I MODELLI ISTITUZIONALI E
STRATEGICI DELLE BANCHE
INNOVAZIONE FINANZIARIA E
REGOLAMENTAZIONE COME FATTORI
DI CAMBIAMENTO
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I PUNTI PRINCIPALI DELLA LEZIONE

I modelli istituzionali e strategici: cosa sono e perchè cambiano
nel tempo



Le conseguenze dell’innovazione della regolamentazione



L’innovazione finanziaria
La regolamentazione
Sulla struttura del sistema bancario
Sui modelli bancari
Il caso italiano: specializzazione e diversificazione
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I MODELLI ISTITUZIONALI E STRATEGICI:
CHE COSA SONO

Si fa riferimento a due dimensioni chiave degli assetti delle
banche:



Istituzionale: cioè quello della regolamentazione in materia di
soluzioni societarie, organizzative, di attività svolta, ecc.
Strategico: quello cioè delle scelte imprenditoriali; nell’ambito dei
confini istituzionali, ogni banca adotta un determinato
posizionamento strategico
Negli ultimi due decenni si è assistito ad un progressivo evolvere
dei modelli istituzionali e strategici
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I MODELLI ISTITUZIONALI E STRATEGICI:
CHE COSA SONO


La linea di tendenza in tutti i principali Paesi è caratterizzata da:

Aumento delle dimensioni aziendali

Allargamento del campo di attività

Coesistenza di posizionamenti diversificati e specializzati

Diversità di soluzioni societarie e organizzative
La crisi finanziaria ha portato a mettere in discussione alcune
scelte
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I MODELLI: PERCHE’ CAMBIANO?


Vi sono due fattori fondamentali

L’innovazione finanziaria

La regolamentazione
L’innovazione finanziaria è una leva fondamentale della intensità della
concorrenza:

Innovare vuole dire riposizionarsi in termini strategici rispetto ai competitori

… vuol dire guadagnare vantaggio competitivo (prezzo, qualità e ampiezza
dell’offerta)
5
I MODELLI: PERCHE’ CAMBIANO?



La regolamentazione è:

Una condizione permissiva: deregolamentazione, cioè meno vincoli

Un nuovo vincolo: quindi, innovazione per aggirare…
Si può quindi spiegare perché si assiste ad un processo continuo di
innovazione finanziaria
Ma, l’innovazione finanziaria ha anche degli aspetti negativi?



Ad esempio, può portare ad un aumento dei rischi?
La crisi finanziaria attuale è derivata anche dalla innovazione finanziaria?
Se è così, perché non ci sono stati interventi?
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L’INNOVAZIONE FINANZIARIA




L’innovazione finanziaria (IF) è un potente fattore di
trasformazione del sistema finanziario e di quello bancario in
particolare
L’IF risponde allo stimolo del profitto: ogni cambiamento
nell’ambiente finanziario incentiva/costringe a produrre
innovazioni che possano generare profitti futuri
I cambiamenti spiazzano; l’innovazione serve a recuperare
posizione..
Il caso USA è un ottimo riferimento per analizzare questi
concetti: è il sistema più sviluppato; più competitivo; più
attrattivo come mercato
7
LE FORME DI INNOVAZIONE FINANZIARIA

Le innovazioni possono essere viste in diverse forme:




Risposte ai cambiamenti della domanda
Risposte ai cambiamenti dell’offerta
Risposte alla regolamentazione
Se si osserva il caso US, negli ultimi decenni

Shocks dal lato domanda



Shocks dal lato offerta


Inflazione (dalla stabilità degli anni 50 e 60, alle ‘2 cifre’ di quelli
70 e 80)
Tassi di interesse (1-3,5% - anni 50; 4-11,5% - anni70; 5-15%
- anni 80)
Innovazione della tecnologia informatica e delle tlc
Regolamentazione


Interstate banking
Abrogazione del Glass Steagall Act (1933)
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L’INNOVAZIONE FINANZIARIA: LA
DOMANDA


La variabilità dei tassi di interesse significa incertezza dei
rendimenti
Ad esempio, sapete che un bond a 30 anni, con i tassi di mercato
dal 10 al 20%, perde il 50% del valore di mercato


Ne derivano innovazioni (tra le altre)



