Immanuel Kant
Critica della Ragion Pratica.
La legge morale come
imperativo categorico
Il problema etico
È affrontato da Kant in:
Fondazione della metafisica dei
costumi (1785)
Critica della Ragion Pratica (1788)
Metafisica dei costumi (1796)
Critica della ragion pratica
• Ragione pratica è quella che determina la
volontà e l’agire morale (contrapposta alla
speculativa);
• non compare l’aggettivo “pura”:
 perché non si mette in discussione l’uso puro
della ragione in campo pratico;
 si vuole anzi che un’indagine critica di tutta la
ragion pratica metta in luce che tale uso non
solo è legittimo ma è il solo lecito.
Una situazione capovolta
• In ambito speculativo è legittimo l’uso
empirico e in discussione quello è puro
(= esistono conoscenze che non
dipendono dalla esperienza?)
• In quello pratico è legittimo l’uso puro
(= la ragione è in grado di determinare la
volontà a priori) e in discussione quello
empirico.
Il presupposto
• Come nella Critica della Ragion Pura
Kant prendeva come presupposto
l’esistenza di una scienza dotata dei
caratteri dell’universalità e della necessità,
• così nella Critica della Ragion Pratica si
parte dall’esistenza di una legge morale
che obbliga tutti gli uomini.
• La sua esistenza non deve essere
dimostrata: è un fatto della ragione.
“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e
venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú
spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse:
il cielo stellato sopra di me, e la legge
morale in me. Queste due cose io non ho bisogno
di cercarle e semplicemente supporle come se fossero
avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori
del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le
connetto immediatamente con la coscienza della mia
esistenza.”
Critica della ragion pratica
Necessità naturale e morale
• Esiste però una differenza tra le leggi
naturali e la legge morale:
 la legge naturale non può non attuarsi;
 quella morale sì, perché la volontà umana
non è determinata immediatamente dalla
ragione, ma può seguire altre inclinazioni.
• I due tipi di “dovere” sono resi in tedesco
da due diversi verbi: müssen e sollen.
I principi pratici
• Nella prima critica Kant esamina i vari tipi
di giudizio, per determinare quali possano
essere scientifici;
• nella seconda considera i vari tipi di
principi pratici (ossia di proposizioni
indicanti in che modo determinare la
volontà) per determinare quale abbia i
caratteri della legge morale.
Massime e imperativi
• I principi pratici sono distinguibili in:
 massime: valgono solo per i soggetti che se
le pongono e in quanto se le pongono;
sono soggettive: né universali, né necessarie
(es.: “vèndicati delle offese ricevuta”)
 imperativi: valgono per tutti, esprimono ciò
che secondo la ragione occorre
necessariamente fare;
sono oggettivi, universali e necessari.
Imperativi
ipotetici e categorici
• Gli imperativi si distinguono in
 ipotetici: determinano la volontà, solo a
condizione (nell’ipotesi) che si vogliano certi
fini (“Se vuoi essere promosso, devi studiare”)
 categorici: valgono per tutti,
incondizionatamente, indipendentemente
dagli effetti; non: “se vuoi..., devi...”, ma: “devi
perché devi” (“Non devi giurare il falso”).
Legge morale e imperativi
• Solo l’imperativo categorico ha i caratteri
della legge morale proprio perché vale
incondizionatamente per tutti gli esseri
dotati di ragione.
• Quello ipotetico, invece, non è legge
perché impegna solo chi vuole un certo
fine (se uno non lo vuole non è più
sottomesso all’imperativo) non è
pienamente universale e necessario.
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Kant-Kr.pratica - Il Liceo Cavalieri