giuseppina trifiletti
INTRODUZIONE
• Nietzsche
PRIMA METÀ DEL ‘900
• Il Neopositivismo
• Einstein
• I quanti di energia
• Il paradosso EPR
• I teoremi di Gödel
SECONDA METÀ DEL ‘900
• Perdita di previsione e di spiegazione
• Carlo Ginzburg
• Il teletrasporto
• Che cosa è l’informazione?
• Dall’Informazione allo Spirito
CONCLUSIONE
• La Teologia è una scienza?
INTRODUZIONE
NIETZSCHE
Nietzsche aveva polemizzato con il meccanicismo e con il
positivismo ottocentesco e con tutto ciò che voleva rendere
simile e calcolabile quello che invece è per sua natura
eterogeneo e non calcolabile.
” Il pensiero del giorno”, come lui stesso lo chiamò, ricerca
nella natura un senso e una razionalità che non ci sono.
Egli invece ritenne il pensiero notturno più adatto a scrutare
la profondità e la complessità del mondo proprio perché non
pretende di renderlo più semplice e meno inquietante.
Il filosofo profetizzò la caduta di tutti i valori
entro i due secoli seguenti.
Nietzsche morì nel 1900.
Egli aveva preannunciato il nichilismo.
La filosofia del novecento è pervasa da
questo atteggiamento nichilista
e anche per questo motivo sono emerse
un’idea della verità e una comprensione
della realtà più ricche di sfaccettature.
Pare di poter riconoscere anche
nella scienza la crisi delle
certezze che il filosofo aveva
previsto nella cultura che sarebbe
seguita.
PRIMA METÀ DEL ‘900
Dio non
gioca a
dadi con
l'universo
Einstein
Smettila di
dire a Dio
che cosa
deve fare!
Bohr
http://www.lucevirtuale.net/biografie/introduzione.html
1858 - 1947
PLANCK
1885 - 1962
EINSTEIN
1879 - 1955
H
E
I
S
E
N
B
E
R
G
BOHR
1902 - 1976
NEOPOSITIVISMO
L’empirismo logico
e le novità
della geometria e della fisica
La realtà del mondo
La
scienza
ha
acquistato
una
nuova
consapevolezza: perduto l’ottimismo si rende conto
che la realtà è inafferrabile.
La Scienza mette in crisi il realismo più ingenuo,
quello del senso comune, per il quale accedere al
reale sembra immediato, e supera anche il
positivismo ottocentesco, con la sua fiducia radicale
nella possibilità da parte della scienza di scoprire
leggi di natura con capacità di previsione.
È il caso di sottolineare che il positivismo è
diverso dal realismo più ingenuo, perché è
una filosofia dell’esperienza,
e come tale pone l’accento sul fatto che
ogni conoscenza si riferisce esclusivamente
all’insieme delle osservazioni,
e non quindi direttamente alla realtà in sé
stessa.
Nella prima metà dl ‘900 si delinea un
indirizzo di pensiero che tiene conto delle
nuove teorie dovute ad Einstein e ai fisici
che fin dal 1900, a iniziare da Planck,
hanno dato l’avvio alla fisica dei quanti.
Si tratta dell’empirismo
neopositivismo.
logico
o
Questo nuovo indirizzo filosofico attribuisce
a sé il compito di chiarire concettualmente i
nuovi orientamenti sia della fisica che della
matematica e, tra l’altro, non ritiene sia
proprio della scienza l’attribuzione dei fatti
osservati a una realtà indipendente, pur non
negando l’esistenza di questa realtà.
Vediamo ora brevemente quali sono stati i
progressi fatti dal pensiero scientifico che
hanno destato interesse nei neopositivisti.
Nuova Fisica
I primi trent’anni del Novecento vedono la nascita
di due tra le più grandi rivoluzioni concettuali nella
storia della scienza: la relatività e la meccanica
quantistica.
Le idee alla base di queste teorie non riguardano
solo la fisica, ma invadono l'intera concezione del
mondo.
Il loro potere innovativo è paragonabile a quello
dell'invenzione della ruota, della rivoluzione
copernicana, delle teorie darwiniane, della
meccanica di Newton: nuovi strumenti pratici e
concettuali per conoscere.
Nuova geometria
Proprio nell’intento di assumere un assetto più
rigoroso, fin dall’inizio dell’ottocento nella
geometria si era delineata una crisi, e
successivamente la crisi dei fondamenti aveva
coinvolto tutta la matematica.
Prima dell’avvento delle geometrie non euclidee si
pensava che la nostra intuizione non commettesse
errori geometrici. e ci fornisse quindi l’unica
rappresentazione corretta della realtà.
Con la legittimazione delle geometrie non euclidee
si dovette rinunciare a questo rapporto immediato
tra l’intuizione e la realtà.
Geometria e spazio fisico
Dall’inizio dell’’800 si fanno avanti
geometrie diverse da quella di Euclide
TRE GEOMETRIE EQUIVALENTI
SUL PIANO DELLA VALIDITÀ,
DELLA COERENZA.
QUALE GEOMETRIA È QUELLA VERA?
Quale quella corrispondente alla realtà fisica?
