Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Colui che conosce gli altri è sapiente;
colui che conosce se stesso è illuminato.
Colui che vince un altro è potente;
Colui che vince se stesso è forte.
Colui che agisce con forza ha risolutezza;
Colui che sa soddisfarsi è ricco.
Colui che non si discosta dal suo giusto posto sussiste a lungo;
Morire senza perire, questa è la longevità.
(dal Tao Te Ching)
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Complessità esogena
Per complessità esogena intendiamo la necessità di stabilire relazioni strutturali
fra l’ente pubblico ( o azienda privata o studio di progettazione) e soggetti
esterni.
Per facilitare questi compiti si possono conoscere sia le tecniche di
negoziazione che le analisi per definire gli obiettivi e le posizioni degli
stakeholders per favorire la creazione del consenso
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Complessità Interna
Comunicazione Interculturale
Una situazione come quella descritta nella Mappa delle trasformazioni prevede la
interazione di figure professionali molto diverse fra loro per età, sesso, personalità,
istruzione ed eterogeneità, classe sociale e provenienza
I moderni Gruppi di Lavoro sono caratterizzati da interdiscplinarietà ed
eterogeneità culturali dei protagonisti
Questa caratteristica comporta la necessità di elaborare nuove forme di
Comunicazione Interculturale
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Trasformazione territoriale
Piani Urbanistici Negoziati
Urbanistica Partecipata
Creazione del Consenso
Condivisione delle Scelte
Comunicazione Tecnica
Nuova Leadership
Lavoro di Gruppo
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
• L’evoluzione delle forme democratiche ha modificato il rapporto fra P.A. e cittadini.
• L’urbanistica rappresenta spesso il primo banco di prova delle architetture istituzionali,
così oggi le fasi descritte per i Piani Urbanistici Complessi si possono applicare a molti
altri settori:
•
Informazione
•
Condivisione
•
Partecipazione o concertazione
•
Negoziazione
• A questi differenti livelli corrisponde la creazione di nuove relazioni prima individuali
e poi collettive. Qualsiasi Gruppo, interculturale (familiare, lavorativo, sportivo,
ecc...), segue le logiche e le Dinamiche di Gruppo
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Per comunicare occorre sapere apprendere quello che viene detto
Apprendimento
La conoscenza già posseduta è prima di tutto un fattore di rigidità se ad essa non
si accompagna la necessaria capacità di apprendimento cioè di un suo
mutamento
Comunicazione non verbale
Il 70-90% dell’informazione che riceviamo viene comunicata non verbalmente e si
verifica al di fuori della nostra consapevolezza (linguaggio analogico)
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Ogni comunicazione si svolge su un doppio livello contenuti:
tecnico e di relazione (analogico o digitale)
Se la maggior parte dell’informazione che riceviamo viene comunicata non
verbalmente, e se questo si verifica con un linguaggio al di fuori della nostra
consapevolezza con un linguaggio digitale, per poter rendere efficace un
rapporto di lavoro occorre saper interpretare questo linguaggio.
Rapporti di lavoro: necessità di contrazione dei tempi
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Gruppi di Lavoro
Comunicazione
Interculturale
Teorie dell’ascolto
sapere condiviso
(borderlands: Anzaldùa)
mediatore
interprete
mediatore
conciliatore
La democrazia si esplicita attraverso nuove forme:
la negoziazione e la partecipazione
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Questa zona di sapere condiviso definisce un “gruppo percettivo” ossia un
numero di persone che percepiscono alcuni aspetti del mondo esterno in modo più
o meno simile.
Per poter raggiungere questo stadio occorre una comprensione non solo
linguistica, ma delle strutture simboliche, delle logiche deduttive, dei modelli
di organizzazione e di elaborazione dei dati sensoriali.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Un’operazione essenziale per verificare il livello di integrazione e di
reciproca comprensione consiste in una costante operazione di feedback.
