Progetto SICENEA - Sicilia Educarsi al futuro –
A.s. 2007/2008
I problemi della desertificazione nel territorio siciliano
“Nel mondo c’è abbastanza
per i bisogni di tutti, ma
non per l’ingordigia di
alcuni”
Gandhi
Classe III A
Scuola Secondaria di I° Grado “ Giosuè Carducci” Palermo
Mappa dei contenuti
FATTORI ANTROPICI
•Cattiva gestione delle
risorse naturali
(agricoltura, pressione di
pascolamento)
CAUSE NATURALI
•Cambiamenti
climatici;
•Cattiva gestione delle acque
•Morfologia del
territorio
•Urbanizzazione e
realizzazione delle
infrastrutture di trasporto
• Il significato di “desertificazione”
•
I numeri della desertificazione
CONSEGUENZE
QUALI SOLUZIONI ?
La desertificazione è una tra le più gravi priorità ambientali che interessano i
territori aridi, semi-aridi e sub-umidi del Mediterraneo.
nel 1984, secondo l’UNCCD (Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta
alla Desertificazione) la desertificazione è stata definita a livello
internazionale come il processo che porta ad un “degrado irreversibile dei
terreni coltivabili in aree aride, semiaride asciutte sub-umide in conseguenza
di numerosi fattori, comprese le variazioni climatiche e le attività umane” .
La desertificazione è, un processo molto complesso, che consiste nella
progressiva perdita di fertilità e capacità produttiva dei suoli, fino agli
estremi risultati in cui i terreni non possono più ospitare organismi viventi. Si
tratta di fenomeni spesso, per fortuna, molto lenti, ma che anche nelle fasi
intermedie, ancor prima dell’eventuale drammatico epilogo di lunghissimo
periodo del “deserto”, comportano molte conseguenze negative sulle
caratteristiche dei suoli, in termini di capacità di sostenere la vita (compresa
quella “gestita” dall’uomo, cioè, nel nostro caso, l’agricoltura e gli
allevamenti) e contribuiscono in maniera determinante alla riduzione delle
biodiversità e della produttività biologica globale.
Spesso la parola desertificazione viene confusa con altre ad essa in qualche
modo legate. Bisogna allora subito distinguere due diversi termini, i quali, pur
avendo aspetti in comune, hanno significati profondamente diversi: “aridità”,
“siccità”.
L’aridità è definita come una situazione climatica
caratterizzata da deficit idrico permanente. Infatti, in
genere, si definiscono aride, le aree della Terra, in cui,
mediamente (nel trentennio climatico di riferimento)
cadono meno di 250 mm/anno di precipitazioni. La Sicilia
non è tra queste. In Sicilia, anche nelle situazioni meno
favorevoli (aree meridionali e sud-occidentali), non
cadono meno di 350 mm/anno, intesi come media
trentennale (clima).
La siccità può essere invece definita, come una condizione
di deficit idrico temporaneo. Possono pertanto risultare
temporaneamente siccitose, anche aree non aride. Se ad
esempio in un determinato periodo ci si attenderebbero,
climaticamente (cioè mediamente 100 mm e ne cadono 80
mm si è già in presenza di un fenomeno di siccità); se,
ancor peggio, ne cadono 50 mm si è in presenza di un
fenomeno siccitoso più severo.
I numeri della desertificazione
Nel Mondo
I territori più esposti sono quelli costituiti dalle terre aride che rappresentano oltre il 30%
della superficie terrestre, e soprattutto quelli in prossimità delle cinque più importanti aree
desertiche del pianeta che si trovano in Messico, in Africa, in Australia, in India e in Cina.
Dal 1945, quasi 2 miliardi di ettari sono stati degradati. La situazione in Africa è tra le più
preoccupanti: 494 milioni di ettari risultano degradati e si sono già trasformati in deserto 65
milioni di ettari di terre fertili
Ogni anno circa 12 milioni di ettari di terreni agrari diventano inutilizzabili.
In Europa secondo dati pubblicati nel 1998 dal rapporto dell’UNDP (United Nation
Development Program), si stima che le aree del suolo degradato siano pari a circa 219 milioni
di ettari e che il 25% delle terre interessate dall’agricoltura e il 35% circa dei pascoli sono
in questi anni a rischio.