Per capire come è fatta la realtà
l’esperimento non basta,
l’interpretazione dipende
anche dalla teoria utilizzata
Il Convenzionalismo
• Le geometrie sono tutte e tre vere (valide)
• Possono essere più o meno comode
• Viene
così
a cadere il principio di non
contraddizione?
No, perché se viene considerata vera una delle
tre geometrie, allora non può essere vera
nessun altra per quel modello della realtà.
Una volta scelta per una teoria una delle tre
allora restano escluse le altre.
EINSTEIN
l’ultimo fisico classico
La geometria di Einstein
Anche Einstein ritenne che la geometria fosse una
costruzione dell’intelletto che può essere sostituita
ed infatti fu da lui sostituita con la geometria di Riemann
all’interno della teoria della relatività generale.
Einstein costrinse a ripensare all’idea di spazio, ma anche
a quella di tempo.
Il Tempo di Einstein non è più il tempo assoluto di Newton,
ma è relativo al Sistema di Riferimento: la simultaneità
per Einstein divenne relativa al Sistema di Riferimento
(relativa all’osservatore). Ciò che è simultaneo per un
osservatore non lo è per un altro in moto rispetto a lui.
Einstein
una
strana
realtà
una
realtà,
ma
surreale
"Il castello sui Pirenei” di Magritte"
I QUANTI DI ENERGIA
la fisica quantistica mise in evidenza
l’inadeguatezza del determinismo e la realtà
divenne sempre meno raggiungibile.
Nel 1900 Planck ottiene una formula con cui può
prevedere il comportamento della radiazione di corpo
nero per la prima volta a tutte le frequenze. Tale
comportamento
era
ben
noto
invece
sperimentalmente da molto tempo.
La chiave sta in due idee inedite:
- l'energia nella cavità non assume tutti i valori
possibili tra uno iniziale e uno finale, ma è distribuita in
"pacchetti" o quanti;
- la seconda idea è che l'energia di un quanto è
proporzionale alla frequenza ν della radiazione e il
coefficiente di tale proporzionalità dev'essere una
nuova costante universale, oggi nota come costante di
Planck (h = 6,63 10-34 Js).
Nota Bene
• La meccanica classica descrive in modo sostanzialmente
accurato gran parte dei fenomeni meccanici osservabili
direttamente nella nostra vita quotidiana.
• Si osserva invece una considerevole discrepanza fra le
previsioni della meccanica classica e gli esperimenti per
sistemi nei quali le velocità in gioco sono paragonabili con la
velocità della luce
• Si osserva una considerevole discrepanza anche per
sistemi di dimensioni spaziali paragonabili a quelle atomiche o
molecolari (per i quali la costante fondamentale con cui
confrontarsi è la costante di Planck (6,6.10-34Js).
• In questi casi la meccanica classica viene sostituita
rispettivamente dalla meccanica relativistica e dalla
meccanica quantistica.
Principio di indeterminazione
1) L’osservatore influenza il fenomeno
Una metafora: i gufi vivono di notte. Se devo
osservare un gufo e voglio sapere dove si
trova, devo illuminarlo. Illuminandolo perdo
informazioni sul suo stato di moto, se voglio
conoscere il suo stato di moto devo illuminarlo
il meno possibile e in questo modo perdo
informazioni sulla sua posizione difficilmente
individuabile al buio.
Il principio di indeterminazione
Ahi, ma guarda
questi!!!
Perché non si
fanno i fatti loro?!?
Questi fotoni mi
hanno messo
un’agitazione!
fotoni
Per osservare qualcosa dobbiamo farlo interagire con uno strumento di
misura..
Ad esempio illuminiamo un elettrone
per osservarlo. Se colpiamo una boccia con
un’altra boccia perturbiamo il suo stato. Analogamente
i fotoni, colpendo l’elettrone, perturbano il suo stato, e
quindi non possiamo più conoscere la
sua effettiva velocità. Se invece
non lo illumino sufficientemente non
sono in grado di conoscere la sua
posizione. Posso però conoscere la
sua
effettiva
velocità.
In
conclusione: o conosco la sua
posizione o la sua velocità.
Il principio di complementarità
e il dualismo onda-corpuscolo
Il principio di complementarità descrive quella
particolare caratteristica per cui i fenomeni che
avvengono a livello atomico e subatomico hanno
un duplice aspetto: corpuscolare e ondulatorio.
Questi due aspetti non possono però mai
essere
osservati
contemporaneamente
durante lo stesso esperimento.
Fu inizialmente enunciato da N. Bohr per
conciliare il dualismo onda corpuscolo delle
particelle elementari.
L’EFFETTO TUNNEL
La particella imprigionata
passa attraverso la parete
Effetto Tunnel
Esiste una probabilità non nulla che una particella
atomica confinata in una barriera riesca, come una
pallina che attraversi le pareti di una tazzina a
fuoriuscire dalla barriera.
Esiste una probabilità non nulla anche se la sua
energia è minore del valore minimo previsto dalla
fisica classica per l’uscita dalla buca (l’energia per
saltare fuori).
