5-6CROfMCHE
mEConomiCHE
CAMERA
DI C O M M E R C I O
INDUSTRIA ARTIGIANATO
E AGRICOLTURA
NGONE E STURA A TORINO: PR
RBANO
•
PER
UN PO' IN CIN
DI T O R I N O - Spedizione in abb. postale ( I V gr.)/70 - 2 ° semestre
Sognando
California...
J J ihanno
chiamati pionieri.
Hanno eretto città,
stadi e imprese
monumentali. Hanno cominciato
con carri di legno, e sudore di cavalli.
Hanno cominciato mettendo un piede
dopo I altro verso occidente
sognando California. Hanno unito
i loro oceani con nastri di ferro.
Hanno cominciato con accette ed abeti,
chiodi e mazze. Hanno cominciato
mettendo un chiodo dopo
l'altro verso occidente
sognando California.
Hanno eretto città d oro e
di petrolio. Hannocominciatocon setacci
picconi e tronchi cavi. Hanno cominciato
setacciando torrente dopo torrente
verso occidente sognando California.
Li chiamano i 'nuovi pionieri".
Loro'.'Gli imprenditori" Gente che va nella direzione
che si è scelta.
Noi. "La Cassa di Risparmio di Torino". Gente che
crede in chi va e fornisce i mezzi.
• APERTURA DI CREDITO /
PRESTITI CHIROGRAFARIE
CAMBIARI/CASTELLETTO
• FINANZIAMENTI A MEDIO
TERMINE (MEDIO CREDITO
PIEMONTESE)
• FINANZIAMENTI AGEVOLATI
PER L'ARTIGIANATO E
L'AGRICOLTURA
( M U T U I CHIROGRAFARI E
FONDIARI
• LEASING MOBILIARE E
IMMOBILIARE
• FACTORING
•SERVIZIO ESTERO
^SERVIZIO BORSA
• FI N D ATA - SOCI ETÀ DI SERVIZI
(SETTORE IMMOBILIARE/
INFORMATICA/LEASING)
• SERVIZIO REUTER (PER LA
CONOSCENZA ISTANTANEA
DELLE QUOTAZIONI DEI CAMBI
NEL MONDO)
Gente che insieme crea, conquista, espande,
migliora la qualità della vita.
CASSA DI RISPARMIO
DI TORINO
200Sportelli in Piemonte e Valle d'Aosta}
Fiat vuole che"know how"
diventi una parola italiana.
L'automobile come atto di
fantasia: la matita corre sulla carta,
ferma una sensazione, un'idea.
Il processo d'intuizione si articola,
si sviluppa percorrendo vie nuove
e originali, fino a dar luogo a un
fenomeno importante come
l'"italian design". Ma tutto non si
esaurisce nell'intuizione della
forma: oggi, infatti, pensare a
un'auto come oggetto fine a se
stesso non ha più senso, perchè
insieme all'auto nuova deve
nascere un nuovo sistema di
progettare, di costruire.
L'italian design si integra
dunque in un più vasto sistema
di conoscenze tecnologiche:
è un "know how" italiano
che prende spunto
dalla costruzione
automobilistica,
ma che va
oltre
l'automobile.
L'impiego sempre più ampio
dell'elettronica e degli automatismi
per la progettazione e la produzione
costituisce la premessa per altre,
più vaste, applicazioni.
L'auto stimola programmi
di ricerca di grande respiro:
l'analisi dei tecnici che
ricercano innovazioni
in campo automobilistico dà
origine a conoscenze ed a
prodotti che potranno essere
impiegati anche in campi
differenti.
Così, ogni progresso tecnico
nella conoscenza del prodotto
automobile segna una tappa
all'interno di un più generale
progredire del know how italiano,
e l'"automobile tecnologica"
si presenta come serbatoio di
esperienze, come testimonianza di
una capacità più matura ed evoluta
di pensare e fare le cose.
La tecnologia '
può così
merce
scambio
internazionale, e un paese che,
come il nostro, si fonda
su un sistema industriale
di trasformazione, può esportare
non solo prodotti che pure
incorporano conoscenze teoriche e
pratiche di prim'ordine,
ma anche know how.
La ricerca assume dunque una
precisa funzione economica, si
presenta come risorsa primaria, nel
momento in cui, non avendo la
possibilità di esportare ferro o
carbone o petrolio, si possono
esportare idee e conoscenze. Ad
esempio, l'impianto robogate, che è
in grado di risolvere alla radice
il conflitto permanente tra la
flessibilità della domanda di
mercato e la rigidità della forzalavoro.
Ad esempio, il sistema di
analisi strutturale che è stato
impiegato nella progettazione delle
scocche. E sono, questi, soltanto
due episodi all'interno di un più
vasto progetto evolutivo, che vuole
raggiungere obiettivi
di importanza
fondamentale,
come la
riqualificazione
dell'ambiente di
lavoro e il conseguidi sicurezza e affidabilità
sempre maggiori per il prodotto.
L'automobile è dunque, oggi,
banco di prova per nuove
tecnologie, incentivo per la ricerca,
stimolo a promuovere sinergie
tra settori diversi.
Non a caso gli undici settori
che costituiscono la Fiat
si articolano come un enorme
insieme di vasi comunicanti di
tecnologia: le conoscenze passano
dall'uno all'altro, confrontandosi,
completandosi, i prodotti si
affinano, il processo complicato
e affascinante dell'evoluzione,
sempre più ampio, continua.
LA VOLONTÀ DI CONTINUARE
anno
CENTRO ESTERO
CAMERE COMMERCIO PIEMONTESI
C) Consulenza
IL CENTRO ESTERO
CAMERE COMMERCIO
PIEMONTESI
Per risolvere i problemi specifici delle aziende
nel corso delle singole operazioni con l'estero,
il Centro offre:
è stato costituito per aiutare gli operatori a risolvere
TUTTI i problemi connessi all'esportazione:
commerciali, doganali, valutari, assicurativi,
giuridici, finanziari, ecc.
• Consulenza Marketing
(ricerche di nominativi, studi di mercato, dati
economici e statistici, norme valutarie, problemi
finanziari ed assicurativi).
L'assistenza è fornita sia con iniziative generali
di I N F O R M A Z I O N E E F O R M A Z I O N E , sia
con iniziative specifiche di C O N S U L E N Z A e
PROMOTION.
A) Informazione
Il Centro intende sopperire alla sempre maggiore
necessità di informazioni da parte delle aziende
su normativa italiana, normativa estera, notizie
commerciali tramite:
• Pubblicazioni periodiche.
• Comunicazioni scritte agli utenti secondo
necessità ed esigenze espresse e registrate
in apposito schedario.
• Riunioni su temi generali o specifici
(incontri su normativa italiana,
giornate di incontri con esperti di Paesi esteri,
presentazione di studi di mercato, ecc.).
B) Formazione
• Consulenza doganale
(legislazione doganale, regime delle importazioni
ed esportazioni, procedure semplificate,
documenti amministrativi, normativa CEE ecc.).
• Consulenza contrattuale e giuridica
(contratti con agenti e concessionari stranieri,
licenze di brevetto e know-how, arbitrato
internazionale, modelli di contratti in più lingue).
D) Promotion
Per fornire una valida guida per la penetrazione
nel mercato estero ritenuto più conveniente
per un dato prodotto, il Centro mette
a disposizione la sua organizzazione per:
• Missioni di operatori italiani all'estero.
• Partecipazioni a mostre e fiere specializzate.
• Attività di pubblicità all'estero sui vari canali
di informazione, anche tramite inviti in Italia
a giornalisti stranieri.
• Curare visite di operatori esteri in Italia e dare
loro assistenza per contatti d'affari con imprese
piemontesi.
Per consentire il costante aggiornamento
professionale dei funzionari, il Centro organizza:
• Corsi di prima formazione per un approccio
ai problemi dell'esportazione.
• Corsi di formazione per funzionari di azienda
addetti all'export.
• Giornate di studio su temi specifici
(finanziamento ed assicurazione del credito
all'esportazione, disposizioni valutarie, sistemi
di distribuzione diretta o tramite agenti
e concessionari, ecc.).
CENTRO ESTERO
CAMERE COMMERCIO
P I E M O N T E S I - 10123 Torino
Via S. Francesco da Paola, *24
Telex 23.247 - Tel. 011-57161
R I V I S T A D E L L A C A M E R A DI C O M M E R C I O
I N D U S T R I A A R T I G I A N A T O E A G R I C O L T U R A DI T O R I N O
>
SOMMARIO
3
Marisa
P o , Dora, S a n g o n e , Stura nel territorio t o r i n e s e
Parte
prima.
Il p a e s a g g i o fluviale n e l l ' a m b i t o
regionale e comprensoriale. A l c u n i
riferimenti al sistema fluviale
Maffioli
nella
organizzazione territoriale
89
Bruno
Per u n po' in Cina
112
Borsa rifiuti industriali: un'indagine tra le industrie torinesi
116
Tra i libri
127
D a l l e riviste
Cerrato
* *
*
Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della
rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli
scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la
Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni
debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note
senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
±
In copertina:
Particolare di
« Rive dei Po a Torino »,
olio su tela di M. Caiderini,
1876.
Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino.
Presidente: Enrico Salza
Giunta: Domenico Appendino, Mario Catella, Giuseppe Cinotto, Renzo Gandini, Franco
Gheddo, Enrico Salza, Alfredo Camillo Sgarlazzetta, Liberto Zattoni.
Direttore responsabile: Giancarlo Biraghi
Vice direttore: Franco Alunno
Redattore capo: Bruno Cerrato
impaginazione: Studio S o g n o
Direzione, redazione e amministrazione: 10123 Torino - Palazzo degli Affari Via S. Francesco da Paola, 24 - Telefono 57161.
Camera di Commercio
Industria Artigianato
e Agricoltura
e Ufficio Provinciale
Industria Commercio
e Artigianato
Sede:
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Corrispondenza : 10123 Torino
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10100 Torino - Casella Postale 413.
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Telex: 23247 C C I A A Torino.
C / c postale:
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Cassa di Risparmio di Torino.
S e d e Centrale - C/c 53.
Borsa Valori
10123 Torino
Via S a n Francesco da Paola, 28.
Telegrammi : Borsa.
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Uffici 54.77.04
Comitato Borsa 54.77.43
Ispettorato Tesoro 54.77.03.
Borsa Merci
10123 Torino
Via Andrea Doria, 15.
Telegrammi : Borsa M e r c i
Via Andrea Doria, 15.
Telefoni: 55.31.21 ( 5 linee).
Gabinetto Chimico
Merceologico
(presso la Borsa M e r c i )
10123 Torino
Via Andrea Doria, 15.
Telefono:
55.35.09.
PO, DORA, SANGONE
STURA
NEL TERRITORIO
TORINESE:
materiali
per l'analisi del rapporto
Tra paesaggio fluviale
e paesaggio urbano
Marisa Maffioli
Quella che qui si pubblica è la prima parte del contributo d'analisi fornito dall'autore ad
un'ampia ricerca sui « corsi d'acqua a Torino » promossa e prodotta dall'istituto camerale
torinese per mettere a disposizione degli organi competenti della gestione del territorio una
vasta documentazione di base, atta ad agevolare l'individuazione dei problemi da affrontare
per un corretto recupero dell'area in esame, bene naturale di grandissimo valore, al libero
godimento di tutti i torinesi. Gli altri due capitoli dell'indagine Maffioli, dedicati nell'ordine,
rispettivamente,
a « Le indicazioni di piano per il paesaggio fluviale nel comprensorio e
nel comune di Torino » e a « Il paesaggio fluviale nell'ambito urbano », saranno pubblicati
in successivi
fascicoli.
Quasi con una certa analogia con le im- o sporadico, ma invece esplicito sulle
magini molteplici e contrastanti offerte scelte, sulle procedure e sulle responsadai percorsi fluviali stessi, questa ricerca bilità di intervento.
sul paesaggio fluviale torinese allinea, Collocate in questo contesto, le variabili
ordinandoli, note, documenti ed osser- dell'analisi paesistica possono contribuivazioni. L'intento è chiaramente descrit- re a dare soluzione operativa al tema
tivo, ma è orientato, indagando sull'in- del paesaggio fluviale, o meglio dei disieme e sul rapporto dei problemi coin- versi paesaggi fluviali presenti sul terrivolti, a delineare potenzialità e compro- torio regionale; e in tal senso non è fuomissioni di questo paesaggio, come ele- ri luogo un riferimento alle esperienze
menti da sviluppare e/o come nodi da e realizzazioni europee. L'analisi paesisciogliere per riproporre il tema in chia- stica, oltre a valere come proposta per
ve, intanto, problematica e successiva- suscitare, intanto, l'interesse per luoghi
prossimi ma misconosciuti
(premessa
mente propositiva.
questa
per
qualsiasi
progetto
di
riapproStudiare da questo punto di vista il paesaggio fluviale porta ad identificare que- priazione e riorganizzazione dello spazio
sta risorsa naturale-territoriale
come comune) rappresenta infatti un processupporto possibile di nuove connessioni so conoscitivo e progettuale per comd'uso, con le quali cercare di rendere porre e ricostruire, saldando risorse ed
più evidente di quanto non sia sinora uso socializzato in interventi corretti e
avvenuto che « creare e conservare sono qualitativamente significanti, lo spazio e
inseparabili: conservare è un creare in l'immagine del paesaggio fluviale.
Tale è la prospettiva secondo cui si
permanenza »
orienta
l'indagine che segue; e che ne
Fra gli obiettivi di una riorganizzazione
territoriale tendente a riallacciare con- giustifica l'interesse, anche se essa si
servazione e utilizzazione delle risorse, risolve, evidentemente, in un primo avil paesaggio fluviale — espressione cir- vicinamento al tema del paesaggio flucoscritta ma viva del rapporto natura- viale, che rimane tutto da sviluppare.
cultura che ha dato forma al territorio, — non è certo un argomento irrilevante; e in questo senso si esprimono
infatti anche le ipotesi di piano che saranno qui documentate. Risulta quindi
contraddittoria con tale considerazione
di base — apparentemente
contraddittoria, in quanto le cause si identificano in
N O T E
precise linee politiche e socio-culturali
— la misura reale delle attuali dimensioni di marginalità delle aree gravitanti 1
saggio fluviale sarebbe stato sicuramente meno
La citazione è tratta da W. DILTHEY, L'analungo il paesaggio fluviale. Come vedrelisi dell'uomo e l'intuizione della natura, 1927, facile: l'Assessorato al Piano Territoriale remo, sono infatti riconoscibili, a Torino che la riprende sintetizzandola da u n passo gionale, l'Assessorato all'Urbanistica, l'ing.
e nell'area torinese2, gli effetti di un pro- di Descartes nei «Principia». Naturalmen- Calliero della IV ripartizione e il dott. Odone
cesso crescente di marginalizzazione del te la nostra intenzione non è tanto quella di dei Servizio giardini alberate del Comune di
Torino, l'ing. Farina del Genio Civile, il di« conservare » Cartesio ma piuttosto quella di
paesaggio fluviale.
rettore e l'ing. Anselmo del Laboratorio di
ricordarci che la razionalità critica a cui poter
Se non si vuole accettare di considerare attingere anche per conservare e riinventare ricerca per la protezione idrogeologica del
la dott.ssa Ricci dell'archivio di Stato
irreversibili né le condizioni di estra- il paesaggio naturale e costruito, non è nata CNR,
e i responsabili dell'Archivio storico comunaneità e disinteresse per il paesaggio flu- 2in Europa l'altro ieri.
le e dell'archivio cartografico del centro di
Dove sono presenti anche se attutiti i riviale nel contesto urbano, né uno stato flessi di un fenomeno più ampio che ha in- documentazione della facoltà di architettura
di permanente disequilibrio naturale nel teressato l'intera area del bacino padano, co- di Torino, il dott. Tamburini della Biblioteca
civica e i responsabili della biblioteca della
territorio, appare necessario e urgente me messo in evidenza dalla indagine illustrata Provincia,
la prof. Griseri e il dr. Bruzzone
dalla
recente
mostra
itinerante
«
Padania
Culun progetto articolato e approfondito
della Università di Torino, i funzionari del
tura e territorio».
per questo paesaggio che riprenda e
Comando della zona militare di Torino, l'arch.
sviluppi, alla scala comprensoriale co- Questa indagine ha richiesto disponibilità e Bellone, gli ingg. Franco e Riccardo Fox e la
responsabile della biblioteca Siteco, i responme alla scala urbana, quelle premesse or- diversi contributi che vorrei — non formal- sabili
Alifoto e, per la loro diretta cooperamai individuate come obiettivi di piano; mente — ricordare, perché ritengo che senza zione, l'arch. Alessandra Foglino, Dina Buzio,
di essi questo lavoro di raccolta di dati e
un progetto quindi non unidimensionale di elementi per una riorganizzazione del pae- Wilma Pont e Gianni Greco.
IL PAESAGGIO FLUVIALE
NELL'AMBITO REGIONALE
E COMPRENSORIALE
ALCUNI RIFERIMENTI
AL SISTEMA FLUVIALE
NELL'ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE
Il sistema fluviale e le delimitazioni politico-amministrative degli enti locali
territoriali.
Elementi di ricomprensione storica e situazione attuale dell'organizzazione territoriale connessa alla presenza fluviale.
La distribuzione degli insediamenti.
Le infrastrutture di collegamento.
Note sulla navigabilità dei fiumi e delle
vie d'acqua regionali.
Caratteri del paesaggio fluviale e paesaggio rurale.
Paesaggio fluviale e paesaggio agrario
nel comprensorio di Torino.
Reti irrigue e paesaggio agrario.
Nota sul Canale Cavour.
Problemi di conservazione e di utilizzazione del paesaggio fluviale e delle risorse idriche.
Condizioni e regolamentazioni dell'alveo fluviale.
Nota sul regime di proprietà delle sponde dei fiumi.
Aree di esondazione come condizionamento territoriale.
Asportazione di materiali alluvionali dagli alvei.
Regolamentazione e sistemazione idrogeologica dei bacini fluviali.
Modi di utilizzazione delle risorse idriche.
Nota sulle risorse idriche come fonte
energetica.
Note sull'inquinamento e il risanamento
delle acque fluviali.
LE INDICAZIONI DI PIANO
PER IL PAESAGGIO FLUVIALE
NEL COMPRENSORIO
E NEL COMUNE DI TORINO
Le ipotesi del Piano Territoriale del
Comprensorio di Torino per il paesaggio fluviale.
Le indicazioni del Piano Intercomunale
per il paesaggio fluviale nell'area metropolitana di Torino.
Nota sulla legge regionale n. 56: uno
strumento di vincolo nella utilizzazione
delle sponde dei fiumi.
Il Piano Regionale dei parchi e il paesaggio fluviale.
Le ipotesi del Piano dei parchi nel
comprensorio di Torino.
Nota sul progetto per il parco del Ticino.
Note sulla condizione della vegetazione
lungo le sponde dei fiumi.
La pianificazione urbanistica e il paesaggio fluviale nell'area urbana.
Il paesaggio fluviale secondo l'organizzazione del Piano Regolatore-1908.
Nòta sulla demanialità delle aree lungo
le sponde.
Il paesaggio fluviale secondo l'organizzazione del Piano Regolatore-1959.
La proposta per « La sistemazione urbanistica delle sponde dei fiumi nel
territorio del comune di Torino » 1967-68.
IL PAESAGGIO FLUVIALE
NELL'AMBITO URBANO
La costruzione del paesaggio fluviale urbano.
I progetti francesi per un nuovo paesaggio urbano.
La costruzione della città periferica lungo le derivazioni d'acqua della Dora.
I ponti come elementi di organizzazione
nel paesaggio fluviale.
Gli interventi lungo i quattro corsi d'acqua torinesi:
II Po:
1970 - Progetto per la sistemazione delle
rive del Po.
1974 - Proposta per l'inserimento di un
nuovo asse autostradale lungo il tratto
urbano del corso del Po.
Il nodo urbano attorno al Ponte del Re.
I Murazzi del Po.
II nucleo verde del Valentino: parco
pubblico ed area espositiva lungo il Po.
L'intervento per « Italia '61 » e la sistemazione della sponda.
Il collegamento a Moncalieri: l'area delle Vallere.
Il canale Michelotti.
Il collegamento a San Mauro: l'area
della confluenza della Dora a Sassi.
La Dora:
Il Borgo Dora.
Il ponte Mosca e i Murazzi della Dora.
La confluenza al Po in Vanchiglia.
Il collegamento a Collegno: l'area della
Pellerina.
Il Sangone:
La confluenza al Po.
Il collegamento a Beinasco, oltre la zona
di Mirafiori e di Stupinigi.
La Stura:
La confluenza al Po in Bertoulla.
Il collegamento a Venaria, oltre Altessano.
5
IL PAESAGGIO FLUVIALE
NELL'AMBITO REGIONALE
E COMPRENSORIALE
Fig. 1. Il sistema fluviale regionale e le
suddivisioni territoriali degli enti locali.
LEGENDA
Comunità montane nel
comprensorio di Torino.
Alcuni riferimenti
al sistema fluviale
nell'organizzazione territoriale
Parte piana e collinare nel
comprensorio di Torino.
Comunità montane esterne al
comprensorio di Torino.
Parte piana e collinare esterna
al comprensorio di Torino.
Confine della Regione Piemonte.
Confine delle Comunità montane.
Confine di Provincia
(Alessandria, Asti, Cuneo,
Novara, Torino, Vercelli).
Confine di comprensorio.
Confine dei comuni.
Fiumi, torrenti, laghi.
Comprensori:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
Comprensorio
di Torino,
di Ivrea,
di Pinerolo.
di Vercelli,
dei Bie/lese.
di Borgosesia.
di Novara.
dei Verbano-Cusio-Ossola.
di Cuneo.
di Saiuzzo-Savigiiano-Fossano.
di Alba-Bra.
di Mondovì.
di Asti.
di Alessandria,
di Casale Monferrato.
7
1
Fig. 2. // sistema fluviale regionale e la rete
dei principali collegamenti stradali e ferroviari.
LEGENDA
Zone d'alta e media montagna
alpina.
Zone di bassa montagna alpina.
Zone di collina depressa e
montagna appenninica.
Zone di media e bassa collina
ad indirizzi vari.
Zone di collina a prevalenti
indirizzi viticoli e
viticoli-zootecnici.
Zone di piano-colle e altipiano.
Zone di pianura.
Confine della Regione Piemonte.
Confine di Provincia.
Confine delle Comunità montane.
Rete autostradale esistente ed
in progetto.
Strade statali.
Ferrovie.
Fiumi e laghi.
Rete idrografica minore.
FRANCIA
Milano
Da disegno in scala 1 :250.000.
9
Fig. 3. Il sistema fluviale in relazione
alle suddivisioni territoriali degli enti locali
e alla distribuzione della popolazione nei
Comprensorio di Torino.
Confine del comprensorio.
Confine delle Comunità montane.
Confine delle U.L.S.
[Unità Locali di Servizi],
LEGENDA
10
Fiumi e torrenti.
Aree di collina [ > 300 m].
Autostrade.
Aree di pianura [ < 300 m].
Comuni con popolazione
5.000 -f- 10.000 ab.
Aree comprese nelle comunità
montane.
Comuni con popolazione
> 10.000 ab.
Il sistema fluviale
e le delimitazioni
politico-amministrative
degli enti locali territoriali
Il paesaggio fluviale ha un riscontro
territoriale immediatamente percettibile
seguendo le linee principali della struttura idrografica regionale del territorio.
La mappa di fig. 1, che sovrappone la
maglia delle suddivisioni amministrative del territorio alla rete idrografica,
individua chiaramente i principali sistemi idrografici per il necessario riferimento all'oggetto di questa ricerca L
L'idrografia del territorio piemontese
coincide appunto con l'idrografia dell'intero tratto iniziale del bacino del Po:
il disegno strutturale del sistema idrografico è rappresentato dall'asta del Po,
nel tratto che scorre dalle sorgenti del
Monviso sino alla confluenza del torrente Scrivia, con tutte le diramazioni
dei suoi affluenti.
Gli affluenti principali, per la conformazione geomorfologica della regione, interessano tutti, con poche eccezioni, la
sponda sinistra del Po: i fiumi Dora Riparia, Dora Baltea, Sesia, Ticino, che
scendono dalla Valle di Susa, dalla Val
d'Aosta, dalla Valsesia, dal Lago Maggiore, insieme con tutti gli altri torrenti delle valli minori.
Fa eccezione il Tanaro, che in sponda
destra, collega al Po le valli di Cuneo,
solcando le colline astigiane.
La mappa di fig. 1 riprende quindi nella sua totalità il sistema idrografico piemontese che è comprensivo dei 25 sistemi idrografici, cosi come individuati
e descritti nella loro situazione di fatto
in una recente proposta per l'intervento regionale in materia di difesa e sistemazioni idrogeologiche 2 .
La stessa mappa indica come la perimetrazione ai confini nazionali e regionali raccolga tutta la parte alta del bacino del Po, racchiusa dal giro delle Alpi Marittime, Cozie, Graie, Pennine,
Lepontine, con una sostanziale identi-
tà tra regione fisiografica e regione politico-amministrativa, se consideriamo
l'insieme Piemonte-Val d'Aosta. In questo senso, qualche lieve difformità va rilevata in corrispondenza di alcuni bacini montani sul confine ligure; più importanti invece le difformità tra gli andamenti del confine regionale e del sistema idrografico rilevabili in corrispondenza della Lomellina e dell'oltre
Po, zona attraversata da tutto il tratto
finale della Agogna, del Terdobbio, e
del Ticino (fiume di frontiera con la regione lombarda, la cui sua confluenza
al Po è segnata dalla localizzazione di
Pavia).
Notiamo questa situazione di complessiva coerenza tra il disegno dell'andamento fluviale e quello della perimetrazione regionale, che assume rilevanza
nell'ipotesi di un piano regionale territoriale, che indichi anche proposte
d'uso per il sistema fluviale raccordate
a livello interregionale e intercomprensoriale.
È evidentemente la vicenda storico-politica del territorio che potrebbe precisare come in generale un corso d'acqua,
cioè un elemento con unità geomorfologica, viene invece inteso piuttosto quale elemento di suddivisione territoriale.
Al corso d'acqua, che è segno di immediata identificazione nel paesaggio, viene infatti attribuita una costante funzione di riferimento nella ripartizione
fondiaria.
Cosi' la percezione di un elemento naturale, il fiume, trasforma e accentua la
realtà visiva motivandola insieme di un
significato diverso, di segnalazione dei
limiti di territorialità e di proprietà.
Si snatura in questa convenzione d'attribuzione quella valutazione e percezione della unitarietà funzionale dell'eco/sistema fluviale, per altro già vili
»s
sivamente evidente nella caratterizzazione del paesaggio fluviale sull'insieme
del territorio attraversato.
È nota la necessità di superare le
difformità tra tali modi di valutazione
in un'ottica di intervento progettuale
stabilendo precise e unitarie relazioni
tra le sponde; necessità che si manifesta
ai diversi livelli di pianificazione, dall'intervento regionale — ad esempio nel
caso del parco regionale del Ticino —
all'intervento comunale — vedremo la
linea di confine lungo le anse del Po, ad
esempio tra Carignano e Carmagnola.
Portato a coincidere con un elemento
di separazione, con un effetto/barriera,
il fiume diventa una struttura di suddivisione territoriale che implica la regolamentazione dei vantaggi e degli svantaggi propriamente connessi a questa risorsa e alla sua utilizzazione.
Non a caso la regolamentazione giuridica delle acque interne è un'importante
problematica storica che sviluppa la definizione e i modi di tutela dei corsi
d'acqua, quali bene comune, attraverso
le norme di diritto pubblico e privato.
L'interpretazione del fiume come linea
di confine « naturale » consolidato come confine amministrativo è ricostruibile seguendo lo sviluppo storico territoriale, ed è verificabile per scale territoriali assai diverse.
Ad esempio, possiamo dapprima osservare in quale rapporto si pone il bacino
del Po rispetto alle suddivisioni regionali dell'intera Italia settentrionale.
La pianura Padana può essere considerata nel suo insieme come una sola,
enorme, unità morfologica interessata
dall'intero bacino del Po, all'interno della quale sono riconoscibili quelle differenziazioni dovute all'intenso processo
antropico; in quanto anche appoggiato
alle diverse caratteristiche morfologiche
del paesaggio della pianura variabili a
nord o a sud del Po, o ancora nella
zona del delta.
La regione fisica padana viene suddivisa dalle delimitazioni amministrative
proprio secondo la localizzazione dei
principali affluenti del Po, che assumono pertanto un carattere ed un ruolo
interregionale, con conseguenti problemi di gestione.
Tale norma — che vede, per tutto il
suo corso il Po inteso quale linea di
12
confine tra Emilia e Lombardia, ed Emilia e Veneto — viene appunto contraddetta solo dalla Lombardia nei due
brevi tratti corrispondenti al Ticino e al
Mincio, inclusi nel tratto finale del suo
perimetro regionale.
11 riconoscimento dell'unitarietà e l'interdipendenza dei problemi legati al sistema fluviale ha portato del resto all'istituzione del Magistrato del Po per il
coordinamento di tutti i problemi dell'assetto idrologico dell'area padana.
Rimane un problema politico tuttora
aperto l'ipotesi e la possibilità di impostare un programma interregionale di
organizzazione territoriale per l'intera
Pianura Padana, raccordabile, come
area unitaria, sulla configurazione del
bacino del Po. Si potrebbe, se l'argomento non costituisse un riferimento
troppo ampio per gli obiettivi e i limiti
di questa ricerca, indicare le ipotesi che
sono state avanzate a questo proposito
sul tema della Padania.
Il processo di trasformazione socio-economico ha certamente indotto nella
organizzazione territoriale dell'area padana fenomeni di scompensi e ha consolidato situazioni di marginalità, pur
all'interno di una area omogenea come
quella della più ricca pianura italiana
solcata dal Po, e, ora, dai corridoi infrastrutturali della ferrovia e della grande
viabilità.
In questo contesto, un elemento di continuità fisico-morfologica, importante e
condizionante come il corso del Po, è
stato individuato come l'asse strutturale di sviluppo, qualora la sua rilevanza e potenzialità venga rivalutata all'interno di un programma unitario di sviluppo economico e territoriale; l'indicazione in tal senso è per uno sviluppo
non monofunzionale del paesaggio del
Po, attraverso un'integrazione del corridoio naturale del fiume con le valenze produttive e insediative di un ricostruito paesaggio del P o 3 .
All'interno di questo disegno territoriale, il Piemonte ha una posizione secondaria, in parte collegata alla diversità
del paesaggio del Po nel tratto piemontese.
La mappa di fig. 1 riprende e mette in
evidenza il rapporto che intercorre tra
il sistema idrografico e gli ambiti territoriali degli enti locali operanti sul
territorio regionale; oltre alle suddivisioni comunali, sono infatti riportate le
sei delimitazioni provinciali e la nuova
perimetrazione dei quindici comprensori, istituiti con recente legge regionale.
Da queste sovrapposizioni si possono
dedurre osservazioni diverse per quanto riguarda, nei tre casi considerati, la
confrontabilità dei due sistemi indipendenti, il sistema naturale della rete fluviale, e il sistema delle suddivisioni territoriali, valido a livello giuridico-amministrativo; che sono peraltro scarsamente omogenei.
Può tuttavia interessare la verifica di
questo rapporto di omogeneità qualora
lo si filtri con l'indagine storica e qualora lo si riveda nella prospettiva di
interventi di pianificazione del sistema
fluviale.
A livello locale la perimetrazione comunale rimanda piuttosto al disegno storico della distribuzione degli insediamenti iniziali che ha stabilito, con la
presenza degli elementi naturali più rilevanti, e in particolare con i corsi
d'acqua, un rapporto preciso e definito
da una matrice ancora oggi in larga
misura identificabile e riconoscibile.
Allo stesso modo possiamo verificare
come si sovrappongano il disegno del
sistema idrografico e il disegno delle
delimitazioni comunali piemontesi e
leggerne le modificazioni avvenute localmente.
Cosi attraverso le linee di perimetrazione comunale, possiamo ritrovare una
indicazione sulla posizione originaria
della linea di confine rappresentata dalla mediana del fiume che, per la modificazione dell'alveo, può oggi risultare assai diversa e non più coincidente con il
corso fluviale: un fatto particolarmente
vistoso per le anse del Po nel tratto di
confine tra Carmagnola e Carignano.
Sono diverse, invece, le osservazioni per
quanto riguarda la relazione del sistema
fluviale con le delimitazioni provinciali,
datate al periodo della unificazione e
della fondazione amministrativa del Regno d'Italia; e soprattutto per quanto
riguarda le suddivisioni comprensoriali
attuali. Queste ultime, successive all'istituzione dell'Ente Regionale, sono state
stabilite nella fase iniziale di un'operazione di razionalizzazione della gestione
politico-amministrativa che, con i piani
territoriali, dovrà esprimere — a partire
dall'attuale situazione di fatto — gli
obiettivi per la riorganizzazione del territorio.
Vediamo quindi questi due casi, sempre col riferimento cartografico indicato.
In sponda sinistra del Po, Dora Baltea,
Sesia e Ticino delineano una spartizione
territoriale che è stata ripresa dalle suddivisioni provinciali, relative alle province di Torino, Vercelli, Novara, mentre in sponda destra, il bacino del Tanaro viene intercettato dalla perimetrazione delle province di Cuneo, Asti e
Alessandria (vedi fig. 1). La provincia di Cuneo, appunto largamente 'interessata dal tratto iniziale del Tanaro,
comprende anche il primo tratto del corso del Po, con i suoi primi affluenti di
destra, i torrenti Varaita e Maira, le
cui confluenze al Po appartengono tuttavia già alla provincia di Torino. Tutto il tratto del Po infatti, che va dalla
confluenza del. Pellice alla confluenza
della Dora Baltea, ed è progressivamente segnato dai punti di confluenza ravvicinati di tutti gli altri affluenti, interessa
la provincia di Torino.
I problemi legati alla sistemazione
idraulica sono quindi particolarmente
consistenti per sua stessa conformazione
territoriale, nella provincia di Torino.
La mappa in fig. 1 precisa anche il rapporto tra le perimetrazioni provinciali,
le perimetrazioni comprensoriali, e il sistema idrografico regionale, un rapporto
che è utile rivedere proprio in quanto
costituisce attualmente un livello di
coordinamento problematico nella suddivisione delle competenze sulle risorse
idrauliche.
La provincia, che ha rappresentato la
più estesa circoscrizione amministrativa nella suddivisione del nostro Stato
sino al momento del decentramento regionale, costituisce ancora tutt'oggi una
unità base delle suddivisioni tecnicoamministrative, in quanto non è ancora
avviato il riscontro tra ambiti operativi
diversi e tra le rispettive competenze di
settore.
Riscontro che dovrebbe permettere di rivedere i programmi di sistemazione
idraulica nell'ottica dei piani di bacino
fluviale; e che d'altronde, avendo la Regione assunto, con il recente decreto sul
decentramento del gennaio '78, molte
delle competenze in materia di politica
delle acque, prima attribuite allo Stato,
dovrebbe trovare ora effettiva soluzione.
Riprendendo le precedenti indicazioni a
livello di comprensorio si costituisce il
quadro di riferimento più pertinente
per dare una dimensione prospettica e
operativa ad una ricerca organica sul
paesaggio fluviale.
Il paesaggio fluviale rientra tra i problemi territoriali che devono trovare una
coerente impostazione che ne precisi
l'inquadramento rispetto agli indirizzi e
alle procedure di pianificazione territoriale in atto.
Ora, accanto agli ambiti amministrativi
comunali e provinciali, gli ambiti comprensoriali e subcomprensoriali, corrispondono a livelli intermedi e appropriati per l'impostazione del tema che
qui studiamo.
Gli stessi riferimenti valgono quindi già
a livello descrittivo delle problematiche
inerenti al paesaggio fluviale, in quanto tale descrizione è qui proposta come
introduttiva e funzionale a successive
precisazioni, necessarie ad una più
compiuta analisi e ad un eventuale prO'
gramma progettuale.
L'istituzione e la conseguente perimetrazione dei Comprensori, come livello subregionale, implica l'articolazione in piani territoriali di coordinamento comprensoriali del piano territoriale regionale, che dovrebbe tradurre gli orientamenti e le linee del piano di sviluppo
regionale.
Nell'area del Comprensorio di Torino
le attuali ipotesi di pianificazione del
paesaggio fluviale a scala territoriale
hanno riscontro, come vedremo, coi documenti di piano, relativi, dapprima, al
piano intercomunale e, ora, al piano
comprensoriale in corso di elaborazione.
Attorno al primo, si è dibattuta la
questione della perimetrazione dell'area
metropolitana, circoscritta poi alla l a e
2 a cintura dei comuni attorno a Torino.
L'ambito territoriale dell'area torinese,
cosi come disegnato dalle modificazioni
territoriali indotte dal processo di polarizzazione attorno a Torino consolidatosi negli ultimi 20/25 anni, e cosi come prescelto nelle successive ipotesi di
ristrutturazione territoriale, era quindi
staio fatto coincidere dapprima con i
53 comuni dell'area metropolitana 4, allargati successivamente ai 230 Comuni
dell'area ecologica 5 ; la perimetrazione
dell'area ecologica è stata infine sostanzialmente trasferita in quella del Comprensorio di Torino (vedi fig. 3).
Rispetto alla delimitazione provinciale,
il Comprensorio di Torino presenta una
perimetrazione territoriale che risulta
largamente sovrapponibile, anche se leggermente più ristretta, come si può leggere in fig. 1; tuttavia il rapporto tra
comprensorio e sistema idrografico è
meno precisabile di quanto non avvenga per la provincia, soprattutto per
quanto riguarda il caso del Pellice e della Dora Baltea, la maggior parte del
corso dei quali appartiene ai rispettivi
comprensori di Pinerolo e di Ivrea, ma
ad esclusione delle rispettive aree di
confluenza al Po, che appartengono
invece all'adiacente comprensorio torinese.
Come vedremo oltre, discutendo le ipotesi del PTC, la dimensione comprensoriale è la dimensione adeguata per
impostare un progetto organico di pianificazione paesistica del sistema fluviale, in relazione cioè con il disegno
dello sviluppo territoriale in atto e previsto e con il disegno ecologico del contesto naturale.
All'interno del comprensorio possono
essere verificate successivamente le articolazioni di questo progetto; se per
una prima impostazione dei problemi
trattati in questa ricerca è infatti necessario dare una dimensione comprensoriale di riferimento, tuttavia per la loro precisazione va necessariamente considerata una dimensione subcomprensoriale. Nel comprensorio di Torino, le dimensioni subcomprensoriali si possono
identificare intanto con le suddivisioni
corrispondenti alle Comunità Montane,
e alle Unità Locali dei Servizi, riportate
in fig. 3.
Alle prime competono evidentemente
tutti i bacini montani, che presentano le
caratterizzazioni specifiche del paesaggio fluviale nelle vallate alpine; le seconde, interessano il territorio pianeggiante percorso dai corsi d'acqua, che
suddividono in settori secondo la trama
illustrata in figura. Saranno da condurre su questi livelli intermedi quelle pre13
cisazioni in tema di paesaggio fluviale,
che traducono le ipotesi d'insieme in
analisi progettuali; identificando le unità di paesaggio fluviale caratterizzanti
e verificando in esse la congruenza dei
diversi interventi settoriali, individuati
necessari come per gli obiettivi di piano.
N O T E
1
Cfr. anche, alla scala 1:100000, la « C a r t a del
Piemonte » recentemente pubblicata a cura del
Servizio Cartografico dell'Assessorato alla pianificazione e gestione urbanistica.
Il rapporto tra il sistema naturale e il sistema
insediativo sul territorio regionale illustrato in
questa cartografia è pure l'oggetto della Carta
del Piemonte e degli Stati annessi elaborata dall'arch. A. Cattaneo a Torino nel 1800, che ricostruisce sulla base dei documenti cartografici allora disponibili, la situazione idrografica in Piemonte, insieme con la distribuzione territoriale.
A commento di questa mappa G. T . Michelotti
scriveva, rilevando l'importante sviluppo della
più minuta distribuzione della rete idrografica:
«_I1_ tronco principale del fiume lo vedremo formato da molti rami minori, e questi di moltissimi ramoscelli gradatamente sempre più piccoli ».
Da G . T . MICHELOTTI, Saggio idrografico del Piemonte, edito in Roma, M D C C C I I I , per i tipi
di Antonio Fulgoni.
2
IRES, Rapporto
sulla difesa idrogeologica
in
Piemonte, Torino, 1975.
1 25 sistemi idrografici analizzati in questo studio sono:
1) Toce, Ticino, Terdobbio; 2) Agogna; 3) Sesia;
4) Dora Baltea; 5) Chiusella; 6) Orco, Soana;
7) Malone; 8) Stura di Lanzo e Ceronda; 9) Dora
Riparia; 10) Sangone, Chisola, Lemina; 11) Pellice, Chisone; 12) Alto Po; 13) Varaita; 14) Maira; 15) Grana, Mellea; 16) Stura Demonte;
17) Gesso-Vermagnasca, Pesio; 18) Torrenti del
Monreg.; 19) Alto, Medio, Basso Tanaro; 20) Belbo; 21) Bormida; 22) Orba, Lemme; 23) Scrivia;
24) Curone; 25) Bacini minori del Monferrato e
delle Langhe.
3
Cfr. tra le dieci relazioni presentate al secondo
congresso nazionale del Po, organizzato a Mantova nell'ottobre 1971, G. Mercandino, Il territorio del Po asse portante fondamentale
di tutti
i modelli di assetto della Valle Padana.
La rivista « P a r a m e t r o » ha presentato nel 1972
un numero speciale (8-9) su « il Po e il suo territorio », che con vari contributi ha affrontato
alcuni aspetti inerenti all'organizzazione del bacino del Po.
Con l'esposizione « Padania - Cultura e territorio - Una mostra in costruzione » si è, lo scorso
anno, riproposta la problematica del territorio padano, come progetto conoscitivo.
4
Tale perimetrazione, corrispondente alla seconda cintura di Torino, era già stata indicata in
fase di elaborazione di Piano Intercomunale; ed
è stata adottata come dimensione di riferimento anche per successive analisi territoriali. In
14
un recente lavoro, SITECO (a cura di), La pianificazione territoriale nell'area torinese, Torino,
1976, è stato presentato un quadro preciso sulla
consistenza dei fenomeni in atto, a supporto
di una ipotesi di organizzazione territoriale.
5
Come nota a margine, occorre qui precisare
che la dizione di « area ecologica » adottata va
riferita concertualmente alle elaborazioni della
scuola di Chicago mutuate nelle ipotesi di lavoro
dell'IRES, mentre a scanso di equivoci grossolani
parlando successivamente di pianificazione ecologica del territorio intenderemo il processo che
individua e mette in relazione i condizionamenti
— in senso di valenze positive e negative —
posti dal sistema naturale a determinate f o r m e
di utilizzazione del territorio. Come vedremo del
resto questo problema è stato in una certa misura
messo a fuoco a livello programmatico nell'impostazione del Piano Territoriale del Comprensorio di Torino (PTC).
Elementi di ricomprensione storica
e situazione attuale
dell'organizzazione territoriale
connessa
alla presenza fluviale
viale e paesaggio costruito (vedi figu- Tuttavia una traccia della configuraziore da 4 a 15). La serie riguarda, insie- ne dell'impianto territoriale settecenteme con una rappresentazione dell'intero sco (conferma d'altronde di una preesicorso del Po e del suo tratto piemon- stente base territoriale) e di cui abbiaLe informazioni fornite dalla lettura tese, essenzialmente l'area che qui ci mo a disposizione le rappresentazioni
delle figure precedenti introducono il interessa, cioè Torino, estesa alla sua
(vedi figg. 9 e 10) ha conservato una
rapporto tra paesaggio fluviale e pae- cintura e al comprensorio (vedi in par- sua resistenza alle successive trasformasaggio urbano cosi come si configura
ticolare figg. 11 e 7).
zioni; e in tal senso potrebbe essere rioggi, da un punto di vista distributivo, In queste rappresentazioni degli insedia- cercata e ritrovata la spiegazione, la
nel territorio regionale e nel compren- menti lungo i fiumi, si enuclea quella conferma o la rettifica delle varie forme
sorio di Torino.
caratterizzazione portante del paesaggio in cui si è successivamente sviluppata
Come fattore di'organizzazione territo- fluviale espressa dall'organizzarsi degli la relazione
fiume/abitato.
riale, la presenza del sistema fluviale ha scambi e dello spazio territoriale lungo La gravitazione lungo gli assi fluviali,
stabilito, con la distribuzione e con le di esso.
intesi come fattori di dispersione e / o di
specifiche localizzazioni degli insedia- È possibile leggere il modificarsi delle accentramento territoriale, le differenmenti, una relazione precisa e motiva- relazioni tra fiumi e insediamenti già ziazioni tra il paesaggio del Po e quello
ta.
nella diversa grafia adottata nelle suc- degli altri corsi d'acqua per quanto riPur attraverso il succedersi delle trasfor- cessive descrizioni cartografiche di To- guarda la frequenza e la tipologia, acmazioni, anche nella situazione attuale, rino e la sua cintura; avvicinando ad
centrata o sparsa, degli insediamenti
la matrice delle relazioni tra fiumi e in- esempio le rappresentazioni settecente- lungo le sponde: secondo questi e altri
; sediamenti può quindi essere ritrovata sche alle rilevazioni ottocentesche e at- parametri la relazione abitato/fiume
nella permanenza territoriale delle pre- tuali, che illustrano questo e altri para- può essere stata conservata, prolungata,
j cedenti forme di occupazione dello spa- grafi della ricerca.
vanificata, lungo la vicenda della trazio lungo i corsi d'acqua.
sformazione degli impianti insediativi in
Si è infatti progressivamente ridotta
Sarebbe certamente significativo verifi- l'importanza grafica del segno fluviale quella che si può riconoscere come area
care questa caratterizzazione del paesag- nella rappresentazione, parallelamente di influenza fluviale.
gio fluviale nei vari tratti subcompren- ad un processo di valutazione riduttiva
Mentre si può rilevare, anche confronsoriali, analizzando cioè, nella sua per- dei caratteri morfologico-naturali nel
tando le mappe di figg. 4, 5 e 6, come
manenza e nelle sue modificazioni, il progressivo intervento di dominio sul una costante, la presenza di un corso
rapporto tra le due strutture, quella na- territorio, sempre meno condizionato d'acqua nei vari centri urbani piemonturale e quella insediativa, sia per quan- (apparentemente) dalla struttura na- tesi, le localizzazioni urbane lungo l'asto riguarda la tipologia distributiva ter- turale.
se del Po sono relativamente poco freritoriale, sia per quanto riguarda lo sviquenti in Piemonte e — diversamente
L'organizzazione spaziale della struttuluppo dei nuclei di agglomerazione.
dalla Lombardia, dove Pavia, Piacenza,
ra insediativa nell'area dei corridoi fluIn tal senso, come prima indicazione
Cremona, gravitano sul Po — non riviali è dipendente da molte variabili,
per istituire un termine di confronto
guardano i centri regionali più imporanche in quanto traccia delle modificaadeguato, possiamo osservare le immatanti, con le sole eccezioni di Torino e
zioni d'uso del suolo indotte dai procesgini della situazione, insieme lontana
di Casale.
si socio-economici; e certamente la trae presente, a un diverso periodo stori- sformazione da un punto di vista forLa presenza del Po in Piemonte si è
co; le mappe storiche qui pubblicate, male e quantitativo delle tipologie inseche si riferiscono soprattutto a docu- diative costituenti il paesaggio fluviale è espressa secondo un diagramma di relamenti cartografici del sec. XVIII, con- una componente da intendersi all'inter- zioni più dirette con i centri minori, che
sentono di ritrovare, nella sua eviden- no del processo generale di sviluppo si allineano soprattutto in sponda sinistra, e si accentua nel territorio toriza grafica, il rapporto tra paesaggio flu- territoriale.
nese; ne deriva una certa marginalità
LA DISTRIBUZIONE
DEGLI INSEDIAMENTI
15
M
(ALI ZI»'».
~ Ovili!» PUH
*
.oncobaudiam!
A A M M R»«PT AB
16
otru .
F'9- 4. Cursus Padi per Longobardiam
a fonte
usque ad Ostia cum fluminibus quae in if/um
se exonerant.
Aut.: Tobiam Conradum
Data: mancante.
Se.: 7 ; 518.500.
Dim.: 132 x 59.
Lotter.
Tecn. gr.: incisione e stampa.
Supp.: carta con supporto di tela.
Scrit. sul verso: Po corso dei fiume dalla sua
sorgente fino ai mare colli stati adiacenti
delineato e dato in luce dai geografo Tobia
Conrado Lotter.
A.S.T. sez. I, carte top.: A-B, Po n. 2.
17
Fig. 5. Le cours de Po dedié au Roy
Padre Placido Agostiniano scalzo (stralcio).
Incisore: Berey.
Data: 1734. Parigi.
Se.: 1 : 253.600.
Tecn. gr.: incisione
a stampa.
Supp.: carta con supporto di tela.
Scrìt. sul verso: Po carta corografica in stampa
dei corso del fiume delineata e dedicata
a S. M. Cristianissima dai P. Placido Agostiniano
Scalzo nei 1734.
A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 1.
ONT
19
territoriale del corridoio urbanizzato
che segue il corso del Po, che nel tratto
piemontese ha un ruolo meno strutturante di quanto non avviene nei successivi tratti della grande pianura padana.
Per le trasformazioni socio-economiche
avvenute, i paesaggi urbanizzati gravitanti sulla fascia fluviale sono diventati
nella situazione attuale, paesaggi marginali — dal punto di vista economico e
produttivo — anche in un'area come
quella padana \
Questa marginalità, innescata dalla stessa riduzione dell'uso produttivo delle risorse fluviali, ma consolidata da una
più generale linea di modificazione
strutturale nell'economia di territori risultati periferici rispetto alle cosiddette
« aree forti », ha influito sulle caratterizzazioni degli insediamenti lungo il
paesaggio fluviale.
