Trappole e riforme
dei sistemi di welfare
Problemi dei sistemi di welfare
contemporanei
 Invecchiamento demografico
 Minore stabilità dei rapporti familiari
 Crescita della partecipazione femminile
al mercato del lavoro
 Ristrutturazione dei modi di produzione
a seguito dell’innovazione tecnologica,
dei processi di terziarizzazione, delle
dinamiche di globalizzazione
Povertà relativa: per una famiglia di due componenti è pari alla spesa
media pro capite nel paese (al 2012, 990.88€) (al netto delle spese per
manutenzione straordinaria delle abitazioni, dei premi pagati per assicurazioni
vita e rendite vitalizie, rate di mutui e restituzione di prestiti)
Paradosso della felicità
Easterlin, 1974
Cambiamenti nella struttura demografica
e sociale della popolazione
 Nel 2010, la speranza di vita alla nascita è di 79,2 anni
per i maschi e 84,4 anni per le femmine
 Nel 2010 il 28,4% delle famiglie è rappresentato da
persone sole, incidenza in continua crescita.
 Tra le persone sole il 54,6% ha oltre 60 anni e di queste
circa il 60% è rappresentato da donne.
 Le famiglie presentano una prevalenza della tipologia
coppie con figli, pari al 55,3%, mentre le coppie senza
figli hanno un’incidenza del 31,4% e i monogenitori del
13,3 % sul totale dei nuclei
Cambiamenti nella struttura demografica
e sociale della popolazione
Cambiamenti nella struttura demografica
e sociale della popolazione
Cambiamenti nella struttura demografica
e sociale della popolazione
Cambiamenti nella struttura demografica e
sociale della popolazione
 Gli stranieri residenti in Italia al 31
dicembre 2010 sono 4.570.317 (2.201.211
maschi e 2.369.106 femmine, con
335.258 nuove iscrizioni in totale), pari al
7,5% della popolazione residente
complessiva
 Al Nord risiede oltre il 60% della
popolazione straniera (35% Nord Ovest e
26,3% Nord Est), seguono il Centro con il
25,2%, il Sud (9,6%) e le Isole (3,9%)
Separazioni e divorzi
Nel 2009 le separazioni sono state 85.945 e i divorzi 54.456. Rispetto al 1995
le separazioni sono aumentate di oltre il 64% ed i divorzi sono praticamente
raddoppiati (+ 101%).
Matrimoni
Nel 2009 si conferma il trend decrescente dei matrimoni: sono pari a 230.613
contro i 247.740 del 2008
Età al matrimonio
La questione giovanile
 I tassi di disoccupazione giovanile nel 2010 toccano il
28% delle coorti 15- 24 anni
 Il 46,7% dei giovani ha un lavoro precario e questa
percentuale è cresciuta di 9 punti dall'inizio della crisi,
nel 2007. Nel 2007 la disoccupazione giovanile era al
20,3%: oggi è superiore al 29%.
 I NEET nel 2010 circa 2 milioni (22,1% tra i 15 e i 25
anni) - nel terzo trimestre del 2010 la percentuale di Neet era
del 18,6% per la fascia d’età 16-24 e 28,8% per i giovani tra i 25 e i
30 anni, in aumento rispettivamente di 2 e quasi 5 punti rispetto a
prima della crisi –
 La metà resta tale per almeno due anni
La questione giovanile
 Inoccupazione di lungo periodo anche ad alti livelli di qualificazione
 Over-education
 La percentuale di giovani con laurea o diploma i cui lavori non hanno
nulla a che fare con la loro qualificazione è la più alta d’Europa. Oltre il
43% dei 15-35enni svolge un lavoro che non ha nessuna attinenza con la
formazione ricevuta.
 Il tasso di occupazione medio europeo per i laureati sotto i 30 anni è
l’86% con una retribuzione pari al 40% in più della media. In Italia i
laureati non ancora trentenni con un impiego sono il 60% e guadagnano
solo il 15% in più.
 Per quasi la metà dei diplomati che hanno trovato un lavoro continuativo,
possedere un diploma non sarebbe stato necessario. Solo il 35% dei
diplomati tecnici che lavorano svolge un’attività per la quale lo specifico
diploma posseduto risulta necessario.
 Nonostante ciò, la probabilità di entrare nel mercato del lavoro aumenta
del 2.4% per ogni anno di frequenza scolastica e l’effetto di ogni anno di
scuola sulla probabilità di trovare lavoro è in media del 1,6% in più.
 Tempi lunghi di transizione
 L’Italia è il paese europeo con il più basso numero di giovani che trovano
lavoro immediatamente dopo la formazione, mentre la percentuale di
quelli che impiegano oltre 2 anni a trovare un lavoro è la più alta (ISTAT,
2009).