Sorprendentemente (per il senso comune) la
particella si può trovare al di là della barriera, anche
se possono passare migliaia, milioni di anni prima
che l’evento si verifichi.
Il cosiddetto effetto tunnel costituisce una delle più
curiose manifestazioni della natura quantistica della
materia. La sua fenomenologia si può racchiudere in un
esempio: abbiamo di fronte a noi un muro alto diversi
metri e lo dobbiamo superare.
Apriamo il nostro libro di fisica classica, e dopo poco ci
convinciamo che l'unico modo è arrampicarci con
pazienza fino in cima, ovvero portarci a una energia
potenziale gravitazionale più alta rispetto a quella del
muro. L'arrampicata ci costerà un'energia pari al
guadagno di energia potenziale gravitazionale. Saltando
giù dalla parte opposta, riavremo indietro l'energia spesa
sotto forma di energia cinetica.
Se invece apriamo il libro di fisica quantistica,
scopriamo che c'è un altro metodo che potrebbe
funzionare: se corriamo (con fiducia...) verso il muro,
c'è una certa probabilità non nulla di riuscire ad
attraversarlo (senza demolirlo) e di ritrovarci a correre
indisturbati dalla parte opposta. Come se avessimo
attraversato un tunnel.
La nostra esperienza quotidiana ci suggerisce (anche
senza provare) che questo fenomeno non avviene mai
per gli oggetti macroscopici; viene invece osservato
sotto vari aspetti nello scenario (quantistico) delle
particelle elementari.
NB. Esiste il microscopio a effetto Tunnel …
Onda di probabilità
La particella prima di essere osservata non
ha una posizione precisa è “dissolta”
secondo un’onda di probabilità, nel senso
che, prima dell’osservazione si trova in tutti
gli stati possibili, in una sovrapposizione di
stati.
Solo quando osservo, misuro, allora la
particella compare in una precisa
posizione.
Prima dell’osservazione però non ha
una posizione definita.
Nota Bene
Anche nella fisica classica utilizziamo la probabilità.
Possiamo scommettere per esempio che il nostro amico
Piero è a casa a lavorare, ben sapendo che potrebbe anche
essere andato al cinema, ma riteniamo più probabile che sia
rimasto
a
casa
a
completare
un
lavoro.
Suoniamo il campanello e lo troviamo in casa.
Secondo la fisica classica, secondo la teoria classica della
probabilità, il nostro amico anche prima che io lo venissi a
sapere
con
certezza,
era
a
casa.
L’ignoranza era mia, ma lui aveva una precisa posizione
anche prima che io lo constatassi personalmente.
Invece la particella quantistica acquista una precisa
posizione solo dopo che ho eseguito la misura, ho
osservato cioè come stanno le cose, e solo in quel
momento le cose stanno in un certo preciso modo, prima
stavano in tutti i modi possibili.
IL PARADOSSO EPR
e l’informazione istantanea
L'esistenza di un limite di velocità per le interazioni
aveva condotto la fisica relativistica ad enunciare
un principio di località: un evento non può influire
causalmente su un altro evento se non dopo un
certo tempo finito necessario alla propagazione
del segnale.
Uno degli aspetti della fisica quantistica, più
radicalmente innovativi per la nostra visione del
mondo, fisico consiste nell'averci svelato una
radicale non-località dell'universo.
1935 - il paradosso EPR
di Einstein Podolsky e Rosen
Il termine paradosso sta solo ad indicare che quello che
viene messo in evidenza dall’esperimento concettuale di
Einstein, Podolsky, Rosen e che segue dalla Teoria
Quantistica, è una realtà paradossale, inaccettabile, ma
questo non vuol dire affatto che sia contradditoria.
Ad esempio l’ antinomia del mentitore “Io sto mentendo”,
dà origine a una vera e propria contraddizione e non
semplicemente
a
qualche
effetto
paradossale,
stravagante: se mento dico la verità, se dico la verità
allora mento.
Sembra difficile guardare le carte di Dio.
Ma neanche per un attimo posso credere che
Egli giochi a dadi e faccia uso di mezzi
“telepatici”
(come la teoria quantistica
pretende che Egli faccia)
corrente
Albert Einstein
I dubbi di Einstein
Data l’assenza di qualsiasi inconsistenza logica
nell’interpretazione di Copenaghen, e dato che
non esistono esperimenti che falsifichino le
predizioni della teoria,
il convincimento di Einstein, e dei suoi
collaboratori, era che l’incompatibilità tra la teoria
e la realtà oggettiva non poteva che essere
causata da una incompletezza della stessa
teoria.
Interpretazione di Copenaghen
L’interpretazione della meccanica quantistica si
ispira fondamentalmente ai lavori svolti da Niels
Bohr e da Werner Karl Heisenberg attorno al
1927, all'epoca della loro collaborazione a
Copenaghen, e riceve una formulazione meglio
definita soprattutto a partire dagli anni Cinquanta
del secolo scorso.
L'interpretazione
riguarda
aspetti
della
meccanica quantistica quali il principio di
complementarietà e la dualità onda-corpuscolo.
principio della causalità locale
Einstein postulava la realtà oggettiva, quella secondo
la quale il mondo esiste in uno stato definito.
