“Un covo di vipere”, l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri
di MICAELA RICCI
“Un covo di vipere” è l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato quest’estate per la casa
editrice Sellerio e, anche questa volta, il suo autore sembra aver fatto centro.
Siamo davanti al solito giallo del commissario Montalbano ma questa volta sembra esserci un
ingrediente inedito. Salvo Montalbano è un personaggio noto a tutti, reso celebre dalla penna
dettagliata di Camilleri e conosciuto al grande pubblico attraverso la serie tv che dal
commissario prende il nome. Conosciamo praticamente tutto del commissario, il suo rapporto
con la storica fidanzata Livia, la sua passione per il mare, goduto sulla verandina di Vigàta, il
suo odio per la burocrazia. Ovunque il suo sguardo sincero e scrutatore sembra indagare la
realtà e lo stesso Camilleri afferma di dover raccontare le vicende del commissario, perché
queste sembrano prendere vita da sole, attraverso la spontaneità dei suoi personaggi. La storia
prende le mosse da uno di quei sogni a colori, vividi ed enormi che Montalbano vive spesso.
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“Un covo di vipere”, l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri
Questa volta a svegliarlo non sarà la solita telefonata di Catarella che annuncia un delitto ma il
canto leggiadro di un usignolo. La telefonata ci sarà subito dopo per informarlo del doppio
omicidio del ragioniere Cosimo Barletta, avvelenato e poi freddato da un colpo di rivoltella.
Uomo di mezza età apparentemente onesto, il ragioniere in realtà nasconde una vita da
strozzino e ricattatore di donne, a tal punto da indignare il commissario che sembra, in un certo
momento, non essere più interessato a risolvere il caso. “Che fai? Due pesi e due misure?”,
così Montabano si rimprovera per questa debolezza. Ma, davanti ad indizi così strani, forse un
po’ distratto dall’avvenenza delle donne coinvolte, questa volta il commissario sembra non voler
vedere la verità. Con una trama, come d’abitudine, sapientemente costruita e avvincente, lo
scrittore porta il lettore ad intuire ed indovinare il caso, verificandolo solo alla fine. Questa storia,
però, non mette in scena solo il solito delitto o il consueto rompicapo giallo. C’è un elemento in
più, un tema che il commissario non vuole vedere fino in fondo, una forma di amore che fa
riflettere e di cui l’autore svela il significato nella nota finale. La realtà dolce e amara che lo
scrittore siciliano porta sempre all’interno dei suoi racconti.
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