Questo processo, parallelo a quello di analisi degli errori per facilitare i processi
di creatività, contribuisce a rinegoziare i significati reciproci e facilita
progressivamente l’aumento della zona del sapere condiviso (borderlands).
Si tratta di un processo di negoziazione e di costruzione sociale
della realtà, secondo le teorie di Berger e Luckman.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La Conoscenza
Se la conoscenza è un fattore di rigidità dobbiamo cercare di far cambiare
prospettiva al soggetto o di aumentare il suo livello di sapere (De Bono)
Secondo J. Piaget ci sono due funzione costanti con cui la mente regola e modifica la
produzione delle risposte agli stimoli esterni:

ASSIMILAZIONE
che consiste nel rispondere a nuovi stimoli
per mezzo di schemi preesistenti

ACCOMODAMENTO che consiste nell’elaborazione di schemi nuovi, più
rispondenti alle caratteristiche degli stimoli esterni, in un
riadattamento nei confronti della realtà esterna.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Altri studiosi hanno utilizzato diverse denominazioni ma essenzialmente, l’apprendimento
può essere ricondotto a due fasi distinte.
L’elaborazione delle informazioni avviene attraverso due componenti e funzioni del pensiero:
Deduzione
Induzione
(organizzazione della conoscenza già posseduta)
(nuova informazione)
• comprendere
• comprendere
• generare una conclusione
• formulare ipotesi
• valutare la conclusione
• valutare la conclusione per
conservarla modificarla o
abbandonarla
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Nel meccanismo generale dello sviluppo l’assimilazione ha il compito di produrre
all’interno della mente uno squilibrio. L’accomodamento ha, invece, il compito di
ripristinare l’equilibrio ad un livello di adattamento alla realtà superiore a quella
precedente.
“ L’intelligenza è una forma di apprendimento”(J. Piaget)
È importante comprendere come questi meccanismi, uguali per tutti, hanno tempi
diversi in ciascun membro del Gruppo. È per questo che occorre saper svolgere
una continua mediazione.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
I conflitti o le incomprensioni che possono nascere all’interno di un Gruppo sono
dovuti anche a queste differenze di reazioni.
È per questo che bisogna saper discernere fra i conflitti di relazione e quelli
sull’oggetto.
Nel caso dei tempi diversi di reazione l’uso di altre forme espressive e di empatia può
eliminare totalmente l’insorgere dell’attrito.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
L’individuo che apprende dà un significato a ciò che conosce, ma è un
significato elaborato nel contesto culturale in cui vive. In questo senso dare un
significato ad un’esperienza segna la partecipazione attiva dell’individuo al
Gruppo di Lavoro di cui fa parte.
È per questo che la coesione del gruppo ed il senso di appartenenza facilita il
lavoro permettendo una maggiore comprensione reciproca.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Comunicazione non verbale
Per comprendere l’importanza del linguaggio non verbale possiamo prendere in
considerazione la divisione che fa Gardaner delle forme di intelligenza:
1)
Linguistica: padronanza dell’uso del linguaggio
2)
Logico – Matematica: valutazione e confronto di oggetti e astrazioni
3)
Spaziale: percezione del mondo visivo
4)
Musicale: distinzione di brani musicali in relazione all’altezza, al ritmo, al tempo
5)
Cinestesica: controllo dei movimenti del corpo
6)
Personale: intrapersonale (riconoscimento e valutazione dei propri sentimenti) e
interpersonale (interpretazione dei sentimenti e stati d’animo altrui)
7)
Naturalistica: riconoscimento nella categorizzazione di oggetti naturali
8)
Esistenziale: riflessione sui quesiti fondamentali dell’esistenza
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Ogni individuo possiede queste diverse intelligenze anche se qualcuno è più forte
nell’intelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale …
All’interno del Gruppo, quindi, compito del “facilitatore” è anche quello di comprendere le
singole dinamiche degli individui e di avvantaggiarli in base alle rispettive potenzialità.