Si potrebbe verificare questo processo
nell'area piemontese, e anche nel comprensorio torinese, dove i paesaggi fluviali sono, comunque, più diversificati:
in quanto maggiormente segnati dal fenomeno di polarizzazione avvenuta, nei
suoi effetti sia di trasformazione dei
centri abitati vicini a Torino, sia di
marginalità cosi indotta, nelle aree
agricole adiacenti. La decisione di utilizzare, conservare, valorizzare il paesaggio fluviale, deve quindi passare anche attraverso la valutazione della preesistenza insediativa lungo di esso, nella sua consistenza attuale e nelle sue
potenzialità per un progetto coordinato
di sviluppo territoriale 7.
Si può notare sulla mappa regionale (vedi fig. 1), la non casuale corrispondenza dei capoluoghi di provincia e di comprensorio e la localizzazione fluviale. Se
analizziamo, tra i capoluoghi di provincia: Torino, Alessandria, Cuneo; e tra
i capoluoghi di comprensorio: Fossano,
Pinerolo, Casale, Borgosesia, individuiamo alcuni dei centri nei quali è presente una relazione storica tra fiume/città
e dove sono quindi identificabili le soluzioni paesistiche adottate nelle successive fasi della costruzione urbana; ma
dove è pur sempre presente una matrice
comune per un progetto nuovo che
quindi riproponga oggi il rapporto fiume-città come potenzialità paesistica.
In tal senso, a scala locale, si potrebbe
verificare l'interesse che una pubblica20
zione recente 8 ha indicato e documentato proprio per questa tipologia di spazi urbani lungo i fiumi.
Nell'area del comprensorio di Torino,
la struttura del paesaggio fluviale delinea — al confronto con l'insieme del sistema urbanizzato — precise caratterizzazioni e relazioni di reciprocità.
In quest'area il corso del Po incontra il
più importante centro urbano in Torino, in posizione baricentrica tra due
tratti a monte e a valle che segnano
la pianura che si prolunga dalla confluenza del Pellice a quella della Dora
Baltea; a Torino, la caratteristica del Po
quale fiume della pianura viene in parte
a modificarsi per l'incontro sulla sponda destra, del sistema collinare, che accompagna con una nuova caratterizzazione morfologica tutto il successivo
tratto a valle della città.
Le mappe storiche qui inserite, vedi
i due gruppi di figg. 10, 11, 12 e figg. 13,
14, 15, danno una prima descrizione
di questa articolazione del paesaggio fluviale comprensoriale in due unità territoriali a monte e a valle di Torino; e, come vedremo, corrispondono a punti nodali nella organizzazione attuale e prevista di tale paesaggio.
Nel comprensorio torinese, e in Piemonte, il sistema idrografico e il sistema urbanizzato hanno oggi evidentemente il
loro nodo più importante e rappresentativo nel Po a Torino.
Tuttavia questo dato si è venuto consolidando in un periodo relativamente
recente, in relazione allo sviluppo crescente e polarizzato della città; la Torino capitale d'Italia, e ancor più la Torino del momento napoleonico, presentava infatti una situazione di densità
d'uso e di forme di urbanizzazione in
rapporto al fiume più omogeneo a quella attuale di altre città, quali Chivasso,
Casale, Cuneo, Pinerolo. La permanenza di una immagine « stabilizzata » del
paesaggio fluviale, è quindi più evidente
oggi al di fuori dell'agglomerazione torinese; anche se in una certa misura, la
progressiva riduzione dell'interesse all u s o del paesaggio fluviale accomuna a
Torino anche i centri minori. Questa
riduzione rimanda infatti a motivazioni
che hanno riferimenti comuni, in modelli socio-culturali, in linee di crisi
dell'identità urbana che portano a sco-
raggiare ogni forma di appropriazione
dello spazio urbano comune.
Nel comprensorio torinese, il confronto tra il sistema urbanizzato e il sistema
fluviale, indica nell'area di Torino estesa ai comuni della prima cintura, e nelle aree gravitanti attorno a CarignanoCarmagnola da un lato, e a BrandizzoChivasso dall'altro, le aree di priorità
per un progetto d'uso delle risorse naturali organizzato attorno al paesaggio fluviale.
Si potrebbe infatti riprendere l'indicazione della distribuzione attuale della
popolazione lungo gli assi fluviali, illustrata in fig. 3 che misura l'incidenza
attuale del paesaggio fluviale nei riguardi della popolazione accentrata.
È subito evidente che il paesaggio fluviale è « paesaggio quotidiano » per la
maggior parte della popolazione del
comprensorio, anche se si tratta attualmente, soprattutto e solamente, di un
« paesaggio potenziale » al di fuori di
reali possibilità d'uso.
Ma questo motiva l'interesse per dare
consistenza progettuale alle indicazioni
programmatiche per il paesaggio fluviale, che qui oltre considereremo, anche
a partire dalla matrice storica delle
relazioni paesistiche tra
fiume/città/territorio.
N O T E
6
Cfr. per un primo riferimento la nota 3 del
paragrafo precedente.
Ad esempio cfr. la proposta per il Progetto per
lo sviluppo
integrato dell'Adda,
in « Lotus »,
n. 14/1977.
8
ROY MANN, Rivers in the city, New York, Washington, 1973: un lavoro di un « landscape
architect » americano che, se p u r a livello introduttivo, tende a legare soluzioni storiche e problemi attuali attorno al tema fluviale. Questo
testo presenta e avvicina, attraverso una buona
documentazione fotografica e di piano, i profili
di quindici situazioni u r b a n e e territoriali, in
cui ia presenza fluviale è u n parametro evidentissimo di identificazione della forma u r b a n a e
un elemento chiave della progettazione u r b a n a
e paesistica.
7
Fig. 6. Mappa geografica esattissima delle
Provincie dei Tortonese Pavese,
Alessandrino,
contenute dai corso dei Fiume Po, Tanaro
e Tidone con l'adiacenti montagne della Liguria,
novamente pubiicata nella stamperia presso
le scole Palatine di Milano de
Marc'Antonio
dai Re, incisore in Rame.
Aut.: Marc'Antonio
dai Re incisore in Rame.
Data: mancante.
Se.: 1 : 76.800 circa.
Dim.: 118 X 76.
Tecn. gr.: stampa.
Supp.: carta rilegata su tela.
Scrit. sul verso: tortonese - Carta geografica
in stampa delle Provincie dei Pavese,
Alessandrino
e dei Tortonese contenute dai
corso dei Fiume Po, Tanaro e Tidone,
pubblicata da Marc'Antonio
dai Re, incisore
in Milano sulla scala di 1 a 76.800 circa.
A.S.T. sez. I, carta top. Tortonese.
21
!
•SS
""• iollilnmmtdiSt ÉSt^
~ F**r< 7jrj CJ, , u/i»r. J21t£»i
Fig. 7. Carta Corografica continente la linea
perimetrale dei nuovo Distretto riservato per
ia Regia Caccia in giusta misura conformemente
aita Misura reale fatta dall'infratto Ingegnere
d'ordine di S.S.R.AI. e secondo l'Istruzione di
S E. il S.r C.te di Genoia Gran Cacciatore,
nei 1741 e 1742.
Aut.: Gian Tommaso Monte.
Data: 1744.
Se.: 1 : 35.280.
Dim.: 169 X 125.5.
Tecn. gr.: china nera e acquarello.
Supp.: carta su tela.
Scrit. sul verso: Torino, ossia Carta corografica
dei Distretto Generale riservato per le
Regie Caccie, stabbiato da S. M. H Re Cario
Emanuele con diritto deiii 8 giugno 1741,
formato e terminato conforme all'Istruzione
di Sua Eccellenza il S. Conte di Genoia
Gran Cacciatore, datt'ing. Gran Tommaso
Monte nell'anno 1744, sulla scala di 1 :35.280.
A.S.T. sez. I, carte top. Torino n. 18.
Fig. 7 bis. Stralcio Fig. 7.
23
I
'(tA/grUt
Fig. 8. Carte Generate du Département du Po.
(extraite de ia grande Carte Générale de
l'Ingenieur B orgonio mise au jour 1683.
rectifiée en 1772). Dressée par Monsieur La
Ramée Pertinchampt Ingenieur en Chief du
Corps Imperiai des Ponts et Chaussée pour servir
a taire connaitre les positions geographiques
des Communes. composant le di Département.
pouvant egalement servir pour ia partie
hidrographique et mème pour celle Itinéraire
des routes classées par ie Gouvernement.
que pour Statistique et Minerai.
Aut.: estratto dai Borgonio
Pertinchampt.
24
dall'ing. La Ramée
Inc.: Chianale Amati et Tela a Torino.
Data: 1807.
Se.: 1 : 194400.
Dim. 85.5 X 59.
Tecn. gr.: stampa.
Supp.: cartoncino.
Scrlt. sul verso: Piemonte ossia Carta dei
dipartimento dei Po, ricavato dai Borgonio
e data in luce nei 1807 dall'ing. La Ramée
Pertinchampt. con osservazioni e notizie sulla
scala di 1 : 194.400.
A.S.T. sez. I, carte top. Piemonte n. 3.
•
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M.JML»
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fivàt.
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Fig. 9. Carta della Provincia di Pinerolo
dedicata a S. Sacra Rea/ Maestà Vittorio
Emanuele Re di Sardegna, di Cipro e
di Gerusalemme.
Aut.: F. Pojretti Già Soldato nei Reg.to delle
Guardie.
Data: mancante.
Se.: miglia 6 = cm 6,5.
Dim.: 52 X 40.
Tecn. gr.: china nera e acquarello.
Supp. carta da disegno.
A.S.T. sez. I, arch. segr. 10 A IV rosso.
25
Fig. 10. Il corso del Po da Sa/uzzo a Torino
con li campi che fecero li alleati nei 1690
Aut.: T. Collonello Alfonso
Lambertengo.
Maggiore Generale dell'esercito nello Stato
di Milano.
Data: 1690?
Se.: di Miglia Tré = cm 9.
Tecn. gr.: china seppia e acquarello.
Supp.: carta da disegno.
A.S.T. sez. I, carte top. arch. segr. 5 - A II
rosso.
26
Fig. 11. Carta che comprende il corso del Po
da Torino sino a Carignano, a Rivoli.
Data: mancante.
Se.: 1 : 16.416.
Dim.: 137,5 X 96.
Tecn. gr.: china nera e acquarello.
Supp.: cartoncino da disegno.
Scrit. sul verso: Progetti di strade tendenti
da Torino a Carignano, e da Monca/ieri
a Rivoli - Senza data e senza sottoscrizione.
Sulla scala di 1 : 16.416.
A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Torino n. 8.
27
Fig. 12. Aut.: F. Patteri e altri.
Data: 1735/1790.
Se.: mancante.
Dim.: 92 x 106.
Tecn. gr.: china nera e acquarello.
Supp.: cartoncino con supporto tela.
28
Scrit. sul verso: tipo della strada fra
Monca/ieri - La Loggia - Villastel/one
(copia estratta dall'originale esistente
nell'archivio delle R. Finanze) fatto da
Patteri Giovanni, 1735.
A.C. Moncalieri, A.S., serie V. - Parte I, n. 62.
Fig. 13. Tipo presentaneo del letto del fiume
Po, principiando dalle fini di Gassino
intersecando quelle di S. Raffaele, Brandizzo,
Cimena e termine su quelle della città di
Chivasso e Castagneto.
Aut.: Vittorio Bosso, misuratore.
Data: ottobre 1774.
Se.: 1 : 5.040.
Dim.: 120 X 56.
Tecn. gr.: china nera e acquarello.
Supp.: cartoncino da disegno.
Scrit. sul verso: Po piccola parte del corso de!
fiume dalle fini di Gassino sino a quelle
di Chivasso levato in ottobre 1774.
A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 8.
Cfr. inoltre la seguente mappa (qui non
pubblicata):
Tipo regolare del corso principale
del fiume Po e dei canale denominato
d' Rocchi decorrente fra li territori di
Gazzino, Brandizzo, Cimena, e San Raffaele
e questo nel territorio di San Raffaele fatto
dall'Architetto Carretto in seguito al decretto
del signor conte Ferrerò delti 13 luglio 1774.
Aut. arch.: Carretto.
Data: luglio 1774.
Se.: 1 : 2.376.
Dim.: 191 X 69.
Tecn. gr.: china nera ed acquarello.
Supp.: cartone da disegno.
Scrit. sul verso: Po piccola parte del corso
del fiume vicino al Brandizzo e Gassino e Cimena
levato in luglio 1744 dall'arch. Carretto per
particolari questioni.
A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 9.
29
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Fig. 14. Tipo in misura del corso del Fiume
sopra H territori di S. Raffaele, Cimena,
Brandizzo e Chivasso.
Po,
Aut.: Carlo Maria Castelli ingegnere.
Data: 15 luglio 1751.
Se.: 1 : 4.824.
Dim.: 96 X 70.
Tecn. gr.: china nera e acquarello.
Supp.: carta da disegno.
Scrit. sul verso: Po. Corso del Fiume Po nei
territori di S. Raffaele, Cimena, Brandizzo
e Chivasso; levato in luglio 1751
dall'Ingegnere Carlo Maria Castelli,
per particolari questioni sulla scala di 1 : 4.824A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 6.
31
32
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Fig. 15. Tipo regolare del corso del fiume Po
dal sito in cui trovasi H porto di Castiglione sino
alla confluenza di esso con quella della
Sturel/a, l'andamento della quale resta pure
segnato nella presente carta.
Data: 27 dicembre 1790.
Dim.: 106 X 400.
Tecn. gr.: china ed acquarello.
Supp.: carta.
A.S.T. sez. Riun. To-Acque Po 98.
33
LE INFRASTRUTTURE
DI COLLEGAMENTO
Il rapporto distributivo esistente tra
struttura insediativa e struttura fluviale
nel territorio va considerato tenendo evidentemente presente, insieme ad esso, il
connettivo rappresentato dalla rete infrastnitturale delle vie di comunicazione.
Le indicazioni date dalla fig. 2 forniscono primi elementi per un quadro
della situazione attuale di questa rete,
con particolare riguardo all'incidenza
della grande viabilità sul sistema fluviale, e sugli insediamenti a questo
adiacente.
Le modificazioni più rilevanti nella rete
infrastrutturale sono state infatti quelle
indotte dello sviluppo recente, dovute
evidentemente alla crescente importanza
del sistema dei trasporti nella economia dello sviluppo territoriale; il fatto
che, tra le variabili del progetto della
grande viabilità, le questioni d'inserimento paesistico siano state e siano considerate, argomento secondario o irrilevante risulta evidente e ormai fissato in
situazioni irreversibili, in molte delle
trasformazioni territoriali indotte dal
nuovo sistema viario nell'area torinese.
L'attenzione e l'interesse per l'impostazione paesistica di un tracciato come
quello della autostrada Torino-Ivrea non
è certo stato riproposto né egualmente
ripreso negli altri casi di tracciati autostradali.
Si può, invece, piuttosto riconoscere una
progressiva indifferenza delle scelte alla grande viabilità, in rapporto col territorio attraversato; scelte che del resto
non sono senza riferimento al fenomeno di prevaricazione tecnologica sull'ambiente, che conosciamo come problema più generale.
In tal senso le soluzioni adottate nell'ambito del progetto della grande viabilità per superare i condizionamenti naturali posti dai corsi d'acqua nel territorio attraversato possono servire per una
verifica più specifica e sufficientemente
significativa: come esempio, facendo riferimento alla fig. 2 e alla documentazione più precisa della terza parte
di questo lavoro, possiamo vedere i no34
di d'incontro del sistema autostradale
tangenziale della cintura torinese col sistema fluviale, sul Po, Sangone, Dora e
Stura in particolare.
Tra il paesaggio preesistente e il paesaggio indotto dall'intervento di viabilità può non esistere quasi alcun rapporto di continuità; ma non solo è la
perdita della qualità del paesaggio fluviale naturale preesistente che crea il
problema, quanto il modo di condurne
le trasformazioni con interventi e progetti unidimensionali, indifferenti ed
estranei al contesto paesistico.
Si vedono cosi situazioni in cui si è prodotta quasi una cancellazione del segno
fluviale — vedi ad esempio il tratto
autostradale lungo il Sangone, con effetto di argine artificiale e indipendente
dalla preesistenza naturale — e situazioni in cui, col tracciato viario, si sono
ritagliati lungo il fiume degli spazi marginali che, come residuati agricoli o urbani, rendono precaria qualsiasi utilizzazione successiva. In tal modo, con l'intervento per la sola viabilità si sono venute precludendo le possibilità esistenti
per il progetto « positivo » di un nuovo
paesaggio fluviale: nei tracciati viari che
costeggiano le sponde fluviali si sono
cosi, spesso, perdute quelle indicazioni
che erano disponibili — anche a partire
dalla riconsiderazione delle esperienze
di parkway — e si sono inoltre annullate molte delle relazioni esistenti o
possibili tra il sistema delle sponde e
la trama insediativa che su questo poteva gravitare.
Gli attraversamenti fluviali rappresentano un altro punto di difficoltà di inserzione della viabilità nel paesaggio fluviale e ancora costituiscono un elemento di frattura tra il sistema fluviale e il
sistema della viabilità secondaria, che
non può servirsi degli stessi attraversamenti della grande viabilità.
Si ripete, infatti, il caso già presentatosi al momento dell'impianto territoriale
della infrastruttura ferroviaria, venuta a
portare un primo effetto di barriera artificiale tra territorio fluviale e territorio
abitato.
Infatti il progetto territoriale conseguente all'introduzione della rete ferroviaria è il primo programma infrastrutturale di nuovo impianto che può es-
sere considerato — proprio d'altronde
come l'attuale infrastruttura autostradale — anche per l'aspetto delle sue
relazioni paesistiche col territorio attraversato.
Tali relazioni sono da valutare coerentemente con il progetto infrastrutturale
e quindi sia nella sua dimensione d'insieme, come nella dimensione di dettaglio.
Si potrebbero seguire come esempi in
tal senso, le scelte adottate per dare soluzione agli andamenti paralleli dei tracciati ferroviari e delle linee dei corsi
d'acqua che percorrono le valli, e i problemi affrontati con la nuova tecnologia
per il progetto delle strutture metalliche
di attraversamento dei corsi d'acqua 9 .
Gli attestamenti in città delle linee ferroviarie portano ad altri problemi d'inserzione paesistica particolari, soprattutto là dove, nella costruzione urbana,
la presenza fluviale è un elemento importante; ad esempio il nodo ferroviario
impostato a Cuneo, e ad Alessandria, inserisce una reale barriera tra fiume e
città che, anche se parzialmente circoscritta a qualche tratto, non è rimasta
senza rapporto con lo sviluppo urbano
successivo.
D'altra parte nella valutazione attuale
della rete ferroviaria esistente si potrebbe osservare che molti tratti di linee trasversali secondarie consentono un avvicinamento più puntuale e più diretto al
paesaggio fluviale del comprensorio —
è indicativo ad esempio il costeggiare e
l'attraversamento del Po nel tratto a valle di Torino della linea ferroviaria collinare Torino/Asti.
Questo argomento potrebbe quindi essere riproposto con attenzione all'interno
di un progetto di nuova utilizzazione
ricreativa dello spazio fluviale nel territorio comprensoriale.
Infatti, evidentemente, tutta rete infrastrutturale più capillare prende interesse in una analisi operativa del paesaggio di sponda fluviale, e questa analisi rimanderebbe anche alla individuazione della matrice storica dei percorsi,
per chiarirne i nessi con gli insediamenti e con il corso d'acqua.
Un tema quest'ultimo che in questa sede non può che essere accennato e al
quale del resto la serie storica delle ta-
vole pubblicate fornisce un primo
supporto di verifica iconografica. È nel
periodo successivo alla restaurazione,
che — cresciute le esigenze del movimento commerciale — vengono riprese quelle proposte francesi che nel
periodo precedente avevano fatto il punto in tema di viabilità, sia valorizzando
la rete preesistente, curandone soprattutto la manutenzione, sia impostando
interventi tesi a potenziare le grandi vie
di comunicazione.
Soprattutto è in questo momento, tra gli
anni 1816/17, che viene riorganizzato,
da un punto di vista istituzionale e legislativo, l'intero settore degli interventi
territoriali comprensivi di « tutti gli oggetti relativi ai ponti, strade acque e selve ».
Agli ingegneri del Real Corpo del Genio
Civile dapprima aggregati al Genio Militare — viene infatti affidata a partire
da questi anni « l'esecuzione degli ordini e istruzione emanati da una Intendenza generale dei ponti, acque, strade
e selve, che (l'anno dopo) prese il nome
di Azienda Economica dell'interno, e
venne posta alle dirette dipendenze del
Ministro dell'Interno.
L'organizzazione del settore, tra il
1816/17 venne completata, mediante
l'istituzione di un Consiglio superiore, e
di un Congresso permanente (di ponti,
acque, strade e selve)... Primo risultato
dell'attività del Congresso permanente,
in cooperazione coll'Azienda Economica dell'Interno, fu la preparazione di
quattro regolamenti (per ponti e strade;
per le acque; per il servizio dei ponti,
strade ed acque; per gli atti e contratti
d'acque e strade), approvati dal re e
andati in vigore con la pubblicazione
delle patenti 29 maggio 1817, che riordinano tutta la complessa materia, costituendo al riguardo la base della successiva legislazione sabauda » 10.
La situazione territoriale che con questi
provvedimenti doveva essere controllata, era d'altronde piuttosto difficile, per
quanto riguardava la viabilità; ad esempio sulla strada verso Milano: « mancavano i ponti, e l'attraversamento dei fiumi, torrenti e torrentelli, di cui le belle
pianure erano come sono, ricchissime, si
volgeva in gran parte su barche e zatteroni. Anche qui, lavori iniziati nel
periodo napoleonico, ma non ancora
portati a termine, per quanto l'importanza economica e militare della strada
avesse spinto, in questo caso, a più vigorosi interventi il governo francese.
A tutto il 1814, erano stati gettati tre
ponti in legno sulla Dora Riparia, presso Torino, sulla Stura, e sulla Sesia.
Mancavano però i ponti sull'Orco e sul
Malone, del ponte sul Ticino, a Buffalora, erano state costruite soltanto le dieci
pile, e in via di compimento si trovava
il ponte sulla Dora Baltea, a Rondizzone... » 10.
Queste notizie tracciano un primo riferimento alla situazione del paesaggio fluviale come parte costituente del territorio urbanizzato, nel periodo che, precedendo lo sviluppo industriale, può riassumere la preesistenza territoriale nelle
sue condizioni di relativa staticità.
I documenti d'archivio, relativi allo stesso periodo, che proponiamo nei successivi capitoli, possono inoltre integrare
questi primi riferimenti e porsi quindi
come utili termini di confronto, per capire la matrice storico-territoriale del
paesaggio fluviale nell'area torinese.
N O T E
9
Cfr. la documentazione dei primi progetti di
ponti metallici costruiti dal Genio Civile negli
anni attorno alla metà del secolo scorso, ad
esempio:
— i ponti sulla Stura, Malone, Orco della linea
ferroviaria Torino-Milano;
— i ponti sul Po, a Moncalieri e a Casale.
Si tratta di progetti dove è presente e precisato
il riferimento tra le strutture portanti del ponte
e le condizioni di sponda, quale indice di una
maggiore unitarietà dell'intervento di viabilità
nel contesto territoriale.
!0 GUDERZO G., Vie e mezzi di comunicazione
in
Piemonte dal 1831 al 1861, Torino, 1961.
NOTA SULLA
E DELLE
NAVIGABILITÀ
VIE D ' A C Q U A
DEI F I U M I
REGIONALI
La creazione di una nuova infrastruttura di trasporto che utilizzi i corsi d'acqua — quale una idrovia — sembra, oggi, assai problematica da diversi punti
di vista; sia essa prefigurata nella ipotesi di un intervento necessario per rendere navigabili tratti del corso del Po,
o nella ipotesi della costruzione di nuovi
canali.
Per il Piemonte, considerata la scarsa
navigabilità del Po, vale piuttosto questa seconda ipotesi per la soluzione al
problema della « navigabilità » regionale, che peraltro risulta estraneo agli
attuali orientamenti di sviluppo.
Tuttavia attorno a questo argomento si
sono elaborati numerosi e precisi piani,
in risposta alla individuazione, sviluppata e ripresa in successivi momenti storici, di tale infrastruttura come un intervento portante per lo sviluppo dei
collegamenti e degli scambi economici
della Regione.
Sono state, infatti, successivamente individuate soluzioni diverse per il collegamento via acqua di Torino e della Regione — tramite il Po — al mar Ligure
e al mar Adriatico.
Nell'ambito dell'ultimo progetto elaborato 11 per il sistema padano delle comunicazioni per via d'acqua è stata
adottata la scelta di integrare il corso
del Po — reso navigabile da Piacenza
al mare — con importanti tratti di nuove canalizzazioni; lo schema di fig. 16.
riporta il sistema previsto, coi collegamenti ai laghi e alle principali città e
aree industriali dell'area padana, dove
si dovrebbe motivare e sostenere l'interesse economico di questa nuova infrastruttura di trasporto.
Le difficoltà della realizzazione di questo progetto risultano evidenti osservando le ripartizioni tra tratti in esercizio,
tratti in costruzione e tratti solo progettati, riportati in fig. 16; infatti, anche
se questi dati si rifanno a un documento datato a circa 10 anni fa, lo stato di
avanzamento dei lavori non si è di molto modificato, mentre sono aumentate le
perplessità attorno all'utilità di una tale
infrastruttura territoriale.
36
Con il solo tratto Milano-Cremona in attuazione, il progetto italiano è rimasto
quindi bloccato alla situazione indicata.
Mentre in altre regioni europee, dove
per altro la situazione è più favorevole
alla rete idroviaria, si continua ad attribuire molta attenzione, come nuovo
collegamento Nord-Sud Europa di grande rilevanza economica, alla infrastruttura idroviaria.
Rimane quindi abbastanza remota la
realizzazione del collegamento previsto
al sistema idroviario padano dell'area
piemontese, nella situazione attuale; per
ora anche l'ultimo progetto si allinea
nella serie storica delle varie soluzioni
che si sono susseguite tra l'inizio '800 e
l'inizio '900, e che, come vedremo, sono
rimaste sulla carta. In fig. 16 bis sono
comunque riprese le indicazioni progettuali del sistema idroviario proposto per
l'area piemontese: i due tratti di idrovia
Torino-Novara-Ticino e Novara-Acqui
Terme, sulla lunghezza prevista di 93
km e 98 km comporterebbero, rispettivamente, due e nove conche oltre ai
seguenti porti e scali:
Primo
tratto
— Porto terminale Torino-Settimo
(porto commerciale)
— Porto di Torino Verolengo
(porto industriale)
— Porto di S. Germano Vercellese
— Porto di Novara
— Scalo di Formigliana
— Scalo di Saluggia
— Scalo di Biandrate
Secondo
tratto
—
—
—
—
—
—
di Vercelli
di Casale
di Alessandria
terminale di Acqui Terme
di Orfengo
di Palestra
Porto
Porto
Porto
Porto
Scalo
Scalo
Come si vede, le indicazioni per « il porto di Torino » interessano l'area di Settimo, confermando quelle localizzazioni
già individuate nelle proposte urbanistiche di Piano Regolatore e di Piano Intercomunale, quale esito delle precedenti
formulazioni dell'intervento di navigabilità regionale.
Per ora, quanto alle condizioni di realizzabilità, anche quest'ultimo progetto
per la rete navigabile piemontese permane avveniristico, dopo tutte le varie
soluzioni sviluppate, egualmente rimaste allo stato di progetto utopico.
Tra queste, il progetto Capuccio, che
costituisce il riferimento obbligato e più
importante, anche in relazione agli sviluppi successivi, risale all'inizio della
seconda metà dell'800: in fig. 17 la
proposta è formalizzata nell'immagine
della pianura padana solcata dalla ferrovia e dalla via d'acqua progettata.
Uno schema che vale quale sintesi dell'intero programma, di cui l'autore sottolinea l'interesse economico sovranazionale; in quanto il collegamento previsto avrebbe interessato tutta l'area
meridionale europea.
Il progetto Capuccio, al 1865, propone
infatti una soluzione per la rete idroviaria che prende l'avvio dal dibattito che
indicava nella costruzione delle grandi
infrastrutture di trasporto — per ferrovia e per via d'acqua — una condizione determinante per lo sviluppo economico delle regioni; un problema che
successivamente si ripresenta e rimane
irrisolto in Italia, nonostante le sequenze di interventi e di proposte a sostegno
della ribadita necessità di una soluzione
operativa e nonostante gli accordi e impegni di inserimento da parte dell'Italia
nel progetto di navigabilità europeo.
D'altra parte le premesse per questo intervento infrastrutturale di grande portata elaborato nel progetto Capuccio
sono da ritrovarsi nelle scelte e nelle
ipotesi sviluppate precedentemente, in
periodo napoleonico, insieme con il sistema viario nel disegno politico-economico dei collegamenti interregionali.
Progetti di tali dimensioni indicano anche l'importanza delle questioni di navigabilità nel territorio piemontese e a
Fig. 16. Schema delle linee
previste nei sistema padano,
(da V. Zignoii. op. c i t j .
navigabili
Fig. 16 bis. Schema delle idrovie
per ii Piemonte.
(da V. Zignoii. op. c i t j .
progettate
NOVA»*
VtKCtUI
TOKINO
MI)
UUSSANDRIA
• ASTI
PORTI
GSNOVA
CONCHE
SAVONA
37
Torino, sia per usi militari, sia per usi
commerciali, e sono da mettere al confronto con le condizioni reali della navigabilità fluviale in quel tempo.
Ne possiamo ritrovare un quadro abbastanza preciso in questa descrizione dei
primi anni deH'800 che analizza difficoltà inerenti alla situazione idrografica e
alle condizioni d'uso presenti nei corsi
d'acqua. « Diciamo della Navigazione,
e segnatamente di quella del Po, che è
il fiume giornalmente navigato in ogni
tempo.
I frequenti naufragi, che massima da un
decennio a questa parte vi succedono,
possono attribuirsi principalmente al
non tener incassato abbastanza il fiume
in un ramo solo, con che occupandosi
maggior terreno, l'agricoltura stessa è
non poco danneggiata.
II fiume essendo diviso in più rami fa
si che le barche in tempo di siccità non
possano scendere, o montare cariche
con sicurezza poiché, oltre ai materiali,
come alberi, zocchi & c. che in tempo
di piena si arrestano nei diversi rami,
vi è poi tante volte un'altezza d'acqua
minore di quella necessaria al porto delle navi, e bene spesso i Barcaioli risalendo non avvisati prendono quel tal
ramo, ed ivi incamminati, trovansi senza l'acqua necessaria; altre volte scendendo con quella rapidità, che l'andare
a seconda procura alla nave, trovansi
a toccare in qualche fondo duro, ed ivi
periscono.
Pare veramente, che in un fiume di questa portata non dovrebbero succedere
simili accidenti, ma pure succedono.
Un altro impedimento presentano le
molte dighe, e ficche dei Molini, le quali forzano l'acqua contro alle ruote pel
giro delle medesime, e ciò in quei rami,
in cui elleno vengono praticate, e che
pure sono navigabili » n .
Secondo la documentazione d'archivio il
passaggio delle dighe coi barconi avveniva nel seguente modo: « in salita i
barconi viaggiavano sotto forma di treni composti da vari natanti collegati e
rimorchiati da cavalli che camminavan o sullo stradino di riva.
Le dighe erano superate passando attraverso apposite porte praticate nelle dighe stesse; allora i treni di barche venivano spezzati ed il passaggio si effettua38
IfV..
Fig. 17. Progetto Capuccio (1865) - Torino
porto di mare: linea di navigazione interna
tra il Mediterraneo e l'Adriatico,
(da P. Condulmer, op. c i t j .
suddetta sia moltiplicata; soggiungiamo vasi eseguibile sino a giungere nella fosche nel principio del Secolo 18, era sa dei Bastioni di Torino, poiché quequesto navigabile sino in Asti, e che in sto canale avrebbe seguitato lungo lo
oggi talora si vede a risalire da Alessan- stradone di Rivoli, cioè per un terreno
dria sino a questa Città qualche navi- piano; giunte le barche nella fossa della città tra la porta Palazzo, ed il Borcella » 12.
Le soluzioni tentate per risolvere ade- go detto del « Pallone », ossia Borgo di
guatamente l'uso misto in atto lungo i Dora usava l'Autore del ripiego delle
corsi d'acqua, valgono nel periodo in « Conche », o « sostegni » (in francese
cui erano particolarmente vive sia le diconsi Sas d'Ecluse) ripiego conosciuto
esigenze di navigabilità, in difetto di dagli Italiani nei secoli addietro, e quinun efficiente sistema stradale e sino alla di praticatosi in Francia per il canale
comparsa della ferrovia, sia le esigenze di Linguadoca.
di utilizzazione dell'energia idraulica ri- Con tali sostegni, o conche si abbassasultante la sola disponibile. Non a caso, vano, o si alzavano le barche sino al
quindi, il problema delle incompatibi- piano del Po, a cui erano dirette o col
lità d'uso risultò meno determinante mezzo di un canale, oppure servendosi,
negli anni successivi, e non vennero ed adattandovi la stessa Bealera dei Moquindi sviluppate le soluzioni proposte, lini della città, detti i Molassi.
alcune delle quali rimangono comunque Le Barche da usare sono appunto quelindicative. Considerando le difficoltà le che si vedono sul Po a Torino dette
inerenti alla navigazione, la soluzione- mezze barche.
tipo propone l'adeguamento dei corsi Il tragitto da Susa a Torino potevasi per
d'acqua e dei canali d'irrigazione esi- acqua fare in 9, o 10 ore, mentre li constenti in modo da renderli adatti anche dottieri in bella stagione v'impiegano un
alla navigazione, prefigurando una sor- giorno, e mezzo, o due giorni, e talota di sistema misto di navigabilità su ra tre nella cattiva stagione, la quale
fiume e su canale, che potrebbe svilup- sarebbe appunto quella in cui la Naviparsi su una rete più articolata di per- gazione avrebbe niente di commune colcorsi, e servire quindi più diffusamente le Irrigazioni delle Campagne » 14.
il territorio regionale.
Questi progetti (cfr. anche fig. 19) danLa realizzazione tecnica degli interventi no una misura delle utilizzazioni della
a) la soglia doveva essere più bassa
del livello dell'acqua di magra dopo il lungo il corso d'acqua che consentireb- rete fluviale come sistema capillare di
bero questa doppia utilizzazione del fiu- trasporto; che è interessante conoscere
salto;
me e del canale, per irrigare e per na- se pur si sono progressivamente ridotte
b) l'acqua defluente sopra la soglia dovigare, è illustrata nel modello proget- e annullate, anche come ipotesi d'uso.
veva avere un'altezza un poco superiotuale di fig. 18.
Il progetto Capuccio, come abbiamo
re al pescaggio della barca.
visto, selezionava invece l'intervento per
La dimostrazione dell'argomento rimaIn caso diverso le barche durante il pas- ne affidata ad un progetto più completo la navigabilità lungo gli assi di colleso avrebbero sfregato la chiglia sulla commissionato nel 1798 al Cav. Ambro- gamento principale e, riprendendo alcusoglia o non sarebbero addirittura po- gio Rei, col quale si propone di rendere ne idee già studiate nel 1825 da Michelotti, progettava il collegamento di Totute passare » 1 3 .
la Dora Riparia navigabile da Susa a rino al mare « con un sistema di piani
Le incompatibilità e le difficoltà a ren- Torino e quindi sino al Po.
dere compatibili l'uso dei corsi dei fiu- « L'idea consisteva nel rendere l'Alveo inclinati da Albenga lungo la Valle delmi per la navigazione e per l'alimenta- della Dora trattabile dalle Barche sf nel la Nava, una galleria sotto il colle del
zione delle ruote idrauliche riguardava- calare, che nel salire da Alpignano sino S. Bernardo con sbocco a Garessio e di
lf nel Tanaro fino a Bastia; di dove l'Elno non solo il Po ma anche molti altri
a Susa togliendovi ogni impedimento, lero avrebbe portato fino a Mondovf;
tratti fluviali. Ad esempio, « La diffi- ed i varii ripieghi, che sul sito ci fece
di là un canale fino a Fossano, e attracoltà del Salto è più comune al lungo
vedere mostravano la possibilità della verso un altro canale nel Po vicino a
del Tanaro.
cosa.
Torino.
La navigazione di questo fiume può riAd Alpignano poi intendeva di scegliere
guardarsi da Alessandria in su come uno dei molti canali adacquatori, che Di qui s'iniziava il viaggio verso il Tiabbandonata...
più si avvicinava nel suo corso alla cit- cino, in parte su canale a conche, in parLe molteplici dighe, o fioche dei Molini tà di Torino, e ciò per minorare la spe- te sui navigli, in parte sul Po » 15.
ai quali concorrono nella grande estate sa, tale canale intendeva di adattare al L'idrovia verso il Ticino sarebbe quindi
<ia più miglia distante i Paesani delle doppio uso e dell'Irrigazione, e della risultato un percorso misto così suddiColline circonvicine, fa che la difficoltà Navigazione, e localmente la cosa vede- viso: « in canale da Torino a Cervesi-
va generalmente facendo inoltrare due
barche per volta.
Il salto da superare che, secondo le buone regole, non avrebbe mai dovuto essere superiore ai 50-60 cm, era determinato da una soglia di legno a valle della quale il fondo del torrente era in terra naturale, cioè non ricoperto da alcun
rivestimento.
Il salto prendeva il nome di levata (in
dialetto leva). A monte della soglia il
fondo del fiume ora invece rivestito dalla grata (in dialetto grà) consistente in
un traliccio di legname di verne, appoggiato alla soglia, intrecciato con grossi
verganti e collocato in posizione leggermente acclive affinché la pressione
dell'acqua lo tenesse ben aderente al
fondo.
Queste porte della navigazione erano
anche chiamate brevemente le « grate »,
tanto che tale denominazione ricorre
normalmente nei vecchi documenti.
La soglia della porta era collocata sull'allineamento del ciglio della diga, ma
più bassa, e affinché la navigazione fosse garantita anche nei periodi di magra
del fiume, come era indispensabile, la
porta doveva soddisfare contemporaneamente ai seguenti due requisiti:
39
Fig. 18. «Rappresenta questa Tavola
un fiume navigabile con varie sue diramazioni
senza che resti interrotto ii corso delle Barche,
come si vede nei Po e nei Tanaro ».
(da F. T. Michelotti, op. c i t j .
40
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Fig. 19. Figura regolare del corso del fiume Po
lungo ii territorio di Castiglione rappresentante
il sito per il collocamento de' Motini
inferiori dei feudo d'esso territorio.
Aut.: Carlo Cotta/orda Archit. Idraulico e
Civile.
Data: 16 maggio 1797.
Dim.: 52 x 36.
Tecri. gr.: china ed acquarello.
Supp.: carta.
A.S.T. sez. Riun., Acque - Torino, Po, 99.
41
na sopra Pavia, considerando la poca
regolarità del Po, la forte emunzione
d'acqua per il canale Cavour, le irruenti deiezioni del Sesia e del Tanaio; oltre Cervesina, in alveo, con opportuni
lavori di sistemazione del letto fluviale ».
Nella proposta per l'attestamento in città del canale Torino-Albenga è data soluzione al problema di abbinare il trasporto per via d'acqua al trasporto per
via ferrata: cosi è previsto il porto Superiore a servizio dei Docks nelle vicinanze della stazione di Porta Susa e il
Porto per il servizio locale delle merci
collegato alla Ferrovia di Ciriè e di
Chieri oltre la Dora, come si può leggere in fig. 20.
La capacità del sistema idroviario di
dare, inoltre, alimentazione ai canali per
forza motrice consente nuovi tracciati
di canali industriali nelle zone Ovest e
nord-Ovest della città, mentre è previsto
che il Canale del Martinetto alimenti il
Bacino Secondario.
Le modificazioni più salienti nel tessuto
urbano sono indotte inoltre dai collegamenti dei due bacini al Po; soprattutto
dal primo che, nella organizzazione urbana in atto prevede di inserire la via
d'acqua lungo il viale del Re, con passaggi in galleria a Porta Nuova e allo
sbocco in Po, dando luogo in tal modo
ad una nuova immagine urbana.
L'inserzione di una nuova dimensione
urbana legata a questo sistema di canalizzazioni rimarrà una soluzione utopica; tuttavia il rapporto tra fiume e
città è ripreso in altri programmi di navigabilità all'inizio del '900, che prevedono, nel collegamento idroviario di Torino, l'impianto di un porto sul Po, in
aree diverse nella zona di Regio Parco tra la localizzazione del Cimitero
e il Po, o nell'ansa del Po a Sassi.
Il porto, nella revisione del piano regionale del 1908, è previsto come una importante infrastruttura a servizio delle
zone industriali e commerciali a nord
della città in relazione col sistema degli
attestamenti ferroviari — vedi fig. 21
— e l'indicazione si conserverà, pur
spostandosi sull'area di Settimo nelle
successive ipotesi urbanistiche.
I progetti per una nuova infrastruttura
di navigabilità regionale, avrebbero sviluppato, come aspetto secondario, an42
—
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ftff. 20. Progetto Capuccio (1865) - Torino
porto di mare: pianta generale della città,
(da P. Conduimer, op. c i t j .
I
Fig. 21. La localizzazione portuale
sui Po alla confluenza della Dora,
secondo il P. Reg. 1908.
43
che la navigabilità turistica; un argomento che può tuttavia essere affrontato indipendentemente, e con implicazioni d'intervento certo meno problematiche.
La navigabilità dei corsi d'acqua con
imbarcazioni turistiche è, come modo
d'uso che favorisce una maggior conoscenza delle caratteristiche ambientali
più proprie del paesaggio fluviale, un
parametro importante nell'ipotesi di
parco fluviale regionale, da misurare
sulle condizioni d'alveo.
La prima carta turistica di navigazione
del fiume Po curata dall'associazione
« Amici del Po », e recentemente pubblicata, ha seguito il corso del fiume lungo tutto il tratto da foce Ticino al mare,
e sviluppato, insieme, una verifica della canalizzazione presente dell'alveo, in
quanto è « all'aspetto propriamente
idrometrico del Po che debbono essere
subordinate le caratteristiche delle infrastrutture turistiche » 16.
In questa occasione, è stata suggerita da
parte del Presidente del Magistrato per
il Po, M. Rossetti, la futura possibilità
di estendere alle tratte superiori del Po
— da foce Ticino a Torino — questa
sintesi cartografica per la navigabilità
del fiume, poiché « è indubbio che, anche superiormente, il corso del Po e il
suo ambiente paesistico si presta altrettanto egregiamente allo sviluppo turistico lungo le sue sponde ». La navigazione fluviale rimane quindi problema da
riconsiderare, almeno lungo alcuni tratti del Po nel comprensorio, per sviluppare l'ipotesi di organizzazione del corridoio fluviale.
A livello urbano la possibilità, ora ridottissima, di usare il tratto urbano del
Po anche come bacino di navigazione,
ha invece giocato diversamente, in altri
periodi, nel rapporto del fiume alla città, come una componente della potenzialità di incontro e di ricreazione data
dello spazio fluviale.
Certo, un fiume importante che non consente la navigazione, in qualche sua forma, allontana una delle forme più consuete d'uso e di abitudine al paesaggio
fluviale, soprattutto a scala urbana; anche se non è qui il caso di proporre
un paragone tra Torino e altre città
europee, dove il significato della presenza fluviale è legato anche alla navi44
gabilità in atto 17. Un problema, questo,
che rimane tutto da risolvere, all'interno del progetto comprensoriale per il
paesaggio fluviale.
NOTE
11
La proposta è documentata da V. ZIGNOLI, in
« Viabilità, trasporti e comunicazioni », L'Economia Torinese, Annuario
Generale, 1969, AEDA, Torino.
Cfr. FEROLDI, Considerazioni
della funzione
economica del sistema idroviario padano, in « Secondo Congresso sul Po », op. cit.
FEROLDI, Il Po come sistema idroviario, in « Parametro » n. 8 / 9 , op. cit.
U Cfr.
G.T.
MICHELOTTI,
op.
cit.
Cfr.
le
se-
guenti segnalazioni archivistiche:
— Verbale di visita della chiusa sul Po in territorio di San Raffaele di proprietà del sig. Conte
Di Revel riguardante le opere seguite per togliere le difficoltà alla navigazione da detta chiusa cagionate, Torino, 1836, in: Versamenti del
Genio Civile, Versamento n. 1936, Pacco 3,
Fascicolo 7.
— Relazioni sugli ostacoli che incontra la navigazione sul Po discendendo da Torino a Casale,
Torino, 1854, in: Versamenti del Genio Civile,
Versamento 1936, Pacco 3, Fascicolo 7.
U G. PIASCO, I molini della Madonna del Pilone
e la diga Michelotti, Torino, 1942, dattiloscritto.
14 Questo progetto è citato in G . T . MICHELOTTI,
oo. cit.
15 P. CONDULMER, in « Cronache Economiche »,
agosto-settembre 1971, anche per le citazioni sueccssivc.
Per il porto di Torino, cfr. La proposta di porto
a Torino, in rivista « Torino Rassegna », 1936,
dicembre.
14 Prima carta turistica della navigazione del nume Po a cura dell'Associazione « Amici del Po »,
Milano, 1976.
.
17 Come verifica vedi gli esempi citati in (8) e,
in particolare, il caso di Berlino.
Caratteri
del paesaggio fluviale
e paesaggio rurale
Le mappe di figg. 22 e 23 illustrano la
distribuzione delle zone agricole omogenee cosi come individuate in u n recente documento 18 per una proposta di
zonizzazione del territorio regionale al
fine della sua utilizzazione agricola; una
proposta che tiene conto, di larga approssimazione, della potenzialità del territorio agricolo a partire dalle condizioni attuali di utilizzazione.
Si vuole qui soprattutto individuare il
rapporto tra tali zonizzazioni e il sistema fluviale; intanto da un punto di vista quantitativo, per riconoscerne l'entità e delinearne le principali linee di caratterizzazione nella morfologia territoriale. Le condizioni altimetriche del territorio appaiono in queste mappe mediate dalle specifiche situazioni di utilizzazione agricola del suolo, e queste
sono inoltre sottese dalla trama storica
dettata dalle forme del lavoro e della
vita rurale.
Risultano quindi delineate in questi
schemi, quelle ripartizioni morfologiche
di massima del territorio, in area di
montagna, di collina e di pianura che
possono, intanto, essere rapportate con
il sistema fluviale, per delimitarne l'incidenza in ambiti territoriali diversi.
Se ne desume, infatti, l'esistenza di paesaggi fluviali assai diversificati che interessano due diversi insiemi territoriali: l'insieme delle aree di pianura e l'insieme delle aree collinari e montane,
quest'ultime collegate particolarmente
al problema della difesa idrogeologica
dei bacini montani nel territorio montano.
Del resto la stessa mappa riporta ancora
le delimitazioni delle Comunità Montane, operanti sul territorio regionale alle quali come abbiamo visto, può competere la proposta per un'organizzazione globale e organica delle parti alte dei
bacini fluviali; è quindi possibile escludere dall'esame del paesaggio fluviale
che andiamo conducendo, tali territori,
in quanto, oltre a caratterizzazioni paesistiche diverse, presentano anche un
quadro istituzionale specifico.
Evidentemente, esistono problemi di
raccordo tra tratto montano e tratto pianeggiante del paesaggio fluviale proprio
per la necessaria unità di esso; la connessione va ricercata a livello di politiche di settore, e avviata in fase di analisi per quanto riguarda una proposta
di pianificazione del paesaggio fluviale,
peraltro ancora tutta da impostare in
ogni bacino.
È piuttosto il paesaggio fluviale nella
pianura che qui ci interessa studiare,
e quindi introdurremo qualche nota su
quel paesaggio rurale, che ne forma il
supporto territoriale più importante. Il
paesaggio rurale interviene infatti a configurare il modo determinante l'utilizzazione del territorio delle fasce fluviali,
estese dalle linee del fiume agli allineamenti degli insediamenti più vicini. Esso è quindi un elemento costitutivo del
paesaggio fluviale esistente e, insieme,
è un elemento del nuovo paesaggio fluviale da formare, soprattutto là dove siano intervenute modificazioni nell'assetto
territoriale, o dove sia in atto un processo di marginalità, che possono aver compromesso la stabilità delle utilizzazioni
agricole lungo le aree di sponda.
Può allora essere significativo per chiarire i caratteri del paesaggio di pianura
in rapporto al sistema delle acque fluviali leggere questa descrizione di un
geografo 19, che nella pianura piemontese ha individuato « due tipi fondamentali di paesaggio, differenziati non già
per la loro morfologia o comunque altri
aspetti naturali, ma per una diversa impronta recata dall'attività umana: il paesaggio delle risaie... dal Ticino fino all'incirca al Canale Cavour nel tratto fra
Chivasso, dov'è la sua origine dal Po e
l'Elvo che scende dalla montagne biellesi; e un paesaggio meno specializzato e
più vario, più comune, si potrebbe dire,
45
46
Da disegno in scala 1 :150.000.
Fig. 22. ii sistema fluviale regionale e i caratteri
fisico-colturali de! paesaggio agrario.
Fig. 23. Il sistema fluviale e i caratteri
de! territorio agricolo nel comprensorio.
LEGENDA
LEGENDA
Zone d'alta e media montagna
alpina.
Aree di pianura ad indirizzi
meno intensivi.
Zone di bassa montagna
alpina.
Aree di pianura fertile non
risicola.
Zone di collina depressa e
montagna appenninica.
