DICHIARAZIONE UNIVERSALE
DEI DIRITTI DELL’UOMO
Art.28
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DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
Art.28
Ogni individuo ha
diritto ad un ordine
sociale e
internazionale nel
quale i diritti e le
libertà enunciati in
questa Dichiarazione
possano essere
pienamente realizzati.
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Ogni Stato è quindi tenuto
a garantire quelli che
sono stati definiti “diritti
naturali” (cioè quelli che
riguardano l’essere
umano in quanto tale, a
prescindere da
nazionalità, razza,
religione, etc.) e a
rimuovere eventuali
ostacoli che ne
pregiudichino il pieno
godimento.
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Per poter garantire tutto ciò, ci deve essere:
• collaborazione internazionale
• rispetto della dignità umana.
Abbiamo scelto questo articolo, perché racchiude
tutti gli altri e, proprio per questo, rende più evidenti i
grandi passi che ancora ci sono da fare perché i
diritti menzionati trovino un’applicazione reale
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La situazione della
ex-Jugoslavia, alcuni
anni dopo la morte di
Tito
e in prossimità della
conclusione della
Guerra fredda,
è tragicamente
esemplificativa della
ripetuta violazione
della Dichiarazione
Universale
dei Diritti dell’uomo
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dal 1987 in poi
riemersero le
rivendicazioni
etniche e
nazionalistiche
iugoslave, sorsero
movimenti
secessionisti
contro la Serbia,
nel giro di pochi
mesi Slovenia e
Croazia si
dichiararono
indipendenti.
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In territorio bosniaco la guerra fu caratterizzata
inizialmente da combattimenti di croati e bosniaci
musulmani contro i serbo- bosniaci, poi vi furono
scontri anche tra croati e bosniaci musulmani.
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Questi
capovolgimenti di
alleanze, ai nostri
occhi di
adolescenti,
rendono ancora più
incomprensibile e
assurda la follia
della guerra.
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Nel nostro percorso legato al
progetto “Testimoni dei Diritti”
abbiamo letto
il “Diario di Zlata”
di Zlata Filipovic:
una testimonianza
commovente delle condizioni
di vita di Sarajevo durante la
guerra.
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Ci siamo accostati alle tristi storie di Suada e Olga,
di Admira e Bosko, di Moreno
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abbiamo avuto
l’opportunità di
riflettere e
commuoverci
sulle parole
scritte,
durante l’assedio
alla città di
Sarajevo,
in alcune poesie
di Izet Sarajlić
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A tutti loro dedichiamo le
nostre canzoni di pace che
abbiamo suonato con gioia.
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La visione del lungometraggio“Rata neće biti” (La
guerra non ci sarà) di Daniele Gaglianone è stata
molto interessante perché ci ha reso più chiara la
questione della convivenza di più etnie e religioni.
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Il regista fa una lunga intervista a
Zoran Herceg, un ragazzo di
Sarajevo che ha studiato in Italia.
Ci hanno colpito le affermazioni
di Zoran
“…noi alla cavolata della convivenza ci
credevamo sul serio… poi si è scoperto
che eravamo gli unici a crederci”.
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Nell'incontro di
febbraio 2013 con
l'ex senatore
Marcenaro abbiamo
visto un filmato del
centro ICMP
(International
Commission on
Missing Persons) di
Tuzla, che
raccoglie e cataloga
resti umani ritrovati
nelle fosse comuni
dopo la guerra.
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Questo filmato ha
suscitato in noi
ragazzi molti
interventi e
domande tra cui:
“come si è potuti
arrivare ad una
situazione tale
senza che ci
fossero interventi
efficaci e tempestivi
da parte delle
Organizzazioni
Internazionali ?”.
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Il senatore
Marcenaro ha
risposto
ammettendo che
esiste una
responsabilità di chi
ha considerato
lontana dal cuore
della civiltà la
tragedia dei Balcani.
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Ha dichiarato,
in particolare,
che la strage
di Srebrenica
rimarrà
una macchia
sulla
coscienza
democratica
europea.
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Ha ribadito che oggi è assolutamente
necessario che si rafforzi il processo di
riconciliazione attraverso la condivisione,
nella verità,
dell’analisi di quell’accaduto che
“nessuno poteva immaginare”.
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FINE
Tutte queste riflessioni ci accompagneranno, tra
poco, per le strade che percorreremo a Trieste,
Zagabria,Sarajevo,Mostar,Spalato.
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FINE
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