GUIDA UIL AL “PIANO AZIONE E COESIONE”,
REGOLAMENTI POLITICHE DI COESIONE 2014-2020
PRESENTE E FUTURO
DELLE POLITICHE DI COESIONE.
COMMENTI E RIFLESSIONI UIL
Roma Dicembre 2011
A cura della UIL Servizio Politiche Territoriali
1
Le politiche di coesione 2014-2020, sono strettamente connesse con la
riforma del Budget Europeo, Europa 2020 ed i relativi Piani Nazionali
di Riforma, la PAC.
Tutti questi temi risentono degli effetti delle misure contenute nel
Patto Europeo per la Stabilità e la Crescita.
La Commissione Europea ha già definito la proposta per la revisione
del budget, i regolamenti per le politiche di coesione, e proprio l’altro
giorno la revisione della PAC.
Su questi temi partirà una consultazione pubblica entro gennaio 2012
e successivamente si aprirà il “negoziato”.
Ovviamente il negoziato sarà fortemente influenzato dall’attuale ciclo
di programmazione dei fondi strutturali.
2
Budget Europeo 2014 2020.
La proposta di revisione del budget europeo prevede un mix tra
contribuzione diretta degli Stati Membri e la novità di una imposta
europea sulle transazioni finanziarie (FTT).
La proposta è di una previsione di spesa che ammonta 1.025 miliardi
di euro.
Sulla proposta è in atto un dibattito tra gli Sati membri tra chi
vorrebbe ridurre le risorse e tra chi ritiene che andrebbero aumentate.
3
EUROPA 2020
Gli obiettivi principali di Europa 2020 sono:
– il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un
lavoro;
– il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in R&S;
– i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere
raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle
emissioni se le condizioni lo permettono);
– il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e
almeno il 40% dei giovani deve essere laureato;
– 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.
4
Tali obiettivi che devono essere perseguiti attraverso i Piani di Riforma Nazionali,
devono seguire 10 linee guida:
1. qualità e sostenibilità delle finanze pubbliche 2. affrontare gli squilibri
macroeconomici 3. ridurre gli squilibri nella zona euro, 4. ottimizzare il sostegno alla
ricerca e sviluppo e innovazione, il rafforzamento della società della conoscenza e
liberare il potenziale dell'economia digitale, 5. incoraggiare un uso più efficiente delle
risorse e ridurre le emissioni di gas serra 6. migliorare il contesto imprenditoriale e dei
consumatori e la modernizzazione della base industriale per garantire il corretto
funzionamento del mercato interno; 7. accrescere la partecipazione al mercato del
lavoro, ridurre la disoccupazione strutturale e promuovere la qualità del lavoro 8.
sviluppare una forza lavoro qualificata in grado di soddisfare le esigenze del mercato del
lavoro, e promuovere l'istruzione e la formazione per tutta la vita; 9. rendere più
efficienti i sistemi di istruzione e di formazione a tutti i livelli e aumentare la
partecipazione all'istruzione superiore 10. promuovere l'inclusione sociale e la lotta
contro la povertà.
5
Ad Aprile di quest’anno gli Stati Membri hanno presentato i loro
Piani di Riforma ed a Giugno la Commissione, su tali piani ha
fatto delle raccomandazioni ai singoli Stati.
Per il nostro Paese sono stati fatti 6 rilievi:
risanamento finanziario e pareggio di bilancio; combattere
l’eccessiva segmentazione del mercato del lavoro; misure volte ad
una maggiore produttività; maggiore concorrenza nel settore dei
servizi in particolare nell’ambito delle professioni; migliorare gli
investimenti in ricerca ed innovazione; misure per accelerare la
spesa dei fondi strutturali europei per il 2007-2013.
6
LA RIPROGRAMMAZIONE DEI FONDI
STRUTTURALI EUROPEI 2007-2013
La Commissione Europea ha invitato il Governo italiano ad una
revisione dei Programmi Operativi per consentire
un’accelerazione dell’utilizzo dei Fondi.
L’accelerazione della spesa si attua su due provvedimenti: una
delibera CIPE del gennaio 2011 ed un protocollo di intesa, che
riguarda le Regioni del Mezzogiorno, sulla rimodulazione del
cofinanziamento nazionale.
7
DELIBERA CIPE 1/2011
Indica degli obiettivi di spesa per entrambi e Fondi (FSE, FESR), che
prevedono:
• entro il 31 Maggio un livello di impegni pari alle risorse d spendere entro
fine anno;
• entro il 31 Ottobre il livello di spesa da certificare è fissato al 70% delle
risorse da spendere entro fine anno;
• entro il 31 Dicembre il livello degli impegni deve essere pari all’80% delle
risorse da spendere entro il 31 Dicembre 2012.
L’eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi dei singoli Programmi,
fermo restando il vincolo di destinazione territoriale delle risorse,
comporterà la quantificazione da riprogrammare destinando gli importi in
favore di altri Programmi.
8
L’importo oggetto della riprogrammazione sarà definito, in percentuale
sul totale della dotazione del Programma e graduato a seconda del
mancato raggiungimento dei risultati:
fino al 10% di distanza degli obiettivi la quota da riprogrammare sarà
pari allo 0,25% del totale della dotazione;
superiore al 10%, ma inferiore al 20% dagli obiettivi la quota da
riprogrammare sarà pari allo 0,50% del totale della dotazione;
superiore al 20%, ma inferiore al 30% dagli obiettivi la quota da
riprogrammare sarà pari allo 1% del totale della dotazione;
oltre il 30% dagli obiettivi la quota da riprogrammare sarà pari allo
1,50% del totale della dotazione.
9
I RIMEDI PER RIMUOVERE GLI OSTACALI CONCORDATI
CON LA COMMISSIONE
•l’utilizzo più esteso a livello regionale di strumenti di modifiche al
Patto di stabilità interno;
• ingegneria finanziaria, che consentono un rapido utilizzo delle risorse;
• la definizione, sempre a livello regionale, di bandi per il sostegno alle
imprese;
• il miglioramento del tiraggio del FSE, in particolare per le misure
relative alla occupabilità e di sostegno al reddito;
• la tendenza delle Regioni, già riscontrata negli scorsi anni, a
concentrare le richieste di pagamento verso i mesi finali dell’anno,
quando sono più chiari gli spazi di manovra consentiti dal Patto di
stabilità interno.
10
IL PIANO DI AZIONE E COESIONE
A tal fine è stato predisposto il Piano di Azione e Coesione per la
riprogrammazione e accelerazione della spesa di Fondi Strutturali Europei.
Si tratta della riprogrammazione la revisione dei programmi cofinanziati dai
Fondi Strutturali Europei, concentrando le risorse, in coerenza con le
raccomandazioni del Consiglio Europeo al Piano Nazionale di Riforma, e
sui nuovi obiettivi della programmazione 2014-2020.
Per il momento la riprogrammazione fatta con il Piano di Azione e coesione
avviene su: istruzione; occupazione; agenda digitale; reti ferroviarie.
Pertanto nulla vieta che nell’ambito della riprogrammazione vengano
previste azioni anche su altri obiettivi.
Per quanto riguarda la riprogrammazione si tratta di modificare gli interventi
previsti nei vari assi dei POR a favore dei suddetti temi, oppure nel caso
dell’istruzione di riprogrammare le risorse dei POR a favore del PON
Istruzione.
11
RISORSE PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO DI AZIONE E
COESIONE IN MILIONI DI EURO
CONTRIBUTI DELLE REGIONI A VALERE SUI POR
OBIETTIVI
CALBR CAMPA
IA
NIA
PUGLI
A
SICI
LIA
BASILI
CATA
SARDE
GNA
MOLI
SE
ABRU
ZZO
TOTAL
E
RISORS
E
ISTRUZION
E
102,8
350,0
162,4
359,1
0
0
0
0
AGENDA
DIGITALE
131,9
0
18,2
60,0
59,7
135,1
5,0
0
OCCUPAZI
ONE
20,0
20,0
10,0
65,0
2,0
20,0
1,0
4,0
142,0
FERROVIE
80,0
600,0
100,0
500,0
0
340,0
0
0
1.620,0
334,7
970,0
290,6
984,1
61,7
495,1
6,0
4,0
3.146,2
TOTALE
974,3
Per le Ferrovie le risorse provengono dalla riduzione del cofinanziamento nazionale. Per la Sardegna il capitolo infrastrutture ferroviarie include
interventi sulle strade.
Per la Sicilia all’importo totale si aggiungono ulteriori 595,5 milioni di euro derivanti dalla riduzione del cofinanziamento del POR FSE, destinati
12
agli interventi ferroviari.
ISTRUZIONE
Specificatamente per quanto riguarda l’istruzione si tratta di
riprogrammare, entro il 31 Gennaio 2012, le risorse dei POR
delle Regioni in Convergenza (Campania, Sicilia, Puglia e
Calabria), per un totale di 974 milioni di euro (663 milioni di
FESR e 311 milioni di FSE), in favore del PON Istruzione,
rispettando il vincolo della territorialità.
I finanziamenti sono destinati alla riqualificazione e
all’efficientamento degli edifici scolastici; acquisto attrezzature
tecnologiche; potenziamento laboratori; competenze degli
studenti; dispersione scolastica.