 In Italia le famiglie con almeno un componente di età
compresa tra i 15 ed i 64 anni sono
16,2 milioni, 2 milioni (il 12,5%) sono composte da
individui che non hanno una occupazione, in
particolare il 34% di questi soggetti sono disoccupati.
Le regioni che mostrano i valori maggiori di incidenza di
non occupati in famiglie con almeno un componente in
età lavorativa, si concentrano nel Mezzogiorno:
Campania (25,5%), Calabria (24,5%) e Sicilia (23,2%).
 Nel 2010 la percentuale di individui italiani in
condizione di sottoccupazione è pari al 3,6% contro il
10,4% di stranieri senza particolari differenze di
genere. Circa il 19% risultano gli italiani sovraistruiti,
mentre la percentuale degli stranieri arriva a 42,3%,
per la maggior parte donne (51,1% contro 18,4% di
uomini)
Donne nel mondo del lavoro
3 principali forme di discriminazione
 la segregazione occupazionale di genere:
orizzontale (le donne sono destinate ad alcune
categorie di impiego) e verticale (il “tetto di
cristallo”)
 concentrazione in lavori part-time per conciliare
la “doppia presenza” (svantaggi: salari più bassi,
poche possibilità di carriera..
 divario retributivo: per i redditi individuali
annuali netti da lavoro autonomo, risulta che nel
2005 una donna ha guadagnato circa il 30% in
meno di un uomo. ll differenziale retributivo di
genere medio europeo indica per il 2004 che
nell’Unione Europea le occupate vengono pagate
circa il 15% in meno degli uomini.
 Sono più di 2.182 mila gli occupati in Italia con un
contratto a termine, il 12,8% dei lavoratori dipendenti.
Questa tipologia di rapporto di lavoro dipendente è
maggiormente utilizzata per lavoratori di età compresa
tra i 15 ed i 34 anni e rivolto prevalentemente alle
donne (14,5% contro l’11,4% degli uomini)
 I lavoratori dipendenti a tempo parziale rappresentano
il 15% del totale occupati. I numeri suggeriscono come
questo tipo di contratto rappresenti una specificità
quasi tutta femminile (29,5% contro il 5,5% degli
uomini) con differenze minime per classe di età.
 Nel 2010, il tasso di occupazione
nazionale è pari a 56,9% con un
differenziale di genere piuttosto elevato,
pari al 21,5% ( 46,1% per le donne e
67,7% per gli uomini), in crescita nelle
regioni del Mezzogiorno con un picco
nella regione Puglia in cui supera i 30
punti percentuali.
 Il 76,4% dei laureati ha una occupazione,
in particolare il tasso di occupazione
degli uomini laureati è pari a 82,3%
contro il 71,7% dell’omologo femminile
Tassi di occupazione delle donne per
titolo di studio e area geografica (Istat)
Donne manager in Europa
Lavoratrici per settore di attività
Il divario retributivo
 Nel 2008, il differenziale salariale uomo/donna
non corretto per le caratteristiche individuali, è
pari a 4,9% ovvero ad indicare che le occupate
vengono pagate quasi 5 volte meno degli
occupati uomini.
 Il differenziale retributivo di genere risulta
particolarmente cospicuo nel settore privato:
16,7% a fronte del 7,5% del settore pubblico. In
termini di distribuzione per classe di età, il
differenziale uomo/donna risulta più elevato
per la classe 35-44 anni mentre inverte il segno
a favore delle donne (-0,5) nella classe d’età
successiva (45-54 anni)
Politiche di sostegno alla famiglia
 orario flessibile
 Job sharing
 Telelavoro
 Congedi genitoriali:
In Italia, Legge 53 dell’8 marzo del 2000: “Disposizioni per il
sostegno della maternità e della paternità, per il diritto
alla cura ed alla formazione e per il coordinamento dei
tempi delle città”
 Amplia il raggio dei bisogni di cura familiari
riconosciuti;
 punta sul diritto/dovere dei padri e più in generale
degli uomini a prestare cura
La doppia distorsione del welfare
italiano
 Distorsione funzionale (oltre il 60% della
spesa sociale è assorbito dalle funzioni
“vecchiaia e superstiti”)
 Distorsione distributiva (c’è un netto
divario di accesso alle prestazioni e di
loro generosità tra le diverse categorie
occupazionali)
sindrome di incongruenza tra
sistemi di welfare e nuova gamma di
bisogni e domande sociali
divario tra insiders e outsiders
DISTORSIONE
FUNZIONALE
Vecchiaia e
Altri rischi
superstiti
Garantiti
DISTORSIONE
SemiDISTRIBUTIVA
garantiti
Non
garantiti
++++
+++
++
+
+
–
Vincoli al cambiamento
Vincoli esogeni
 Vincoli di bilancio: spostamento di
risorse dai vecchi ai nuovi rischi, dai
gruppi sovraprotetti ai gruppi
sottoprotetti
 Rapporto tra welfare-globalizzazionecompetitività: i modelli sociali europei
rallentano la competitività?
