Facoltà di Economia
Università degli Studi di Parma
Corso di
Economia Industriale
Cap. 2
Anno Accademico 2015-16
1
Quesiti principali
• Cosa è e quali obiettivi persegue l’impresa?
• Che relazione c’è tra costi e efficienza?
• Quali fattori influenzano le dimensioni
dell’impresa?
2
L’impresa
3
Definizione di impresa
• L’impresa è una organizzazione produttiva
che trasforma input (fattori di produzione)
in output (prodotti venduti sul mercato ad
un dato prezzo).
4
Obiettivi dell’impresa
Massimizzazione dei profitti nel lungo
periodo
5
Obiettivi dell’impresa
• La massimizzazione dei profitti è una
ipotesi di carattere descrittivo e di carattere
prescrittivo
6
Obiettivi dell’impresa
• La massimizzazione dei profitti è una
ipotesi di carattere descrittivo e di carattere
prescrittivo
7
Vincolo di efficienza
L’impresa per max  deve:
• vendere la quantità ottima (non max)
• produrre in condizioni di efficienza tecnica
8
Vincolo di efficienza
L’impresa per max  deve:
• vendere la quantità ottima (non max)
• produrre in condizioni di efficienza tecnica
Efficienza tecnica:
• data una certa quantità di fattori di produzione, si
dovrà max l’output utilizzando la tecnologia più
avanzata disponibile in un dato momento
9
Ipotesi alternative
• Ipotesi manageriale (Marris)
• Ipotesi evolutiva (Nelson e Winter)
• Ipotesi di x-inefficiency (Leibenstein)
10
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi Manageriale
• Manager e azionisti hanno funzione di utilità
diverse
11
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi Manageriale
• Manager e azionisti hanno funzione di utilità
diverse
• Il manager max status, remunerazione e stabilità
dell’incarico
12
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi Manageriale
• Manager e azionisti hanno funzione di utilità
diverse
• Il manager max status, remunerazione e stabilità
dell’incarico
• L’azionista max il rendimento azionario di breve
periodo
13
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi Manageriale
• Manager e azionisti hanno funzione di utilità
diverse
• Il manager max status, remunerazione e stabilità
dell’incarico
• L’azionista max il rendimento azionario di breve
periodo
• L’azionista soffre di asimmetria informativa
14
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi Manageriale
• Manager e azionisti hanno funzione di utilità
diverse
• Il manager max status, remunerazione e stabilità
dell’incarico
• L’azionista max il rendimento azionario di breve
periodo
• L’azionista soffre di asimmetria informativa
• Il manager max la crescita sotto il vincolo di una
reddititività media
15
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi evolutiva
• L’impresa è il luogo di accumulazione di
competenze tecnologiche e organizzative
(tecnologia endogena)
16
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi evolutiva
• L’impresa è il luogo di accumulazione di
competenze tecnologiche e organizzative
(tecnologia endogena)
• Il sapere societario è il principale fattore di
efficienza
17
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi evolutiva
• L’impresa è il luogo di accumulazione di
competenze tecnologiche e organizzative
(tecnologia endogena)
• Il sapere societario è il principale fattore di
efficienza
• Nel breve periodo la max del profitto può essere in
conflitto con lo sviluppo del sapere societario
18
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi evolutiva
• L’impresa è il luogo di accumulazione di
competenze tecnologiche e organizzative
(tecnologia endogena)
• Il sapere societario è il principale fattore di
efficienza
• Nel breve periodo la max del profitto può essere in
conflitto con lo sviluppo del sapere societario
• Obiettivi di max del profitto di breve periodo
possono essere sacrificati a vantaggi
dell’accumulazione di sapere societario
19
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi di x-inefficiency
• L’impresa come agente collettivo è soggetta a
vincoli di razionalità limitata
20
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi di x-inefficiency
• L’impresa come agente collettivo è soggetta a
vincoli di razionalità limitata
• Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative
non sono massimizzanti
21
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi di x-inefficiency
• L’impresa come agente collettivo è soggetta a
vincoli di razionalità limitata
• Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative
non sono massimizzanti
• L’organizzazione interna non può essere
perfettamente monitorata e quindi permangono
margini di inefficienza
22
Obiettivi dell’impresa
Ipotesi di x-inefficiency
• L’impresa come agente collettivo è soggetta a
vincoli di razionalità limitata
• Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative
non sono massimizzanti
• L’organizzazione interna non può essere
perfettamente monitorata e quindi permangono
margini di inefficienza
• Il profitto non è massimo, ma workable
(ragionevole)
23
Costi e efficienza dell’impresa
24
Motivazioni all’analisi dei costi
L’analisi dei costi è necessaria:
• per ottenere indicazioni operative relative alle
scelte dei livelli e della composizione della
produzione;
• per comprendere i vantaggi di entrata e di uscita
da un settore
• per analizzare le forme di concorrenza presenti in
un settore
• per individuare i vantaggi di specifiche politiche
di concorrenza
• per prevedere gli effetti delle politiche industriali 25
Tipologia di base dei costi
•
•
•
•
Costi fissi (F)
Costi variabili (VC)
Costi totali (C)
Costi marginali (MC)
26
Def. Costo fisso
• Un costo è fisso quando non varia al variare
del livello di produzione
• (es. canone telefonia; affitto di un
immobile; canone leasing di un
macchinario; ecc.)
