s’intravede
la luce della speranza. Per usare le
parole di Papa Francesco: “Jemo ‘nnanzi”, nonostante la stanchezza e le delusioni.
Nota dolente è l’incertezza dei fondi
per i quali il governo Renzi dovrebbe
agire, come ha ribadito Piero Di Stefano
l’assessore comunale alla ricostruzione, se il governo nazionale non
invia 700 milioni aggiuntivi per il 2014
"tra un mese le risorse sono esaurite
e si ferma tutto".
Sempre l’assessore ha affermato che
dopo i circa 12 miliardi di euro già
spesi, per rispettare il crono programma del Comune che prevede la ricostruzione entro il 2018, occorrono ancora circa quattro miliardi per l'edilizia
privata e circa mezzo miliardo per
quella pubblica.
Questa sera la fiaccolata cui seguiranno
nella notte alle 3.32 i rintocchi della
campana del Suffragio per ricordare
le 309 vittime del sisma.
Chantal Capasso
IL PIÙ DIFFUSO CANALE DI CONDIVISIONE DI FILMATI CONTRO LE ASSOCIAZIONI PRO LIFE
You Tube e la censura abortista
Cancellato un video che mostra un intervento - L'autore, Giorgio Celsi:
“Vi chiedo di continuare insieme sulla strada della verità”
“
Contenuti scioccanti e ripugnanti”.
Questa la motivazione con cui i gestori
di You Tube hanno rimosso il video di
Giorgio Celsi, presidente dell'Associazione
Ora et Labora in difesa della Vita. Il filmato,
realizzato in inglese dal gruppo americano
Abortion No (e tradotto in italiano da Celsi),
mostra la cruda realtà di un aborto. Con immagini sicuramente impressionanti, che
avrebbero senz'altro turbato la sensibilità
di molti. Ma che, proprio per l'orrore che
suscitano, meritavano senz'altro di essere
mostrate. “Effettivamente i contenuti di questo video sono terribili: si vede un essere
umano fatto a pezzi” scrive Paolo Deotto su
riscossacristiana.it. E, commentando la notizia
della cancellazione, aggiunge: “Il pubblico
è salvo, ma non lo è il bimbo assassinato”.
Toni decisamente forti, ai quali fa eco la
lettera che l'autore del video ha scritto per
spiegare l'accaduto. Giorgio Celsi, partendo
dal presupposto che quel che è veramente
scioccante e ripugnante è la verità che il
video mette in luce (cioè l'aborto) dice che
“le immagini descrivono un intervento eseguito in strutture pubbliche con i soldi dei
contribuenti”. E aggiunge: “Continuano a
considerarci il popolo a cui dare panem et
circenses, ma in questo caso ad essere sacrificati nell'arena a causa di un’ideologia
radicale di morte e di enormi interessi economici, sono i bambini nel caldo ventre
materno (125.000 mila ogni anno). Io a
questa cortina di censura attuata per nascondere questi delitti non ci sto, non voglio
cadere nel grave peccato di omissione e
con il cuore in mano vi chiedo di continuare
insieme la strada della verità”.
Una strada che passa inevitabilmente attraverso alcune considerazioni, prima fra
tutte quella secondo cui, comunque la si
pensi, la censura sicuramente non è la via
giusta. Una via che tra l'altro diventa paradossale quando si abbatte su materiale che
riguarda qualcosa di legalmente consentito:
“siamo arrivati ad un punto in cui ciò che
la legge permette è talmente scioccante
che non è il caso di mostrarlo in pubblico”
commenta amaramente Deotto. Senza contare che “può capitare di dover aspettare
mesi e mesi per esami urgenti, magari per
la ricerca di un tumore. Ma se si tratta di
aborto, è garantita la corsia preferenziale
e la totale gratuità”, conclude. E non c'è
purtroppo da stupirsene in una società
come quella attuale, in cui le gerarchie dei
valori si dimostrano una volta ancora quasi
completamente capovolte.
