Adolescenza: il limite
dell’esperienza o l’esperienza del
limite.
Dott. Luigi Gileno
Psicologo-Psicoterapeuta
Collaboratore IdO- Istituto di OrtofonologiaRoma
Responsabile area adolescenti “La scuola
aquilana tornerà a volare”- Progetto di
Sostegno Psicologico per le aree colpite dal
terremoto aquilano
Piazza Verdi, 1- Vasto (Ch)
[email protected]
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“Non è facile dire se lo stato mentale che
stiamo guardando,o che stiamo studiando,
stia cadendo in rovina o stia giungendo a
maturità”
(Bion, 1963)
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“L’adolescenza (la pubertà) è come la
tensione di una fune tirata da entrambe le
parti, da un lato c’è l’infanzia e dall’altra le
aspettative degli adulti. In mezzo
l’adolescente che deve sopportare le
pressioni delle due parti”.
(Freud, 1914)
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“Vorrei che non ci fosse l’età di
mezzo tra i 10 e i 23 anni”
W. Shakespeare
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Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si definisce
ADOLESCENZA :
" il periodo della vita dell’individuo il cui inizio coincide con la
comparsa dei primissimi segni di maturazione puberale e il cui
termine va al di là della conclusione dello sviluppo dei corpo“.
L'Adolescenza è caratterizzata da una serie di modificazioni:
● le caratteristiche del corpo e degli organi genitali (Pubertà)
● le modificazioni comportamentali che riguardano:
➔ la mente,
➔ l'immagine di sé,
➔ il rapporto con i genitori,
➔ il rapporto con i coetanei,
➔ la crescita psico-sociale.
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Né bambino né adulto, né uomo né donna,
spesso un po' androgino, l'adolescente si
ritrova in un periodo di vita transitorio, tra una
prigione dorata e un orizzonte ancora
sconosciuto, tra il tentativo di sfuggire al
proprio passato e la ricerca di un proprio
futuro.
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“Non sono quello che dovrei essere e neanche quello che
ho intenzione di essere, però non sono quello che ero
prima”.
Questo aforisma, trovato da Erik Erikson in un saloon di
cowboy del West, esprime lo stato d’animo che vivono i
ragazzi all’inizio dell’adolescenza.
Per sciogliere questo nodo dovranno fare prove e
autovalutazioni, indossare identità diverse, capire come gli
altri li vedono e alla fine venire anche a patti con la realtà
rinunciando al sogno di una totale libertà di scelta e di
autodeterminazione.
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E’ la terra di mezzo.
Nella mitologia greca la terra di mezzo, custodita da Artemide,
era il luogo in cui si compivano le trasformazioni, il luogo
delle rotture e delle ricomposizioni, dei conflitti, del
“non ancora compiuto”.
“E’ un’area mitica, la giovinezza, il cui segreto deve essere
riconosciuto e riconsegnato ai giovani,che lo vivono
comunque, ma un po’ alla cieca, perché è stata sottratta la
mappa che occorre rintracciare, ricomponendo i pezzi spesso
incodificabili dei comportamenti giovanili”
(Galimberti, L’ospite inquietante)
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Il lavoro più complesso che un adolescente deve compiere è
quello sulla propria identità.
Nel passato, l’identità era data alla nascita dalla condizione
sociale e dal genere, oggi ognuno se la deve costruire.
Nelle società olistiche (p.es. l’India tradizionale) dove l’identità
di gruppo vince su quella individuale, questo compito è ridotto
al minimo: i doveri sono soprattutto nei confronti della famiglia,
della casta, della tribù.
Nelle società individualiste ognuno ha il compito e la
responsabilità di conoscere se stesso, appropriarsi della propria
sessualità, capire che cosa vuole o intende realizzare nella vita.
In ogni caso in tutte le culture l’adolescenza sancisce il
passaggio dallo status sociale del bambino a quello dell’adulto.
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L’adolescenza
- non è un percorso univoco, identico nello spazio e nel tempo,
- non può essere ricondotta solo alla maturazione fisiologica e
ai problemi che da essa derivano
-è il risultato di una prospettiva olistica, interattiva e
multifattoriale dell'arco di vita.