Nessuna ragionevole concezione del mondo reale
poteva prescindere dall’oggettività, secondo lui.
L’idea
centrale
dell’esperimento
concettuale (EPR) è che eventi verificantesi
a grande distanza da noi non possono agire
in modo diretto e simultaneo su oggetti
ubicati vicino a noi.
Secondo Einstein e colleghi la teoria
quantistica doveva o violare il
principio della causalità locale o
essere incompleta.
Einstein dimostrò infatti che, se la
realtà è oggettiva e la teoria
quantistica completa, effetti non locali
sono
inevitabili
(comunicazioni
istantanee a distanza).
Due particelle 1 e 2 si trovano l’una vicina
all’altra. Rispetto a un punto prestabilito q1 e q2
sono le loro posizioni. Le particelle sono in moto
e i loro impulsi sono p1 e p2.
La relazione di indeterminazione di Heisenberg
permette di misurare contemporaneamente la
somma degli impulsi p=p1+p2 e la distanza
q=q1-q2. l’impulso totale si conserva.
Le due particelle interagiscono, poi la particella
2 raggiunge Londra, mentre la 1 si trova a New
York.
Sappiamo che l’impulso totale si conserva (è lo
stesso prima e dopo l’interazione).
Se misuriamo l’impulso della particella 1 a New
York e poi sottraiamo tale quantità dall’impulso
totale, deduciamo l’impulso della particella 2 che
si trova a Londra.
Analogamente se misuriamo con esattezza la
posizione della particella rimasta a New York,
poi possiamo dedurre (q=q1-q2) la posizione
della particella a Londra dato che conosciamo la
distanza tra le due.
La misurazione della posizione q1 della
particella che si trova a New York altererà
la precedente misurazione del suo
impulso,
ma in base al principio della causalità
locale (l’altra particella non può essere
influenzata da quello che accade alla
particella 1 a New York),
dovrebbe lasciare immutato l’impulso p2
che abbiamo appena calcolato.
Abbiamo quindi dedotto senza alcuna
indeterminazione sia l’impulso che la posizione
della particella 2 a Londra.
Invece per la particella 1 a New York, misurando
la posizione abbiamo perturbato il suo impulso,
che non è più quello di prima.
Per la particella a Londra non è stato perturbato
l’impulso non essendo stata eseguita su di lei
nessuna misura.
Le misure sulla particella 1 hanno determinato
lo stato della particella 2.
Abbiamo quindi misurato sia l’impulso che la
posizione con precisione, andando contro il principio
di indeterminazione di Heisenberg.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg
esclude la possibilità di misurare senza incertezza
posizione e impulso di una particella.
Basandoci sul principio della causalità locale (due
particelle
non
si
possono
influenzare
istantaneamente a grandi distanze) abbiamo quindi
conseguito un risultato la cui possibilità viene
esclusa dalla teoria quantistica, un risultato che va
contro la teoria.
Secondo Einstein, Podolsky e Rosen
La teoria quantistica è incompleta
O accettiamo che nella teoria dei quanti
ricompaia lo spettro dell’azione a distanza, che
viola il principio di causalità locale,
o la teoria stessa è incompleta ed esiste un
modo per misurare con precisione sia l’impulso
che la posizione.
Per Einstein la violazione del principio di
causalità locale era inaccettabile.
L’articolo EPR suscitò molto scalpore
L’interpretazione alternativa dell’esperimento
EPR, quella di Copenaghen, nega l’oggettività
del mondo in assenza di effettive misurazioni.
Pochi fisici sono disposti ad accettare la
possibilità di trasmissioni “telepatiche”
dell’influsso causale.
Bohr, e con lui la scuola di Copenaghen, non
optò per questa conclusione.
La scuola di Copenaghen
“la luna esiste solo se la osservi”
La tesi sostenuta da BOHR è che prima di essere
direttamente misurati, posizione e impulso della
particella 2 non hanno significato oggettivo.
Qualora poi venissero misurati si conformerebbero
alle relazioni di indeterminazione di Heisenberg,
come prescritto dalla teoria quantistica.
Contrariamente a Bohr, Einstein non poté mai
accettare l’idea di una realtà-creata-dall’osservatore.
A tutt’oggi il problema aperto dal paradosso EPR è
ancora presente e non risolto.
mutua informazione = entanglement
Scrödingher nel 1935 chiamò entanglement questa
mutua informazione tra particelle quantistiche
La questione, non risolta dal punto di vista teorico, nel
senso che ha dato origine a diverse interpretazioni sul
suo possibile significato per quel che riguarda la nostra
idea di realtà, ha trovato però, alla fine del ‘900,
applicazioni pratiche da fantascienza.
Si potrebbe affermare che il paradosso è risolto dal
punto di vista tecnologico. TELETRASPORTO
L
A
È
S
O
G
N
O
R
E
A
L
T
À
Ragazza giovane su un molo
KURT GÖDEL
• la “verità” (ciò che è valido) è più ampia dei
teoremi di una teoria formaleIn
(con maggiore precisione: in ogni teoria matematica
T sufficientemente espressiva da contenere
l'aritmetica, esiste una formula f tale che, se T è
coerente, allora né f né la sua negazione nonf sono
dimostrabili in T.)
