LA GROTTA DEL PINO (Sassano, SA) M. Piperno
Scavi condotti in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino e Benevento
La Grotta del Pino si apre a circa 460m s.l.m. sul versante meridionale
della struttura carbonatica "Croce della Difesa - Cozzo della Civita" che
da Sassano, si spinge verso il Vallo di Diano. L'originario accesso è stato in
gran parte obliterato dalla costruzione di un edificio; l'ingresso doveva
essere costituito da un piccolo pozzo verticale nei calcari fratturati
apertosi a causa di uno sprofondamento della volta della sottostante
cavità. Alla base di questo pozzo, che sembrerebbe l'unico punto di
accesso alla grotta, si estende un cono detritico, alto 10 m il cui perimetro
basale, di forma circolare, presenta un diametro di circa 20 m. Esso
occlude gran parte della cavità, fatta eccezione per la zona orientale,
topograficamente più bassa e più lontana dall'ingresso; qui la grotta si
sviluppa per circa 20 m lungo una linea tettonica parallela al versante, il
tetto si abbassa e le pareti si restringono divenendo presto impraticabili,
ad una quota di circa 445 m s.l.m.
La Grotta venne casualmente scoperta in seguito a lavori edilizi nel 1994,
alla base del versante meridionale del Cozzo dell’Uovo nel Vallo di Diano,
ed è attualmente in corso di scavo.
La Grotta del Pino si configura come una grotta funeraria con materiali
riferibili al Bronzo antico e medio (Protoappenninico B). Una breve fase
di occupazione in epoca storica è datata, sulla base del rinvenimento di
una fibula a drago e di due fusaiole in un contesto stratigrafico disturbato,
alla metà del VII secolo a.C.
Diverse decine di inumati sono stati rinvenuti nella area centrale della
cavità, o in altre zone di accesso più difficile. La maggior parte di essi non
è più in connessione anatomica. Gli inumati e i corredi sono stati
sistematicamente spostati per far luogo a successive deposizioni. Al di
sopra di essi, in uno dei settori della cavità finora meglio esplorati, è stato
possibile identificare lo scheletro di un capriolo che era stato deposto,
probabilmente come ultima offerta rituale, successivamente al
dislocamento dei resti stessi. Solo una sepoltura di un individuo in
connessione, accanto al quale era stato deposto un capretto, è stata finora
rinvenuta al di sotto di una bassa fessura nella parete di fondo della cavità.
Resti umani e ceramica della media età del Bronzo
Inumati del Settore III della Grotta del Pino
LA GROTTA DEL PINO (Sassano, SA)
M. Piperno
L’evidenza archeologica suggerisce che la frequentazione della grotta sia
compresa tra le fasi iniziali del Bronzo antico e il Bronzo medio iniziale;
in termini di cronologia assoluta, da circa il XXIII al XV secolo a.C.
Alle fasi più antiche appartengono frammenti ceramici di rozzo impasto
con la caratteristica superficie “rusticata” e ciotole emisferiche di impasto
più fine con ricca decorazione incisa ricollegabili alla facies di Laterza,
diffusa in Puglia e Calabria, ma le cui testimonianze sono ora documentate
in modo massiccio anche lungo il versante medio tirrenico.
Ma la frequentazione più intensa è attribuibile all’età del Bronzo medio
nelle sue fasi iniziale e avanzata , definita in area meridionale con il
termine di Protoappenninico (XVII-XV sec. a.C.); per il momento non
sono stati rinvenuti elementi della fase terminale del periodo (Bronzo
Medio Appenninico). A questa facies è infatti attribuibile la maggior parte
delle ceramiche recuperate finora, fra cui ciotole e tazze carenate con le
caratteristiche anse orizzontali a rocchetto canaliculate e anse verticali con
sopraelevazione, e numerosi frammenti di grandi vasi d’impasto decorati
con cordoni a rilievo che formano complessi motivi. Tutta la ceramica
trova confronti diretti nelle immediate vicinanze, nell’insediamento di
Tufariello e nella Grotta Cardini a Praia a Mare.
Un ascia e un pendaglio di bronzo sono stati rinvenuti in due distinte aree
di scavo.
Alla stessa fase appartengono anche i frammenti di vasi di argilla molto
fine e ben depurata che in diversi casi recano una decorazione a motivi
geometrici tracciati con pittura bruna opaca, di tradizione mesoelladica
egea, la cui produzione perdura nelle prime fasi del periodo miceneo
(Miceneo I-II) riferibili al XVI-XV sec. a.C.
Bibl.
Piperno M., Pellegrini E. (a cura di) 2001, Risultati delle ricerche alla grotta
del Pino (Sassano, Salerno): 1997-1998, Bull. Palet. It.,. 91-92, pp.121-206.
Piperno M., Pellegrini E. 2003, Rituali funerari dell’età del Bronzo dalla
grotta del Pino di Sassano (SA) nel Vallo di Diano, Atti XXXV Riun. Sc.
Ist. It. Preist. Protost., Firenze, II, pp. 399-406.
Ceramica di impasto della media età del Bronzo
Ceramica di importazione egea
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