Cristina Di Giorgi
UN SITO ACCURATO PER GLI AMANTI DEGLI AMICI A QUATTRO ZAMPE
i chiama
“The Italian Dog Blog”
(http://www.theitaliandogblog.com/) ed è un blog per gli
amanti degli amici a quattro
zampe. Un’iniziativa che sceglie
S
“In Media Res Comunicazione”
per la gestione delle pubblic
relations e dei progetti di
comunicazione.
Da un'indagine Eurispes
e' risultato che il 55,6%
degli italiani ha un cane
in casa, un dato in crescita di circa il 13% rispetto all'anno precedente. The Italian Dog Blog
racconta la quotidianita' di
oltre la meta' delle famiglie italiane, una routine a quattro zampe. Nel sito, oltre a numerose
foto ed aneddoti divertenti sul
miglior amico dell'uomo, e' possibile trovare consigli e spunti
interessanti, dai luoghi dove
portare a spasso il proprio amico,
“The italian Dog Blog”, si parte
A curare il progetto di comunicazione l’agenzia in Media Res
ai pet-shop piu' forniti, alle novita' in materia di accessori. The
Italian Dog Blog e' anche sui
social, dove in pochissimo tempo
ha riscosso un enorme successo:
quasi 11.100 fan su Facebook e
circa 900 fan su Instagram.
The Italian Dog Blog e' il primo
blog italiano interamente dedicato ai cani scritto da una blogger
con l'aiuto del suo cane Louis,
che "aiuta" l'autrice nella stesura
di recensioni e post. The Italian
Dog Blog non e', pero', solamente un sito web di informazione, ma dara' vita ad importanti
manifestazioni ed iniziative su
tutto il territorio nazionale, in
collaborazione con aziende di
prodotti per l'alimentazione e la
cura dei cani e con media partner
amici degli animali. The Italian
Dog Blog ha dato il via ad una
campagna in favore dell'ammissione dei cani nei locali. Una
legge ha, infatti, cancellato il di-
vieto di accesso nei luoghi aperti
al pubblico per gli animali domestici, tuttavia, ancora in molti
continuano a mantenere il divieto. The Italian Dog Blog ha
prodotto e distribuito gratuitamente degli adesivi da attaccare
all'ingresso di quei locali che
accettano dichiaratamente l'ingresso dei cani al loro interno.
In Media Res Comunicazione e'
un'agenzia romana nata nel 2007
costituita da uno staff qualificato
di professionisti, specializzata
nella gestione di progetti di relazioni pubbliche e di uffici stampa per PMI, associazioni ed istituzioni. In costante crescita, annovera tra i suoi clienti Fiera di
Roma, il Parlamento Europeo,
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Sabato 5 aprile 2014
L’OPERAZIONE “CASA TRANSILVANIA”
Blitz dei carabinieri:
26 persone arrestate
Un associazione di stampo mafioso che operava
in Italia ma anche in Belgio e Romania
ono 26 gli arresti effettuati
ieri mattina nell’operazione
Casa Transilvania dei carabinieri del Ros contro quello
che viene definito: “un pericoloso sodalizio di matrice romena,
operante in Italia e in altri Paesi
europei, dedito principalmente
alla prostituzione e a numerosi
delitti predatori”.
I militari dell’Arma impegnati
nella maxi inchiesta stanno eseguendo, in diverse città italiane,
un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal
gip del tribunale di Ancona nei
confronti di 16 indagati per associazione di tipo mafioso, favoreggiamento e sfruttamento
della prostituzione, estorsione,
lesioni personali, furto, ricettazione ed altri reati tutti con l’aggravante della transnazionalità.