13
Le azioni da mettere in campo sono:
• sviluppare azioni di raccordo scuola-lavoro, con l’obiettivo di
permettere agli studenti di realizzare esperienze in azienda;
• realizzare periodi di residenza e studio in scuole all’estero;
• realizzare azioni educative in aree a forte esclusione sociale, ad
iniziare dalla scuola dell’infanzia;
• acquisto di attrezzature didattiche e digitali;
• opere di ristrutturazione e riqualificazione degli edifici scolastici;
• innalzare le conoscenze e competenze di base;
• iniziative costanti di orientamento e bilancio delle competenze
nell’ordinaria attività scolastica.
14
RIPROGRAMMAZIONE ISTRUZIONE: LA TABELLA.
Regioni
FESR
FSE
Totale
59.900.000
42.900.000
102.800.000
250.000.000
100.000.000
350.000.000
Puglia
90.000.000
72.400.000
162.400.000
Sicilia
263.100.000
96.000.000
359.100.000
Totale
663.000.000
311.300.000
974.300.000
Calabria
Campania
15
AGENDA DIGITALE
Per quanto riguarda l’agenda digitale si tratta di riprogrammare i
POR nell’ambito dei progetti strategici nazionali in sinergia con le
operazioni già in atto nelle diverse Regioni.
Si tratta di una riprogrammazione di 410 milioni di euro per:
• piano nazionale Banda Larga (internet da 2 mpbs per tutti entro
il 2013;
• realizzazione di data center per la digitalizzazione della Pubblica
Amministrazione
16
Per la Calabria a tali finanziamenti si aggiungono 1 milione di
euro del FEASR; mentre la Campania, pur aderendo al Piano
“Agenda Digitale Italiana”, sono in corso le valutazioni congiunte
con il Ministero dello sviluppo economico che porteranno alla
determinazione delle risorse da destinare a questi interventi.
La Puglia attiverà gli interventi di “banda larga” con
l’azzeramento del “digital divide”, mentre per la banda ultralarga e
il data center la quantificazione delle risorse a carico del POR
FESR, sarà subordinata a verifiche quadrimestrali con il DPS.
17
AGENDA DIGITALE: LA TABELLA
REGIONI
Calabria
Piano Naz.
Banda
larga
Banda
ultralarga
Data Center
TOTALE
5.000.000
86.900.000
40.000.000
131.900.000
0
0
0
0
Puglia
18.200.000
0
0
18.200.000
Sicilia
7.000.000
53.000.000
0
60.000.000
Basilicata
4.900.000
14.800.000
40.000.000
59.700.000
Sardegna
6.500.000
88.600.000
40.000.000
135.100.000
Molise
0
4.000.000
1.000.000
5.000.000
Abruzzo
0
0
0
0
41.600.000
247.300.000
121.000.000
409.900.000
Campania
TOTALE
18
CREDITO IMPOSTA OCCUPAZIONE
Promuovere nuova occupazione attraverso il finanziamento, a valere sui POR
regionali, del credito di imposta occupazione, (art. 2 della L.106/2011), così
come concordato in via definitiva con la Commissione europea (DG EMPL).
Si tratta di un credito di imposta automatico per le imprese, che assumono ed
incrementano la base occupazionale, attraverso l’assunzione di lavoratori e
lavoratrici che rientrano nelle cosiddette fasce “svantaggiate” o “molto
svantaggiate”.
Le stime indicano una “capienza” per 8.300 nuove assunzioni di lavoratori
svantaggiati e di 3.100 molto svantaggiati.
L’incentivo ammonta al 50% del costo del lavoro per un anno, per quanto
riguarda le fasce “svantaggiate e per 24 mesi per le fasce molto “svantaggiate”.
19
Vengono definiti “lavoratori o lavoratrici svantaggiati”: chi non
ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; chi
non possiede un diploma di scuola media superiore o
professionale; lavoratori over 50; adulti che vivono soli con una o
più persone a carico; lavoratori occupati in professioni o settori
caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera
almeno del 25 % la disparità media uomo-donna in tutti i settori
economici; membri di una minoranza nazionale all'interno di uno
Stato membro;
Sono definiti “lavoratori o lavoratrici molto svantaggiati”:
disoccupato di lunga durata (24 mesi); lavoratori disabili.
20
CREDITO IMPOSTA OCCUPAZIONE: LA TABELLA
REGIONI
Calabria
Campania
IMPORTO
20.000.000
20.000.000
Puglia
Sicilia
Basilicata
Sardegna
Molise
Abruzzo
Totale
10.000.000
65.000.000
2.000.000
20.000.000
1.000.000
4.000.000
142.000.000
21
INFRASTRUTTURE
Per il potenziamento delle infrastrutture e per le reti ferroviarie del Sud, si
tratta di riprogrammare le risorse sulle infrastrutture ferroviarie in modo di
realizzare 290 Km di nuova rete ferroviaria (per la Sardegna sono previste
opere stradali).
In questo caso gli interventi saranno finanziati procedendo alla riduzione del
cofinanziamento nazionale, con una modifica dei POR che sarà avviata nel
mese di Gennaio.
Per il potenziamento della rete ferroviaria, si lavorerà in una prospettiva di più
lungo periodo, garantendo al tempo stesso certezze finanziarie agli interventi
sulla rete ferroviaria meridionale che, per la lunghezza dei tempi di attuazione,
non potranno essere completati entro il 2015.
22
La quantificazione di tale riduzione sarà effettuata una volta individuati gli
interventi ferroviari definiti come prioritari e quantificato il relativo fabbisogno,
sulla base di una istruttoria da completare entro il 15 dicembre 2011.
Le risorse provenienti dalla riduzione del cofinanziamento restano nella
disponibilità del “Fondo Nazionale di Rotazione per il cofinanziamento dei
fondi europei”, per essere destinati, con vincolo territoriale ad interventi in
attuazione del Piano di Azione e Coesione.
23
INFRASTRUTTURE: LE TABELLE DEI PROGETTI:
CAMPANIA ASSE FERROVIARIO AV/AC NAPOLI-BARILECCE TARANTO
INFRASTRUTTURA
NUOVA INFRASTRUTTURA
FEROVIARIA IN KM
Variante Cancello-Napoli
15
Raddoppio Cancello-Frasso Telesino
20
Raddoppio Frasso Telesino-Vitulano
30
Raddopio in variante Apice-Corsara
47
Totale Regione
112
24
INFRASTRUTTURE: LE TABELLE DEI PROGETTI: PUGLIA
ASSE FERROVIARIO AV/AC NAPOLI-BARI-LECCE TARANTO
(KM 45) E ASSE BOLOGNA-BARI-LECCE-TARANTO (KM 8)
INFRASTRUTTURA
Ripristino itinerario merci NA-BA (a Foggia)
NUOVA INFRASTRUTTURA
FEROVIARIA IN KM
2
Tratta Cervara-Bovino
23
Bari Sud (bari centrale-Bari Torre a Mare)
10
Raddoppio Bari S. Andrea-Bitetto
10
Tratta Termoli-Lesina
Totale Regione
8
53
25
INFRASTRUTTURE: LE TABELLE DEI PROGETTI: SICILIA
LINEA CATANIA-PALERMO E NODI, SISTEMI URBANI E
METROPOLITANI
INFRASTRUTTURA
NUOVA INFRASTRUTTURA
FEROVIARIA IN KM
Nodo di Palermo
32
Tratta Bicocca-Motta
11
Tratta Catenuova-Enna
49
Tratta Motta-Catenuova
28
Tratto Catania Ognina-Catania Centrale
4
Raddoppio bivio Zurria-Catania Acquicella
1
Totale Regione
125
26
ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI
INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE REGIONE
CALABRIA
INFRASTRUTTURA
ASSEGNAZIONE CIPE
(62/2011)
ALTRE RISORSE
DISPONIBILI
DA FINANZIARE CON
RIDUZIONE TASSO DI
COFINANZIAMENTO
TOTALE
Velocizzazione BattipagliaPaola – Reggio Calabria
0
230.000.000
0
230.000.000
Velocizzazione principali linee
10.000.000
0
0
10.000.000
Velocizzazione principaliinterventi accessori
30.000.000
0
0
0
TOTALE ASSE
FERROVIARIO SA-RC
40.000.000
230.000.000
0
270.000.000
Elettrificazione del
collegamento – primo lotto
funzionale
0
0
80.000.000
80.000.000
TOTALE
COLLEGAMENTO
LAMEZIA-CATANZARODORSALE IONICA
0
0
80.000.000
80.000.000
Metaponto-Sibari-bivio S.