Le trappole del welfare
 Scivolamento distributivo
- Crescita della “massa media”
- Aumento delle risorse a disposizione
(Deficit spending)
- Meccanismi della competizione elettorale
 Forza inerziale degli impegni assunti
I programmi di politica sociale tendono ad
accumulare disavanzi, facendo
aumentare il debito pubblico e riducendo
la competitività dell’economia
Le decisioni del passato in campo di
politica sociale vengono “ereditate” dai
governi successivi e “pesano” sul loro
bilancio
I programmi di politica sociale tendono ad
avere uno sviluppo cumulativo
 La trappola della dipendenza
A fronte di prestazioni generose e diffuse,
c’è il rischio che le persone giudichino tali
prestazioni come “spettanze” e che siano
disincentivate ad attivarsi per uscire dallo
stato di bisogno
 La trappola della povertà
Un elevato livello di protezione sociale può
originare un “effetto perverso”:
l’istituzionalizzazione della povertà e
dell’esclusione sociale
Un caso tipico è dato dai sussidi alla
disoccupazione: più elevati sono i sussidi,
minore sarà la propensione dei
disoccupati a non cercare lavoro o a
lavorare nell’economia sommersa
 Le trappole “interne”: Processi di
istituzionalizzazione
- Le istituzioni tendono all’autorefenzialità
- Le pratiche istituzionalizzate sono spesso
vittime di trappole della competenza o
dell’insuccesso
- Lo stabilizzarsi di regole e pratiche
produce effetti di chiusura verso il
cambiamento
Principali strategie di riforma
 politiche di contenimento dei costi
- Restrizione nei criteri di accesso alle
prestazioni
- Riorganizzazione dei sistemi di gestione
(New Public Management)
- Compartecipazione dei destinatari
Principali strategie di riforma
Politiche di attivazione
- Politiche attive del lavoro
- Incentivi al lavoro (inwork benefit)
- Politiche di workfare
Principali strategie di riforma
Potenziamento di un modello “misto” di
produzione di servizi
- Affidamento di servizi a soggetti privati
(privatizzazione funzionale)
- Politiche di mercatizzazione
(competizione; quasi-mercati)
- Incentivazione della domanda privata
(blocco all’espansione dell’intervento
pubblico; riduzione dei livelli di
copertura)
Pensioni
 innalzamento età pensionabile
Modifiche ai meccanismi di
indicizzazione delle pensioni rispetto ai
prezzi e alle retribuzioni
Sanità
Sul lato dell’offerta:
- Fissazione di tetti di spesa e di bilanci definiti,
per vincolare “ex-ante” i vari centri di spesa
- Riorganizzazione strutture e personale
- Controlli su tecnologia e su prezzi (soprattutto
farmaci)
- Controlli sul comportamento prescrittivo dei
medici
- Sforzi per incentivare relazioni “contrattuali”
fra i principali attori dell’offerta e creare
“mercati interni” alla sanità pubblica
Sanità
Sul lato della domanda:
- Introduzione di forme di
compartecipazione finanziaria da parte
degli utenti, per contenere consumi e
recuperare gettito
- Ridefinizione dei diritti di protezione in
caso di perdita di autosufficienza
Disoccupazione e incapacità di lavoro
- Passaggio da “ammortizzatori passivi”
(es. sussidi di disoccupazione) a politiche
attive (strategie di workfare)
- Esempi nazionali:
Gran Bretagna: job seeker allowance;
incentivare occupazione flessibile e a