Zone di media e bassa collina
ad indirizzi vari.
min
Aree di pianura risicola.
Aree di media e bassa collina
ad indirizzi vari.
Zone di collina a prevalenti
indirizzi viticoli e
viticoli-zootecnici.
Aree di piano-colle ed altopiano.
Zone di piano-colle e altipiano.
Aree di collina depressa e bassa
montagna.
Zone di pianura.
Aree comprese nelle Comunità
montane.
Confine della Regione Piemonte.
Confine del comprensorio.
Confine di Provincia.
Confine delle Comunità montane.
Confine delle Comunità
montane.
Confine delle zone agricole/ESAP.
Fiumi e laghi.
Fiumi e torrenti.
Rete idrografica minore.
Autostrade.
47
in cui la caratteristica generale della
campagna è la varietà di colture, con associazione dei seminativi agli alberi o
alla vite ».
E questo paesaggio caratterizza « la pianura padana che s'innalza gradatamente
fino al piede delle Alpi Marittime (nel
Cuneese) dove raggiunge e supera fin
500 m d'altitudine. Si può arrivare a
questa altezza senza accorgersene, senza
che un pendio risentito interrompa la
graduale ascesa. Ma ad est della Stura
di Demonte, o della Maira, il piano non
è più continuo, perché intagliato da solchi fluviali profondi perfino un centinaio di metri.
Anche altrove fiumi e torrenti che vengono dalle valli alpine, s'incassano nel
piano generale di antiche alluvioni ghiaioso-sabbiose, però solo nel tratto più
vicino all'orlo montano, determinando
una terrazzatura rada e modesta, senza
particolare spicco nel paesaggio.
Pertanto si possono distinguere due varietà morfologiche, cui
corrisponde
qualche sfumatura anche negli aspetti
della campagna.
Non è invece chiaramente percettibile
una differenza tra « bassa » e « alta »
pianura, nel senso di u m i d a e asciutta:
le risorgive non mancano al Piemonte,
ma sono lungi dall'assumere continuità,
regolarità di distribuzione e abbondanza
d'acque come in altre parti della pianura padana.
Anche il prodotto che se ne ritrae è più
limitato, ma, in compenso, la falda freatica è quasi dappertutto poco p r o f o n d a ,
e pertanto accessibile facilmente con
pozzi ordinari per gli usi domestici.
Dal Canale Cavour alla Maira o alla
Stura la pianura piemontese offre dunque una sensibile uniformità d'aspetti,
scarsamente interrotta dalle terrazze dei
principali corsi d'acqua, con alvei in
parte fiancheggiati da boscaglie, che verdeggiano anche sulle isole ghiaiose frequenti nel primo tratto del loro percorso in piano; più giù si ricompongono tra
sponde più ristrette e serpeggiano a lato
di reliquie di vecchi meandri...
La campagna molto verde in ogni stagione, è tutto un cesello di campi e di
prati, presi dentro un reticolo piuttosto irregolare di canali (bealere) e canaletti d'irrigazione, di fossati, di strade
e stradicciuole, di filari d'alberi. Pochi
48
tratti hanno carattere di alta pianura
asciutta. L'acqua vien derivata specialmente dai fiumi e ne beneficiano i pingui prati artificiali di trifoglio e di graminacee, che spesso occupano anche metà e più dei terreni, e consentono coi
loro fieni un fruttuoso allevamento di
bovini da carne o da latte.
Le distese di questi prati, d ' u n verde
unito, sono orlate da cortine di alti e
agili pioppi, o da salici tozzi, in riva a
canali e fossati.
Ai campi di grano e di granoturco, di
patate e fagiuoli, conferiscono vivacità
filari di gelsi, viti, alberi da frutta.
1 gelsi decaduto l'allevamento del baco
da seta sono oggi in regresso, ma in
compenso la campagna si arricchisce di
nuove alberature: piantagioni di pioppi
e ontani a scopo industriale, di meli e
altri fruttiferi...
Nella parte più alta e più addentrata
della pianura piemontese, ossia verso
Cherasco, Mondovf e Cuneo si mantengono gli essenziali aspetti delle campagne sopra accennati, con qualche propria sfumatura: maggior frequenza della vite, maggior dispersione degli abitanti in case sparse sui fondi. In genere le
dimore rurali sono più piccole, in ispecie quando il vigneto assume parte importante tra le colture di un podere.
Ma soprattutto sussistono diversità morfologiche evidenti, poiché, come f u detto, qua la pianura è stata incisa dalla
erosione dei corsi d'acqua: i larghi greti torrentizi di quelli maggiori stanno al
fondo di ampi solchi tra scarpate alte
e ripide e quelli minori s'incassano in
ombrosi burroni.
Le scarpate che troncano il piano bruscamente, si rivestono di folte boscaglie,
oppure di ben curati vigneti disposti in
gradini; talora, tagliate a picco, mettono in mostra i terreni quaternari e pliocenici (ghiaie, sabbie, argille) che form a n o questa parte estrema della pianura p a d a n a .
All'orlo superiore, nel piano, i centri
abitati trovano vantaggiose posizioni
dominanti, soprattutto nelle cuspidi di
confluenza (si ricorderà Cuneo, dal nome così trasparente) ».
In parallelo, può essere utile avvicinare
a questa descrizione un q u a d r o d'insieme dell'attuale utilizzazione agraria del
territorio, ricomponendo alcuni tra i dati
illustrati in una ricerca sullo stato attuale delle colture in Piemonte 2 0 .
« Il Piemonte è stato a lungo una regione agricola » e infatti « solo dalla
l a Guerra Mondiale in poi, il Piemonte
si può dire regione in fase di intensa
industrializzazione: ... solo nel 1925 il
Piemonte ridusse sotto il 5 0 % la quota
di occupati in a g r i c o l t u r a » 2 1 .
La percentuale tra addetti all'agricoltura e occupati era, invece, al 1951 del
31 % ; nel 1971, con un totale di 210.858
addetti nel settore agricolo, foreste, caccia, pesca, scende al 1 2 % .
La stabilità del paesaggio agrario, come
la sua trasformazione, è evidentemente
condizionata dall'andamento complessivo di questo settore produttivo che oggi
esprime, anche nel suo rapporto al settore industriale, gli squilibri innescati in
tutto il periodo precedente.
Infatti « nel periodo dei 25 anni [ultimi
scorsi] la riduzione delle superfici coltivate è stata del 13% contro la media
nazionale del 3 % ; tuttavia, malgrado le
p r o f o n d e trasformazioni subite, il Piemonte, con l'attuale estensione coltivata
pari al 5 8 % della superfìcie territoriale,
resta ancora una regione notevolmente
agricola 2 0 .
Infatti, a confronto con i dati sull'occupazione, si possono leggere — nella tabella seguente — l'entità attuale del rapporto tra superficie colturale e superficie territoriale della regione.
Tabella 1.
Sup.
terri-
Sudò, e % per zone altimetriche
toriale (ha)
pianura
collina
montagna
2.539.923
671.321
27%
761.976
30%
1.106.626
43%
Sup.
colt. 1974
Sup.
irr. 1967
1.479.214
485.187
% Sup. irr. % Sup. colt.
sup. colt.
sup. terr.
33%
58%
La superficie irrigabile è stata dedotta
dalla « Carta delle irrigazioni d'Italia »
INEA, 1965.
Ancora, seguendo una traccia storica
dell'evoluzione dell'agricoltura in Piemonte, si potrebbe dare evidenza alle
Fig. 24. La distribuzione delle zone irrigue nei
territorio regionale (situazione ai 1930).
49
Fig. 25 e 25 bis. La distribuzione delle zone irrigue nei
comprensorio torinese.
(Cfr. legenda di fig. 24).
Fig. 26 e 26 bis. Le condizioni d'utilizzazione dei suolo
lungo ii Po a monte e a valle di Torino.
(D'alia Carta di utilizzazione del suolo, CNR, 1965).
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wKàiiiw.Vt Sri ' 'V Aiyùòaff- I
51
trasformazioni territoriali intervenute
con la costruzione dei sistemi irrigui;
accanto all'adozione di altre soluzioni
— dai laghetti collinari, ai serbatoi —
rimane fondamentale il sistema di derivazione dai corsi d'acqua attraverso le
diverse reti irrigue: pertanto, l'organizzarsi del paesaggio agrario ha un riferimento preciso nel paesaggio fluviale,
anche attraverso l'uso produttivo del
fiume.
Questo implica due aspetti diretti, l'uno
che verte sulla regolamentazione giuridica delle diverse utilizzazioni di un bene comune quale il fiume, l'altro che riguarda tutti i problemi di difesa e di
conservazione connessi alla presenza fluviale nel territorio agrario.
È una materia complessa che esprime
l'irrigazione quasi come un nuovo sistema idrografico artificiale secondo il quale si distribuiscono le derivazioni e gli
attraversamenti di canali e bealere, e si
costruisce un elemento strutturale del
paesaggio agrario.
Se ne trova conferma nell'indicazione
che abbiamo precedentemente riportato
e che può essere precisata con piena
evidenza anche per l'area comprensoriale seguendo le figg. 22 e 23; i problemi di irrigazione sono sempre stati
infatti, e permangono, una componente
preponderante nella utilizzazione agricola del territorio, anche in un'area come quella piemontese ove era presente
una buona disponibilità idrica.
Per un confronto di questi ultimi dati,
si può leggere in figg. 24 e 25 l'ampiezza della preesistente estensione irrigua nel paesaggio agrario regionale degli
anni '30.
L'insieme di questi dati, da avvicinare
alle indicazioni delle suddivisioni agricole territoriali di figg. 22 e 23 danno una
prima misura dell'estensione della destinazione agricola nel territorio; e accennano al rapporto tra conservazione/
agricoltura come ad una componente
territoriale che, all'interno di questa destinazione, deve trovare soluzione, anche tenendo conto dell'importante presenza del sistema fluviale.
La precedente descrizione dava un'immagine del paesaggio piemontese intorno agli anni '60, focalizzando una situazione del territorio agricolo che nel frattempo ha subito modificazioni ulteriori,
ma non sostanziali. Anche le indicazioni che si possono trarre dalla « Carta
delle utilizzazioni del suolo » elaborate
dal CNR per tutto il territorio regionale
nel 1965, forniscono un quadro che al
livello di precisazione adottato, può essere riferito approssimativamente allo
stesso periodo.
Il territorio agricolo viene descritto secondo questa carta (vedi fig. 26) in una
analisi di massima che dovrebbe essere
aggiornata e approfondita, ad esempio
è stato indicato come probabile la riduzione del prato arborato anche per l'importanza assunta dalla meccanizzazione;
e tuttavia non sono ancora disponibili
altre elaborazioni cartografiche dei dati
delle utilizzazioni agrarie del suolo che
precisino la tipologia agricolo-territoriale delle aree rurali.
In assenza quindi di una più precisa base conoscitiva, l'osservazione delle indicazioni della carta delle utilizzazioni
suolo per l'area corrispondente al comprensorio di Torino può essere utile per
una prima identificazione della componente fluviale nel paesaggio agricolo;
vedi ad esempio fig. 26 per i due tratti
della cintura agricola di Torino attraversati dal Po.
Nella riorganizzazione della base produttiva agricola regionale, attraverso il
coordinamento dell'Ente di Sviluppo
Agricolo, dovranno evidentemente essere indicati ai livelli subcomprensoriali
corrispondenti ai Piani Agricoli Zonali
— anche le linee costitutive del progetto territoriale del paesaggio agrario.
Nella elaborazione di tale progetto sarà
necessario inserire la componente paesistica, cioè la risultante delle forme di
utilizzazione attuali e previste dal territorio agrario, con riferimenti quindi precisati e diretti al sistema delle acque.
NOTE
18
Cfr. Documentazione per il Convegno Esap Verbania 1976, « Zonizzazione e piani agricoli
zonali in Piemonte. Obiettivi, criteri, metodi ».
19
A. SESTINI, II paesaggio, TCI, Milano, 1963.
20
G. SASSO, Produzione agraria. Slato attuale delle colture e loro dinamica (1950-1974), in «Piemonte che cambia », Torino, 1977.
Cfr. inoltre Regione Piemonte Assessorato Agricoltura e Foreste, L'irrigazione
in Piemonte, Torino, 1973.
21
S. RICOSSA, Occupazione - Forze di lavoro, in
« Piemonte che cambia », Torino, 1977.
PAESAGGIO FLUVIALE
E PAESAGGIO AGRARIO
NEL COMPRENSORIO DI TORINO
Nel comprensorio di Torino valgono le
seguenti valutazioni dell'incidenza territoriale della superficie di pianura maggiormente interessata dall'attività agricola:
Qui possiamo, in prima approssimazione, identificare sul territorio in esame
le alluvioni attuali secondo le indicazioni della carta geologica 23 che descrive la
sequenza delle aree alluvionabili antiche, recenti, attuali (Al, A2, A3) relative a ciascun corso d'acqua, separate a
tratti da orli di terrazzi, coerentemente
con la storia geologica del territorio. Si
individua in tal modo una fascia ad am-
Tabella 2.
Sup.
comprensorio
Sup.
pianura
e %
Sup.
collina
e %
Sup.
montagna
e %
495.000 ha
160.000 ha
32%
55.000 ha
11%
280.000 ha
57%
2.118.000 ab.
1.820.000 ab.
86%
160.000 ab.
7,5%
138.000 ab.
6,5%
Enucleando i dati riferiti alla sola città di Torino:
1.178.000 ab.
1.128.000 ab.
50.000 ab.
In tal modo tra paesaggio fluviale e paesaggio rurale si riafferma una relazione diretta che, da un lato si riallaccia
all'immagine consolidata storicamente
del paesaggio fluviale comprensoriale,
dall'altro potrà esprimere una costante
di garanzia dell'equilibrio naturale.
Il paesaggio fluviale ha parte preponderante nel rapporto, da specificare — tra
uso agricolo e conservazione del territorio nell'area di pianura, dove l'intensa
e continuata utilizzazione ha quasi cancellato altre tracce del paesaggio naturale (vedi ad esempio l'attuale irrilevanza delle superfici boscate).
Ne deriva una ipotesi di progetto territoriale in cui il paesaggio fluviale della
pianura costituisce l'area dove la coesistenza di strutture paesistiche e di forme
naturali residue gioca a favore della conservazione prioritaria di questo ecosistema naturale, e una sua valorizzazione.
—
Si deducono i seguenti rapporti più significativi per il resto del comprensorio:
940.000 ab.
692.000 ab.
Questi sono i dati utilizzati nell'elaborazione del PTC 22 e misurano, sulla condizione morfologica del comprensorio, il
peso della urbanizzazione delle zone di
pianura, che è divenuta « l'area di insediamento della quasi totalità delle
principali attività industriali, agricole, e
terziarie e del sistema delle comunicazioni ». La pianura è riconosciuta quindi come una risorsa territoriale da utilizzare rigorosamente, dove l'agricoltura non è più l'attività primaria, ma dove
esiste invece una forte competizione nelle forme di utilizzazione del suolo.
Nella pianura comprensoriale di Torino
il più importante fattore limitante, nella
utilizzazione territoriale, è posto appunto dal sistema fluviale.
L'entità di questa limitazione si valuta e
si precisa quando si considerino le aree
di esondazione relative a ciascun corso
d'acqua.
Vedremo oltre questo argomento, da
impostare mettendo in relazione il condizionamento naturale posto dalla dinamica del corso d'acqua e le forme
di utilizzazione e di controllo dello
stesso.
110.000 ab.
138.000 ab.
piezza discontinua lungo ogni corso
d'acqua, dove i terreni, è stato ricordato, « hanno caratteristiche valide ai fini
della valutazione delle loro potenzialità
agricole: in quanto i terreni postwurmani in senso lato (le alluvioni antiche,
recenti, attuali) sono ricoperti da una
coltre di suolo giovane, ricco di ioni, a
tessitura equilibrata, non eccessivamente strutturato.
« Ancora, l'assenza di forti dislivelli rispetto ai corsi dei fiumi rende inoltre
più semplici e meno costose le operazioni di irrigazione » 2 2 .
Con queste considerazioni sulle limitazioni circa le aree esondabili, è stata
stabilita nel progetto per il piano comprensoriale una indicazione preferenziale per la destinazione ad uso agricolo
di tali aree.
Si tratta certamente di indicazioni in
prima approssimazione che andranno
verificate ai livelli di piano appropriati
e con adeguati controlli sulla reale condizione d'uso di tali aree di sponde; ma
che già comportano una determinazione
globale per la caratterizzazione del paesaggio fluviale nel comprensorio.
NOTE
22
Cfr. Bozze per il piano territoriale
comprensoriale, maggio 1976, Torino.
Carta geologica d'Italia. Fogli n. 56, 68.
23
53
RETI IRRIGUE
E PAESAGGIO AGRARIO
Il rapporto tra superficie coltivata e superficie irrigua è caratterizzante, come
già abbiamo letto nelle descrizioni precedenti e nei dati percentuali riportati,
nel paesaggio agrario regionale.
È quindi evidente che le questioni inerenti alle condizioni d'irrigabilità vengano studiate e impostate nel Piano di
sviluppo regionale, come fattore di qualificazione del programma di sviluppo
per l'agricoltura.
Nel Piano di Sviluppo, che fornisce anche un quadro approssimato della situazione esistente, si indicano le modificazioni verificatesi e in atto nella utilizzazione delle risorse idriche per scopi irrigui, dando evidenza al fatto che le
potenzialità del sistema fluviale regionale sono già utilizzate al massimo. '
Le ipotesi di incremento della superficie
irrigabile sono quindi essenzialmente legate al progetto di nuovi invasi finalizzati all'ampliamento dell'estensione
dei terreni irrigui di circa 80.000 ha,
pari a 1 / 6 del territorio attuale e all'intensificazione e miglioramento dell'irrigazione in terreni già ora irrigui.
Gli sviluppi della rete irrigua per le utilizzazioni agricole dovranno quindi essere verificati, insieme con le altre componenti, secondo quei criteri d'uso multiplo delle risorse idriche, propri del piano regionale per le acque, in corso di
elaborazione.
Nella rete di distribuzione dell'acqua
per l'irrigazione si ritrova e spesso si
conserva la preesistenza paesistica di un
interessante segno territoriale.
Le tecniche di distribuzione dell'acqua
hanno infatti avuto nelle forme di organizzazione del territorio agricolo un ruolo non secondario.
Non a caso, oltre quanto ha riferimento con la costruzione del Canale Cavour, qui di seguito citato, l'entità della
documentazione d'archivio, relativa ai
problemi delle derivazioni irrigue e di
regolamentazione delle utenze irrigue, è
rilevante; anche attraverso questi documenti si potrebbe quindi seguire l'importanza d'insieme di questa preesistenza e le trasformazioni di uno dei dati
determinanti la formazione del paesaggio rurale, e riconoscere come spesso si
conferma una trama distributiva preesistente.
Le indicazioni archivistiche qui allegate
accennano alla rilevanza di questo argomento 2 4 in zone territoriali diverse e
forniscono un primo appunto riguardo
all'impianto dei mulini. La rete organizzativa di questi ultimi, nel ciclo tradizionale della lavorazione completa del prodotto agricolo, non è certo estranea a
quella del territorio agricolo, ma piuttosto precisa un rapporto funzionale diretto tra insediamenti rurali, queste
strutture produttive, e il paesaggio fluviale che li alimentava 25.
NOTA SUL CANALE CAVOUR
Per quanto riguarda l'infrastrutturazione del territorio in funzione dell'agricoltura la costruzione del canale Cavour ha rappresentato una scelta e un
intervento di rilevante importanza 2 6 .
L'intera vicenda di questo intervento di
portata nazionale è rivelatrice dei diversi interessi coinvolti dall'attuazione del
progetto durante un lungo periodo.
I meccanismi economici, i risvolti politici e i problemi tecnici sono stati documentati e resi espliciti in una recente
analisi 2 7 che segue l'intera vicenda per
il trentennio d'impianto, dagli anni in
cui prende avvio la proposta secondo le
scelte di Cavour, agli anni della convenzione di nazionalizzazione.
La risultante territoriale di questo intervento, importante per tutta la pianura
irrigua piemontese risicola, nella sua
condizione attuale, è invece descritta in
un altro recente resoconto 28.
II Canale Cavour, che esce da Po a Chivasso, sovrappassa la Dora Baltea e va
al Ticino, e attraversa la pianura con un
tracciato di 82 km, ha evidentemente
costituito una realizzazione per molti
aspetti esemplare e innovativa, che mantiene oggi la sua funzionalità nell'ambito regionale interessato. Tra la documentazione iconografica che illustra questa
infrastruttura pubblichiamo in fig. 27
un'immagine che trascrive, non senza
suggestione, l'intervento nei suoi termi-
Fig. 27. Veduta prospettica dei Canale
Data: 1864.
Tecn. gr.: incisione e colore.
Supp.: carta incollata su masonite.
A.S.C. 12.2.7.
Cavour.
55
ni di inserimento paesistico, a partire
dal tratto iniziale della derivazione dal
Po a Chivasso, in sponda destra, a lato
dell'allineamento alberato dell'asse allora extraurbano che dal ponte sul Po
giungeva alla chiesa romanica attraversando l'abitato.
In questo sito si è inserita successivamente la Centrale termo-elettrica e l'immagine territoriale complessiva ha assunto ora altre connotazioni.
N O T E
24
Vedi ad esempio i seguenti d o c u m e n t i :
per il Canale di Rive:
A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 148. 1837/46.
Canale di Rive - a p p a l t o delle opere relative all'apertura di detto n u o v o canale.
C a n a l e di Rive c o n t r a t t o d ' a p p a l t o e costruzione
- d o c u m e n t i vari.
A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 148. 1837/46.
Istanze delle aziende di S.M. La Regina vedova
Maria Cristina per l'accertamento dell'indennità
d o v u t a a seguito d e l l ' a p e r t u r a del canale di Rive;
intersecante il tenimento delle Apertole.
A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 148. 1840.
Differenze in o r d i n e allo stabilimento della linea
di a n d a m e n t o del n u o v o c a n a l e di Rive i cui
beni della tenuta delle Apertole.
D o m a n d a di indennità per l ' a p e r t u r a di detto
canale sui terreni della Apertole e per la privazione dei coli di cui questo tenimento godeva
a n t e r i o r m e n t e alla f o r m a z i o n e del canale.
Alloggio dei m a n o v a l i dell'impresario nei caseggiati del t e n i m e n t o .
A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 147. 1839/41.
Fosso o C a v o Raccoglitore di detto canale denominato di R a m e z z a n a , p r o v e n i e n t e dal Bosco
della Partecipanza sino al suo sbocco nel canale
secondario della Robelia:
verbale d'acquisto di terreni - progetto Clerico
per l'apertura di detto Cavo Raccoglitore - comunicato coi tipi, profili e calcoli per il p a r e r e
dell'ing. ispettore Capella - P i a n o e profili (Clerico) del C a n a l e raccoglitore di R a m e z z a n a - Progetto Clerico dell'acquedotto a costruirsi sulla
strada provinciale d a T r i n o a Vercelli - progetto
Clerico dell'edificio a costruirsi sulla strada dei
boschi della Partecipanza per i n t r o d u r r e i coli
provenienti dai fossi laterali alla strada nel canale raccoglitore.
A.S.T. S.R. Acque rive canali, m a r z o 149. 1841
Canale di Rive - O p e r e varie relative alla costruzione u l t i m o a n n o di m a n u t e n z i o n e dell'appaltatore copia del profilo longitudinale.
A.S.T. S.R. Acque rive canali, mazzo 149. 1842.
Canale di Rive verbale di ricognizione generale
delle opere eseguite per la f o r m a z i o n e di detto
canale e sue d i r a m a z i o n i sino al 31-10-1841.
A.S.T. S.R. Acque canali regi, m a z z o 4 bis. 1850.
« Titoli, d o c u m e n t i ed atti presentati dal demanio dello Stato q u a l e p r o p r i e t a r i o del Canal di
G a t t i n a r a ».
Detto v o l u m e contiene disegno a colori della
litografia J. I u n c k r a p p r e s e n t a n t e il corso del
56
fiume Sesia tra G a t t i n a r a e R o m a g n a n o , con le
località e le derivazioni f a t t e negli a n n i 16641679 (vecchio e n u o v o corso) n o n c h é i canali di
derivazione - copia dell'originale d e l l ' a n n o 1680.
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137.
1818.
M e m o r i a sul progetto di u n canale irrigatorio
per i territori di Castiglione, Gassino, tra il Po
e la collina.
A.S.T. S.R. Acque
canali
regi, m a z z o 4 bis.
1839/40.
Naviglio d ' I v r e a .
Perizia delle opere di m a n u t e n z i o n e o r d i n a r i a e
miglioramento del naviglio d ' I v r e a .
Disegno: Progetto di ricostruzione in pietra da
taglio del secondo incastro del G r a n Scaricatore
presso l ' I m b o c c o , Cigliano - ing. Clerico.
Disegno: nel secondo incastro del G r a n Scaricatore presso l'imbocco esistente in legno, p r o posto per essere ricostrutto in pietra d a taglio
- Cigliano - ing. Clerico.
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque in genere affitti e
capitolati, mazzo 1. 1824.
Testimoniali di stato del Regio C a n a l e Rotto,
C a m e r a e Naviletto di Saluggia. Con elenco dei
proprietari c o n f r o n t a n t i il canale, coltura delle
terre d e n o m i n a z i o n e degli edifici, loro uso e
lunghezza delle t r a t t e di navigazione tra gli
edifici.
Questi d o c u m e n t i v a l g o n o come indice e precisazioni d e l l ' i m p o r t a n z a della organizzazione irrigua
nel paesaggio agrario; e r i m a n d a n o e v i d e n t e m e n t e
a u n a trattazione completa della m a t e r i a , che,
per l'area della p i a n a vercellese su cui insistono
gli interventi a p p e n a citati, trova u n a traccia
pertinente in P. BODO, Le consuetudini,
la legislazione, le istituzioni
del Vecchio Piemonte,
Torino, 1950.
25
Seguiremo nei paragrafi successivi la vicenda
dei molini della città di T o r i n o ; qui d i seguito ord i n i a m o , invece, alcuni riferimenti alla situazione e x t r a u r b a n a , l u n g o il t r a t t o del Po a valle di
T o r i n o , per a n n o t a r e la f r e q u e n z a di u n a condizione d ' u s o del corso fluviale strettamente connessa all'uso agricolo del territorio:
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137.
1852.
D o m a n d e varie di sovrana legittimazione per
l'uso delle acque del Po all'esercizio di d u e mulini natanti che sono in territorio di Gassino.
A.S.T. S.R. Acque
Po mulini,
mazzo
138.
1820/22.
D o m a n d a per derivazione di acqua dal P o per
mulini nel territorio di San Raffaele.
San Raffaele - Concessione di a c q u a a c c o r d a t a
a Revel di C a m p o l u n g o signora Contessa p e r mulini a 4 pale.
A.S.T. S.R. Acque Po mulini, m a z z o 137. 1853.
Vendita di mulino nel territorio di V e r r u a .
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Stura, m a z z o 165.
1838.
Facoltà di derivare dal fiume Po u n a Bealera di
ruote 5 di acqua p e r c o n d u r l a nei territori dei
feudi di M o n t e u , C a v a g n o l o e Brusasco.
26
Per u n a bibliografia sul Canale C a v o u r c f r . :
GUALA L „ Il canale Cavour e la sua
amministrazione, Guglielmoni, Vercelli, 1866.
NEGRONI C., La distribuzione
delle acque del Canale Cavour, G . Miglio, N o v a r a , 1870.
NEGRONI C. ed altri, Comitato per l'acquisto
dei
Canali
Cavour.
NEGRONI C., Del riscatto
del Canale
tip. Spargella, Vigevano, 1873.
Cavour,
BUNIVA G . , Sovra l'uso delle acque del Canale
Cavour riscattato dal Governo,
Camilla e Bartolero, T o r i n o , 1876.
MINISTERO DELLE FINANZE, Il gran
Canale
Cavour
ed i minori canali demaniali
di irrigazione
dall'avvento
del governo fascista 29-10-22 a tutto
l'anno 1927. Relazione,
Provveditorato Generale
dello Stato, R o m a 1928.
C o m p . gen. dei Canali di irrigazione italiani (Canale C a v o u r ) , Concordato
dai creditori e convenzione col
governo.
Regio decreto che approva il Capitolato
esecutivo
della convenzione
9 maggio 1862 approvata
con
legge 25 ag. successivo
a favore della Soc. anonima dei Canali italiani d'irrigazione,
Giornale
del G e n i o Civile, a n n o 1865, p.u., pag. 17.
Legge con cui è proibita su tutta l'estensione del
territorio attraversata dal n u o v o cavo di diram a z i o n e delle acque del C a n a l e Cavour decreto
in base alla legge 18 agosto 1870, l ' a p e r t u r a di
nuovi fontanili e l ' a p p r o f o n d i m e n t o , l'allargamento di quelli esistenti, G i o r n a l e del G e n i o civile,
a n n o 1871 p.u., pag. 250.
Regio decreto col quale è p r o r o g a t o il termine
per la sistemazione dei cavi scaricatori del Can a l e C a v o u r e pel p r o l u n g a m e n t o del cavo Gazzelli a s p o n d a destra del Po presso Chivasso,
G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1891, p.u., pagine 299.
Legge contenente p r o v v e d i m e n t i , per la congiunzione del C a n a l e Cigliano col Canale C a v o u r e
pel miglioramento della rete e dell'esercizio dei
canali d e m a n i a l i d'irrigazione, Giornale del Genio Civile, a n n o 1893, p.u., p a g . 287.
Regio Decreto relativo al personale tecnico di
finanza ed all'amministrazione dei Canali C a v o u r ,
G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1899, p.u.,
p a g . 73.
Disegni; p i a n o generale, profilo longitudinale e
sezioni trasversali, serie C, tav. I I , G i o r n a l e del
G e n i o civile, a n n o 1865, p.n.u., pag. 184.
C a n a l e sussidiario di derivazione dalla Dora Baitea, G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1870, p.n.u.,
p a g . 425.
Il Canale C a v o u r ed i suoi d i r a m a t o r i e subd i r a m a t o r i , G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1880,
p.n.u., pag. 305-389, 441.
27
MORACHIELLO P., Ingegneri e territorio
nell'età
della Destra (1860-1875).
Dal canal Cavour all'Agro Romano, D e d a l o , Bari, 1976.
28
G . PREVITERA, Canale Cavour: Itinerario
tecnico-storico, riv. « Escursionismo », 1973.
Problemi di conservazione
e di utilizzazione
del paesaggio fluviale
e delle risorse idriche
Il sistema delle acque è stato da sempre valutato come prioritaria risorsa territoriale; una risorsa che è stata utilizzata in modi diversi, a partire dalle sue
potenzialità d'uso dirette, o indirettamente rese disponibili. Questo processo
d'uso della risorsa fluviale che, come si
è voluto indicare con le osservazioni e i
documenti iconografici precedenti, è
strettamente connesso con i modi di vita
e di lavoro che hanno dato forma al territorio, ha sempre dovuto mediare, attraverso una necessaria e indispensabile
opera di protezione, i condizionamenti
e i pericoli inerenti alla situazione naturale e / o alla situazione indotta dalle trasformazioni attuate nei corsi d'acqua.
È dialettico il rapporto tra utilizzazione
del corso di acqua e protezione dal corso d'acqua, che del resto si è, nel tempo, sviluppato secondo una linea ove sono identificabili, attraverso le diverse
impostazioni e soluzioni adottate, anche
quelle trasformazioni più ampie verificabili secondo il rapporto tra scienza e
natura.
Non a caso il modo di porre il problema del dissesto idrogeologico, e la valutazione delle cause dirette e indirette che
lo individuano, indirizza verso linee di
soluzione diverse: dove sono presenti
una componente tecnologica e una componente « ecologica », ma dove è appunto variabile, e diversamente proporzionato, il reciproco apporto che informa
le varie proposte di controllo idraulico.
Non è senza interesse, d'altronde, ritrovare nelle indicazioni di limitazioni
d'uso, e quindi di controllo territoriale
connesse alla presenza dei fiumi, di alcuni programmi attuali di pianificazione territoriale (e specificatamente nel
PTC), una ripresa di considerazioni che
potremmo leggere in testi, qui oltre citati, che trattano questa materia secondo l'esperienza di altri momenti storici.
La revisione di un modo di operare il
controllo idraulico soprattutto attraverso la regolamentazione artificiale del
corso d'acqua è stata resa possibile dalla
rivalutazione dei condizionamenti posti
dallo stesso.
La necessaria aderenza alle condizioni
naturali del corso d'acqua, nella sua linea evolutiva, viene cosi riconosciuta
come parametro progettuale; secondo
un orientamento che, evidentemente,
tende ad interpretare la regolamentazione del corso d'acqua nelle sue connessioni con le condizioni territoriali,
quindi anche a monte e a valle del tratto considerato, e a determinare i limiti
del campo d'efficacità delle opere idrauliche.
Legando la sistemazione idraulica del
corso d'acqua alla sistemazione idraulico-forestale del bacino montano, si tende a comporre l'insieme degli interventi
nei bacini fluviali, sviluppando soluzioni che rispondano, anche per il loro grado di interdipendenza, all'obiettivo di
sicurezza e salvaguardia territoriale.
È noto come le condizioni di pericolo,
sviluppandosi da situazioni di dissesto
territoriale, siano legate, piuttosto che a
ineluttabili calamità naturali, a condizioni d'uso del territorio — diffuse o puntuali •— che non hanno rispettato le
condizioni d'equilibrio ecologico.
Questo problema è stato infatti messo
a fuoco secondo linee interpretative, del
resto non formulate da oggi solamente,
che hanno portato a ridefinire l'impostazione di una corretta proposta di intervento di sistemazione e di difesa idrogeologica attuabile secondo un più preciso rapporto con le scelte di politica
territoriale 2 9 .
Di conseguenza, nell'ottica della pianificazione ecologica del territorio del bacino fluviale, si potrebbe quindi sviluppare un orientamento coerente tra l'in57
tervento settoriale di sistemazione idraulica e il progetto paesistico dell'area fluviale.
H-
111*0
ma
4)
7,7/,\ f in
iti luti,
h rtìUjJitfit
, V/
(
<1 f.umt
NOTE
29
Cfr. ad esempio:
ROUBAULT M„ Le catastrofi naturali sono prevedibili (alluvioni, terremoti, frane, valanghe), Einaudi, Torino, 1973.
CEDERNA A., La distruzione della natura in Italia, Einaudi, Torino, 1975.
COMMONER
B„
BETTINI
V.,
Ecologia
e
lotte
sociali, Feltrinelli, Milano, 1976.
CONDIZIONI E REGOLAMENTAZIONI
DELL'ALVEO FLUVIALE
Il paesaggio fluviale, cosi come è osservabile oggi, da terra o dalle restituzioni
aereo-fotografiche, presenta per lunghi
tratti, anche nel territorio torinese, ancora l'evidenza di un paesaggio a prevalente caratterizzazione « naturale », che
a volte non appare segnato da alcun intervento di regolamentazione, né dalle
pur importanti trasformazioni territoriali intercorse.
Si tratta invece di un paesaggio largamente « costruito » anche per quanto riguarda specificatamente il controllo dell'andamento dei corsi d'acqua.
Le soluzioni apprestate per sviluppare
le potenzialità del sistema fluviale per
l'uso produttivo e insediativo lungo tutto il corso dei fiumi, rappresentano una
prima dimensione progettuale nella sistemazione del paesaggio fluviale.
Per indicare alcuni termini di confronto
in questo processo di costruzione del
paesaggio fluviale sono stati espressamente scelti alcuni documenti (vedi
figg. da 28 a 30 e da 34 a 37 rispettivamente), che illustrano lo stato di fatto
e le proposte risalenti alla prima metà
dell'800 per la sistemazione di due aree
fluviali del comprensorio di Torino.
Si tratta delle due aree di confluenza al
Po, del Pedice e del Maira da una parte, e del Malone e dell'Orco dall'altra,
che interessano, rispettivamente, gli abitati tra Polonghera e Casalgrasso e quel58
I" > ! f * C.'''
A
A'":
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li. Y
« Yr
V
F'g. 28. Tipo geometrico Regolare in tutte
le sue parti dei corso dei fiume Po
e sue adiacenze sulli territori di Panca/ieri,
Poionghera. Fauie e Casa/grasso levato sui
luogo neiii mesi di ottobre e novembre 1815
con progetto di rettificazione dell'alveo
detto fiume ii tutto formato daii'Arch.
n-h/J' 00 sottoscritto nella qualità di perito
d Ufficio coerentemente all'ordinanza dell'Ili.
Co/atara/e nella Reggia Camera de' Conti
Giuseppe Maria Nasi conservatore generale dei
label/ione e specialmente delegato da S. M.
per l'oggetto dei rettilineo di detto tratto dei
corso del Po colle Regie patenti del/i 18 luglio
1815 il presente tipo à relativo all'unita
relazione.
Data: 29 gennaio 1816.
Dim.: 130 X 210.
Tecn. gr.: china ed acquarello.
Supp.: carta su tela.
A.S.T. sez. Riun., Acque T o . - P o , 85/3.
li attorno a Chivasso; è alla confluenza
che si manifesta specialmente l'instabilità dell'alveo, e non sorprende che, ancora oggi, come vedremo, questi nodi
ancora coincidano con aree-problema
nella organizzazione del paesaggio fluviale.
I documenti riportati sono sufficientemente espressivi al riguardo delle condizioni irregolari dell'andamento fluviale,
in un periodo relativamente recente, e
misurano l'ampiezza di territorio che era
occupato, sia pure in modo assai variabile, dal corso d'acqua nel suo complesso di diramazioni e formazioni golenali laterali.
Inoltre abbiamo ripreso a tale proposito,
anche per un primo inquadramento del
materiale archivistico approntato, un lavoro che proprio all'inizio dell'800 30 documenta con quale organicità e con quali riferimenti veniva impostata la materia in quel periodo, immediatamente
precedente a quello cui si riferiscono i
disegni allegati.
Attorno agli ultimi anni del XVIli secolo, infatti, « l'Architettura Idraulica »
si fondava professionalmente e veniva
precisando, sulla « geografìa di fiumi e
torrenti, e cioè la descrizione, indole,
ed usi principali di essi », le basi degli
interventi progettuali di sistemazione
idraulica. Tra questi, gli interventi di
rettificazione dell'alveo sono notevoli
esperienze di architettura idraulica, colle quali sono state operate importanti
modificazioni territoriali.
I primi interventi si datano alla fine del
'700, se, concordando con il lavoro citato « gli studi di Architettura Idraulica
non si sono stabiliti in questi Stati che da
circa 30 anni addietro, e soltanto dopo
l'intervallo di 10, 15 anni gli alunni erano in stato di rendersi di sensibile vantaggio al paese loro »
« . . . lungo de nostri fiumi s'intrapresero
e felicemente compirono molte operazioni importanti, e cioè di ridurre più
rami in uno solo, di rettificarne de' longhi tratti, e di munire le sponde contro
le inondazioni, e quindi anche procurando coll'adeguata distribuzione de'
Canali una maggiore estensione all'Agricoltura, ed aumento agli edifizi di varia
specie ».
« Le operazioni moderne fatte lungo i
fiumi influenti furono accompagnate da
59
altre consimili, ma più sicure e grandiose lungo il Po, quivi traggono origine
molti tagli, rettifili fattisi lungo di questo fiume nell'accennato intervallo, gli
arginamenti per lunghissimi tratti, le
riunioni di più rami, e molte altre opere, colle quali se ne impedirono le
espansioni che nelle grandi piene coprivano altre volte delle miglia di prese
da ambo le sponde, eccettuato un piccolo tratto nei contorni di questa capitale e dove si è appunto più lavorato, si
è nella Lumellina, e Vogherese dove il
fiume è più ricco d'acque, le inondazioni di grandissima estensione, come quelle che tenevano cinque o sei miglia di
larghezza, ed anche più; andando sino
alle porte di Pavia sotto una grande altezza d'acqua.
In questi paesi, cioè dalla città di Valenza sino alla confluenza del Ticino si
saranno fatti venti e più tagli o rettifili
da 17 a 20 anni a questa parte.
Questi oltre di produrre gli effetti propostisi nell'eseguirli, cagionarono talora anche de' Salti, o tagli naturali; cosi
che questo tratto di strada richiede ora
un tempo molto minore per la navigazione.
L'effetto de' primi tagli eseguiti nelle
parti superiori di questo tratto del Po fu
quello che si disse dover succedere, cioè
più violenti piene agl'inferiori che rovesciarono le arginature con gravissimo
danno del Siccomario e Voghera.
A questi mali provvide il nostro R. Governo con un rimedio analogo alla cagion del male, e si eseguirono parecchi
altri rettifili prima di giungere alla confluenza del Ticino, a' quali si mise l'ultima mano coll'ultimo, formato al sito
stesso della confluenza nel Ticino Territorio di Venezia, il quale venne da me
diretto e compito felicemente nel 1793,
malgrado le difficoltà prodotte dalle alternative piene del Po e del Ticino.
In tutte queste operazioni oltre il maggior incassamento si formavano ancora
le nuove arginature parallele a tagli lasciandovi le golene opportune, con che
si mantenerono più facilmente unite le
acque ».
Nel 1810 una « memoire instructif rélatif au redressement du fleuve du Po au
dessus de la ville de Mont-Calier » 3 1 ,
affronta il problema della sicurezza della città e degli altri centri rivieraschi
60
jt-
dalla alluvione del Po; sono qui proposti, e direttamente confrontabili con i
progetti di figg. 31-32-33, i principi generali sui quali « repose l'art du redressement », attribuiti come modello di intervento e con referenza autorevole al
Guglielmini, che detta le seguenti condizioni per la riuscita del raddrizzamento dell'alveo:
1) que la ligne parte d'une Berge en
corrosion et soit dirigée de maniere que
le courant de l'eau, dit Filone, enfile
dans ses differentes variations la direction du Canal à ouvrir.
2) que si cette direction n'est pas dans
une ligne droite elle soit plus courte que
cette quelle doit remplacer;
3) que le terrain soit de faible corrosion;
4) (cet auteur observe que) cette operation n'est pas sure dans les rivieres qui
coulent sur des lits de gravier;
5) qu'il eu est de m,éme de celles qui
reunissant les autres conditions n'ont
pas assez de pente.
Nella stessa memoria si precisa inoltre:
— que l'embouchure du redressement
soit placée dans une Berge en corrosion;
— que verse cette embouchure il ne se
trouve pas quelque obstacle dépendent
soit de la nature du terrain soit du voisinage de quelque affluent;
— que la ligne du redressement ne soit
pas trop longue, felle avantage que serait la manière dont se présenteroient les
autres conditions;
— que si l'on doit faire une suite de redressements, l'on commence par celui
qui est le plus bas.
Fjg. 29. Disegno dei corso attuale dei Po
dallo sbocco dei Peiiice sin sotto ia chiatta
o porta di Casa/grasso co' principali
dati relativi ai rettilineo ottenuto dalla
Comune di Panca/ieri.
Data: 30 gennaio 1816.
Se.: trabucchi 300.
Dirti.: 111 x 64.
Tecn. g r .: china ed acquarello.
Supp.: cartoncino leggero.
A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/4.
Cfr. anche:
Disegno dei corso attuale dei Po
dallo sbocco dei Peiiice sin sotto ia chiatta
o Porto di Casa/grasso, co' principali dati relativi
ai rettilineo ottenuto dalla Comune di Panca/ieri.
Data: 11 ottobre 1815 - 20 febbraio 1821.
Se.: di trabucchi 300.
Dirti.: 111 x 64.
Tecn. gr.: china e acquarello.
Supp.: cartoncino leggero.
A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/3.
Il disegno riprodotto in fig. 31 illustra
appunto l'intervento eseguito nel 1815,
col taglio dell'alveo del Po e ripropone ulteriori interventi sul Po e sulla
Chisola (vedi anche figg. 32 e 33), per
una soluzione in difesa degli insediamenti.
Anche per la Stura, tra il 1811 e il 1813,
si svolge e si dibatte un rapporto curato da Michelotti — ingegnere capo di
Ponti e strade — « tendente a far costruire un argine alfine d'assicurare le
61
proprietà esposte all'inondazione della
Stura sui territori di Borgaro e Settimo
Torinese » 3 2 accompagnato da un disegno dedotto da un suo precedente rilevamento e datato 28-8-1797.
In relazione alle aree documentate più
specificatamente nelle tavole precedenti
possiamo inoltre segnalare 3 interventi
nelle loro adiacenze:
1) Progetto Pellice:
« Riconoscimento dei guasti arrecati al
ponte sul Pellice lungo la strada tendente a Saluzzo, ancora costruendo, per riconoscervi i guasti arrecati ad esso ponte dalle ultime straordinarie piogge »,
(1839) e, conseguentemente viene proposta una « relazione sul progetto di
massima per la sistemazione del torrente
Pellice nel tratto compreso fra i due
ponti di Monte Bruno e Bibbiana (1840)
(AST SR 1936 - Vers. G. C. - Pacco 1 Fase. 3, anche per le citazioni seguenti);
2) La costituzione di consorzio di ripari
al Po nei territori di Carignano Villastellone, tra il 1880 e 1898:
« Costituzione di consorzio di ripari al
Po, definizione dei confini dei terreni di
detto consorzio e indicazione degli argini da farsi (1880);
— Costituzione di un consorzio per ripari al Po - Riserva di omologazione del
progetto dell'arch. Tappi (1880-81);
— Costituzione di consorzio per ripari
al Po - Estensione del consorzio già esistente, discussione sulla costruzione degli argini di difesa (1881);
— Consorzio idraulico, ripari al Po, notizie statistiche (1882);
— Richiesta di definizione delle categorie e delle spettanze delle opere di arginatura da eseguirsi al fiume Po presso Carignano (1893);
— Argini al Po nei territori di Carignano, Villastellone, Carmagnola: documento che accompagnava il progetto dell'ing. Fenoglio (1898);
3)La relazione al Congresso per Chivasso:
« Ripari al Po a Chivasso - Relazione al
congresso permanente del progetto riguardante i ripari al Po.
Carte riguardanti la perizia relativa alle
opere da esibirsi ».
62
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È stato recentemente condotto un esame molto completo sulle modificazioni del corso del Po, a valle di Torino, dalla confluenza della Stura a Crescentino, oltre la confluenza della Stura
a Crescentino, oltre la confluenza della
Dora Baltea, e per i tratti finali dei corsi
dei successivi affluenti del Po, Stura,
Malone, Orco, Dora Baltea 33 .
Questo studio, di cui la figura 38 rappresenta la parte grafica riassuntiva, registra le trasformazioni di questi alvei
fluviali avvenute nello spazio di circa
150 anni, mettendo a confronto due analisi della situazione idrografica; Luna,
dedotta dalla rappresentazione territoriale fissata nella « Gran Carta degli Stati Sardi in Terraferma » negli anni attorno al 1820, l'altra, attuale, e ricavata
da recenti elaborati aereofotogrammetrici a infrarosso/colore.
Su questa base è quindi rilevabile, indirettamente, la portata degli interventi di
regolamentazione e di difesa avviati nel
tempo, come il risultato delle procedure di controllo adottati; rapportati alla
realtà dinamica del corso fluviale, che
in buona misura, anche da questi interventi viene determinata.
Il lavoro dà misura — contro il quadro
della valutazione storica — della situazione attuale di questo paesaggio fluviale e delle sue linee evolutive; e attraverso un esame approfondito del sistema
delle acque superficiali e sotterranee, ne
chiarisce il suo rapporto strutturale con
tutta la pianura attraversata.
L'interesse di questa analisi si prolunga
quindi come supporto operativo nella
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ipotesi di un progetto di salvaguardia
di tutto questo tratto fluviale, che è
coincidente con uno dei settori comprensoriali che qui analizziamo.
NOTE
30
C f r . nota 1. Nella presentazione questo lavoro
è proposto c o m e risultato sperimentale di u n a prim a indagine d'insieme per il territorio piemontese, che a c c o r p a studi precedenti: « l'esercizio
d e l l ' A r c h i t e t t u r a Idraulica a v e a m i da più anni
f a t t e r a d u n a r e alcune osservazioni relative ai
nostri fiumi alle loro piene, e molte altre io
ritengo del f u mio P a d r e e Maestro Francesco
D o m e n i c o Michelotti, a q u a l e raccolta c o o p e r ò
il m i o Fratello G i u n i o r e Ignazio »
e inoltre:
CASTELLANI J., Observations
sur le revenu que peuvent ritirer les gouvernements
par la
directions
du cours des eaux suffisant a faire aux
depenses
nécessaires
a la costructions
des ponts et des
routes et leur conservation,
Chez A n d r é Alliana,
T u r i n , 1828.
33
I n : A.S.T. S.R. Acque
Torino-Po
m a z z o 80.
A.S.T. S.R. Archivio
interno Acque
Stura, mazzo 87, 1812.
32
33
Govi
1815-1855
Torino
M . , CREMA G . , ZANELLA E . , Le
-
condi-
zioni idriche del comprensorio
chivassese,
Provincia di T o r i n o , assessorato allo sviluppo economico-lavoro-trasporti, T o r i n o , 1971-1973.
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Fig. 30. Profilo longitudinale della
rettificazione dell'alveo dei Po sul territorio
di Panca/ieri secondo ii progetto formato
dall'idraulico sottoscritto e contenuto
nei qui unito tipo regolare.
Aut.: G. A. Ceroni dott. in.legge.
Architetto Civile e Idraulico.
Data: 30 gennaio 1316 - 29 gennaio 1816.
Dim.: 121 x 22.
A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/2.
Cfr. anche:
Profilo longitudinale della
rettificazione dell'alveo del Po
sul territorio di Pancalieri secondo ii progetto
formato dall'Idraulico sottoscritto.
e contenuto nei qui unito tipo regolare.