Antonello
0
155.000.000
0
155.000.000
TOTALE TARANTOSIBARI-GIOIA TAURO
0
155.000.000
0
155.000.000
TOTALE REGIONE
40.000.000
385.000.000
80.000.000
505.000.000
27
ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI
INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE REGIONE
CAMPANIA
ASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)
ALTRE RISORSE DISPONIBILI
DA FINANZIARE CON
RIDUZIONE TASSO DI
COFINANZIAMENTO
INFRASTRUTTURA
Nodo di Napoli: ACC Napoli Centrale
TOTALE
85.000.000
0
0
85.000.000
Nodo di Napoli: potenziamento
capacità
0
77.000.000
0
77.000.000
Nodo di Napoli: potenziamento
tecnologico
28.000.000
0
0
28.000.000
Variante Cancello-Napoli
201.000.000
307.000.000
305.000.000
813.000.000
Raddoppio Cancello-Frasso Telesino
200.000.000
430.000.000
100.000.000
730.000.000
Raddoppio Frasso Telesino-Vitulano
21.000.000
0
0
21.000.000
Raddoppio in varinate Apice-Orsara
47.000.000
10.000.000
0
57.000.000
Riqualificazione urbana area portuale
Napoli Est-progetto Traccia Napoli
0
0
95.000.000
95.000.000
Acquisto materiale rotabile
0
0
100.000.000
100.000.000
582.000.000
824.000.000
600.000.000
2.006.000.000
TOTALE ASSE FERROVIARIO
AV/AC NAPOLI-BARI-LECCE
TARANTO
28
ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI
INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE REGIONE
PUGLIA
ASSEGNAZION
E CIPE
(62/2011)
ALTRE
RISORSE
DISPONIBILI
DA
FINANZIARE
CON
RIDUZIONE
TASSO DI
COFINANZIAM
ENTO
TOTALE
Ripristino
itinerario merci
Na - Ba (a Foggia
10.000.000
0
0
10.000.000
Tratta CervaroBovino
0
Velocizzazione
Napoli-Bari
15.000.000
INFRASTRUTT
URA
230.000.000
0
291.000.000
0
0
100.000.000
ASSEG
NAZI
ONE
CIPE
(62/201
1)
ALTRE
RISOR
SE
DISPO
NIBILI
DA
FINANZI
ARE CON
RIDUZIO
NE
TASSO DI
COFINAN
ZIAMENT
O
TOTALE
SCC Bari-Taranto
0
30.000.
000
0
30.000.000
Raddoppio Bari S.
Andrea- Bitetto
0
220.000
.000
0
220.000.000
Completamento
attrezzaggio BariTaranto
18.000.
000
0
0
18.000.000
Totale Asse ferroviario
AV/AC Napoli-Bari Lecce Taranto
208.000
.000
1.010.0
00.000
100.000.00
0
1.318.000.000
INFRASTRUTTURA
230.000.000
15.000.000
Bari Sud (Bari
centrale-Bari
Torre a Mare)
0
391.000.000
Nodo di Bari
(ACC Bari P.N.)
0
160.000.000
0
160.000.000
78.000.000
0
0
90.000.000
78.000.
000
0
90.000.000
Completamento SCC
Adriatica
0
PRG e ACC Bari
centrale
106.000.000
0
0
60.000.000
106.000
.000
0
60.000.000
Tratta Termoli - Lesina
(tratto Lesina-Ripalta)
0
PRG e ACC
Lecce
184.000.000
0
0
15.000.000
184.000
.000
0
15.000.000
Totale Asse BolognaBari-Lecce-Taranto
0
Velocizzazione
Bari-Lecce
SCC Bari-Lecce
0
79.000.000
0
79.000.000
TOTALE REGIONE
208.000
.000
1.194.0
00.000
100.000.00
0
1.502.000.000
29
ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI
INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE REGIONE
SARDEGNA
ASSEGNAZIONE
CIPE (62/2011)
ALTRE RISORSE
DISPONIBILI
DA FINANZIARE
CON RIDUZIONE
TASSO DI
COFINANZIAMEN
TO
TOTALE
Ammodernamento e
velocizzazione Rete
Sarda
0
95.000.000
165.000.000
260.000.000
Acquisto materiale
rotabile
0
0
35.000.000
35.000.000
Totale
Ammodernamento e
velocizzazione Rete
Sarda
0
95.000.000
165.000.000
260.000.000
INFRASTRUTTURA
In considerazione delle condizioni di isolamento della Regione Sardegna, il Piano di Azione prevede anche un
finanziamento a favore dell’ammodernamento della rete Stradale: Alghero - Sassari per 25 milioni di euro e
Sassari - Olbia per 150 milioni di euro (che si aggiungono ai 406,5 milioni di euro della delibera CIPE
3/8/2011 e 443,5 milioni di euro di altre risorse)
30
ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI
INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE REGIONE
SICILIA
ASSEGNAZIO
NE CIPE
(62/2011)
ALTRE RISORSE
DISPONIBILI
DA
FINANZIARE
CON
RIDUZIONE
TASSO DI
COFINANZIAM
ENTO
TOTALE
SCC PalermoMessina e MessinaCatania-Siracusa
0
132.000.000
0
132.000.000
Totale Asse
ferroviario
Messina
Palermo-Catania
0
Nodo di Palermo
0
1.077.000.000
0
1.077.000.000
Potenziamento e
velocizzazione
itinerario PalermoCatania
0
30.000.000
0
30.000.000
Potenziamento e
velocizzazione
Messina-Palermo e
Messina-Siracusa
0
28.000.000
0
28.000.000
Tratta BicoccaMotta
0
96.000.000
0
Tratta
Catenanuova-Enna
0
6.000.000
176.000.000
INFRASTRUTTUR
A
132.000.000
0
ASSEG
NAZI
ONE
CIPE
(62/201
1)
ALTRE
RISOR
SE
DISPO
NIBILI
DA
FINANZI
ARE CON
RIDUZIO
NE
TASSO DI
COFINAN
ZIAMENT
O
TOTALE
Tratta MottaCatenanuova
0
60.000.
000
324.000.00
0
384.000.000
Tratto Catania
Ognina-Catania
Centrale
0
116.000
.000
0
116.000.000
Velocizzazione PACT - tratta
RoccapalumbaMarianopoli
0
62.000.
000
0
62.000.000
Totale Linea
Catania-Palermo
0
1.475.0
00.000
500.000.00
0
1.975.000.000
Raddoppio bivio
Zurria-Catania
Acquicella
0
116.000
.000
0
116.000.000
96.000.000
Totale Nodi,
sistemi urbani e
metropolitani
0
116.000
.000
0
116.000.000
182.000.000
TOTALE REGIONE
0
1.723.0
00.000
500.000.00
0
2.223.000.000
INFRASTRUTTURA
132.000.000
31
LA MANOVRA “SALVA ITALIA” E I
FONDI STRUTTURALI 2007-2013
Al fine di accelerare la spesa dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali
Europei per il triennio 2012-2014, la parte delle risorse per il cofinanziamento
nazionale, nel limite di 1 miliardo per ciascun anno, non si calcola ai fini dei
parametri del Patto di Stabilità interno.
A tal fine è istituito il “Fondo di compensazione per gli interventi volti a
favorire lo sviluppo” ripartito tra le singole Regioni sulla base della chiave di
riparto dei fondi strutturali 2007-2013, tra Programmi Operativi Regionali, così
come stabilita dal Quadro Strategico Nazionale 2007-2013.
Per le Regioni ricomprese nell’Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia,
Calabria e Sicilia) e nel regime di phasing in (Basilicata), Competitività, tale
esclusione è subordinata all’Accordo sull’attuazione del “Piano di Azione
32
Coesione”.
LA MANOVRA “SALVA ITALIA”
E I GIOVANI E LE DONNE
Dal 2012 per le lavoratrici donne e per gli under 35, con contratto
a tempo indeterminato, le deduzioni dalla base imponibile IRAP
sono aumentate da 5 mila euro a 10.660 euro, mentre tali
deduzioni per le Regioni del Mezzogiorno sono aumentate da 10
mila euro a 15.200.
33
LE RIFLESSIONI DELLA UIL SUL PIANO DI AZIONE E COESIONE E
SULLA MANOVRA “SALVA ITALIA”
Per quanto riguarda il Decreto “salva Italia”, è senz’altro positiva l’esclusione dal patto di
stabilità per 1 miliardo l’anno, della parte di cofinanziamento nazionale e va nella direzione
da tre anni sostenuta dalla UIL.
Sarebbe, però, importante che tale esclusione, a livello nazionale riguardi anche i Bilanci di
Comuni e Province, che spesso sono gli “Enti appaltanti” della Regione per la spesa dei Fondi
Europei.
In alternativa sarebbe importante, che le Regioni nella loro “regionalizzazione del patto di
stabilità” diano priorità a tali risorse che sono le uniche veramente spendibili nei prossimi anni.
Ciò darebbe certezze per i prossimi tre anni ai bilanci delle Autonomie Locali e potrebbe
generare una spesa ulteriore di oltre 2 miliardi di euro l’anno.
Sempre nel Decreto “salva Italia” va nella giusta direzione di far aumentare il costo del lavoro
“instabile”, la norma, che innalza l’esenzione del cosiddetto “cuneo fiscale” per giovani under
35 e donne.
34
In generale si tratta di un Piano (che riprende la delibera CIPE del gennaio 2011 e in larga
parte il Piano Eurosud, in cui è prevista, da una parte una rimodulazione dei POR e dall’altra
un accentramento delle risorse.
Ciò serve tra “tecnicismi vari”, compreso un tiraggio maggiore dei Grandi Progetti, che hanno
una regola diversa per la regola “N più 2” (regola dei disimpegni), ad evitare di perdere risorse
a fine anno.
Ovviamente tale rimodulazione generale vale a partire dal 2012.
Le considerazioni che si possono fare sono tante, la prima, per la UIL, è che, in questo modo
si certifica, ancora una volta, la scarsa efficienza di tutta la pubblica amministrazione
(centrale e periferica) di programmare e di spendere bene le risorse.