bassi salari
Danimarca: fissati limiti alla
disoccupazione; strategie di job sharing e
di job rotation
Famiglia, assistenza e servizi sociali
- Strategie disomogenee: paesi nordeuropei orientati alla individualizzazione
delle prestazioni sociali; paesi sudeuropei legati ancora allo stato di
famiglia
- Consolidamento e razionalizzazione degli
schemi di reddito minimo garantito
Spesa
totale
Invalidità
Italia (b)
7,3
1,7
1,3
14,7
2,6
0,8
0,0
0,1
28,6
0,8
0,5
29,9
Austria
7,4
2,2
3,1
12,7
2,0
1,7
0,1
0,3
29,5
0,5
0,3
30,4
Belgio
8,0
2,1
2,2
9,1
2,1
3,8
0,2
0,8
28,4
0,9
0,6
29,9
Danimarca
7,3
4,8
4,0
12,2
0,0
2,4
0,8
0,9
32,4
0,9
0,0
33,3
Finlandia
7,5
3,6
3,3
10,7
1,0
2,4
0,5
0,7
29,7
0,8
0,0
30,6
Francia (b)
9,2
2,0
2,7
12,5
1,9
2,2
0,8
0,8
32,0
1,5
0,3
33,8
Germania (b)
9,5
2,4
3,2
9,7
2,1
1,7
0,6
0,2
29,4
1,1
0,1
30,7
Grecia
8,2
1,3
1,8
11,9
2,2
1,7
0,4
0,6
28,2
0,9
0,0
29,1
12,3
1,3
3,7
5,5
1,1
3,5
0,3
0,6
28,3
1,2
0,0
29,6
5,7
2,5
4,0
6,1
1,9
1,3
0,3
0,5
22,3
0,3
0,1
22,7
10,6
2,5
1,2
10,6
1,2
1,6
0,4
2,1
30,2
1,4
0,5
32,1
Portogallo
7,0
2,1
1,5
11,3
1,9
1,4
0,0
0,3
25,5
0,5
1,0
27,0
Regno unito
8,6
2,8
1,9
11,4
0,1
0,7
1,5
0,2
27,1
0,4
0,4
28,0
Spagna (a) (b)
7,2
1,8
1,5
8,4
2,2
3,5
0,2
0,2
25,2
0,5
0,0
25,7
Svezia (b)
7,4
4,2
3,1
12,1
0,5
1,4
0,5
0,7
29,9
0,5
0,0
30,4
Lussemburgo
Paesi Bassi (b)
Superstiti
Costi
amministrativi Altra spesa
Malattia
Irlanda (b)
Famiglia Vecchiaia
Totale
Esclusione prestazioni
sociale non
di
Disoccualtrove protezione
pazione Abitazione classificata
sociale
Anno 2008 PROVVISORIO
Spesa per interventi e servizi sociali dei comuni singoli
e associati per regione e ripartizione geografica - Anni
2007 e 2008
Valori assoluti
Piemonte
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Bolzano/Bozen
Trento (c)
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
614.273.977
33.255.155
1.164.129.318
248.417.502
103.818.844
144.598.658
536.296.296
257.616.363
222.168.505
721.736.025
480.643.224
84.703.404
160.722.965
751.315.404
83.673.510
13.105.010
296.773.010
225.978.566
34.235.534
58.685.181
352.414.529
285.500.253
Valori Spesa propercentuali
capite (b)
9,4
0,5
18,0
3,9
1,8
2,1
7,8
3,6
2,9
10,8
7,6
1,2
2,5
10,9
1,3
0,2
4,8
3,6
0,7
0,8
5,7
3,8
139,1
262,8
120,1
245,2
209,2
279,9
110,4
210,0
137,8
167,6
130,2
95,2
102,9
134,3
62,9
40,8
51,1
55,4
57,9
29,2
70,0
171,1
Area di utenza
REGIONI E RIPARTIZIONI
GEOGRAFICHE
Famiglie e
minori
Disabili Dipendenze
Anziani
Povertà,
Immigrati
disagio
e nomadi adulti e senza
fissa dimora
Multiutenza
Totale
ANNO 2007
Piemonte
36,4
22,5
0,2
24,0
3,3
5,6
8,0
100,0
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
25,2
0,9
0,0
71,4
0,0
1,9
0,5
100,0
Lombardia
41,2
21,2
0,6
21,9
2,7
6,9
5,5
100,0
Trentino- Alto Adige
21,2
36,9
1,2
23,1
2,3
11,2
4,1
100,0
8,6
46,9
2,6
21,3
4,1
16,6
-
100,0
Trento
31,5
28,7
0,0
24,6
0,9
6,8
7,5
100,0
Veneto
28,9
26,4
2,0
24,5
3,2
5,8
9,2
100,0
Friuli-Venezia Giulia
25,5
26,7
0,3
27,7
3,8
8,1
7,8
100,0
Liguria
45,7
12,9
0,9
26,7
1,7
6,3
5,7
100,0
Emilia - Romagna
47,9
15,8
0,7
21,6
2,9
3,6
7,5
100,0
Toscana
38,8
17,2
0,5
22,7
3,4
9,3
8,2
100,0
Bolzano/Bozen
Scarica

Trappole e riforme del welfare - alfabetico dei docenti 2009