• La coerenza di un sistema complesso non è
dimostrabile dall’interno della teoria stessa
(Nessun sistema coerente può essere utilizzato per
dimostrare la sua stessa coerenza)
Chi è sano di mente non può dimostrare di
essere sano di mente.
A questi modelli scientifici
si ispiravano i filosofi
neopositivisti,
che rinunciarono quindi
all’ingenuo modello
meccanicistico
ottocentesco.
SECONDA METÀ DEL ‘900
PERDITA DEL POTERE
DI PREVISIONE
E SPIEGAZIONE
Il potere di previsione
Di fronte alle nuove e inquietanti scoperte della
fisica,
quella classica sembrava invece aver raggiunto il
massimo della perfezione
e solo verso il 1975 ci si rese conto che sistemi
semplici, di cui sembrava essere noto tutto,
presentavano un comportamento imprevedibile.
Non stiamo parlando, ripeto, né di fisica relativistica
né quantistica, ma semplicemente di fisica classica.
Verso il 1960 si è potuto analizzare, con l’aiuto del
calcolatore, il comportamento di sistemi di cui non
è nota la soluzione delle equazioni del moto.
Ma solo successivamente si è dovuto constatare
che anche sistemi di cui si sapevano risolvere le
equazioni
avevano
un
comportamento
imprevedibile.
dal 1960
I fisici sono stati costretti a
riconoscere che il caos deterministico
e la complessità mettono in crisi il
mondo
semplice
della
scienza
postgalileiana.
Il caos deterministico non è una prerogativa di
sistemi molto complicati ma è presente già nella
fisica di pochi oggetti.
Vediamo perché.
Quando si studia un fenomeno non si parta mai
da un punto geometrico da cui emerge una
sola linea del futuro,
ma si parta in genere da una piccola macchia dato
che le condizioni iniziali non sono determinabili
con precisioni assoluta.
Da questa macchia iniziale emergono a ventaglio
linee divaricate, che fanno evolvere il sistema in
modo completamente diverso.
Consideriamo per esempio un urto perfettamente
frontale tra due sfere elastiche uguali (ad esempio
palle da biliardo), dove ogni sfera rimbalza a 180°
rispetto alla direzione iniziale.
Basterà però un piccolissimo scostamento dalla
condizione di urto frontale perché le traiettorie
siano deviate di angoli sensibilmente diversi da
180°.
Se le sfere sono più di due allora le conseguenze
di una minima perturbazione nelle condizioni
iniziali saranno notevoli dopo due o tre urti
soltanto.
Anche se si conoscono le
equazioni del moto e si sa come
risolverle,
non è possibile fare previsioni
sull’evoluzione del sistema
meglio di quanto si possa fare con
un moto casuale.
Il fisico russo Chiricov ha dimostrato che per un
sistema di palle da biliardo l’azione perturbativa
dell’interazione
gravitazionale,
dovuta
alla
presenza di una persona nella sala del biliardo, è
già sensibile dopo nove urti.
Per prevedere l’evoluzione di un sistema in un
tempo lungo a piacere è necessario conoscere le
condizioni iniziali con precisione infinita, i valori
delle posizioni e delle velocità dovrebbero essere
date con un numero infinito di cifre decimali.
Il potere di spiegazione
Accanto alla complessità dinamica del caos
deterministico, vediamo emergere una
complessità strutturale consistente nella
difficoltà, e forse nell'impossibilità di
descrivere in modo soddisfacente un
oggetto complicato riducendolo a pochi
componenti elementari.
Di questa complessità dell’oggetto ci si è
accorti cercando di costruire robot che
vedono.
Alcuni pensano che parte integrante della
struttura dell’oggetto sia la visione d’insieme,
“il tutto”,
che non è semplicemente la somma delle
parti,
così come una casa non è solo un insieme di
mattoni,
in quanto fa parte integrante di essa anche il
progetto dell’architetto.
Altri, i riduzionisti, credono però che non ci sia
nulla, per quanto complesso, che non possa
essere capito: per capire basta “sbucciare” ad una
ad una le apparenze, per mettere alla luce il nucleo
centrale che è sempre di insuperabile semplicità; è
solo questione di tempo.
La complessità apparente è secondo loro solo
semplicità organizzata.
Tutti però sono concordi nel riconoscere l’estrema
difficoltà di descrivere l’oggetto senza ambiguità. in
modo tale che una macchina possa riconoscerlo.
Alcuni problemi però restano avvolti
nella loro inestricabile, almeno per
ora, complessità.