Una cosa è certa se avessero fatto questo tale operazione quando lo abbiamo
sollecitato noi da almeno due anni, probabilmente anche la destinazione delle risorse
sarebbe stata diversa e più selettiva.
35
In ogni caso ormai, pur di non perdere le risorse può andar bene tutto, per cui occorre
superare gli “egoismi” delle pubbliche amministrazioni e incamminarsi su una strada che da
una parte serve per “spendere” e dall’altra eviti “lo spendere tanto per spendere”.
A questo proposito va bene la filosofia di fondo del Piano, ma come UIL riteniamo che,
partire dal prossimo anno, necessiti un vero approfondimento sulla quantità e qualità della
spesa sia delle risorse ordinarie, sia delle risorse aggiuntive, per capire se tale
rimodulazione mantenga la finalità “addizionale” della programmazione dei fondi
europei e, soprattutto, per capire quanto e come si spende nel Mezzogiorno.
Perché capire “quanto , come e dove” si spendono le risorse non è indifferente per le
politiche di sviluppo del Mezzogiorno, anche in previsione dell’attuazione del
federalismo fiscale (perequazione e rimozione degli squilibri territoriali), soprattutto,
per quanto riguarda i futuri “contratti istituzionali di sviluppo”.
36
Nel merito, sul Piano di Azione e Coesione è positiva la riprogrammazione verso il
piano “agenda digitale”, che tra l’altro anticipa anche gli obiettivi di Europa 2020,
altrettanto la concentrazione delle risorse sul piano infrastrutture, anche se occorre
chiarire bene il piano “ferrovie”, sia per quanto riguarda le modalità di finanziamento
delle opere (rimodulazione del cofinanziamento), sia per le modalità operative, sia per
i tempi (certezza che si finanzino lotti già cantierabili).
Sul versante “Istruzione”, in linea generale gli interventi sembrerebbero positivi,
anche se permangono tutte le perplessità della UIL, che si tratti di interventi a
“pioggia”, e, soprattutto, di finanziare attività e progetti che non hanno nulla di
addizionale, ma che servono per far fronte ai tagli del bilancio ordinario della scuola.
Perché, a nostro avviso, si tratta della stessa operazione fatta a Settembre scorso con la
rimodulazione dei “Piano Nazionale della Ricerca”, dove è previsto di dirottare al Centro
Nord tutte le risorse ordinarie del Bilancio del Ministero e al Sud far fronte a Ricerca ed
Università con le risorse dei fondi comunitari.
37
Assume importanza, in questo caso, a maggior ragione, la richiesta di verifica della
spesa ordinaria e aggiuntiva.
Inoltre è positivo, che finalmente sia reso operativo il credito di imposta occupazione,
ma anche da questo punto di vista c’è la perplessità dell’esiguo importo del suo
finanziamento.
Perché i 142 milioni di euro messi a disposizione, coprono appena 11 mila nuovi posti
di lavoro.
Ed allora le cose sono due: o le risorse stanziate sono insufficienti ed allora
andrebbero aumentate, oppure che le previsioni sono di poche nuove assunzioni, ed
allora la situazione sarebbe di vero “allarme rosso”.
Andrebbe chiarito, a tale proposito, se lo stanziamento riguardi soltanto il 2012, o se è
una prima tranche annuale, per poi essere rifinanziato per i prossimi anni con le stesse
modalità.
38
Sempre sul versante del credito occupazione il Governo dovrebbe richiedere un
confronto in sede europea per l’estensione del periodo e l’allargamento della platea dei
beneficiari.
Inoltre nel Piano non si fa nessun accenno circa l’ipotesi di destinare risorse del FSE
al riforma dell’apprendistato e al contratto di inserimento.
Sarebbe opportuno, da questo punto l’apertura di un tavolo, tra l’altro previsto
dall’accordo sull’apprendistato, sulle risorse da destinare alla formazione, sia per
l’apprendistato che per i contratti di inserimento, utilizzando in tal senso le risorse del
FSE.
A nostro parere, inoltre, il Piano, se si esclude la lotta alla dispersione scolastica e
l’agenda digitale, è abbastanza carente circa il finanziamento delle cosiddette
infrastrutture immateriali.
Sarebbe opportuno rimodulare i programmi sugli “Obiettivi di Servizio” (acqua,
rifiuti, assistenza domiciliare integrata, asili nido), concentrando su di essi una parte
delle risorse.
39
Infine rimane irrisolto il problema del FAS o “Fondo di Coesione” come si chiama
dopo il decreto del federalismo fiscale sulla rimozione degli squilibri territoriali.
E’ vero che nel “salva Italia” è stato salvato il FAS regionale, mentre ancora è in atto il
monitoraggio delle risorse rimanenti del FAS nazionale, ma sarebbe importante che
già a partire dal 2012 le Regioni possano contare sulla certezza dei finanziamenti di
tale fondo in modo tale che da questa data si possano prendere impegni vincolanti di
spesa.
40
LE POLITICHE DI COESIONE 2014-2020
Le politiche di coesione 2014-2020, che per il prossimo ciclo di
programmazione possono contare su una disponibilità economica di
336 miliardi di euro, in linea con EU 2020, dovranno seguire una
politica di investimento basata su:
• attenzione ai risultati
• concentrazione tematica
• incentivi e condizionamenti.
41
68,7 miliardi di euro sono destinati al Fondo di Coesione;
162,6 miliardi di euro alle Regioni in ritardo di sviluppo (Convergenza);
38,9 miliardi di euro alle Regioni in transizione;
53,1 miliardi di euro alle Regioni a maggiore sviluppo (competitività ed occupazione);
11,7 miliardi di euro alla Cooperazione Territoriale;
0,9 miliardi di euro alle Regioni ultraperiferiche e le zone scarsamente popolate.
Viene previsto un nuovo fondo chiamato "Collegamento Fondo Europa" (CEF), con
una dotazione di 50 miliardi euro, che ha per scopo quello di accelerare lo sviluppo di
infrastrutture prioritarie, di mobilità, energia e le tecnologie dell’informazione.
Il tasso di cofinanziamento prevede: 75-85% nelle Regioni a ritardo di sviluppo e
ultraperiferiche; 60% nelle Regioni in transizione; 50% nelle regioni più sviluppate.
42
I FONDI PER LE POLITICHE DI COESIONE 2014 2020
I principi cardini della futura politica di coesione sono 4:
1. Aumentare il valore aggiunto dell’UE e rafforzare la
Governance;
2. Introdurre la nuova dimensione della “coesione territoriale”;
3. Razionalizzare l’attuazione sulla base delle lezioni del passato;
4. Architettura della politica di coesione.
43
VALORE AGGIUNTO DELL’UE E GOVERNANCE
•
E' previsto un unico Quadro Strategico (QSC) per tutti i Fondi (FESR,
FSE, FEG, FEASR, FEP) che tradurrà gli obiettivi UE2020 in priorità di
investimento. Il documento sostituirà gli Orientamenti Strategici della
presente programmazione e sarà adottato dalla Commissione.
•
Sarà adottato un Contratto di partnership sullo sviluppo e gli
investimenti che, basandosi sul Quadro Strategico Comune, stabilirà le
priorità di investimento, l'allocazione delle risorse nazionali e dell'Unione
europea tra i settori e i programmi prioritari, le condizioni concordate e gli
obiettivi da raggiungere. Il contratto sarà il risultato delle discussioni tra gli
Stati membri, le Regioni e la Commissione sulla strategia di sviluppo
presentata nei Programmi nazionali di riforma.
44
Verranno definiti i Programmi Operativi che costituiranno lo
strumento di gestione e tradurranno i documenti strategici in concrete
priorità d'investimento corredate di obiettivi chiari e misurabili.
•
• Si introdurranno maggiori incentivi e condizioni necessarie per
raggiungere gli obiettivi prefissati (ad es. processo di snellimento della
burocrazia).
Migliorerà il funzionamento degli strumenti di valutazione della
performance dei risultati per verificare l’andamento dei programmi.
• Si promuoverà un maggiore ricorso a strumenti di ingegneria
finanziaria messi a punto dalla CE insieme alla Banca Europea per gli
investimenti (BEI), e Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa CEB .
45
COESIONE TERRITORIALE
Viene introdotta la nuova dimensione della “coesione territoriale” che
darà particolare risalto al ruolo delle città, alle aree geografiche funzionali
ed a quelle che affrontano specifici problemi geografici o demografici e
infine alle strategie macroregionali, ciò verrà attuato attraverso:
• Rafforzamento della cooperazione territoriale tra regioni all’interno di
uno stesso Paese;
• Pianificazione di azioni ad hoc in aree con caratteristiche specifiche (ad
es. montagna e aree ultraperiferiche, le cui caratteristiche geografiche o
demografiche potrebbero aumentarne i problemi dello sviluppo).
46
L’ATTUAZIONE SULLA BASE DELLE LEZIONI DEL PASSATO
Le intenzioni sono una semplificazione delle procedure
amministrative attraverso:
• la riduzione dei carichi amministrativi e semplificazione della
gestione;
• una maggiore responsabilizzazione delle istanze nazionali (ad es.
previsione di una dichiarazione annuale rilasciata dalle AdG in
luogo del processo di certificazione delle spese).