Secondo calcoli approssimativi, attualmente circa 135 milioni di abitanti del pianeta sono
gravemente colpiti dalla desertificazione, e si prevede che il loro numero nel 2010 arriverà a
circa 180 milioni.
Secondo l’UNDP, il deterioramento delle terre aride è la minaccia principale per la
sopravvivenza dei poveri e, alla desertificazione sono direttamente riconducibili importanti
fenomeni migratori, che hanno come soggetto i cosiddetti “rifugiati ambientali”, oggi calcolati
in alcune decine di milioni di persone che sono costrette ad abbandonare le aree di origine,
divenute inospitali e improduttive.
I numeri della desertificazione
In Italia, il fenomeno è particolarmente evidente in Puglia,Basilicata,Calabria,
Sardegna e Sicilia e in misura minore nell’Italia centrale. Complessivamente si
stima che il 21,3% del territorio nazionale è interessato da fenomeni di
degrado delle terre. Nello specifico, il 4,3% ha già caratteristiche di sterilità
funzionale; il 4,7% è sensibile ai fenomeni di desertificazione; il 12,3% può
essere considerato vulnerabile alla desertificazione.
La Sicilia per la sua particolare posizione al centro del Mediterraneo, assume
una crescente importanza per lo studio dell’evoluzione del fenomeno della
desertificazione e tra le regioni italiane è quella a più alto rischio. Il 43,22%
del territorio siciliano è a rischio “molto elevato” di desertificazione mentre
per il 30,79% il rischio sarebbe “elevato” e solo per lo 0,25% del territorio
siciliano “basso”.
L’impatto è previsto con maggiore intensità nelle province di Ragusa, Siragusa,
Enna, Trapani e Agrigento; tra queste le province di Enna, Caltanissetta e
Trapani sono quelle più sensibili
Carta delle aree vulnerabili della desertificazione
I numeri della desertificazione
Il tema della desertificazione è un argomento affrontato anche dalla
Regione Siciliana che, grazie al lavoro congiunto realizzato
nell’ambito del Programma di Iniziativa Comunitaria (PIC) INTERREG
IIC dagli Assessorati Agricoltura e Foreste e Territorio e
Ambiente, con la collaborazione del Centro di Telerilevamento
Mediterraneo, ha elaborato qualche anno fa una proposta
metodologica per la redazione di una “Carta delle aree vulnerabili al
rischio di desertificazione in Sicilia”, utilizzando alcuni degli
indicatori più importanti: indice di aridità, indice di siccità, indice di
perdita di suolo (aggressività delle precipitazioni, copertura
vegetale, erodibilità dei suoli, pendenza)
Carta delle aree vulnerabili
alla desertificazione in Sicilia
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Aridità e siccità
Piovosità:
La Terra ha la febbre!!
 Scarsezza
Intensità e distribuzione
Indici semiempirici
Conseguenze
La desertificazione trova alcune delle sue principali cause nei fenomeni di
natura climatica. Sia l’aridità che la siccità sono due importanti cause dirette
di desertificazione del territorio, in quanto lo rendono meno ospitale per gli
organismi viventi. Ma anche perché, indirettamente, se le coperture vegetali
trovano, come avviene nelle zone aride e/o siccitose, difficoltà di sviluppo e
sopravvivenza, esse potranno proteggere meno efficacemente il suolo nei
confronti dei fenomeni erosivi.
Diversi studi condotti recentemente in Italia nell’ambito di specifici progetti
sull’impatto dei cambiamenti climatici in agricoltura confermano d’altronde tali
tendenze rilevate a livello internazionale.
In particolare, mentre per le temperature risulta confermato in tutte le
regioni del nostro Paese un aumento medio di circa 1 °C per secolo a partire dal
1865, per le precipitazioni la situazione è molto più diversificata nell’ambito
del territorio nazionale.
La Sicilia, secondo tali studi di lungo periodo (l’analisi in tal caso inizia dal
1750) condotti su un paio di stazioni della nostra Isola, risulterebbe
interessata da una situazione stazionaria o di lievissimo trend positivo.