Il problema dell’interpretazione
1. - I fatti in sé stessi non sono sufficienti
per l’accettazione o il rifiuto di teorie
scientifiche; il campo d’azione che
lasciano al pensiero è troppo ampio,
mentre i divieti della logica e delle
metodologie tradizionali sono troppo
restrittivi. Tra gli estremi c’è la sfera delle
idee umane in continuo mutamento Feyerabend
Contro il Positivismo che si
ferma ai fenomeni e afferma ”ci
sono soltanto i fatti”, direi:
2. -
no, proprio i fatti non ci sono,
bensì solo interpretazioni … Nietzsche
Carlo Ginzburg
mette in evidenza le potenzialità
del paradigma indiziario
la scienza delle tracce
oltre Galileo
Carlo Ginzburg (Torino, 1939), ha insegnato all’Università di
Bologna, ora insegna all’Università della California a Los Angeles
(Ucla)
Miti, emblemi e spie. Morfologia e storia
Il gruppo di discipline indiziarie non rientra
affatto nei criteri di scientificità desumibili dal
paradigma Galileiano.
Si tratta infatti di discipline eminentemente
qualitative, che hanno per oggetto casi,
situazioni e documenti individuali, in quanto
individuali,
e proprio per questo raggiungono risultati
che hanno un margine ineliminabile di
aleatorietà.
Tutt’altro carattere aveva la scienza galileiana, che
avrebbe potuto fare proprio il motto scolastico
individuum est ineffabile, di ciò che è individuale
non si può parlare.
L’impiego della matematica e il metodo
sperimentale, infatti, implicavano rispettivamente
la quantificazione e la reiterabilità dei fenomeni,
mentre la prospettiva individualizzante escludeva
per definizione la seconda e ammetteva la prima
solo con funzioni ausiliarie.
“le figure i numeri e i moti, ma non già né gli
odori né i sapori né i suoni, li quali fuor da
dell’animal vivente non credo che sieno altro
che nomi.”
Con questa frase Galileo imprimeva alla
scienza della natura una svolta in senso
tendenzialmente
antiantropocentrico
e
antiantropomorfico, che essa non doveva
abbandonare più.
É certo, tra il fisico galileiano
professionalmente sordo ai suoni e
insensibile ai sapori e agli odori, e il
medico
suo
contemporaneo,
che
arrischiava diagnosi tendendo l’orecchio
a petti rantolanti, fiutando feci e
assaggiando orine, il contrasto non
poteva essere maggiore.
A questo punto si aprivano due vie:
• o
sacrificare
la
conoscenza
dell’individuale alla generalizzazione
• o cercare di elaborare, magari a
tentoni, un paradigma diverso,
imperniato
sulla
conoscenza
scientifica dell’individuale.
IL TELETRASPORTO
L’ EFFETTO EPR
viene utilizzato ad esempio per
realizzare il teletrasporto
e anche in altre situazioni …
entanglement
Il teletrasporto quantistico, previsto teoricamente per la prima volta nel
1993, non descrive un trasporto di materia, ma di
informazione, l’informazione quantistica.
Un corpo verrebbe in pratica distrutto nel momento stesso della
scansione per poi essere ricostruito, sulla base delle informazioni
ricevute, in un altro luogo dove però i "componenti" dell'oggetto
erano già inizialmente presenti. Sono le "istruzioni" che vengono
così teletrasportate per ricostruire lo stato fisico.
Il teletrasporto è reso possibile da quella particolare proprietà
della fisica quantistica ricordata precedentemente, chiamata
"entanglement", e ne è la più spettacolare applicazione.
L'entanglement, traducibile ad esempio come "intrecciamento”,
descrive, come abbiamo già scritto, la possibilità di due sistemi di
avere e mantenere strane relazioni a distanza. Einstein la definì
come "azione fantasma a distanza".
Sono le "istruzioni" che vengono teletrasportate per
ricostruire lo stato fisico
CHE COSA È L’INFORMAZIONE?
la via digitale e la via analogica
della conoscenza
L’analogico e il digitale sono due modalità di
codifica dell’informazione affermatesi intorno agli
anni
’50:
esse
venivano
utilizzate
per
caratterizzare le differenze di elaborazione e di
funzionamento tra due tipi di calcolatori, quelli
analogici e quelli digitali.
In seguito alla diffusione del personal computer e
delle altre innovazioni nelle società occidentali
avanzate, è nata una contrapposizione piuttosto
netta tra le due modalità.
Un modello analogico, essendo un dispositivo
concreto, cioè sottoposto alle leggi della fisica,
avrà un comportamento continuo.
Un modello digitale sottoposto alle leggi formali di
una teoria non ha errori dovuti agli strumenti di
misura,
ma presenta limitazioni legate al fatto che la teoria
si esprime necessariamente con un numero finito
di simboli.
L’universo digitale è quello nel quale le
informazioni vengono rappresentate da stringhe di
0 e 1.
La macchina di Turing
honsell
È sconcertante quanto sia elementare e quanto
tutto sommato sia assolutamente arbitraria.
Nella sua formula è composta da un nastro sul
quale ci sono zeri e uni e c’è semplicemente un
lettore di questo nastro che ha un certo numero
finito di stati e la macchina è specificata una volta
che uno ha detto: “se mi trovo in un certo stato e
con la testina di lettura leggo questo simbolo,
allora quello che faccio è una transizione in un
altro stato, una modifica del carattere che c’è sul
nastro, e mi sposto a destra o a sinistra”.
Per di più si scopre che non ha importanza quali
siano i simboli che vengono messi sul nastro, non ha
importanza quanti nastri la macchina usa, non ha
importanza se i nastri leggono solo in una certa
direzione oppure no.