Ciascun individuo è caratterizzato da una peculiare configurazione intellettuale in cui le
diverse intelligenze sono presenti in grado diverso ed in differenti rapporti l’una con l’altra.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Per comprendere le caratteristiche di ciascuno si utilizzano le tecniche della PNL
(Programmazione Neuro Linguistica) in cui si analizzano i comportamenti degli individui
nei loro gesti quotidiani.
La mente costruisce significati a partire dagli input sensoriali e dalle informazioni. Si tratta
di un’attività indiretta e non immediata.
Da una minima quantità di informazioni siamo in grado di ricreare una realtà molto
superiore a quella legata agli input ed alle informazioni stesse.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Generalmente si impiega poco tempo a formulare un giudizio su un estraneo (al contrario
delle lunghe riflessioni dedicate alle persone più vicine). Questa operazione crea una cornice
NEURO SEMANTICA nella quale si muovono gli individui
Ogni volta che pensiamo ad una persona la immaginiamo nel contesto di significati in cui la
abbiamo classificata la prima volta.
La consapevolezza di questa azione, unita alla consapevolezza di dovere essere pronti a
negoziare questa cornice di significati, può facilitare la comunicazione interculturale
all’interno dei gruppi di lavoro
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La Comunicazione
La realtà non è un insieme di dati e informazioni, ma di configurazioni problematiche
dotate di significato con le quali il nostro pensiero consente di relazionarci in modo attivo
•
Non si può non comunicare
•
Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed un aspetto di relazione in modo
che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicativo
•
La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di
comunicazione fra i comunicanti
•
Gli esseri umani comunicano sia a livello analogico che digitale
•
Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che
siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Per dare un’idea di come le differenze fra comunicazione analogica e digitale corrispondano
anche a differenze culturali prendiamo ad esempio il caso del Giappone.
Le culture come quella giapponese che protendono per la comunicazione analogica vengono
definite di “contesto” in cui la maggior parte dell’informazione è già nella persona mentre
molto poco è nella parte codificata ed esplicita del messaggio.
Es. HAIKU
Si richiede che chi parla implichi e deduca il significato dal contesto di frasi relativamente
vaghe, dal modo in cui la cosa viene detta, da chi la dice, a chi la dice, dove, in che momento e
se lo dice prima o dopo qualche frase.
PROPRIO COME I SICILIANI DEI LIBRI DI SCIASCIA
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
I livelli relazionali
Le relazioni umane, al di là del contenuto verbale che di volta in volta le
caratterizza (natura e complessità degli argomenti), si svolgono su un livello per
lo più non verbalizzato che può avere differenti inclinazioni e linee di forza.
Sostanzialmente possiamo immaginare tale livello come un piano, ai cui estremi
si trovano i due interlocutori e la cui relazione può essere di due tipi:
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
1) SIMMETRICA
I due sono su un piano di parità, perfettamente orizzontale o ritmicamente ed
armoniosamente altalenante in funzione dell'alternarsi della comunicazione.
Entrambi (e nessuno al tempo stesso) sono "padroni" della relazione: i tempi, gli
spazi, la scelta degli argomenti sono pressoché liberi ed implicitamente condivisi.
L’analisi può anche essere di tipo altalenante
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
2) COMPLEMENTARE
Il piano e' inclinato, trovandosi uno dei due interlocutori in POSIZIONE UP e
l'altro in POSIZIONE DOWN.
Significa che (per contesto gerarchico, di professionalità, di ruolo, di
personalità, d'età o di luogo) uno dei due interlocutori definisce la relazione e
l'altro accetta nello stesso tempo che questa sia in tal modo definita.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
L'immagine visiva che i due termini anglosassoni suggeriscono immediatamente
(up = su e down = giù) evoca concetti di valore (chi sta sopra e chi sta sotto, chi
impone e chi subisce, chi conta di più e chi meno ecc.) che talora innescano una
vera e propria lotta "psicologica" fra due individui per il dominio della
situazione relazionale. Questo crea forti oscillazioni del piano e tremendi
scossoni alle linee di forza, con il rischio di rottura della relazione stessa.