47
ARCHITETTURA DELLA POLITICA DI COESIONE
La politica di coesione continuerà per tutte le Regioni d’Europa con tre
distinti obiettivi o zone:
• Regioni meno sviluppate, ovvero con un PIL pro capite minore del
75% della media UE);
• Regioni più sviluppate, ovvero con un PIL maggiore del 90% della
media UE);
• Regioni in transizione o terza area, ovvero con un IL pro capite
compreso tra il 75% ed il 90% della media UE, con modalità semplificate
rispetto all’attuale phasing in e phasing out.
48
PROPOSTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA DI
REGOLAMENTI PER LA POLITICA DI COESIONE 2014-2020
La Commissione Europea ha approvato il 6 ottobre 2011 un pacchetto
legislativo relativo alla politica di coesione per il periodo 2014-2020.
Il pacchetto comprende:
una regolamentazione di portata globale che istituisce una serie di norme
comuni per gestire il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il
Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo
agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari
marittimi e la pesca (FEAMP).
In questo modo sarà possibile ottenere la migliore combinazione di fondi
per incrementare l’impatto dell’azione dell’UE.
49
Tre regolamenti specifici per il FESR, il FSE e il Fondo di coesione.
Due regolamenti concernenti l’obiettivo cooperazione territoriale europea
e il gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT).
Due regolamenti sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione
(FEG) e sul Programma per il cambiamento sociale e l’innovazione.
Una comunicazione sul Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE).
50
Tale pacchetto è volto a rilanciare la crescita e l'occupazione in Europa
destinando gli investimenti dell'UE all'agenda per la crescita e
l'occupazione dell'Europa "EU 2020“, attraverso la concentrazione
tematica delle risorse dei Fondi Strutturali Europei.
La concentrazione tematica prevede investimenti in:
• ricerca e innovazione;
•tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC);
• competitività delle piccole e medie imprese (PMI);
51
• spostamento verso un'economia a basse emissioni di carbonio;
• l'adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione dei rischi e gestione;
tutela ambientale e l'efficienza delle risorse;
• trasporto sostenibile e infrastrutture di rete strategiche;
lavoro e sostegno alla mobilità del lavoro;
• l'inclusione sociale e lotta alla povertà;
• istruzione, competenze e apprendimento permanente;
• rafforzamento delle capacità istituzionali ed efficienza delle pubbliche
amministrazioni.
52
Tutti i programmi dovranno contenere:
• traguardi chiari e misurabili e reali e Focus sui risultati;
• indicatori, valutazione e rendicontazione pre-condizioni per il
successo;
• conformità con la nuova governance economica;
• assicurare tutte le condizioni per un efficace investimento delle
risorse.
53
Per un approccio integrato delle azioni a livello nazionale e regionale
è prevista la possibilità di programmare le risorse con il “metodo del
plurifondo” al posto dell’attuale programmazione basata sul
cosiddetto approccio “monofondo”.
Inoltre sulla base di strategie territoriali sono previsti "Investimenti
integrati territoriali urbani o altre strategie territoriali“.
54
FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE (FESR)
Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) è la principale fonte di
finanziamenti dell'UE a tal fine.
L'obiettivo è riequilibrare le principali disparità fra le regioni
finanziando lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle economie
regionali, compresa la conversione delle regioni industriali in declino e
di quelle in ritardo di sviluppo.
Tutte le regioni europee riceveranno finanziamenti a titolo del FESR. Le
autorità nazionali e regionali stabiliscono i loro programmi di sviluppo e
selezionano i progetti da finanziare.
55
I Regolamenti prevedono , che per il periodo 2014-2020 il FESR ha una
dotazione economica di 183,3 miliardi di euro.
Il FESR concentra la sua azione verso obiettivi volti agli "Investimenti a
favore della crescita e dell'occupazione" e "Cooperazione territoriale
europea".
In particolare Il FESR sostiene lo sviluppo regionale e locale
cofinanziando investimenti nei seguenti campi: R&S e innovazione,
cambiamento climatico e ambiente, sostegno alle PMI, servizi di
interesse economico generale, infrastrutture per le telecomunicazioni,
l'energia e i trasporti, sanità, istruzione e infrastrutture.
56
Il regolamento proposto prevede che sia data particolare attenzione allo
sviluppo urbano sostenibile.
A questo scopo, almeno il 5% delle risorse del FESR dovrà essere destinato
allo sviluppo urbano sostenibile, sarà creata una piattaforma per lo sviluppo
urbano per promuovere lo sviluppo di capacità e lo scambio di esperienze e
sarà stabilito un elenco di città in cui saranno realizzate azioni integrate per lo
sviluppo urbano sostenibile.
Le regioni in transizione e le regioni più sviluppate dovranno destinare la
maggior parte della loro dotazione (eccetto per il FSE) all'efficienza energetica
e alle energie rinnovabili, alla competitività delle PMI e all'innovazione.
Le regioni meno sviluppate potranno utilizzare la loro dotazione per un
maggior numero di obiettivi che riflettano la maggiore varietà delle loro
necessità di sviluppo.
57
A tal fine il FESR deve destinare:
• almeno l'80% delle risorse sia destinato all'efficienza energetica e alle energie
rinnovabili, alla ricerca e all'innovazione e al sostegno delle PMI nelle regioni
più sviluppate e in transizione, di cui il 20% destinato all'efficienza energetica e
alle energie rinnovabili;
• dato il persistere di necessità di ristrutturazioni nelle regioni gradualmente
escluse dall'obiettivo "Convergenza", l'importo minimo sarà ridotto al 60%;
• almeno il 50% delle risorse sia destinato all'efficienza energetica e alle energie
rinnovabili, alla ricerca e all'innovazione e al sostegno delle PMI nelle regioni
meno sviluppate, di cui il 6% destinato all'efficienza energetica e alle energie
rinnovabili.
58
CAMPI DI INTERVENTO
Il FESR sostiene:
• investimenti produttivi che contribuiscono alla creazione e al mantenimento di
posti di lavoro sostenibili, tramite aiuti diretti a investimenti in piccole e medie
imprese (PMI);
• investimenti in infrastrutture che forniscono servizi di base ai cittadini nei
settori dell'energia, dell'ambiente, dei trasporti e delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione (TIC);
• investimenti in infrastrutture sociali, sanitarie ed educative;
• lo sviluppo del potenziale endogeno promuovendo lo sviluppo regionale e
locale, la ricerca e l'innovazione;
• l'assistenza tecnica.
59
Nelle regioni più sviluppate il FESR non sostiene investimenti in infrastrutture
che forniscono servizi di base ai cittadini nei settori dell'ambiente, dei trasporti e
delle TIC.
Il FESR non sostiene:
• la disattivazione delle centrali nucleari;
• la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in impianti cui si applica la
direttiva 2003/87/CE;
• la fabbricazione, la trasformazione e la commercializzazione del tabacco e dei
prodotti del tabacco;
• le imprese in difficoltà, come definite secondo le regole dell'Unione in materia
di aiuti di Stato.
60
PRIORITÀ D'INVESTIMENTO
Il FESR sostiene 11 priorità di investimento:
1 rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione;
2 migliorare l'accesso alle TIC, il loro utilizzo e la loro qualità;
3 accrescere la competitività delle PMI;
4 sostenere il passaggio a un'economia a bassa emissione di carbonio in tutti i settori;
5 promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi;
6 proteggere l'ambiente e promuovere l'efficienza delle risorse;
7 promuovere il trasporto sostenibile ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete;
8 promuovere l'occupazione e la mobilità dei lavoratori;
9 promuovere l'inclusione sociale e lottare contro la povertà;
10 investire nell'istruzione, nella qualificazione professionale e nella formazione permanente,
sviluppando l'infrastruttura scolastica e formativa;
11 potenziare la capacità istituzionale e l'efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi
pubblici interessati dagli interventi del FESR, affiancando le azioni svolte a questo fine con il
sostegno del FSE.
61
Priorità 1: RAFFORZARE LA RICERCA,
LO SVILUPPO TECNOLOGICO E L'INNOVAZIONE
• potenziare l'infrastruttura per la ricerca e l'innovazione (R&I) e le capacità di
sviluppare l'eccellenza nella R&I e promuovere centri di competenza, in particolare
quelli di interesse europeo;
• promuovere gli investimenti delle imprese in R&I, lo sviluppo di prodotti e servizi, il
trasferimento di tecnologie, l'innovazione sociale e le applicazioni nei servizi pubblici,
la stimolazione della domanda, le reti, i cluster e l'innovazione aperta attraverso la
specializzazione intelligente;
• sostenere la ricerca tecnologica e applicata, le linee pilota, le azioni di validazione
precoce dei prodotti, le capacità di fabbricazione avanzate e la prima produzione in
tecnologie chiave abilitanti e la diffusione di tecnologie con finalità generali.
62
Priorità 2: MIGLIORARE L'ACCESSO ALLE TIC,
IL LORO UTILIZZO E LA LORO QUALITÀ
• estendere la diffusione della banda larga e delle reti ad alta velocità;
• sviluppare i prodotti e i servizi delle TIC, il commercio elettronico e la domanda di
TIC;
• rafforzare le applicazioni delle TIC per l'e-government, l'e-learning, l'einclusion e l'e-health.
Priorità 3: ACCRESCERE LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI
• promuovere l'imprenditorialità, in particolare facilitando lo sfruttamento economico
di nuove idee e promuovendo la creazione di nuove aziende;
• sviluppare nuovi modelli di attività per le PMI, in particolare per
l'internazionalizzazione.