27
Def. Costo variabile
• Un costo è variabile se varia al variare del
livello di produzione
• (es. materie prime; collegamento internet
dial; semilavorati; ecc.)
28
Def. Costo totale
• Il costo totale è la somma dei costi fissi e
variabili con riferimento ad un dato volume
di output (q)
29
Def. Costo marginale
• Il costo marginale è l’incremento di costo
derivante dalla produzione di una unità
addizionale di output
• MC=dC(q)/dq
30
Costo irrecuperabile
• Quota dei costi fissi che non può essere
recuperato se l’impresa cessa l’attività
• es: investimento pubblicitario; investimento
in ricerca di mercato
31
Costi medi
• Costo variabile medio: rapporto tra costo
variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q
32
Costi medi
• Costo variabile medio: rapporto tra costo
variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q
• Costo fisso medio: rapporto tra costo fisso e
quantità prodotta: AFC=F/q;
33
Costi medi
• Costo variabile medio: rapporto tra costo
variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q
• Costo fisso medio: rapporto tra costo fisso e
quantità prodotta: AFC=F/q;
• Costo medio: rapporto tra costo totale e
quantità prodotta: AC=C(q)/q=AVC+AFC
34
Tipologie di costi
C
0
Q1=10
Q2=20
Q3=30
Q4=40
35
Tipologie di costi
C
AFC
0
Q1=10
Q2=20
Q3=30
Q4=40
36
Tipologie di costi
C
AVC
0
Q1=10
Q2=20
Q3=30
Q4=40
37
Tipologie di costi
C
AVC
MC
0
Q1=10
Q2=20
Q3=30
Q4=40
38
Tipologie di costi
C
AFC
AVC
MC
0
Q1=10
Q2=20
Q3=30
Q4=40
39
Tipologie di costi
C
AFC
AC
AVC
MC
0
Q1=10
Q2=20
Q3=30
Q4=40
40
Precisazioni sui costi(controllare)
AVC<AC <=>AFC
AFC<AC <=> AVC
MC<=>AC <=>AVC
41
Costi medi e
fungibilità/specializzazione
degli impianti
• Si immagini che il bene Y possa essere
prodotto con due tecnologie:
• T1AC1= tecnologia fungibile
• T2AC2= tecnologia specializzata
42
Fungibilità e specializzazione
degli impianti
C
q
43
Fungibilità e specializzazione
degli impianti
C
q1
q4
q
44
Fungibilità e specializzazione
degli impianti
C
AC1
q1
q4
q
45
Fungibilità e specializzazione
degli impianti
C
AC2
AC1
q1
q4
q
46
Fungibilità e specializzazione
degli impianti
C
AC2
AC1
q2
q3
q
47
Fungibilità e specializzazione
degli impianti
C
AC2
AC1
q1
q2
q3
q4
q
48
Conclusioni
In contesti ad elevata variabilità della
domanda gli impianti fungibili tendono ad
essere più efficienti di quelli specializzati
49
Breve e lungo periodo
• Per breve periodo si intende l’arco temporale
durante il quale gli input di produzione sono dati.
Ogni cambiamento nella combinazione degli input
genera costi.
50
Breve e lungo periodo
• Per breve periodo si intende l’arco temporale
durante il quale gli input di produzione sono dati.
Ogni cambiamento nella combinazione degli input
genera costi.
