Costruire Didattiche Inclusive e
intrecci con il territorio
… Nell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità,
nell’inclusione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali e nel
riconoscere e valorizzare efficacemente le varie differenze di
tutti gli alunni, il centro focale del nostro discorso deve essere
proprio la didattica, anzi, le DIDATTICHE INCLUSIVE…
…Riconoscere e comprendere le differenze, tutte; differenziare
positivamente nel nome dell’EQUITÀ e agire in modo efficace ed
efficiente anche sui contesti sociali: questo il focus del convegno…
… le pratiche di differenziazione, individualizzazione e
personalizzazione debbano e possano diventare parte ordinaria
delle situazioni di insegnamento-apprendimento, patrimonio di
tutti i Docenti ed elementi costitutivi delle Didattiche Inclusive…
… Un Convegno dunque orientato alla/e didattica/didattiche, ma
con il respiro profondo del Progetto di vita e dell’inclusione sociale,
naturali sviluppi della vita scolastica…
Andrea Canevaro, Dario Ianes e Roberta Caldin
Le Plenarie del Convegno
Dario Ianes
Elena Rocco
Raffaele Iosa
Renata Nacinovich
Mariapia Veladiano
Gianluca Nicoletti
Luigi Berlinguer
Daniela Lucangeli
Massimo Recalcati
Tom Arnkil
Gianluca Daffi
Andrea Facoetti
Stefano Franceschi
I Workshop
LE AREE TEMATICHE
DISABILITÀ
SESSIONE PLENARIA:
ELENA ROCCO
RAFFAELE IOSA
RENATA NACINOVICH
MARIAPIA VELADIANO
GIANLUCA NICOLETTI
ELENA ROCCO
Docente presso il Dipartimento di Management
dell’Università di Venezia, ideatrice di Radio Magica e
madre di un bambino affetto da una malattia rarissima.
Radio Magica è un luogo a misura di bambino, bello
per chi ascolta e utile agli adulti perché divulga buone
pratiche educative.
Elena Rocco ha realizzato il progetto di Radio Magica
partendo dal principio che l’ascolto è un ingrediente
essenziale per lo sviluppo del pensiero del bambino:
ascoltare insegna a pensare e ad esprimersi, ad
apprendere, a dialogare, a stare bene con gli altri.
Radio Magica si trova su www.radiomagica.org e
trasmette dalle 7.00 alle 19.00 per ragazzi di età
compresa tra gli 0 e i 13 anni.
Cliccando sulle icone rappresentate da quattro
simpatici animali, si può accedere a:
web radio
villaggio biblioteca on line
audio-storie tratte da libri celebri
miniserie costruite dai bambini
all’interno di musei e luoghi d’arte
I contenuti sono accessibili a tutti, in quanto sono
disponibili in:
 audio
 video con la LIS
 simboli per i bambini con disturbo del linguaggio
stranieri
 età prescolare
 testi ad Alta Leggibilità per DSA e ipovedenti
RAFFAELE IOSA
Ispettore scolastico della regione Emilia- Romagna
Ha fatto parte del gruppo che ha scritto il
Regolamento dell'autonomia nel 1998 e ha
coordinato, dal 1999 al 2001, l'Osservatorio nazionale
handicap
per
il
Ministero
della
pubblica
amministrazione.
Iosa, nel suo intervento “Oltre la crisi… «Sortirne tutti
insieme è politica»”.
Sottolinea l’importanza che la scuola non deve chiedere
aiuto allo Stato, ma deve essere sempre supportata da
leggi e politiche adatte alla gestione del sistema
didattico, in un’ottica lungimirante.
La scuola non ha solo bisogno di soldi, ma di vere
relazioni dove ognuno conta in base agli altri e può
quindi dare un contributo personale all’interno della
società.
RENATA NACINOVICH
Docente universitaria alla Bicocca di Milano
La dott.ssa Nacinovich, studiando il ruolo dei servizi
socio-sanitari, rispetto all’inclusione di minori disabili,
ha rilevato che nella scuola dell’Infanzia le diagnosi
funzionali sono legate soprattutto o solamente a deficit
fisici.