63
Priorità 4: SOSTENERE IL PASSAGGIO A UN'ECONOMIA
A BASSA EMISSIONE DI CARBONIO IN TUTTI I SETTORI
• promuovere la produzione e la distribuzione di fonti di energia rinnovabili;
• promuovere l'efficienza energetica e l'uso dell'energia rinnovabile nelle PMI;
• sostenere l'efficienza energetica e l'uso dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture
pubbliche e nel settore dell'edilizia abitativa;
• sviluppare sistemi di distribuzione intelligenti a bassa tensione;
• promuovere strategie per basse emissioni di carbonio per le zone urbane.
64
Priorità 5: PROMUOVERE L'ADATTAMENTO AL CAMBIAMENTO
CLIMATICO, LA PREVENZIONE E LA GESTIONE DEI RISCHI
• sostenere investimenti riguardanti in modo specifico l'adattamento al
cambiamento climatico;
• promuovere investimenti destinati a far fronte a rischi specifici,
garantire la capacità di reagire alle catastrofi e sviluppare sistemi di
gestione delle catastrofi.
65
Priorità 6: PROTEGGERE L'AMBIENTE E PROMUOVERE
L'EFFICIENZA DELLE RISORSE
• contribuire a soddisfare le notevoli necessità di investimenti nel settore dei rifiuti per
rispondere agli obblighi imposti dalla normativa dell'Unione in materia ambientale;
• contribuire a soddisfare le notevoli necessità di investimenti nel settore dell'acqua per
rispondere agli obblighi imposti dalla normativa dell'Unione in materia ambientale;
• proteggere, promuovere e sviluppare il patrimonio culturale;
• proteggere la biodiversità, i suoli e promuovere i servizi per gli ecosistemi, compreso
“NATURA 2000” e le infrastrutture verdi;
• migliorare l'ambiente urbano, in particolare con la riqualificazione delle aree
industriali dismesse e la riduzione dell'inquinamento atmosferico.
66
Priorità 7: PROMUOVERE IL TRASPORTO SOSTENIBILE ED
ELIMINARE LE STROZZATURE NELLE PRINCIPALI
INFRASTRUTTURE DI RETE
• favorire la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale con
investimenti nella rete transeuropea dei trasporti (TEN-T);
• migliorare la mobilità regionale, per mezzo del collegamento dei nodi secondari e
terziari all'infrastruttura della TEN-T;
• sviluppare sistemi di trasporto ecologici e a bassa emissione di carbonio e favorire la
mobilità urbana sostenibile;
• sviluppare sistemi di trasporto ferroviario globali, di elevata qualità e interoperabili.
67
Priorità 8: PROMUOVERE L'OCCUPAZIONE E
LA MOBILITÀ DEI LAVORATORI MEDIANTE:
• lo sviluppo di incubatrici di imprese e il sostegno a investimenti per i lavoratori
autonomi e la reazione di imprese;
• iniziative per lo sviluppo locale e aiuti a strutture che forniscono servizi di zona per
creare nuovi posti di lavoro, se tali azioni non rientrano nel campo d'applicazione del
FSE;
• investimenti in infrastrutture per i servizi pubblici per l'impiego.
68
Priorità 9: PROMUOVERE L'INCLUSIONE SOCIALE E LOTTARE
CONTRO LA POVERTÀ MEDIANTE:
• investimenti nell'infrastruttura sanitaria e sociale che contribuiscano allo sviluppo
nazionale, regionale e locale, la riduzione delle disparità nelle condizioni sanitarie e il
passaggio dai servizi istituzionali ai servizi locali;
• il sostegno alla rigenerazione fisica ed economica delle comunità urbane e rurali
sfavorite;
• il sostegno a imprese sociali.
69
Priorità 10: investire nell'istruzione, nella qualificazione professionale e nella
formazione permanente, sviluppando l'infrastruttura scolastica e formativa.
Priorità 11: potenziare la capacità istituzionale e l'efficienza delle pubbliche
amministrazioni e dei servizi pubblici interessati dagli interventi del FESR,
affiancando le azioni svolte a questo fine con il sostegno del FSE.
70
IL FONDO SOCIALE EUROPEO (FSE)
Per quanto riguarda il FSE esso sarà articolato intorno a 4 “obiettivi
tematici” all’interno dell’Unione Europea:
• promuovere l’occupazione e la mobilità professionale;
• investire nell’insegnamento, nelle competenze, e nella formazione
permanente;
• promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà;
• rafforzare la capacità istituzionale ed un’efficiente amministrazione
pubblica.
Il FSE dovrebbe contribuire ad altri obiettivi tematici: sostenere anche
la transizione verso un'economia più verde, un migliore utilizzo delle
tecnologie digitali, imprenditorialità, ricerca e innovazione.
71
A tal fine è necessario:
• dedicare almeno il 20% degli stanziamenti del FSE alla promozione
dell’inclusione sociale e alla lotta alla povertà;
• concentrare il finanziamento nel quadro dei programmi operativi su
un numero limitato di “priorità di investimento”.
Anche per il 2014-2020 il FSE deve rafforzare l’innovazione sociale e la
cooperazione transnazionale mediante un tasso di cofinanziamento più
elevato.
Il Regolamento attribuisce grande importanza alla partecipazione delle
parti sociali e delle ONG nella programmazione ed attuazione. A tal
fine è previsto un importo adeguato delle risorse del FSE alle azioni di
rafforzamento delle capacità delle parti sociali e delle ONG.
72
Per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio e di valutazione il
regolamento propone norme di qualità minime e un insieme di
indicatori comuni obbligatori.
Per garantire la semplificazione è previsto di estendere l’utilizzazione
delle opzioni semplificate in materia di costi a diretto vantaggio dei
beneficiari.
Vengono introdotte disposizioni specifiche per gli strumenti finanziari
al fine di incoraggiare gli Stati membri e le Regioni a far ricorso al FSE,
cercando di far aumentare le capacità finanziarie a favore
dell’occupazione, dell’istruzione, e dell’inclusione sociale.
73
L’INCIDENZA DEL FSE SUL BILANCIO DELLE
POLITICHE DI COESIONE
BILANCIO
PROPOSTO 2014-2020
MILIARDI
DI EURO
PER LA
COESIONE
PERCENTUALE
MINIMA FSE
IMPORTO
MINIMO
CORRISPOND
NETE PER FSE
IN MLD
162,6
25%
40,7
REGIONI IN
TRANSIZIONE
38,9
40%
15,6
REGIONI PIU’
SVILUPPATE
53,1
52%
27,6
REGIONI IN
RITARDO DI
SVILUPPO
74
PRIORITA’ “PROMOZIONE DELL’OCCUPAZIONE E SOSTEGNO
ALLA MOBILITA’ PROFESSIONALE”
Tale priorità si esplica attraverso:
• l’accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e per le persone inattive, comprese
le iniziative locali per l’occupazione e il sostegno alla mobilità professionale;
• l'integrazione sostenibile nel mercato del lavoro dei giovani che non svolgono attività
lavorative, non seguono studi né formazioni;
• l'attività autonoma, lo spirito imprenditoriale e la creazione di imprese;
• l'uguaglianza tra uomini e donne e la conciliazione tra vita professionale e vita privata;
• l'adattamento dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori ai cambiamenti;
• l'invecchiamento attivo e in buona salute;
• la modernizzazione e il rafforzamento delle istituzioni del mercato del lavoro, comprese
azioni volte a migliorare la mobilità professionale transnazionale.
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PRIORITA’ “INVESTIMENTO NELL’ISTRUZIONE, NELLE
COMPETENZE E NELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE”
Tale priorità si esplica attraverso:
• riducendo l'abbandono scolastico precoce e promuovendo l'uguaglianza di
accesso all'istruzione prescolare, primaria e secondaria di buona qualità;
• migliorando la qualità, l'efficacia e l'apertura dell'istruzione superiore e di
livello equivalente al fine di aumentare la partecipazione e i tassi di riuscita;
• migliorando l'uguaglianza di accesso alla formazione permanente,
aggiornando le attitudini e le competenze della manodopera e migliorando
l'utilità dei sistemi d'insegnamento e di formazione per il mercato del lavoro.
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PRIORITA’ “PROMOZIONE DELL’INCLUSIONE SOCIALE
E LOTTA CONTRO LA POVERTA’”
Tale priorità si esplica attraverso:
•inclusione attiva;
• integrazione delle comunità emarginate quali i rom;
• lotta contro la discriminazione basata sul sesso, l'origine razziale o etnica, la
religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale;
• miglioramento dell'accesso a servizi abbordabili, sostenibili e di qualità,
compresi i servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale;
• promozione dell'economia sociale e delle imprese sociali;
•strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività.
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PRIORITA’ “RAFFORZAMENTO DELLA CAPACITA’ ISTITUZIONALE E
DI UNA AMMINISTRAZIONE PUBBLICA EFFICACE’”
Tale priorità si esplica attraverso:
• Investimento nella capacità istituzionale e nell'efficacia delle amministrazioni
pubbliche e dei servizi pubblici nell'ottica delle riforme, di una migliore
regolamentazione e di una buona governance (questa priorità d'investimento si applica
solo sull'insieme del territorio degli Stati membri che possiedono almeno una regione
in “Convergenza” o negli Stati membri ammissibili al sostegno del Fondo di coesione;
• rafforzamento delle capacità delle parti interessate che operano nei settori
dell'occupazione, dell'istruzione e delle politiche sociali, patti settoriali e territoriali di
mobilitazione per una riforma a livello nazionale, regionale e locale.