Piovosità: scarsezza, intensità e distribuzione
Gli undici anni più caldi di questo secolo si sono verificati dopo il 1980 mentre
il 1995 è in assoluto l’anno più caldo. Ma quali saranno gli effetti di tale
riscaldamento? L’aumento delle temperature causa una maggiore
evaporazione, per cui i suoli tendono a seccarsi più rapidamente. Maggiori
quantità di acqua disponibile nell’atmosfera significa anche più precipitazioni.
I segnali di quanto appena detto sono già stati misurati: negli Stati Uniti le
precipitazioni sono aumentate del 6% mentre la frequenza delle precipitazioni
violente e dei fenomeni intensi è aumentata del 20%.
Tutto ciò significa che le precipitazioni (anche se in quantità maggiori)
saranno concentrate in pochi eventi di maggiore intensità.
Questo oltre a provocare disastri, molto spesso anche a causa del delicato
equilibrio geologico del nostro territorio, avrà un’azione desertificante sul
territorio, in quanto l’effetto del ruscellamento dell’acqua in superficie,
impoverisce il suolo delle sostanze organiche.
Grafici sulle riduzioni delle
precipitazioni in Sicilia
I grafici presentati illustrano chiaramente come in Sicilia, nel corso dell’ultimo ottantennio si sia assistito
ad una netta riduzione delle quantità di precipitazioni totali annue, e gli stessi alti valori annui registrati
nel 2003, 2004 e 2005 (parte) per quanto possano sembrare in controtendenza si inseriscono in tale
contesto di tendenza di “lungo periodo”.
- Analisi di un ottantennio
(1921-2000) di dati di
precipitazioni su 150 stazioni
meteorologiche della Sicilia.
Andamento in 6 trentenni
consecutivi (medie mobili).
- Analisi di un ottantennio
(1921-2000) di dati di
precipitazioni su 150
stazioni meteorologiche
della Sicilia. Andamento in
8 decenni consecutivi.
- Analisi di un
cinquantennio di
dati di
precipitazioni su
150 stazioni
meteorologiche
della Sicilia.
Ma ciò che spesso non si comprende bene è il danno che potrà venire dall’eventuale, ma
anche qui plausibile e confermato dagli stessi studi prima citati, maggiore frequenza ed
intensità degli eventi pluviometrici estremi. Quanto accaduto ad esempio nell’ultimo
recente grande episodio alluvionale che ha interessato la Sicilia (in alcune zone della
provincia di Siracusa, nella notte a cavallo tra il 16 e 17 settembre 2003, in 7 ore sono
caduti circa 450 mm, cioè ben oltre la metà del valore medio annuo della stessa
provincia, pari in media a circa 650 mm) ha fatto dire a qualcuno che non è poi così vero
che si va incontro alla desertificazione se accadono tali eventi. Invece, i fenomeni
intensi di precipitazione sono proprio una delle più importanti cause di desertificazione, e
poco giova sapere che essi innalzeranno, per quell’ anno in cui si sono verificati, i valori
delle precipitazioni totali fino ai livelli teoricamente ottimali per la vita e per
l’agricoltura.
Tenendo conto della previsioni climatiche della temperatura, ottenute dal
modello dinamico del Goddard Institute for Space Study (GISS) della
NASA, sono stati previsti scenari climatici per la Sicilia intorno al 2010 ed
intorno al 2030.
Tali scenari sono basati su due semplici indici semiempirici:
-l’Indice di DE MARTONNE, che concerne le condizioni di aridità del
suolo;
l’Indice di CROWTHER che riguarda un bilancio fra precipitazione ed
evaporazione ed è anch’esso, quindi, attinente alle condizioni di aridità.. I
risultati ottenuti, visibili nelle successive diapositive, mostrano una Sicilia
drammaticamente avviata a divenire sempre più arida.
-
Confronto tra i due indici
L’empirismo (dal greco εμπειρια-esperienza) è la
corrente filosofica, nata nel Seicento in
Inghilterra, secondo cui la coscienza umana deriva
esclusivamente dai sensi o dall’esperienza.