Lo sviluppo avviene attraverso percorsi possibili fortemente
individualizzati e differenziati.
Le traiettorie di sviluppo sono irregolari e non possono essere
previste in modo deterministico, dal momento che a seconda
delle condizioni del sistema, piccole influenze possono
produrre grandi effetti (effetto farfalla), mentre grandi
influenze possono avere effetti ridotti.
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Adolescenza e pubertà non vanno confuse.
La pubertà si riferisce al passaggio dalla condizione
fisiologica e morfologica del bambino alla condizione
fisiologica dell’adulto.
Collegare la pubertà e l’adolescenza vuol dire
correlare eventi biologici e psicologici.
Da un punto di vista fisiologico l’infanzia si è
accorciata, allungando (nelle le società occidentali
prevalentemente) il periodo di indeterminatezza tra la
fanciullezza e la condizione adulta.
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“L’adolescenza è una scoperta personale durante la quale ogni
soggetto è impegnato in una esperienza: quella di vivere; in un
problema: quello di esistere”.
D. Winnicott
L’adolescenza come scoperta è segnata da numerosi cambiamenti
(somatici e psichici), è finalizzata ad un assetto nuovo ed originale
del soggetto.
Ma il “nuovo ed originale” può essere causa di turbamenti:
- l’angoscia di perdere, nella trasformazione, l’unità dell’Io
-il timore di un ritorno all’impotenza originaria
-il rischio di una chiusura in se stessi per l’incapacità di far fronte
alle nuove e pressanti richieste dell’ambiente.
Tuttavia queste novità rappresentano anche una fase stimolante e
creativa, perchè apre a nuove esperienze e nuove possibilità.
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Adolescenza e sviluppo
cerebrale.
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Fino a qualche anno fa, la maggior parte degli scienziati riteneva che il
cervello fosse un prodotto finito al raggiungimento dei 12 anni.
In molta letteratura psicologica lo stadio più alto sulla scala dello sviluppo
cognitivo, (le operazioni formali), si verifica a 12 anni (Piaget).
Alcuni studi (Giedd) hanno dimostrato ciò che ogni genitore di un teenager
sa: non solo il cervello dell’adolescente è lontano dall’essere
maturo, ma addirittura questo può essere sottoposto ad estesi
cambiamenti strutturali ben oltre la pubertà.
Giedd: “ Ora che gli studi RMI hanno aperto una finestra sullo sviluppo
cerebrale, i ricercatori stanno tentando di capire se i cambiamenti fisiologici
di recente scoperti possano giustificare i comportamenti degli adolescenti
così familiari ai genitori: esplosioni emozionali, sfida temeraria del rischio,
infrazione delle regole, ecc. Alcuni esperti ritengono che i cambiamenti
strutturali individuati nel cervello degli adolescenti possano spiegare
l’insorgenza di importanti malattie mentali come la schizofrenia ed il
disordine bipolare. Queste malattie di solito iniziano nell’adolescenza e
contribuiscono ad elevare il tasso di suicidi tra gli adolescenti.
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Durante l’adolescenza si hanno nel cervello
meno connessioni ma più veloci.
Il cervello diventa una macchina più efficiente,
ma c’è una contropartita: probabilmente perde
qualcosa della sua primitiva capacità di
apprendimento e della sua abilità di recupero
dai traumi.
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Lo sviluppo del cervello procede a stadi, in generale da dietro in avanti.
Alcune delle regioni cerebrali che raggiungono per prime la maturità sono
quelle della parte posteriore del cervello che mediano il contatto diretto con
l’ambiente controllando le funzioni sensoriali come la vista, l’udito, il tatto
ed i processi spaziali.
Le successive sono le aree che coordinano quelle funzioni: la parte del
cervello che vi aiuta a sapere dov’è l’interruttore della luce nel mezzo della
notte.
L’ultima parte del cervello ad essere conformata alle sue dimensioni adulte
è la corteccia prefrontale, sede delle cosiddette funzioni esecutivepianificazione, individuazione delle priorità, organizzazione del pensiero,
soppressione degli impulsi, valutazione delle conseguenze delle proprie
azioni.