• I costi di modificazione della combinazione degli
input vengono definiti costi di aggiustamento
51
Breve e lungo periodo
• Per breve periodo si intende l’arco temporale
durante il quale gli input di produzione sono dati.
Ogni cambiamento nella combinazione degli input
genera costi.
• I costi di modificazione della combinazione degli
input vengono definiti costi di aggiustamento
• Per lungo periodo si intende l’arco temporale
durante il quale è possibile attuare cambiamenti
negli input di produzione con costi di
aggiustamento nulli
52
I costi medi
nel breve e nel lungo periodo
• Se l’impresa attua scelte razionali, il costo
medio di lungo periodo (LRCA) risulta
sempre uguale o inferiore al costo medio di
breve periodo (SRAC)
53
Relazione
tra curva LRAC e curve SRAC
• Ne consegue che la curva dei LRAC è
costituita dall’inviluppo delle curve di breve
periodo, SRAC.
• La curva dei LRAC è costituita dall’insieme
dei segmenti delle curve dei SRAC che
consentono di produrre ai costi più bassi.
54
Curva di inviluppo
C
AC1
0
q
55
Curva di inviluppo
C
AC1

0
q
56
Curva di inviluppo
C
AC1
0
q
57
Curva di inviluppo
C
AC1
AC2
0
q
58
Curva di inviluppo
C
AC1
C1
C2
0
AC2
q
59
Curva di inviluppo
C
AC1
AC2

0
q
60
Curva di inviluppo
C
AC1
AC2
0
q
61
Curva di inviluppo
C
AC1
AC2
AC3
0
q
62
Curva di inviluppo
C
AC1
AC2
AC3

0
q
63
Curva di inviluppo
C
AC1
AC2
AC3
0
q
64
Curva di inviluppo
C
AC1
AC4
AC2
AC3
0
q
65
Curva di inviluppo
C
AC1
AC4
AC2
AC3
0
q
66
Curva di inviluppo
C
LRAC
0
q
67
Costo opportunità
Il costo opportunità di una azione (per es.
investimento) è il rendimento che
deriverebbe dall’impiego delle stesse risorse
nella migliore alternativa disponibile.
(es. acquistare o affittare una abitazione;
lavoro autonomo o dipendente)
68
Economie di scala:
Si registrano economie di scala quando
i costi di produzione diminuiscono
all’aumentare dei volumi di produzione
69
Economie e diseconomie di scala:
Rendimenti crescenti
C
AC1
Q70
Economie e diseconomie di scala:
Rendimenti decrescenti
C
AC3
Q71
Economie e diseconomie di scala:
Rendimenti costanti
C
AC2
Q72
Economie e diseconomie di scala:
Rendimenti crescenti, costanti e decrescenti
C
AC3
AC2
AC1
Q73
Economie e diseconomie di scala:
C
Q1
Q2
Q3
Q474Q
Economie e diseconomie di scala:
C
Rendimenti
crescenti
Q1
Q2
Q3
Q475Q
Economie e diseconomie di scala:
C
Rendimenti
costanti
Q1
Q2
Q3
Q476Q
Economie e diseconomie di scala:
C
Rendimenti
decrescenti
Q1
Q2
Q3
Q477Q
Origine delle economie di scala
•
•
•
•
Presenza di costi fissi
Specializzazione delle funzioni
Costi di riassetto
Legge dei grandi numeri e costi delle scorte
78
Origine delle
diseconomie di scala
• Costi di trasporto delle materie prime
(multilocalizzazione)
• Costi di distribuzione del prodotto finito
• Costi di approvigionamento di input
specialistici (lavoro qualificato)
• Costi di controllo (coordinamento)
79
La scala efficiente minima
• Livello di produzione al di sotto del quale i
costi medi aumentano in modo significativo
80
Scala efficiente minima
C
Q1
Q2
Q
81
Scala efficiente minima
C
Mes

Q1
Q2
Q
82
Fattori influenti sulla
dimensione dell’impresa
83
Fattori influenti sul numero
e la dimensione relativa delle imprese in un settore
1.Economie di scala (efficienza tecnica) (+)
2. Economie di specializzazione (-)
3. Economie di varietà (di scopo) (+)
4.Integrazione verticale (+)
5.Acquisizioni/fusioni (+)
84
1) Economie di scala
85
Economie di scala
La presenza di economie di scala indica la
possibilità di ottenere miglioramenti di efficienza
attraverso l’aumento delle dimensioni
86
Esempio:
• L’impresa 1 produce l’input α che è destinato al prodotto
finito A. La quantità prodotta di α (funzione della domanda
finale di A) è q1 con un costo pari a c1.