P
ID = ------T+10
Questo indice è
talora usato per
fini di climatologia
agricola allo scopo
di individuare,
nelle grandi linee,
le condizioni di
aridità del suolo.
L’autore,in seguito
a numerose e
prolungate analisi,
ha stabilito la
seguente
classificazione
agroclimatica
P = precipitazione totale annua in mm.
T = temperatura media annua in °C
ID < 5 : zone desertiche
5 < ID <10 : regioni limitrofe con vegetazione
molto povera
10 < ID < 15 : semiaridità; è richiesta irrigazione
abbondante e continua
15 < ID < 20 : formazione erbacee ed alberi,
è richiesta irrigazione
20 < ID < 30 : acqua di scorrimento; irrigazione
opportuna
ID > 30 : acqua abbondante; eventuale
irrigazione stagionale
Indice di DE MARTONNE
1951-1990
ID < 5
5 < ID < 10
10 < ID < 15
15 < ID < 20
20 < ID < 30
ID > 30
Indice di DE MARTONNE
2010
ID < 5
5 < ID < 10
10 < ID < 15
15 < ID < 20
20 < ID < 30
ID > 30
Indice di DE MARTONNE
2030
ID < 5
5 < ID < 10
10 < ID < 15
15 < ID < 20
20 < ID < 30
ID > 30
IC = P - 3,3 T
Questo indice nelle
grandi linee, e per una
vasta gamma di suoli
esprime la differenza
fra precipitazione ed
evapotraspirazione. Per
P=3,3 T si ha un
perfetto equilibrio, per
P<3,3 T si va in
condizioni di sofferenza,
al contrario per P>3,3
T. Ovviamente la
sofferenza è tanto
maggiore, quanto più P è
minore di 3,3 T. Qui è
riportata la scala di
valori adottata
dall’autore in relazione
alle condizioni stimate
del suolo
P = precipitazione totale annua in cm.
T = temperatura media annua in °C
IC < -30 : zone desertiche o limitrofe
-30 < IC < -15: semiaridità, è necessaria
irrigazione abbondante e continua
-15 < IC < 0 : formazioni erbacee ed alberi, è
richiesta irrigazione
0 < IC < 15 : modeste condizioni di umidità,
irrigazione opportuna
15 < IC < 40 : apprezzabile acqua di scorrimento
irrigazione stagionale
IC > 40 : molta acqua
Indice di CROWTHER
media 1951-1990
IC < -30
-30 < IC <-15
-15 < IC < 0
0 < IC < 15
15 < IC < 40
IC > 40
Indice di CROWTHER
2010
IC < -30
-30 < IC <-15
-15 < IC < 0
0 < IC < 15
15 < IC < 40
IC > 40
Indice di CROWTHER
2030
IC < -30
-30 < IC <-15
-15 < IC < 0
0 < IC < 15
15 < IC < 40
IC > 40
Indice
De Martonne
Confronto tra i due indici
semiempirici
1951-1990
2010
2030
Indice
CROWTHER
Le serie storiche italiane più affidabili in questo campo risalgono al secolo scorso,
come nel caso della temperatura, e riguardano settantacinque serie di precipitazioni
giornaliere relative al periodo dal 1951-1996, dalle quali si evidenzia che in questi
ultimi 50 anni circa:
- le precipitazioni totali sono diminuite in tutto il territorio nazionale con maggiori
riduzioni nelle regioni centro-meridionali, rispetto a quelle settentrionali
- il numero complessivo dei giorni di pioggia in tutto il territorio nazionale è diminuito
di circa 14% senza significative variazioni fra regioni settentrionali e regioni centromeridionali,
- a livello stagionale si riscontra, in generale e per tutte le regioni, che la riduzione dei
giorni di pioggia è molto più elevata nella stagione invernale rispetto alle altre stagioni;
- a livello stagionale si riscontra, inoltre, una tendenza generale e per tutte le regioni,
all’aumento dell’intensità delle precipitazioni e ad una diminuzione della loro durata:
- l’aumento dei fenomeni siccitosi riguarda tutte le regioni italiane, ma la persistenza
dei periodi di siccità è diversamente distribuita: nelle regioni settentrionali la
persistenza è maggiore in inverno, mentre nelle regioni meridionali la persistenza è
maggiore in estate.
