REPORTAGE
“IL SOLDATO LUIGI E LA GRANDE GUERRA”
A cura degli alunni di classe V A - Scuola Primaria di Cattabrighe
Istituto Comprensivo “Elio Tonelli” - Pesaro - Insegnante Stefania Palanghi
Sottofondo musicale “La
Leggenda del Piave”
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LA GUERRA
DEL SOLDATO LUIGI
Abbiamo intervistato il figlio
ottantanovenne del SOLDATO LUIGI.
E’ un signore che vive a Colboldolo
(provincia di Pesaro) e che si chiama
Mario Ugoccioni.
Questa a sinistra è l’ unica foto che
ancora possiede del padre ed è
appunto una foto con l’ uniforme della
PRIMA GUERRA MONDIALE
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INTERVISTA A MARIO UGOCCIONI
FIGLIO DEL SOLDATO LUIGI UGOCCIONI
INTERVISTATORI: “Quanti anni ha lei?”.
MARIO: “Sono nato l’8 novembre del 1925, ho quasi 90 anni”.
INTERVISTATORI: “Questa è l’ unica fotografia che ha di suo padre?”.
MARIO: “Sì, non ne abbiamo altre. Nella fotografia è vestito da soldato”.
INTERVISTATORI: “Quindi suo padre ha fatto la guerra?”.
MARIO: “Sì, ha combattuto durante la prima guerra mondiale.
INTERVISTATORI: “Dove ha combattuto suo padre?”.
MARIO: “Ha combattuto in un paese vicino a Udine, nel Friuli Venezia
Giulia, ma non mi ricordo bene il nome preciso del paese”.
INTERVISTATORI: “Suo padre è morto in guerra?”.
MARIO: “No, mio padre è stato fortunato, perché è tornato a casa vivo, però poi è morto dieci
anni dopo per una banale polmonite. Mia madre diceva sempre che la guerra lo aveva
risparmiato per farlo morire …… di pioggia”:
INTERVISTATORI: “Cosa significa?”.
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MARIO: “Mio padre, quando aveva 36 anni, era andato a piedi da Colbordolo (dove
abitavamo) fino alla fiera del bestiame di Casinina. Sulla strada del ritorno scoppiò il
temporale e lui si bagnò tutto, ma non si fermò mai perché voleva arrivare in fretta a casa. Il
giorno dopo si ammalò di bronchite e poi di polmonite e dopo una settimana era già morto”.
INTERVISTATORI: “ Suo padre le ha raccontato come era la vita del soldato?”
MARIO: “Io non ricordo niente di mio padre, perché quando è morto avevo solo tre anni. Ma i
suoi ricordi li ha raccontati a mia madre e alla mia sorella più grande che aveva tredici anni,
mentre la sorella più piccola aveva solo undici mesi”.
INTERVISTATORI: “Cosa ha saputo da sua madre?”.
MARIO: “Mia madre diceva che la guerra è stata molto brutta, ma soprattutto per i soldati, un
po’ meno per chi era rimasto a casa. I familiari ricevevano dal Comune anche qualche soldo,
se l’ unico uomo di casa era in guerra: 15 lire al mese. Invece per i soldati è stata terribile,
combattuta nelle trincee, lungo il confine tra l’ Italia e l’ Austria. I due eserciti nemici, quello
italiano e quello austriaco, facevano dei lunghissimi scavi a zig zag, chiamati trincee, uno di
fronte all’ altro e lì dentro i soldati stavano per settimane con i loro fucili. Quando sentivano il
fischietto del comandante, significava che dovevano andare all’ assalto della trincea nemica.
Ma morivano quasi tutti. Mio padre non è mai stato nella trincea in prima linea, ma solo nelle
retrovie a preparare il materiale per la trincea, ad esempio i sacchi di sabbia, e a fare la
riserva”.
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INTERVISTATORI: “Quindi non le è rimasto niente di suo padre?”.
MARIO: “Conservo un unico oggetto che mia madre ha regalato all’ unico figlio maschio, cioè
io: un orologio da taschino, che non funziona più”.
INTERVISTATORI: “Grazie per la sua testimonianza, sarà un utile documento”.
MARIO: “Prego, è stato un piacere”.
