Interviste UFI Filters
UFI Filters alla conquista
dell’ aftermarket
Conferito recentemente l’incarico
di direttore della business unit
aftermarket del gruppo a Luca
Betti, la multinazionale definita
“tascabile” dal suo presidente
Giorgio Girondi ha oggi un
nuovo ambizioso obiettivo:
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prendersi in aftermarket le quote
corrispondenti all’ottimo lavoro
fatto sul primo impianto.
David Giardino
A
bbiamo incontrato a Dubai, durante la fiera Automechanika,
Luca Betti ed Eduardo Martì,
rispettivamente direttore della business unit aftermarket e direttore
EMEA aftermarket di UFI Filters.
Quale occasione migliore per chiedere direttamente agli interessati quale
fosse la principale strategia per raggiungere l’ambizioso traguardo che si
è dato l’azienda: crescere in aftermarket proporzionalmente alla penetrazione sul primo equipaggiamento. In
pratica, questo significa raddoppiare
o quasi il proprio fatturato in aftermarket nei prossimi tre anni.
Luca Betti, non è nuovo a imprese
difficili: “Quando il lavoro è stimolante mi diverte, e non ho mai accetta-
to incarichi impossibili”. Con questa
premessa, il nuovo direttore della B.U.
aftermarket di UFI giudica la crescita
del gruppo prevista per i prossimi tre
anni un traguardo raggiungibile, al
quale apporterà tutta la propria esperienza e determinazione, maturate in
quasi vent’anni di incarichi di grande
responsabilità all’interno dell’azienda.
Lei ha una forte esperienza maturata con il lavoro fatto con i costruttori di primo impianto, come pensa
che questa possa esserle d’aiuto in
aftermarket?
Luca Betti: Lavorare con i costruttori
è un lavoro fatto di analisi, di soluzioni a problemi che ti permettono di
essere percepito dal tuo cliente non
solo come un fornitore, ma come un
partner affidabile e di qualità. Veniamo scelti per queste ragioni dai
costruttori, mi piacerebbe riuscire a
fare in modo che siano le stesse ragioni che ci facciano crescere anche
in aftermarket.
Non sarà semplice, le logiche di acquisto sono differenti…
Luca Betti: Ne sono consapevole. Non
si tratta infatti di migliorare il prodotto, su quello non ci sono spazi di crescita, nel senso che è lo stesso fornito in primo equipaggiamento. Penso
soprattutto a due livelli di intervento:
alle procedure interne, per elevare il livello di servizio, e alla consapevolezza
esterna alla forza del gruppo.
Interviste
I processi interni possono migliorare attraverso una migliore standardizzazione
dei processi. Per esempio, un livello di
servizio anche del 90%, che in aftermarket può ritenersi soddisfacente, in primo
equipaggiamento sarebbe intollerabile.
L’altro aspetto è che non mi pare nel
mercato aftermarket si conosca a fondo
la reale forza del gruppo UFI Filters, per
questo cercherò di avvicinare il mercato
alla nostra realtà, per far comprendere
meglio che UFI è un produttore di cui
il mercato aftermarket non può farne a
meno oggi, e per il futuro.
Su quali paesi ritenete di dover
maggiormente investire?
Eduardo Martì: Abbiamo un posizionamento che ci soddisfa in paesi
come l’Italia, la Spagna, il Portogallo.
Attraverso un forte accordo con Nexus,
essendo un fornitore preferenziale,
contiamo di rafforzarci nei paesi del
Nord Africa e dell’area mediorientale.
La nostra presenza in fiera a Dubai è
un segno della nostra determinazione.
Rimane il fatto che dobbiamo migliorare la nostra penetrazione in
paesi come la Germania, la Francia
e l’Inghilterra, dove per logiche distributive il nostro prodotto è stato
negli anni penalizzato. Recuperare
queste quote e incrementare dove
siamo già forti è una nostra priorità.
Luca Betti: Abbiamo investito in
paesi emergenti, mi sono occupato
personalmente dello sviluppo di due
unità produttive in India, dove siamo
cresciuti molto anche in aftermarket.
Luca Betti: una carriera nella filtrazione UFI
Sin dal 1988 Luca Betti lavora per il gruppo UFI; all’epoca si occupava di progettazione di impianti per la
produzione di filtri, grazie alla laurea in ingegneria meccanica.
Gli impianti progettati venivano venduti nei paesi emergenti del Nord Africa e in Cina.
Dopo questa esperienza, nel 1993 Luca Betti diventa
responsabile export per UFI, quando ancora l’azienda
muoveva i suoi primi passi in Oriente e soprattutto con
vendite riferibili all’OES.
Dal 2008 Luca Betti viene incaricato dello sviluppo
del primo equipaggiamento per i paesi dell’area Asia
e Pacific. Basti ricordare che nel 1997, le quote di UFI
verso quei clienti erano ancora attorno al 30% del
proprio fatturato, mentre oggi rappresentano l’80% del
fatturato.
Nel 2012 Betti rientra in Europa con l’incarico di seguire il
primo equipaggiamento per i veicoli industriali, per poi nel
2013 occuparsi anche del primo equipaggiamento per i
costruttori di autovetture. Nel 2015 il nuovo incarico con la
responsabilità della business unit aftermarket del gruppo.
Sopra Luca Betti, direttore della business unit
aftermarket di UFI Filters.
a lato: Eduardo Martì, direttore EMEA aftermarket
di UFI Filters.
Ritengo che in alcuni paesi dove
non siamo presenti, bisognerà fare
lo stesso tipo di investimenti se vogliamo crescere.
Oggi i tempi sono maturi, l’azienda
ha la volontà e la capacità di sostenere questi investimenti. La coerenza che ha fatto diventare UFI Filters
grande nel mondo è la stessa con
cui oggi affronta il mercato, porterò
in questa busness unit la consapevolezza della nostra forza anche in
aftermarket.

Mercedes-AMG C63: il filtro aria è UFI
Un esempio di produzione per il primo impianto, che rappresenta una sfida non indifferente per le
prestazioni richieste dalla commessa, è quello del filtro aria completo per i motori 4.0 476 CV e 510
CV della nuova Mercedes-AMG C63.
L’airbox completo di pannello filtrante, infatti, presenta tutto il know-how UFI sviluppato nel settore
racing e aerospaziale e trasferito nella produzione di filtri per l’automotive.
Il modulo di filtrazione è stato concepito e realizzato dai tecnici UFI in collaborazione con il team
Mercedes-Benz, tenendo in considerazione le tendenze in fatto di downsizing dei motori, che
comportano spazi e pesi ridotti, garantendo al contempo le massime capacità filtranti e un contenimento della rumorosità del propulsore.
Il corpo dell’airbox è una struttura in plastica, completamente integrata nel motore, il pannello filtrante è del tipo long life ed è il cuore di questa struttura:
è composto da fibre in cellulosa e ha una capacità certificata secondo ISO5011, per trattenere anche le particelle più piccole che potrebbero andare a
danneggiare i delicati sistemi di un propulsore tanto performante.
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