Praticamente qualunque cosa venga proposta non
ha importanza; anche se la eliminate, la macchina
funziona lo stesso; le capacità di calcolo di questo
modello sono le stesse.
La tesi di Church-Turing dice proprio questo:
tutto ciò che si può calcolare è indipendente dal
modo in cui viene calcolato.
È una cosa sorprendente.
Si passa da un fatto totalmente arbitrario ad un fatto
assoluto.
Abbiamo cercato in tutta la storia della nostra scienza
qualcosa di assoluto, senza mai riuscire ad afferrarlo (perché
ci spiegavano sempre che ci sono le cause delle cause delle
cause …) e invece lo abbiamo trovato proprio in
corrispondenza di quel concetto, il concetto di calcolo, che
sembrava così arbitrario.
Veramente incredibile! Questa è la tesi di Church e di Turing,
del 1936, che poi diventa sempre più diffusamente condivisa.
Tutto ciò che noi possiamo calcolare è essenzialmente
quello che può essere calcolato da una banale macchina
di Turing con un unico nastro di zeri e uni …
La Realtà è numero?
Magie di 0 e 1
Alcuni scienziati ed
esperti in robotica,
affermano che nel
prossimo
futuro
sarà
possibile
trasferire la mente
umana
in
una
macchina.
L’informazione
furio honsell
Molti
dicono
che
l’informazione
è
fondamentale tanto quanto la materia,
l’energia, lo spazio, il tempo …, che è
un’importante entità della quale non si può
fare a meno.
Che cosa sia l’informazione è però una cosa
poco consolidata.
Di concetti di informazione ce ne sono tre.
1. La definizione di Shannon:
una cosa è tanto più informativa quanto meno
probabile. Se alla fine penso che non mi
abbiano detto niente, è perché non sono riuscito
a distinguere questo messaggio da nient’altro, e
questo ha a che fare con il concetto di
probabilità. Questa tipo di definizione però a noi
non serve perché non ci dice, ad esempio,
quando un’informazione è più complessa, né ci
sa dire quando è più profonda.
Per non parlare poi del concetto di informazione
utile: richiederebbe di poter avere un modo di
pesare e vagliare l’informazione.
2. La definizione di Kolmogorov: riguarda
la complessità dell’informazione e si basa
profondamente sul concetto di MdT.
Una sequenza di numeri è tanto più
interessante quanto più complesso deve
essere il programma che me la genera.
Se uno mi dà un’informazione molto banale
01010101…, una sequenza alternata di zero e
uno, il programma che mi genera questa
sequenza è molto più breve della sequenza di
numeri.
Kolmogorov dà una definizione che sostiene appunto
che una informazione, una sequenza è complessa, se la
sua lunghezza è confrontabile con quella della più piccola
MdT che la genera.
Questo appena esposto è un altro concetto di
informazione, una bellissima definizione che riguarda la
complessità di calcolo.
Con questa definizione però si apre la strada a problemi di
varia natura.
Si può infatti quasi definire il concetto di sequenza di
numeri a caso. Si apre così un universo di problemi tutti
indecidibili perché non si può mai esser certi che una
sequenza è effettivamente a caso. Si possono in effetti
replicare alcuni paradossi logici fondamentali.
3. La definizione di Bennet, che riguarda
la profondità.
Una sequenza è tanto più profonda
quanto maggiore è il tempo di calcolo
che ci mette la più piccola MdT che la
può generare.
Quale di queste tre nozioni di informazione è
quella che preferiamo? Ne dovremo inventare
delle nuove? Senza dubbio. Dovremo cercare di
capire meglio, di afferrare il concetto di
informazione.
DALL’INFORMAZIONE
ALLO SPIRITO
gianfranco basti
Il futuro della scienza fisica dipende dallo
sviluppo di una adeguata TEORIA
DELL’INFORMAZIONE,
tanto quanto i suoi inizi e il suo prodigioso
sviluppo nella modernità sono stati legati
allo sviluppo di un’adeguata teoria
matematica e sperimentale della materia e
dell’energia.
Purtroppo il “materialismo di fatto” nello sviluppo,
nell’interpretazione e soprattutto nella divulgazione
dei risultati delle scienze naturali moderne, non
rende giustizia ad un’evidenza empirica che è
sotto gli occhi di tutti.
E cioè che la vita psichica degli animali e,
soprattutto dell’uomo, seppure sempre mediata da
scambi di energia con l’ambiente, non dipende da
questi, ma dall’informazione veicolata attraverso
questi scambi.
Si pensi, per esempio, all’importanza
fondamentale che per il corretto sviluppo,
sia biologico che cognitivo, del feto nel
grembo della madre — o, ancora più
evidentemente dei neonati prematuri
costretti a trascorrere diversi mesi in
incubatrice
—
hanno
gli
scambi
d’informazione affettivamente significativi,
con l’ambiente circostante.
Che dire poi del fenomeno impressionante
del risveglio dal coma alla vita psichica per
malati, sia giovani che anziani,
che dipende in maniera assolutamente
critica, e per il momento del tutto misteriosa,
da
questi
scambi
d’informazione
affettivamente significativa?