Nella scuola Primaria invece le diagnosi sono, nella
maggior parte, legate a deficit mentali, in modo
particolare a lievi ritardi mentali.
Si ricorda che un lavoro tempestivo di Rete aiuta al
miglioramento delle funzionalità del bambino e al non
aggravarsi dell’handicap.
MARIAPIA VELADIANO
Scrittrice e dirigente scolastico di Trento
Mariapia Veladiano, nel suo intervento intitolato “Le
parole dell’integrazione”, sostiene che l’impiego delle
parole deve essere cauto, e bisogna valutare bene il
significato di ogni parola che pronunciamo poiché porta
effetti: legami, amicizie, incomprensioni…
Le attività legate ai giochi linguistici, quali poesie o
anagrammi, possono portare alla costruzione di una
qualità e di una ricchezza delle parole, che i bambini
interiorizzano e utilizzano nel loro vivere civile.
L’impoverimento del bagaglio lessicale e di una lingua
duale (io-loro, straniero-italiano, bello-brutto…) porta
all’egocentrismo, al pensiero netto e non critico e alla non
comprensione.
GIANLUCA NICOLETTI
Giornalista, voce radiofonica, scrittore e padre di un
ragazzo autistico.
Il giornalista Gianluca Nicoletti ha presentato il suo
ultimo scritto dal titolo: “Una notte ho sognato che
parlavi”.
In queste pagine l’autore narra quotidianamente la storia
di suo figlio Tommy e la relazione che ha con lui.
Dal racconto emerge la difficile vita di ogni giorno di un
padre alle prese con un figlio autistico in vari ambiti
sociali.
Si evince quindi la paura e la solitudine di un genitore
che ha la consapevolezza che “dall’autismo non si
guarisce”.
WORKSHOP
Facilitazioni disciplinari e adattamento dei materiali
didattici: storia e geografia per la scuola primaria.
Promuovere lo sviluppo delle autonomie personali
nella disabilità e nell’autismo.
La classe digitale inclusiva.
Metodo Feuerstein e percorsi di apprendimento.
Il metodo analogico con bambini con disabilità
sensoriali: ipovedenti, non vedenti, ipoacusici e
sordo-ciechi.
CAA: comunicazione aumentativa alternativa e
inclusione sociale.
Giochi e attività per l’arricchimento linguistico.
WORKSHOP
Facilitazioni disciplinari
materiali didattici.
a
adattamento
di
Il professore di sostegno Carlo Scataglini propone di
semplificare
i
testi
didattici
per
facilitare
l’apprendimento dei bambini con maggiore difficoltà.
Un esempio di tale metodologia è data dai suoi testi:
“Storia facile” e “Geografia facile”.
Per i bambini è importante apprendere tramite parolechiave,
utilizzando
ad
esempio
l’attività
di
brainstorming.
Utile è anche il cooperative learning, al fine di costruire
un sapere collettivo condiviso.
“Quello che ci interessa di più sono i compagni di viaggio
e la destinazione.
Della velocità di navigazione ci importa molto meno…”
Promuovere lo sviluppo delle autonomie personali
nella disabilità e nell’autismo.
È necessario individuare principalmente le autonomie di
base, quali il vestirsi, lavarsi… in secondo luogo è
importante focalizzare l’attenzione sulle autonomie
integranti, ad esempio l’utilizzo dei servizi, come bus,
negozi…
Nei bambini con autismo è indispensabile l’utilizzo di
aiuti visivi, che supportino la comunicazione con gli altri.
Altro punto fondamentale è la strutturazione dello spazio
in cui il bambino con autismo vive, poiché è necessario
ricordare che i comportamenti problematici sono una
risposta allo stress emotivo.
Si ribadisce anche nell’ICF come
determinante nei processi di inclusione.
il
contesto
è
La classe digitale inclusiva.
Il dott. Zambotti
considera l’uso della tecnologia
fondamentale per creare una classe inclusiva, nel senso
di un ambiente di apprendimento.