Aut.: Notaio Pavarino Architetto civile.
Data: 29 gennaio 1816 - 20 febbraio 1821.
Dim.: 123 x 25.
Tecn. gr.: china e acquarello.
Supp.: cartoncino leggero.
A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/1.
n o t a s u l regime di p r o p r i e t à
d e l l e s p o n d e dei f i u m i
Un argomento direttamente connesso
alle modificazioni territoriali dell'alveo
riguarda tale questione sotto il profilo
della proprietà del suolo.
Nel saggio idrografico di G . T . Michelotti già citato, si ricorda che « in virtù di Regie Patenti degli 11 settembre 1759 rinovate nel regolamento
delli 6 Giugno 1775, e riformate con
altre Patenti delli 16 Ottobre 1793, si
sono autorizzate, ed anche obbligate le
Comunità a vendere i stabili comunali
consistenti per lo più in boschi, e pascoli, e la massima parte dei terreni di questa natura laterali ai fiumi erano altre
volte di loro proprietà ».
La proprietà comune lungo le sponde
fluviali — corrispondente ad aree agricole marginali — esistente attorno alla metà del secolo XVIII, viene quindi
eliminata con un provvedimento legislativo successivo, modificando cosi il rapporto di proprietà del suolo, che non è
senza riflesso sulla sistemazione del paesaggio fluviale.
L'autore vede in questa transazione l'occasione di un miglioramento colturale,
« passati cotesti fondi nelle mani di particolari possessori, non mancarono coll'attività ed industria loro di trarne un
miglior partito; quindi una parte fu
messa a coltura, un'altra meglio e più
foltemente piantata, e si sono procurati
tutti quegli altri vantaggi, per la bonificazione, e conservazione di questi fondi, che i soli possessori sono atti a procurarsi », miglioramento che l'autore valuta tuttavia irrilevante nei riguardi dell'assetto idraulico, legato piuttosto all'opera di regimazione dell'alveo.
Nella discussione sulla proprietà dell'alveo, sono registrate molte cause di rivendicazione 34 che si sono prestate a solerti esercitazioni professionali, e che documentano insieme sulle avvenute modificazioni degli andamenti fluviali. Nelle
condizioni d'uso attuali del territorio, in
un'area particolare come quella delle
^
sponde fluviali, il problema della demanialità o della privatizzazione delle
sponde ha implicazioni più vaste.
La questione del regime di proprietà dei
corsi d'acqua e del territorio di sponda
lungo di essi diventa infatti determinante nell'impostazione di piani per il
paesaggio fluviale, in quanto porta a verificare le condizioni e le possibilità
d'uso nei corridoi fluviali; questi sono,
in parte, già configurati, come vedremo
dalla recente legge regionale n. 56 del
5-12-77 sulla « tutela e uso del suolo »
ove controlla la forma di utilizzazione
delle sponde.
Nella regolamentazione attuale viene
presa in considerazione, e riconosciuta
giuridicamente come bene autonomo rispetto al territorio sul quale scorre,
« l'entità idrogeomorfologica rappresentata da un fiume, nel suo complesso
strutturale di acqua fluente, di suolo sul
quale scorre l'acqua, l'alveo, e di rive » 3 5 .
Nel Codice Civile, riprendendo una linea giuridica fondamentale nella tradizione del diritto delle acque viene infatti stabilita la demanialità del corso d'acqua e delle sue adiacenze, limitatamente all'alveo e alla riva interna; ove con
alveo si intende « quello spazio di terreno formato naturalmente dal flusso delle acque », e con riva interna si intende
« quella zona toccata dalle piene ordinarie ».
La demanialità accordata all'alveo è
esclusa invece per la riva esterna o sponda, « cioè l'area toccata solamente dalla
piena straordinaria ».
63
Da queste definizioni si deduce che il
concetto che ha orientato i relativi provvedimenti giuridici — secondo i quali si
delinea lungo tutti i fiumi un corridoio
territoriale di acque e di rive vincolate
al regime di proprietà demaniale — è, in
linea di massima, rispondente ad una
corretta valutazione dell'ecosistema fluviale; piti evidente quest'ultima, quando
si ammettono, come demaniali, anche le
estensioni laterali delle sponde, qualora
interessanti per la tutela delle fonti di
approvvigionamento idrico.
Rimane da vedere, oggi, quanto sia rispondente tale delimitazione ad un intervento globale di difesa e di salvaguardia del paesaggio fluviale, dal momento che l'ampiezza delle zone sommergibili in corrispondenza delle piene
reali è assai diversa da quella del limitato corridoio demaniale cosi determinato; infatti, come è stato valutato, la piena ordinaria non rappresenta che il 25%
della piena reale.
Ancora, le proprietà private che risultano adiacenti a quelle demaniali non
sono sottoposti ad altri vincoli che non
siano quelli propri degli strumenti urbanistici, insufficienti e inadeguati a regolamentare zone che dovrebbero essere
di pertinenza idraulici.
Da qui, certi effetti verificati di disordine idraulico, dovuti alla incongrua
utilizzazione delle aree di sponda; queste invece dovrebbero essere tutelate attraverso la regolamentazione di forme
d'uso coerenti con le garanzie di conservazione naturale dell'unità idrogeomorfologica.
NOTE
34
Vedi ad esempio la
dell'alveo e delle isole
A . SCIALOIA in A.S.T.
Canali, mazzo 139.
C f r . inoltre i seguenti
trattazione sulla p r o p r i e t à
sorte nei fiumi firmata da
S . R . Acque,
Ponti,
Porti,
documenti:
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137
1846.
R a g i o n a m e n t o nella causa del Regio p a t r i m o n i o
contro la città di Valenza (oggetto a p p r o p r i a z i o n e
di isola nata sul Po).
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 134
1850.
D o d e c e n n e affitto dell'isola detta la G a m b i n a formatasi r e c e n t e m e n t e nel Po in territorio di Valenza.
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137.
1844-1843.
Alveo a b b o n d a n t e del Po e T a n a r o nella Provincia di T o r t o n a .
T o r t o n a - Alveo a b b o n d a n t e - Rivendicazione di
proprietà.
Alveo a b b o n d a n t e del Po e T a n a r o - Rivendicazione di p r o p r i e t à .
Disegno: tipo dimostrativo r a p p r e s e n t a n t e u n
tronco d e l l ' a n d a m e n t o del canale del Po ora
a b b a n d o n a t o d e n o m i n a t o di G u a z z o r a ; la posizione dei paesi al m e d e s i m o confinanti e la situazione dell'attuale passaggio p u b b l i c o , che si f a
con u n battello altre volte detto il battello del
molino dei Torti, i n c o m i n c i a n d o in A all'antica
diramazione di questo canale che si f o r m a al
Buco dell'Oca in faccia a C a m b i o , sino internam e n t e allo sbocco della Scrivia, cioè al p u n t o di
riunione del torrente Scrivia con l'attuale canale
del Po.
1842
Relazione allegata alla m a p p a d e l l ' a l v e o a b b a n d o n a t o del fiume Po sui confini di Sale, Guazzora e Castelnuovo.
35
In: « Aspetti giuridici e amministrativi », Q u a d e r n o di « I t a l i a n o s t r a » n. 9 / 1 9 7 0 : Le riserve naturali fluviali, concetti generali e
indicazioni
per un progetto pilota: una riserva naturale
del
Tevere. (Anche per le citazioni successive).
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Fig. 31. Corso del Fiume Po.
In vicinanza della città di Monca/ieri
coll'indicazione dei vari progetti fatti per
liberare li suoi Borghi dalle corrosioni di cui
sono minacciati.
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Aut.: copie disegno presentate a S. M.
n. ag. 1818 - Castellani.
Data: agosto 1818.
S e . : 1 : 1.000.
Dim.: 52 x 41.
T e c n . gr.: china nera e acquarello.
S u p p . : carta su tela montata su tela nei 1959.
A.S.T. sez. I, carte t o p . arch. s e g r e t o
3 6 - A - l V rosso.
Cfr. a n c h e :
Corso del fiume Po.
in vicinanza della città di Monca/ieri con
l'indicazione dei vari progetti fatti per liberare
i borghi della detta città dalle corrosioni di cui
sono minacciati.
Aut.: mancante.
Data: mancante.
Se.: 1 : 1.000
Dim.: 64.5 x 45.
Tecn. gr.: china nera e rossa e acquarello.
S u p p . : cartoncino.
A.S.T. sez. Riun., A c q u e T o . - P o e Chisola,
1 8 1 5 - 5 3 Marzo 85.
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Fig. 32. Piano regolare del corso del fiume Po
nel tratto decorrente sul territorio di
Moncaglieri compreso tra la regione dei Gonini
ed i Mulini di Mayrano relativo al progetto
del taglio da farsi al detto fiume in
vicinanza del ponte di Moncaglieri, e di quelle
altre opere di cui nella Relazione, calcolo ad
istruzioni in data d'oggi al presente unito.
Aut.: Ignazio Michela.
Data: 18 febbraio 1819.
Se.: di metri 400.
Dim.: 67 x 180.
Tecn. gr.: china ed acquarello.
Supp.: cartone.
A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po e Chisola.
1815-1853, 85.
Cfr. anche:
Tipo di planimetria dell'attuale corso del
fiume Po in territorio di Monca/ieri.
Rilevato sul luogo nei scorsi mesi di aprile
e maggio per la porzione compresa tra il nuovo
taglio apertosi nell'anno 1817 nella regione
de' Gorini proteso sino alla chiusa de' Molini
di Meyrano a propri delle città in cui sono
notati tutte le circostanze di fatto locali per
manudurre ia perizia a proporre ia riparazione
che desidera ia città suddetta di Monca/ieri
di intraprendere per difendere questa parte
di suo territorio dalli danni e frequenti
corrosioni a quali soggiace in occasioni
d'escrescenze dei fiume ed allontanare dai
Borgo del Mercato le minaccie che le
sovrastano dal timore d'alluvione delle acque
dei Po con quelle del Torrente None ossia
Chisola quali sono in procinto di congersi
con dannose, ed irreparabili conseguenze.
Si sono altresì in questo tipo segnate
le ampliazioni de' beni ossia Lunate.
A quali vi diede luogo l'escrescenza delli 31
scorso Maggio e successivi giorni quali
minacciano ii fondi e fabbriche nelle regioni
di Barbogna e della FreiUa, ed aumento
ii pericolo della congionzione del Po col None.
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Aut.: Golzio Gabriele.
Data: 1818.
Se.: 1 : 500 compresi i divisi.
Dim. 188 X 88.
Tecn. gr. china e acquarello.
Supp.: cartoncino.
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Fig. 33. Tippo Regolare o... ? Figura del luogo
di due Pezze di Campo Mejsino e Gerbido.
anche simoltenenti, poste sovra le fini di
Vinovo, et nelle regioni dette degl'A/tenatti
et del guado sotto 'le coherenze descritte
qui sotto intorno al tippo, e da me sottoscritto
misuratore ed estimatore pubblico della
presente citta delineato ...
Aut.: F. A. Appiano Misuratore.
Data: 3 gennaio 1736.
Se.: di Trabucchi 50.
Dim.: 118 x 48,5.
Tecn. gr.: china nera e acquarello.
Supp.: cartoncino da disegno con supporto
tela.
Arch. Com. Moncalieri A.S. Serie V
Parte F n. 48.
Cfr. anche:
" . ^ - 7 7 o n u
Piano Regolare dei corso dei fiume Po
in territorio di Moncalieri relativo ai taglio da
farsi superiormente al ponte in legno.
e
Aut.: Ing. G. M. Gallinati.
Data: Torino 11 Febbraio 1824.
Se.: 1 : 2.500.
Dim.: 94 x 63.
Tecn. gr.: china nera e rossa e acquarello.
Supp.: cartoncino.
A.S.T. sez. Riun., Torino Acque Po e
Chisola - Marzo 85.
67
I .U. 4.1
\
\
Hi
, »
% '
*
Fig. 34. Corso dei Po nel territorio di Chivasso.
Data: 14 aprile 1846.
Se.: in trabucchi.
Dim.: 104 X 37.
Tecn. gr.: china nera e rossa e acquarello.
Supp.: cartone da disegno.
A.S.T. sez. Riun.
Vers. G. C., vers. 1936, Pacco 1, Fase. 2.
f**i£»«*t» M
Fig. 35. Corpo Reale del Genio Civile
Circondario di Torino. Provincia di Torino.
Città di Chivasso. Ripari al fiume Po. Piano di
un tratto dei corso del Po nel territorio della
città di Chivasso colla indicazione degli argini
normali alla sponda sinistra del fiume
che assicurano ed agevolano ia strada al
porto natante.
Aut.: Barbavara ingegnere capo.
Data: 4 settembre 1845.
Se.: 1 : 4.000.
Dim.: 76 X 61.
Tecn. gr.: china e acquarello.
Supp.: cartone da disegno.
A.S.T. sez. Riun., vers. G. C.,
vers. 1936. Pacco 1. Fase. 2.
Fig. 36. Piano del corso del Po nei territorio
della città di Chivasso dove l'argine della riva
destra difende le terre del sig. Cav. Trabucco
di Castagneto.
Aut.: Barbavara ingegnere capo.
Data: 15 maggio 1843.
Se.: 1 : 2.000.
Dim.: 90 x 60.
Tecn. gr.: china nera.
Supp.: cartone da disegno.
A.S.T. sez. Riun., vers. G. C „ vers. 1936.
Pacco 1. Fase. 2.
Cfr. anche:
Corso del Po nel territorio della
città di Chivasso.
Progetto della difesa della sponda sinistra del
Po con argini normali alla traccia regolare
dei fiume.
Aut. ing. capo Barbavara.
Data: 12 dicembre 1843.
Se.: 1 : 4.000.
Dim.: 200 X 69.
Tecn. gr.: china nera e rossa ed azzurra.
Supp.: cartone da disegno.
A.S.T. sez. Riun., vers. G. C., vers. 1936.
Pacco 1. Fase. 2.
68
Fig. 37. Parte del Corso del Po dal Porto di
Monteu e parte di quello della Dora Baltea
superiormente a! Porto di S. Anna in vicinanza
della cassina della Fessia sino alla loro
unione poco longi da Moncestino
(stralcio).
\
Aut.: signor Boerio.
Se.: 1 : 4.752.
Dim.: 270 x 80.
Tecn. gr.: matite e china nera.
Supp.: carta da disegno e cartoncino da disegno.
Scrit. sul verso: Po, parte del corso del fiume
Po dal porto di Monteu : e parte di quello
della Dora Baltea superiormente al Porto
di S. Anna, in vicinanza della Cassina
della Fessia, sino alla loro unione,
poco lungi da Moncestino. Originale
del Signor Boerio. senza data sulla
scala di 1 : 4.752.
I
A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 7.
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, 0
"
CONSIGLIO
I N 0
couprensorio
chivassese
LLE TRASFORMAZIONI
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NAZIONALE
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IICEICHE
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IDROGRAFICHE
Ci. 0-OARHOHE
Scala
f : 50 000
legenda
Fig. 38. Carta delle trasformazioni idrografiche
nel comprensorio Chivassese, 1971-73
(da Govi M„ Crema G„ Zanella E., op. cit.J.
71
AREE DI ESONDAZIONE COME
CONDIZIONAMENTO TERRITORIALE
Eventi eccezionali e insieme ricorrenti
come le alluvioni (vale a dire l'invasione di aree più o meno estese di territorio da parte delle acque fluviali), sono
stati registrati in Italia con una frequenza che appare più serrata durante l'ultimo mezzo secolo, rispetto ai periodi precedenti. Durante questo periodo infatti
sul territorio nazionale si sono contate
circa 280 piene fuori dalla norma, e
Piemonte e Toscana hanno condiviso il
primato numerico delle piene con 30
eventi eccezionali ciascuna 34-37 .
Una carta sintetica della distribuzione
delle aree di esondazione, da cui stralciamo la parte che interessa il bacino
del Po (vedi fig. 39), è stata presentata nella « Prima relazione sulla situazione ambientale del paese » 38, e segnala le aree alluvionate nel periodo tra il
1951 e 1972. Inoltre, in questo stesso
documento si suppone che « pur in mancanza di dati di rilevazione ufficiali le informazioni disponibili del dissesto idrogeologico si siano ulteriormente aggravate nei confronti della situazione precedentemente rilevata nel 1967-1970 dalla Commissione De Marchi ».
Come vedremo, non è mancata infatti la
conferma di questa supposizione; mentre gli anni trascorsi dal completamento dell'indagine della Commissione Interministeriale 39 obbligano a costatare il
mancato avanzamento del progetto d'intervento proposto che — pur con la discussione e la precisazione e la revisione
di alcune delle linee di intervento individuato in quella sede — avrebbe dovuto
concretizzarsi nel periodo successivo.
Invece, l'intervento in questo campo è
stato, e continua ad essere, troppo inadeguato e insufficiente rispetto alla gravità della situazione; per cui è senza
enfasi giornalistica la denuncia che un
autore come Antonio Cederna ha sviluppato lungo l'arco di anni, sino a commentare come « alluvione programmata » l'ennesima, recentissima e catastrofica alluvione 4 0 .
Le alluvioni sono state infatti riconosciute come indicatore di una condizione di dissesto territoriale che interviene
72
Fig. 39. Carta della distribuzione delle aree
di esondazione.
(da Tecneco, o p . cit., stralcio).
come causa concomitante, insieme con i
fenomeni pluviometrici e con i fenomeni più specificatamente legati alle condizioni morfologiche del bacino.
È stato anche ricordato 4 1 , come a condizioni simili nei livelli pluviometrici,
corrispondano conseguenze territoriali
che si sono, negli ultimi decenni, fatte
molto più gravi, con bilanci di distruzione molto più pesanti: un fatto che è
in stretta relazione con i modi delle incontrollate trasformazioni territoriali
avvenute lungo questo periodo e che dà
la misura reale del problema.
In particolare la « acquisizione recente
per scopi edilizi, industriali, agricoli di
aree naturalmente soggette ad inondazioni e che in passato erano lasciate libere alle espansioni delle piene, ha aumentato l'entità di danni dovuti agli
eventi alluvionali » 3 8 .
Come già abbiamo visto, sull'insieme
delle aree di pianura corrispondente
al 3 2 % della superfìcie comprensoriale, le limitazioni più rilevanti all'utilizzazione del suolo sono infatti poste
dai fiumi; e tali limitazioni dovrebbero
leggersi come variabili dipendenti dall'ampiezza delle aree esondabili.
Se, riprendendo una analisi recente 22 ,
« si definisce letto maggiore tutta l'area
potenzialmente esondabile del fiume,
questo è ovviamente assai maggiore che
non l'alveo apparente del fiume (cioè
dell'elemento morfologico più facilmente e comunemente conosciuto delle forme fluviali). Quindi è evidente che l'area
costituita dal letto maggiore comporti
una serie di limitazioni nei confronti dei
vari usi del suolo (in particolare per
quanto riguarda la costruzione e le vie
di comunicazione) oppure una serie di
interventi (quali argini, opere di difesa
e di prevenzione delle inondazioni) in
modo da salvaguardare l'area stessa ».
Ne deriva che « ove ragioni particolari
di pericolo o di sfruttamento di potenzialità non rendano necessari detti interventi è preferibile lasciare che il corso dei fiumi si evolva naturalmente ».
Già queste indicazioni di larga massima
tracciano una prima proposta per il disegno dei corridoi di protezione fluviale
ad ampiezza variabile lungo i corsi d'acqua, che rimane peraltro tutta da precisare.
Resta da vedere, intanto, quale sia allo
stato attuale l'occupazione reale di tali
fasce alluvionali; precisandone la situazione di compromissione e / o di utilizzazione impropria (in tal senso sono da segnalare anche casi abnormi; come nel
Biellese, ove sono stati ricostruiti edifici industriali nelle stesse zone dove aveva agito l'alluvione, e nonostante specifiche segnalazioni per vincolo d'uso in
aree dichiaratamente pericolose).
Ecco quindi un orientamento per la pianificazione del paesaggio fluviale particolarmente indicativo per l'insieme delle aree di pianura; in aree cioè dove
spesso sono inesistenti altre caratterizzazioni morfologiche naturali ma dove
l'accentuazione paesistica data dalla presenza fluviale, qualora salvaguardata come elemento paesistico e naturale, può
essere considerato espressiva del processo di conservazione naturale. Le limitazioni circa le aree esondabili stabiliscono una indicazione preferenziale
per una destinazione ad uso agricolo,
secondo la proposta di PTC, di tali aree;
che si dovrebbe risolvere sviluppando,
attraverso il piano agricolo zonale, anche le articolazioni del progetto paesistico.
La documentazione raccolta per il Piemonte, a cura del Laboratorio di ricerca
per la protezione idrogeologica del Bacino Padano del CNR che nella sua attività ormai quasi decennale, ha documentato, analiticamente tutti gli elementi alluvionali recenti, individuando cause e conseguenze del dissesto, permetterebbe d'altronde di precisare le osservazioni precedenti nei termini delle loro
reali e spesso gravi conseguenze; sviluppando — attraverso la ricerca di base —
l'analisi dei fattori limitanti inerenti al
sistema fluviale.
L'indicazione sommaria, per quanto già
esplicita, delle aree di esondazione relative al sistema idrografico piemontese,
riportata in fig. 39, può essere integrata
con i seguenti dati che riguardano le
zone sommergibili, riferite ai Comuni di
appartenenza, del Piemonte e Val d'Aosta 42.
Sarebbe evidentemente utile verificare
questi dati per il comprensorio di Torino, predisponendo un elenco disaggregato che specifichi l'incidenza di questa
situazione per le aree di pianura e quelle montane, per le aree rurali e per
quelle urbanizzate, in relazione ai diversi corsi d'acqua del sistema idrografico
che interessa questo territorio.
Per il tratto del corso del Po da Torino
a Crescentino, la « carta delle trasformazioni idrografiche » riportata in figura 38 individua con precisione la rilevante ampiezza delle aree inondate nella
piena straordinaria, e segnala inoltre
che:
« i punti più critici, perché ripetutamente colpiti da inondazioni sono:
— la campagna a S e SW di Brandizzo
e parte del medesimo abitato, che venne per metà allagato sia nell'ottobre
1839 che nel maggio 1949;
— l'area compresa tra la confluenza in
Po del Torrente Malone e quella del Torrente Orco, per la frequente tendenza
da parte di questi due fiumi ad unire le
loro acque di piena nella parte terminale, spesso a causa del rigurgito provocato dal Po;
— la zona tra Orco e Chivasso, minacciata spesso da allagamenti e corrosioni sia da parte dello stesso fiume Orco
che dal Po;
— la sponda a monte della Dora Baltea e soprattutto a valle di questo corso d'acqua dove presso le cascine Galli
si sono ripetutamente verificate pericolose corrosioni ed allagamenti » 33.
Non è senza interesse rivedere, alla luce di questi dati, la serie di mappe storiche allegate che si riferiscono appunto
allo stesso tratto del corso del Po.
L'insieme delle precedenti osservazioni
va confrontato con le indicazioni delle
73
Tabella 3.
Regione
Piemonte +
Valle d'Aosta
Sup. terr. (km2)
28.661
7.670
1.209
290
4.162.000
2.365.000
N. Comuni
N. abitanti
Comuni
sommergibili
nelle regioni
limitazioni d'uso del suolo proposte per
le aree delle alluvioni recenti e verificato con le indicazioni dei provvedimenti di sistemazione idraulica attuati o
previsti lungo i corsi d'acqua del comprensorio che qui di seguito vedremo.
D'altra parte la registrazione degli eventi alluvionali, e il possibile controllo cartografico delle relative aree di esondazioni, ancora metterebbero in evidenza
la ripetitività delle situazioni alluvionali,
che ripropongono ogni volta un grave e insoluto problema di tutela territoriale 43.
Un problema che infatti ha trovato ancora una gravissima conferma con le
recentissime alluvioni della primavera/
autunno 77, in diverse zone della Regione.
Le cronache fotografiche apparse sulla
stampa quotidiana in quei giorni ne indicavano alcune conseguenze territoriali
sugli insediamenti, sulle aree agricole,
sulle grandi infrastrutture, che trovano
nelle cifre della tabella qui riportata la
misura del danno economico corrispondente **.
Nella
Regione
%
24,7
Zone
sommergibili
%
risRett0
%
rispetto
comuni
regione
sommergibili
1.902
6,6
26,7
357.000
8,5
56,3
24
15,2
Opere di competenza dei comuni e della Regione (31 comuni su 83 danneggiati), 6 miliardi.
— Vercelli:
Danni a opere pubbliche, 3 miliardi.
38
— Novara:
Danni nei soli servizi pubblici (escluse le ferrovie) 7 miliardi.
È superfluo sottolineare come, ancora
su questi termini di confronto, vada
valutata l'importanza di una pianificazione territoriale che attui la conservazione del paesaggio fluviale come garanzia di equilibrio ecologico territoriale.
nelle
province
di:
— Alessandria:
Danni al settore agricolo, senza i riflessi sulla
vendemmia (mancano i dati di Vercelli e Novara), 3 miliardi.
74
A.
CEDERNA, i n
« Corriere
della
Sera »
10-10-
1977 che commenta: « Lo sfasciume d'Italia ha
la sua causa vera nell'impermeabilità di politici,
governanti e amministratori locali ai problemi
della difesa del suolo e dell'ambiente, cosi come
il suolo d'Italia, è stato reso impermeabile dal
disboscamento dissennato, dall'indiscriminata cementificazione e asfaltatura di pianure, litorali,
colline, e quindi non è più in grado di assorbire
e smaltire le piogge ».
-ti M. FAZIO, in « La S t a m p a » 10-10-77.
42
Riportati da F. Ognibene nella analisi sulle
conseguenze ecologiche sul territorio indotte dal
processo di industrializzazione e urbanizzazione
nell'area torinese e piemontese, in « Convegno di
studio sul piano Fiat, ACLI, Torino 10.1973 ».
Du
JARDIN
G„
Le
inondazioni
del
Po
consi-
derate sotto l'aspetto geologico e i mezzi per diminuire i danni, Du Jardin, Genova, 1872.
Le piene del Po nel secolo X I X , in « Giornale
Genio Civile », anno 1878, pag. 3 - 61 - 125
p.n.u.
La valle del Po e le sue inondazioni, in « Giornale Genio Civile », anno 1883, pag. 83-133,
p.n.u.
Sulle piene del Po avvenute nei mesi di ottobre
e novembre
1886, in « Giornale Genio Civile »,
anno 1887, pag. 375, p.n.u.
VALENTINI, Sulle previsioni delle piene del Po,
anno 1903, pag. 121, p.u.
Opere di competenza del Magistrato del Po,
20 miliardi
particolare
40
43
Opere di competenza delle Ferrovie, 5 miliardi
Opere di competenza dell'Anas, 15 miliardi
Impianti dell'Enel, 1 miliardo
In
Prima relazione sulla situazione ambientale del
paese, a cura di Tecneco, Roma, 1972.
Questa Commissione interministeriale venne
istituita dopo la disastrosa alluvione del '66, e
l'indagine, che f u sviluppata a livello nazionale
per la durata di un treiennio, si concluse con
una approfondita relazione sullo stato di fatto e
sulle necessità modalità d'intervento valutandone
la spesa relativa nell'ordine di diecimila miliardi
per un trentennio. Questa indagine costituisce ancora oggi un obbligante termine di valutazione e
di riferimento.
39
Piemonte:
Opere di competenza delle Province, 20 miliardi
(ad esclusione dei danni valutati in 1,8 miliardi
per la Provincia di Torino).
AA.VV., Atti del convegno internazionale
sulle
piene, Accademia nazionale dei Lincei, Quader
no 169/1972.
37 Precedentemente, per il Po, « tra le portate di
piene eccezionali che si sono verificate in quest'ultimo mezzo secolo con notevole frequenza,
le più gravi sono state quelle del giugno 17, del
settembre 1920, del maggio-giugno 1926, dell'agosto 1935, del settembre 1948, del gennaio-maggio 1949, del novembre 1951 ».
Tale indicazione è riportata in: BONICELLI G., Il
bacino idrografico piemontese
in rapporto alle
sue piene ed a quelle del Po, in « Cronache Economiche », anno 1952, n. 109.
« Per il tratto del Po a valle di Torino la massima piena conosciuta sembra esser stata quella
del 17 ottobre 1839: in quella occasione il Po
totalizzò a S. Mauro una portata calcolata forse
in difetto, in 2900 m 3 /sec, a Chivasso essa venne valutata di circa 3400 m 3 /sec. Le acque si
elevarono sul piano di campagna in sponda sinistra tra Settimo e Brandizzo ad una altezza variabile da 1,5 a 2,5 m » 33.
NOTE
36
Citando L. SUSMEL, La difesa del suolo, in
« La difesa della natura », testi per Italia Nostra,
Milano, 1976. 6 interessante notare che questi
temi vengono finalmente trattati anche al livello
divulgativo di una informazione più diffusa.
Cfr. inoltre:
COTECCHIA V., Le alluvioni e la difesa del
Annuario Est., 1968, Milano.
suolo,
BOSINI A., Considerazioni
economiche
sui provvedimenti per evitare le inondazioni, in « Rivista
atti e rassegna tecnica », anno 1951, ottobre,
pag. 294.
ANGIUS
E . , La
piena
del
Po
del
4 maggio
1949
a monte di Torino, in « Giornale del Genio Civile », Anno 87° Fase. 12, dicembre 1949.
ANSELMO
V.,
L'evento
alluvionale
del
12
-
14/
6/1957: i danni dei bacini del Piemonte e della
Val d'Aosta.
44
Nota riportata in « L a S t a m p a » , 10-11-77.
ASPORTAZIONE DI MATERIALI
ALLUVIONALI DAGLI ALVEI
Sotto questo titolo nel rapporto De Marchi sulla « difesa delle acque » per la
Conferenza Nazionale delle Acque 4 5 sono stato individuate, nel loro grado di
urgenza e di gravità, le dimensioni del
problema relativo all'estrazione/asportazione di materiali dai corsi d'acqua;
che, ad oltre dieci anni di distanza, permangono tali, non essendosi modificato
il quadro delle regolamentazioni in materia.
L'attività estrattiva dagli alvei ha tradizionalmente interessato i corsi d'acqua,
in modo diretto, quale risorsa facilmente
sfruttabile; si può dire, anche, che il
rapporto tra paesaggio fluviale e paesaggio edificato passa attraverso questa utilizzazione diretta, nella misura in cui il
primo diventa usuale fonte di approvvigionamento dei materiali primi necessari alla costruzione del secondo.
A fabbisogni crescenti in tale settore ha
corrisposto quindi un irreversibile deterioramento delle risorse fluviali, ma di
questa « contabilità ambientale » non si
è voluto sinora tener conto nella gestione del territorio.
« Se si mettesse in conto il danno recato
a tale patrimonio per la provvista dei
materiali alluvionali impiegati, il costo
reale di talune fra le opere costruite negli ultimi tempi verrebbe a superare 46,
e talora in misura del tutto insospettata,
ie spese effettivamente sostenute. E siccome gli alvei dei fiumi e dei torrenti,
entro i limiti coperti dalle piene ordinarie, appartengono al demanio dello Stato, è proprio soprattutto sullo Stato che
sono ricaduti e ricadono i maggiori danni diretti, ed è anzitutto allo Stato che
spetta d'intervenire per la salvaguardia
dei propri beni demaniali e per prevenire o almeno attenuare i danni indirettamente arrecati ad altri beni 4 5 .
L'attività estrattiva, che avrebbe dovuto
essere regolamentata in relazione al grado di compatibilità d'uso delle risorse
sfruttate, si è trasformata, in difetto di
coordinamento e di controllo, in agente
distruttivo del paesaggio fluviale.
Cosi è avvenuto sul Po, tra Torino e Carignano, intorno al ponte di Carmagnola
0 tra San Vito e La Loggia, come lungo
la Stura dove « le progressive e continuate asportazioni di materiali ghiaiosi
in alveo, mettono in causa l'equilibrio
idraulico del corso d'acqua, che ha dimostrato di reagire negativamente a tali
intensi lavori estrattivi, riattivando in
più punti con energia i processi erosivi
sia sul fondo dell'alveo che alla sponda » 3 3 .
1 danni arrecati, diretti o indiretti, riguardano l'alveo del fiume e, insieme, le
condizioni del territorio circostante:
« tra i primi, vanno comprese le erosioni di fondo come quelle delle quali già
abbiamo parlato per il Po, che alterano
in modo generalmente non favorevole il
regime di magra dei corsi d'acqua e
pongono in pericolo la stabilità delle
opere sulle sponde.
« Fra i danni indiretti sono da segnalare, anzitutto, la scomparsa, parziale o
totale, di vasti materassi alluvionali e
delle falde subalvee in esse contenute,
che in passato costituirono preziose riserve idriche: ma forse anche più gravi
sono le ripercussioni dell'abbassamento
dei livelli di magra dei fiumi sulle falde
acquifere dei territori latistanti, le quali, abbassandosi a loro volta, hanno recato, ad esempio in vaste zone dell'alta pianura veneta dannose conseguenze
sulle attività agrarie » 45.
La portata di tali interventi si è fatta crescente negli anni recenti con lo sviluppo dei fabbisogni e del livello di meccanizzazione; i vecchi impianti a noria
sono reperti archeologici nel paesaggio
torinese 4 7 , mentre si continua a incidere
il paesaggio fluviale devastandone la
struttura.
Infatti, se le modificazioni indotte sul
paesaggio fluviale da questa attività sono
state sempre importanti nella regimazione dei corsi d'acqua, è attualmente che
il problema — anche come risultante di
un uso continuato — si presenta in tutta la sua gravità.
Interventi recenti e in atto, al di fuori
di una sufficiente regolamentazione, di
fatto privatizzano una risorsa non rinnovabile, sconvolgono il territorio ecologicamente fragile delle zone di sponda,
trasformano su larghe e profonde estensioni il paesaggio del fiume e restituiscono un paesaggio devastato e arido, che
segna artificialmente il territorio come
un paesaggio residuo; a cui corrisponde,
infatti, uno stato di disequilibrio idraulico, ecologico e paesistico.
La denuncia delle condizioni di dissesto
non è certamente solo di oggi né è, certamente, infondata: a Carignano, l'alluvione della scorsa primavera è stata l'ultima occasione, gravemente dimostrativa, per verificare che nulla è stato fatto
a distanza di anni per bloccare questo
stato di dissesto del territorio.
In modo che, a commento della fotografia pubblicata in fig. 40 che registra una condizione attuale, si può invece leggere questa denuncia della situazione indotta nella stessa zona, datata al 1970: « tra San Vito e La Loggia (8-9 km in linea d'aria) il Po di Carignano fa cinque anse, per circa 14 km.
I terreni intorno sono stati tutti comprati dalle cave... Con l'estrazione in
profondità, presto la cava diventa un
lago dal quale draghe galleggianti continuano a cavare la sabbia finché ne trovano e poi si spostano da un'altra parte.
Le falde d'acqua sono state recise, i terreni intorno si inaridiscono, visti in sezione, ai due lati del fiume, invece degli
argini ci sono ora profondissimi laghetti conici separati da esili pareti che basta una buona spallata del Po ad abbattere.
Tagliando fuori le cinque anse, i laghetti delle cave vengono a trovarsi disposti
secondo una direttrice lineare che alla
prima alluvione potrebbe accorciare di
circa la metà il corso del Po raddoppiandone ovviamente la velocità delle acque.
E in fondo a questa linea c'è Moncaìieri, che nell'alluvione del '49 (quando
ancora l'equilibrio naturale non era stato cosi spavaldamente turbato) andò
sotto tre metri d'acqua » 4 8 .
II controllo sulla consistenza e sui modi
dell'attività estrattiva che interessa i
corsi d'acqua è quindi determinante per
assicurare la garanzia della stabilità
idrogeologica dell'alveo e per non compromettere l'equilibrio ecologico del sistema fluviale.
Non a caso, forme di regolamentazione
sono documentate con datazioni lontane, e in rapporto preciso con la questione della proprietà dell'alveo 49 .
Allo stato attuale, la regolamentazione
dell'attività estrattiva dovrà formare
oggetto di una prossima legge regiona75
76
le, in quanto questa materia — con la
legge n. 382 e il Decreto di attuazione
n. 616 — è stata affidata alle Regioni
dal 1-1-78; e tale provvedimento legislativo richiederà una parallela analisi
della situazione in atto.
Poiché un corso d'acqua presenta una
dinamica di erosione/deposito assai
variabile, questa condizione deve essere
valutata caso per caso per rispondere
a corretti obiettivi di vincolo, validi per
la conservazione territoriale della risorsa fluviale: e solo « la precisazione della dinamica del corso d'acqua e della
sua capacità d'erosione e di deposito
con la quantificazione del deposito del
corso d'acqua permetterà ad esempio di
porre limiti precisi al prelievo di materiali dell'alveo, pena la sottoescavazione
delle fondazioni dei ponti e il loro crollo successivo » 2 .
Il problema che si pone è quindi quello
dell'inventario della risorsa fluviale sotto questo profilo, come base conoscitiva
per attuare una corretta regolamentazione entro un programma di pianificazione della utilizzazione di tale risorsa.
Il rapporto precedentemente già citato,
indicava a livello nazionale (coerentemente con l'attribuzione di competenze
in materia, sino ad oggi riservato agli
organi statali), la necessità di « arrivare
alla formazione di una sorta di inventario o catasto dei giacimenti di materiali alluvionali che ancora sono suscettibili di innocuo sfruttamento negli alvei dei corsi d'acqua e di quelli che non
sono ancora stati sfruttati, o lo sono solo parzialmente, all'infuori degli alvei
medesimi ».
E precisava che, alla redazione di tale
inventario, « dovrebbero procedere in
collaborazione ingegneri e geologi, con
il concorso delle sue amministrazioni
statali direttamente interessate, in quanto ad esse spetta di accordare le concessioni di estrazione: e cioè Ministro dei
Lavori Pubblici (Genio Civile) per
quanto concerne i corsi d'acqua, e Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato (Miniere) per ciò che riguarda
apertura ad esercizio di cave.
Poiché non risulta che un'indagine di
tale natura e con tale finalità sia mai
stata condotta nel nostro Paese, è ovvio che indirizzo e modalità esecutive
dovrebbero formare oggetto di attento
preliminare esame, col doppio intento
di arrivare in breve tempo a risultati
conclusivi e di contenere la spesa entro
opportuni limiti ».
Una tale indagine preliminare risponderebbe all'obiettiva esigenza di pianificare l'attività estrattiva nel territorio,
provvedendo ad indicare le aree adatte
per questo tipo di richiesta, da un lato,
e dall'altro « subordinando le concessioni per l'estrazione del materiale dagli alvei dei corsi d'acqua all'accertamento
della loro innocuità nei confronti del regime idraulico, e decisamente negandola quando tale inocuità non risulti dimostrata » 4 5 .
Questo programma per un intervento di
piano nel settore, per il recentissimo trasferimento di competenze, dovrà ora
trovare attuazione a livello regionale,
iniziando dalla elaborazione della necessaria base conoscitiva. Manca a tutt'oggi una adeguata cartografia dello stato di fatto a scala regionale e comprensoriale, anche se il problema, come si è
detto e come si riconosce infatti nelle
indicazioni del PTC, « proprio nel comprensorio torinese è di bruciante attualità ».
Dovrà essere precisata quindi, insieme
con l'individuazione delle localizzazioni
degli impianti di lavorazione ed estrazione in atto che sfruttano il territorio
fluviale, anche la localizzazione delle
aree non più utilizzabili, e delle aree
risultanti già abbandonate e restituite
come un devastato sottoprodotto territoriale.
Infatti il paesaggio trasformato dalle cave costituisce una area obbligata di intervento — che implica spesso anche
una necessaria ricostruzione paesistica
— per l'obiettivo di conservazione territoriale.
Possiamo ricordare l'esempio francese,
che include tra i provvedimenti legislativi di regolamentazione dell'attività
estrattiva, la norma del contributo per
gli interventi di restauro paesistico dei
tratti di fiume utilizzato; e dove sono
stati attuati, e sono allo studio, interventi di questo tipo.
Si potrebbe ad esempio citare il tratto
della Senna all'ingresso di Parigi, dove
l'organizzazione paesistica di aree verdi
e ricreative attorno a Melun, nella periferia est della capitale, si sviluppa a
partire dalle potenzialità, esistenti e ricostituite, del fiume e del paesaggio fluviale, già completamente segnato dalle
trasformazioni arrecate dalla attività
estrattiva.
Oggi, è alla scala territoriale che potrebbe essere riportata l'analogia con la
proposta di « giardino di sabbia » —
quale natura ricostituita artificialmente
— che risale all'illuminismo francese;
ma certamente il progetto di piano comprensoriale deve includere una reale ricostruzione paesistica di queste aree del
paesaggio fluviale che, mentre blocchi
il dissesto in atto, ne trasformi il segno
preesistente in un nuovo paesaggio da
vivere.
NOTE
45
Conferenza nazionale delle acque (16 die. 196831 lug. 1971), / problemi delle acque in Italia,
relazioni e documenti,
tip. Senato della Repubblica, Roma, 1972.
Come aggiornamento specifico sulla questione dibattuta cfr. inoltre:
Cave e Ambienti in Italia, Contributi vari al
Convegno di Italia Nostra, Bassano, 1976, raccolti
a46 cura di Carnelutti G.
L'osservazione è assai pertinente per commentare, nell'area torinese, il rapporto tra attività
delle cave e costruzione del sistema autostradale.
47
« Un caso a sé costituisce l'impianto per l'estrazione di ghiaia di Giuseppe Raineri: un esempio
limite di possibilità tecniche e costruttive », citato da R. Gabetti nella discussione su « Urbanistica e architettura dell'industria in Piemonte »,
in Architettura industria Piemonte negli ultimi
cinquant'anni, Torino 1977, con il seguente riferimento bibliografico:
GIUSEPPE RAINERI, Impianti
sul fiume
Stura,
presso Torino; presentazione di Nello Renacco,
in « L'architettura », n. 26, die. 1957.
48
Da « L'Espresso » del 8-11-70. Cfr. con fig. 41.
49
Cfr. i seguenti dati archivistici per Po e Dora:
A.S.T. S.R. Are. sist. acque Po, mazzo 130. 1838.
Fiume Po. Autorizzazione all'estrazione di ghiaia
di manutenzione della strada reale di Piacenza.
A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, mazzo 133.
1844/45.
Fiume Po. Estrazione di pietra calcarea.
A.S.T. S.R. Arch. sist. Dora Riparia, mazzo 60.
1935/48.
La città pretende al diritto esclusivo di scavare
la sabbia dall'alveo del fiume Dora presso la
città (Benne).
A.S.T. S.R. Arch. sist. Dora Riparia, mazzo 86.
1836.
Fiume Dora - Estrazione di pietre.
A.S.T. S.R. 1936 Vers. G.C., Pacco 1, Fase. 1.
1838.
Domanda per ventre autorizzato a raccogliere
sabbia nel fiume Dora.
77
REGOLAMENTAZIONE
E SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA
DEI BACINI FLUVIALI
Nelle note precedenti si sono individuate alcune variabili costitutive del paesaggio fluviale, e si è accennato al ruolo della regolamentazione legislativa
nel controllo delle risorse fluviali, sia
nell'ottica della difesa del territorio
segnato dai fiumi, sia nell'ottica del necessario coordinamento delle diverse
forme di utilizzazione degli stessi.
La sistemazione idraulica di un corso
d'acqua è infatti un problema di settore,
che deve tuttavia essere impostato tenendo presente e articolando i rapporti
di reciprocità e di compatibilità con
tutte le altre variabili presenti e agenti
all'interno dei processi dinamici relativi
all'ecosistema fluviale.
Si tratta quindi di un problema di piano, e, come vedremo, il concetto di piano di bacino è stato introdotto per dare
risposta organica ai vari interventi nel
settore della sistemazione idraulica e
idraulico-forestale.
Ci è sembrato quindi qui necessario un
riferimento alla problematica della regolamentazione fluviale — piuttosto complessa e parzialmente in via di ridefinizione — come supporto dall'analisi delle condizioni paesistiche attuali dei bacini fluviali del comprensorio.
Con la recente attribuzione legislativa
alle competenze regionali, la programmazione della sistemazione idraulica del
territorio regionale, trova ora un nuovo
quadro istituzionale che dovrebbe consentire il superamento delle difficoltà sin
qui segnalate, attraverso un reale coordinamento e la proposta di un piano
operativo che abbia diretto riscontro
con il progetto generale di tutela territoriale.
La sistemazione idraulica e idraulicoforestale è stata sinora impostata a livello nazionale e con competenza di ministeri diversi; il Testo Unico 25-7-1904,
n. 523 rappresenta la base dell'ordinamento legislativo attuale in materia di
sistemazione idraulica e riprende precedenti ordinamenti; già con la legge 20
marzo 1865, n. 2248, per l'unificazione
78
Tabella 4.
Comuni attraversati
Sistemi idrografici
Popolaz
residente
31-12-72
Occupati
ne|le
industrie
locali
Chiusella
Orco - Soana
Malone
Stura di Lanzo e Ceronda
Dora Riparia
13.900
75.500
32.700
500.100
571.300
1.300
19.800
8.200
169.300
190.300
Sangone - Chisola - Lemina
Pellice - Chisone
600.800
70.200
201.300
15.700
amministrativa per le opere pubbliche,
infatti si disciplinavano « le acque e le
opere idrauliche, a seconda dell'importanza del corso d'acqua interessato, in
cinque categorie ».
In Piemonte, peraltro, esistono soltanto corsi d'acqua classificati nella seconda e terza categoria (a prescindere dall'insieme di corsi d'acqua minori, ma
non per questo non meno necessitanti di
sistemazioni, definiti « non classificati »
e già precedentemente di competenza
regionale).
Le opere idrauliche relative alle categorie che quindi interessano sono cosi descritte dal testo di legge citato:
Art. 5 - Appartengono alla seconda categoria:
a) le opere lungo i fiumi arginati e loro
confluenti parimenti arginati dal punto
in cui le acque cominciano a correre
dentro argini o difese continue; e quando tali opere provvedono ad un grande
interesse di una Provincia;
b) le nuove inalveazioni, rettificazioni
ed opere annesse, che si fanno al fine
di regolare i medesimi fiumi.
Esse si eseguiscono e si mantengono a
cura dello Stato, salvo il riparto delle
relative spese specificata norma dell'articolo seguente...
Art. 7 - Appartengono alla terza categoria le opere da costruirsi relative ai
corsi d'acqua non comprese fra quelle
di prima e seconda categoria e che, in-
Grado di dissesto
Del bacino
montano
limitato
limitato
limitato
limitato
gravissimo
in alcuni tratti
limitato
grave in alcuni
tratti sul Pellice
Dell'assetto
idraulico
limitato
limitato
sensibile
sensibile
sensibile
limitato
grave
sieme alla sistemazione di detti corsi,
abbiano uno dei seguenti scopi:
a) difendere ferrovie, strade ed altre
opere di grande interesse pubblico, nonché beni demaniali dello Stato, delle
Provincie e dei Comuni;
b) migliorare il regime di un corso d'acqua che abbia opere classificate in l a e
2 a categoria;
c) impedire inondazioni, straripamenti,
corrosioni, invasioni di ghiaie o di altro materiale di alluvione, che possano
recare rilevante danno al territorio o
all'abitato di uno o più Comuni, o producendo impaludimenti possono recar
danno all'igiene o alla agricoltura.
Come strumento attuativo in atto, per il
complesso delle opere di difesa dei corsi d'acqua naturali, esiste il « piano
orientativo ai fini di una sistemativa regolamentazione delle acque », istituito
con legge 19-3-52 ^ per affrontare « i l
problema della sistematica regolamentazione delle acque, sia ai fini di una più
razionale utilizzazione, sia ai fini della
lotta contro le erosioni del suolo e della difesa del territorio contro le esondazioni dei corsi d'acqua » 51,
In applicazione a tale piano sono previste relazioni annue d'attuazione, con
le quali vengono aggiornate le stime dei
fabbisogni in opere di difesa idrogeologica. Nella successiva descrizione dei
singoli corsi d'acqua, si può leggere l'entità degli interventi per i bacini fluviali
Tabella 5.
Fiume
torrente
Tratto
km sponde
Classificazione
e comprensorio
Consorzio
Comuni interessati
Po
Villafranca
Carignano
km 70
3a categoria
Ha 6.000
costituito
Lombriaco - Carmagnola - Cargnano
- Villafranca - Pancalieri - Villastellone
Sede: Municipio di Carignano
Po
Carignano
Moncalieri
km 24
2a categoria
in costituzione
Carignano - Moncalieri - La Loggia
Po
Moncalieri
Torino
km 18
3a categoria
Ha 520
non esiste
Moncalieri - Torino
Po
Torino
Chivasso
km 52
3a categoria
Ha 3.200
costituito
Torino - Settimo - Gassino - San
Mauro - Castiglione - Brandizzo Chivasso
Sede: Municipio di Torino
Po
Chivasso
Crescentino
km 44
3a categoria
Ha 4.600
costituito
Verolengo - Lauriano - Crescentino Brusasco - Chivasso - Monteu da
Po - San Sebastiano Po
Sede: Municipio di Chivasso
Chisola
Cumiana
La Loggia
SS 20
km 58
3a categoria
Ha 3.830
non esiste
Volvera - Vinovo - Airasca - Piobesi
- Nnone - Piossasco - Candiolo Cumiana - Volvera
Sangone
Ponte strada
Stupinigi al Po
km 10
3a categoria
Ha 410
non esiste
Nichelino - Torino - Giaveno - Trana
- Bruino - Orbassano - Beinasco
Susa
Torino
km 130
non classificato
Ha 6.000
non esiste
Susa - Almese - S. Ambrogio - Bruzolo - Mompantero - Avigliana S. Didero - Alpignano - Collegno Pianezza - Vaie - S. Giorgio - Caprie
- Buttigliera - Condove - Chiusa San
Michele - Caselette - Bussoleno Chianocco - Rosta - S. Antonio di
Susa - Viilarfocchiardo - Borgone Rivoli - Torino.