87
Economie e diseconomie di scala:
C
C1
AC αtot
Q1
Qα
88
La quantità q1 si trova nel tratto discendente di AC
e quindi un aumento della produzione (delle
dimensioni) determina un aumento di efficienza
(riduzione dei costi).
89
Economie e diseconomie di scala:
C
AC αtot
C
Q4
Qα
90
2) Economie di specializzazione
91
Def. Economie di
specializzazione
• L’economie di specializzazione hanno origine in
incrementi di efficienza (riduzione dei costi)
derivanti dall’ampliamento della divisione del
lavoro tra le imprese.
92
Economie di specializzazione
• L’impresa 1 produce il bene finale Y in quantità
pari a x1.
• Per realizzare Y l’impresa 1 necessita di due input
intermedi (A e B) che produce internamente (con
costi ACa e ACb).
• La gestione dell’attività produttiva richiede inoltre
costi di coordinamento pari a ACc.
93
Economie di specializzazione e
integrazione verticale
C
ACa
ACc
ACb
Q94
Economie di specializzazione
C
ACa
ACc
ACb
x1
Q95
Economie di specializzazione
• In X1, input a è prodotto ad ACa Min, ma
non l’input b.
• L’input b non è prodotto in modo efficiente.
Per migliorare la propria competitività
l’impresa può decidere di limitatre la
produzione ad a.
• Le dimensioni diminuiscono
96
3) Economie di varietà (di scopo)
97
Economie di varietà (di scopo)
Si registrano economie di varietà quando
produrre congiuntamente due o più beni
determina vantaggi in termini di produttività
o di efficienza
• es. processo di cracking
98
Economie di varietà (di scopo)
C(q1,q2) < [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo subadditiva
C(q1,q2) = [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo additiva
C(q1,q2) > [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo superadditiva
99
Economie di scopo (di varietà)
C(q1,q2) < [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo subadditiva
C(q1,q2) = [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo additiva
C(q1,q2) > [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo superadditiva
100
Economie di varietà (di scopo)
C(q1,q2) < [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo subadditiva
C(q1,q2) = [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo additiva
C(q1,q2) > [C(q1,0) + C(0,q2)]
Funzione di costo superadditiva
101
Economie di varietà (di scopo)
Funzione di costo subadditiva
C(q)
q2
0
q1
102
Economie di varietà (di scopo)
Funzione di costo subadditiva
C(q)
C(q1,0)
q2
0
q’1
q1
103
Economie di varietà (di scopo)
Funzione di costo subadditiva
C(q)
C(0,q2)
q’2
q2
0
q1
104
Economie di varietà (di scopo)
Funzione di costo subadditiva
C(q)
C(q1,0)
C(0,q2)
q’2
q2
0
q’1
q1
105
Economie di varietà (di scopo)
Funzione di costo subadditiva
C(q)
C(q1,0)
C(0,q2)
q’2
q2
0
q’1
q1
106
Economie di varietà (di scopo)
Funzione di costo superadditiva
C(q)
C(q1,0)
C(0,q2)
q’2
0
q2
q’1
q1
107
Economie di varietà (di scopo)
Funzione di costo additiva
C(q)
C(q1,0)
C(0,q2)
q’2
0
q2
q’1
q1
108
Origine delle economie di varietà
 Economie tecniche di produzione congiunta
 Economie di varietà in senso proprio: a)
presenza di risorse inoperose; b) risorse non
soggette a vincoli di disponibilità
• Economie di varietà derivanti da esternalità
109
4) Integrazione verticale
110
Integrazione verticale
Impresa A
(Y=100)
C=15
F1
C=30
F2
C=55
F3
111
Integrazione verticale
Impresa B
(Y=100)
C=15
C=30
C=55
Impresa C
Impresa D
F1
F2
F3
112
Integrazione verticale
Impresa A
(Y=100)
C=15
F1
C=30
F2
C=55
F3
Impresa B
(Y=100)
Impresa C
Impresa D
F1
F2
F3
113
Integrazione verticale
Impresa A= (Y=100)
= C(F1)+C(F2)+C(F3)=(15+30+55)=100
Impresa A = C/Y=1
114
Integrazione verticale
Impresa A= (Y=100)
= C(F1)+C(F2)+C(F3)=(15+30+55)=100
Impresa A = C/Y=1
L’impresa A è verticalmente integrata
115