Non bisogna replicare un approccio individuale e
trasmissivo, come la vecchia lezione frontale, attraverso
nuovi strumenti digitali: non serve il tablet per rifare le
stesse attività che si fanno sul quaderno.
La LIM e l’uso di internet devono creare interattività tra
pari e una didattica nuova che sposti il focus sugli alunni.
Innovazione non è solo l’impiego di tecnologie, ma è il
cambiamento del pensiero didattico.
La LIM deve essere uno stimolo per creare un ambiente di
lavoro comune, in cui gli alunni e l’insegnante costruiscono
la lezione.
L’insegnante gestisce il flusso di informazioni della
classe, ma sono gli alunni stessi che scrivono e operano
sulla LIM.
Metodo Feuerstein e percorsi di apprendimento.
Il metodo Feuerstein sostiene che l’intelligenza si può
insegnare, ma è necessario un mediatore che
accompagni l’individuo senza però sostituirlo.
Apprendimento mediato e non casuale
S = stimolo
H = mediatore umano
O = organismo
R = risposta
Non c’è fretta nel metodo, bisogna cercare di rendere i
bambini autonomi lentamente.
Fondamentale per il metodo Feuerstein è la
verbalizzazione, è necessario sempre punzecchiare il
bambino con altre domande per stimolare abitudini
cognitive positive.
Insegnare a pensare e a imparare.
Ognuno di noi ha dentro di sé un potenziale dinamico.
Il metodo analogico con bambini con disabilità
sensoriali: ipovedenti, non vedenti, ipoacusici e
sordo ciechi.
Il dott. Bortolato, sostenitore del metodo analogico,
sottolinea l’utilizzo delle potenzialità visive del subitizing,
su alunni con minorazione uditiva.
L’impiego di immagini, con assenza o presenza minima di
testo, agevola l’apprendimento logico-matematico e logicolinguistico, in quanto il bambino si focalizza su una
percezione concreta e non su una logica astratta.
La memorizzazione di un’immagine-gancio aiuta l’alunno
a ricavare il concetto-chiave, come un numero (attraverso
Linea del 20, del 100 e del 1000) o un elemento
grammaticale (per mezzo della Grammatica al Volo).
Gli strumenti ideati da Bortolato sono stati arricchiti da
schede tattili e scritte in Braille, per alunni non vedenti e
sordo-ciechi.
CAA: Comunicazione Aumentativa Alternativa e
inclusione sociale.
La CAA è ogni comunicazione che sostituisce o aumenta il
linguaggio verbale.
La lettura ad alta voce dell’adulto è fondamentale dal
punto di vista affettivo, ma stimola anche la
comunicazione e il linguaggio.
I bambini disabili sono bambini ai quali si legge di meno,
pertanto sono stati ideati gli In-Book, “libri su misura”,
ossia racconti illustrati con il testo in simboli.
Gli In-Book rappresentano non solo un importante
strumento di inclusione dei bambini con disabilità, ma
anche un’occasione di sviluppo e crescita per tutti, grazie
alla possibilità di lettura condivisa con gli altri bambini.
Sono utilissime le ripetizioni, ossia è necessario rileggere
più e più volte gli stessi In-Book.
Inoltre è doveroso per l’adulto di riferimento non parlare
ai bambini con le parole-frasi, ma con frasi complete.
Giochi e attività per l’arricchimento linguistico.
Il gioco è fondamentale per i bambini, come è essenziale
il linguaggio.
La forma ludica è strumento per socializzare, per
trasmettere valori, per l’immaginazione e per
l’integrazione.
Il gioco è trasversale per età e per etnie, è portatore di
modelli, culture ed epoche diverse.
Sostanziale nel gioco è il coinvolgimento attivo di tutti,
nel rispetto delle regole.
Anche in classe si può giocare: partendo dalle immagini è
possibile sviluppar,e ad esempio, un testo fantastico,
arricchendo il proprio bagaglio lessicale con nuovi termini
scoperti interagendo con i compagni.
Fornendo carte illustrate i bambini sono sollecitati alla
descrizione dei singoli elementi di un paesaggio, a
denominarli e pertanto a pensare alle parole nuove
intorno a loro.