Casternone
S. Gillio
Ce ronda
km 6
non classificato
Ha 200
non esiste
S. Gillio - Druent
Ceronda
Ponte
Bizzaria
3 a categoria
da estendersi a monte
Ha 650
non esiste
Druent - Venaria
Stura di
Lanzo
Lanzo
Torino
km 60
3 a categoria
Ha 4.120
costituito
Torino - Venaria - Borgaro - Caselle
- S. Maurizio - Ciriè - Noie - Villanova - Balangero - Mati - Robassomero - Cafasse - Fiano - Lanzo
Banna
o Bendola
Balangero
Volpiano
km 60
non classificato
Ha 1.500
non esiste
Balangero - Mati - Grosso - Ciriè S. Carlo - S. Francesco al Campo S. Maurizio - Leinì - Volpiano
Palone
Rocca C.se
Brandizzo
km 60
3 a categoria
Ha 2.970
costituito
Rocca - Barbania - Front - Rivarossa
- Lombardore - S. Benigno - Brandizzo - Rivara - Busano - Levone
0rco
Pont
Po
km 76
3 a categoria
Ha 5.540
costituito
Pont - Cuorgnè - Castellamonte - Ciconio - Valperga - Salassa - Oglianico - Rivarolo - Ozegna - San Giorgio
- Feletto Lusigliè - Bosconero - Foglizzo - S. Giusto - S. Benigno
del comprensorio eseguiti e delle previsioni d'intervento.
Per i corsi d'acqua compresi nella provincia di Torino, riandando al 1959 all'indomani dell'alluvione, esisteva il quadro, qui di seguito riportato quale termine di confronto, riguardo alla classificazione delle opere idrauliche e alla
costituzione dei relativi consorzi.
La costituzione del consorzio degli interessati, era resa obbligatoria, per legge,
per i fiumi classificati nella terza categoria, e aveva il compito « di promuovere
e segnalare i lavori necessari nei vari
tronchi agli Uffici del Genio Civile, di
esprimere il parere consuntivo quando
si voglia procedere ad opere nuove, di
provvedere al riparto dei contributi tra
gli interessati, di provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle
opere eseguite » 5 1 .
Riportiamo le indicazioni, cosi datate,
relative alla costituzione dei Consorzi
per il Po e i suoi affluenti nei tratti inclusi nella delimitazione comprensoriale attuale, che si possono mettere a confronto con le indicazioni della tabella
allegata n. 5.
La proposta di lavorare per interventi globali identificabili come piani di
bacino, è stata anticipata — nel 1952, e
ad altra scala — dalla istituzione del
Magistrato del Po, « organismo che dirige e coordina gli interventi di difesa
idrogeologica di tutto il bacino padano,
dando un'impostazione ai problemi di
difesa della Val Padana, che assumono
grandi proporzioni soprattutto lungo il
tratto inferiore del fiume » 51.
Anche per il Piemonte è stato affrontato
il problema dell'unità idrografica da
considerare per dare un'impostazione
globale e quindi pianificare gli interventi di difesa idrogeologica, cosi superando le difficoltà inerenti sia alla suddivisione dei problemi idraulici e idraulico-forestali di aree a valle e di aree del
bacino montano, sia all'ulteriore suddivisione del corso d'acqua in tronchi
diversi, con competenze diverse.
Secondo questa linea si è appunto sviluppata la recente proposta già citata
per la ripartizione in venticinque sistemi idrografici dell'intero sistema fluviale regionale. La proposta tende infatti
alla riorganizzazione degli interventi di
sistemazione idraulica nel territorio pie79
montese, e sottolinea l'importanza del
rapporto di dipendenza tra sistemazione
montana e sistemazione idraulica, soprattutto per i bacini più piccoli; rapporto quindi particolarmente evidente in
Piemonte per tutti quegli affluenti del
Po « che hanno spesso bacini montani
di proporzioni consistenti e un tratto
pianeggiante relativamente breve ».
Lo studio citato presenta un quadro
d'analisi che, per gli affluenti del Po insistenti sull'area comprensoriale, è sintetizzato nella tabella 4.
Nella ipotesi, il piano di bacino deve poter coordinare tutti gli interventi relativi all'assetto idraulico dell'intero corso
d'acqua; « pendenza, sezione dell'alveo,
velocità dei deflussi, confluenze di tributari ecc. sono tutti elementi che devono
essere valutati nei loro possibili effetti
nella progettazione delle opere di difesa,
come anche nel concedere autorizzazioni
all'estrazione di materiali dall'alveo, nella delimitazione delle aree golenali e
nella programmazione di insediamenti
di ogni genere lungo le sponde fluviali ».
Il piano di bacino si configurerebbe
quindi come: « un insieme di pre-progetti, indicando in primo luogo le opere
di difesa necessarie, sicché l'ulteriore
fase prima della loro realizzazione dovrebbe essere unicamente la progettazione esecutiva delle singole opere; stabilendo, inoltre, i necessari vincoli all'utilizzazione a qualsiasi fine (agricolo, industriale, abitativo) delle aree rivierasche e dell'alveo (estrazioni di materiali, vegetazione spontanea); individuando i rapporti con le diverse utilizzazioni idriche e le modificazioni del regime
fluviale che ne possono conseguire ».
La proposta per strutturare in piani di
bacino i programmi di difesa idrogeologica richiede quindi di precisare i collegamenti tra queste indicazioni di piano
di settore e le indicazioni inerenti alla
pianificazione territoriale nel comprensorio; in particolare è una proposta che,
in quanto tende a precisare alcuni tra
gli elementi che configurano il paesaggio fluviale in modo più determinante,
dovrebbe connettersi al progetto di pianificazione paesistica del bacino fluviale.
È in questo senso che può interessare
— come base conoscitiva — una descrizione più accurata dello stato di fatto
dei bacini del Po, Sangone, Stura, Do-
80
ra, Malone e Orco, che qui di seguito
riportiamo, per un confronto coi dati e
con le osservazioni precedenti 5 2 .
gistrato prevede una spesa di L. 670 milioni per le opere idrauliche di 2 a categoria e di 879 milioni per le opere
idrauliche di 3 a categoria.
Il Po nel tratto torinese
Sangone, Chisola e Lemina
11 Po in provincia di Torino assume gradualmente le caratteristiche di un grosso fiume per i numerosi apporti di affluenti anche cospicui di origine alpina.
Sul fiume operano sei Consorzi idraulici, che si ripartiscono 104 km di corso;
essi sono di 3 a categoria, salvo uno (dal
ponte di Carignano al ponte di Moncalieri) che è di 2 a .
Il Genio Civile di Torino segnala corrosioni spondali e stato di disordine
idraulico dell'alveo a monte di Torino
(Villafranca, Lombriasco, Carmagnola
e Carignano) e a valle di Chivasso (Verolengo, Laudano, S. Sebastiano e Verrua Savoia). In particolare tale ufficio
sottolinea la gravità della corrosione esistente sulle sponde del Po a Villafranca,
allo sbocco del Pellice. In proposito va
rilevato che anche attraverso altre inda^
gini dell'IRES è stato messo in evidenza
un certo disordine idraulico esistente
nel tratto del Po, in cui a breve intervallo confluiscono il Pellice, il Varaita e il
Maira '. Questi torrenti hanno effettuato
con le grandi piene del passato, un notevolissimo acccumulo di materiali solidi che hanno resa mossa la planimetria
del paesaggio circostante creando condizioni di disordine idraulico degli alvei,
alle quali si è posto mano irrazionalmente attraverso estrazioni indiscriminate di ghiaia per l'edilizia. Il Magistrato per il Po ha ravvisato la criticità della situazione di quest'area e ha indicato le seguenti opere da eseguirsi con
priorità:
— per il Po, L. 230 milioni per lavori
nei comuni di Faule e Casalgrasso (loc.
Colombiera);
— per il Maira, L. 150 milioni in comune di Casalgrasso;
— per il Varaita, L. 140 milioni per lavori in comune di Casalgrasso, Polonghera e Moretta.
Complessivamente per il tratto del Po
compreso in provincia di Torino il Ma-
I torrenti Sangone e Chisola drenano
tutto il territorio compreso tra la bassa Valle di Susa e il basso Chisone, e
confluiscono nel Po presso Moncalieri
a poca distanza 1 'uno dall'altro. Il Sangone è lungo 43 km (soltanto gli ultimi
5 km sono classificati) e sottende un bacino imbrifero di 270 kmq (156 classificati in CBM); il Chisola misura 48 km
(30 in corso di classifica, tra Cumiana e
La Loggia) ed ha un bacino di 478 kmq,
situato però in gran parte in pianura.
Affluente maggiore del Chisola è il Lemina, di cui è classificato di terza categoria il tratto dall'origine al ponte Sanino di Pinerolo (14 kmq).
I problemi dei due torrenti e dei loro
affluenti sono per lo più di ordine idraulico, dato l'assetto abbastanza soddisfacente dei bacini; la pendenza dei versanti e la scarsa copertura arborea provocano peraltro una rapida corrivazione delle acque di piena, e tale torrenzialità nei tratti in pianura è difficilmente fronteggiabile dagli alvei, in fase di
progressivo interrimento e inadeguati
sovente a contenere le acque.
Gli interventi effettuati dal Genio Civile in base ai piani orientativi assommano sinora a 111 milioni per opere idrauliche di 3 a categoria e a 25 per opere
dei bacini montani, mentre gli interventi per opere idraulico-forestali (interamente per il Sangone) ammontano a 114
milioni. Al 1° novembre 1974 il Genio
Civile indicava in 919 milioni le necessità di interventi per opere di sistemazione idraulica di 3 a categoria nei bacini del Sangone e del Chisola (vedere
nota 50) e di 865 milioni per opere
idrauliche nei bacini montani.
Lungo il Chisola, i pericoli di esondazione maggiormente evidenti si verificano nel tratto terminale (Vinovo e Moncalieri), mentre destano preoccupazione
anche vari settori di alveo (intasati da
detriti alluvionali) tra Cumiana e La
Loggia. A Vinovo bisogna porre riparo
alle erosioni spondali in atto delle località Fornace, Tetti Grella e presso il capoluogo. A Moncalieri gli allagamenti
assillano il tratto che precede la confluenza in Po.
dalla presenza di una cava di ghiaia nel
letto del fiume. In territorio di Caselette
appaiono sufficientemente protettivi i lavori di difesa spondale e di disalveamento (cava) in corso.
La Stura di Lanzo
La Dora Riparia da Susa a Torino
Dopo Susa, la Dora attenua notevolmente la sua pendenza, e scorre in un
fondovalle cosparso di centri abitati. Al
graduale impinguarsi della portata corrisponde un progressivo allargamento
dell'alveo (salvo dove questo è ben inciso nel piano di campagna, come ad Alpignano e Pianezza e poi a Torino e altresì della fascia golenale (sino ad Avigliana, dove raggiunge la massima larghezza), la quale ultima tuttavia non è
continua.
La necessità di difese spondali permane
notevole. I tratti più esposti ad esondazioni sono ubicati presso San Giuliano
(Susa), a San Giorio, e poi da Bruzolo
in giù. A San Giuliano sono vulnerabili entrambe le sponde ma specialmente
quella sinistra. A San Giorio andrebbe
protetta la sponda destra, dove una cava
di ghiaia ha provocato lo spostamento
del corso del fiume verso l'abitato; inoltre, ancora a destra, bisognerebbe evitare che la Dora eroda il punto su cui
passa la bealera del Praiass. A Bruzolo
si richiedono disalveamenti e protezioni
spondali a scogliera, a San Didero e a
San Valeriano di Borgone arginature a
difesa di terreni coltivati, a Borgone difese delle opere di presa del canale del
cotonificio. A Vaie la necessità di difese spondali interessa l'intero tratto di
fiume che attraversa il territorio di questo comune (il corso della corrente tende a vagare eccessivamente). A S. Ambrogio viene sollecitata la manutenzione
degli argini, problema che peraltro riguarda anche altri comuni, ed anche gli
affluenti. In comune di Villardora vanno rafforzate le difese non sufficienti
predisposte verso la vecchia diga, e demolita la diga stessa che, ormai inutile,
provoca esondazioni sul lato sinistro.
Ad Avigliana si lamentano i danni provocati agli argini e ai piloni dei ponti
Dalla confluenza delle Sture, in cui nella parte montana si ramifica la Stura di
Lanzo, in un unico corso, corrono ancora sino alla confluenza in Po a Torino
36 km, dei quali 30 sono classificati di
terza categoria (dalla confluenza del
Tesso, e cioè da Lanzo, sino a Torino).
Il bacino del Ceronda si sviluppa in minima parte in territorio montano; l'asta
del torrente è lunga circa 22 km, dei
quali 10 classificati di terza categoria
(dal ponte Bizzarria di Druent al ponte
ferroviario della Torino-Ceres a Venaria).
L'area interessata è caratterizzata da
una buona situazione geologica, per cui
sono di trascurabile entità i fenomeni
franosi ed erosivi, presenti più che altro
nel bacino del Ceronda (nel suo affluente Casternone). La piovosità è su buoni
livelli (circa 1.300 mm annui) e talvolta i fenomeni alluvionali provocano piene che nel tratto di pianura della Stura e del Ceronda possono dare luogo a
esondazioni.
Il piano orientativo originario aveva
previsto per l'intero bacino della Stura
e Ceronda una spesa di 1.280 milioni,
di cui 300 per la parte idraulico-forestale e 230 per opere idrauliche nei bacini
montani. Al 31-10-1974 si erano spesi
809 milioni per opere idrauliche di 3 a
categoria, da realizzare nei tratti di pianura, dove sovente si hanno accumuli
di ghiaie e sabbie negli alvei, con conseguente innalzamento degli stessi ed
esondazioni. Queste ultime avvengono
anche per carenza di adeguate arginature, ma interessano soprattutto terreni
agricoli. In particolare, si segnalano per
la Stura erosioni spondali e accumuli
pericolosi di detriti alluvionali a monte
di Cafasse e presso Venaria; per il Ceronda i problemi maggiori si pongono,
come si è detto, prima dello sbocco del
torrente in pianura, e poi presso Venaria
(Cromodora).
Questo fiume comunque non provoca
estesi allagamenti; le sue acque di piena
sono contenute entro sponde quasi ovunque abbastanza elevate e pertanto i danni più gravi sono quelli prodotti ai manufatti in alveo (ponti, difese spondali)
per l'elevata capacità erosiva e di trasporto solido.
La Stura di Lanzo ha tré sorgenti, le
quali sono nei confini della Morianna Ducato di Savoia. Esse si riuniscono a Lanzo, dove il fiume lascia
le Montagne.
I caratteri del fiume
sono gl'istessi che quelli dell'Orco, eccettuatane la pesca dell'oro che quivi
non si pratica. Corre in ghiaja sino
al Pò. Vicino al luogo delle
Cafasse
a destra vi è una grande
derivazione
detta il Naviglio di Druento
tendente
a questo Paese; ed alla Veneria R.
Da questa parte vi sono altri piccoli
canali d'irrigazione,
a sinistra ve ne
sono varii più grandi per i territorii
di Ballangero, un altro per
Villanova
e Mathi, un altro per Noie, e cosi
continua sino al Pò. A destra del fiume si trova una piccola
derivazione
per il R. Parco. Il più rilevante
di
ìutti questi Canali si è la Bealera di
Settimo diramata in faccia al luogo
di Borgaro, la quale si perde fra Brandizzo e Settimo. Le acque di questo
fiume oltre ai consueti usi servono ancora per manufattura di carta a Caselle ed al Parco, al giro di Filatoj da
seta, fabbriche
per
imbianchimento
di tele, specialmente
a Caselle, a Borgaro e Territori•
La distanza
dalla
prima sorgente allo sbocco in Pò è
di miglia 26 circa: a tre miglie da Torino riceve nel Territorio di Altezzano altro fiume detto Seronda,
che
vicino alla Veneria riceve altro piccolo fiume chiamato
Casternone,
il
quale nasce al Colle di S.
Cioanni.
Questi due fiumi hanno le acque cattive, e dannose al bestiame degli altri
paesi, il quale bevendone
vi muore
in pochi mesi; l'erba dei prati nei
contorni si è di cattiva qualità, ed il
bestiame indigeno è piccolo, e magro,
quantunque vi si propaghi assai. Ciò
fa che le campagne sono mal coltivate. La sola Campagna chiamata la
Praja, che trovasi incolta fra Pianezza e S. Gilio avrà due o tre miglia di
larghezza. Le piene del Casternone e
Seronda sono piccole. La pescaggione
vi vale pochi soldi.
81
Il Malone
Il torrente Malone è lungo circa 42 km
e sottende un bacino relativamente ampio: 353 kmq. È classificato di 3 a categoria il tronco tra il ponte di Rocca Canavese e la confluenza in Po a Brandizzo (17,6 kmq).
Il breve tratto montano non presenta
problemi di sorta, mentre le necessità
sistematorie si pongono a valle di Rocca sull'asta principale del torrente e sui
tratti inferiori di qualche affluente, tra
cui il Bendola, il Fandaglia e il Viana.
Il piano orientativo originario prevedeva spese di 240 milioni per opere idrauliche di 3 a categoria e di 50 milioni per
opere idraulico-forestali. La spesa effettuata sinora ammonta a 350 milioni per
opere di 3 a cat., e rimarrebbero da eseguire opere consimili per 349 milioni
e idraulico-forestali per 110 milioni.
I maggiori problemi segnalati riguardano sul Malone intasamenti dell'alveo ed
erosioni spondali che si producono in
vari punti tra Rocca e Barbania, poi a
monte di San Benigno ed ancora presso
Volpiano, dove oltretutto vanno ripristinate le protezioni spondali di destra che
sono asportate. Tra Volpiano e Brandizzo gli allagamenti sono piuttosto ricorrenti. Il letto del Fandaglia andrebbe
disalveato in vari punti a valle del ponte della strada Grosso-Rocca. Il Fandaglia (specie tra Barbania e Front) e il
Viana presentano molti tratti da ripulire, potendo un buon disalveamento periodico ovviare alla mancanza di arginature; il Viana presenta inoltre un certo
disordine in regione Venaria di Busano,
dove andrebbe anche rettificata l'asta
del torrente eliminando una curva dove
la corrente tende a far fuoriuscire le acque dall'alveo.
Nel bacino del torrente Malone non esistono stazioni di misura idrometrica. Alla foce la superficie imbrifera è di 353
km 2 ; la portata massima calcolata risulta di circa 385 m 3 /s.
II regime è caratterizzato da marcatissime magre invernali ed estive.
Le piene sono improvvise e di rapido
decorso, alimentate soprattutto dalle
piogge primaverili ed autunnali.
I danni sono causati dagli allagamenti
con alluvionamento su una fascia larga
82
in media non meno di 500 m e soprattutto da frequenti fenomeni di erosione
alle sponde e disalveamento.
L ' O r c o sbocca nel Pò a Chivasso. Il
suo corso in Montagna si è di miglia
20 circa, e di 13 in 14 in pianura:
torbido quando le piene sono prodotte dalle pioggie, sottoposto
a piene
stravaganti e molto dannose. Le acque
in generale sono chiare, perciò
molto
feconde, come pure il suo limo, o
belletta; le sue acque servono
principalmente ad irrigare i prati, ed i frutti
di secondo raccolto tanto nel Canavese, che nella Provincia di Torino.
È rapidissimo,
perciò non
navigabile.
Il pesce vi è piuttosto abbondante
e
di ottima
qualità.
11 Mallone è un piccolo fiume il quale
nasce nelle montagne di Corio: le sue
piene sono mediocri. Corre in ghiaja
sino al Pò, dove sbocca assai vicino
all'Orco, di modo che nelle piene le
acque dell'uno e dell'altro si confondono per le campagne allagate. Serve
per piccole irrigazioni di prati, e frutti di secondo raccolto. I suoi depositi
sono piuttosto
magri nella
pianura,
verso la montagna pingui, la pescaggione mediocre. La lunghezza del suo
corso dall'origine
è di miglia 17 in
18.
N O T E
50
L'Orco
I problemi dell'Orco sono concentrati
nella pianura, dove la mancanza di disalveamenti e la carenza di arginature
può provocare esondazioni, che interessano quasi sempre terreni coltivati; analoghe preoccupazioni sono suscitate
dall'affluente Malesina. I danni (e le necessità di difesa) maggiori si rilevano
nei comuni di Rivarolo (in destra, a
monte della cascina Comagnino), di Feletto (a monte e a valle del ponte della
strada provinciale, di Montanaro e di
Chivasso (in frazione Pratoregio e altrove).
Anche nel bacino dell'Orco le piene più
pericolose si verificano nei mesi di maggio-giugno e settembre-ottobre, le une
concomitanti ad abbondanti precipitazioni ed a scioglimento delle nevi, le
altre determinate da periodi di piovosità intensa e prolungata.
I danni sono provocati da esondazioni
con parziali inghiaiamenti ed insabbiamenti delle campagne limitrofe su una
larghezza media di 900 m circa; l'elevata capacità di trasporto del fiume provoca nell'alveo frequenti trasformazioni
per accumulo di materiali da una parte
ed erosione dall'altra, con disalveamenti
e ramificazioni, mutevoli anche nel corso delle piene ordinarie.
È stata notata (37) la forzata e ricorrente coincidenza tra eventi alluvionali e provvedimenti legislativi, all'interno di una prassi immodificata e
ancor in atto; ad esempio la legge citata viene
varata immediatamente dopo l'alluvione del 1951,
e questo non è un esempio isolato nella bibliografia italiana sui dissesti del territorio, ma conferma invece una sistematica carenza di pianificazione negli interventi operativi di settore e nel
loro coordinamento necessario ad una corretta
politica del territorio. Cfr. inoltre:
IRES, Prime indicazioni sui problemi della difesa
idrogeologica nel Piemonte, Torino, 1969;
TROPEANO D „ I dissesti del suolo nella provincia
di Torino
(1945-1970).
Per altri riferimenti:
BERRUTI S., Idrologia torinese del cavaliere S. Berruti, Fa vale, Torino, 1859;
L'idrologia e l'idrometria
del fiume Po all'esposizione nazionale di Milano 1881, in « G i o r n a l e
Genio Civile», anno 1881, pag. 261, p.n.u.;
UZIELLI G „ Le acque e la loro azione nella vallata del Po, in « Bollettino delle Soc. geografiche
it. », nov. 1882;
MINISTRO
DEI
LAVORI
PUBBLICI,
Livellazione
del
Po da Moncalieri al mare; in « Giornale Genio
Civile », anno 1887, pag. 562, p.n.u.;
PRINETTI, Portata del Po nella magra
eccezionale
del 23 aprile 1893;
THOVEZ C., Sulle alterazioni
dell'alveo
del Po
presso Torino, Camilla e Bertolero, Torino, 1893.
51 ROMITI G., La sistemazione
del bacino idrografico del Po nella regione piemontese,
Assessorato alla Montagna della Provincia di Torino, Torino, 1959.
ASSESSORATO
ALLA
MONTAGNA,
Aspetti
del
pro-
blema delle sistemazioni
idrauliche e idraulicoforestali in provincia di Torino, Torino, 9/1961.
52
Le citazioni seguenti sono riportate dal testo
indicato in 1 e sono integrate per Stura, Malone
e Orco, con le indicazioni stralciate dal lavoro
33 e con rimandi alle annotazioni di G . T . Michelotti.
MODI DI UTILIZZAZIONE DELLE
RISORSE IDRICHE
L'utilizzazione delle risorse idriche, e
quindi del sistema fluviale inteso nella
sua globalità, per l'approvvigionamentó
idrico ed energetico e per lo smaltimento delle acque alla fine del ciclo d'uso,
ha dato luogo ad alcuni tra i problemi
di conservazione delle risorse naturali
che si pongono oggi in maniera più grave ed urgente.
Il processo in atto di utilizzazione delle
acque ha una risultante, di diretta evidenza, sulle condizioni ecologiche del sistema fluviale; ma le alterazioni del regime e della qualità delle acque, per la
concatenazione dei fenomeni che intervengono, hanno anche una dinamica di
ripercussioni importanti sulla condizione ecologica di un territorio molto più
vasto di quello strettamente connesso ai
corsi fluviali.
Gli interventi per l'approvvigionamento idrico e per il risanamento delle acque interferiscono direttamente con le
condizioni dell'intero sistema idrico
della regione interessata. Quindi, nella
ricognizione sulla consistenza e sulle
condizioni delle risorse, e nella scelta
dei modi di utilizzazioni di tali risorse,
dovrebbe essere preso in considerazione
il funzionamento e le modificazioni derivanti all'intero ecosistema acquatico
del territorio in esame, oltre all'esame
delle sue potenzialità come bacino di alimentazione e di depurazione.
Un rapporto equilibrato e corretto,
quindi conservativo sui tempi lunghi, tra
entità e quantità delle risorse idriche e
sistemi di approvvigionamento, dovrebbe essere il termine di confronto anche
per gli obiettivi di settore.
Tutto ciò pone l'esigenza di coordinare
tra loro le finalità di utilizzo e di conservazione — e di conseguenza di coordinare competenze e proposte specifiche —
per cercare in tal modo di procedere attraverso soluzioni tecniche congruenti
con i condizionamenti e le potenzialità
del sistema naturale.
Quindi le politiche di settore vanno
commisurate con gli obiettivi e i programmi della conservazione e salvaguardia della risorsa idrica e, insieme, del
paesaggio fluviale inteso come risorsa
globale; un problema che è, del resto,
stato impostato a partire dal concetto di
uso multiplo delle risorse idriche 5 3 . Con
programmi di settore coordinati in tal
senso, si presentano diversi livelli di interazione tra le utilizzazioni compatibili
del corso d'acqua.
Con queste referenze concettuali, il piano delle acque, dovrebbe essere impostato a livello regionale secondo gli obiettivi del piano di sviluppo, e in modo che
le soluzioni e le normative adottate configurino un progetto coordinato e globale di conservazione/utilizzazione delle
risorse idriche del territorio. Si ritorna
quindi sulle indicazioni che potrebbero
derivare da uno studio di pianificazione
ecologica delle risorse naturali del territorio regionale e / o comprensoriale, per
il quale oggi sono a disposizione solo
alcuni dati scarsi e disaggregati, e che
necessiterebbe, invece, di analisi approfondite, e comparate in un preciso quadro metodologico di questo tipo.
La relazione tra queste proposte di piano settoriale e la loro traduzione territoriale è inoltre, in gran misura, ancora
da sviluppare, soprattutto nelle sue articolazioni a scale di maggior dettaglio.
La fase dell'inventario è quindi pregiudizievole e indispensabile per la impostazione di programmi di settore consapevoli anche delle interconnessioni e
delle conseguenze indotte, necessariamente, sull'equilibrio del sistema naturale; una operazione che è annunciata dal Piano regionale di sviluppo come base per i prossimi programmi
regionali per l'uso e la gestione delle risorse idriche. Questo quadro conoscitivo sul patrimonio naturale e idrico e sui problemi della regolamentazione dell'uso delle acque, dovrà rendere più esplicito il rapporto tra utilizzazione e conservazione per l'insieme
delle risorse idriche regionali se, come
indicato, vorrà costituire « quell'aumento di verifica degli obiettivi del piano
socio-economico con le risorse naturali », di cui oggi è misurabile la carenza.
Questa analisi dovrà articolarsi a livelli
comprensoriali; per il comprensorio di
Torino — dove esistono gravi problemi
di compromissione — il rapporto tra
utilizzazione/conservazione, riconosciuto determinante tra gli obiettivi di rie-
quilibrio territoriale, va studiato e approfondito sino a verificare — attraverso la corrispondenza dei livelli di piano
e di gestione — il coordinamento tra
esigenze e programmi di settore in corrette, anche dal punto di vista della conservazione, ipotesi globali di sviluppo.
Su una base conoscitiva cosi prefigurata
il conseguente piano delle acque dovrebbe « essere composto da una serie di
progetti operativi che riguardano tanto
la costruzione di infrastrutture destinate all'approvvigionamento idrico quanto
le modalità organizzative del servizio
stesso » 5 4 .
Un recente convegno 5 5 ha portato alla
discussione le ipotesi per tale programma, anche facendo il punto sulle ricerche e sugli studi, precedentemente sviluppati attorno a questo problema, soprattutto per l'area torinese.
La conservazione paesistica dell'intero
sistema fluviale non è quindi una componente estranea ai programmi di approvvigionamento, per l'interdipendenza
dei fenomeni e dei processi messi in gioco da questi interventi settoriali.
Un esempio diretto di coordinamento
operativo in atto può essere dato dalla
recente legislazione inglese, che affida
alle « autorità fluviali » sia compiti di
sistemazione e salvaguardia idrogeologica, sia compiti di approvvigionamento
idrico; ad esempio, in tal modo, la costruzione di bacini di raccolta deve essere studiata accuratamente, anche secondo le componenti relative alla conservazione ambientale, in quanto riguarda un
intervento suscettibile di alterare il regime del corso d'acqua a valle dell'impianto, con conseguenze sulle condizioni ecologiche del fiume e in particolare
sull'equilibrio nel sistema sponde/vegetazione eventuali falde acquifere.
La valutazione ecologica dell'intervento
e delle sue conseguenze territoriali è
quindi comprensiva anche degli effetti
paesistici derivanti in tempi più o meno avvicinati, e consente di mettere in
conto — insieme con gli obiettivi di settore — anche le modificazioni territoriali che l'intervento può innescare.
La stessa osservazione può valere per
altri sistemi di approvvigionamento.
Non possiamo, qui, seguire lo svolgimento storico delle iniziative che in tema di approvvigionamento idrico sono
83
state sviluppate nel corso di più di un secolo e per le quali la bibliografia allegata
è assai indicativa; né sviluppare, su questa base, una verifica più precisa delle
condizioni in atto del rapporto utilizzazione/conservazione delle risorse idriche.
A livello introduttivo, è tuttavia possibile dedurre alcune osservazioni sul tema
della conservazione delle falde freatiche,
uno, tra i temi centrali che dovrà essere
riproposto, operativamente, nella prospettiva indicata del piano delle acque.
Certamente la presenza di falde freatiche superficiali, relativa alla struttura
idrogeologica del territorio torinese, era
un elemento costituente del paesaggio
periurbano, di immediata utilizzazione:
« le falde freatiche del pianalto torinese (erano) già in epoca romana messe a
profitto, con l'escavazione di pozzi, che
fino alla metà del secolo scorso, costituirono l'unica fonte di approvvigionamento idrico della città « intra moenia. Fuori di essa le falde freatiche
si facevano sgorganti in polle e in fontanili ai piedi dei terrazzi lungo la Dora
lungo la sponda sinistra del Po a Torino, si ritrovarono numerose sorgenti alle quali si potè attribuire provenienza
dai ghiacciai alpini » M .
« Fra le sorgenti della riva sinistra del
Po, eravene una, superiormente al nuovo giardino del Valentino a monte del
risvolto del fiume — che venne sepolta
allorché si fece ivi una grande estrazione di ghiaia...
Allorquando si gettarono le fondamenta
pel prolungamento della spalla sinistra
del ponte di pietra sul Po a Torino occorsero, grandi lavori di prosciugamento non tanto per ripararsi dalle acque
del fiume state ritenute da apposito argine, quanto per estrarre la copiosissima
acqua sorgente; la quale in una avvenuta piena del fiume, si vedeva scorrere
sempre chiarissima come u n gran canale a fianco delle torbide acque del fiume » 5 7 .
I problemi dell'abbassamento delle falde freatiche sono oggi particolarmente
rilevanti 5S , anche perché il fenomeno è
stato messo in relazione con la distorta
utilizzazione del suolo che rende problematica sia l'utilizzazione delle falde sia
la conservazione biologica del suolo.
L'argomento è determinante nella valu84
tazione globale del paesaggio fluviale e
implica un coordinamento effettivo tra
progetto di utilizzazione di questa risorsa idrica, e progetto di utilizzazione globale del corridoio fluviale; attraverso
il controllo dei modi d'uso del territorio che interferiscono con la conservazione — quantitativa e qualitativa —
delle falde e che, con questa conservazione, devono risultare compatibili.
All'interno di questo controllo trovano la
loro corretta misura altri interventi vincolistici, ad esempio quelli riguardanti
le aree di captazione localizzate lungo i
vari corsi d'acqua del comprensorio, che
già sono aree con vincolo di protezione
speciale; l'entità di queste aree e il loro inserimento, rappresentano una variabile paesistica suscettibile di altre
forme di soluzione qualora fossero avviati i progetti di ricostituzione dei paesaggi fluviali comprensoriali; infatti la
protezione di tali aree potrebbe essere
meglio ottenuta, oltre che col divieto e
la recinzione, attraverso una attenta integrazione e organizzazione degli spazi
lungo le sponde.
BIMA C., L'acqua
S. Chiaudano.
a Torino,
presentazione
di
Sviluppo dell'approvvigionamento
idrico di Torino, in Rivista « Torino », anno 1966, n. 3.
IRES, Acquedotti,
analisi, progetto, piano regolatore acquedotti per il Piemonte, Torino, 1968.
ZUCCARO D., Acquedotti,
Torino e 23 comuni.
SASSI D., La condotta dell'acqua potabile e il
Municipio di Torino, Negro, Torino, 1866.
CROCI C., Memoria riguardante la condotta d'acqua potabile per la città di Po dalle Valli di
Stura presso Cafasse, Faverio, Milano, 1899.
MEUCCI F., Per fornire acqua a Torino un lago
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in rivista « Torino Municipalizzate », anno 1966,
n. 24 novembre-dicembre.
DEMARTINI A., I nuovi pozzi di La Loggia e Carignano e il raddoppio dell'impianto
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n. 12 novembre-dicembre.
Ing. FRANCOTTO, L'impianto dei pozzi
dell'acquedotto municipale a sponda sinistra della Stura
nella sua nuova struttura, Rivista « Torino rassegna », anno 1936, settembre.
REBAUDI A., Alcune prove sperimentali per la
determinazione
del coefficiente di scabrezza sul
canale dell'impianto
idroelettrico di Moncalieri
dell'A.E.M.
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BRUNETTI M., L'impianto idroelettrico Stura - San
Mauro sul Po, in « Atti e rassegna tecnica », anno 1954, maggio.
SELMO L., L'impianto idroelettrico di Cimena, in
« Atti e rassegna tecnica », anno 1950, giugnoluglio.
GENTILE G. BREZZI L., Impianto di Cimena: rilevamenti sperimentali
relativi alle opere di scarico del bacino di carico, in « Atti e rassegna
tecnica », anno 1957, giugno.
BRUNETTI M„ Impianti idroelettrici in Valle Orco e sul Po. Linee di trasmissione ed impianti di
trasformazione,
in « Atti e rassegna tecnica »,
anno 1950, gennaio-marzo.
56
NOTE
53
F I E L D . , BARRON J . C . ,
Community
perspectives,
LONG B . F „
Water
and
Development.
Social and
economie
Ann Arbor Science, Michingam,
1974.
54
REGIONE PIEMONTE, Piano regionale di sviluppo 1976/80, proposta della giunta, Torino, 1976.
(Cfr. inóltre: Regione Piemonte, Piano di sviluppo regionale 1977/80, Torino, 1977).
D. GRIBAUDI, Torino, L'ambiente geofisico, in
« L'economia Torinese », op. cit.
57 G. CAVALLI, Note sul bacino del Po in Piemonte, Atti Accademia Scienze, Torino, voi. IX,
1875-76.
58 MEUCCI F., Le falde acquifere di Torino si
impoveriscono
rapidamente,
in rivista « Torino
Municipalizzate», anno 1964, n. 1, gennaio-febbraio.
55
Conferenza sui problemi dell'acqua, Torino e
Piemonte, 1977: MERLO G., Unificazione e dimensione dei servizi operativi del ciclo dell'acqua.
PEDUSSIA A., L'azienda consorziale nella prospettiva di nuove dimensioni
ottimali del servizio
acquedottistico.
Tosi A., Pianificazione dello sfruttamento
delle
risorse idriche.
Cfr. inoltre:
PERETTI L., Il rifornimento
idrico attuale e futuro dell'acquedotto municipale torinese, in « Cronache economiche», anno 1967, maggio-giugno.
CHIAUDANO S., Cent'anni di acquedotto a Torino,
in « Atti e rassegna tecnica », anno 1959, gennaio.
note sulle risorse idriche
come fonte energetica
La consistenza e la utilizzazione di una
risorsa energetica quale l'energia idraulica è stata determinante per l'innesco
e il primo sviluppo dell'attività industriale in Piemonte; poco favorito quan-
to alla presenza di altre risorse, infatti
« potrebbe quasi sorprendere l'avvio
del Piemonte a divenire regione industriale di interesse europeo se non fosse evidente l'influenza rilevante che ebbe l'abbondante disponibilità di energia
idraulica » 5 9 .
È d'altronde nota l'alterna vicenda delle fasi diverse nello sviluppo dell'utilizzazione, per scopi industriali, dell'energia idraulica, per la quale il Piemonte
aveva una naturale posizione di privilegio, che potè riprendere e mantenere
poi sul finire dell'800, con l'avvento della energia elettrica, ancora « per l'abbondanza di acque montane che offrivano possibilità di costruire impianti di
ottime caratteristiche tecniche ed economiche » 5 9 .
Riprenderemo qui oltre, perché direttamente condizionante — attraverso lo
sviluppo industriale — la trasformazione urbana, i modi d'utilizzazione della
energia idraulica, in Torino, durante
tutta la prima metà dell'800.
Sul finire del secolo è, invece, già avviata, nel settore industriale in formazione,
una riconversione energetica legata allo sviluppo dell'energia elettrica, a sfavore dell'energia idraulica sino allora
utilizzata e valorizzata, e si inizia un
nuovo processo di produzione e di distribuzione della energia elettrica; la
Società « Elettrica Alta Italia » per la
distribuzione a terzi nell'area torinese è
già costituita nel 1896, ed è, di fatto,
una base alla successiva fondazione della SIP, confluita poi nell'ENEL 6 0 .
In parallelo, e con il compito di agire
quale calmieratrice a fianco delle società a capitale privato, il comune di Torino crea una propria azienda, AEM,
che assume, e mantiene tutt'oggi, un
ruolo primario nella alimentazione dei
servizi pubblici e delle utenze private
della città.
Seguendo gli sviluppi nel settore energetico è, successivamente, la produzione
di energia termoelettrica che prende crescente importanza ed esige grandi centrali la cui ubicazione è vincolata alla
disponibilità di acqua per la refrigerazione, oltre alle esigenze di trasporto per
il combustibile: negli ultimi decenni sono state costruite ed ampliate la centrale termoelettrica SIP + ENEL a Chi-
vasso e la centrale AEM a Moncalieri:
i fiumi, il Po in questo caso, tornano indirettamente ad essere utilizzati in questo processo di produzione di energia.
Questi impianti derivano da scelte orientate secondo una politica energetica nazionale, che già prevedeva una produzione di base con le grandi centrali nucleari ed una produzione di punta per
mezzo di impianti idroelettrici 59 .
Il Piano di sviluppo regionale, nelle valutazioni dei fabbisogni energetici regionali, e, ancor più, nello stabilire gli indirizzi per una politica energetica regionale a medio termine, riflette le difficoltà e le obiezioni inerenti alla localizzazione di nuove centrali nucleari: si tratta, evidentemente, di scelte difficili e di
grande portata, ormai importanti sul piano politico come sul piano tecnico, che
non possono rimanere estranee al dibattito già in atto da anni in altri vicini paesi europei 6 1 . Scelte che hanno, comunque, conseguenze socio-territoriali determinanti sul piano locale, per le modificazioni ambientali indotte, che ancora
coinvolgono, in modo diretto, anche
l'area fluviale.
Non è secondario, inoltre il rapporto tra
il paesaggio fluviale e un'altra infrastruttura tecnica, quale la rete di distribuzione dell'energia elettrica; i tracciati
delle linee aeree, con i corridoi di salvaguardia e le localizzazioni di centrali di
trasformazione, di cabine e di piloni,
hanno una forte incidenza nel paesaggio
dei margini urbani dell'agglomerato torinese e, non a caso, soprattutto lungo
le sponde dei fiumi (come verificheremo
per Sangone, Dora, Stura), come in altri tratti del paesaggio comprensoriale.
N O T E
59
G. BONICELLI, Energia, fonti e consumi di energia, in « Piemonte che cambia », op. cit.
60
Cfr.
R.
GABETTI,
op.
cit.
Cfr. anche Min. LL.PP., Risorse idrauliche
per
forza motrice in Piemonte, Roma, 1932.
61
Ed ora vivace anche in Italia: vedi ad esempio, il convegno-incontro « In difesa del Po »,
giugno '78.
note sull'inquinamento
e il risanamento
delle acque fluviali
La qualità delle acque di un sistema fluviale — insieme con la quantità delle
stesse — o di alcuni suoi tratti, sono
due variabili attraverso le quali può essere analizzata e misurata la condizione di equilibrio ecologico nell'area del
corridoio fluviale.
Due variabili che quindi possono assumere il significato di « indicatori ambientali » della situazione in atto, ma
che dovrebbero piuttosto rappresentare
i termini del progetto di piano delle
risorse idriche, perché l'utilizzo in atto
di tale risorsa non precluda la sua conservazione.
Insieme con gli aspetti relativi al regime idraulico, gli aspetti relativi alla qualità delle acque fluviali vengono ad interessare, nella loro alterazione, oltre il
corso d'acqua stesso, anche il territorio,
in quanto è verificato che l'inquinamento delle acque incide e altera tutte le
forme di vita biologica presenti nell'ecosistema fluviale.
Oltre una certa soglia, cessato il potere
di autodepurazione proprio del corso
d'acqua, l'incidenza delle diverse sostanze disperse nelle acque ne modificano
la qualità in modo tale da rendere vana
la definizione consueta delle caratteristiche organolettiche dell'acqua, inodoreinsapore-incolore : l'esperienza ormai
consueta e inevitabile dell'inquinamento delle acque, a Torino, trasforma la
percezione del paesaggio fluviale rendendolo l'area emblematica dove « si
rappresenta » la contaminazione ambientale del territorio.
Infatti non si può non avvicinare ai test
biologici che misurano il grado d'inquinamento, anche la considerazione del peso che può aver avuto la deteriorata
qualità dell'acqua sul recente fenomeno
dell'allontanarsi e estraniarsi progressivo delia vita sociale dalle sponde dei
fiumi dei loro tratti urbani 6 2 .
L'inquinamento delle acque dei fiumi,
come una realtà troppo sperimentata,
è diventata allo stesso tempo un argomento che si percepisce come superato e / o inevitabile, per un possibile
86
effetto di saturazione psicologica, dovu- limento quindi piccole industrie e imto anche ad una informazione « ecolo- pianti artigianali ».
gica » diffusa ma indifferenziata e generica. Appare quindi piuttosto sorpren- Il rilevamento, compiuto alla fine del
1975, diede luogo all'elaborazione condente che, invece, le analisi conoscitive
sulle condizioni e sulle forme di inqui- clusa nel febbraio successivo e solo più
namento, condotte su piano dell'oggetti- tardi resa nota, e offre una informaziovità scientifica anche se con livelli di ne esauriente anche al confronto con i
obiettività molto differenti, non siano parametri adottati nella recente legisla65
state sviluppate che a partire dagli ul- zione in materia .
timi anni.
Il piano regionale di risanamento delle
Sono infatti disponibili i dati relativi al- acque reflue individua le aree di interle analisi sul grado di inquinamento dei vento e si inserisce con priorità attuaticorsi d'acqua superficiali e degli affluen- ve tra « le provvidenze speciali per il
ti di fognature che in essi recapitano, risanamento delle acque a favore dei
condotta tra il '68 e '69, per la durata consorzi e degli altri enti locali », dettadi un anno, dall'Istituto di Igiene del- te dalla legge regionale » 2 3 / 7 5 , ammesl'Università 63.
sa operante la « disciplina degli scarichi
L'analisi più completa è stata condotta, delle attività produttive » n. 3 2 / 7 4 .
negli anni successivi, a partire da una
Successivamente la legge statale 319 del
iniziativa assunta dall'Unione Industria10-5-76 veniva a confermare tali linee
le di Torino e dal Dipartimento Ecolo- quale legge quadro per la tutela delle
gia, poi Soc. Siteco, della Fiat, sul fini- acque, e stabiliva quale premessa al piare del '71 e sviluppata, e poi coordinata no regionale di risanamento il censimencon l'attività del Comune di Torino, al- to sulle caratteristiche e usi attuali dei
l'interno del cosiddetto « Progetto Pilo- corpi idrici.
ta Sangone », come una accurata indagi- Il progetto in corso di esecuzione per il
ne conoscitiva « onde acclarare ubica- sistema di collettore e di depurazione,
zione, qualità e quantità degli scarichi rappresenta quindi il primo intervento
produttivi esistenti nell'area del Sango- organico per il risanamento dell'acqua
ne che risulta essere il bacino imbrifero del sistema Po/affluenti nel tratto urmaggiormente inquinato del comprenso- bano di Torino e cintura (vedi fig. 42).
rio attorno a Torino » 64 . Le finalità del Sino a che il nuovo impianto non sarà
progetto (relativo all'area di raccolta in esercizio, la situazione distributiva
delle acque di scarico del nuovo collet- della rete fognante nel territorio è la setore) riguardavano:
guente:
1) « indagine conoscitiva sui problemi
dell'approvvigionamento dell'acqua industriale, sui tipi e tossicità degli inquinanti usati nelle lavorazioni industriali,
sulla presenza o meno di impianti di
depurazione, e di un'indagine parallela
sulle acque di scarico della rete fognaria di Torino. (Queste indagini hanno
messo in evidenza la prevalenza dell'inquinamento dovuto a olii ed idrocarburi) »;
2) « elaborazione, sulla base dei dati rilevati relativi agli scarichi produttivi, di
proposte per centri di trattamento, in vista della preeliminazione delle acque industriali, molto inquinate prima dello
scarico nei collettori di fognatura consortili, ove non è possibile la depurazione con impianti all'uscita dello stabi-
— per
bianca,
quattro
Dora e
quanto riguarda la fognatura
le canalizzazioni defluiscono nei
corsi d'acqua, soprattutto nella
nel Po;
— per quanto riguarda la fognatura nera esistono i seguenti collettori:
I
II
III
IV
V
VI
VII
Vili
centro storico
zona ovest
zona nord-ovest
Falcherà
nord oltre Stura
collinare
Mirafiori sud
Bertoulla
Sui collettori Ì I , III, V, VII gravitano
le superfici industriali più estese; ad
Fig. 42. Schema collettore in progetto,
(da C. E. n. 718).
Fig. 43. Le zone urbane gravitanti sui collettori
esistenti.
(da Siteco. op. c i t . / .
esclusione del collettore VII, che scarica nel Sangone, tutti gli altri collettori
scaricano nel Po, in zona Regio Parco.
La fig. 43 illustra le aree servite e la
rete dei collettori esistenti e di futuro
ampliamento.
Attualmente esistono due poli di convergenza delle fognature nere:
1) a valle sulle sponde del Po, in corrispondenza di piazza Sofia;
2) a monte, sulle sponde del Sangone, in
corrispondenza dell'area dell'ex aeroporto.
« In entrambi i poli esistono le relative
stazioni di depurazione. La prima costruita prima dell'ultima guerra (a scopo primario di recupero di metano, di
fertilizzanti e di prodotti chimici) non
assolve integralmente il compito di una
organica depurazione delle acque.
La seconda è ancora meno efficiente
della prima e consta di un solo bacino
di sedimentazione e di filtraggio: non è
raro nei periodi di magra ed in occasione delle frequenti operazioni di manutenzione dell'impianto, vedere le policrome acque di rifiuto specie industriali, scaricare direttamente nel letto in
secca del torrente » 65.
In corrispondenza a queste due aree di
scarico, era stato precedentemente elaborato un progetto di sistemazione della fognatura nera, che prevedeva appunto due impianti di depurazione dei
liquami cittadini: quello principale era
situato in regione Sassi, in sponda destra del Po, e il secondo, di minori
dimensioni, lungo il Sangone. Con il
nuovo progetto in corso d'attuazione
verrà costruito invece un solo impianto
di depurazione. L'inserzione di questo,
in territorio di Settimo lungo le sponde
del Po, è problematica, in quanto impone evidentemente, insieme con la trasformazione delle utilizzazioni del suolo, una zonizzazione di servizio, che
per la sua stessa estensione, altera il
rapporto territoriale con le aree circostanti.
Tra i molti problemi implicati (esistono
addirittura perplessità, anche alla luce
delle analisi condotte, sulle reali possibilità di un corretto funzionamento dell'impianto), la scelta di inserimento di
una nuova infrastruttura tecnologica
88
lungo il corso del fiume, potrà anche
costituire una occasione per verificare i
modi di un più corretto inserimento nel
paesaggio che non siano quelli delle
forzate giustapposizioni 67 .
Il controllo delle discariche abusive lungo i corsi d'acqua (e qui vanno ricordati anche i rivi collinari) è un problema
di « polizia fluviale » che impegnava già
nell'800 l'amministrazione comunale di
Torino, e oggi non è certamente superato da un diverso costume civico.
Anche la raccolta organizzata dei rifiuti
solidi interferisce con l'utilizzazione delle sponde dei fiumi. Un altro problema
relativo allo smaltimento dei rifiuti — ,
le discariche pubbliche dei rifiuti solidi — è strettamente connesso al rischio
di alterazione delle caratteristiche qualitative del paesaggio fluviale; infatti la
localizzazione delle discariche sulle
sponde dei fiumi interrompe la continuità e crea problemi di contaminazione
delle acque per filtrazione dei terreni.