Questo, soprattutto quando non preesiste un "codice gerarchico" che
implicitamente impone una chiara e precisa complementarità.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Nella Mappa delle trasformazioni le complementarietà sono date dal:
Potere del denaro
Potere del rilascio delle autorizzazioni
Potere dell’opinione pubblica
Distinguere i pochi di potere per ricondurre l’insieme delle persone ad una
logica di frutto di lavoro
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Le dispute non verbalizzate sul piano della relazione che avvengono
quotidianamente nelle interazioni umane sono molto più frequenti di quanto si possa
immaginare e sono ancora più importanti del contenuto oggetto della relazione
stessa.
Spesso, il vero contenzioso non e' l'argomento, bensì la definizione della
complementarità.
La posizione down non e' necessariamente sminuente o sfavorevole: come ogni
altro aspetto relazionale va utilizzata in modo efficace in base al contesto. Il braccio
di ferro sulla complementarità serve solo ad indebolire la relazione stessa.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Non e' infrequente nei rapporti, professionali e non, che sia proprio uno a chiedere
implicitamente all'altro di definire la relazione.
Questo consente alcuni vantaggi, quali il conoscere il territorio relazionale
dell'altro, la sua disponibilità temporale, la sua necessità di controllo della
complementarità e la sua flessibilità nello scambio delle posizioni up-down.
Nel momento in cui "chiedo" all'altro di definire la relazione (di mettersi in up
time), in realtà sono io a definirla e, se l'altro accetta, significa che la
complementarità e' implicitamente concordata
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Stabilito il consenso, un altro ostacolo alla comprensione è dato dai
valori e dalla loro reale gerarchia soggettiva
I valori rappresentano la spinta che orienta le nostre scelte e la direzione della
nostra vita ed hanno una graduatoria di importanza.
Si consiglia di individuarli negli interlocutori e stabilire la loro gerarchia in quel
momento della sua esistenza e in quel preciso spazio o compito.
Esempio:La sua gerarchia di Valori: è più importante l'integrità oppure
la riuscita, o è il denaro il valore che occupa il primo posto in
classifica? L'onestà esiste fra i suoi valori nel contesto lavoro?
Se si, viene prima o dopo la salute fisica e questa in che rapporto
gerarchico è con i rapporti umani?
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Talora possano esistere in un individuo dei conflitti di scelta anche
nell'ambito del lavoro; spesso ciò deriva da un conflitto di valori.
Solo alcuni Valori variano all'interno della scala gerarchica nei diversi
periodi della vita. I Valori (la loro gerarchia) sono spesso il parametro
attraverso il quale giudichiamo gli altri, il loro comportamento, la loro
visione del mondo e la loro missione nella vita.
L'accordo o il disaccordo profondo, di contenuto, fra persone ha molto
spesso questa matrice e può essere difficilmente recuperabile.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Le credenze
Le CREDENZE formano la zona più periferica del Territorio dell'ESSERE e
derivano per lo più dai Valori, di cui sono spesso emanazioni.
Spesso più Credenze formano un Valore: quelle imposte dall'ambiente e "non
sentite" dall'individuo non hanno rapporto col mondo dei Valori.
E' quasi sempre vero, comunque, che il cambiamento di un Valore implica il
cambiamento di più Credenze.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Le credenze
Mentre i Valori si traducono nel linguaggio verbale con locuzioni del tipo "per me è
importante che..." o "lo faccio per ... (onestà, amicizia, autoaffermazione, successo,
salute ecc.)", le Credenze fanno usare frasi del tipo "si deve, è necessario, bisogna,
posso (o non posso, non si deve, non bisogna)" ecc.