Gli andamenti osservati in Italia sono solo parzialmente analoghi con gli andamenti
osservati a livello globale. Ciò è dovuto alla particolare climatologia della regione
mediterranea e all’evoluzione a più a grande scala che sta subendo tale climatologia.
Infatti, gli studi in corso mostrano una variazione della frequenza e della persistenza
dei cicloni extratropicali sul bacino del mediterraneo ed una accelerazione della
velocità e della intensità del ciclo idrologico complessivo mediterraneo. A tal proposito
citiamo il caso delle trombe d’aria e delle trombe marine in Sicilia. A fronte di una
casistica che prevede 1 o due eventi all’anno, nel 2004 si sono sviluppati almeno
quattro fenomeni tutti documentati.
La temperatura media annuale tenderà a crescere ad un ritmo compreso fra 0.1° e
0.4°C per decennio e tale crescita risulterà più marcata sull'Europa nord orientale (in
particolare la penisola scandinava e la Russia occidentale) e sul Mediterraneo (in
particolare Spagna, Italia e Grecia), ma meno marcata nell'Europa nord occidentale (in
particolare: Isole Britanniche e Francia). A livello stagionale, invece, il riscaldamento
invernale sarà più accentuato lungo una direzione ovest-est che va dall'Europa
centrale a quella orientale (dalla Francia alla Russia), mentre il riscaldamento estivo
sarà più marcato lungo una direzione nord sud che va dalla Scandinavia all'Italia.
Inoltre tenderà a diminuire sia la lunghezza della stagione invernale, sia la frequenza
degli estremi di freddo in inverno. Viceversa, tenderà ad aumentare sia la lunghezza
della stagione estiva, sia la frequenza degli estremi di caldo in estate.
Alcune conseguenze dei cambiamenti climatici
Il mare e le coste
Al livello di macrosistema ambientale, l’aumento della temperatura sta provocando lo
scioglimento dei ghiacciai continentali e di quelli di Artico e parte dell’Antartico che
contribuirà all’innalzamento del livello del mare, la conseguenza diretta è l’aumento
dell’intensità delle mareggiate che amplifica il fenomeno dell’erosione.
In Sicilia il mare in 30 anni ha “divorato”, in larghezza, mediamente 80 metri di
spiaggia. Il fenomeno della costa che arretra è preoccupante nelle province di
Messina, Agrigento, Palermo e Ragusa. Il 20% delle spiagge siciliane è già in fase di
avanzata erosione. Inoltre l’aumento del livello del mare favorisce l’infiltrazione di
acqua marina nelle falde acquifere sotterranee e lungo i corsi superficiali, con riflessi
negativi sulla produttività agricola (innalzamento del contenuto salino nelle acque atte
alla irrigazione)
Il Mediterraneo presenta buona parte delle caratteristiche dei mari tropicali. La
comparsa di alcune specie di barracuda alle Eolie e nello Stretto di Messina, ma anche
le vongole “filippine” sono uno dei tanti esempi della modificazione della fauna marina
L’aumento della temperatura dell’acqua provoca una maggiore crescita di alghe e
cianobatteri nei laghi e la migrazione di alghe tossiche in prossimità delle coste
italiane
Alcune conseguenze dei cambiamenti climatici
Rischi per la salute
La popolazione italiana è stata colpita dalle ondate di calore, e lo sarà ancora
di più in futuro con una media del 3% di aumento della mortalità per ogni grado
di aumento di temperatura.