L’ultima parte del cervello a crescere è la parte capace di decidere.
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Il corpo subisce l’assalto ormonale della pubertà.
Alla pubertà le ovaie ed i testicoli iniziano ad immettere estrogeni e
testosterone nel flusso sanguigno, stimolando lo sviluppo del sistema
riproduttivo e dando al corpo la forma adulta.
Le recenti scoperte mostrano che questi ormoni sessuali sono attivi nel
cervello dove si attaccano ai recettori ed esercitano un’influenza diretta
sulla serotonina ed altri neuromediatori che regolano l’umore e
l’eccitabilità.
Gli ormoni sessuali sono attivi in modo particolare nel centro emozionale
del cervello, il sistema limbico, creando “ un accendino delle emozioni”.
Non solo fa in modo che le sensazioni raggiungano più facilmente il punto
culminante, ma anche che gli adolescenti tendano a cercare situazioni in
cui possono lasciar correre liberamente le loro emozioni e passioni.
Questa ricerca del brivido può essersi evoluta per promuovere
l’esplorazione, il desiderio di lasciare il nido per cercarsi la propria strada
ed il partner.
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Il mondo degli adulti accetta l’adolescente, se questi accetta le
norme del mondo degli adulti ed in primo luogo il principio di
autorità.
La cultura attua una serie di dispositivi per gestire il punto
nodale della problematica adolescenziale: lo svincolo, la
separazione, il passaggio da uno stadio di identificazione ad
uno di identità, l’accettazione di un "nuovo" di cui l’adolescente
può essere un portatore non sempre consapevole.
Negare questa fase, proponendo false autonomie, in assenza di
validi supporti psicologici, comporta una confusione nella
definizione dell’identità.
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In mancanza di argini condivisi, l’adolescenza diventa un
problema individuale, o condivisibile all’interno di un gruppo di
coetanei.
Per l'adolescente in balia di se stesso, pieno di energie che non
sa come utilizzare, con progetti confusi e spesso irrealizzabili, il
cambiamento, il “passaggio” diventano incomprensibili,
impossibili, pericolosi e ingovernabile e quindi fonte di un'ansia
che spesso suscita negazione o ribellione.
Per giungere alla pubertà il bambino attraversa “crisi” dove si
mettono in discussione la struttura e la modalità relazionale di
quel momento, per una situazione maturativa più evoluta.
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La crisi è una scelta tra la sicurezza della
situazione attuale e l'avventura verso una
situazione nuova e sconosciuta.
Con l’adolescenza giungono a compimento alcune
dinamiche fondamentali che debbono a loro volta
essere superate per una valida e creativa
situazione, a cui seguirà l’ingresso a pieno titolo
nella vita.
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Principali compiti evolutivi dell’adolescente
- Accettazione del cambiamento corporeo: il bruco diventa farfalla.
Avere una valida immagine interna e accettare la differenza (desiderio di intimità con
l’altro).
- Capacità di separazione, inevitabile, gestita senza ambivalenze o angosce che portano
a “distaccare l’oggetto” ed introiettarlo.
In questa fase la separazione riguarda situazioni interne, oltre che situazioni ambientali.
- Perdita dell’onnipotenza, dal sentire che può diventare qualsiasi cosa, alla
comprensione che tale visione diviene man mano sempre più improponibile.
- Identificazioni con modelli ideali, persone significative e di riferimento per
l’adolescente.
Distacco dalle identificazioni genitoriali: il padre diventa l’uomo adulto che può essere
pari, perlomeno nelle potenzialità. Si passa così da una situazione di dipendenza
ad una di parità, per giungere ad una situazione di autostima, che non dipende
più dal giudizio degli altri.
- Consapevolezza del solo ciclo vitale che sta vivendo e di cui è responsabile, ma anche
che il ciclo si compie inevitabilmente all’interno di quel particolare contesto storico
e culturale. Con tutte le conseguenze che ne comporta:accettare i limiti per
sviluppare le potenzialità.