Mentre i Valori determinano, in base alla scala gerarchica di ognuno, LA SUA
MISSIONE o nella vita o in quello specifico contesto della sua esistenza, le
Credenze costituiscono IL CODICE DI PERMESSI E IMPEDIMENTI che
condiziona l’ESSERE NEL MONDO.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
In urbanistica alcune credenze corrispondono a forme di pregiudizio anche su
aspetti tecnici
L’abuso di credenze è una circostanza tipica nelle dinamiche degli stakeholders,
cioè di persone non tecniche o esperte che si affidano al sapere degli altri.
Caso tipico di coloro che non hanno tempo di aggiornarsi e si affidano agli altri
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Considerazioni sulle credenze
Una credenza, più o meno indotta da altri, entra nella mente, ne diviene parte integrante ed
influenza grandemente i pensieri, giudizi e comportamenti. Basti pensare all'assurdità di certi
pregiudizi, a tante superstizioni paradossali, alla goffaggine di talune preclusioni inamovibili
Necessità di diventare più disponibili ai cambiamenti, a coglierli anche nelle loro
minime espressioni, a considerare la mente, il corpo o meglio l'individuo, come una ENTITA'
DINAMICA non sempre inquadrabile o congelabile con un'etichetta
Talora è più difficile accettare un cambiamento, anche molto positivo ma imprevisto che
tollerare il lento e irrimediabile svolgersi di una situazione negativa in corso
questo è li senso di una campagna di informazione corretta per la creazione del consenso
attorno al progetto di trasformazione
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La Comunicazione integrata
Gli esseri umani si relazionano con l’ambiente esterno adeguando in ogni situazione i
propri spazi e i propri tempi a quelli del mondo di cui fa parte
La distanza rappresenta la definizione del territorio privato di ciascun individuo
attraverso la quale si strutturano i rapporti
A tal proposito si possono distinguere 4 zone
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•
Intima
•
Personale
•
Sociale
•
Pubblica
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La zona intima
È la zona accessibile soltanto da parte di coloro di cui l’individuo si fida molto
ai quali permette di avvicinarlo, toccarlo, senza sentirsi infastidito
In questo tipo di comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo ha una
funzione determinante
Se viene meno il rispetto di questo spazio, oltre alla perdita di preziose
informazioni sulla comunicazione dell’individuo, si creerà anche una situazione
di malessere e di disagio che impedirà un comportamento naturale
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La zona personale
È lo spazio che l’individuo concede ad amici, familiari, persone con cui
sta bene
La sua ampiezza varia in base al tipo di rapporto
Ricordate il fastidio che avete provato l’ultima volta che qualcuno sbirciava sul
vostro giornale aperto la stessa pagina che stavate leggendo voi?
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La zona sociale
Questa zona è riservata ai contatti superficiali, quelli che si possono avere
fra colleghi di una grande azienda con scarsi legami, oppure fra un manager
ed un consulente all’inizio del loro rapporto
La scarsa attenzione o addirittura l’ostilità da parte dell’interlocutore può
nascere da un superamento di confine della zona sociale
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La zona pubblica
Questa zona è illimitata, grazie ai media che proiettano l’immagine umana ad
altri esseri umani anche a grandi distanze
In termini più diretti si tratta della distanza solitamente presente fra un
insegnante e la sua classe o fra un oratore e l’auditorio
In situazioni in cui non possiamo difendere i nostri spazi (in autobus, in
metropolitana, ecc. attuiamo istintivamente strategie difensive di distanziamento,
attraverso sguardi persi nel vuoto, diretti su persone ed oggetti sufficientemente
distanti, oppure centrati su parti di noi o su cose che ci appartengono e che in
altri contesti tralasceremmo
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Tali sensori, soprattutto nella fase di raccolta degli innumerevoli dati che nell'unità
di tempo giungono al nostro cervello da fuori e da dentro di esso, sono coadiuvati
nel loro compito da una sorta di schermo filtrante che ne evita il sovraccarico
attraverso meccanismi di Cancellazione, Distorsione e Generalizzazione.