Def. Integrazione verticale
‘Quando un impresa produce internamente
gli input del proprio processo produttivo ,
invece di acquistarli all’esterno, si dice che
essa è integrata verticalmente’
116
Integrazione verticale
Impresa B=(Y=100)
= (C(F1)=15)
Impresa B =  C/Y=0,15
117
Integrazione verticale
Impresa B=(Y=100)
= (C(F1)=15)
Impresa B =  C/Y=0,15
L’impresa B presenta un basso grado di
integrazione verticale
118
5) Acquisizioni e fusioni
119
Acquisizioni e fusioni
• Acquisizione: quando l’impresa A
acquisisce tutto il capitale dell’impresa B, o
una sua parte
• Fusione: quando l’impresa A e l’impresa B
si fondono per dare vita a una nuova
impresa, C (tranne fusioni per
incorporazioni), per cui A e B, come entità
separate, scompaiono
120
Tipologie di acquisizioni
• acquisizioni orizzontali
• acquisizioni verticali
• acquisizioni conglomerali
121
Acquisizioni orizzontali
L’impresa acquisita opera nello stesso settore
dell’impresa acquirente o in settori strettamente
correlati dal punto di vista tecnologico. Viene
considerata acquisizione orizzontale anche il caso
in cui l’impresa acquisita opera nello stesso
settore, ma in un mercato geograficamente diverso
da quello dell’acquirente;
122
Acquisizioni verticali
L’impresa acquisita produce o può produrre input
necessari alla realizzazione del bene dell’impresa
acquirente oppure si colloca in una fase produttiva
a valle rispetto all’impresa acquirente;
123
Acquisizioni conglomerali
L’impresa acquisita opera in settori diversi da
quello dell’acquirente
124
Motivazione delle acquisizioni
• Miglioramento dell’efficienza
• Incremento del potere di mercato
125
Motivazioni di efficienza
•  economie di scala (via specializzazione impianti e max
capacità produttiva)
• Eliminazioni sovrapposizioni produttive
• Riduzione duplicazione sforzi R&S
• Eliminazione distorsione prezzi per potere di mercato
operatore monopolista a valle o a monte (integrazione
verticale)
• Riduzione costi di transazione elevati (investimenti
specifici)
• Ottenimento di sinergie (raggiungimento economie di
scopo)
126
Motivazioni di potere di mercato
a) l’impresa acquirente attraverso l’aumento
delle quote di mercato controllate o
l’eliminazione (diretta o indiretta) di un
concorrente è in grado di modificare la forma
del mercato in modo da poter praticare un
prezzo superiore a quello iniziale;
b) l’extraprofitto così conseguito è superiore al
costo opportunità delle risorse impiegate
nell’acquisizione.
127
Un modello generale :
Market for corporate control
(Manne 1963; Jensen e Ruback 1983)
Mercato di risorse manageriali in cui agiscono meccanismi
selettivi tipici dei mercati concorrenziali.
I manager più efficienti acquisiscono il controllo delle
imprese condotte da manager meno efficienti,
estromettendoli dalla gestione.
Questo processo selettivo assicura agli azionisti un potere di
controllo dei confronti dei manager.

128
L’Hp di market for corporate control
evidenzia il rischio di essere oggetto di
acquisizione e agisce come incentivo
esogeno al contenimento dei costi di
coordinamento.
129
Market for corporate control
•
•
•
•
•
•
•
x= f(D)
con
x= efficienza (tecnica; economica) dell’impresa
D= efficienza delle risorse manageriali
B=Beneficio atteso
s=impresa acquisita
r=impresa acquirente
• xs(Dr)=xs(Ds) Bs=0 Acquisizione No
• xs(Dr)>xs(Ds) Bs>0 Acquisizione Si
130
Prescrizioni
a) Le imprese acquirenti dovrebbero presentare una
redditività superiore alla media mentre le imprese
target dovrebbero essere caratterizzate da
efficienza/profittabilità inferiore alla media.
b) Le imprese, dopo il trasferimento del controllo,
dovrebbero essere gestite con un’efficienza
maggiore rispetto a quanto avveniva nella fase
pre-acquisizione.