Questi impianti sono quindi assimilabili ad aree di nocività ambientale; l'asse di smaltimento, che verrà a formarsi
lungo la Stura, tra Torino e Venaria, con
le localizzazioni esistenti e previste, non
ha compatibilità né con un paesaggio
fluviale attrezzato, né con le condizioni
ambientali dell'area circostante.
Come stanno a dimostrare le condizioni
abitative nei quartieri adiacenti, che non
hanno accessi, organizzati a verde, alla
Stura, ma hanno la prerogativa di essere
raggiunti da miasmi spesso intollerabili.
La situazione di fatto porta quindi a riproporre il problema del risanamento
delle acque e dell'insieme delle garanzie per un uso corretto e appropriato
delle sponde, come una prima condizione necessaria per poter dare credibilità alle ipotesi di parco fluviale.
NOTE
62
Per la dimensione sociologica di questo problema vedi la ricerca specificatamente condotta
da
F.
BARBANO e
E.
BRUZZONE,
Inquinamento
e
de qualificazione
nell'area del Sangone:
indagine
sociologica su aspirazioni
ed esigenze
riguardo
alla ridestinazione,
Torino, 1973, non pubblicata,
ma illustrata alla l a Conferenza europea di sociologia sulle trasformazioni d'ambiente, Torino,
1974.
63
Cfr. PEZZOLI G., Studio Generale per la sistemazione della rete di fognatura
della città di
Torino, Ufficio Tecnico dei LL.PP., Torino, 1970.
Per la Regione è stato preparato u n
Rapporto
sulla diffusione degli inquinamenti
in
Piemonte,
Torino, 1972 (su questionario). Un'altra informazione sulle condizioni d'inquinamento nella Regione è disponibile in Prima relazione sulla situazione ambientale del paese, op. cit.: confrontato
su due parametri (BOD, COD peraltro discutibili)
il quadro delle condizioni del Po presenta valori
elevati sia alla stazione di S. Mauro, all'uscita
della città di Torino, sia alla stazione di Chivasso, al limite del comprensorio torinese.
64
SITECO, Progetto pilota
Sangone.
Cfr. inoltre:
SITECO, Attività della società Siteco nel settore
ecologico.
Fox F., Note ecologiche sul Piemonte, in « Cronache economiche », n. 197, 1976.
VANINI
G . C.,
PIROLINI
V.,
DALL'ACQUA
G . F.,
L'organizzazione
di un sistema dì controllo e trattamento delle acque reflue cloacali ed industriali
dell'area di Torino: indagine
conoscitiva.
AA.VV., Le acque reflue municipali della città di
Torino, Incontri promossi dalla Sezione Ecologia
dell'Istituto di Chimica Fisica dell'Università di
Torino, maggio 1977.
65 GERELLI, La tutela dell'H20,
Il Mulino, Bologna 1970.
Cfr. inoltre, con i testi di legge:
M. CICALA, La tutela dell'ambiente
nel diritto
amministrativo,
penale e civile, Torino, 1976.
66
Citando la documentazione allegata alla proposta Deorsola (vedi seconda parte dello studio
di prossima pubblicazione) per la sistemazione
delle sponde del Po, 1970.
Per un riferimento dotato, vedi, tra le statistiche:
COMUNE
DI
TORINO,
Torino
e
le
sue
acque,
Estratto dal rendiconto dell'Ufficio d'Igiene per
l'anno 1893, Eredi Botta, Torino, 1895.
Cfr. anche i seguenti lavori sulla depurazione
delle acque:
MEUCCI F., Si purifica l'acqua del Po, in « Torino Municipalizzate », n. 1, 1963, gennaio-febbraio.
L'acqua del Po depurata con il carbonio
attivo,
in « Torino Municipalizzate », n. 1, 1967.
Impianto di potabilizzazione
a carbone attivo granulare. È oggi la piti grande unità mondiale nel
genere, in « T o r i n o » , n. 1, 1970.
87
II progetto per il Rheinauenpark, in corso di
realizzazione lungo le sponde del Reno tra Bonn
e Bad Godesberg, come parte di u n sistema di
spazi verdi urbani, dà collocazione ad un impianto di depurazione all'interno del parco stesso:
un esempio di sistemazione di queste infrastrutture resa compatibile con l'ambiente circostante.
PER UN PO IN CINA
Bruno Cerrato
Diciotto giorni
di scoperte.
« Chi sta tre giorni a Pechino pensa di
poter scrivere un articolo, chi vive in
Cina per 15 giorni ritiene di riuscire a
scrivere un libro, chi è da 1 o 2 anni
tra i cinesi conclude che non deve scrivere nulla perché non ha capito niente ».
Questo è il commento di una segretaria
dell'ambasciata italiana incontrata nel
corso del viaggio nella più grande repubblica popolare del mondo, organizzato
dall'Istituto italo-cinese per gli scambi
economici e culturali dal 26 aprile al 18
maggio 1978. È una riflessione colma di
saggezza che spero influisca positivamente nell'esposizione, il più possibile cronacistica, di quanto ho avuto occasione
di osservare assieme agli altri 17 partecipanti al tour.
Se è bene, ogni qual volta si va in un
paese straniero, meditare almeno tre volte prima di tirare conclusioni, per chi
approda in Cina deve diventare regola assolutamente obbligatoria, tanto più
quando il penetrarne la civiltà, e nel suo
svilupparsi antico e nelle mutazioni de-
gli ultimi 30 anni, avviene senza alcuna
preparazione. Descrizione di immagini,
fatti ed emozioni (personali e di gruppo) vuole essere questo breve reportage
di un'esperienza che non poteva non rivelarsi interessante e che è destinata a
restare un episodio indimenticabile, proprio perché ogni attimo vissuto continuerà a suscitare interrogativi e bisogni di
chiarezza, quando non rimpianti o sensi
di colpa per non aver saputo o osato afferrare di più e meglio. Unico alibi, l'impossibilità di comunicare liberamente
per via della non conoscenza della lingua ed essere perciò costretto al limitante filtro delle guide interpreti, peraltro
brave e disponibili a soddisfare al meglio le nostre curiosità di esploratori,
consci di godere del privilegio gratificante di vedere, senza essere diplomatici
di carriera, un paese fino a ieri quasi
completamente vietato ad ogni sguardo
esterno.
pechino
La stessa trasvolata di avvicinamento,
ha contribuito con le sue 16 ore di durata e l'audacia della rotta (sorvolante
89
per migliaia di chilometri la bianca, immensa, amica e al tempo stesso paurosa
catena del Karacorum), la più breve tra
il Pakistan e Pechino, a darci una piacevole, eccitante carica di avventura. I
primi contatti con il grande paese di
Mao ci hanno subito fatto sentire su un
altro pianeta, impossibile da valutare
con i metri occidentali. Le prime impressioni:
austera essenzialità nelle
strutture aeroportuali, gentilezza non di
maniera nel personale di servizio, cordialità amichevole dei tre interpreti-guida che ci accolgono e sotto u n diluvio
d'acqua reso convulso da un ventaccio
tempestoso ci accompagnano, su un autobus spartano, in albergo. Poi, tutti colpiti dallo spettacolo del viavai di uomini e donne resi simili dalle casacche grigie o blu, dal traffico sostenuto delle
nere biciclette sciamanti nelle corsie di
destra delle grandi arterie (compatte come in una scena di gruppo delle nostre
corse ciclistiche, fermate bruscamente
solo dalle rapide svolte a destra degli
autoveicoli chiedenti senza pietà strada
a furor di clacson), dagli enormi ammassi di ortaggi ammucchiati all'aperto lungo i marciapiedi.
Nella capitale di questo paese di 900
milioni di abitanti rimaniamo 6 giorni e
6 notti. Città immensa di 7,2 milioni di
persone e 2 milioni di biciclette, tagliata
in due da ovest ad est dall'arteria principale, denominata della pace eterna e
lunga 44 chilometri, almeno per tre
quarti del suo territorio più che una
metropoli sembra un continuum di centri rurali con piccole case basse e grigie
recintate da muretti, interrotti qua e là,
lungo le vie di grande scorrimento generalmente alberate, da imponenti costruzioni in cemento destinate ad uffici e varie istituzioni pubbliche. Perché questa
dominante di colore grigio? Perché solamente l'imperatore poteva utilizzare i
quattro colori fondamentali (giallo, rosso, verde e blu). Al popolo era concesso
soltanto di verniciare di rosso le porte,
per tenere lontano gli spiriti maligni.
In un clima di primavera avanzata, con
cielo terso al mattino e come nuvoloso
al pomeriggio per via della sabbia sollevata da una brezza crescente in vento
con il calar del sole (al tramonto suggestivamente simile ad una palla bianca),
90
Sulla piazza Tien Ari Meri
e dentro
la città proibita.
il soggiorno a Pechino ha permesso una
presa di coscienza della realtà economica e sociale della nazione che il prosieguo del viaggio è poi venuto a dettagliare o, in alcune circostanze, a confondere. È qui che abbiamo preso contatto con le strutture ricettive e siamo
stati iniziati alla variatissima e gustosa
cucina locale con tanto di apprendimento dell'uso delle « bacchettine » (nel
corso dell'intera permanenza proveremo non meno di 100-120 piatti diversi), è qui che ci siamo accorti che le
case non hanno tapparelle (per far buio
ci sono tende) e che ogni camera d'albergo è dotata di un capace thermos di
acqua calda per prepararsi il the (quello
verde). È qui che siamo stati sorpresi di
poter lasciare tranquillamente aperte le
nostre camere; di poter circolare di giorno e di sera, in centro e in periferia, da
soli o in gruppo, senza alcun timore,
guardati solo con sorridente simpatia da
decine o centinaia di persone; di notare
che sotto la specie di divisa indossata da
tutti, tutti, ma soprattutto le donne sono
coloratissimi; che a tavola, di forma rotonda, i pasti non sono serviti se tutti i
commensali non sono presenti; che muoversi con i malconci mezzi pubblici è
pressoché impossibile perché superstipati; che i taxi non sono molti e si
possono prendere solo presso gli alberghi; che i negozi e i grandi magazzini
sono oltreché affollatissimi anche pieni
di merci; che ci sono empori aperti anche di notte; che nelle città principali
ci sono « stores » (con reparto alimentare) riservati agli stranieri con un'esposizione più curata, una varietà più ampia
ed una qualità mediamente superiore;
che in ogni locale pubblico, negli angoli,
fanno bella mostra di sé pitali con un po'
d'acqua per raccogliere il frutto di quello che è un vizio di buona parte della
popolazione, lo sputare; che la promozione dell'ideologia del regime è attuata
in ogni manifestazione; che nel paese c'è
una grande ansia di modernizzazione e
sviluppo; che i cinesi hanno un marcato
spirito individualista.
Turismo e « rapina » dell'organizzazione
del lavoro industriale e agricolo si sono
alternati in piacevole seguenza. Se la visita alla città proibita, la dimora dell'imperatore, ha fatto consumare a noi e alle
Pechino.
All'interno di una fabbrica.
Scorcio della città.
diverse migliaia di visitatori provenienti
da tutta la Cina e dall'estero (giapponesi innanzitutto, perché sono a sole
4 ore di volo, poi parecchi africani dei
paesi protetti) un'innumerevole quantità
di rallini fotografici, per l'originalità
delle costruzioni di legno laccato e colorato con i quattro colori tipici, il curvo
tetto in maiolica sul giallo-senape, stupendamente decorate e arredate all'interno, il calcare la grande muraglia che si
snoda a soli 85 chilometri dalla capitale
è stato ancora più emozionante. Il ciclopico muro, che risale al IV secolo a.C.
ed è lungo 6000 chilometri, è ora pressoché totalmente in rovina, ma rimane,
come orgogliosamente ci hanno sottolineato le guide, l'unica realizzazione umana visibile dalla luna, secondo la testimonianza inequivocabile delle foto scattate dallo spazio.
Recarsi alla piazza Tien An Men di Pechino — su cui si apre l'ingresso alla
città imperiale (contenuta in un rettangolo di 1500 per 700 metri) e si erge il
mausoleo di Mao — e alla grande muraglia sono il sogno di tutti i cinesi, tanto
che ci sono canzoni che ne celebrano il
fascino magico e chi ci va è poi felice di
esporre sul mobile più bello la fotografia
(in bianco e nero perché le pellicole a colori non sono prodotte) che lo ritrae davanti agli animali simbolici di bronzo o
dorati della prima (leone = potere, elefante = prosperità, cicogna = felicità,
tartaruga = longevità) o nel vento freddo e sibilante che sempre, ci dicono,
smussa i merli del gigantesco serpente
di pietre, alto in media dai sette ai dieci
metri a largo fino a cinque, per consentire la corsa dei cavalli tra le torri d'avvistamento che ne segnano il saliscendi
sinuosissimo ogni 200-300 metri. E uno
spettacolo vedere come vi giungono le
comitive dei cinesi: non certo a bordo
di pullman, se non pochissimi, ma in
piedi sui cassoni dei camion delle fabbriche o delle comuni che hanno organizzato il viaggio con pranzo al sacco,
cosi come è stato preparato per noi, dotati ciascuno di una scatola contenente
uova sode, pane integrale affettato, salame, dolcini e assieme al sale e al pepe,
lo stuzzicadenti.
Anche la visita alle tombe degli imperatori Ming (1368-1644), scoperte nel
91
1956 e solo una portata alla luce, è fonte di grande stupore, per la misteriosità
del luogo, l'imponenza degli ambienti
sotterranei, le leggende che si raccontano circa la tragica fine cui andavano
incontro i progettisti e sovente la servitù, la maestosa sequenza degli enormi
animali e altri simboli propiziatori in
pietra costeggiami la strada d'ingresso
della valle per almeno 300-400 metri.
Ma ancor più avvincente la mezza giornata trascorsa nel parco del Palazzo
d'estate il 1° maggio. In un mare di gente valutabile ad almeno 100 mila persone (diversamente dagli anni passati la
festa del lavoro non si è più celebrata
con parate, ma con l'apertura gratuita
dei parchi pubblici per una sorta di
picnic generale), in uno sventolio di centinaia di bandiere rosse, abbiamo ammirato le stupende architetture di cedro
laccato e mirabilmente dipinto, la delizia dei percorsi tra le piante e i fiori attorno al grande lago seminaturale sulla
cui sponda nord la vasta residenza si
sviluppa, la dolcezza del paesaggio godibile dalle rive del lago (a ovest due sottili pagode buddiste, a sud una piccola
isoletta).
Slogans
In alto:
dentro la
fabbrica.
A lato:
Al bar
per una scodella di the.
92
Abbiamo osservato questo pullulare di
uomini lenti nel muoversi, a tutto attenti, a nuclei familiari interi (dal vecchio
nonno ai piccoli con i loro pantaloncini
mostranti i culetti, per via di un'ampia
spaccatura lasciata sulla parte posteriore), e abbiamo sentito che vivevano quel
giorno come vero momento di festa,
compunti però, senza alcun grido, senza
che un bambino frigni, senza transistors
e juke-box, capaci di stare a lungo sotto
il sole bruciante a fare coda interminabile per salire sul battello per un giro
di pochi minuti sul lago, pronti a salutarci con calore battendo le mani o agitando la mano destra dall'alto in basso
(cioè non come facciamo noi che in genere muoviamo la mano a ventaglio) anche quando ci vedono salire su un battello a noi soli riservato e subito lesto a
salpare.
Di fronte a certi fatti è inevitabile sentirsi privilegiati e provare imbarazzo,
spesso vergogna, come quando dopo
aver telefonato in Italia la guida più
anziana (uno spassoso quarantenne di
Shangai pronunciante tutte le erre, elle)
mi ha fatto osservare che in pochi
secondi avevo speso l'intero stipendio
mensile di un operaio specializzato (35
mila lire). È chiaro che i poteri d'acquisto della lira e dello juan sono diversi,
ma l'osservazione non poteva non far
meditare.
Tra gli altri luoghi di interesse turistico
della capitale, dopo una lunga camminata in salita di primo pomeriggio sotto
un sole cocente assieme ad una fiumana
di pechinesi, si visita uno dei maggiori
templi di Budda della zona, denominato
della « collina profumata » per via della
somiglianza dell'erta ad un incensiere, e
gustiamo, nell'aria frizzante di un primo
mattino la purezza delle linee circolari
del tempio del cielo, costruito nel 1420,
tutto in legno colorato, alto ben 38 metri
e largo 32, con la caratteristica ed elegante copertura in maiolica di un bellissimo bleu carico. In quest'ultimo tempio
si recava periodicamente l'imperatore
per celebrare riti propiziatori del buon
raccolto e delle piogge o per implorare
i la fine di calamità naturali. Anche qui è
giorno di festa e la grande folla, che non
ti opprime mai, diventa cosi parte del
paesaggio che non si riesce ad immaginarne la non presenza. Nel parco che
circonda l'area del tempio vediamo di' slocati punti di pronto soccorso. Non ci
sono cestini per i rifiuti, eppure stradine
e spazi verdi sono assolutamente puliti.
Il primo impatto con il mondo della proì duzione si ha nella fabbrica di macchine
utensili n. 1, dove 7400 operai, di cui
un terzo donne, producono attualmente
, 5000 fresatrici di 30 tipi. Otto sono i
j livelli retributivi, da 34 juan al mese
[ (ogni juan è pari a 510 lire italiane) a
S 108, la media è sui 70. Impariamo che
l'avanzamento in carriera dipende si dalI l'anzianità e dalle capacità professionali,
i ma anche dalla valutazione politica che
i il comitato rivoluzionario del partito delf la fabbrica dà dei singoli lavoratori. Gli
j accompagnatori della visita (la quale,
come tutte le successive, s'inizia in una
sala di rappresentanza con l'illustrazione
generale dell'azienda, sorseggiando il the
e fumando le sigarette copiosamente offerte) tengono a sottolineare che tutti gli
sforzi del governo sono orientati a recuperare l'efficientismo produttivistico, che
il radicalismo della « banda dei quat-
Su
per la grande
Muraglia.
Di
1° maggio
nella capitate.
93
tro » aveva bollato come sintomo di
revisionismo borghese. In effetti, pur
da inesperti, girando tra i vari reparti
si scopre trasandatezza e una diffusa
atmosfera di lassismo: i ritmi non paiono elevati, notevole il disordine e scarsa
la manutenzione fatta agli impianti.
Apprendiamo che si lavora per otto ore
al giorno per 6 giorni la settimana, che
la produzione non si ferma mai perché
ci sono sfasamenti nelle giornate di riposo, che in genere vi sono due turni (con
inizio alle 6 e 30 e alle 14 e 30), che
l'assenteismo, passato l'influsso negativo
della « banda dei quattro », non supera
il 3 - 5 % , che i giorni di ferie sono in
tutto sette all'anno (che si elevano a 15
per coloro che hanno genitori o parenti
che abitano in altra provincia), che il
periodo preferito per fare queste vacanze è all'inizio di febbraio (festa di primavera), che gli uomini vanno in pensione a 55 anni se operai, a 60 se impiegati (per le donne l'età si abbassa, nello
stesso ordine, a 50 e 55), che per il matrimonio vengono concessi tre giorni di
ferie supplementari, che in caso di malattia, fino a sei mesi viene corrisposto
il 100% del salario, dopo soltanto il
60%.
In omaggio alla direttiva di Mao « Contare sulle proprie forze e agire in modo
autonomo », l'azienda gestisce la mensa,
il nido d'infanzia e l'asilo, l'infermeria
e corsi di formazione professionale. Ci
fanno vedere tutto, procurandoci una
dolcissima commozione di fronte all'esibizione canora e danzante dei piccoli
della scuola materna, bravissimi, estroversi, tanto simpatici che verrebbe voglia
di portarsene via, ognuno, una mezza
dozzina. Ovviamente, come ci capiterà
di constatare anche in altre città, le canzoncine che i piccoli artisti ci propongono sono dedicate a Mao, Ciu en lai,
Hua o a qualche grande protagonista
della « lunga marcia » o celebrano momenti importanti della rivoluzione. Letteralmente sbigottiti si resta invece di
fronte agli sforzi fisici ed economici profusi, e non ancora finiti, per costruire,
sotto ogni stabilimento della città, rifugi
anti-atomici: la paura di un attacco nucleare da parte dell'Unione Sovietica è
vivissima ad ogni livello della popolazione e la propaganda del regime bada
94
a
II tempio
del Cielo
Pechino.
in ogni circostanza a tenerla ben desta
(si pensi che un balletto di successo è
quello che inneggia alla vittoria di 100
piccole api laboriose che riescono a mettere in fuga un grande orso che vuole
impossessarsi del loro miele).
In campagna siamo condotti in una comune fondata nel 1958, di 160 chilometri quadrati, composta di 17.000 famiglie (85 mila abitanti), con 10.800 ha
coltivati. La comune è articolata il 129
brigate e dispone di 150 trattori di diversi tipi, 400 motocoltivatori, 20 mietitrebbiatrici, 120 camion. Rendimento
delle produzioni: 4500 kg per ettaro per
il grano; 5-5300 kg per il riso. I 170 ettari di frutteto hanno dato, sempre nel
1977, 2 milioni di kg di frutta, mentre
sono stati allevati 83 mila maiali e consegnati allo stato 270 mila anatre bianche. Altre cifre: 2300 i capi bovini,
con una produzione di latte di 12 milioni di litri nell'anno; 200 gli ettari
di stagno, con una resa annuale di pesce
di 170 mila kg, soprattutto carpe. I prezzi di vendita dei prodotti sono fìssati
dallo stato.
Ci rendiamo conto che la comune è
pressoché autosufficiente, in quanto
provvede non solo a costruirsi le abitazioni e i locali per i servizi sociali e destinati ai ricovero delle bestie e degli
attrezzi, ma gestisce diverse officine di
manutenzione ed una per la costruzione
di trebbiatrici. Nella stagione migliore i
contadini lavorano anche dieci ore al
giorno, d'inverno 6-7. In media guadagnano 450 juan all'anno, meno degli
operai poiché vivono dei prodotti coltivati. Nella comune funzionano 12 scuole medie, 59 scuole elementari, 1 ospedale, 9 poli-ambulatori e un centro sanitario per ognuna delle brigate. Ci parlano dell'impegno che nel rispetto del
"quadro di modernizzazione" del paese
lanciato da Ciu en lai (in base al quale
i settori da privilegiare sono l'industria,
l'agricoltura, la difesa e la ricerca) stanno promuovendo per la meccanizzazione
di tutte le fasi del raccolto e il miglioramento del sistema di irrigazione.
Restiamo ammirati della straordinaria
bellezza dei campi di grano e di ravizzone e dei lunghi filari di pioppi lungo
le strade poderali (poche, non asfaltate
e polverosissime), che avvicinano moltis96
Tutti
a guardarci
con attenzione
e simpatia.
Mercato
ambulante
a Shihkiachwang.
simo il paesaggio a quello della pianura
padana. Sarà certo una comune modello,
o meglio una brigata modello, ma sta di
fatto che notiamo una maggior cura in
queste officine che non in città, dove c'è
da supporre le fabbriche presentate siano altrettanto quelle d'avanguardia. Su
85 mila abitanti i giovani che entrano
all'università non sono più di 50 all'anno, un rapporto piuttosto basso, proprio
perché l'ammissione dopo la caduta della « nefasta banda dei 4 » si è fatta
estremamente selettiva. È ciò che apprendiamo stando un pomeriggio al Politecnico di Pechino, proprio quello da
dove parti il moto delle guardie rosse,
che attualmente ospita 7000 studenti,
per i quali sono a disposizione 3000 professori.
Dopo 5 anni di elementari e 5 di scuola
media si può fare la domanda per entrarvi, come pure se si hanno due anni di
esperienza lavorativa. L'età massima per
accedervi, qualora si superi il triplice
esame delle doti morali e ideologiche,
fisiche e culturali è limitata a 25 anni.
Nell'anno in corso sono stati accettati
anche alcuni giovanissimi (14 anni), particolarmente dotati. In ogni caso il numero è chiuso, non più di 1500 matricole ogni anno, mentre le domande sono
state nel 1977 venti volte superiori. Gli
ammessi godono di una borsa di studio
per il vitto, essendo l'alloggio (per chi
viene da fuori città) e l'assistenza a
carico dello stato. A chi proviene dalla
fabbrica o dalla campagna è garantito il
salario. Al conseguimento della laurea
si è avviati a lavorare sulla base dei programmi preparati dallo stato, anche se si
cerca di venire incontro alle esigenze del
giovane, specie se ha genitori o parenti
anziani bisognosi di cure. Gli insegnanti
sono retribuiti con un minimo di 56 e
un massimo di 300 juan al mese, il triplo cioè del livello più alto degli operai,
persino un po' di più degli ingegneri che
arrivano solo alla punta di 280 juan.
Sprofondati in confortevoli poltrone, la
tazza di the resa sempre fumante da
periodiche aggiunte di acqua calda da
parte di gentili, silenziosissime ragazze,
comprendiamo che è proprio nelle università e nella scuola in genere che si
gioca il futuro del paese. È da qui infatti che devono venire i tecnici e i qua-
ln libreria
e a teatro.
97
dri intermedi capaci di apportare ai processi produttivi, agricoli e industriali,
quelle migliorie indispensabili per aumentare la produttività e rendere, oltreché meno faticoso, anche più sicuro il
lavoro degli addetti. Studio severo quindi e applicazione impegnata, restaurazione dei voti negli esami e nelle tesi di laboratorio, per recuperare il terreno perduto durante il decennio 1966-76 della
rivoluzione culturale, quando venivano
esaltati gli studenti che consegnavano in
bianco i fogli proponenti i problemi e
coloro che cercavano una preparazione
solida venivano bollati di carrierismo.
È un'impresa che a stare dal pieno totale dei posti della vecchia sala di lettura
della biblioteca (quasi 2 milioni di volumi di cui molti in lingua inglese, francese e tedesca), dalle attenzioni che i
giovani sembrano dare al lavoro nella
fabbrica di sperimentazione e produzione di macchine utensili gestita dall'università, e dalla cura che i docenti dimostrano per il potenziamento delle attrezzature per esercitazioni, pare ben avviata. In un laboratorio di fisica ci spiegano
i progressi compiuti nello studio e nell'utilizzazione dei raggi laser.
A Pechino iniziamo a conoscere come i
cinesi impegnano il tempo libero. Al
cinema in primo luogo, per cui si sobbarcano code di parecchie ore per procurarsi i biglietti d'ingresso (il costo è di
circa 100 lire), soprattutto per le proiezioni dei film in costume messi all'indice
durante il potere della « famigerata banda dei 4 ». Tutte le pellicole, anche quelle che ripropongono vicende antiche non
mancano mai di celebrare i valori o della
patria, da difendere sino all'estremo sacrificio contro gli invasori, o dell'unità
familiare, sentita e vissuta certamente
più di quella collettiva. Gli spettacoli,
unici, iniziano verso le 19,15-19,30. Al
teatro delle minoranze nazionali assistiamo a numeri musicali e canori, con
la partecipazione di solisti di pipa (la
chitarra cinese) e di arpa orizzontale,
gruppo d'archi e cantanti (soprano, tenore e basso). Già i titoli dei pezzi, molti
di composizione popolare, contengono o
fanno presagire messaggi di tipo ideologico.
In occasione della festa del 1° maggio
siamo invitati, in una sorta di palasport
!?V O l
ìSÉN
rettangolare da 18.000 spettatori, a gustare canti, marce, mimiche, balletti classici cinesi e occidentali, intermezzi comici. Estremamente piacevole tutto, semplice e, contrariamente a quanto ci saremmo attesi, per niente retorico sul
significato della giornata. Curiosità:
mentre sono molti rumorosi prima e
durante lo svolgimento dello spettacolo, i cinesi applaudono pochissimo, solo
quando sono particolarmente colpiti.
Tutto il mondo è davvero paese se anche qui, a 10.000 km di distanza dall'Italia, i maggiori scrosci di battiti di
mano sono andati agli sketches dei comici (centrati sulla critica del periodo
della « Banda dei quattro » e finalizzati
a stimolare, più che un generico spirito
rivoluzionario, un generale sforzo di produzione). Anche W u Tse-en, la guida
trentacinquenne più dotta e con una conoscenza dell'italiano quasi perfetta sebbene abbia iniziato a studiarlo da solo
tre anni, ride~di cuore alle ingenue trovate che è lietissimo di tradurmi.
MEappp
verso
// fiume azzurro
a Wuhan.
il
sud
In treno si parte per Shihkiachwang,
nella provincia dell'Hopei, importante
nodo ferroviario nella pianura a 283 km
a sud di Pechino, divenuta dopo la liberazione una città industriale (urbanisticamente un grande dormitorio fatto di
blocchi di case tutte uguali, come le nostre popolari, tagliate da grandi strade
alberate aprentesi in enormi piazze, dove
fanno bella mostra di sé i palazzi pubblici simili a copie un po' rimpicciolite
di quelli della capitale) specializzata nei
settori chimico, tessile e meccanico. Il
viaggio, in prima classe (a seconda dei
convogli di classi ce ne sono anche quattro), dura quattro ore e diciotto minuti,
esattamente quanto previsto nell'orario,
La sistemazione è confortevole e anche
la cena nel vagone ristorante non è male.
Dal finestrino il meraviglioso scorrere di
una campagna lavorata con amore, malgrado la grande, comune fatica degli
uomini e degli animali aggiogati. All'arrivo, organizzazione perfetta con pullman in attesa per condurci in albergo,
quasi uguale nella distribuzione, strut99
tura e arredamento delle camere a quello pechinese, soltanto pressoché deserto,
perché la città è da poco più di un anno
aperta agli stranieri.
In questo centro che ha una storia di
70 anni, che nel 1947 aveva meno di
200.000 abitanti ed ora ne conta
850.000, che ha 499 stabilimenti contro
i 27 di trent'anni prima, ci fermiamo
tre giorni, indulgendo pochissimo al turismo. Si visita infatti solo il magnifico
tempio chiamato del « Budda fiorente »
(586 d.C.), aperto al culto fino al 1949,
attualmente in corso di restauro, dove si
trovano una statua di bronzo del profeta (con cento braccia) alta ben 20 metri e un'altra di legno monolitico di
7 metri. Isolato nel verde della campagna è straordinariamente interessante
sia per l'armonia delle linee architettoniche sia per la bellezza delle decorazioni e la plasticità delle sculture (tra cui
1000 immagini diverse del Budda), che
lo fanno apprezzare come uno dei monasteri più importanti di tutta la Cina.
L'industria dei turismo ancora ai primordi fa sf che l'area sia piuttosto mal
tenuta, anche se si rivela affascinante
constatare che non avendo provveduto
a dotare di vetri le aperture dei padiglioni i colombi hanno ampia possibilità
di compiere al loro interno le più libere
evoluzioni. È proprio nel viaggio di andata e ritorno dal tempio che ci siamo
resi conto degli immani sforzi fisici che
lo sviluppo del paese ancora comporta.
Innumerevoli infatti i carri, anche con
ruote di solo legno, trainati da cavalli,
asini, cammelli e dromedari in lunga
teoria marcianti lentamente, con uomini
stanchi sopra come abbandonati, distrutti dal lavoro e dal sole, coperti di polvere e sudore. Noi comodi, anche se
sobbalzanti per via delle precarie sospensioni del pullman continuamente
sollecitante strada, pronti a filmare queste amare scene di civiltà pre-industriale, vivamente impressionati dal veder
tirare da uomini e da parecchie donne
non uno ma decine e decine di carretti
stracarichi di balle di cotone, carbone e
fieno.
Per gli abitanti della città, dai bambini
agli adulti, non ancora abituati a vedere
occidentali (nel 1977 i visitatori stranieri provenienti da 30 paesi sono stati
100
soltanto 800), siamo come potrebbe essere per noi il panda, l'orso cinese. Destiamo curiosità, accerchiati o seguiti
ovunque da decine e decine di fans silenziosi e attenti, generosamente propensi a rispondere ai nostri cenni di saluto
con sorrisi e applausi o cordiali gesti
della mano, il cui movimento può ricordare da vicino il lento, maestoso muoversi delle ali dei gabbiani.
La visita all'ospedale militare, che riceve anche pazienti civili, ci consente di
approfondire un po' l'argomento sanità.
Articolato in 19 reparti, con 800 posti
letto, tre sono le funzioni che svolge:
terapia, insegnamento e ricerca scientifica. Le 800 persone che vi lavorano (di
cui 200 medici) operano per 8 ore al
giorno, con stipendi che vanno da un
minimo di 53 yuan ad un massimo di
150. Tutto il personale (anche il primario) presta almeno 2 ore di lavoro alla
settimana nelle attività manuali agricole,
possibili perché l'ospedale cura direttamente coltivazioni di cereali, allevamenti zootecnici, frutteti e vivai di piante
medicinali (nel 1977 sono stati prodotti
30 mila chili di cereali, 150 mila di ortaggi, 90 mila di frutta, nonché 70 mila
litri di latte, il tutto utilizzato per i bisogni dell'ospedale o venduto allo stato).
Mentre la medicina tradizionale è sempre più affiancata da quella di tipo occidentale, due o tre ore al giorno sono riservate all'approfondimento delle conoscenze e alla ricerca farmacologica. Ci
aprono i reparti di agopuntura, fisiomassoterapia, analisi chimica, ortopedia e
ginecologia. Anche qui nessuna concessione a qualcosa di più dell'essenziale.
Gli ambienti, sobriamente arredati, sono
puliti ma non pulitissimi. Non mancano
però gli applausi dei degenti (le stanze
ospitano da un minimo di quattro fino
a dieci letti). Per i dipendenti statali
tutto è gratis, gli altri pagano il vitto e
le trasfusioni. Una squadra mobile gira
per le campagne della provincia per curare i contadini, promuovere l'igiene e
praticare la prevenzione contro particolari epidemie.
La visita, durante la quale abbiamo appreso che dopo soli tre giorni dal parto
le donne sono dimesse e che l'aborto
è possibile purché l'unità produttiva in
cui lavorano i coniugi o la ragazza ma-
dre (sono però pochissime) rilasci una
lettera di consenso (per gli sposati solo
dopo il secondo figlio), termina nelle
sale del museo dedicato a Norman Bethune, il medico canadese cui è dedicato
l'ospedale, che qui lavorò dal 1937 al
'39, morendovi di setticemia per aver
continuato ad operare nonostante una
ferita ad una mano procuratasi durante
un intervento. Le foto, le citazioni dell'eroico chirurgo rivoluzionario, i cimeli,
ogni cosa è sfruttata per sensibilizzare
la popolazione sull'importanza della rivoluzione popolare universale. Una riflessione di Bethune su tutte: « C'è la
tubercolosi del ricco e quella del povero.
Il ricco viene ricoverato, il povero muore. Il medico deve andare dal popolo ».
Una splendida mattinata la trascorriamo
alla scuola d'arte, una delle 29 esistenti
in tutta la Cina, dove i 300 studenti e i
150 insegnanti e addetti sono suddivisi
in sei specializzazioni: a) opera di Pechino; b) opera locale; c) musica strumentale e vocale; d) danza; e) scenografia; /) acrobazia. Assistiamo prima ad
un'esibizione di bravissimi giovani acrobati, poi alla gestualità ammaliante di
quattro splendide ragazze della sezione
« opera di Pechino » guidate da affiatati
colleghi suonanti musica tradizionale,
poi ancora ai passi leggeri di giovanissime ragazze del corpo di ballo, quindi alla
bravura dei solisti strumentali e dell'orchestra d'archi accompagnante anche la
voce possente di un baritono, che in nostro onore intona la canzone partigiana
« O bella ciao ». La selezione è estremamente severa: basti pensare che per
l'anno in corso c'erano state 31 mila
domande. Oltre agli insegnamenti artistici specifici, il 2 5 % del tempo è dedicato all'istruzione politica, alle lettere,
alla geografia ed alla storia. I corsi vanno da tre a cinque anni e gli allievi godono tutti di borse di studio dello stato
(22 yuan al mese). Come al Politecnico
di Pechino, aspra è la critica alla « Banda dei quattro », che aveva censurato
ampiamente i programmi di insegnamento, influendo non poco sulla preparazione professionale dei giovani. Sentiamo che questi aspiranti artisti, i quali
quando saranno diplomati verranno collocati secondo la pianificazione statale,
ogni anno trascorrono un mese tra i
contadini per prendere atto di quanto
sia dura la vita dei campi, fare opera di
animazione culturale e arricchirsi delle
tradizioni popolari più genuine. Nel teatro della scuola, alla sera, saggio animato per noi e una comitiva di tedeschi,
tutti calorosamente festeggiati e divorati
con gli sguardi.
Il mondo produttivo della città lo analizziamo in un cotonificio, dove attorno
a 100 mila spolette e 34.000 fusi lavorano 6 mila persone, i più in ambienti
dove la rumorosità supera ampiamente i
decibels di guardia. Eppure è un'unità
modello, che negli ultimi anni è riuscita
ad aumentare la produzione in media
del 10% senza incremento dell'occupazione. Chiediamo se il diritto di sciopero garantito dalla costituzione è normalmente esercitato. La risposta è « no »,
da almeno 10 anni, per due ragioni:
« 1) per la maturità delle maestranze,
consapevoli che tutte le risorse e i prodotti sono di loro proprietà; 2) per la
capacità della direzione a migliorare l'organizzazione del lavoro ed assorbire i
suggerimenti provenienti dalla base ».
Per la prima volta sentiamo parlare, a
proposito della stimolazione della produzione (di cui il 3 0 % è esportata), oltreché della leva dello spirito di emulazione
socialista (premiato con la gratificazione
di una bandierina rossa sul reparto o
sulla singola macchina), anche di incentivi materiali, consistenti, per ora, non
in denaro (peraltro già allo studio) ma
in doni di prodotti, quali un asciugamano, una penna, una saponetta. Analogamente a Pechino, grandi lavagne all'interno dei reparti propongono frasi e poesie di operai autostimolantisi ad accrescere la produttività ed enormi tabelloni
segnano per ognuno il livello raggiunto,
con chiara indicazione dei più stakanovisti. Tutto il contrario cioè di quanto
veniva celebrato durante la rivoluzione
culturale e in particolare quando a governare il paese erano i « maligni quattro di Shanghai ».
A gruppi di sei, accompagnati da due
guide, siamo ospiti in abitazioni di dipendenti della fabbrica. Entro in casa di
un medico: due camere da letto per i
cinque componenti la famiglia, marito,
moglie e tre figli; la cucina e i servizi
in comune con un'altra unità familiare.
101
Tre yuan e sei mao (una mao uguale
10 centesimi di yuan) al mese per l'affitto, ossia neanche 2000 lire. Proviamo
una viva impressione di fronte alla povertà dell'arredamento e allo squallore
delle piccole camere, sprovviste di riscaldamento centrale. Lungo le scale e sui
balconi, alla rinfusa, piastrelle di carbone e provviste di legna da ardere. Il
quartiere, gestito dalla fabbrica, ha però
servizi sportivi, una biblioteca e u n centro per riunioni dotato di televisione,
che è il bene di consumo più ambito,
quando, come ci ha detto la nostra ospite medico, si hanno già la bicicletta, la
radio e gli orologi da polso. Una bicicletta costa all'incirca 35 mila lire, un
televisore 75 mila.
I bimbi della scuola materna della fabbrica ci danno un altro saggio della sensibilità musicale e artistica dei cinesi,
ottenendo un enorme successo. Apprendiamo che per un costo mensile di 6
yuan per il vitto (le altre spese sono a
carico dell'azienda o dello stato) i bambini imparano non solo a suonare, cantare e danzare stupendamente, ma a scrivere oltre ai principali slogans politici
(come « viva il partito comunista cinese » e « viva l'unità dei popoli ») almeno 200 parole e a far di somma e sottrazione con numeri interi sino a 20.
La riflessione che un po' tutti facciamo
è che se è vero che hanno già camminato molto, è altrettanto vero che per dare
a tutti i 900 milioni di abitanti qualcosa
di più di quanto finora assicurato devono inevitabilmente aprirsi verso l'esterno. Considerato che con le sole mani e
infiniti sacrifici hanno costruito una nazione che ha il coraggio di ammettere
e di far vedere le proprie arretratezze,
si ha la certezza che con l'aiuto delle
macchine non potranno non diventare
attori di primo piano dello sviluppo
tecnologico già in atto nel mondo.
Alcune interessanti ore le trascorriamo
alla scuola quadri « 7 Maggio » della
provincia, dove secondo la direttiva di
Mao « Tutti i quadri devono andare in
campagna per lavorare manualmente »,
oltre ad approfondire i concetti del marxismo-leninismo-maoismo, si mira a rafforzare la coscienza socialista attraverso
11 contatto con le masse. I corsi durano
5 mesi e se ne tengono due all'anno. Due
102
In alto:
Gli obiettivi di
produzione
per H 1984.
In basso:
Realtà attuale.
Campagna e
abitazioni
di Wuhan.
In un
calzaturificio.
mesi e mezzo per otto ore al giorno per
10 studio politico (filosofia e teoria del
partito), un mese di lavoro manuale all'interno della scuola (allevamento bovino e suino, coltivazione di ortaggi, pescicoltura, in officine di prodotti elettrici, stampa, produzione dello zucchero),
un mese in campagna per confrontare la
teoria con la realtà quotidiana, quindici
giorni dispersi. La periodicità dell'aggiornamento di questi attivisti del partito non è fissa, in media attorno ai 5 anni. Alla fine del periodo di addestramento non ci sono esami, ma solo u n bilancio dell'attività svolta. Chiediamo se
sono analizzate anche le altre ideologie.
« Si », è la risposta, « in via critica, a
cominciare dall'idealismo hegelliano ».
Circa l'eurocomunismo ci sentiamo dire
« non ci importa ciò che dicono, badiamo a come agiscono ». A commento,
non richiesto, citano un pensiero di
Mao: « Il potere nasce dalla canna del
fucile. La rivoluzione è armata. Il proletariato deve avere la propria forza
armata ».
Ancora in treno, vagore cuccetta, partiamo per Wuhan, 970 km più a sud.
11 viaggio è abbastanza piacevole perché
gli scompartimenti, a 4 posti, sono più
graziosi e spaziosi dei nostri, con tanto
di tavolino con centro ricamato, vaso
di fiori, lampada, thermos di acqua calda per prepararsi il the, ventilatore in
alto. La velocità mai elevata, attorno ai
65-70 km all'ora, e i doppi vetri ai finestrini rendono poco rumorosa la corsa
103
e più facile il riposo, rotto soltanto dal
sibilo delle locomotive incrociantesi, diverso dai nostri tut-tut e più simile al
roco, lacerante lamento delle caffettiere
del vecchio west americano, ovviamente
amplificato ed abusato còme i clacson
delle auto e degli autobus.
a metà v i a g g i o
Capitale dell'Hupei, Wuhan ha con i
sobborghi 3.600.000 abitanti. È costituita da un agglomerato di tre centri
sorti sulle rive del fiume azzurro (Yang
tze), in una zona collinare e ricca di laghi. È il luogo dove scoppiò la rivoluzione borghese del 1911, che determinò
la caduta dell'ultima dinastia feudale, e
dove Mao ha diretto nel 1926-27 l'Istituto del movimento contadino e, dopo
la liberazione, ha attraversato più volte
a nuoto il grande fiume per rafforzare
lo spirito di lotta (in una di queste occasioni si sarebbe fatto trasportare dalla
corrente per 12 km). Città industriale,
conta 1 milione di operai, occupati principalmente nei settori della metallurgia
e della meccanica. Ci sono anche fabbriche tessili, alimentari e dell'elettronica.
Non solo è cambiato il paesaggio (dalle
immense distese di grano a quelle non
meno vaste di risaia a terrazze, superbamente curate), ma è mutato il clima e
con questo il modo di comportarsi della
gente. Cosi come succede da noi, la vita
si svolge molto più che a Pechino sulla
strada, di fronte all'uscio. Le abitazioni
sono per la grande maggioranza poco più
di semplici e fragili ricoveri. Le case a
più piani, che risentono dei modelli architettonici occidentali (inglesi soprattutto, come l'albergo in cui siamo alloggiati, finalmente dotato di doccia) sono
per lo più fatiscenti. Stupisce davvero
constatare come a fronte del lindore che
caratterizza l'ambiente agricolo faccia riscontro una notevole trascuratezza nelle
abitazioni di città e all'interno delle fabbriche.
Fa caldo, le uniformi unisex della capitale sono rare, i colori anche là presenti,
ma sotto la giacchetta standard (lanciata
104
comunque non già da Mao, ma durante Ci spiegano che la brigata attua o cerca
la rivoluzione del 1911), qui emergono di realizzare i piani colturali elaborati a
in tutte le possibili varietà. I bambini, livello superiore (distretto, provincia e
molti, oltre al culetto, mostrano il pan- stato) e sono lieti di farci entrare in una
cino e camminano a piedi nudi. Lungo delle nuove case, costata 400 .yuan, grale strade, sempre trafficate di camions, zie al recupero del materiale da una vecbiciclette, carretti e ridicole motorette chia abitazione. Ancora lo stretto inditrasformate in taxi, banchetti improvvi- spensabile e basta nelle due camere da
sati di venditori e venditrice di aranciate letto, nell'ingresso-pseudo salotto, nella
e specie di nostri ghiaccioli.
cucina, il tutto comunque molto più
11 tempo dedicato al turismo è poco e accogliente dell'appartamento visto in
si limita alla visita del grande ponte a città.
due piani (uno per la linea ferroviaria, Il reddito della famiglia (marito, moglie
l'altro per il traffico automobilistico) sul e due piccoli in tenera età più il nonno)
fiume azzurro. Emblema dell'operosità è stato nel 1977 di 1000 yuan, 600 dei
della città, lungo 1670 metri, alto 80, quali ricavati dall'uomo che è operaio
largo 22,5, è entrato in funzione nel e vive per tutta la settimana, e sovente
1957, dopo solo due anni di lavoro anche per periodi più lunghi, in città.
(3700 operai al giorno nel cantiere con Alla signora chiediamo come si svolge
l'aiuto tecnico dell'Unione Sovietica) la sua giornata di contadina: in inverno
con un costo di 98 milioni di yuan del si alza alle sette, adesso alle cinque e
1957. Navi, chiatte, giunche, è il primo mezza; va al lavoro sul campo per una
avvincente impatto con il mondo fluviale ora, torna a casa per la colazione, ricinese, reso celebre dai romanzi e dalle prende alle otto fino alle undici; dopo
oleografie. Altri due momenti distensivi:
il pranzo dalle 14 e trenta alle 18-18 e
una passeggiata sulla riva di un leggia- trenta. Domandiamo se riescono a ridro laghetto naturale, circondato da sparmiare. « Sf », è la risposta, « se non
chioschi e salici, affollato di famiglie e abbiamo malattie anche il 2 0 % all'ancomitive di giovani, sempre come amma- no, che- depositiamo in banca, dove il
liati dalla nostra presenza, e la visita ad capitale rende il 2,7%0 al mese (conto
un tempio di Budda risalente al XVI se- vincolato), qualcosa di più del 3 % alcolo, dove possiamo ammirare, soffocati l'anno. L'acquisto che la nostra ospite
da una marea di gente amica, una galle- dice di voler effettuare per primo è quel
ria di 500 vivissime immagini di diffe10 di una macchina da cucire, per conrenti Budda in legno, rappresentanti nel
fezionare per sé e la famiglia qualche
volto e nel fisico i possibili caratteri,
vestitino (è vietato produrre per conto
vizi e virtù umani.
terzi — eccetto i parenti — perché la
Sotto un cielo nuvoloso passiamo un'in- cosa significherebbe ripristino dell'initera giornata in una brigata agricola de- ziativa privata e autosfruttamento.
nominata « Verso il sole ». Composta di Autosufficienza il più possibile è il prin13 squadre, conta 585 famiglie e 2760 cipio guida, come applicazione della diabitanti. Nella solita seduta di ricevi- rettiva « Contare sulle proprie forze e
mento ufficiale e illustrazione della real- prendere esempio dalle brigate di Tachai
tà locale, sotto lo sguardo vigile di Marx, e Taching », le unità progressiste per
Engels, Lenin e Stalin e di Mao e Huà antonomasia da emulare nei settori agri(non c'è sala di riunione che sia sprov- colo e industriale. Oltre all'autofinanziavista delle immagini di questi 6 perso- mento dello sviluppo, la brigata può rinaggi), sentiamo come sempre parlare di correre a prestiti statali al tasso delgrandi sviluppi rispetto al 1949. Pren- l'I,8%„ al mese (anche qui il credito è
diamo atto che il 3 0 % degli abitanti agevolato rispetto a quello per l'induvive in alloggi di proprietà, costruiti di stria, che è pari al 3,5% 0 ). Gli sforzi
recente e sentiamo che la distribuzione maggiori sono finalizzati a rendere entro
di quanto prodotto avviene come segue:
11 1980 le attività di raccolto il più pos6 0 % ai membri della brigata, 2 5 % co- sibile meccanizzate. Con orgoglio ci fanme fondo di produzione, dal 2 al 5 % no vedere una fabbrica di mietitrici, il
come fondo di riserva, il 6 % allo stato. cui modello principale è da 3 cv. Nel
Non
è difficile
usarle.
1977 ne hanno prodotte il 5 6 % in più
dell'anno precedente, ad ennesima prova
di quanto sia costata la rivoluzione dei
radicali. Il prezzo della macchina è fissato dallo stato a 2470 yuan, decisamente alto anche in lire, ma — ci dicono —
poco più di quanto costa. La produttività è altrettanto bassa nel setificio fondato nel 1958 e dotato di telai per noi
già allora sicuramente superati. La manodopera è quasi tutta femminile e il
rumore infernale. La produzione risulta
aumentata nell'ultimo anno del 17% e
nel 1978 dovrebbe essere elevata di un
altro 2 5 % senza incrementare gli occupati, ma recuperando esclusivamente dal
lato dell'impegno individuale e dell'organizzazione del lavoro. L'assenteismo, garantiscono, è esclusivamente imputabile
alle malattie; sono allo studio premi di
produzione. Diversamente da quanto
succede da noi per i dipendenti non è
possibile acquistare i prodotti della fabbrica a prezzi ridotti.