Per i bambini con disabilità il lavoro ludico, con figurenome, consente di operare concretamente su nomi,
parole, frasi ed infine brevi testi.
Bisogni Educativi Speciali
SESSIONE PLENARIA:
Dario Ianes
Luigi Berlinguer
Daniela Lucangeli
Massimo Recalcati
Tom Arnkil
Gianluca Daffi
Andrea Facoetti
Stefano Franceschi
DARIO IANES
 Docente di Pedagogia Speciale e Didattica Speciale presso la
Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di
Bolzano
 Fondatore e anima culturale del Centro Studi Erickson di Trento
Alunni con bisogni educativi speciali:
passi in avanti verso una scuola inclusiva
EQUITÀ PEDAGOGICA
DIDATTICA INCLUSIVA
EQUITÀ PEDAGOGICA
 Far emergere le differenze di tutti gli alunni, non solo di quelli che
portano con sé un problema.
 Riconoscere pedagogicamente le difficoltà e non affidarsi solamente
alla sanità.
 Dare pari dignità a situazioni di diversa natura.
 Leggere i bisogni dei bambini cercando di sganciarsi il più possibile
dalle certificazioni e dalle diagnosi mediche assegnate.
DIDATTICA INCLUSIVA
 Costruire una didattica ordinaria strutturalmente più inclusiva che
consenta di personalizzare, individualizzare e tagliare su misura le
proposte rispetto alle caratteristiche degli alunni.
 Costruire una didattica che permetta a ciascun alunno di trovare modi
diversi per esprimere al massimo le proprie potenzialità: strutturare
materiali con diversi livelli di difficoltà, materiali per diverse modalità di
attivazione, cooperazione tra gli alunni, didattica laboratoriale,
tecnologie inclusive…
 No a PDP appiccicati ad una didattica ordinaria non inclusiva.
Erickson e RCS Education lanciano il nuovo progetto
"ogni bambino è unico"
RCS Education, la divisione di RCS Libri leader nell’editoria scolastica italiana, e Erickson, editore
e centro di eccellenza in tema di educazione, psicologia e didattica, presentano Ogni bambino è
unico, un progetto per la didattica inclusiva che caratterizzerà l’offerta adozionale e
parascolastica 2014 di Fabbri per la scuola primaria…
"Gli insegnanti si trovano infatti di fronte a classi sempre più eterogenee, con alunni molto
differenti tra di loro per abilità di apprendimento, provenienza, capacità relazionali ed
emotive, così come per situazioni di evidente difficoltà, come nel caso degli alunni con
Bisogni Educativi Speciali (BES), al cui interno troviamo i Disturbi Specifici
dell’Apprendimento (DSA), ma anche le problematicità psicologiche, comportamentali,
linguistiche, lo svantaggio sociale e culturale": osserva Dario Ianes, docente ordinario di
didattica speciale all'Università di Bolzano e cofondatore del Centro Studi Erickson.
“La chiave di volta del progetto è la proposizione di un unico supporto didattico polivalente
per l’intera classe", dichiara Mila Valsecchi, direttore commerciale di RCS Education,
“traducendo in normalità didattica le specificità richieste dagli alunni con BES”…
RCS Education e l'équipe di specialisti Erickson (psicologi dell'apprendimento, pedagogisti,
insegnanti specializzati ed esperti in tecnologie dell'educazione) hanno lavorato all’evoluzione dei
supporti didattici ritenuti “normali” e abitualmente utilizzati dagli studenti, arricchendoli di
schede, attività e materiali aggiuntivi differenziati e adattati (su carta nella parascolastica e su
digitale nell’adozionale), materiali quindi efficaci per la situazione “speciale” degli alunni con
difficoltà…
Tratto dal sito http://www.erickson.it/
LUIGI BERLINGUER
 Onorevole
 Direttore Education 2.0 di Roma
Cultura scientifica e partecipazione democratica
PROTAGONISMO DEL
DISCENTE
PROTAGONISMO DEL DISCENTE
 Puntare al “protagonismo del discente” abbandonando
progressivamente il metodo educativo esclusivamente trasmissivo.