131
Imprese acquisite
Differenziali rispetto alla media
t-2
t-1
t
t+1
t+2
t+3
ROE
- Grandi
- Medie
- 4.86 - 4,89
- 0,27 0.22
- 2,00
0,15
14,39
3,05
11,46
15,50
ROI
- Grandi
- Medie
- 2,66 - 3,62
- 2,22 - 1,03
- 3,05
- 1,69
- 2,27
- 1,05
- 1,48
- 1,19
ROS
- Grandi
- Medie
- 1,72 - 2,91
- 1,78 - 1,34
- 1,17
- 2,00
- 1,19
- 1,88
- 0,69
- 0,39
Fonte Guelpa 1993
132
Perché le ipotesi teoriche non
trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non
prevedibili ex ante
133
Perché le ipotesi teoriche non
trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non
prevedibili ex ante
b) Effetti di misure anti-takeover
134
Perché le ipotesi teoriche non
trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non
prevedibili ex ante
b) Effetti di misure anti-takeover
c) Costi di integrazione (ipotesi evolutiva)
135
Perché le ipotesi teoriche non
trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non
prevedibili ex ante
b) Effetti di misure anti-takeover
c) Costi di integrazione (ipotesi evolutiva)
d) Incertezza (hubris (Roll 1986))( errori di
valutazione da parte dell’acquirente sulle
performance potenziali dell’acquisita)

136
Perché le ipotesi teoriche non
trovano conferma empirica?
e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero
(Mueller 1991))
137
Perché le ipotesi teoriche non
trovano conferma empirica?
e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero
(Mueller 1991))
f) Obiettivi difensivi (le acquisizioni appaiono
motivate da finalità di sopravvivenza nel lungo
periodo piuttosto che da obiettivi di efficienza da
conseguire il periodi più brevi)
138
Perché le ipotesi teoriche non
trovano conferma empirica?
e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero
(Mueller 1991))
f) Obiettivi difensivi (le acquisizioni appaiono
motivate da finalità di sopravvivenza nel lungo
periodo piuttosto che da obiettivi di efficienza da
conseguire in periodi più brevi)
g) Acquisizioni educative (Teece 1986)
139
La questione dimensionale
in Italia
140
La questione dimensionale
Fonte: Pagano e Schivardi 2003
141
●
142
La questione dimensionale
Fonte: CSC 2009
.
143
La questione dimensionale
.
144
Fonte: Brandolini e Bugamelli 2009
La questione dimensionale
.
Fonte: Barba Navaretti et al. 2010
145
La questione dimensionale
Fonte: Barba Navaretti et al. 2010
.
146
La questione dimensionale
Fonte: Barba Navaretti et al. 2010
.
147
La questione dimensionale
.
148
La questione dimensionale
.
Fonte: Bartelsman et al. 2007
149
La questione dimensionale
Fonte: Bartelsman et al. 2003
150
La questione dimensionale
Fonte: Bartelsman et al. 2007
.
151
La questione dimensionale
.
152
Fonte: CSC 2009
La questione dimensionale
.
Fig. 6 - Numero delle imprese e loro dimensione media
nell'industria manifatturiera
200
1971
180
1981
2009m
160
2009
140
2007m
1991
2007
1961
2001
120
100
1951
80
75
80
85
90
95
100
105
110
1951-2001: censimenti; 2001-2009 ASIA.
1951-1991: Ateco 1991; 1991-2007: Ateco 2002; 2007-2009: Ateco 2007.
2007m e 2009m: i dati comprendono le imprese a controllo nazionale residenti all'estero.
Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT.
153
Conclusioni
• Il fenomeno delle acquisizioni è spiegato da
una pluralità di fattori (modelli multicausali)
• La minaccia di essere oggetto di acquisizione
è un incentivo all’efficienza manageriale
(min costi di coordinamento)
• La sua efficacia comunque non è assoluta
154
Principali temi/concetti analizzati
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Obiettivi dell’impresa
Costi e efficienza
Dimensione dell’impresa
Economie di scala
Economie di specializzazione
Economie di varietà
Integrazione verticale
Acquisizioni
Motivazioni delle acquisizioni
Minaccia di acquisizione e costi di controllo
La questione dimensionale in Italia
155
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