Potranno presentarsi sempre più frequentemente:
-patologie legate all’acqua per l’aumento di inondazioni e conseguente
danneggiamento delle fognature e contaminazione delle acque reflue;
- casi di infezioni di salmonella (sono cresciuti del 5-10%)
-intossicazioni da alghe e cianobatteri tossici
-disturbi allergici per le fioriture più precoci e l’aumento di nuove specie di
piante allergizzanti
-malattie come la febbre del Nilo occidentale e la Leishmaniosi
La morfologia
Esistono anche fattori naturali, caratteristici del territorio
italiano, che contribuiscono all’innesco dei processi di degrado del
terreno per esempio:
-la pendenza che riduce la capacità di assorbimento del terreno;
-l’esposizione solare dei versanti meridionali;
-la tipologia di copertura vegetale, caratterizzata da specie che
tendono ad assorbire molta acqua dal terreno e a perdere umidità
attraverso l’evaporazione
- lo spessore del suolo; suoli sottili su forti pendenze sono vulnerabili
se non coperti da vegetazione protettiva
Cattiva gestione delle risorse naturali: agricoltura
Tra le molteplici cause che favoriscono il processo di desertificazione ci sono quelle
riconducibili ad errate pratiche usate nell’agricoltura quali:
-la sostituzione delle tecniche agricole tradizionali a favore delle tecniche
dell’agricoltura moderna;
-l’introduzione di specie forestali non autoctone ( si ricorda il largo ricorso
all’Eucalipto, nota pianta idrovora)
-la distruzione della macchia mediterranea;
-l’impiego massiccio di imput chimici per esempio nelle produzioni in serra del
marsalese e del ragusano, o nella zona di Canicattì per la produzione di uva da tavola o
in generale nelle aree agrumicole e orticole intensive deteriora l’integrità, l’equilibrio e
quindi la qualità chimico-fisica e soprattutto biologica dei suoli;
- le monoculture, per esempio la diffusa coltivazione del grano duro e il basso utilizzo
delle rotazioni;
-la pratica abitudinaria degli agricoltori di lavorare secondo linee di massima pendenza
che, anche con un solo evento piovoso di alta intensità, favorisce l’erosione di diverse
tonnellate della parte superficiale del suolo, quasi sempre la più fertile
Cattiva gestione delle risorse naturali:
agricoltura e salinizzazione
A queste si uniscono l’abbandono del territorio rurale e il processo di
salinizzazione lungo le aree costiere. L’aumento della salinità è dovuto alla
risalita capillare ed all’utilizzo di acque ricche in sali, a causa del crescente
fenomeno di intrusione di acque marine nelle acque dolci sotterranee, a sua
volta determinato dal massiccio emungimento, spesso incontrollato, di queste
ultime. A questo proposito è stato appurato come, in alcune aree della pianura
di Licata, l’impiego di acque saline a fini irrigui, in mancanza di risorse idriche,
abbia condotto nell’arco di tempo variabile da 8-10 a 16-20 anni ad un accumulo
di sali solubili e di sodio che va ben oltre le soglie che definiscono i suoli salini
e alcalini. In questa situazione si ha una notevole crisi della loro capacità
produttiva con rilevanti ripercussioni sui raccolti.
Inoltre un drenaggio imperfetto, legato alla presenza di strati impermeabili,
quali possono essere quelli argillosi, spesso presenti nel sottosuolo siciliano,
causa il permanere, in prossimità della superficie, di acqua di scarsa qualità.
Cattiva gestione delle risorse naturali:
pressione di pascolamento
Anche la presenza di pascolamento intenso è un indice di
sensibilità o di aggravamento del rischio di degradazione del
suolo per erosione. Infatti un eccessivo carico di bestiame
ostacola la funzione vegetativa e riproduttiva delle specie
poliennali. Inoltre l’eccessivo e ripetuto calpestio degli animali,
determina compattamento del terreno, asfissia radicale, ristagni
idrici, con la conseguente riduzione del numero di piante per
unità di superficie e, quindi, in ultima analisi, porta ad una minore
protezione nei confronti dei processi erosivi a carico dei suoli.
Cattiva gestione delle acque
In Italia le disponibilità idriche sono da 2 a 6 volte maggiori di quelle osservate in
molti paesi del bacino mediterraneo. Se si considera il consumo netto del territorio
italiano, il settore agricolo è quello che consuma più acqua, seguito da quello civile.