 Preservare la qualità scolastica mediante l’equità: ognuno deve dare al
massimo in base alle proprie capacità.
 L’apprendimento deve essere una forma di continua ricerca del
discente (laboratorialità) e non la memorizzazione di concetti.
 È necessario cambiare l’ambiente fisico (aula), l’orario, la solidarietà
tra i discenti (apprendimento cooperativo). Il cambiamento della scuola
parte dal basso.
DANIELA LUCANGELI
 Docente nelle Facoltà di Scienze della Formazione, Psicologia e
Medicina dell’Università di Padova.
 Nell'ambito delle sue ricerche si occupa di apprendimento e, in
particolare, di apprendimento matematico.
 Presidente nazionale CNIS (Coordinamento Nazionale Insegnanti
Specializzati).
Ripartire dall’intelligenza dell’errore
L’INTELLIGENZA
DELL’ERRORE
L’INTELLIGENZA DELL’ERRORE
 L’errore è diventato da colpa («Se sbagli… non sei stato attento») a
indice di patologia («Se sbagli… hai una disfunzione»).
 L’errore non è un sintomo ma un’approssimazione alla conoscenza.
 Il bambino deve essere messo nella situazione di trovare l’errore.
 Bisogna essere alleati con il bambino contro l’errore e non viceversa.
 Dissonanze cognitive creano misconcezioni.
 Tutti commettono degli errori ed è per questo che c’è una gomma per
ogni matita.
MASSIMO RECALCATI
 Psicoanalista, direttore scientifico dell'IRPA (Istituto di Ricerca
di Psicoanalisi Applicata).
 Insegna Psicopatologia del comportamento alimentare presso
l'Università di Pavia, e Clinica psicoanalitica dell'anoressia all'interno
del CEPUSPP (Centre d'enseignement post-universitaire pour la
spécialisation en psychiatrie et psychothérapie) di Losanna.
Cosa resta della scuola?
Patto generazionale
PATTO GENERAZIONALE
 Secondo il modello antico la scuola aveva il compito di raddrizzare la
vite storta… invece la scuola deve amare la vite storta, non deve rendere
tutte le viti uguali, non deve omologare.
 Nella scuola primaria per il bambino il maestro è un proseguimento dei
genitori, esiste ancora un patto generazionale, cosa che non esiste più
alle scuole secondarie.
 La scuola deve dematernizzare il linguaggio: il bambino deve imparare
una nuova lingua, diversa da quella usata a casa. La scuola deve separare il
bambino dalla famiglia per permettergli di conoscere altri mondi.
 È necessario rivalutare e valorizzare l’ora di lezione: un insegnante
deve ascoltare e far scaturire nei ragazzi nuovi interessi, nuove emozioni,
nuovi orizzonti e cambiamenti… non fare lo psicologo.
TOM ARNKIL
 Scienziato sociale e research professor presso l'Istituto
Finlandese per la Sanità e il Welfare di Helsinki, dove è responsabile
per la ricerca e lo sviluppo di metodi e approcci dialogici orientati alla
rete nel Servizio pubblico, è anche professore associato di lavoro
sociale presso l'Università di Helsinki.
Il metodo dialogico: una scuola aperta agli alunni, ai genitori, agli
insegnanti, agli educatori e a tutti gli altri interlocutori
Il rapporto dialogico
IL RAPPORTO DIALOGICO
 Senza un rapporto dialogico non ci può essere inclusione.
 L’essere umano nasce, vive e lavora in una rete di rapporti, se li
compromette danneggia la sua stessa vita.
 L’insegnante ha bisogno dell’aiuto dei genitori: se si chiede aiuto, si
ottiene aiuto.
 L’insegnante deve essere sincero, deve iniziare il rapporto dialogico
parlando delle tante cose positive del bambino senza far sentire i genitori
in colpa.
 Il fulcro dei rapporti dialogici è il rispetto incondizionato dell’altro.
 «Aiutatemi ad aiutare vostro figlio insieme a voi!» con questa frase
non si sminuisce la figura dell’insegnante, anzi la si migliora.