È un momento di grande slancio efficientistico, difficile da quantificare per
tutto il paese, tenuto conto che le fabbriche e le comuni che vediamo sono
quelle ritenute modello. Ciò che conta
è che il dinamismo è ritenuto l'unica via
per migliorare la qualità della vita: le
nuove generazioni che non muoiono più
di fame, che hanno un tetto seppur modesto, che sono totalmente alfabetizzate,
che possono contare su un servizio sanitario sia pur primitivo, hanno bisogno
di realizzare nuovi obiettivi e non possono accettare come traguardo la povertà monastica accolta come benessere dai
loro vecchi.
La pioggia caduta per alcune ore sfiora
in alcune parti della città le case e la
gente è costretta a camminarci dentro.
Il senso di desolazione che ci invade, lo
leggiamo nelle stesse guide locali che ci
accompagnano in ogni spostamento.
Per soddisfare l'interesse di un imprenditore calzaturiero veneto che è nel
gruppo visitiamo la fabbrica n. 1 di
scarpe di Wuhan, dove 1200 operai divisi in sette reparti hanno prodotto lo
scorso anno 1,5 milioni di scarpe di 50
tipi per tre linee: sicurezza industriale
( 2 0 % ) , per esportazione ( 2 0 % ) per il
mercato interno ( 6 0 % ) . Le donne costituiscono circa il 5 0 % della manodopera
e sono addette pressoché a tutte le fasi
della produzione. Funziona — è la prima che vediamo — una rudimentale
catena di montaggio, peraltro malissimo
programmata, che si ha la sensazione
venga subito disattivata alla nostra
uscita. L'obiettivo dichiarato è di arrivare a raddoppiare nell'80 la produzione, ampliando sempre di più la lavorazione dei prodotti sintetici, in considerazione dei crescenti problemi di rifornimento del pellame naturale. Scopriamo che il prezzo delle calzature in vendita nei negozi supera il costo di produzione al massimo del 1 0 % . Peccato
che non sia cosi' anche in Italia.
Alle due del pomeriggio della domenica,
sotto un sole stordente, siamo accolti dal
direttore amministrativo di un importante stabilimento di macchine utensili, con
8000 occupati ( 2 8 % donne). La produzione si compone di fresatrici, piallatrici, alesatrici, il 2 0 % delle quali esportate (Corea, Vietnam, Romania, Pachistan e, udiamo bene facendocelo ripetere, Canada). Molti dei macchinari utilizzati sono russi e qualcun altro tedesco, che loro hanno copiato e iniziato a
produrre in serie immutate, con il risultato (apertamente ammesso) che lo standard tecnico è sf e no quello degli Stati
Uniti del decennio scorso. Facciamo una
domanda di prova e la risposta è ancora
quella che avevamo avuto a Pechino: gli
impiegati amministrativi rappresentano
il 18% del totale, i tecnici il 7 % . La
fabbrica, oltre a gestire i soliti asilo nido
e le scuole elementare e media, tiene dei
corsi di 3-4 anni a livello universitario
per gli operai, ottemperando all'indicazione del presidente Mao: « Bisogna formare tecnici e ingegneri, scegliendoli tra
gli operai dell'azienda ». Gli allievi sono
attualmente una novantina, ossia poco
più dell'I % delle maestranze.
in u n o s c e n a r i o
incomparabile
Dopo un viaggio di altre 18 ore, sempre
in treno cuccetta, attraverso chilometri
e chilometri di risaie ricamanti mirabilmente un morbido paesaggio collinare,
intermezzato ogni tanto da rigogliosi ce105
spugli di the, con una nutrita presenza di
contadini sotto il grande cappellone di
paglia simile a un sombrero non risvoltato e la calda animazione di lenti bufali
che trainano carri sovracarichi o partecipano alle operazioni di trattamento del
terreno nell'acqua fino al ventre, giungiamo a Kweilin. Capiamo sempre più a
fondo che è una vita grama, sofferta,
degna di poesia altissima. Certo esistono
dei privilegiati e basta guardare alle guide che ci accompagnano, nonostante si
sappia che anche loro provano, a rotazione, per un periodo di sei mesi ogni
5-6 anni che cosa vuol dire faticare sulla
terra.
Kweilin si trova nel Kwang-si, regione
autonoma situata nella Cina meridionale.
L'agglomerato urbano (300 mila abitanti) si stende lungo il corso superiore del
fiume Li-Shui. È una città in via di industrializzazione, celebre soprattutto per
le sue bellezze naturali, tanto che esiste
il detto « Chi non è passato a Kweilin
non può dire di essere andato in Cina ».
Fenomeni di erosione del terreno calcareo hanno creato intorno alla città molte colline di pietra dalle forme più disparate e bizzarre, la cui suggestività ha
ispirato pittori e poeti sin dall'antichità
e ancor oggi è soggetto tipico di riproduzione su ceramiche, lanterne, dipinti e
paraventi. Stiamo in questo luogo fiabesco due giorni in un albergo grandissimo di 12 piani, molto mal tenuto
anche se di recente costruzione. A differenza dei due centri visitati precedentemente, numerose sono le comitive di
stranieri, giapponesi in testa, ma anche
americani, tailandesi, francesi, attratti
tutti dal fascino misterioso del luogo,
specie quando piove (come è capitato
a noi di osservare) e queste strane colline sembrano svilupparsi da una portentosa alchimia.
Nella prima giornata del soggiorno ci
addentriamo in una delle tante grotte naturali esistenti nella zona (bella ma non
eccezionale), ammiriamo un giardino di
originalissimi bonsai, e, soprattutto, giriamo a piedi per la città, favoriti finalmente dal fatto che l'albergo è a due
passi dal centro. L'atmosfera non è convulsa, la gente ci osserva sempre con interesse, ma, essendo più abituata ai visitatori, con meno stupore. Ogni aspetto
106
Sul fiume
e Kweilin.
Lungo
il Li-Shui.
della vita pare più tranquillo, anche se
continua ad aversi sentore della fatica e
di un'estrema, ancorché dignitosa, povertà. Una lampadina nuda penzolante
dal soffitto in una due stanze al massimo pluriuso, quattro manifesti di carta
di soggetto rivoluzionario alle pareti a
mò di quadro, pochissime suppellettili e
prive di qualsiasi abbellimento superfluo, la coabitazione con le galline: una
visione non isolata. L'aggettivo qualificativo più ricorrente non può che essere
« spartano », anche quando si osservano
i loro ristoranti o tavole calde o quando
si vede vendere sulla strada della pasta
cotta (o scotta) contenuta in cassette ammucchiate sui marciapiedi polverosi. È
piacevole invece di sera, scorgere la
gente chiacchierare davanti alle case, i
giovani girovagare in bicicletta, senza
luci scampanellando, molti passeggiare,
le ragazze tenendosi per mano. Poche le
coppie alla Pejnet, ma ci assicurano già
più di un tempo (il matrimonio non avviene prima dei 25-28 anni per i maschi,
23-26 per le femmine). Altrettanto bello, all'alba, assistere alla ginnastica, individuale e collettiva nello stesso tempo,
soprattutto di anziani, lungo la riva di
un fresco laghetto.
Il viaggio in battello discendente il Lishui dura cinque ore, con la fortuna di
godere di un sole possente di stampo tipicamente tropicale. Si pranza sul ponte,
sorpresi di meraviglia ad ogni ansa del
fiume, commossi di assistere anche in
quest'ambiente che pare cosi' lontano dal
mondo ai saluti spontanei dei barcaioli,
della gente al lavoro lungo i campi, dei
bambini come a bella posta radunati all'ombra di qualche alto ciuffo di bambù.
Ci spiegano che nessuna barca è di proprietà individuale, che i piccoli viaggiano con i genitori a bordo delle chiatte, dei sampang o delle giunche dalla
rossastra sghemba vela, che quelli più
grandi sono custoditi dalla comunità. Vediamo lavare nel fiume, nello stesso posto, una camicia, delle stoviglie, della
verdura e un cesto di fotografie in bianco e nero in fase di stampa. Apprendiamo che un cinese può venire a gioire di
questo rasserenante spettacolo naturale
quando vuole, ossia che è data a tutti
la facoltà di muoversi liberamente per
il paese, nei limiti delle disponibilità fi-
ln alto:
Vegetazione
tropicale.
In basso:
Un enorme
manifesto
di Mao
a Canton.
107
nanziarie, dei giorni di ferie e della ricettività alberghiera. Solo gli stranieri hanno bisogno di essere autorizzati. È comunque da escludere la possibilità di
girare per il paese con la propria automobile, per la mancanza di punti di rifornimento e autofficine e lo stato alquanto
precario delle strade. Il silenzio assoluto,
la distensione che procura il verde delle
colline e l'immagine dolce dei pescatori
solitari, delle capanne con il tetto di paglia, di una piccola città dal passato fiorente ben visibile sulle facciate dei palazzi a filo d'acqua, dei liberi animali al
pascolo, ci danno più di un'impressione
di essere dei veri esploratori.
La sera prima di partire in aereo per
Canton si va a teatro, dov'è rappresentata una storia antica di mandarini cattivi contro giovani innamorati, che finisce
scontatamente bene. Lo spettacolo è
straordinario per i costumi, le coreografie, la musica e la recitazione, ma u n
po' annoiante per la lentezza dello sviluppo e la non immediata comprensione
della trama. È proprio per questo tipo
di opere che la popolazione è disposta
a sopportare code lunghissime per garantirsi i biglietti d'ingresso.
l'ultima
tappa
L'aereo della compagnia di bandiera
Caac, un Trident, parte con mezz'ora di
ritardo (è l'unica impuntualità che dobbiamo registrare durante tutta la permanenza). Assistiti da gentilissime hostess
che ci offrono sigarette, caramelle e ventagli, dopo 45 minuti di volo atterriamo. Molto semplice quella di Kweilin,
l'aerostazione di Canton è graziosa e lascia intendere che si è giunti ad uno dei
principali porti commerciali della Cina,
nonché alla più importante base industriale del meridione.
Situata sul leggendario, grandissimo fiume delle perle, stracolmo di imbarcazioni di ogni tipo, la città, che esperimentò
nel 1927 l'insurrezione della comune
(presto soffocata), possiede scuole superiori, biblioteche, l'università Sun Yatsen, un famoso giardino botanico, la
108
In alto:
// presidente Hua
saluta i ciclisti.
In basso:
L'ingresso della fiera
di Canton.
CINEMA
HALL OFARTS
V i CRAFTS/
/ i o \
POST &. TELEGRAPH CUSTOKS
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FLOWERS
& BIRDS
IO
RETAIL
SHOP
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[n'v/m PUBICA]
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, INDUSTRIA!. ,
V PRODUCTS J
HALL OF NATIVE
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TEXTILES
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PQSTAGE
STAMPS
HALL OF IN INOUSTRY.LEARN FROM
VTACHIHE J
HALL OF CEREALS
OllS.l ,
V FOOOSTUFFS /
scuola per la formazione di quadri contadini (diretta da Mao dal 1924 al
1927), il museo della ceramica, l'antique
shop e ospita dal 1957, ogni anno, in
primavera e in autunno, le più importanti fiere commerciali del prodotto cinese. L'attrezzatura alberghiera è imponente e più vicina ai modelli occidentali.
Oltre alla zanzariera alle finestre, come
nei precedenti alberghi, qui che siamo al
tropico c'è pure quella in stoffa bianca
traforata da disporre attorno al letto.
Per tutti e tre i giorni che vi restiamo
la temperatura si mantiene accettabile,
inferiore a quella della capitale, sui 24
gradi, soltanto con una maggiore percentuale di umidità. Il tempo per visitare
la città è poco e si ha appena modo di
capire che è estremamente caotica e decisamente più trafficata di automezzi
Pianta
della fiera.
della stessa Pechino. Le strade sono edificate in maniera continua, prevale un
colore chiaro e in centro ci sono anche
colonnati di portici su cui si aprono
innumerevoli piccole botteghe e oscuri
laboratori artigianali. Agli incroci principali o nei punti di maggior passaggio
si ergono, come in tutti gli altri centri,
grandissimi tabelloni (anche di 15 metri per 5) con slogans in bianco su fondo
rosso o gigantesche immagini di Mao o
Hua tra la folla, in mezzo ai bambini,
nei campi o in fabbrica. Il programma
preparato per noi prevede passeggiate
(in un piccolo giardino, per ammirare
una mostra di bonsai e scoprire dei soldati che si allenano distesi a terra a
prendere la mira su lontane sagome, e
in un parco più grande, con tanto di
laghetto percorso da piccole barche a
nolo, dove si eleva il mausoleo dei martiri dell'insurrezione del 1927) e una
rapida visita al museo della città.
Le ultime occasioni per vedere al lavoro
i cinesi le consumiamo in una fabbrica
per la lavorazione dell'avorio, attività
che vanta una tradizione di 1600 anni.
Come le precedenti fabbriche visionate,
gli ambienti, pur essendo stati costruiti
nel 1955, sanno di vecchio e soprattutto
di inadeguato all'impegno e alle doti
artistiche dei 570 artigiani che gomito
a gomito vi operano. Il salario medio è
di 62 yuan, 40 il minimo, 172 il massimo. Non esistendo scuole specifiche per
questo tipo di professione, l'apprendimento avviene direttamente nella fabbrica alla quale i giovani possono inoltrare
domanda di assunzione. Restiamo letteralmente sbigottiti di fronte allo straordinario livello artistico e alla pazienza
di cui sono capaci. È chiaro che considerato il costo di ogni pezzo prodotto,
veramente unico anche quando ripetitivo
di un antico modello, queste preziosità
possono avere un mercato solamente all'estero. Basti pensare che certi oggetti
richiedono sei-sette mesi di lavoro di un
artigiano.
Nella città satellite di Canton, Foshan,
abbiamo una sostanziale conferma dell'abilità pressoché esclusiva dei cinesi a
compiere lavori da certosini. L'opportunità ci è data, prima dalla visita ad una
piccola azienda che produce dipinti,
109
Pazienza
e abilità artistica: una
110
costante.
creazioni originali su carta intagliata e
fantasmagoriche lampade o costruzioni
per feste di carta colorata a mano, poi
dall'introduzione in una fabbrica di maioliche, dove 530 lavoratori, la stragrande maggioranza donne, modellano articoli di soggetto e stile tradizionali, destinati per il 7 0 % all'esportazione. La cosa
che più colpisce è che questo milione e
mezzo di pezzi di Budda, damine, animali, vecchietti, piccole e piccolissime
giunche sfornati ogni anno, curati nei
minimi particolari, è prodotto allo stesso
modo di 600 anni fa, in ambienti austeri, su banchi di lavoro che sembrano
improvvisati e con attrezzature non diverse da quelle medioevali. Di fronte a
questi tipi e modi di lavorare si può sorridere, si può plaudire. In realtà qualsiasi giudizio rischia di cadere nell'equivoco o nella partigianeria. Ciò che fanno
è grande, anche se potrebbero produrlo
più rapidamente e a costi inferiori con
qualche stampo in più e catene di verniciatura. Bisogna in ogni caso stare attenti
a non considerare la pazienza di cui indubbiamente sono depositari, che però
non è solo questo, trattandosi soprattutto di elevato senso artistico ed indiscutibile passione, come qualità tipica
di gente sottosviluppata.
Sempre a Foshan, in un intenso odore
di corpi umani, in uno stupendo tempio
buddista (scampato per poco alla distruzione decretata dai radicali) ricchissimo
di dipinti e sculture, a me comunque
mai ispiranti serenità né la grandezza
della misericordia divina, vedo che una
donna anziana, in atteggiamento di preghiera davanti a due figure di santi, è
prontamente redarguita e allontanata.
Eppure la costituzione garantisce la libertà, se non di propaganda, almeno di
pratica religiosa, magari pagata, come
lasciano trapelare le guide, con il non
avanzamento in carriera e altre penalizzazioni per quanto riguarda l'assegnazione di abitazioni o altri benefici.
A due giorni dalla chiusura visitiamo
« The Chinese Export Commodities
Fair ». Per dare un'idea di che cosa
rappresenta e come si articola traduciamo da un depliant in inglese che ci viene distribuito e da cui riproduciamo la
pianta delle diverse sezioni espositive.
Seguendo le istruzioni di Mao per cui
« il popolo cinese deve avere rapporti
amichevoli con i popoli di tutti i paesi
e cercare di espandere il commercio internazionale per sviluppare la produzione e promuovere la prosperità economica » la fiera è giunta ad esporre quest'anno 40 mila pezzi. Per trattare gli
affari ci sono 8 sezioni specializzate:
1) cereali, oli e alimentari; 2) prodotti
animali; 3) tessili; 4) prodotti dell'industria leggera; 5) metalli e minerali;
6) macchinari; 7) prodotti chimici;
8) prodotti artistici e dell'artigianato.
All'ultima edizione d'autunno, che è da
sempre la più importante, gli uomini di
affari sono stati 25 mila, provenienti da
oltre 100 paesi.
Accompagnati dal console generale d'Italia a Hong Kong perlustriamo alcuni padiglioni, imparando che il quantum di
acquisti e vendite è prestabilito dai responsabili del commercio estero di Pechino, che in genere preferiscono privilegiare i vecchi partners dimostratisi
seri, che i prezzi di vendita dei loro
prodotti sono uguali per tutti i compratori anche se l'orientamento più recente
è quello di ampliare le quote di vendita
a chi è disposto a fornire macchine o
tecnologia, che sono aperti a produrre
secondo i gusti dell'acquirente (almeno
secondo quanto è emerso dal contratto
stipulato dall'industriale calzaturiero facente parte del nostro gruppo). I prezzi
praticati sono CIF, i tempi di consegna
piuttosto lunghi, attorno i 6 mesi. Commento generale: si tratta di un mercato
che se continuerà questa ventata di modernismo (e non c'è dubbio che si consoliderà) non potrà che diventare immenso, con enormi opportunità per
quanti avranno saputo pianificarvi il proprio ingresso, con anticipati invii di documentazione sulle proprie produzioni,
sulle condizioni economiche offerte e
poi con il viaggio in occasione della fiera, programmato nei minimi particolari.
Se si vuole consentire di operare con
quel paese anche alle piccole e medie imprese prive di strutture capaci di attivare autonomamente correnti di scambio
continue e redditizie sarebbe quanto mai
proficuo dare vita a « trading companies » sul modello delle iniziative giapponesi. Non c'è infatti settore produtti-
vo che non offra concrete possibilità per
le nostre aziende, specie però per quelle
della meccanica e delle macchine operatrici, anche se non bisogna mai scordarsi
che la mentalità giusta di chi va in Cina
non deve essere quella di chi vuole vendere, ma di chi sa farsi comprare. Con
solo un po' più di preparazione e organizzazione lo 0 , 8 % che abbiamo rappresentato nel 1977 rispetto al totale dei
loro acquisti all'estero potrebbe aumentare facilmente, garantendo di bilanciare
almeno l'importo da noi pagato per le
loro esportazioni, arrivate, sempre nel
'77, ad un valore di 150 miliardi (contro solo 40 di importazioni). I dati dei
rapporti con il Giappone (sempre nel
1977, 1426 milioni di dollari di esportazione e 1594 di importazione), dovrebbero stimolare a prendere iniziative adeguate alle potenzialità e alle sicure prospettive di incremento degli attuali valori totali del commercio internazionale
cinese (5300 milioni di dollari per l'inport, 6100 per l'export). Ciò che occorrerà tenere in ogni caso ben presente
è che la Cina, almeno per i prossimi
10 anni, tenderà a comperare globalmente in maniera non superiore alle vendite.
Essenziale risulta poi, preparare un certo
numero di specifici esperti di transazioni
economiche, che oltre all'inglese conoscano, correttamente, la loro lingua.
Anche all'interno della fiera la propaganda del regime è evidente e sembra
dedicata, più che ad impressionare gli
stranieri, ad incentivare i cinesi ad
una maggiore produttività. Gli onori
tributati alle brigate modello di Tachai
(agricoltura) e Taching (industria), nell'atrio dell'esposizione, sono un chiaro esempio di come si stia massicciamente tentando di sostituire gli
ideali della rivoluzione culturale con
quelli effìcientistici del nuovo colossale
« balzo in avanti », che nel 2000 dovrebbe permettere di eguagliare, e in
qualche campo superare, lo sviluppo dei
paesi capitalisti. In altri termini, anche
a Kwangchow non abbiamo incontrato
nessuno che ci sventolasse il famoso libretto rosso, ma ci siamo ripetutamente
sentiti ripetere il principio, sintomatico
del tipo di rivoluzione che i dirigenti
del nuovo corso vogliono portare avanti,
« Ad ognuno secondo il suo lavoro ».
dopo diciotto
giorni
Con un'immagine di modernità lasciamo la città e la Cina, ancora in treno,
questa volta air forced, a bordo del
quale solerti funzionari ci cambiano i
renmimbi (juan o moneta del popolo)
nelle stesse valute versate per ottenerli.
Due ore di viaggio, correndo tra campi
ridenti e affollati, ed eccoci, prima (scena quasi da film) a passare a piedi il
ponte ferroviario in ferro, che unisce la
Cina ai territori in affitto ad Hong Kong,
poi incontrare un'altra delegazione italiana in entrata, dalla quale riusciamo
ad avere, dopo 18 giorni di attesa, copia
di nostri giornali. È l'inizio del ritorno
sul pianeta abituale, le cui caratteristiche
più tipiche, fors'anche esasperate, riconosciamo ancor prima di arrivare al
cuore della colonia inglese: grattacieli
immensi, pubblicità per ogni cosa, traffico automobilistico aggressivo, alberghi
grandissimi e superconfortati, rumore assordante, inviti a stare all'erta per non
essere derubati o truffati, donne truccate
e abbigliate anche per piacere, alternarsi
di negozi di orologi, macchine fotografiche, registratori e calcolatrici, gioiellerie, decine di locali notturni, un pullulare di gente cosmopolita, la possibilità
di avere tutto ciò che si vuole se si ha
denaro o si osa. Mi accorgo che pure qui
il rischio è di giudicare la realtà per ciò
che appare e non per quella che è e di
valorizzare non poco l'intuizione di Molière « Abbiate pur 100 belle qualità, la
gente vi guarderà sempre dal lato più
brutto ».
m
BORSA RIFIUTI INDUSTRIALI:
Un'indagine
tra le industrie torinesi
Con questo articolo si presenta la terza ed ultima parte dello studio prodotto dalla Camera
di commercio di Torino, con la collaborazione
tecnica della Fiat-Engineering,
finalizzata
all'istituzione di una borsa rifiuti industriali.
scopo e metodologia
dell'indagine
Prima di passare alla fase realizzativa
vera e propria della borsa rifiuti si è
ritenuto utile effettuare un'indagine in
merito presso i diretti interessati all'iniziativa: le industrie.
Gli obiettivi che si intendevano conseguire possono essere cosi riassunti:
1) far conoscere alle aziende le finalità
della creazione di una borsa rifiuti e le
modalità previste per il suo funzionamento;
2) sensibilizzare le industrie, in tale prospettiva, ad un riesame della loro politica in merito allo smaltimento dei residui finali di lavorazione;
3) analizzare il livello di gradimento dell'iniziativa, anche allo scopo di ricevere
eventuali suggerimenti costruttivi relativamente alle forme ed alle modalità di
gestione della borsa rifiuti;
4) esaminare e definire la tipologia dei
rifiuti industriali prodotti e recuperabili
nell'area di Torino e la potenziale richiesta dell'industria locale.
A tal fine è stata predisposta un'apposita
lettera illustrativa della finalità dell'iniziativa, — trasformare il problema dello
smaltimento in un'opportunità di recupero — , e dei servizi messi gratuitamente a disposizione delle aziende da parte
della Camera di commercio, consistenti
in:
— pubblicazione su apposito bollettino
delle offerte e delle richieste di materiali
pervenute;
— invio del bollettino;
— inoltro agli inserzionisti delle richieste di contatti.
In allegato alla lettera sono stati pure
inviati: un questionario utilizzabile per
segnalare la disponibilità o la richiesta
di prodotti residui, per i quali si ri-
chiedevano informazioni relative a tipo
di materiale offerto/richiesto (qualità,
quantità, tipo di confezione, mezzo di
spedizione); un elenco provvisorio di
residui industriali possibile oggetto della borsa rifiuti.
Infine, in questa fase preliminare dell'iniziativa, veniva offerta la possibilità,
a titolo completamente gratuito per le
aziende, di sottoporre ad analisi eventuali campioni di prodotti residui e di
rivolgersi alla Camera di commercio in
sei giorni prefissati per avere ogni consulenza tecnica ritenuta utile.
aziende i n t e r p e l l a t e
La scelta delle aziende alle quali inviare preliminarmente il questionario della
borsa rifiuti è stata fatta con lo scopo
di interpellare un campione significativo
delle ditte operanti nell'area metropolitana torinese, utilizzando notizie desunte da precedenti indagini.
In particolare gli studi svolti nell'ambito
del « Progetto Pilota Sangone » e della
« Progettazione di massima di una piattaforma-tipo di depurazione degli scarichi industriali », avevano messo in evidenza come le categorie industriali prevalenti nel comprensorio di Torino fossero costituite da quelle appartenenti ai
settori: della costruzione mezzi di trasporto, meccanico, metallurgico, della
gomma, tessile. In tali aziende, secondo
i risultati di un'indagine statistica svolta
dalla Confìndustria, la produzione media
mensile di rifiuti per addetto è compresa
tra le 6000 tonnellate del settore metallurgico e le 92 tonnellate di quello tessile, mentre la quota media percentuale
di essi che al momento dell'indagine era
venduta o recuperata variava dal 16%
delle aziende tessili all'83% di quelle
della costruzione dei mezzi di trasporto.
Tenendo presente tutte queste considerazioni, sono stati individuati i nominativi di 356 ditte dell'area metropolitana
torinese che sono state contattate mediante lettera nel mese di gennaio: nella
tabella 1 ne viene riportata la suddivisione per categoria produttiva di appartenenza.
Tabella 1. Numero totale e percentuale di lettere inviate e di risposte ottenute, ripartite
secondo le categorie produttive delle aziende
Numero invìi
Numero risposte
Categoria produttiva
Totale
%
Totale
%
numero
invii
%
risposte
ANALISI DELLE RISPOSTE
Alla fine del mese di marzo erano giunte alla Camera di commercio 35 risposte
scritte, pari a circa il 10% delle ditte
inizialmente interpellate, oltre a numerose richieste telefoniche per avere maggiori informazioni.
Per quanto riguarda i settori di appartenenza delle aziende che si sono dimostrate più interessate all'iniziativa, nella
tabella 1 viene riportato il numero totale e percentuale di lettere inviate e di
risposte ottenute, ripartite secondo le categorie produttive delle ditte interpellate.
È possibile notare come il maggior numero di risposte riguardino le industrie
metallurgiche, meccaniche e chimiche,
che, unitamente a quelle della costruzione dei mezzi di trasporto, costituiscono come già precedentemente accennato, la componente principale delle attività manifatturiere dell'area metropolitana torinese e sono quindi le più direttamente interessate a trovare delle valide
soluzioni per lo smaltimento dei proprii
residui di lavorazione.
Giudizi ed osservazioni espressi
in merito alla iniziativa
« Riscontriamo la pregiata Vostra e
prendiamo atto con vivo interesse della
Vostra intenzione di istituire una borsa
dei rifiuti industriali. Oltre alle considerazioni di carattere generale sull'opportunità di tale iniziativa nei confronti di
un miglior sfruttamento delle risorse e
di una maggiore salvaguardia dell'ambiente, riteniamo che molte attività industriali siano contemporaneamente interessate sia a offerte che a richieste di
materiali residui ».
« Desideriamo innanzitutto formulare la
nostra piena approvazione per l'iniziativa intrapresa ed alla quale auguriamo
Alimentari
20
5,6
2
10
6
Tessili .
23
6,5
4
18
11
Vestiario ed abbigliamento
13
3,6
—
—
—
Calzature
2
0,6
—
—
—
Pelli e cuoio
6
1,7
—
—
—
15
4,2
2
13
Legno
6
54
15,2
7
13
105
29,5
6
6
Costruzione mezzi di trasporto
27
7,6
Lavorazione minerali non metallici
11
3,1
2
18
6
Chimiche
23
6,5
6
26
17
Gomma
14
3,9
Cartotecniche e poligrafiche
19
5,3
2
11
6
Plastica
18
5,0
4
22
11
Metallurgiche
Meccaniche
Varie
Totale
6
1,7
356
100,0
la migliore e più valida risonanza e
partecipazione nell'interesse di tutta
quanta la comunità ».
Quelli sopra riportati sono due esempi
dei giudizi espressi in merito alla creazione di una borsa rifiuti industriali da
parte delle aziende che hanno inviato la
loro adesione all'iniziativa.
È interessante notare come siano pervenute risposte favorevoli anche da industrie che al momento non ritengono
di poter partecipare attivamente alla
borsa rifiuti, ma che desiderano egualmente essere tenute aggiornate sul suo
funzionamento.
Si è inoltre presentato il caso di una
ditta che non ha attualmente il problema di offrire sul mercato dei proprii
sottoprodotti ma che sta studiando la
possibilità di utilizzare nei proprii cicli
produttivi particolari sostanze di recupero e che pertanto ritiene di notevole
—
—
—
—
—
35
—
10
'
20
17
—
—
—
100
utilità al fine di orientare nel modo migliore i proprii studi di fattibilità in merito, avere, tramite il bollettino della
borsa rifiuti, delle informazioni sulla disponibilità effettiva di tali sostanze residue.
Per quanto riguarda osservazioni e proposte in merito alle forme ed alle modalità di gestione della borsa rifiuti, dalle
aziende interpellate sono stati prospettati i due seguenti suggerimenti:
1) edizione di bollettini di differenti categorie merceologiche a diffusione nazionale;
2) costituzione di un centro di raccolta,
eventualmente affidato ad una ditta specializzata, al fine di valorizzare alcuni
rifiuti che hanno una modesta consistenza quantitativa, ma che sarebbe tuttavia
utile recuperare o per l'alto contenuto
inquinante o per il loro valore intrinseco.
113
Relativamente alla prima proposta, si
ritiene che la diffusione a livello nazionale delle informazioni contenute nei
bollettini della borsa rifiuti, sia senza
dubbio un elemento positivo, come del
resto già avviene nelle altre nazioni in
cui sono già da tempo attive iniziative
analoghe.
In Germania, ad esempio, tutte le inserzioni pubblicate dalle borse rifiuti costituitesi presso le singole Camere di commercio, vengono successivamente raccolte in un bollettino a diffusione nazionale.
Non sembra invece altrettanto utile procedere ad una pubblicazione delle offerte/richieste di materiali residui su bollettini separati secondo le diverse categorie merceologiche, in quanto ciò potrebbe limitare possibili e già in certi
casi realizzati recuperi dei residui di lavorazione in settori industriali diversi
da quelli che li hanno prodotti.
Per quanto riguarda invece la costituzione di appositi centri di raccolta per
la valorizzazione di piccoli quantitativi
di residui, si ritiene che una tale iniziativa, se condotta in modo ecologicamente ed economicamente corretto, possa
dar luogo senza dubbio a dei risultati
positivi, ponendosi in posizione parallela a quella della borsa rifiuti il cui
intendimento principale è quello di mettere in contatto diretto fra loro i produttori ed i potenziali utilizzatori di materiali residui.
Materiali offerti e richiesti
Delle 35 ditte che a fine marzo avevano
aderito alla borsa rifiuti 32 hanno riinviato l'apposito modulo compilato con
una o più offerte/richieste di sostanze
residue: in totale sono giunte 43 offerte
e 9 richieste classificabili, per il tipo'di
materiale a cui si riferiscono, come risulta dalla tabella 2.
È possibile notare come la maggior parte degli annunci abbia riguardato sostanze chimiche residue, quali soluzioni concentrate esauste di acido cloridrico e solforico, solfato di calcio, solventi ed olii
esausti: è interessante mettere in evidenza come, mentre le offerte per questi
ultimi prodotti sono giunte prevalentemente da industrie del settore meccanico, si sono avute parallelamente delle
l i
Tabella 2. N u m e r o di offerte/richieste ottenute classificate per tipo di materiali
Classi di materiali
Numero
offerte
Numero
Totale
richieste
%
10
2
12
24
Materie plastiche
3
2
5
10
Carta e cartone
7
7
13
Legno
3
4
8
Gomma
1
1
2
Prodotti tessili
7
1
8
15
Metalli
5
2
7
13
Vari
7
1
8
15
43
9
52
100
Residui chimici
Totale
—
1
—
richieste per gli stessi residui da parte
di aziende appartenenti al settore chimico, a conferma della validità per una
borsa rifiuti di essere strutturata in modo
orizzontale, in grado cioè di mettere in
contatto fra loro anche aziende operanti
in categorie produttive differenti.
Abbastanza numerose sono pure state le
offerte/richieste di prodotti tessili e materiali vari, con particolare riferimento
a stracci, sfridi di filato, sacchi di juta,
mattoni refrattari, materiali organici in
grado di bruciare. Più limitati sono invece risultati gli annunci relativi a residui in carta e cartone, materie plastiche
e metalli, per i quali già esistono e sono
da tempo praticate numerose forme di
recupero; mentre non è infine pervenuta
nessuna offerta per materiali in cuoio e
vetro.
Le principali motivazioni espresse dalle
ditte che hanno aderito alla borsa rifiuti,
oltre a quella precedentemente accennata di studiare il possibile reperimento o
collocamento di particolari residui in
funzione di nuovi impianti produttivi,
possono essere riassunte nelle due seguenti: da un lato trovare, secondo
quello che è lo spirito informatore delle
borse rifiuti, una possibilità di recupero
per materiali attualmente destinati alla
eliminazione; d'altra parte, essere aggiornati sulla valutazione di sfridi di lavorazione già attualmente venduti, al fine di collocarli con una giusta remunerazione.
A tale riguardo si ritiene utile precisare
come non debba rientrare nei servizi offerti dalla Camera di commercio, analogamente a quanto avviene solitamente
all'estero, quello di stabilire eventuali
prezzi dei materiali offerti o richiesti,
che saranno invece oggetto di trattative
economiche dirette fra le aziende ad essi
interessate.
Osservazioni sulle offerte-richieste
pervenute
Oltre all'errore facilmente superabile
commesso da aziende che hanno indicato sotto la voce « richiesta » dei sottoprodotti che invece intendevano offrire,
in alcuni degli annunqi pervenuti non
erano esattamente indicate tutte le notizie necessarie per una precisa individua-
zione delle sostanze offerte o richieste,
ed in particolare risultavano di volta in
volta mancanti dati esatti relativi alle
proprietà fisiche e chimiche, concentrazioni, quantitativi disponibili, periodicità di consegna o di ritiro.
Sono inoltre state offerte delle sostanze
residue il cui recupero, a motivo ad
esempio della presenza contemporanea
di numerose sostanze diverse mescolate
fra loro, si presenta veramente problematico.
A tale riguardo è importante che i vari
residui non vengano fra loro mescolati
all'interno delle aziende prima delle operazioni di smaltimento finale, specialmente quelli per i quali si intravvedono
delle possibilità di recupero, adottandosi ad esempio depositi separati per i
materiali solidi e quelli liquidi. Inoltre
l'esperienza delle borse rifiuti estere dimostra come in tali casi sia utile da parte delle industrie ricorrere ad alcune modifiche dei processi produttivi per separare le impurità dannose ed ottenere
una maggior purezza e concentrazione
dei residui o persino dei nuovi sottoprodotti, in modo da rendere più facili le
operazioni di recupero.
Un'indagine condotta dalla borsa rifiuti delle industrie chimiche tedesche
ha messo in evidenza come le principali
cause che hanno impedito il buon fine
delle trattative fra offerente e richiedente fossero proprio costituite dalla presenza di impurità eccessive o di concentrazioni troppo basse nelle sostanze residue.
Al fine del successivo recupero risulterà
senza dubbio molto utile seguire, per
quanto possibile, l'esempio di alcune
ditte che nel modulo relativo all'offerta
di proprii prodotti residui hanno anche
riportato, oltre alle caratteristiche chimico-fisiche delle varie sostanze, indicazioni precise sulle forme di recupero ritenute migliori in base al tipo dei prodotti stessi.
in sintonia con le analoghe iniziative
da tempo operanti in numerose altre nazioni europee, susciti notevole interesse
e sia considerata in modo decisamente
positivo anche da parte delle aziende
che operano nel tessuto industriale torinese.
Riteniamo che il primo risultato concreto sia costituito dalla pubblicazione,
avvenuta a fine marzo, del primo bollettino della borsa rifiuti industriali nel
quale sono riportati complessivamente
81 annunci suddivisi in 70 offerte ed 11
richieste di prodotti residui di varia natura, pervenute da parte di 56 ditte differenti, e per i quali iniziano a pervenire alla Camera di commercio richieste
di contatti che vengono trasmesse direttamente agli interessati.
A conclusione dello studio intrapreso è
quasi inutile precisare che l'istituzione
della borsa rifiuti non sarà logicamente
in grado da sola di risolvere tutti i complessi problemi legati allo smaltimento
finale dei sottoprodotti e dei rifiuti generatisi nelle diverse fasi dei processi produttivi, ma essa potrà senza dubbio contribuire fattivamente e concretamente ad
una loro soluzione:
1) favorendo uno scambio di informazioni il più ampio possibile fra potenziali produttori ed utilizzatori dei residui
industriali. L'esperienza tedesca ha ad
esempio dimostrato che non tutti i produttori sono a conoscenza delle possibilità di recupero dei proprii residui;
2) stimolando un'approfondita analisi
da parte delle singole aziende dei proprii cicli produttivi sia al fine di apportarvi eventuali modifiche in grado di trasformare degli scarti in prodotti recuperabili, sia per studiare il possibile utilizzo di materiali di recupero con conseguenti vantaggi economici facilmente
prevedibili;
CONCLUSIONI
3) promuovendo il nascere di iniziative,
studi e ricerche volte alla definizione di
nuove metodologie di recupero per materiali attualmente inviati a smaltimento.
I risultati dell'indagine campione sembrano confermare come l'iniziativa volta
a creare una borsa dei rifiuti industriali
Per quanto riguarda difficoltà ed ostacoli
che potranno frapporsi al buon funzionamento della borsa rifiuti, dopo un logico iniziale periodo di rodaggio, si ri-
tiene che essi potranno consistere principalmente in:
1) mancanza di disponibilità, da parte
delle aziende ad utilizzare dei sottoprodotti provenienti da altre lavorazioni
non tanto per motivi di ordine tecnico
ma per non giustificate ragioni di carattere estetico-ambientale. Si sono a tale
riguardo già verificati dei casi in cui lo
stesso materiale, inizialmente non accettato avendone esplicitamente dichiarata
la provenienza, è stato successivamente
utilizzato perché presentato in maniera
diversa;
2) opposizione da parte di società che
già operano o sono comunque interessate al settore del recupero, per timore di
una diminuzione dei proprii introiti;
3) disinteresse naturale, dopo un'iniziale fase di entusiasmo, da parte delle industrie direttamente interessate all'iniziativa, a motivo magari di qualche primo insuccesso nelle trattative di scambio o di altre difficoltà di natura commerciale.
Premesso che la borsa rifiuti non intende mettersi in concorrenza ma bensì operare parallelamente ad altre eventuali
iniziative aventi lo stesso scopo di promuovere un sempre maggior riciclaggio
dei residui industriali, si ritiene che tutte le precedenti difficoltà troveranno un
loro naturale superamento se da parte
di tutte le aziende interessate il problema del recupero dei residui industriali
verrà affrontato in maniera onesta e responsabile, stimando nella giusta misura
sia il valore dei singoli sottoprodotti sia
le difficoltà che potranno sorgere per un
loro riutilizzo, contribuendo così a trasformare il problema dello smaltimento
in un effettivo momento di recupero di
beni economici ed ecologici.
115
(trailibri)
PRESENTATI DAGLI AUTORI
R. MARCHIONATTI, il dibattito economico di
oggi - Voi. di 12,5 X 19,5 cm, 304 pp. Loescher, Torino, 1978 - L. 3800.
A questo punto dobbiamo fare alcune considerazioni sul significato di Produzione di merci a
mezzo di merci (di Sraffa) nei confronti della teoria economica precedente.
Tale libro rappresenta la rinunzia ad un'idea della
teoria del valore che lo poneva come principio
fondamentale dell'analisi economica e come base
di visioni complessive del sistema economico.
Riducendo il campo della teoria economica, il
libro di Sraffa dimostra la risolubilità di alcuni
problemi dell'economia classica, totalmente al di
fuori però dell'impostazione classica. Come rigorosa soluzione del problema dei prezzi di produzione ci si trova di fronte con Sraffa ad uno
schema logico che definisce alcune relazioni che
esistono tra determinate categorie economiche.
Questo fatto ha posto un duplice problema. Da
un lato si è cercato di storicizzare il modello
sraffiano: si sono attribuite le proposizioni sraffiane alla società capitalistica ed in particolare si
è affrontato il problema della determinazione delle quote distributive, variamente fatto dipendere
dal saggio di crescita del sistema, dalla politica
monetaria (attraverso il saggio dell'interesse monetario a cui fa riferimento lo stesso Sraffa), dal
rapporto di forza tra le classi della società. Dall'altro lato ci si è posti il problema di ricostituire sulla base di Sraffa una visione del processo
capitalistico antineoclassica: la proposta emersa
da parte dei cosiddetti « neoricardiani » è quella
di assorbire in una sintesi il nucleo della teoria
keynesiana, « depurato dalle contaminazioni marginaliste
la teoria dei prezzi di produzione di
Sraffa e l'analisi del feticismo delle merci di
Marx.
Prima di concludere accennando delle valutazioni
su tale impostazione neoricardiana, è necessario
far riferimento a quel filone della scienza economica contemporanea che ha ripreso il nucleo critico della teoria keynesiana: esso, pur avendo in
alcuni suoi autori legami con il neoricardismo,
ha sviluppato una critica autonoma, sebbene non
omogenea tra i vari autori che soltanto per convenienza poniamo insieme, della • versione addomesticata * di Keynes.
Come è noto, attraverso principalmente i lavori
di Hicks, Modigliani, Klein ed Hansen, fin dagli
anni immediatamente seguenti la pubblicazione
della Teoria Generale, si attuò un tentativo di
riportare il pensiero keynesiano entro la teoria
neoclassica: si tentò di sostenere che l'equilibrio di sottoccupazione è un caso speciale dell'equilibrio di piena occupazione e si tese a dimostrare l'esistenza di una netta separazione tra
un Keynes teorico ed un Keynes politico, il primo dei quali si potrebbe accantonare senza danno per il progresso della scienza economica.
La critica ed il superamento di tale impostazione
è avvenuto cercando di dimostrare che il venir
meno di quei vincoli e rigidità che Keynes avrebbe mutuato dall'esame del mondo reale (il fatto
che l'investimento è inelastico rispetto all'interesse monetario, la rigidità dei salari verso il
basso) non portano alla definizione di un equilibrio di piena occupazione.
Tale dimostrazione è avvenuta sostanzialmente
in due modi. Da un lato si è recuperata la fondamentalità del ruolo dell'incertezza e delle
ne
aspettative nell'impedire l'equilibrio di piena occupazione, dall'altro si è mostrato che la visione
del sistema economico che sta dietro la Teoria
Generale è tipicamente classica « ricardiana »:
con ciò si è voluto indicare in particolare la
costruzione da parte di Keynes di un sistema di
equazioni di tipo causale, che privilegia alcune
variabili e le lega in relazioni unidirezionali, e
non, come i « Keynesiani », di un sistema di
equazioni simultanee. Con la loro • riduzione »
delle equazioni keynesiane in un ambito da equilibrio economico generale, questi ultimi hanno
infatti reso irrilevante il principio cardine della
domanda effettiva (causa dell'equilibrio di sottoccupazione) recuperando cosi un contesto di società non capitalistica.
Questa riformulazione del pensiero keynesiano
alternativa a quella neoclassica è avvenuta da
parte di vari autori, inglesi e americani, i cui lavori hanno permesso di porre in modo nuovo,
sebbene problematico, il rapporto tra l'economia politica di Keynes e la teoria economica.
Torniamo, in conclusione, al tentativo « neoricardiano » di ricostruzione della scienza economica
sulla base di una sintesi tra i contributi di Sraffa,
Keynes e Marx.
Questa impostazione suscita soprattutto dubbi
rispetto alla possibilità di affiancare una parte di
teoria marxiana a Sraffa, per l'inconciliabilità che
abbiamo visto esistere tra Sraffa e Marx; ma oltre a questo, pone un altro sostanziale problema:
il fatto che Sraffa ci offra un saggio di pura
teoria economica rinunciando a darci una visione
del processo economico come sistema (rinunciando cioè a quello che i classici intendevano
per economia politica), anzi sostenendone implicitamente l'impossibilità, non rende problematico il
porlo a sua volta come base per una ricostruzione dell'economia politica?
È questo un problema aperto della scienza economica contemporanea: anche dalla risposta che
ad esso verrà data, dipenderà il tipo di uscita
dalla attuale crisi teorica.
AUTORI VARI, La crisi contemporanea - Voi.
di 15,5 x 24 cm, 402 pp. - J a c a Book, Milano, 1978 - L. 15.000.
È stato durante una conversazione riguardo a
delle pubblicazioni di economia che nacque l'idea
di fare un Register annuale. Un editore spagnolo
accolse subito la proposta e un editore indiano
si affiancò qualche mese dopo per fare l'edizione
in lingua inglese. Si stanno studiando altre traduzioni in lingua francese, portoghese, araba, slava, ecc.
Cosa intendiamo fare? Molto semplicemente abbiamo notato un grande riflusso nella produzione
economica, un » chiudersi » rispetto alla fine degli anni '60 e non perché il dibattito apertosi internazionalmente abbia segnato un progresso
acquisito, ma per dimenticanza inconscia o per
oblio voluto. Desideriamo far conoscere cosa si
dice in Giappone come in Bulgaria, in Senegal
come in Messico, in Italia come in Inghilterra.
Cosa si dice a partire da una cultura o da un'altra, da una lotta politica o da un'altra. Desideriamo che si veda come posizioni nemiche ieri
coincidano oggi, come differenze che sembravano
marginali sono divenute grandi, come l'inconciliabile è divenuto conciliabile e come la richiesta è
divenuta obiezione violenta e proposta di novità.
Il dibattito su scala mondiale esiste, questo Register vuole andarlo a cercare.
Vogliamo, innanzitutto, rendere ragione della suddivisione adottata nel classificare i vari interventi. Questo è il primo motivo di questa « guida alla lettura ».
In secondo luogo, pensiamo utile suggerire al
lettore una descrizione sintetica dei contenuti e
delle posizioni dei vari interventi, sia perché ci
si possa muovere con agilità fra di essi, sia.perché il lettore possa rendersi conto delle divergenze, delle contrapposizioni, dei punti di vista
diversi; oppure delle convergenze, delle complementarietà, fra quanto i vari autori hanno scritto
sul tema » la crisi contemporanea ».
Il punto di partenza scelto, contenuto nella prima
sezione è La crisi e l'uomo. Esso è motivato
dall'ampiezza della problematica che la crisi attuale solleva. Economia, realtà sociale, problematica culturale costituiscono i differenti vettori di
una stessa dinamica che coinvolge e interroga
l'uomo, i popoli, gli stati.
È quindi innanzitutto un problema di » identità »
che l'uomo e l'umanità oggi sono chiamati a
chiarire. In una fase storica in cui le evidenze
di un mutamento in atto — di una transizione •—
appaiono sempre più prepotentemente alla ribalta, occorre porre, all'inizio di ogni analisi, la domanda su dove stiamo andando: non solo dove
ci porta la « tendenza spontanea » del sistema
economico e sociale mondiale, oggi esistente,
ma anche, contemporaneamente, dove desideriamo andare, che cosa vogliamo. (...)
La seconda sezione, La crisi attuale: sua natura
e suoi aspetti, vuole rendere ragione della complessità, anche analitica, della crisi d'oggi. È in
gioco una riformulazione dell'immagine del soggetto produttivo — l'azienda, l'impresa — come
suggerisce l'intervento di Lorenzo Caselli, sia al
suo interno sia, soprattutto, nei confronti della
società. Come viene suggerito, il conto costibenefici fra azienda e società non tiene più. I costi sociali, fino ad ieri non tenuti in considerazione nella programmazione economica della singola azienda, divengono oggi sempre più rilevanti: • il grado di entropia (o di disordine) ha
progressivamente raggiunto livelli tali da costituire una potenziale minaccia per la sopravvivenza dell'umanità e quindi dell'impresa stessa ».
(...)
La terza sezione, Crisi e rapporti economici internazionali, vuole rendere conto di un livello
specifico della crisi: il livello dello spazio internazionale e dei rapporti economici che l'evoluzione capitalistica e in particolare il dopoguerra
hanno in esso creato.
L'intervento di Liuben Gheorghiev pone in risalto
innanzitutto la progressiva integrazione che il dopoguerra ha visto fra le varie economie internazionali. Oggi, tale integrazione vive al proprio
interno una contraddizione. Lo spazio nazionale
rischia di essere non tanto » inserito » nell'insieme dei rapporti economici nazionali, quanto da
questi soffocato e distorto. Si creano cosi nuove
fratture fra paesi emergenti e paesi sviluppati (di
cui il sorgere dell'OPEC è solo un sintomo). Analogamente, l'internazionalizzazione
progressiva
delle economie pone in più netto risalto la contrapposizione tra blocco occidentale e blocco socialista. L'uno ha oggi bisogno dell'altro, in termini di scambio commerciale e di evoluzione
economica complessiva, ma allo stesso tempo
proprio questa accresciuta interdipendenza acuisce la percezione della loro diversità. (...)