Nelle interazioni quotidiane ci troviamo per lo più in contatto con persone che usano
nelle loro comunicazioni TUTTI i canali in modo più o meno fluido e variabile,
ANCHE SE, è bene ricordare che ognuno tende a privilegiare un canale in
particolare, usandolo come sensore primario di raccolta, elaborazione ed emissione
dati.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Per la Comunicazione professionale il MONDO DEL FARE E' PIU' CHE SUFFICIENTE
per stabilire una buona relazione con l'altro. L'intimità permette qualunque sconfinamento
nel Territorio dell'Essere, anzi lo impone.
Pertanto, limitare la nostra attenzione ai comportamenti (CHE COSA e COME qualcuno FA'
qualcosa) e all'ambiente (DOVE e QUANDO qualcuno FA' qualcosa in quel modo) ed
imparare a leggere bene questi due livelli dell'esistenza, non solo ci permetterà di esprimere
giudizi più precisi sugli altri, ma ci abituerà a diventare più elastici nei "nostri"
comportamenti.
Questo per evitare quei giudizi sull'Essere che, se da un lato definiscono il TUTTO di un
essere umano dall'altro fanno perdere l'unica cosa davvero controllabile attraverso i nostri
sensi che sono l'esperienza del comportamento di QUELL'essere umano, su cui possiamo
sintonizzarci per creare un rapporto e finalizzarlo.
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Sensi e comunicazione
Qualunque pensiero, idea, fantasia o delirio non può prescindere dai 5 sensi, che
rappresentano il filtro attraverso il quale ognuno di noi incamera il mondo e ad esso
risponde.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
I canali preferenziali
In Programmazione NeuroLinguistica si è soliti parlare di "CANALI" per definire
i 5 sensi: un Canale VISIVO (V), uno AUDITIVO (A) ed uno CENESTESICO
(K). Questo ultimo raccoglie in sé il tatto, il gusto e l'olfatto oltre alle "sensazioni
interne", o, in senso più lato, le emozioni.
Questi Canali, attraverso i quali raccogliamo informazioni dal mondo, le
elaboriamo dentro di noi e rispondiamo fuori o dentro di noi, rappresentano lo
strato più "periferico" dell'individuo, i sensori di raccolta, elaborazione ed
emissione dati.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Realtà e rappresentazione
Una persona che si chiude, non deve indurre a giudizi sull'essere (buono-cattivo, genuinofalso ecc.) ma solo impressioni sul suo comportamento. Una persona che si chiude
probabilmente si difende da qualcosa che in quel momento, magari inconsciamente, sente
come pericoloso per la sua sicurezza.
Questa, al di là delle parole che quel soggetto pronuncia, è una preziosissima indicazione
che può aiutarci a modificare minimi elementi della nostra comunicazione non verbale, per
migliorare talora in modo spettacolare l'interazione, rendendola utile per noi e rassicurante
per l'altro.
Comunicare quindi, al di là di ogni rigida definizione, significa mettersi al passo con l'altro,
entrare nella sua acqua, stabilire un MINIMO COMUNE DENOMINATORE sul quale
costruire un rapporto efficace e possibilmente gratificante per entrambi.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Poiché ciò che avviene dentro di noi ha sempre una conseguenza in ciò che
appare fuori, ogni fase e stato descritti comporta dei movimenti come ad
esempio, quelli degli occhi o delle mani o il modo in cui una persona è seduta su
una sedia.
Le mani sono buoni "insegnanti", nel senso che indicano la parte di noi coinvolta
in quel processo mentale.
Corpo e mente sono entità inscindibili in continua interdipendenza.
