Foglie
di Linda Zennaro
Nota introduttiva
Nell’ambito della letteratura antica uno dei temi trattati con maggior frequenza e costanza è
stato quello relativo alla condizione umana. In questo lavoro, dunque,se n’è cercata
l’origine, l’archetipo, sapendo che - fin dalla sua prima formulazione - la vita dell’uomo è
stata paragonata a quella delle foglie.
I filoni principali di sviluppo e di interpretazione di questa similitudine sono due.
Il primo segue Omero, che apre l’argomento.
Sia nell'Iliade che nell'Odissea, infatti, egli rapporta l’esistenza umana a quella delle foglie,
che, staccandosi dai rami degli alberi, vengono trasportate dal vento. Nasce di qui l’idea
della fragilità e caducità della vita degli uomini.
Il secondo è avviato da Bacchilide contrapponendo la costanza degli elementi naturali
all’instabilità dell'uomo. Più pessimistica della precedente, questa interpretazione aggiunge
al motivo già noto la riflessione che solo alle foglie, e non agli uomini, è dato rinascere.
Ad accogliere questa variante sono, tra gli altri, moltissimi poeti di fama mondiale ed
epoche diverse quali: Catullo, Orazio, Petrarca, Tasso, Leopardi e Carducci. Inferiori per
numero, ma non per valore, sono i poeti che invece hanno seguito le impronte di Omero:
Properzio, Ovidio e Shakespeare, per citare solo i più autorevoli e conosciuti.
Nelle slides che seguono sono riportati in ordine cronologico i testi degli autori più diversi
della letteratura di ogni tempo e nazionalità che hanno scelto di trattare questo affascinante
tema.
Omero
Iliade
(VI - vv. 146-149)
(XXI - vv. 462-466)
Oh Magnanimo Tidide, perché chiedi la stirpe?
Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini.
Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco in rigoglio ne genera,
quando giunge la stagione della primavera;
così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue
Ennosigeo, tu sano cervello non mi diresti
se combattessi insieme con te per dei mortali
meschini, che simili a foglie,
ora sono in rigoglio, lucenti e mangiano il frutto della terra,
ora periscono esanimi.
Vennero poi al mattino numerosi come le foglie e i fiori che nascono a
primavera.
Omero
Odissea
(IX - vv. 51-52)
Simonide di Ceo
Umana cosa picciol tempo dura
(Traduzione di Giacomo Leopardi)
Umana cosa picciol tempo dura,
E certissimo detto
Disse il veglio di Chio,
Conforme ebber natura
Le foglie e l'uman seme.
Ma questa voce in petto
Raccolgon pochi. All'inquieta speme,
Figlia di giovin core,
Tutti prestiam ricetto.
Mentre è vermiglio il fiore
Di nostra etade acerba,
L'alma vota e superba
Cento dolci pensieri educa invano,
Né morte aspetta né vecchiezza; e nulla
Cura di morbi ha l'uom gagliardo e sano.
Ma stolto è chi non vede
La giovanezza come ha ratte l'ale,
E siccome alla culla
Poco il rogo è lontano.
Tu presso a porre il piede
In sul varco fatale
Della plutonia sede,
Ai presenti diletti
La breve età commetti.
Al modo delle foglie che nel tempo
Mimnermo
fiorito della primavera nascono
Come le foglie
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dèe ci stanno a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.
Virgilio
Eneide
(VI - vv. 305-312)
Qui tutta una folla ammassandosi sulle rive accorreva,
donne e uomini, corpi liberi ormai dalla vita,
di forti eroi, fanciulli e non promesse fanciulle,
giovani messi sul rogo davanti agli occhi dei padri:
tante così nei boschi, al primo freddo d’autunno,
volteggiano e cadono foglie…
Huc omnis turba ad ripas effusa ruebat,
matres atque viri defunctaque corpora vita
magnanimum heroum, pueri innuptaeque puellae
inpositique rogis iuvenes ante ora parentum:
quam multa in silvis autumni frigore primo
lapsa cadunt folia, aut ad terram gurgite ab alto
quam multae glomerantur aves, ubi frigidus annus
trans pontum fugat et terris inmittit apricis.
Come d'autunno si levan le foglie
l'una appresso dell'altra, infin che il ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie;
similemente il mal seme d'Adamo:
gittansi di quel lito ad una ad una
per cenni, come augel per suo richiamo.
Dante Alighieri
Divina Commedia
(Inf. III, 112-117)
William Shakespeare
Sonetto 12
Se il rintocco delle ore io conto, e vedo
l'altero giorno in notte orrida immerso,
se già sfiorita scorgo la viola
e bruni ricci argentati o canuti,
se vedo nudi di foglie grandi alberi
già schermo al gregge contro la calura,
e il verde estivo, in covoni composto,
sopra il carro con barba ispida e bianca,
When I do count the clock that tells the time,
allora sulla tua beltà m'interrogo,
come anche te spazzerà via il Tempo,
che fa smarrire dolcezze e beltà
And see the brave day sunk in hideous night,
e morir presto, e crescerne altre intanto.
Null'altro che la sfida può difenderti
d'un figlio, se la falce viene a prenderti.
And sable curls all silver’d o’er with white:
When I behold the violet past prime,
When lofty trees I see barren of leaves,
Which erst from heat did canopy the herd
And Summer’s green all girded up in sheaves
Borne on the bier with white and bristly beard:
Then of thy beauty do I question make,
That thou among the wastes of time must go,
Since sweets and beauties do themselves forsake,
And die as fast as they see others grow
,
And nothing ’gainst Time’s scythe can make defence
Save breed to brave him, when he takes thee hence
.