Più dei due terzi dell’acqua utilizzata dall’agricoltura servono per l’irrigazione,
mentre il terzo rimanente è utilizzato dalle industrie agro-alimentari e dalla
zootecnia. Le risorse idriche sotterranee possono ritenersi abbondanti, anche se
sono diversamente ripartite sul territorio. Dalle falde si preleva la maggior parte
dell’acqua destinata all’uso potabile e industriale, ma anche all’irrigazione, come
avviene spesso in molte regioni del Sud.
Rispetto alla norma, negli ultimi decenni si è registrata una diminuzione delle piogge
durante il periodo invernale che, oltre alle conseguenze dirette sulle colture, hanno
provocato perdita della fertilità a causa della mancata lisciviazione dei sali
accumulati nel terreno.
Ne consegue una sempre maggiore richiesta di irrigare i terreni e di cattive
pratiche di gestione: mancato utilizzo di sistemi irrigui efficienti, coltivazioni di
specie che necessitano di un elevato apporto di acqua, perdite nelle condutture,
prelievi abusivi, ecc…
Urbanizzazione e realizzazione delle
infrastrutture di trasporto
La cementificazione, le opere civili (strade, ponti, ferrovie
ecc..) le varie discariche (anche quelle inerti), sottraggono
porzioni di terreno agli esseri viventi.
Per quanto riguarda la perdita di suolo per urbanizzazione,
una recente indagine condotta nella piana di
Buonfornello(località vicina all’area industriale di Termini
Imerese) estesa 1670 ettari, ha evidenziato come nel
quarantennio compreso tra il 1956 e il 1996, il 41% dei suoli
della piana siano stati sottratti per sempre alla loro
funzione produttiva. Inoltre questa espansione urbanistica
è avvenuta a discapito dei suoli migliori mentre quelli meno
produttivi sono stati poco interessati da questo problema
Conseguenze della desertificazione
Una terra desertificata cessa di produrre, e, soprattutto nelle aree rurali
e povere del sud del mondo, dove la sopravvivenza della popolazione
dipende direttamente dall’agricoltura, porta FAME e POVERTA’.
Inoltre la povertà costringe la popolazione a una pressione eccessiva sulle
terre, accelerandone il degrado.
Desertificazione è inoltre causa di un vero e proprio ESODO di individui
che fuggono da terre incapaci di nutrirli, alla ricerca di una vita migliore.
Li chiamiamo profughi ambientali: 135 milioni di individui secondo
l’UNCCD, che rischiano a breve di rimanere senza terra e senza casa e
che oggi costituiscono il 95% delle migrazioni totali.
In alcuni paesi inoltre la desertificazione significa anche CONFLITTO. Da
anni in alcuni paesi, allevatori nomadi, in cerca di acqua e pascoli per le
loro greggi, lottano con gli agricoltori stanziali in perenne “caccia” di suoli
coltivabili.
Cosa fare
Sono necessarie strategie su scala nazionale e mondiale che definiscano azioni integrate
di prevenzione e mitigazione della desertificazione ma, soprattutto, mettano l’uomo, la
tutela della vita e dell’ambiente in cima alle priorità della politica. Non a caso le Nazioni
Unite hanno ritenuto opportuno intraprendere iniziative per aumentare la consapevolezza
su questa tematica, proclamando il 2006 l’anno dei deserti e della desertificazione. Noi
abbiamo qui di seguito indicato alcune delle priorità:
Utilizzare sistemi di produzione agricola compatibili con l’ambiente;
Adottare un codice di buona pratica in tutte le aree d’ intervento agricolo, zootecnico e
agro-forestale;
Riforestare la Sicilia per assorbire l’anidride carbonica in eccesso, fermare la
desertificazione del suolo, mitigare le temperature e preservare le preziose riserve
idriche;
Pianificazione delle colture e razionalizzazione delle attività irrigue;
Controllare la pressione delle attività turistiche sulle aree più vulnerabili.
Conoscere e salvaguardare il suolo, per le generazioni future, è un imperativo
categorico. Ancora oggi, tuttavia al problema della desertificazione dei suoli viene
riservata una scarsa attenzione attribuibile ad un processo indubbiamente più
pericoloso: quello della desertificazione culturale
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Desertificazione