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Adolescenti e
famiglia
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L’ingresso di un membro della famiglia
nell’adolescenza è un evento critico, che costringe ad
una riorganizzazione delle modalità di
funzionamento, che risultano inadeguate.
Nel periodo adolescenziale il sistema familiare è
mosso da due forze antagoniste:
una forza spinge verso l’esterno, promovendo
l’autonomia, l’indipendenza e la differenziazione dei
singoli membri, un’altra muove verso l’interno in
direzione dell’appartenenza e del rafforzamento dei
legami di dipendenza.
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Nell’adolescente la motivazione ad interrogarsi su di sé,
proviene dalla percezione di tutti i cambiamenti che sta
sperimentando.
La tensione fra i possibili sé, fra i diversi livelli di realtà, la
consapevolezza di porsi in rapporto con gli altri secondo
modalità diverse, la constatazione di tanti cambiamenti sono
elementi che portano l’adolescente a riflettere
consapevolemente su se stesso.
Questo relazionarsi in modi diversi provoca un senso di
dispersione che rende l’adolescente incapace di scegliere la
propria strada, perché ogni scelta gli darebbe l’idea di dover
rinunciare a gran parte delle possibilità che gli si prospettano.
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Il rapporto genitori-figli non va inteso in termini
tradizionali di dipendenza dei secondi dai primi,
dipendenza che caratterizzava tutta la fase dello
sviluppo (adolescenza compresa) sino al momento
dell’uscita dalla casa paterna per formare un nuovo
nucleo.
L‘adolescenza è oggi considerata come una impresa
evolutiva congiunta di genitori e figli, volta a rendere
possibile il reciproco distacco senza rotture
irreparabili.
Per l’adolescente si tratta di costruire la propria
autonomia sapendo di poter contare comunque sul
sostegno psicologico della famiglia da cui si
allontana.
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Il processo di separazione interessa anche i
genitori, che devono separarsi dai figli,
accettare che diventino adulti e aiutarli nel
loro processo di emancipazione.
Dal modo in cui i genitori vivono questo
distacco ci saranno gli effetti sul processo di
crescita e di autonomia dei figli stessi.
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La qualità delle relazioni familiari determina la
competenza e la fiducia con cui gli adolescenti
affrontano il periodo di transizione dall’infanzia all’età
adulta.
L’atteggiamento più adeguato dei genitori è quello di
protezione flessibile, favorendo l’autonomia e
consentendo di “far ritorno” nel nucleo familiare per
confrontarsi, per elaborare le esperienze e per ricevere
dai genitori dei criteri guida che lo aiuteranno nelle
scelte future.
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Attraverso il conflitto, l’adolescente ha la possibilità di esercitare alcune
fondamentali abilità sociali, quali la capacità di comunicazione, l’ascolto, la
negoziazione di punti di vista differenti e le diverse strategie di risoluzione.
Il conflitto, se espresso e non latente, ha un ruolo positivo
nell'evoluzione dell'adolescente, è un'occasione di paragone e di
crescita che non esclude affatto la presenza di stima e affetto
reciproco.
Nello scontro intergenerazionale, l'adolescente individua lo spazio nel quale
sperimentare un modo di vivere diverso, con nuove regole e nuovi valori.
Se non vi fosse scontro, l'adolescente non avrebbe modo di costruire la propria
immagine di sé come adulto, ma resterebbe vincolato all'esempio genitoriale.
La necessità è di integrare le immagini genitoriali nella propria personalità in
modo da trarne importanti esperienze per conseguire gli obiettivi del proprio
progetto di vita.
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Adolescenza “liquida”.