Da questa come da un’infinità di altre
evidenze di psicologia clinica e sperimentale
si evince che la vita cognitiva delle nostre
menti dipende criticamente da scambi
d’informazione appropriata con l’ambiente
circostante,
quanto e molto di più la vita organica dei
nostri corpi dipende da scambi metabolici (di
materia e energia) appropriati con
l’ambiente,
La vita psichica della mente, a differenza di
quella organica di parti materiali del corpo,
non dipende da scambi di materia, ma da
scambi d’informazione con gli organi del
proprio corpo che controlla e, attraverso di
essi, con gli altri corpi, umani e non, che
costituiscono il suo ambiente culturale e
fisico
Ciò significa che l’anima potrebbe continuare a
sopravvivere di vita psichica quasi fosse una
sostanza immateriale vivente autonoma, se si
potesse garantire in forma artificiale ad essa quegli
scambi d’informazione mediante i quali continuare
ad operare anche senza il suo corpo d’origine.
In siffatto “ambiente informazionale”, essa potrebbe
sussistere in attesa di un suo re-inserimento in un
ambiente materiale, che gli potrebbe fornire i
costituenti materiali per riorganizzare un corpo
umano simile a quello di partenza.
Una possibile interpretazione
La fede cristiana ci dice che questa Sorgente
Universale d’informazione appropriata per tutte le
anime umane dei defunti è Dio, così da dare una
fondazione teologica alla nostra convinzione di
fede che le anime dei defunti sono “tutte viventi in
Dio” aspettando la resurrezione finale dei relativi
corpi che avverrà in qualche altra parte
dell’universo materiale (o in qualche altro universo
materiale?), quando il mondo terrestre in cui
viviamo sarà distrutto.
Non l’unica interpretazione possibile
CONCLUSIONE
LA TEOLOGIA
È UNA SCIENZA?
Vito Mancuso
Docente di Teologia moderna e contemporanea presso la facoltà
di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano
L’ANIMA E IL SUO DESTINO
Libro pubblicato nel 2007
Raffaele Cortina Editore
Scienza e Idee – Collana diretta da Giulio Giorello
Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli
alla terra e non credete a quelli che
vi parlano di sovraterrene speranze
Nietzsche
Così parlò Zarathustra
Nietzsche evidenzia la storica contrapposizione tra
fedeltà al cielo e fedeltà alla terra.
LA FILOSOFIA DEL NOVECENTO ha eliminato questa
contrapposizione.
Forti intelletti come quello di NIETZSCHE, e di molti altri,
hanno sentito la necessità di proclamare la morte di dio per
far vivere l’uomo.
Proprio per questo è necessario anche rigettare
l’irrazionalità di alcune ingenue credenze (statuette che
piangono, miracoli vari …).
C’è bisogno di guardare al mondo per quello che è, alla sua
struttura stupefacente che la scienza contemporanea ci
aiuta sempre meglio a conoscere, c’è bisogno di poggiare
saldamente i piedi sulla madre terra e da lì arrivare a
mostrare come è proprio la fedeltà alla terra a richiedere di
alzare in alto lo sguardo. (Pag. 113)
Con teologia universale intendo un discorso su Dio e la
nostra reale relazione con lui, quindi vera e propria teologia
tale da essere condotta a partire dai dati della ragione.
La ragione non è da intendersi nel senso ristretto del
razionalismo positivista
Ragione come intelletto+coscienza morale … ciò che
Kant definiva ragione pratica, secondo cui è vero anche
ciò che non si può direttamente verificare, ma che per la
sua intrinseca nobiltà, capacità di produrre il bene, muove e
riempie le nostre vite, e di cui Hegel parlava col nome di
spirito.
Verità come esattezza+speranza, come dimensione
globale della mente
Verità, che per essere abbracciata richiede una dedizione
totale, dell’intelligenza e della volontà, della mente e del
cuore, di tutta la vita. (Pag. 48-49)
e per finire
I DELIRI DI SVEDENBORG
1688-1722
Dopo la morte l’uomo ha una perfetta forma
umana.
L’uomo dopo la morte è in possesso di tutti i suoi
sensi, della memoria del pensiero, degli affetti
che aveva nel mondo: abbandona soltanto il suo
corpo terreno.
La vera razionalità è costituita di verità
che sono di tre generi:
verità civili (nella giustizia e nel governo
dei paesi),
verità morali (nella vita di ogni uomo e
nelle relazioni con la società),
verità spirituali (nella vita del Cielo e
della Chiesa).
L’uomo quindi porta con sé tutta la
sua memoria.
Non vi è nulla di nascosto che non sarà
svelato, né di segreto che non sarà
conosciuto. Pertanto ciò che avete detto
nelle tenebre sarà udito in piena luce; e
ciò che avete detto all’orecchio nelle
stanze più interne, sarà annunciato sui
tetti.
(Luca, XII, 2-3)
Quella raccontata
è solo una storia
una delle possibili, una
strada su cui si può
riflettere se si vuole,
tenendo conto anche degli
articoli linkati a questa
presentazione.
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L`uomo e il mondo tra oriente ed occidente