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CONCENTRAZIONE TEMATICA
Per la realizzazione degli obiettivi di “Europa 2020”:
In ciascuno Stato membro, almeno il 20% delle risorse totali dell'FSE sono attribuite
all'obiettivo tematico "promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà“.
Gli Stati membri devono garantire la concentrazione tematica secondo le seguenti modalità:
• Per quanto riguarda le Regioni più sviluppate, gli Stati membri concentrano l'80% dei fondi
destinati a ciascun programma operativo su un massimo di quattro delle priorità d'investimento.
• Per quanto riguarda le Regioni in transizione, gli Stati membri concentrano il 70% dei fondi
destinati a ciascun programma operativo su un massimo di quattro delle priorità d'investimento.
• Per quanto riguarda le regioni in ritardo di sviluppo, gli Stati membri concentrano il 60% dei
fondi destinati a ciascun programma operativo su un massimo di quattro delle priorità
d'investimento.
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INDICATORI
Gli indicatori comuni espressi in numero per quanto riguarda i partecipanti sono:
i disoccupati, compresi i disoccupati di lunga durata;
• i disoccupati di lungo periodo;
• le persone inattive;
• le persone inattive che non seguono un corso di insegnamento o una formazione;
• i lavoratori, compresi i lavoratori autonomi;
• le persone di età inferiore a 25 anni;
• le persone di età superiore a 54 anni;
• i titolari di un diploma di istruzione primaria o di istruzione secondaria inferiore;
• i titolari di un diploma di insegnamento secondario superiore o di un diploma di istruzione
post secondaria;
• i titolari di un diploma di istruzione terziaria;
• i migranti, le persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate
come i rom);
• le persone con disabilità;
• le altre persone svantaggiate.
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INDICATORI COMUNI DI REALIZZAZIONE PER GLI ENTI
• numero di progetti attuati completamente o parzialmente dalle parti sociali o da organizzazioni
non governative
• numero di progetti destinati alle pubbliche amministrazioni o ai servizi pubblici
• numero di micro, piccole e medie imprese finanziate
INDICATORI COMUNI DI RISULTATO CONCERNENTI I PARTECIPANTI
• partecipanti inattivi che hanno recentemente trovato un lavoro e sono in punto di lasciarlo
• partecipanti sul punto di terminare studi/corsi di formazione
• partecipanti sul punto di ottenere una qualifica
• partecipanti sul punto di abbandonare il lavoro
INDICATORI COMUNI DI RISULTATO A PIÙ LUNGO TERMINE
CONCERNENTI I PARTECIPANTI
• partecipanti che hanno un lavoro 6 mesi dopo aver abbandonato il precedente
• partecipanti che esercitano un'attività autonoma 6 mesi dopo aver abbandonato l'attività
precedente
• partecipanti che godono di una migliore situazione sul mercato del lavoro 6 mesi dopo aver
abbandonato l'attività precedente
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COINVOLGIMENTO DEI PARTNER
Per sostenere la partecipazione delle parti sociali all'azione occorre
garantire che un adeguato volume delle risorse dell'FSE sia destinato alle
attività di sviluppo delle capacità delle stesse, quali la formazione e le
azioni di collegamento in rete, nonché al rafforzamento del dialogo
sociale e attività intraprese congiuntamente dalle parti sociali.
Per sostenere la partecipazione delle ONG, in particolare nei settori
dell'inclusione sociale, dell'uguaglianza tra uomini e donne e
dell'uguaglianza delle opportunità, occorre garantire, che un volume
adeguato delle risorse dell'FSE sia destinato alle attività di sviluppo delle
capacità per le organizzazioni non governative.
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Inoltre nella programmazione ed attuazione dei programmi cofinanziati
dal FSE occorre:
• promuovere politiche per le pari opportunità;
• promuovere l’uguaglianza delle opportunità e della non
discriminazione;
• la cooperazione transnazionale.
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Inoltre nella programmazione ed attuazione dei programmi cofinanziati
dal FSE occorre:
• promuovere politiche per le pari opportunità;
• promuovere l’uguaglianza delle opportunità e della non
discriminazione;
• la cooperazione transnazionale.
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Il FSE può sostenere azioni di sviluppo locale attuate dalla collettività
quali:
• i patti territoriali;
• le iniziative locali per l’occupazione;
• l’istruzione e l’inclusione sociale;
• investimenti territoriali integrati.
IL FSE può sostenere, integrando gli interventi con il FESR, lo
sviluppo urbano sostenibile, con azioni mirate ad affrontare i problemi
economici, ambientali e sociali nelle Città elencate nei “contratti di
partenariato.
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SEMPLIFICAZIONE DEI COSTI
Il regolamento generale dei Fondi Strutturali regola la semplificazione amministrativa.
L'intento è quello di armonizzare, per quanto possibile, le norme di base per gli strumenti
attuativi.
Le opzioni per i costi semplificati possono essere i tassi e gli importi forfettari che gli Stati
Membri offrono come possibilità di introdurre per una gestione orientata ai risultati a livello dei
singoli interventi.
Per il FSE in particolare:
la Commissione può rimborsare le spese sostenute dagli Stati membri sulla base di tabelle
standard di costi unitari e di importi forfettari stabiliti dalla Commissione.
A tale scopo la Commissione ha la facoltà di adottare, atti delegati concernenti il tipo di
operazioni coperto, le definizioni delle tabelle standard di costi unitari, gli importi forfettari e i
loro massimali, che possono essere adeguati conformemente ai metodi applicabili comunemente
utilizzati.
86
IL FONDO EUROPEO PER LA GLOBALIZZAZIONE (FEG)
Anche per il 2014-2020 con il FEG si vuole continuare ad aiutare i lavoratori licenziati
con una dotazione di 3 miliardi di euro.
Chi ne beneficerà e come?
I lavoratori che hanno perso il lavoro a causa della globalizzazione o di una crisi
improvvisa. La proposta estende l'assistenza del FEG per includere i lavoratori
temporanei e proprietario-manager di micro-imprese e PMI (compresi gli agricoltori).
Come regola generale, il FEG pagherà il 50%, per un massimo di 24 mesi, dei costi
delle misure per aiutare i lavoratori a trovare un altro lavoro (formazione, assistenza
nella ricerca, imprese start-up).
87
Tale contributo potrà salire fino al 65% in risposta ad alcune circostanze
particolari.
Il FEG aiuterà ulteriori categorie di lavoratori che sono attualmente
esclusi in pratica (per esempio lavoratori interinali, dai proprietari
gestori delle micro-imprese, agricoltori).
Diventerà permanente come strumento di "supporto crisi“, che può
aiutare i lavoratori licenziati a causa di una crisi inaspettata.
88
LE RIFLESSIONI DELLA UIL SUL FUTURO DELLE POLITICHE DI COESIONE
Revisione del budget europeo, politiche di coesione, Europa 2020, Politica Agricola Comune
(PAC), Patto di stabilità sono tutti temi connessi tra loro che non possono essere assolutamente
essere trattati in modo disgiunto.
La crisi del debito pubblico, che sta colpendo, chi più e chi meno, tutti i paesi dell’Unione
Europea, pone gli Stati membri, ad avviso della UIL, di fronte ad una sfida: la necessità da una
parte di azioni di risanamento dei conti pubblici e nel contempo impegnarsi in programmi di
crescita economica.
Ciò, oltre che per ridare una opportunità di speranza a milioni di persone, anche e, soprattutto,
perché se non c’è crescita economica, tutti gli sforzi di rigore nei conti pubblici rischia di non
essere sufficiente.
E’ chiaro che le regole del patto di stabilità devono essere rispettate, ma l’Unione Europea non
può limitare la sua azione a prescrivere vincoli abbastanza rigidi ai Paesi in “eccesso di deficit”.
89
L’UE deve guardare al benessere delle persone, soprattutto a quelle della nuova generazione,
per questo deve contribuire alla grande emergenza: il lavoro.
Sono, quindi, necessarie politiche mirate alla crescita e all’occupazione, declinando interventi
volti a rimuovere gli squilibri sociali e rispettosi dell’ambiente.
In attesa di capire quali saranno i risvolti e le implicazioni legate al cambio del “Trattato” e la
nuova “unione fiscale europea” è importante come si costruisce il nuovo quadro pluriennale
finanziario 2014 -2020
Perché il bilancio europeo deve essere prima di tutto uno strumento di solidarietà e di
crescita, sia nella parte delle entrate che dalla parte della spesa, e non solo per la
quantità delle risorse stanziate ma anche per la qualità del loro impiego.
Per quanto riguarda la parte “entrate” la UIL condivide il concetto che l’UE si doti si entrate
proprie autonome.
Da questo punto di vista è positiva l’introduzione della nuova tassa europea sulle transazioni
finanziarie, a patto che essa coniughi due obiettivi: da un lato aumentare la dotazione del
bilancio europeo e dall’altro venendo incontro alle richieste di alcuni Stati di ridurre il loro
contributo.
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Per questo è importante che essa venga confermata nel quadro finanziario definitivo, ma se
ciò non accadesse è necessario, comunque, assicurare le attuali risorse previste aumentando il
contributo degli Stati membri.