 Un discorso autoritario è fatto di frasi brevi, mentre le frasi
dialogiche sono aperte: «Mi aiuti a…».
GIANLUCA DAFFI
 Laureato in Psicologia, è formatore e collabora con il Dipartimento
di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano e con lo SPAEE,
Servizio di Psicologia dell’Apprendimento in Età Evolutiva dello stesso
ateneo.
 NPI Ospedali Civili di Brescia.
ADHD Homework tutor:
nuove figure di supporto alla scuola e alla famiglia
Homework tutor
HOMEWORK TUTOR

L’Homework Tutor è una figura professionale che opera nel campo
dell’educazione e del sostegno principalmente domiciliare a soggetti con
fragilità nell’apprendimento e possibile rischio di abbandono scolastico e/o
difficoltà di integrazione sociale.
Nello specifico può: pianificare e progettare gli interventi di tutoring
basati sul modello START, individuando le metodologie più efficaci per
fronteggiare le richieste del contesto e i bisogni formativi dei destinatari;
svolgere attività di tutoring; gestire il rapporto con la famiglia del
destinatario e i rapporti con i docenti dello stesso; monitorare l’andamento
del tutoring e valutare i risultati raggiunti.
 Non serve qualcuno che dia più tempo ma qualcuno che aiuti a non
perderlo.
 Non serve solo ripetere, serve fare in modo diverso.
 Il metodo START si basa sulla costruzione di routine
finalizzate a favorire l’apprendimento e lo sviluppo di competenze
esecutive utili per gestire in modo adeguato i compiti
pomeridiani.
 Gli elementi importanti sono: Spazio, Tempo, Attività (compito da
svolgere), Revisione (verifica dell’attività) e Trasferibilità (possibilità di
rendere generalizzabili le competenze sviluppate).
 I principali obiettivi del modello sono: ridurre il tempo dedicato al
compito; aumentare il livello di soddisfazione generale, sia del bambino che
dell’adulto (insegnante/genitore), nella pianificazione, organizzazione e
svolgimento delle attività scolastiche; favorire l’autonomia dell’alunno.
ANDREA FACOETTI
 Ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia Generale
dell’Università di Padova.
 Docente di Neuropsicologia dello Sviluppo e della Riabilitazione e di
Neuroscienze presso l’Università di Padova.
 Autore di numerose pubblicazioni scientifiche sui meccanismi
attenzionali e diversi disturbi dello sviluppo (dislessia, discalculia,
disturbi specifici del linguaggio e autismo).
Il ruolo dei meccanismi attenzionali nell’apprendimento della lettura:
evidenze riabilitative e longitudinali
Gli action video games
GLI ACTION VIDEO GAMES
 I videogiochi d'azione siano in grado di migliorare le capacità
attenzionali e percettive anche dei bambini dislessici, e di attenuare così
il deficit di attenzione visuo-spaziale identificato come una delle cause
del manifestarsi della dislessia.
 Per attenzione spaziale visiva si intende la capacità del nostro sistema
visivo di filtrare, nel momento in cui si compie una determinata attività,
l’informazione rilevante rispetto a quella irrilevante, capacità che gioca un
ruolo fondamentale quando il bambino impara a leggere.
 Il soggetto che gioca a un action videogame non può prevedere da dove
arrivino questi stimoli; il bambino deve colpire bersagli in movimento,
coordinando molto velocemente la percezione con l’azione.
STEFANO FRANCESCHI
 Psicologo, Centro Studi Erickson, Trento.
 Centro di Neuropsicologia Clinica dello Sviluppo
CentralMente, Ascoli Piceno.
Individuazione precoce dei DSA e
laboratori di potenziamento per una didattica inclusiva
Identificazione precoce
IDENTIFICAZIONE PRECOCE
 L’identificazione precoce delle condizioni di rischio è possibile.
 Lo screening non serve per etichettare ma per modificare il decorso
della storia evolutiva dei ragazzi.
 SPEED è uno strumento di screening per l’individuazione precoce del
rischio di dislessia e di altri DSA.