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UNA LETTERA DAL FRONTE
7 Maggio 1917
Cari familiari,
ho trovato un compagno che può scrivere per me, giacchè io non so né scrivere
né leggere.
La mia salute al presente è ottima come spero di voi tutti in famiglia.
Io mi trovo in questo paese, Galeriano: qui mi fanno fare l’ istruzione tutto il
giorno.
Tutti i soldati si lamentano del rancio, ma a me non importa: basta che mi
lasciano qui in Italia e non mi mandano in trincea, verso l’ Austria.
Adesso mi ritrovo contento a pensare che siamo dietro più di cento chilometri dal
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fronte, qui nelle retrovie.
Però da due o tre giorni hanno cominciato a fare degli attacchi: sentiamo il
cannone come essere là in trincea.
Il prete ci dice di non pensar male, che qui nella zona di Udine il nemico non
può avanzare: invece è tutto all’ incontrario!
Dite a mio padre di farmi sapere come va nella campagna, se tutto è fiorito
bene, se si vede l’ uva e i frutti. Anche qui nelle colline austriache conquistate
dai nostri italiani si vedono delle belle piante da frutta ben fiorite.
Date un bacio alla mia figlia Giuseppina.
Aspetto una vostra risposta.
Intanto vi saluto, tutti uniti in famiglia, io vi ricordo sempre.
Luigi
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LA TRINCEA DEL
SOLDATO LUIGI
Luigi era un
contadino.
Circa sette milioni di
italiani , contadini,
pastori, bottegai,
operai, per lo più
analfabeti, senza
parlare una lingua
comune, male
armati, in nome
della Patria si
avviarono verso
quello che si rivelò
poi un massacro …
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LE TRINCEE
Erano larghi fossati sostenuti da pareti di legno, dotati di piccole scale per salire sugli spalti
quando si doveva sparare al nemico. Nei punti più ampi si ponevano le vettovaglie, o
alloggiavano gli ufficiali o si creavano le latrine. Il fronte era coperto da sacchi di sabbia e il filo
spinato li proteggeva dal nemico.
Le trincee contrapposte erano separate dalla terra di nessuno, minata pericolosamente e piena
di trappole: mortale e ingente fu il numero di soldati impegnato per anni al fronte durante il
conflitto.
La seconda guerra mondiale fu soprattutto una estenuante guerra di trincea per coloro che
militarono tra le montagne del Massiccio dell’Adamello (al confine tra Lombardia e Alto Adige),
sulla Marmolada (tra Trentino e Veneto) o sulle Dolomiti Orientali, reclutati principalmente tra i
giovani di montagna, abituati alle basse temperature.
Costoro rimasero lì combattendo per oltre due anni, costruendo baraccamenti, trasportando
munizioni e armi.
La loro vita quotidiana scorreva tristemente tra la paura della morte che incombeva e i sacrifici
da affrontare minuto dopo minuto.
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PLASTICO DI UNA TRINCEA:
ricostruzione realizzata dai bambini
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COSA MANGIAVA IL SOLDATO LUIGI
IN TRINCEA
Durante il conflitto, agli italiani sono stati
distribuiti circa duecento milioni di scatolette
di carne, di tonno, da 200 grammi cadauna,
burro, mortadella, oltre a dadi per brodo,
consumati in caso di mancanza del rancio
caldo cucinato nel campo. Nei campi e nelle
trincee sono state ritrovate molte scatolette
arrugginite: alcune mantengono i colori con la
grafica dei marchi storici (Cirio, Bertolli) altre
contenevano prodotti etichettati con nomi
patriottici come: “Antipasto finissimo Trento e
Trieste”; “Alici alla Garibaldi”; ” Filetti
Savoia”, “Antipasto Tripoli” in cui spesso
compariva il disegno della bandiera italiana.
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COSA MANGIAVA IL SOLDATO LUIGI
IN TRINCEA
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La “gavetta” del soldato: è un recipiente in
alluminio che contiene la razione di cibo per il
pasto. E’ composto di due pezzi che si
incastrano tra di loro, un contenitore che
funge da ciotola o pentolino e un coperchio
utilizzabile come piatto.