Resta comunque aperto il quesito se l’attuale proposta di bilancio sarà in grado di consentire
all’Europa di uscire dall’attuale crisi economica e finanziaria e nel contempo di affrontare le
sfide di carattere competitivo contenute in Europa 2020.
Purtroppo, a nostro avviso, siamo di fronte ad una proposta della Commissione nella sua
parte quantitativa che non è in grado di supportare le sfide a cui l’Europa è chiamata, con il
risultato che gli obiettivi di EU 2020, peraltro ambiziosi e condivisibili rischiano di non essere
raggiunti, come già accaduto nel passato con “l’Agenda di Lisbona” per le scarse risorse a
disposizione.
Per quanto riguarda la parte “spesa”, nella proposta della Commissione non sono state messe
in discussione i tradizionali assi di spesa (politica di coesione e PAC), anche se entrambe nella
proposta della Commissione risultano ridimensionate in termini percentuali delle quote di loro
pertinenza.
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Ad essere maggiormente penalizzate da questa diminuzione sono le politiche di coesione, in
quanto, dovranno sostenere con il loro “budget” anche politiche che sono tradizionalmente a
carico del Bilancio dell’agricoltura, quali ad esempio i 2,5 miliardi di euro che il Fondo Sociale
Europeo dovrà destinare agli aiuti alimentari.
In ogni caso sosteniamo come UIL che il prossimo Bilancio debba contribuire maggiormente
alle politiche per la crescita, ma soprattutto essere da volano per creare nuovi e buoni posti di
lavoro indirizzando le risorse alla crescita del capitale umano, ai servizi di conciliazione vitalavoro e agli investimenti infrastrutturali per la mobilità di interesse comune e per i servizi
immateriali.
Da questo punto di vista è essenziale impegnare quanto prima i 50 miliardi di euro
previsti dal programma Collegamento Fondo Europa" (CEF), che ha per scopo
quello di accelerare lo sviluppo di infrastrutture prioritarie, di mobilità, energia e le
tecnologie dell’informazione.
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Al contempo è necessario che l’UE, insieme agli “Eurobond”, da destinare al risanamento dei
conti pubblici, si impegni, in questo caso, con la Banca Europea di Investimenti (BEI),
attraverso l’emissione di “Euro project”, destinati a supportare e rafforzare gli investimenti
infrastrutturali, in modo tale liberare risorse delle politiche di coesione verso obiettivi più
mirati ai servizi alla persona e al lavoro.
Parliamo in questo caso del Fondo di Sviluppo Regionale (FESR), che al luogo di investimenti
infrastrutturali materiali, potrebbe rispondere meglio alle sfide di EU 2020 riguardo al
potenziamento dei servizi immateriali alla persona (sevizi sociali, sanità, dispersione scolastica
ecc.), del Fondo Sociale Europeo, destinando le risorse di quest’ultimo fondo per favorire
l’occupazione.
Per quanto riguarda specificatamente le politiche di coesione esse devono essere concepite
come politiche fondamentali per creare l’Unione Europea Sociale.
Le proposte della Commissione sul bilancio ed i nuovi regolamenti per i Fondi Strutturali non
rispondono appieno a tali esigenze, in quanto se ci sono cose molto positive nei nuovi
regolamenti, altrettante sono le cose che non sono condivisibili.
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E’ positiva la concentrazione tematica delle risorse, così come il tentativo di semplificare le
procedure per l’impiego dei fondi, adottando per esempio per il FSE i costi standardizzati, pur
se su questo punto ci vorrebbe una direttiva più stringente e non lasciare tale semplificazione
alle pressi dei singoli Stati membri.
Va nella direzione auspicata dalla UIL, la possibilità di adottare la programmazione multi
fondo al posto dell’attuale mono fondo, così come è condivisibile la nuova impostazione
territoriale incentrata a progetti territoriali legati alla riqualificazione urbana, al finanziamento
dei patti locali per l’occupazione, integrando le risorse dei vari fondi strutturali per tali azioni.
Ci sono poi tutta una serie di temi che non appaiono del tutto condivisibili.
Innanzitutto, le politiche di coesione dovrebbero essere potenziate se è vero come è vero che
esse devono contribuire con le risorse a disposizione a raggiungere gli obiettivi di EU 2020.
E’ questa la prima contraddizione che notiamo nella proposta della Commissione in quanto,
secondo noi, le risorse sono insufficienti a raggiungere gli obiettivi con il rischio di non
raggiungere gli obiettivi.
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Tra l’altro il raggiungimento degli obiettivi prefissi nel nuovo “contratto di partenariato” che
saranno la base per la nuova programmazione, in cui la Commissione e gli Stati membri
fissano appunto gli obiettivi e i finanziamenti sono tra le condizionalità previste dai nuovi
regolamenti.
Insieme all’altro preoccupante e “perverso” meccanismo che lega l’erogazione dei
Fondi Strutturali in rapporto all’andamento della “Governance macro economica”
(rispetto nuovo patto di stabilità).
E’ comprensibile che si vogliano introdurre delle condizionalità per migliorare l’impiego dei
fondi strutturali e accrescerne l’efficacia, ma sarebbe meglio legare le condizionalità a forti
parametri di precondizioni legati al successo degli interventi e orientate a qualificare la spesa
ed ad accrescere le capacità di attuazione.
Non convince appieno sia la creazione della cosiddetta terza area (Regioni in
transizione), sia l’entità delle risorse ad essa destinate, in quanto il rischio è quello
drenare risorse per le Regioni a ritardo di sviluppo.
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Un ulteriore preoccupazione è legata al tema della scarsa flessibilità nell’utilizzo delle risorse,
in quanto i nuovi regolamenti prevedono percentuali prefissate sia per quanto riguarda la
ripartizione generale delle risorse tra i diversi Fondi Strutturali, sia all’interno dei singoli fondi
per quanto riguarda la concentrazione tematica.
La preoccupazione è legata al fatto che i problemi e le conseguenti risposte sono differenti tra
i singoli Stati, così come all’interno dei singoli Stati i problemi e le risposte sono differenti tra
Regione e Regione.
Per quanto riguarda il FSE non è assolutamente condivisibile la nuova declinazione prevista
dal nuovo regolamento, in quanto sempre più tale Fondo finanzierà politiche passive anziché
politiche attive del lavoro.
Ci riferiamo alla previsione di destinare almeno il 20% della dotazione del FSE a politiche
legate all’inclusione sociale, con la possibilità di finanziare i servizi sociali, la sanità,
l’invecchiamento attivo ed in buona salute delle persone, servizi per le minoranze e gli
immigrati.
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Sono tutte tematiche, condivisibili, che devono essere al centro delle politiche di coesione, ma
che dovrebbero essere previste come priorità da affrontare con risorse del FESR, che tra
l’altro ha una dotazione maggiore del FSE che ha una dotazione del 15% del totale delle
risorse destinate alla coesione.
Inoltre è preoccupante che il FSE debba contribuire con ulteriori 2,5 miliardi di euro,
rispetto al 20% nella lotta alla povertà, per gli aiuti alimentari alle persone in difficoltà.
In sintesi chiediamo che le risorse del FSE siano orientate per qualificare e favorire
l’occupazione, in particolare delle donne e dei giovani, mentre le risorse del FESR siano
orientate ad una politica d’investimento ed il rafforzamento del sistema delle imprese e dei
servizi, anche alle persone ivi compresa la coesione ed inclusione sociale.
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Ultimo, ma non meno importante è il tema legato alla partecipazione e consultazione delle
forze economiche e sociali nei processi di programmazione, monitoraggio e controllo della
spesa dei fondi destinati alle politiche di coesione.
Così come si pone il tema, nel FSE, di una equiparazione sostanziale del ruolo delle ONG con
quello delle forze sociali.
Ciò è assolutamente inaccettabile in quanto, tale equiparazione non solo è giustificata dal
fatto, che sempre più il FSE sarà dedicato al potenziamento delle politiche sociali, ma non si
tiene neanche conto del sistema della “rappresentanza e rappresentatività”.
Si pone però l’esigenza di rivedere il ruolo e la consultazione delle parti sociali in merito alla
programmazione e al controllo della spesa dei fondi destinati alla coesione.
Dobbiamo, in tale direzione, assumere sempre più un ruolo di “controllori sociali”, in quanto
rappresentanti del numero più alto dei beneficiari di tali politiche ed essere pertanto coinvolti a
livello politico nei processi di programmazione annuale.
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Per questo chiediamo di istituire un Comitato Europeo per la Coesione, analogamente al
Comitato FSE, per seguire l’andamento di tutti i fondi strutturali, caratterizzato da un piena
partecipazione delle parti sociali.
Così come chiediamo che i nuovi regolamenti europei dei fondi strutturali debbano definire
con chiarezza il ruolo delle parti economiche e sociali.
A tal fine proponiamo, che nei nuovi regolamenti venga espressamente previsto, che le forze
sociali partecipano con “diritto di voto” in tutti i “Comitati di Sorveglianza dei programmi
operativi”.
Infine chiediamo l’istituzione del “Consiglio Europeo per la Coesione”, allargato alla
consultazione delle parti sociali, in modo tale da dare una maggiore visibilità politica
all’andamento dei processi della coesione economica e sociale a livello comunitario.
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