Alessandro Fabbrini
Università degli Studi di Trieste
Corsi di laurea in Scienze internazionali e
diplomatiche
Gorizia, 7 aprile 2011
Le ragioni del federalismo (1)
1.
2.
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7.
Crollo delle economie pianificate.
Presa di distanza dalle vestigia del colonialismo e dai
conflitti etnici.
Fallimenti dei governi centrali.
Comportamenti opportunistici.
Garanzia dei diritti fondamentali.
Globalizzazione.
L’esempio della UE.
Le ragioni del federalismo (2)
Il fallimento delle economie pianificate riguarda l’Europa
orientale e l’ex URSS.
Nel continente africano l’esperienza amministrativa francese
e britannica ha lasciato in eredità amministrazioni
fortemente accentrate.
D’altro canto le riforme intraprese in America latina hanno
mostrato effetti positivi in termini di esigenze di
accountability da parte dei cittadini.
La globalizzazione ha mostrato che lo Stato nazione è troppo
piccolo per affrontare i grandi problemi e troppo grande per
gestire quelli piccoli.
La UE (sussidiarietà, armonizzazione fiscale, stabilizzazione)
costituisce un esempio anche per gli ambiti nazionali.
Il nuovo corso
La tendenza generale in atto è di un passaggio da una
struttura unitaria a un assetto federale o confederale.
I riflessi amministrativi comportano l’evoluzione dal
modello burocratico a quello partecipativo; dalla
direzione e controllo alla rendicontazione dei risultati;
dall’autoreferenzialità alla competitività e
all’innovazione, al dialogo con l’esterno; dall’avversione
totale al rischio all’analisi costi benefici.
Gli aspetti del decentramento
Il decentramento politico richiede governi locali
liberamente eletti, che rispondono alle comunità locali.
Il decentramento amministrativo comporta le
responsabilità gestionali.
Il decentramento fiscale assicura una maggiore
corrispondenza tra responsabilità di spesa (e di
erogazione dei servizi) e cura nel reperire le fonti
finanziarie.
Il decentramento in questi Paesi è talvolta visto con
sospetto: pericoli di cattura da parte delle comunità
locali, che portano a risultati opposti a quelli desiderati.
La necessità di una strategia
Esplicitare la visione o la missione del settore
pubblico.
2. Esplicitare le regole (formali o informali) per
tradurre i principi costituzionali in obiettivi concreti.
Le istituzioni legislative, di coordinamento e di
vigilanza.
3. Tenere conto dei vincoli e della capacità operativa.
Fissare un obiettivo non significa avere le capacità di
raggiungerlo. Vi sono poi fattori di incentivo,
sanzione, lobbying e corruzione.
1.
La performance del settore
pubblico
visione
regole
Risultato effettivo
capacità operativa
I presupposti teorici
In una DTE (Developing and Transition Economy) è
ancora più importante rendere chiaro chi fa cosa tra
livelli di governo.
L’attribuzione delle funzioni segue i noti modelli della
teoria economica.
Nelle DTEs rispetto alle economie sviluppate assume
maggiore importanza il coinvolgimento del settore
privato nella fornitura dei servizi pubblici.
La tassazione locale
Nelle DTEs il decentramento dell’imposizione fiscale è
meno pressante di quello delle decisioni di spesa, in
quanto le inefficienze di un modello decentrato possono
essere maggiori rispetto a un paese industrializzato.
Ciononostante, spesso nelle DTEs le entrate fiscali sono
ancor più centralizzate di quanto sarebbe opportuno.
Spesso il sistema tributario si basa su imposte indirette
(IVA, accise, ecc.).
Vi sono quindi spazi per introdurre addizionali o forme
di compartecipazione.
I trasferimenti
I trasferimenti dal centro ai governi locali dovrebbero
avere l’obiettivo di:
1. Colmare la differenza tra tasse e spese locali.
2. Correggere le differenze nelle capacità fiscali.
3. Incentivare le esternalità positive.
4. Evitare eccessiva concorrenza fiscale e assicurare
condizioni di equità.
5. Conciliare priorità locali e nazionali.
6. Favorire lo sviluppo nelle aree arretrate.
Il contesto istituzionale (1)
Il rispetto dei principi del federalismo fiscale è
condizione necessaria ma non sufficiente per il successo
di una riforma di decentramento.
È necessario anche tutto un set di istituzioni
formalizzate e non che garantiscano che tutti gli attori
rispettino le regole del gioco.
Sia nel modello della torta a strati (dove la rigida
separazione delle competenze minimizza il rischio di
conflitto) che con le competenze condivise il
coordinamento dell’operare pubblico viene raggiunto
attraverso i contatti tra livelli di governo, lobbying, o
regole normative.
Il contesto istituzionale (2)
In linea teorica le relazioni tra livello di governo possono
essere:
1. Determinate dal governo centrale (!)
2. Affidate a un’istituzione indipendente (ma come
farle accettare al sistema politico?)
3. Affidate a una Conferenza Stato-governi locali
4. Interne a Commissioni legislative miste
5. Affidate a un ramo del Parlamento (Bundesrat).
Le ultime tre opzioni sono quelle a maggior probabilità di
successo.
Alcuni principi guida (1)
 La distribuzione delle funzioni pubbliche deve essere
sufficientemente flessibile per adattarsi al mutare della
realtà politica ed economica.
 Nessuna riforma avrà successo senza l’introduzione di
un’effettiva partecipazione dei cittadini, cui va data
periodica rendicontazione dell’operare pubblico.
 Il decentramento amministrativo va di pari passo con
la riforma del pubblico impiego.
 Le capacità delle Amministrazioni locali sono
importanti, ma se insufficienti non devono costituire
un limite al processo di riforma. In questo caso devono
intervenire livelli superiori di governo.
Alcuni principi guida (2)
 Un decentramento asimmetrico può costituire una
valida alternativa a modelli monoformula.
 Evitare un’eccessiva separazione tra competenze di
spesa e responsabilità nel reperimento delle fonti
finanziarie.
 L’importanza del sistema dei trasferimenti: se mal
congegnato, può minare la responsabilità fiscale e
costringere le aree meno sviluppate a una strutturale
dipendenza.
 I trasferimenti possono coinvolgere per alcuni beni
pubblici il settore privato, promuovendo una salutare
concorrenza con quello pubblico.
Alcuni principi guida (3)
 La disciplina fiscale può essere perseguita attraverso
golden rules (ad esempio limiti al ricorso
all’indebitamento). Si rende così più facile anche
l’accesso ai mercati finanziari e del credito.
 La disciplina fiscale rischia di rimanere lettera morta
in assenza di un modello premiale/sanzionatorio.
 È necessario un generale consenso e coinvolgimento
negli obiettivi generali della riforma. È bene che le
regole principali abbiano rango costituzionale.
 Contrariamente a quanto molti credono, il
decentramento è questione di maggior importanza in
una DTE che in un Paese sviluppato.
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La teoria del federalismo fiscale