Vale anche la regola contraria e cioè che ad ogni cambiamento della nostra
fisiologia (postura, respirazione, colorito della pelle ecc.) corrisponde sempre
un cambiamento interno.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Ad esempio:
1. Seduto sulla parte anteriore con lo sguardo verso l’alto è una posizione di
fuga. Persone cenestesiche. Non è facile avere rapporti con queste persone,
meglio attendere o fare in modo che cambi posizione.
2. Seduto eretto nella parte centrale della sedia con la testa e lo sguardo
orizzontale. E’ la posizione migliore per relazioni costruttive. Persona
interessata ad apprendere ed aperta alle novità. Il canale maggiormente
utilizzato è quello uditivo
3. Posizioni seduto con il corpo appoggiato allo schienale, in posizione arretrata
con il collo proteso e lo sguardo verso il basso. Distacco dalla realtà e
possibilità di emettere giudizi frettolosi. Il canale maggiormente utilizzato è
quello visivo
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Queste tre posizioni corrispondono anche alle tre posizioni psicologiche
Circolarità nel processo comunicativo: la comunicazione non è lineare, a senso unico o
alternato, ma, poiché ogni messaggio verbale e non verbale determina comunque una reazione
nell'altro (in un processo continuo e circolare che implica una stretta reciprocità), attenzione
alla retroazione o feedback, ossia alla risposta dell'altro a noi, utilizzandola per correggere la
comunicazione
Esistono TRE POSIZIONI PSICOLOGICHE, da intendersi come allargamento delle
possibilità che ogni individuo ha di "muoversi" mentalmente nell'ambito di una relazione
interpersonale, per meglio gestirla, viverla, comprenderla e giudicarla nella sua complessità.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La PRIMA POSIZIONE è quella che ci consente di rimanere dentro se stessi, a
contatto con i propri valori, credenze, idee. Come se l'interlocutore venisse in un
certo senso disattivato dall'interazione. In realtà il vero processo comunicativo
ha luogo tra il soggetto e se stesso.
E’ la posizione psicologica che, se esasperata, dà vita ad un personaggio che non
si fa entrare il mondo dentro e che non entra nel mondo, ma che lo giudica da
dentro di sé, sempre categoricamente rigido al limite della chiusura e della
caparbietà. Come se avesse troppa paura che l'altro possa "mettere in crisi" la
sua preconcetta mappa della realtà.
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La SECONDA POSIZIONE consente di entrare nel mondo dell'altro attraverso il
suo comportamento, le sue reazioni, pone nei suoi panni, permette di
comprendere quello che l'altro ci mostra di sé.
Entriamo nel mondo e consentiamo al mondo di avvicinarsi, mantenendo
possibilmente integra la propria identità. Infatti, l'esasperazione di tale posizione
psicologica fa immaginare qualcuno che rischia di perdere le coordinate di se
stesso per rendere vero e assoluto ciò che è esterno a sé, che diviene quasi una
sorta d'identità esterna tale da renderlo passivo e dipendente.
Stato Empatico
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
La TERZA POSIZIONE psicologica è quella che permette di distanziarsi dalla
relazione con l'altro per cogliere "dall'alto” il contesto nella sua interezza, come
se, ci si potesse trasformare in una parte osservatrice-ascoltatrice come se con
una videocamera si riprendesse lo stesso sogetto nell'interazione con l'altro, al
fine di apportare le necessarie correzioni migliorative.
Una sorta di posizione del genitore che aiuta a meglio percepire se stesso nella
relazione col mondo esterno. Restare ancorati a questa sola posizione
significherebbe isolarsi dal mondo
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Complessità Esogena: comunicazione interculturale
Importanza dell’elasticità
Ancora una volta l'importanza dell'ELASTICITA' nel processo d'interazione con
altri esseri umani: la possibilità di avere coscienza delle tre posizioni
psicologiche allarga la capacità di comprensione e di relazione permettendo
spostamenti a 360 gradi nel contesto comunicativo.
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