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Zygmunt Bauman:
“Una società può essere definita «liquido-moderna» se le situazioni in cui
agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a
consolidarsi in abitudini e procedure… La vita liquida, come la società
liquido-moderna, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi
in rotta a lungo. In una società liquido-moderna gli individui non possono
concretizzare i propri risultati in beni duraturi: in un attimo, infatti, le attività
si traducono in passività e le capacità in incapacità. Le condizioni in cui si
opera e le strategie formulate in risposta a tali condizioni invecchiano
rapidamente e diventano obsolete prima che gli attori abbiano avuto una
qualche possibilità di apprenderle correttamente. E’ incauto dunque trarre
lezioni dall’esperienza e fare affidamento sulle strategie e le tattiche
utilizzate con successo in passato: anche se qualcosa ha funzionato, le
circostanze cambiano in fretta e in modo imprevisto (e, forse, imprevedibile)
[…]. La vita liquida è, insomma, una vita precaria, vissuta in condizioni di
continua incertezza”
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Gli adolescenti contemporanei sono i soggetti che
segnalano le contraddizioni caratteristiche della
società contemporanea descritta da Bauman.
Bauman prende lo spunto dal Freud de "Il disagio
della civiltà", per sostenere che la civiltà è il frutto
di un compromesso tra spinte diverse, tra il
tentativo di raggiungere una individuale
soddisfazione, e le esigenze poste dalla società, che
hanno l’effetto di offrire al singolo una maggiore
sicurezza a scapito però di una minore libertà, o
meglio di una limitazione del soddisfacimento
soggettivo: non c’è guadagno senza perdita.
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L’adolescente ha guadagnato in libertà ed ha perso in sicurezza, o per dirla con
Freud, vi è stato un ribaltamento: prima era il "principio di realtà" a porre
restrizioni al "principio di piacere", ora è il "principio di realtà" a doversi
difendere da un giudice che è il "principio di piacere".
Bauman descrive l’esperienza odierna come caratterizzata da una libertà
potenzialmente infinita del soggetto accoppiata all’insicurezza infinita del
soggetto stesso.
La sofferenza più dolorosa dei tempi "liquidi-moderni" è la paura
dell’inadeguatezza: l’impotenza ad adoperare la propria libertà, e tale angoscia
definisce il vissuto degli adolescenti d’oggi.
La liquidità, in quanto tale, non ha forma se non contenuta. La sua forma è
data dal contenitore. Ebbene, si può dire che l’adolescente contemporaneo
è non contenuto.
Un liquido, nel distribuirsi lungo le superfici che incontra per gravità, prima o
poi si fermerà, incontrerà una qualche forma di contenitore. Per cui, ciò che
caratterizza i liquidi è la ricerca del contenitore.
Di questo necessità l’adolescente, come colui che è alla ricerca di un
accoglimento.
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Holding: accoglienza e contenimento,
caratteristiche della funzione materna, è il primo
rapporto con cui si entra in contatto con l’altro,
che si esperiscono i piaceri e le frustrazioni della
relazione con il fuori, e che quindi si acquisiscono
e si stabiliscono le regole dell’interazione sociale.
I segnali che ci vengono dall’adolescenza, sia
riferiti ad un’accettabile "normalità" di condotte sia
quelli francamente devianti o psicopatologici, ci
mostrano una perdita di autorità/autorevolezza
generalizzata riguardo al "contenitore" famiglia.
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L’adolescenza è zona di frontiera, tra infanzia e età adulta, tra la famiglia di
origine ( luogo affettivo dell’infanzia) e la costruzione di un universo
affettivo autonomo.
Nella modernità liquida va segnalata la provvisorietà della famiglia, segnata
da separazioni, divorzi, ricostituzioni, trasformazione della funzione
genitoriale.
Se fino a qualche generazione fa si aveva la quasi certezza di nascere in una
famiglia abitata da un padre e una madre, e di ritrovarsi con gli stessi
genitori, nella stessa famiglia, ora le percentuali di adolescenti che vivono in
una famiglia “monoparentale”, “ricostruita”, “allargata” ad altri soggetti non
legati da vincoli “di sangue” sono di molto aumentate.
Tenendo conto, così come ci dice Freud, che gli esseri umani si costituiscono
anche a partire dalle dinamiche emozionali e affettive che si instaurano
all’interno del triangolo familiare, ciò non può non generare delle profonde
trasformazioni nella soggettività di questi individui.
La condizione di insicurezza e indeterminatezza nei confronti del futuro è
aspetto che caratterizza le nuove generazioni anche riguardo all’entrata nel
mondo del lavoro e alla realizzazione di un progetto di vita familiare
autonoma.