Mentre altri 10 mandati di arresto europeo per gli stessi
capi d’accusa sono in corso di
esecuzione in Belgio e Romania
con la collaborazione del servizio
di cooperazione internazionale
di polizia, di Europol, e delle
forze dell’ordine dei Paesi interessati. Secondo gli inquirenti,
le indagini hanno consentito di
documentare "le modalità violente con cui il sodalizio si era
progressivamente affermato
S
nell'ascolano, imponendo condizioni di assoggettamento ed
esercitando forme di intimidazione tipicamente mafiose, in
un territorio tradizionalmente
estraneo a tali fenomeni criminali".
Il generale di Brigata Mario Parente, comandante dei Ros in
una conferenza stampa ha confermato “la crescente pericolosità di questi sodalizi transnazionali matrice etnica, in
particolare la criminalità organizzata romena''.
“Un sodalizio pericoloso” ribadisce il Comandante del Raggruppamento operativo speciale
dei Carabinieri, affermatosi nell’ascolano anche per la sua
''spiccata capacità di strutturarsi
in forme criminali sempre più
pervasive, riuscendo ad imporre
quelle forme di intimidazione e
condizioni di assoggettamento
tipicamente mafiose in territori
come le Marche, tradizionalmente estranei a fenomeni di
criminalità organizzata''.
Stando alla ricostruzione degli
inquirenti, l’associazione a delinquere si arricchiva anche attraverso altre fonti di reddito, quali
le rapine. Quasi 100 gli esercizi
commerciali colpiti dalla banda.
Chantal Capasso
Dall’Italia
BICCARI (FOGGIA): IL PD TRA FALSO BUONISMO E RAZZISMO
Esponente della sinistra
offende gli immigrati
Il sindaco Mignogna: “Accusano noi
e non pensano alla loro arretratezza culturale”
l razzismo del Partito democratico. Ovvero l’espressione
a forte connotazione negativa
con cui il candidato a sindaco
del centro sinistra nel comune
pugliese di Biccari (Foggia) ha definito
degli immigrati. La vicenda, di cui si
è avuta notizia grazie ad un video diffuso su you tube che non lascia spazio
ad interpretazioni, riguarda Giovanni
Picaro (Pd), che in un recente incontro
pubblico con i giovani del suo paese
ha usato il termine spregiativo di “mao
mao” in riferimento agli immigrati.
La questione, tanto più odiosa se si
pensa che ad essere offesi sono dei
bambini, riguarda la ristrutturazione
di alcuni locali che l’amministrazione
avrebbe dovuto realizzare con il contributo di 500mila euro fornito dal Ministero degli Interni a tutti i Comuni
aderenti al progetto PON – Sicurezza,
dedicato agli extracomunitari rifugiati
politici. Biccari aveva aderito all’invito,
dichiarandosi disposta ad ospitare
venti bambini africani.
E se anche dalle pagine on line di un
blog collegato a La Repubblica si
invita il Partito Democratico a prendere
posizione sulla vicenda, c’è chi – nei
commenti al video - giustifica quel-
I
l’espressione razzista come dettata
dalla foga del momento e dall’uso
del dialetto e nega decisamente ogni
addebito. Anzi, rilancia, accusando
l’amministrazione uscente di aver
montato il caso ad arte, per nascondere
la propria incoerenza. Dal canto suo
il sindaco in carica Gianfilippo Mignogna, contattato telefonicamente
da Il Giornale d’Italia, ha dichiarato:
“Il centro sinistra ci accusa di essere
ex fascisti, post fascisti e quant’altro.
Ma poi i suoi esponenti, che si auto
proclamano paladini del politicamente
corretto, si lasciano andare ad espressioni che denotano un’arretratezza
culturale preoccupante. Insomma, prima accusano noi di razzismo e poi se
ne escono, in pubblico, definendo gli
africani ‘mao mao’, come ha fatto recentemente il loro candidato a sindaco.
Tutto questo denota un’evidente contraddizione in quello che si rivela
ogni volta per quello che è: un partito
di falsi buonisti”.
Cristina Di Giorgi
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