L'intervento di Jaffe può essere letto anche come
introduzione alla quarta sezione dell'annuario,
quella su Crisi e sottosviluppo. Il primo dei tre
interventi che la compongono, quello di Andre
Gunder Frank, è la stesura rivista di una relazio-
ne tenuta dall'autore all'Università Cattolica di
Tilburg, in Olanda, nell'ottobre 1976. In essa
Frank descrive innanzitutto i fenomeni politici
che hanno accompagnato l'aggravarsi della crisi
internazionale: fenomeni politici che, sia a livello
dei paesi sottosviluppati sia dei paesi dominanti, possono riassumersi nella sintetica affermazione di un aumento dei totalitarismi e dei fenomeni di repressione e di perdita della democrazia. Questo è solo il primo passo, a cui si accompagna il tentativo — da parte del sistema capitalistico internazionale — di organizzare una vasta
redistribuzione e una riorganizzazione complessiva delle produzioni, al fine di garantirsi un aumento dei livelli di profitto e nuove fonti di
accumulazione su scala mondiale.
L'intervento di Rizkallah Hilan pone in particolare
l'accento sugli « effetti dimostrativi » che l'ideologia dello sviluppo opulento propria del dopoguerra ha portato nei paesi sottosviluppati (o,
come l'autore suggerisce per evidenziare maggiormente i fattori esogeni del sottosviluppo, • a
sviluppo ostacolato •): il consumismo, l'arrivismo
che impedisce uno sviluppo nazionale equilibrato,
che accentua gli squilibri e le contrapposizioni all'interno degli stessi paesi sottosviluppati, un atteggiamento materialistico che fa del denaro e del
profitto i propri idoli. (...)
La quinta sezione, La crisi e le problematiche nazionali, continua quella precisazione degli
aspetti particolari della crisi che nelle sezioni
precedenti ha portato ad analizzare più in particolare i problemi dell'economia internazionale nel
suo insieme (livello complessivo) e poi dei paesi
sottosviluppati in particolare. La stessa crisi a
livello internazionale — pur diffondendo ovunque
i propri effetti e facendo risaltare quasi dappertutto determinati aspetti (quello monetario, quello
dell'occupazione, quello ecologico, ecc.) — si
specifica tuttavia a livello nazionale in una diversità di modelli. (...)
Nella sesta sezione, Crisi e ristrutturazione mondiale della produzione, abbiamo raccolto gli interventi che facevano centro su quello che appare essere il fenomeno più appariscente che
emerge da questa crisi: una riformulazione della
produzione su scala mondiale — con spostamenti anche importanti delle attività — e il controllo di tale movimento non da parte dei singoli
stati (imperialismo o espansionismo di tipo classico), quanto da parte delle imprese multinazionali o transnazionali. Il primo intervento riportato nella sezione, quello di Theotonio Dos Santos analizza il fenomeno del forte e consistente
aumento del debito estero dei paesi dipendenti,
in particolare dei paesi dell'America Latina. I tentativi di diversificazione della produzione e delle
esportazioni (import substitution, export promotion politics) non hanno di fatto condotto ad una
soluzione del problema. In primo luogo, la dipendenza si è semplicemente spostata più a monte- invece di importare prodotti manufatti finiti
si importano beni capitale, prodotti intermedi o,
al limite, tecnologia e know-how; in secondo luogo la forte monopolizzazione dei commerci e dei
trasporti da parte dei paesi più sviluppati rende
sistematicamente deficitarie anche situazioni che,
dal punto di vista puro e semplice dei beni materiali importati ed esportati, potrebbero rivelarsi
sostenibili.
Ma c'è di più. Come rileva il lungo saggio a
cura di Ichiyo Muto (opera comune di un team
di ricercatori), molto spesso quello che viene
sbandierato come « aumento delle esportazioni »
non è che un fenomeno puramente contabile. Lo
strapotere delle multinazionali e il metodo delle
• zone franche » permettono a società giganti
transnazionali di impadronirsi delle risorse lavorative e localizzative dei paesi meno sviluppati
per avviare produzioni che restano totalmente
nelle loro mani, che non hanno quindi nulla a
che vedere con lo sviluppo « nazionale » dei singoli paesi. Da qui l'illusorietà dei tanti • miracoli • economici e dei tanti « piani di sviluppo •
che si sono succeduti in questi anni nei paesi
asiatici. (...)
Nella settima ed ultima sezione, Il nuovo ordine
economico internazionale, l'intervento di Carlo
Secchi parte dalla problematica accennata dalla
sesta sezione e tenta di darle un titolo e un
modello. Secchi riconosce che — a medio o a
lungo termine — una crescente concorrenza di
prodotti manufatti di tipo classico da parte dei
paesi sottosviluppati diverrà ineluttabile. Occorre
allora che i paesi europei — e l'Italia in particolare — sappiano riconoscere tale realtà ed
adeguarvisi: escogitando altre forme di rapporto
commerciale con i paesi emergenti industrialmente. In particolare Secchi sembra suggerire
una specializzazione nei settori a più alto contenuto tecnologico (dall'impiantistica alla chimica e
ai suoi rami, l'elettronica, la telefonia, l'informatica, l'aeronautica, ecc.). Il « nuovo ordine economico internazionale > sarebbe quindi un modello in cui i pesi e le vocazioni rispettive dei
vari paesi, o meglio delle varie regioni del mondo, risultano mutati rispetto alla suddivisione economica e produttiva attuale. (...)
F. STERI, Ristrutturazione e crisi nella grande industria - Voi. di 14 x 22 cm, 203 pp. Franco Angeli, Milano, 1978 - L. 5000.
Il legame che intercorre tra tendenza verso nuove
forme di organizzazione del lavoro e progetti di
riconversione appare sempre più stretto soprattutto alla luce delle connessioni economiche, stabilite da sempre più severe ragioni di scambio
e di competitività, fra i progetti di mutamento
nella strategia industriale e la divisione internazionale del lavoro. Questa divisione dei compiti
produttivi su scala mondiale tende, come abbiamo detto, sempre più a irrigidirsi in meccanismi
che vanno ad imporre, e quindi a confermare, il
tessuto industriale del nostro paese come principalmente manifatturiero a basso contenuto di
tecnologie. Questo dato, assolutamente fondamentale in un ambito di ripensamento sulla divisione tecnica del lavoro si dimostra decisivo
quando (per volontà politiche e ipotesi strategiche di subordinazione « programmata » a quella
divisione internazionale) l'assenza di una riconversione atta a scontrarsi con le attuali tendenze,
si innesta in un tessuto produttivo a bassi contenuti tecnologici o di tecnologia matura con altrettanto basso contenuto nella qualità del lavoro e nella conseguente professionalità e relativa classificazione.
Appare dunque evidente il legame e la connessione che intreccia la divisione internazionale del
lavoro, come causa a monte di un depauperamento ed ingabbiamento del tessuto industriale
in contenuti tecnologici non avanzati, alla mancanza di riconversione verso settori qualitativamente più ricchi di capitale tecnologico e scientifico e infine una connotazione dell'organizzazione
del lavoro tutta interna alle forme classiche di
sfruttamento. Pertanto oggi la lotta per una nuova organizzazione del lavoro tende oggettivamente a coincidere con quella per una riconversione
produttiva e una diversa strategia industriale.
117
Nuova organizzazione che altrimenti (cioè attraverso l'iniziativa isolata, arbitraria ma isolata, dell'impresa) non riuscirà a decollare verso una posizione diversa nella divisione internazionale del
lavoro se non passando per un intervento collettivo di tipo statale e pertanto programmato. La
conflittualità della fine degli anni '60, che rivendicava rigidità e controllo operaio sul « come »
produrre, sente alla fine di questi anni '70 la
necessità di intervenire in maniera più sistematica sul « cosa » produrre, e « dove » e con « quale » strategia.
Intanto gli operai marginali pagheranno ancora
e con maggior pesantezza il prezzo della loro
marginalità e impotenza. Solo se i due tronconi
di classe supereranno, attraverso il dato politico
e organizzativo, il dato sociologico, si apriranno
orizzonti di unificazione reale della classe operaia. In caso contrario, quello cioè della vittoria
della prospettiva capitalistica, della divisione e
del dispotismo, si potrebbe aprire una nuova fase
che riporterebbe il movimento operaio indietro
di molti anni. Ciò non riguarda solo il « sociologico »; le dinamiche di stratificazione incidono
con forza sulle scelte politiche. Ma è da queste,
dalla possibilità di esprimere autonomia reale
dal capitale e dalla sua ideologia, che proverrà
alla classe operaia e ai lavoratori tutti la possibilità o meno di superare, in maniera qualitativamente nuova, i rapporti capitalistici di produzione.
(dalla Conclusione)
AUTORI VARI, Interdipendenze industriali e
programmazione regionale (a cura di P. COSTA) - Voi. di 14 x 22 cm, 427 pp. - Franco
Angeli, Milano, 1978 - L. 12.000.
L'analisi delle interdipendenze industriali (o analisi delle interdipendenze settoriali o analisi
input-output) regionali si è mossa con un certo
ritardo in Italia. Questo nonostante che l'analisi
input-output « nazionale » abbia avuto nel nostro
paese una evoluzione simile a quella della maggior parte dei paesi europei e che l'Italia, ripartita in Nord e Sud, sia stata, nei primi anni '50,
oggetto di applicazione di un « prototipo » di modello multiregionale, da parte di H. B. Chenery,
P. Clark e V. Cao Pinna, divenuto in seguito un
« classico » dell'input-output regionale.
Con poche importanti eccezioni (un lavoro sull'economia siciliana e uno sull'economia della
provincia di Torino condotti alla fine degli anni
'50 e nei primi anni '60), occorre arrivare ai primi anni '70 per registrare una serie di esperimenti di costruzione e di impiego di modelli
input-output regionali; si tratta di tavole regionali
delle interdipendenze industriali tutte costruite
con metodi indiretti, e quindi dì strumenti generalmente utilizzabili solo per analisi di prima approssimazione.
È solo in questi ultimi anni che si sono infittiti
gli esperimenti di costruzione « indiretta » di tavole input-output uniregionali e si sono avviati
progetti più ambiziosi di costruzione di un modello biregionale (o nazionale-regionale come è stato
denominato dal suo autore), di tavole uniregionali « indirette », ma tra loro coerenti, di tavole
uniregionali costruite, finalmente, sulla base di
indagini dirette e di un modello di pianificazione
regionale che utilizza un sub modello inputoutput.
118
Questo ritardo nell'avvio degli studi sulle interdipendenze industriali regionali in Italia non è
stato certamente dovuto ad una scarsa considerazione del modello che, al contrario, si è riconosciuto strumento potente sia per l'analisi economica teorica che per la soluzione di problemi
di politica economica; esso è dipeso molto più
dalla scarsa disponibilità di dati di contabilità
sociale a livello sub-nazionale e dalla mancanza
di un « soggetto » interessato ad analizzare l'impatto su di una economia regionale di politiche
impostate localmente o di politiche nazionali per
le quali si possa prevedere un impatto differenziato sulle diverse regioni.
La disaggregazione dei dati di contabilità nazionale a scala ripartizionale e regionale è stata
avviata dall'Unioncamere solo a partire dal 1966
con dati riferiti al 1963, l'Istat si è mossa ancora
più tardi con la pubblicazione nel 1972 di dati di
contabilità regionale che si riferiscono al 1970.
Nei primi anni '70 sono poi entrate in attività le
Regioni a statuto ordinario ed è cosi comparso
il • soggetto » ideale destinatario degli studi sulle
economie delle regioni e, quindi, potenziale utilizzatore anche dei modelli input-output regionali.
Il tentativo operato da molte Regioni di riavviare
su basi nuove — a livello regionale — quell'attività di programmazione economica sperimentata
(infelicemente) a livello nazionale durante gli anni '60 ha completato la creazione del « clima »
favorevole al rilancio su larga scala degli studi
sulle interdipendenze industriali regionali in Italia.
I saggi raccolti in questo volume intendono documentare questa più recente attività di costruzione
e di impiego di modelli input-output regionali nel
nostro paese. La prima caratteristica che li accomuna è pertanto questo preciso riferimento
temporale.
La fase che l'analisi delle interdipendenze industriali regionali sta attraversando in Italia è tale
— per quanto si è detto sopra — che:
1) i problemi di costruzione delle tavole appaiono, al momento, più studiati dei problemi di
impiego dei modelli derivabili dalle stesse;
2) tra i problemi di costruzione, le costruzioni
con - metodi indiretti » continuano a prevalere
sulle costruzioni con • metodi diretti »;
3) i modelli costruiti sono tutti a base uniregionale; la possibilità di passare alla costruzione di
modelli multiregionali sembra al presente piuttosto remota.
Anche se lo squilibrio tra costruzione e impiego
dei modelli input-output regionali è un difetto
generale riscontrabile in tutta la letteratura internazionale in argomento, ed è quindi probabile
che permanga anche in Italia nei prossimi anni,
è facile prevedere che gli studi si sposteranno
più decisamente sugli utilizzi del modello non appena si renderanno disponibili le prime tavole
regionali « dirette » attualmente in costruzione.
La disponibilità di almeno alcune tavole • dirette » indurrà poi anche sicuramente a valutare
l'attendibilità delle tavole costruite con metodi
« indiretti », per trovare — con specifico riferimento al quadro di informazioni statistiche disponibili in Italia — il punto di equilibrio tra
costi delle indagini dirette e perdita di informazione nell'adozione dei metodi indiretti.
Un'altra caratteristica che accomuna i saggi raccolti in questa antologia è il taglio operativo.
I saggi sono stati scelti in modo che risultino
affrontati i principali problemi di costruzione e di
impiego di una tavola delle interdipendenze industriali di una regione. Il taglio operativo risulta
dal fatto che, per quanto possibile, i saggi illustrano concrete applicazioni delle teorie e dei
metodi proposti per la soluzione dei singoli problemi. Questo può rendere pesante la lettura di
alcune parti di questo libro e può far vedere
quanto approssimative ed ineleganti siano alcune
delle soluzioni correntemente adottate, ma —
osiamo sperare — dovrebbe, per contro, rendere
l'antologia un'utile guida per chi voglia costruire,
impiegare o anche solo interpretare una tavola
input-output regionale.
S. RICOSSA, I fuochisti della vaporiera. (Gli
economisti del consenso) - Voi. di 12,5 X
19 cm, 141 pp. - Editoriale Nuova, Milano,
1978 - L. 3400.
Gli storici dell'economia dividono la loro materia
secondo le scuole: scuola classica, per esempio,
o scuola neoclassica. La mia materia, che è il
contributo dell'economia all'evoluzione del costume in Italia negli ultimi trent'anni, ammette una
divisione più frivola, una divisione secondo le
mode.
Il succedersi delle mode scientifiche segue forme regolari, che William James studiò tempo fa.
La • legge di James • sostiene che ogni nuova
dottrina scientifica di una perta importanza attraversa tre fasi. Nella prima, subisce gli attacchi
dei benpensanti, che la dichiarano assurda. Nella
seconda, è riconosciuta vera, ma banale. Nella
terza, trova tutti d'accordo sulla sua importanza,
e ciascuno convinto di averla presagita e promossa. Spesso si manifesta una quarta fase. La
dottrina passa di moda, è ripudiata, e si citano
la prima e la seconda fase per dimostrare che
fin dal principio si era capito tutto.
Questo non riguarda solo gli scienziati. Il grosso
pubblico avverte i contraccolpi, e li avverte di
più se si tratta di una scienza sociale come
l'economia. Non per niente, il nostro tempo è
imbevuto di economicismo. Ma il collegamento
tra le teorie economiche e gli umori popolari è
ovviamente bizzarro. Il messaggio parte dall'inventore delle teorie, passa attraverso l'economista alla moda, il conferenziere, il professore di
scuola, il giornalista, il politico, il sindacalista,
il predicatore, l'amico col quale si chiacchiera al
caffè, il collega d'ufficio, e giunge distorto, talvolta irriconoscibile, al consumatore finale.
Di tutti gli intermediari, il più pericoloso è l'economista à la mode. L'economista à la mode è
sempre esistito. Durante il fascismo il suo problema era relativamente semplice. Egli doveva
essere corporativo. Il corporativismo minimo consisteva nel cambiare copertina ai proprii libri
scritti in passato. Qualunque fosse il vecchio titolo, il nuovo titolo bisognava che diventasse:
Economia corporativa. Tutto il resto poteva permanere come prima. Il regime non esigeva granché: vivendo di facciate, si contentava di copertine. Gli economisti dissidenti ebbero le peggiori persecuzioni sul tardi: ma furono persecuzioni
razziali, che poco o nulla riguardarono l'economia. La forma del naso era considerata più importante della forma del pensiero. Raramente
l'entusiasmo spingeva oltre il corporativismo minimo; mai pervenne a un'opera di economia corporativa degna di restare nella storia della scienza. Quasi mezzo secolo dopo, l'eredità è una
sola: la degenerazione semantica dell'aggettivo
• corporativo », col quale bollare d'infamia tutto
quel che non piace ai nuovi economisti à la
mode. » Sciopero corporativo », per esempio:
cioè sciopero sospetto di fascismo, o di medievalismo, di fascismo medievale o di medieva-
lismo fascista; quindi, sciopero promosso da sindacati autonomi irresponsabili, non da Cgil, Cisl
e Uil.
Le mode cambiano. Alla moda corporativa succedettero la moda liberale (un revival), la moda
keynesiana (importata di seconda mano), la moda
della programmazione o della riforma di struttura, la moda sindacale o della variabile indipendente. La moda di oggi è l'economia eurocomunista: può darsi che duri ancora quando queste
pagine saranno finite. Le ultime tre, forse le
ultime quattro mode sono » di sinistra », secondo
i loro seguaci. In Italia, le mode « di destra »
non esistono, da vive. Da morte, si: sono tutte
quelle che » gli avversari cercano inutilmente di
resuscitare ».
Intendo dimostrare che le suddette quattro mode
- di sinistra » sono popolari e antipopolari al tempo stesso. Più sono popolari e più sono antipopolari (non impopolari). Voglio dire che più piacciono
al popolo, e più il popolo rischia di pagarle care,
senza accorgersene. Ma prima di vederne gli
effetti, cerchiamone le cause. Come è morta la
moda liberale? Come e perché è avvenuto il
passaggio dalle generazioni degli economisti liberali alle generazioni degli economisti eurocomunisti?
Centri di ricerca pubblici - Guida per l'industria (a cura di CNOS - TECNOSERVIZI) Voi. di 17 X 24 cm, 280 pp. - Roma, 1978 L. 8000.
L'indagine contenuta in questo volume si inserisce nel filone degli apporti alla fase conoscitiva
e istruttoria della ricerca scientifica in Italia,
nell'intento di contribuire alla razionalizzazione e
programmazione delle attività di ricerca.
L'impostazione di una politica della ricerca si
basa necessariamente su un processo di continua
rimeditazione delle attività, delle finalità, dei metodi di gestione. E la disseminazione delle informazioni in questo campo appare essenziale per
vari ordini di ragioni.
In primo luogo si tende alla maturazione sociale
del ricercatore, superando la dimensione funzionale della singola ricerca ed inserendola in un
contesto di relazioni interdisciplinari, nazionali,
internazionali; si tende cioè a stimolare la verifica della validità scientifica unitamente alla
verifica della utilità sul piano sociale.
In secondo luogo, la disseminazione delle informazioni contribuisce a ridefinire la fisionomia generale delle attività di ricerca del Paese ed a
ricomporre un quadro organico delle diverse iniziative.
Non si può negare che, all'occhio del profano,
la situazione italiana si presenti come un insieme
di iniziative, progetti, programmi non sempre
coordinati tra loro, troppo spesso paralleli, se
non anche in concorrenza, raramente indirizzati
verso obiettivi comuni. Insomma, non è sempre
facile individuare nell'intricata mappa delle iniziative di sviluppo e ricerca il principio informatore. (...)
Una diffusione consapevole dei programmi scientifici costituirebbe, cosi, l'indicazione dell'affermarsi di una coscienza nuova nell'elaborazione
della politica scientifica nazionale; coscienza che
si manifesta nella identificazione di obiettivi prioritari di ricerca, in cui il contenuto scientifico
appaia, più chiaramente che in passato, collegato
alle istanze di sviluppo della realtà sociale.
Tale rapporto tra ricerca e sviluppo può essere analizzato secondo tre articolazioni generali:
ricerca e sviluppo della cultura; ricerca e promozione dell'assetto esistenziale della società; ricerca e sviluppo del benessere economico.
Tre articolazioni che identificano tre realtà distinte — quella culturale, quella sociale, quella
tecnologica — che vivono tuttavia in stretta interdipendenza,
Influenzandosi
reciprocamente.
Questo rapporto di integrazione impone una
attenta valutazione da parte dell'operatore politico al momento di attribuire i « pesi » alle diverse componenti: una valutazione che privilegi
in modo non armonico luna o l'altra porterebbe
indubbiamente a conseguire modelli di sviluppo
nettamente differenziati.
L'informazione sui programmi di ricerca assume
allora, alla luce di queste considerazioni, il valore
di uno strumento di controllo sulla crescita e lo
sviluppo di quel sistema di cui il cittadino, utente finale del sistema della ricerca, è parte costitutiva.
Da un punto di vista più specificamente tecnologico-produttivo, la conoscenza diffusa e documentata dei progetti e dei risultati della ricerca
comporta dei vantaggi ad immediato riscontro.
L'informazione diviene, in altri termini, .uno dei
canali attraverso cui si realizza quel trasferimento delle tecnologie da un settore produttivo
all'altro, cosi necessario ad uno sviluppo organico.
In ultima analisi, il presente lavoro manifesta
l'esigenza che nella programmazione della ricerca e nel perseguimento degli obiettivi indicati, il
riferimento al quadro effettivo della realtà sociale, economica e tecnologica sia costante, anche se articolato e differenziato nelle metodologie di analisi.
L'utilità del presente lavoro appare evidente allora, tenendo conto di quanto finora detto, soprattutto in quanto strumento di lettura della situazione attuale e di conoscenza e previsione degli
sviluppi futuri.
(Dalla prefazione di
ERNESTO QUAGLIARELLO,
presidente del CNR)
A. AMADUZZI, L'azienda nel suo sistema e
nell'ordine delle sue rilevazioni - Voi. di
16,5 X 25 cm, XX-744 pp. - Utet, Torino, 1978
- L. 20.000.
Classico dell'economia aziendale, adottato da
tempo da varie università, è un'opera utilissima
per chi si prepara agli esami di abilitazione alla
professione di dottore commercialista e agli amministratori d'azienda. Questa terza edizione è
aggiornata alle recenti leggi di riforma delle società. Dopo una vasta introduzione, la trattazione si articola in due libri, l'uno dedicato alla
teoria dei fatti aziendali, l'altro alla teoria dei
procedimenti di rilevazione aziendale. Il primo si
suddivide in 3 parti, intitolate rispettivamente,
« L'azienda di produzione nei caratteri e nelle
quantità del suo sistema », « L'azienda di erogazione nei caratteri e nelle quantità del suo sistema » e « Problemi di organizzazione aziendale ».
Il secondo libro è costituito da dodici capitoli, in
cui sono esposti e analizzati i criteri e i procedimenti di contabilità, le forme di scrittura e i metodi di pianificazione, piani e preventivi.
119
A. AMADUZZI, I bilanci di esercizio delle imprese - Voi. di 16,5 X 25 cm, XII-244 pp. Utet, Torino, 1978 - L. 10.000.
Accolto con estremo favore dagli studiosi, dagli
operatori e dal mondo universitario, questo importante volume, esauritosi nel giro di breve
tempo, esce ora in seconda edizione con l'aggiunta di un capitolo sui bilanci in periodo di
inflazione.
La delicata materia, che quotidianamente interessa il lavoro dei commercialisti e ragionieri, è qui
trattata con grande competenza da uno dei più
preparati docenti italiani.
Nove i capitoli, di cui si riportano i titoli: Tipi
e classi di bilanci; Aspetti da cui riguardare i
bilanci delle imprese; Contenuto del bilancio delle imprese e delle relazioni degli amministratori;
Adempimenti per la Consob; La normativa sulla
certificazione dei bilanci e sul funzionamento
della Consob; Alcuni temi di economia aziendale
sulle valutazioni dei bilanci di esercizio delle imprese; Criteri di valutazione sui bilanci di esercizio; Le attività e le passività; Criteri di valutazione sui bilanci di esercizio; Componenti del
conto profitti e perdite: capitale sociale, riserve,
fondi, accantonamenti; Capacità segnaletica del
bilancio consolidato; Criteri per eseguire la revisione aziendale; Bilanci di esercizio in temRi di
inflazione.
ARRIVATI
NELLA BIBLIOTECA
CAMERALE
Economia - Politica economica - Programmazione - Andamento congiunturale.
BAGNASCO ARNALDO - Tre Italie - La problematica territoriale dello sviluppo italiano - Ed. Il
Mulino - Bologna, 1977 - pagg. 255 - L. 8000.
CONVENEVOLE ROBERTO - Processo inflazionistico e redistribuzione del reddito - Ed. Einaudi Torino, 1977 - pagg. 276 - L. 4500.
ISTITUTO CENTRALE DELLE BANCHE POPOLARI
ITALIANE - Note sull'andamento economico italiano dell'anno 1977 - Milano, febbraio 1978 pagg. 423 - s.i.p.
CCIAA - CUNEO - UFFICIO STUDI (a cura) Andamento economico della provincia di Cuneo
1977 - Cuneo, 1978 - pagg. 285 + IV - s.i.p.
TARGETTI FERDINANDO - Valore e accumulazione - Etas Libri - Milano, 1978 - pagg. 272 L. 7500.
CENTRO PER LA STATISTICA AZIENDALE - Serie
storiche 1928-1977 - INDEX n. 4-5 - Firenze, aprilemaggio 1978 - pagg. 47-127 - s.i.p.
UNIONE ITALIANA CCIAA - UNIONE REGIONALE
CCIAA DELLA TOSCANA - Realtà e prospettive
giuridico-economiche dei comprensori - Atti del
Convegno nazionale - Firenze, 4-6-1976 - Roma,
1977 - pagg. 188 - L. 4000.
CEE - IST. STATISTICO - Bilance dei pagamenti
1972-1976 - Bruxelles, 1977 - pagg. 179 - L. 18.500.
Scienze sociali e politiche - Sociologia.
120
COMUNITÀ EUROPEE - IST. STAT. - Statistiche
fiscali 1970-1976 - Luxembourg, 1977 - pagg. 149 L. 10.500.
OCDE - L'industrie des métaux non ferreux 1976
- Paris, 1977 - pagg. 38 - F.f. 14.
CENSIS - CNEL - XI Rapporto sulla situazione sociale del Paese 1977 - Roma, 1977 - pagg. 413 OCDE - L'industrie chimique 1975 - Paris, 1977 L. 6000.
pagg. 122 - F.f. 38.
SVIMEZ - BINI P. (a cura) - Il Mezzogiorno nel
Parlamento repubblicano (1948-1972) • Voi. 3"
Ed. Giuffrè - Milano, 1977 - pagg. X + 597 L. 7500.
UNIVERSITÀ DI TORINO - IST. DI SCIENZE POLITICHE - BARBANO FILIPPO (a cura) - Regioni e
domanda sociale - Ed. Stampatori - Torino, 1978
- pagg. 228 - L. 5500.
Statistica - Demografia - Distribuzione dei
redditi - Conti economici nazionali e regionali.
Il taccuino dell'azionista 1978 - Annuario di documentazione finanziaria, industriale e di borsa Notizie su tutte le società quotate e sui principali Enti pubblici - Ed. Sasip - Milano, 1978 pagg. 1185 - L. 28.000.
AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E DELLE TELECOMUNICAZIONI - Relazione P.T. Anno Finanziario 1976 - 2 Voi). - Roma, 1978 - pagg. XXI +
245 - IX + 128 + tav. graf. retrospettive - s.i.p.
MINISTERO DELL'INDUSTRIA, DEL COMMERCIO
E DELL'ARTIGIANATO - DIR. GEN. DELLE MINIERE - CORPO DELLE MINIERE - Relazione sul
servizio minerario e statistica delle industrie
estrattive in Italia nell'anno 1971 - Parte 1a Roma, 1977 - pagg. 267 - s.i.p.
CORDANO GIORGIO - Statistica aziendale - Metodi e applicazioni della statistica ai problemi
delle imprese industriali - Ed. Pirola - Milano,
1978 - pagg. 257 - L. 8000.
MINISTERO DELLE POSTE E DELLE TELECOMUNICAZIONI - DIR. GEN. - UFFICIO DI COORDINAMENTO - DIVISIONE I - SEZ. I - Attività criminosa perpetrata in danno degli uffici e dei servizi P.T. 1977 - Roma, 1978 - pagg. varie - s.i.p.
VAJANI LUIGI - Statistica descrittiva - Etas Libri
- Milano, 1978 - 2" Ed. - pagg. XV + 567 L. 12.000.
ISTAT - Statistiche degli esercizi alberghieri ed
extralberghieri - Dati sommari dell'anno 1976 Roma, 1977 - pagg. 84 - L. 2500.
CCIAA - ALESSANDRIA - I distretti scolastici
in cifre - Alessandria, 1977 - pagg. 183 - s.i.p.
ISTAT - Annuario statistico del commercio interno - Voi. XIX - 1976 - Roma, 1977 - pagg. XII +
521 + modelli di rilevazione - L. 13.000.
IASM - Le imprese industriali del Mezzogiorno
nel 1977 - Dati e relazioni strutturali 1977 - Primi
risultati - Roma, 1978 - pagg. 124 - s.i.p.
UCIMU - Il parco macchine utensili nell'industria
italiana - Indagine al 31-12-1975 - Milano, 1977 pagg. 192 + tav. varie - L. 100.000.
ISTAT - Annuario statistico dell'attività edilizia e
delle opere pubbliche - Voi. XXI • 1976 - Roma,
1977 - pagg. XI + 259 - L. 7000.
ISTAT - Annuario statistico della zootecnia, pesca
e caccia - Voi. XVII - 1976 - Roma, 1977 - pagine XII + 140 - L. 5000.
CCIAA - TORINO - L'economia torinese nel 1977 ISTAT - Popolazione residente e presente dei
Torino, 1978 - pagg. 130 + 15 - s.i.p.
comuni - Censimenti dal 1861 al 1971 - 2 Tomi Roma, 1977 - pagg. Vili + 403 - VI + 540 - L. 9000
UNIONE REGIONALE CCIAA DELLA CAMPANIA
- L. 13.000.
- CCIAA - NAPOLI - La congiuntura economica in
Campania - 1<> semestre 1977 - Napoli, 1978 pagg. 190 - s.i.p.
PRESIDENCIA DEL GOBIERNO - INSTITUTO NACIONAL DE ESTAD1STICA - Anuario Estadistico
BANCO DI SICILIA - La congiuntura nel 1977 de Espana 1977 - Madrid, 1978 - pagg. XXVII +
Roma, gennaio 1978 - pagg. XLII + 444 - s.i.p.
794 - L. 2000.
MEOLI UMBERTO - Lineamenti di storia delle idee
economiche - UTET - Torino, 1978 - pagg. VII +
583 - L. 17.000
CEE - IST. STATISTICO - Pesca - Catture per
regione di pesca 1964-1976 - Bruxelles, 1977 pagg. 225 - L. 13.650.
CENTRAL STATISTICAL OFFICE OF FINLAND Government Statistics 1977 - Helsinki, 1978 - pagine 49 - s.i.p.
ISTAT - Cinquanta anni di attività 1926-1976 Roma, 1977 - pagg. XI + 466 - L. 6000.
ISTAT - Annuario di statistiche del lavoro - Voi.
XVIII - 1977 - Roma, 1977 - pagg. XXXVI + 219 +
modelli di rilevazione - L. 7500.
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movimenti valutari inerenti alle importazioni ed
alle esportazioni - Gennaio-giugno 1977 - Dati comunicati dall'Ufficio Italiano dei Cambi: Provincia Torino - Piemonte Valle d'Aosta - pagg. 104
- L. 4000; Tabelle riepilogative - pagg. XLVI L. 2000; Gennaio-giugno 1977 - pagg. XLVI +
1084 + 128 - L. 12.000 - Roma, 1977.
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pour les industries manufacturières 1973-1977 geme Ed. - Paris, 1978 - pagg. 120 - F.f. 25.
OCDE - Production industrielle 1960-1975 - Suppl.
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OCDE - Uranium - Ressources, production et
demande - Décembre 1977 - Paris, 1978 - pagine 148 - F.f. 36.
OCDE - Statistiques de l'énergie 1974-1976 - Paris, 1978 - F.f. 45.
OCDE - JOHNSTON DENIS F. - Types principaux
de désagrégation des indicateurs sociaux de base
- Paris, 1977 - pagg. 47 - F.f. 14.
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OCDE - Bulletin des comptes nationaux trimestriels 1978, n. 1 - Paris, 1978 - pagg. 71 F.f. 44.
UNITED NATIONS - ECONOMIC COMMISSION
FOR EUROPE - The Steel Market in 1976 - New
York, 1977 - pagg. 109 + tables 23 - $ 9.
NATIONS UNIES - COMMISSION ECONOMIQUE
POUR L'EUROPE, GENÈVE - Statistiques du commerce mondial de l'acier 1976 - New York, 1977
- pagg. 81 - $ 5.
UNIVERSITÀ DI MESSINA - FACOLTÀ DI ECONOMIA E COMMERCIO - IST. DI DIRITTO PRIV. Diritto pubblico e privato - Tendenze attuali del
metodo giuridico verso la scomposizione e l'integrazione della concettuologia classica - Atti
del Seminario - Messina, 2-5-1975 - Giuffrè Ed. Milano, 1976 - pagg. 176 - L. 4000.
CENTRO ITALIANO DI STUDI AMMINISTRATIVI
- RASSEGNA « IL CONSIGLIO DI STATO » - I
TAR e la nuova disciplina dei ricorsi amministrativi - Relazioni - Interventi - Comunicazioni in
Convegni ed incontri di studio - Ed. Italedi - Roma, 1977 - pagg. 428 + XX - L. 5500.
Massimario della Corte dei Conti 1976 - La Settimana Giuridica - Parte IV - Ed. Italedi - Roma,
1977 - pagg. 419 - L. 15.000.
SANVITI GIUSEPPE - Convenzioni e intese nel
Diritto pubblico - Strutture e tipi - Giuffrè Ed. Milano, 1978 - pagg. 233 - L. 6000.
CEE - EUROSTAT - Conti nazionali SEC 1960-1976
- Aggregati - Bruxelles, 1977 - pagg. XVIII + 99 L. 6000.
SIMITIS SPIROS - Crisi dell'informazione giuridica ed elaborazione elettronica dei dati - Giuffrè
Ed. - Milano, 1977 - pagg. XXIV + 190 - L. 6500.
CEE - EUROSTAT - Annuario di statistica agraria
1973-1976 - Lussemburgo, 1977 - pagg. XXXIV +
276 - L. 4550.
ZANOBINI LUCIANO - Codice delle leggi sulla
pubblica istruzione - 3 Voli. - Giuffrè Ed. - Milano,
1976 - 4 a Ed.- pagg. 1280 - 1516 - 3382 - L. 18.000
- 22.000 - 48.000.
CEE - EUROSTAT - Statistiche del carbone 1975 Luxembourg, 1976 - pagg. 76 - F.b. 150.
CEE - EUROSTAT - Annuario di statistiche dell'energia 1970-1975 - Luxembourg, 1976 - pagine
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CEE - EUROSTAT - ADER GERARD - Le secret et
les statistiques d'entreprises dans la Communauté Européenne - Paris, 1976 - pagg. varie F.b. 200.
Giurisprudenza annotata di Diritto industriale Voi. V/1976 - Tomo unico: 778-890 - Diretta da
A. Vanzetti - Giuffrè Ed. - Milano, 1978 - pagine Vili + 1219 - L. 30.000.
CONSIGLIO DI STATO - Massimario completo
della giurisprudenza del Consiglio di Stato 1977 La Settimana Giuridica - Parte I - Ed. Italedi Roma, 1978 - pagg. 810 - L. 20.000.
Pubblica amministrazione.
Diritto - Giurisprudenza - Legislazione.
ABRUGIATI ANTON ALDO - DI CIO VINCENZO Codice della strada - Giuffrè Ed. - Milano, 1978 5 a Ed. - pagg. XIII + 1403 - L. 18.000.
BALOSSINI C A J O ENRICO • Norme ed usi uniformi relativi ai crediti documentari - 3 Voli. Giuffrè Ed. - Milano, 1978 - 3 a Ed. - pagg. 625603-512 - L. 32.000.
BOZZI ALDO - Istituzioni di Diritto pubblico Giuffrè Ed. - Milano, 1977 - 5 a Ed. riv. e ampi. pagg. 631 - L. 14.000.
ANDRIOLI VIRGILIO (a cura) - Codice di procedura civile e norme complementari - Agg. al 15-178 - Giuffrè Ed. - Milano, 1978 - pagg. 717 L. 7000.
GIULIANI GIUSEPPE - Manuale delle successioni
e delle donazioni - Raccolta di legislazione, norme amministrative e giurisprudenza - Giuffrè Ed. Milano, 1978 - pagg. Vili + 584 - L. 15.000.
MICCIO RENATO - I diritti di credito - Voi. Il:
Le Fonti - Parte II: Il Contratto - UTET - Torino,
1977 - pagg. 603 - L. 18.000.
LUCARELLI FRANCESCO - Introduzione al Diritto
privato - Jovene Ed. - Napoli, 1977 - pagg. 267
- L. 5500.
AUTORI VARI - Autonomia e partecipazione in
Piemonte - EDA - Torino, 1977 - pagg. 206 L. 5000.
PAOLETTI NINO - Agenda repertorio del Comune
italiano 1978 - Noccioli Ed. - Firenze, 1977 pagg. XXIV + 616 + LXXX + varie - L.' 27.500.
PROVINCIA DI TORINO - Bilancio preventivo per
l'esercizio 1978 - Torino, 1977 - pagg. 236 + 31 s.i.p.
REGIONE SICILIANA - AMMINISTRAZ. DEL BILANCIO - RAG. GENERALE - Relazione sulla situazione economica della Regione siciliana 1976
- 2 Voli. - Palermo, 1977 - pagg. 96-127 - s.i.p.
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI COMO •
CENTRO STUDI AMMINISTRATIVI PROV. COMO XXII Convegno di studi di Scienza dell'Amministrazione su « La partecipazione popolare alla
funzione amministrativa e l'ordinamento dei Consigli circoscrizionali comunali » - Atti - Varenna,
Villa Monastero, 23/25-9-1976 - Giuffrè Ed. - Milano, 1977 - pagg. 466 - L. 10.000.
ASSOCIAZIONE MAGISTRATI DELLA CORTE DEI
CONTI - ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI 2° Convegno su « Raccordo tra controllo e giurisdizione in sede regionale - Il problema delle
garanzie » - Atti - Roma, 29/31-10-1975 - Giuffrè
Ed. - Milano, 1977 - pagg. 375 - L. 9000.
121
GIZZI ELIO - La ripartizione delle funzioni tra
Stato e Regioni - Il DPR 24-7-77 n. 616, di attuazione della delega di cui alla L. 22-7-75 n. 382
- Giuffrè Ed. - Milano, 1977 - pagg. 141 - L. 3800.
ROTELLI ETTORE - L'alternativa delle autonomie Istituzioni locali e tendenze politiche dell'Italia
moderna - Feltrinelli Ed. - Milano, 1978 - pagine 340 - L. 8000.
Credito - Finanza - Assicurazioni - Problemi
monetari.
Il taccuino dell'azionista 1978 - Annuario di documentazione finanziaria, industriale e di borsa Notizie su tutte le società quotate e sui principali Enti pubblici - Ed. Sasip - Milano, 1978 pagg. 1185 - L. 28.000.
BALOSSINI C A J O ENRICO - Norme ed usi uniformi relativi ai crediti documentari - 3 Voli. Giuffrè Ed. - Milano, 1978 - 3 a Ed. - pagg. 625 603-512 - L. 32.000.
MICCIO RENATO - I diritti di credito - Voi. li:
Le Fonti - Parte II: Il Contratto - UTET - Torino,
1977 - pagg. 603 - L. 18.000.
VANDONE LUCIANO - Il sistema monetario dell'Eurodollaro - F. Angeli - Milano, 1978 - pagine 367 - L. 9000.
CONSOB - Relazione sull'attività svolta nell'anno
1976 - Roma, 1977 - pagg. IV + 107 - s.i.p.
ISTITUTO BANCARIO S A N PAOLO DI TORINO Il leasing - Aspetti giuridici e tributari - Torino,
1978 - pagg. 63 - s.i.p.
AUTORI VARI - I flussi del credito in una economia aperta - ISVEIMER - Napoli, 1977 - pagine 69 - s.i.p.
AUTORI VARI - Il credito e l'industria - ISVEIMER - Napoli, 1977 - pagg. 64 - s.i.p.
AUTORI VARI - Il ruolo del credito all'esportazione nel commercio estero italiano - ISVEIMER Napoli, 1978 - pagg. 76 - s.i.p.
RIOLO FRANCO - I controlli sui bilanci bancari La L. n. 216-74 e i Decreti delegati - Giuffrè Ed. Milano, 1977 - pagg. 112 - L. 3000.
LAMEDICA TOMMASO - Dichiarazione dei redditi
delle persone fisiche - Guida pratica per la determinazione dell'imponibile - Tavole sinottiche Criteri per l'autotassazione dei redditi del 1977
- Ipsoa Informatica - Milano, 1978 - pagg. 216 L. 5000.
MODOLO GIANCARLO (a cura) - Dichiarazione dei redditi - Guida alla compilazione dei
modelli: 740-750-760-770 e loro allegati - Ipsoa
Informatica - Milano, 1978 - pagg. 185 - L. 10.000.
BOMPANI ALDO - Credito d'imposta - Concentrazione aziendale - INVIM - Aumenti di capitale
(Commento alla Legge 16-12-77, n. 904) - Ipsoa
Informatica - Milano, 1978 - pagg. 255 - L. 8000.
OCDE - Education et vie active - Paris, 1977 pagg. 72 - F.f. 15.
IL SOLE - 24 ORE - MORONI SILVIO - A R I S I
ROTA UMBERTO (a cura) - Novità tributarie 197778 - Milano, febbraio 1978 - pagg. 143 - L. 6500.
OCDE - L'imposition des organismes de placement collectif 1977 - Paris, 1978 - pagg. 74 F.f. 24
PRAVISANO RENZO - SCHIAVON FRANCESCO Ricorsi e istanze in materia fiscale - Esemplificazioni e formule - Comunicazioni all'anagrafe tributaria - Pirola Ed. - Milano, 1978 - pagg. 402 L. 12.000.
BELLARDI LAURALBA - PISANI ELENA (a cura) FONDAZ. G. BRODOLINI - Sindacati e contrattazione collettiva in Italia nel 1975 - F. Angeli Milano, 1978 - pagg. 164 - L. 4500.
CORTOLEZZIS ANGELO - PICCIOLI FRANCESCO L'imposta comunale sulla pubblicità e le pubbliche affissioni - Istituzione e applicazione - Noccioli Ed. - Firenze, 1975 - pagg. 172 - L. 5300.
CEEP - Analisi finanziaria dei bilanci consuntivi
75-78 del Comune di Torino - F. Angeli Ed. Milano, 1978 - pagg. 188 - L. 20.000.
CASERTANO ANTONIO - POLLARI NICOLÒ - La
nuova disciplina dell'anagrafe tributaria e del codice fiscale dei contribuenti - Testo integrato con
DPR 23-12-1977, n. 955 ed annotato articolo per
articolo - Giuffrè Ed. - Milano, 1978 - pagg. 160
- L. 4000.
GIULIANI GIUSEPPE - Manuale delle successioni
e delle donazioni - Raccolta di legislazione, norme amministrative e giurisprudenza - Giuffrè Ed.
- Milano, 1978 - pagg. Vili + 584 - L. 15.000.
VOLPI FRANCO (a cura) - Teorie della finanza
pubblica - F. Angeli - Milano, 1975 - pagg. 281 L. 6000.
Annali della Fondazione Giulio Pastore - Voi. V 1976 - Giuffrè Ed. - Milano, 1977 - pagg. 228 L. 5800.
REGIONE PIEMONTE - CONSIGLIO REGIONALE L'apprendistato in Piemonte - Indagine conoscitiva - EDA - Torino, 1978 - pagg. 253 - L. 5500.
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI - DIREZIONE
GENERALE EMIGRAZIONE E AFFARI SOCIALI Aspetti e problemi dell'emigrazione italiana all'estero nel 1976 - Roma, 1977 - pagg. LI + 315 s.i.p.
ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA
DI VICENZA - BOSELLO FRANCO - MARINO LORETTA - Occupazione e sviluppo industriale in
Provincia di Vicenza - (Progetto OSI) 1 a Parte Vicenza, 1977 - pagg. 220 - s.i.p.
OCDE - Les politiques concernant la vie au travail
- Paris, 1977 - pagg. 84 - F.f. 16.
Agricoltura - Zootecnia.
RICCI RENATO - Manuale di relazioni sindacali Etas Libri - Milano, 1978 - pagg. 428 - L. 12.000.
AUTORI VARI - Professionalità e carriera nel rapporto di lavoro subordinato - F. Angeli - Milano,
1978 - pagg. 223 - L. 6000.
MARRA GIUSEPPE - Gli illeciti e le sanzioni fiscali - Pirola Ed. - Milano, 1978 - 2 a Ed. - pagine XVII + 391 - L. 11.000.
AUTORI VARI - Democrazia e impresa - Quale
partecipazione in Italia? - CEDIS - Roma, 1978 pagg. 139 - L. 3000.
MAZZARELLI FRANCESCO - Manuale dell'accertamento dei redditi - Raccolta sistematica e commentata delle circolari ministeriali in tema di
accertamento dei redditi - Ipsoa Informatica Milano, 1978 - pagg. 396 - L. 10.000.
AUTORI VARI - Il movimento sindacale e il Mezzogiorno oggi - ISVEIMER - Napoli, 1978 - pagine 79 - s.i.p.
122
CONFINDUSTRIA - CENTRO STUDI - DIREZ. RAPPORTI SINDACALI - Evoluzione della cassa integrazione guadagni nel 1976-77 - Roma, marzo 1978
- pagg. 25 - s.i.p.
OCDE - CERI - L'alternance travail-études - Le
Congé-formation au niveau de l'entreprise - Paris, 1978 - pagg. 110 - F.f. 24.
BRUZZO AURELIO - CIATARA FRANCESCO - La
finanza regionale 1972-1976 - F. Angeli - Milano,
1978 - pagg. 321 - L. 9000.
MAZZARELLI FRANCESCO - I redditi si dichiarano cosi - Ipsoa Informatica - Milano, 1978 pagg. XLIII + 250 - L. 5000.
FONDAZIONE GIACOMO BRODOLINI - BELLARDI
LAURALBA E ALTRI (a cura) - Sindacati e contrattazione collettiva in Italia nel 1972-74 - F. Angeli - Milano, 1978 - pagg. 313 - L. 7000.
CORDA ANTONIO - Accertamento dei redditi Ipsoa Informatica - Milano, 1978 - pagg. 333 L. 8800.
Lavoro - Assistenza e previdenza sociale.
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MANDELLI WALTER - Robot industriali: automazione, produttività, occupazione - Notiziario
tecnico A M M A n. 3 - Torino, 25 marzo 1978 pagg. 139-141.
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03.50
08.20
09.45
13.40
16.25
17.10
17.30
18.10
19.00
19.10
19.25
20.25
22.30
22.40
23.35
Partanaa da:
Roma
Parigi
02.50 *
08.05*"
Roma
08.40
Roma
12.35 °
Alghero
15.10
Cagliari
14.00
Roma
16.05
Olbia
16.30*
Francoforte 16.50 * *
Parigi
18.40 •*
Parigi
18.40 •*
Londra
17.35 *
Roma
19.20
Roma
21.25
Francoforte 21.20 **
Roma
22.30
VOLI
02.10
05.10
Roma
Roma
13.45
Roma
12.20
Londra
14.10
15.15
Roma
Londra
19.00
Francoforte
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B 11
G
1357
12345
D9S
D9S
727
G
AZ242
8M1365
LH282
AZ194
DC9
G
G
G
G
136
247
1357
G
123457
G
da Torino
D9F
AZ990
AZ970
09 F
3
4
12.40 •
AZ962
AZ990
09 F
D9F
BE3734
5
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AZ963
MAN
09 F
13.05 +
13.05 •
AZ971
09 F
01.45*
AZ001
DC9
234567
Francoforte
Roma
Roma
Londra
Parigi
08.25 * *
08.20
09.00
10.45 •
LH283
AZ191
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BE517
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AZ241
727
DC9
D9S
123456
D9S
DC9
G
1357
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18.15
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03.25
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14.00
15.05
15.15
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6
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Roma
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4
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Roma
Roma
Alghero
Cagliari
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11.15 * °
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18.10
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Francoforte 20.10
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Parigi
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04.05 *
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Arrivi a:
Roma
Londra
Roma
Francoforte
Roma
Londra
Roma
22.10 * "
22.15
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BM1364
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Nello scrivere agli inserzionisti si prega di citare « C r o n a c h e economiche» • En écrivant aux annonceurs prière de citer « C r o n a c h e economiche» • When writing
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Tipografia VINCENZO BONA - TORINO
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Aut. del Trib. di Torino in data 25-3-1949 - N. 430.
Corrispondenza: 10100 Torino - Casella postale 413.
Prezzo di vendita: un numero L. 750 • numero doppio L. 1500 • estero 5 0 % in più.
Abbonamento: annuale L. 6000 • estero L. 9000.
Vers. sul c. c. p. Torino n. 2/26170. Sped. in abbonamento (4° Gruppo).
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