Esso infatti consente di valutare nei bambini dell’ultimo anno della
scuola dell’infanzia lo sviluppo della conoscenza delle lettere, che nella
letteratura internazionale è considerato tra i migliori predittori del
successivo apprendimento della letto-scrittura.
 GiADA è una piattaforma multimediale che consente la
somministrazione di prove di valutazione delle abilità di apprendimento
e l'utilizzo di materiali didattici ed esercizi multimediali mirati per il
recupero e il potenziamento.
Workshop
 Difficoltà ortografiche e uso strategico dei dettati
 Gruppo dei pari e apprendimento cooperativo come strategia
compensativa per i BES
 Tavola rotonda sui Bisogni Educativi Speciali (BES). La scuola
dopo le direttive ministeriali
Difficoltà ortografiche e
uso strategico dei dettati
 Monja Tait (Psicologa, formatrice, Centro studi Erickson)
 Graziella Tarter (Logopedista, APSS Trento)
Obiettivo del Workshop:
 Sottolineare l’utilizzo dello strumento didattico del
dettato quale mezzo finalizzato e specifico per
l’apprendimento ortografico e non solo per la verifica.
Molte delle difficoltà di apprendimento che si rilevano nelle classi non sono
conseguenza di un disturbo specifico dell’apprendimento ma derivano da immaturità
transitorie o da difficoltà attribuibili alle metodologie didattiche utilizzate.
In tutti questi casi un intervento sulle difficoltà ortografiche risulta molto
incisivo, riuscendo a modificare in modo sostanziale le situazioni di iniziale criticità.
Il recupero didattico è possibile tramite l’uso del DETTATO, uno strumento
didattico ben conosciuto dagli insegnanti ma utilizzato quasi esclusivamente per la
verifica dell’apprendimento ortografico.
Al fine di individuare le tipologie di intervento da porre in atto, è necessario rilevare
il livello della classe e/o dei singoli bambini classificando gli errori possibili in tre
categorie:
• gli errori fonologici (F) che fanno riferimento ad un’insufficiente acquisizione
della fase alfabetica e, parzialmente, ortografica (es. cata per carta, pesi per pesci,
patatate per patate…);
• gli errori non fonologici (NF) che fanno riferimento ad un’insufficiente
acquisizione della fase ortografica e lessicale (es. carlo per Carlo, lalbero per
l’albero, la bete per l’abete,…);
• una terza categoria denominata errori altri (A) relativa al raddoppiamento
consonantico e all’uso dell’accento.
Il dettato per apprendere serve per insegnare (esercitare, automatizzare) ciò che
ancora non è appreso o ciò che è appreso ma non ancora consolidato.
Per far questo l’insegnante durante la dettatura deve ricordare al bambino il tipo di
errore nel quale può incorrere o il tipo di regola da applicare: questo è il DETTATO
A PREVENZIONE D’ERRORE.
Gruppo dei pari e apprendimento cooperativo
come strategia compensativa per i BES
 Anna La Prova (Psicoterapeuta, formatrice, Edizioni Centro
Studi Erickson, Trento e Fondatrice Centro Studi FORePSY,
Roma).
Obiettivo del Workshop:
 Presentare la metodologia dell’Apprendimento
Cooperativo come particolarmente adatta al bisogno di
“raggiungere” quante più individualità possibili. Attraverso il
gruppo dei pari, infatti, si possono implementare percorsi
didattici inclusivi e “compensare” alcuni deficit specifici…
L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO è un metodo di insegnamento–apprendimento.
Il gruppo è al servizio dell’individuo che viene valorizzato nella competenza che ha.
Ognuno infatti ha un’abilità che può essere messa al servizio del gruppo.
Il gruppo deve essere formato da tre o al massimo da quattro persone. Nel piccolo
gruppo ognuno possiede una risorsa che può essere utile per il raggiungimento
dell’obiettivo comune.
Il lavoro deve essere ben strutturato. L’insegnante è un facilitatore, non è più
centro della scena ma dietro alle quinte che organizza il lavoro.
È utile partire da una domanda stimolo attivando così l’intelligenza logicomatematica, in quanto l’alunno è una risorsa da attivare e non un contenitore da
riempire.