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IL SOLDATO LUIGI E’ STATO FERITO
Disinfettanti e antisettici , che ancora usiamo ai
giorni nostri, furono inventati e impiegati su larga
scala negli anni della prima guerra mondiale (ad
esempio, la tintura di iodio). A uccidere i soldati,
più delle ferite riportate, erano le infezioni.
I decessi avvenivano soprattutto per l’infezione
delle ferite provocate dalle schegge di granata.
Tetano, setticemia, cancrena erano sempre in
agguato in un’epoca in cui non esistevano ancora
gli antibiotici e l’igiene nelle trincee e negli
ospedali da campo era scarsissima.
Questi primi disinfettanti antibatterici, se non
potevano curare le infezioni, fornivano però una
garanzia in più per evitare le gravi complicazioni
della contaminazione delle ferite e probabilmente
abbatterono in qualche misura la mortalità dei
soldati.
CAMIONETTA DELLA CROCE ROSSA
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LE ARMI DEL SOLDATO LUIGI
Comparvero per la prima volta, durante la
Prima Guerra Mondiale, aerei in grado di
bombardare le linee nemiche e le città, carri
armati capaci di superare barriere fino a quel
momento insuperabili, bombe a mano
dall'effetto dirompente se gettate in una trincea
o in una cavità fino ad arrivare ai terribili
lanciafiamme e alle bombe chimiche.
Parallelamente, il potenziale distruttivo e
l'efficacia di queste armi aumentarono per la
scarsa attenzione, da parte di quasi tutti gli
eserciti, nel creare delle "difese" adatte a
queste novità e nel cambiare le tattiche militari,
ormai vecchie e legate più alle guerre
dell'Ottocento.
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LE ARMI DEL SOLDATO LUIGI
LA BOMBA
A MANO
IL
LANCIAFIAMME
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LE ARMI DEL SOLDATO LUIGI
ARMI CHIMICHE
I PRIMI AEREI
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IL SOLDATO LUIGI CANTA…..
“La Leggenda del Piave”
(autore maestro Giovanni
Gaeta - anno 1918)
La canzone venne fatta
conoscere ai soldati e
contribuì a ridare morale alle
truppe italiane.
Il testo e la musica creano una
canzone patriottica che ha la
funzione di incitare alla
battaglia.
Lo “straniero” spesso
nominato nel testo sono gli
austriaci.
Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!
E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...
«No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un passo avanti!»
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
«Indietro va', straniero!»
Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!
S'udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»
Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!
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CRONACA DI UNA VISITA GUIDATA
Noi della classe Quarta A alla Mostra
“L’ Europa in fiamme – La Grande Guerra” –
Palazzo della Prefettura di Pesaro
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CRONACA DELLA VISITA ALLA MOSTRA SULLA GRANDE GUERRA
La classe quarta A del plesso di Scuola Primaria di Cattabrighe ha quest’ anno aperto
una finestra nel proprio programma di storia, aggiungendo un argomento non previsto,
ma che era giusto ricordare, poiché si celebra il centenario dello scoppio della "Prima
Guerra Mondiale ": 1915-2015.
L' occasione per approfondire è stata la bellissima mostra allestita nelle sale della
Prefettura di Pesaro.
In esposizione c' era una notevole quantità di cimeli rigorosamente dell' epoca, il tutto
reso particolarmente attraente per i bambini grazie ad alcune ricostruzioni di scene di
vita: momenti di guerra, ovviamente, come la trincea e l' infermeria da campo, ma anche
scene lontane dagli echi delle battaglie come un matrimonio dell' epoca con manichini in
abiti nuziali di cento anni fa.
I bambini sono stati entusiasti della visita, anche grazie ad una guida, un generale dell'
esercito in pensione, particolarmente attenta ai loro livelli di competenza e
comprensione, e ad un gioco effettuato a conclusione dell’ esperienza, una specie di
caccia al tesoro.
Al termine della visita, anche il Prefetto si è amabilmente intrattenuto con i bambini e le
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insegnanti.
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……. e per finire…..LA PUBBLICITA’!
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Noi della classe V A
nel plastico della
nostra scuola di
Cattabrighe
GRAZIE PER LA
VOSTRA
ATTENZIONE!
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la guerra del soldato luigi