L’esplosione del rischio di interesse aumenta la richiesta di strumenti
di copertura: chi fornisce gli strumenti ha mercato …
Mutui a tasso variabile
Strumenti finanziari derivati
In termini più generali, si assiste ad un progressivo
accorciamento delle scadenze degli strumenti di impiego del
risparmio
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L’INNOVAZIONE FINANZIARIA: L’OFFERTA

Le innovazioni nell’IT producono 2 principali effetti:



Minori costi di elaborazione delle informazioni e processi operativi
sempre più automatizzati (meno costosi e più veloci)
Informazione più ampia e meno costosa per gli investitori
Ne derivano opportunità di mercato prima non accessibili


Carte di credito e debito
Electronic banking





ATM
Home banking
Moneta elettronica
Cartolarizzazione
Derivati
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L’INNOVAZIONE FINANZIARIA: L’ELUSIONE
DELLA REGOLAMENTAZIONE

Dagli anni ‘70, con l’aumento dei tassi, due ‘regole’ sono
diventate via via più costose:



La riserva obbligatoria di liquidità: costo oportunità pari alla
differenza tra i rendimenti di mercato e il tasso sulla riserva: per
ogni unità di deposito [q x (tm - tr)]; se i tassi di mercato tm
crescono e tr rimane fermo…
I limiti massimi alla remunerazione dei depositi
Nascono diverse innovazioni; per esempio


Money market mutual funds (1971): associa il concetto del fondo
alla possibilità di emettere assegni,
Sweep account: a fine giornata il conto viene ‘azzerato’
11
L’INNOVAZIONE FINANZIARIA: IL DECLINO
STRUTTURALE DELLE BANCHE

La quota della intermediazione finanziaria si riduce dal 40% (anni
60-80) a meno del 30%

Conseguenze?



Strategiche: nuove linee di business, attività fuori bilancio, credito a
segmenti marginali (qui nasce il caso dei subprime)
Strutturali: consolidamento, 3000 banche in meno dal 85 al 92;
3400 in meno dal 1993 al 2004; le banche si dimezzano
(conseguenze negative/positive?)
I fallimenti sono pochi; non c’è selezione naturale..
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DALLA SPECIALIZZAZIONE ALLA
DIVERSIFICAZIONE

Storicamente vi sono diversi modelli di banca






Banca universale tedesca
Banca universale inglese
Separazione tra banche commercial e investment
Il Glass Steagall Act fissava la regola di separazione a partire dal
1933
Con la revoca del GSA (1999) si afferma il modello della banca
diversificata conglomerato
Il percorso è confrontabile con quello italiano (più o meno)
13
IL CASO ITALIANO

La struttura del sistema

Il sistema è aperto alla concorrenza a metà degli anni 90

Privatizzazioni

Nuovo ordinamento che recepisce le direttive europee (TUB)

Il numero di banche si riduce

Il numero di sportelli aumenta

Aumentano i gruppi (e le banche appartenenti a gruppi)
14
IL CASO ITALIANO

Il TUB del 1993 prevede le alternative


Tra forme giuridiche

SpA

Società cooperative
Tra modelli strategici, entro due estremi

Universale (capacità di offerta/scopo/ rischi)

Specializzato (efficienza/capacità di servizio/qualità)
15
IL CASO ITALIANO TRA SPECIALIZZAZIONE E
DIVERSIFICAZIONE

Il significato di ‘attività bancaria’

Requisiti minimi: svolgimento congiunto di



raccolta di risparmio
esercizio del credito
Attività ammissibili al ‘mutuo riconoscimento’ (come banca)


Servizi di pagamento
Servizi di investimento






Negoziazione
Gestione individuale
Collocamento
Consulenza finanziaria imprese
Partecipazioni industriali
…altre
In sintesi, le banche
operano in 4 aree:
• Risparmio
• Credito
• Servizi finanziari
• Partecipazioni
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IL CASO ITALIANO: GRUPPO O BANCA
UNIVERSALE

La diversificazione può essere supportata in due forme
organizzative



I vantaggi della banca universale




Indirizzo unitario
Efficienza
Trasparenza
I vantaggi del gruppo




Banca universale (unico soggetto giuridico, unitario)
Gruppo bancario (diverse attività incorporate in diverse società)
Flessibilità organizzativa
Autonomia imprenditoriale delle aree
Visibilità
Non c’è una risposta unica

Molti casi sono intermedi
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Lezione 26 novembre 2010 - Dipartimento di Economia