I gruppi cooperativi espongono e proteggono allo stesso tempo, quindi costringono
tutti a partecipare. Nel gruppo l’allievo con BES può vedere compensata la propria
difficoltà grazie al compagno, senza l’aiuto di tecnologie particolari.
Tavola rotonda sui Bisogni Educativi Speciali.
La scuola dopo le direttive ministeriali.
 Dario Ianes (Libera Università di Bolzano), Luigi D’Alonzo
(Università Cattolica di Milano), Roberta Caldin (Università di
Bologna), Raffaele Ciambrone (MIUR), Patrizia Gaspari
(Università di Urbino), Alain Goussot (Università di Bologna),
Raffaele Iosa (Ispettore Scolastico, Regione Emilia-Romagna),
Pasquale Molinterni (Università di Roma Foro Italico), Salvatore
Nocera (Federazione Italiana per il superamento dell’HandicapFISH e Osservatorio Scolastico dell’Associazione Italiana
Persone Down-AIPD).
Obiettivo del Workshop:
 Riflettere sull’impatto che le nuove norme sui BES hanno
rispetto a: raccordo tra la progettazione personalizzata e la
programmazione di classe; clima d’aula; peso scolastico delle
certificazioni sanitarie; formazioni dei docenti;
collegamento tra la scuola e le reti sul territorio.
Alunni con BES: riflessioni sulla nota MIUR del 22.11.2013 – Dario Ianes
http://www.youtube.com/watch?v=LabxcTIc17s
Abbiamo deciso di concludere il nostro resoconto riportando alcune citazioni
tratte dalla Mozione finale del Convegno in quanto ritenute validi spunti di
riflessione circa la figura dell’insegnante all’interno della dimensione scuola in
stretto rapporto con le scelte politiche attuate e l’ottica valoriale della società
attuale.

“Nonostante tutto, continuiamo a essere convinti che in questi momenti serva il
pensiero e non il lamento.

Nonostante tutto, infatti, crediamo che abbiano ancora senso inconfutabile l’idea e
la pratica che solo una scuola capace di accogliere tutti e di pensare al futuro per il
loro ingresso nel mondo degli adulti, abbia titolo a chiamarsi scuola.”

“Il futuro del Paese è legato alla cultura e alla civiltà che sa produrre. Dare quindi, o
meglio ridare, fiducia alla scuola non è uno slogan, ma un’esigenza strategica.

La fiducia riparte dal riconoscimento del ruolo sociale degli insegnanti e dal loro
pregevole impegno.”

“È indispensabile che in ogni atto della governance del sistema formativo siano
rispettate e valorizzate la flessibilità, la territorialità orizzontale, la creatività
professionale come leve della qualità.”
“… una flessibilità dei curricoli, degli insegnamenti, delle didattiche, come
pratica effettivamente inclusiva, superando la tradizione trasmissiva,
monodirezionale, per una pedagogia dell’eterogeneità, che offra a tutti non le
stesse cose nello stesso momento, ma le cose giuste per tutti e ciascuno.”
Si rimanda alle prove INVALSI e alle diagnosi per il riconoscimento di alunni
con BES o con DSA per notare: “Il rischio di una diffusa medicalizzazione che
riduce la persona a sintomo e si contrappone all’educativo con la cultura della
terapia.”
“Per questo è necessario che l’ICF, come modello bio-psicosociale in chiave
educativa, diventi il principale strumento di individuazione dei percorsi inclusivi
per tutti e insieme la base per la gestione delle risorse economiche, del personale
e degli strumenti.”
“Per migliorare, quindi, è indispensabile che:
Parlamento e Governo avviino e attuino la normativa sulla formazione iniziale di
tutti i futuri docenti curricolari sulle didattiche inclusive,
sia concretamente attuata la formazione obbligatoria in servizio,
sia riaffermato l’impegno obbligatorio dei docenti curricolari nella presa in carico
del progetto inclusivo degli alunni con disabilità, per evitare l’esclusiva delega
all’insegnante di sostegno.”
Infine:
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la
politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Don Milani
Scarica

didattica inclusiva