Fa di me la tua lira, come lo è anche la foresta:
che importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie
trarrà da entrambi un profondo tono autunnale,
dolce anche se triste. Sii tu, o fiero spirito,
il mio spirito! Sii tu me, o impetuoso!
Guida i miei pensieri morti su per l'universo,
come foglie appassite per affrettare una nuova nascita!
E, per l'incantesimo di questo verso,
diffondi, come ceneri e faville
da un focolare inestinguibile, le mie parole fra l'umanità!
Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata
la tromba di una profezia! O vento,
se viene l'inverno, può essere lontana la primavera?"
Percy Bysshe Shelley
Ode to the West Wind
Make me thy lyre, even as the forest is:
What if my leaves are falling like its own!
The tumult of thy mighty harmonies
Will take from both a deep, autumnal tone,
Sweet though in sadness. Be thou, spirit fierce
My spirit! Be thou me, impetuous one!
Drive my dead thoughts over the universe
Like withered leaves to quicken a new birth!
And, by the incantation of this verse,
Scatter, as from an unextinguished hearth
Ashes and sparks, my Words among mankind!
Be through my lips to unawakened earth
The trumpet of a profecy! O Wind,
If Winter comes, can Spring be far behind?
Gerard Manley Hopkins
F. Tjutčev List'ja
Le foglie
Пусть сосны и ели
Всю зиму торчат,
В снега и метели
Закутавшись, спят.
Их тошая зелень,
Как иглы ежа,
Хоть ввек не желтеет,
Но ввек не свежа.
Мы ж, легкое племя,
Цветем и блестим
И краткое время
На сучьяк гостим.
Все красное лето
Мы были в красе,
Играли с лучами,
Купались в росе!...
Но птички отдели,
Цветы отцвели,
Лучи побледнели,
Зефиры ушли.
Так что же нам даром
Висеть и желтеть?
Не лучше ль за ними
И нам улететь!
О буйные ветры,
Скорее, скорей!
Скорей нас сорвите
С докучных ветвей!
Сорвите, умчите,
Мы ждать не хотим,
Летите, летите!
Мы с вами летим!
Stiano alti tutto l'inverno
I pini e gli abeti,
E di neve e bufere
Dormano avvolti
Il loro scarno verde,
Come gli aghi di un riccio,
Se mai non ingiallisce,
Pure non è mai fresco.
Noi, popolo lieve,
Fioriamo e splendiamo
E solo per breve tempo
Siamo ospiti dei rami.
Tutta la splendida estate
Siamo state in bellezza,
Abbiamo giocato coi raggi,
Immerse nella rugiada.
Ma è finito il canto degli uccelli,
E i fiori sono sfioriti,
Più pallidi sono i raggi,
E gli zefiri sono lontani.
Perché dunque invano pendere e ingiallire?
Non è forse meglio per noi
Volar via con i venti?
O venti furiosi,
Più veloci, più veloci,
Più veloci strappateci via
Dai rami noiosi!
Strappateci, portateci via,
Non vogliamo aspettare.
Volate, volate!
Voleremo con voi.
Je vois mes rapides années
S'accumuler derrière moi,
Comme le chêne autour de soi
Voit tomber ses feuilles fanées.
Vedo i miei rapidi anni
accumularsi dietro a me
come la quercia attorno a sé
vede cadere le sue foglie avvizzite
A. De Lamartine
Souvenir
I lunghi singhiozzi
dei violini
d'autunno
mi feriscono il cuore
con un languore
monotono.
Tutto affannato
e pallido, quando
rintocca l'ora,
io mi ricordo
dei giorni antichi
e piango;
e me ne vado
nel vento maligno
che mi porta
di qua, di là,
simile alla
foglia morta.
Les sanglots longs
des violons
de l'automne
blessent mon cœur
d'une langueur
monotone.
Tout suffocant
et blême, quand
sonne l'heure,
je me souviens
des jours anciens
et je pleure;
et je m'en vais
au vent mauvais
qui m'emporte
deçà, delà,
pareil à la
feuille morte.
Paul Verlaine
Chanson d’automne
(Canzone d’autunno)
Die Blätter fallen, fallen wie von weit,
Als welkten in den Himmeln ferne Gärten;
Sie fallen mit verneinender Gebärde.
Und in den Nächten fällt die schwere Erde
Aus allen Sternen in den Einsamkeit.
Wir alle fallen. Diese Hand da fällt.
Und sieh die andre an: es ist in allen.
Und doch ist Einer, welcher dieses Fallen
Unendlich sanft in seinen Händen hält.
R. M. Rilke
Herbst (Autunno)
Le foglie cadono, cadono come da lungi,
come se giardini lontani avvizzissero nei cieli;
cadono con gesto di rifiuto.
E nelle notti cade la terra pesante
da tutte le stelle nella solitudine.
Noi tutti cadiamo. Questa mano cade.
E guarda gli altri: è così in tutti.
Eppure c’è Uno che senza fine dolcemente
tiene questo cadere nelle sue mani.
Giacomo Leopardi
Imitazione
Lungi dal proprio ramo,
Povera foglia frale,
Dove vai tu? - Dal faggio
Là dov'io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando, a volo
Dal bosco alla campagna,
Dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
Vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa,
Dove naturalmente
Va la foglia di rosa,
E la foglia d'alloro.
Giuseppe Ungaretti
Soldati
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
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