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Qui dentro fa freddo.
Ma l’odore di umido è ancora quello di una volta, ma il profumo di una vita passata tra queste vecchie mura
ormai vuote, ferite e segnate nella notte in cui tutto finì.
C’è polvere sul passato, nuovi calcinacci su quelli vecchi, e le mie cose così ammucchiate sul pavimento e sotto
al letto.
Mi piange il cuore dinnanzi ai libri che non ho potuto ancora salvare.
Non guardare in alto.
Prendi solo quello che devi.
Fa troppo freddo.
Ma perché non ho paura?
Ferma sulla porta della camera mi sento strana, combattuta tra sollievo e tristezza, nostalgia e amarezza,
l’impotenza di poter scegliere se fuggire o restare.
Cacciata fuori, ora come quella volta.
Il letto vuoto, nudo il materasso.
Mi viene da ridere.
Non ci dorme più nessuno, che importanza ha?
Non è più neanche mio.
Cosa qui dentro è mia?
Poi apro la scatola sotto al letto e il cuore perde un colpo: eccolo il mio passato, i miei ricordi, quelli più cari,
nascosti da tempo immemore.
Quasi mi sento male.
Ci sono tutti.
Nessuno escluso.
Questa volta scoppio a ridere.
Rido e piango, fra le mani gelate quaderni e fogli, disegni, biglietti…amori, gioie, dolori…
Vorrei sedermi, restare a guardarli, bearmi, consolarmi, ma il tempo crudele non si ferma e mi porta via.
Di nuovo fuori, senza guardare in alto, prendi solo quello che devi.
Ma stavolta non ci riesco; le fisso tutte, le ferite della mia casa, le osservo, le percorro, me le imprimo nel
cervello.
Profonde o lievi mi tengono fuori.
E arrivata alla porta inspiro con forza l’odore di umido di polvere e vuoto prima di uscire.
Rabbrividisco.
Fa troppo freddo qui dentro.
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Vi è mai capitato di voler fermare il tempo?
Si, fermarlo come su un mezzo pubblico, schiacciare il pulsante della fermata e
dire:- Mi scusi, ho sbagliato, non è questo il mio treno - così scendi torni alla tua
fermata di partenza, e ricominci e se sbagli scendi di nuovo.
Ma no, mi spiace, non è così, il tempo non dà seconde occasioni, alla guida del
treno l’autista è sordo, non sente il campanello, non fa fermate, continua dritto,
inesorabile.
E dato che da questo treno non si scende, anche se pensi che sia quello sbagliato
bisogna starci su e trovare un posto adatto, magari quello vicino al finestrino da cui
guardi fuori, con in mano un bel libro e le cuffie alle orecchie, e cominciare a
conoscere la strada che hai scelto.
Perché secondo me non esistono scelte giuste o sbagliate, sarebbe tutto troppo
semplice, e quindi anche nei momenti peggiori saremo capaci di creare ciò che per
noi è più adatto,trovare sul nuovo binario l’opportunità di una nuova felicità.
Attenzione però, per essere felici e stare in pace con se stessi non bisogna
chiudersi nella speranza di ritornare al punto di partenza perché, ve l’ho detto,
indietro non si torna, nessun attimo è uguale a quello passato, si è bambini solo da
bambini e mentre si cresce non bisogna voler fermare l’orologio perché così
saremmo chiusi dentro un’assurda convinzione che non ci consentirà di vedere che
quello che ci circonda forse è anche migliore di quello passato.
Questo è l’unico consiglio che posso darvi, non sprecate il tempo cercando di
fermarlo, ne uscireste sconfitti, piuttosto fermatevi e guardatevi intorno, osservate
coloro che amate, perdetevi nelle parole di una poesia o davanti all’emozione di un
quadro, non lasciate che nessun attimo passi senza averlo vissuto davvero, solo
allora riuscirete trovare la strada migliore.
MARTA
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Grazie per l’attenzione!
Per info e contatti
Dott. Luigi Gileno
[email protected]
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