Torino . Auditorium Rai . Concerti 2013 •2014
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ARZO 2014 or
GIOVEDÌ 27 M RZO 2014 ore 20.30
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VENERDÌ 28 M
Juraj Valčuha direttore
Isabelle Faust violino
Beethoven
Schumann
Lutosławski
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GIOVEDÌ 27 M
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VENERDÌ 28 M ZO 2014 ore 20.30
ARZO 2014 or
e 20.30
Juraj Valčuha direttore
Isabelle Faust violino
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Coriolano, ouverture in do minore op. 62 (1807)
Durata: 8' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 2 giugno 2009, Giampaolo Bisanti
(in piazza San Carlo)
Robert Schumann (1810 - 1856)
Concerto in re minore op. postuma
per violino e orchestra (1853)
Vigoroso, ma non troppo presto
Lento
Animato, ma non presto
Durata: 32' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 23 gennaio 1993, Janos Fürst, Uto Ughi.
Witold Lutosławski (1913 - 1994)
Concerto per orchestra (1950/54)
Intrada. Allegro maestoso
Capriccio notturno e Arioso. Vivace
Passacaglia, Toccata e Corale. Andante con moto – Allegro giusto (alla
breve) – Molto allegro (quasi alla breve) – Presto
Durata: 29' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 23 aprile 1999, Stanislaw Skrowaczewski.
Il concerto di giovedì 27 marzo è trasmesso in collegamento diretto su
Radio3 per il programma “Radio3 Suite”, in streaming audio-video su
www.osn.rai.it e www.classica.rai.it e sarà trasmesso in differita su Rai5.
Redazione a cura di Irene Sala
La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione TV di Torino.
Ludwig van Beethoven
Coriolano, ouverture in do minore op. 62
Robert Schumann
Concerto in re minore op. postuma per violino e orchestra
Questa pagina, sintesi mirabile del “plutarchismo” di Beethoven, fu composta
per la tragedia Coriolan di Heinrich Joseph von Collin fra il gennaio e il marzo
1807. Amico di Beethoven, Collin ne aveva assecondato i tentativi di comporre
un’opera teatrale fornendogli un abbozzo di libretto per Macbeth, quindi un
Bradamante e un oratorio, La liberazione di Gerusalemme, tutti progetti che non
andarono oltre il frammento. Alla sua prima presentazione, nel 1802, il Coriolan
di Collin ricorse ad intermezzi musicali di Maximilian Stadler e a pagine tratte
dall’Idomeneo di Mozart; con ogni probabilità nella ripresa dell’aprile 1807 fu
rappresentato con l’ouverture di Beethoven che doveva poi dargli l’immortalità
nella storia della cultura.
La composizione musicale, come sempre in Beethoven, trascende l’occasione
della tragedia e trasfigura il conflitto dell’eroe (fra imperativo di vendetta e
pietas verso madre e patria) in principi vitali puri ed emblematici; la scacchiera
su cui la partita è giocata, come nel primo movimento della Quinta Sinfonia,
è di estrema essenzialità, impostata more geometrico fra ritmi martellanti
e squarci melodici, integrati, avvinghiati in una volumetria sonora di nuovo
conio; naturale che dopo l’ouverture Beethoven non abbia proseguito: nulla si
poteva aggiungere a questo torso che, gareggiando con la concretezza dell’arte
plastica, toglie ogni desiderio di diluire in casi particolari l’essenza del dramma.
Giorgio Pestelli
(dagli archivi Rai)
Robert Schumann stava forse trascorrendo alcuni degli ultimi momenti di serenità e
lucidità quando compose il Concerto per violino in re minore. Era il 1853 e già da molto
tempo il compositore, pianista e critico tedesco viveva segnato dal turbamento per la
malattia mentale che nel 1854 lo spinse a tentare il suicidio nel fiume Reno e lo portò
al ricovero a Endenich, nei pressi di Bonn, dove trovò la morte nel 1856.
Ma poco prima la carica di direttore dei concerti e della società corale di Düsseldorf
(dal 1850 al 1853) gli aveva regalato una nuova ventata di energia e di verve
creativa, che lo aveva indotto a lasciare da parte per un attimo l’interesse per il
genere pianistico, soprattutto votato ai brevi pezzi caratteristici, per affrontare le
ampie strutture formali e le vaste possibilità strumentali del repertorio sinfonico
(e corale). Videro infatti la luce in quel periodo pagine come la Terza e la Quarta
Sinfonia, le Ouvertures della Fidanzata di Messina di Schiller, del Giulio Cesare
di Shakespeare, dell’Ermanno e Dorotea di Goethe. Fu la volta del Concerto per
violoncello e orchestra, della Fantasia in Do per violino e orchestra, senza trascurare
il Requiem, la Messa sacra e l’oratorio Scene dal Faust di Goethe.
Appartiene a questo momento anche il Concerto per violino e orchestra in re minore
op. postuma, che Schumann compose in un lampo tra il 21 settembre e il 3 ottobre
1853 ma che non godette di grande fortuna e rimase sepolto per più di ottant'anni
senza essere eseguito né pubblicato.
Il primo ottobre Schumann scrisse: «Il concerto per violino è ultimato. Brahms in
visita. La sera inaugurazione insieme del nuovo pianoforte». Nel periodo della
stesura il compositore tedesco non stava frequentando solo il nuovo pupillo
Johannes Brahms, giovane promessa del pianoforte, ma anche il celebre musicista
Joseph Joachim, primo violino dell’Orchestra di Corte di Hannover. Fu proprio lui
ad ispirare il Concerto per violino, tant'è vero che il compositore gli scrisse in una
lettera: «Eri spesso presente nella mia immaginazione durante la composizione,
il che deve aver contribuito alla sua caratterizzazione». Secondo Schumann,
Joachim sarebbe stato perfetto per interpretarlo; ma ciò non accadde, forse per
le riserve che il violinista ebbe nei confronti del concerto, in particolare riguardo
al terzo movimento in forma di polacca, giudicato troppo ripetitivo e poco adatto
al solista. Alla morte del compositore il manoscritto rimase in mano a Joachim,
che continuò a manifestare le sue perplessità in merito e a giudicarlo meno
brillante rispetto al resto della produzione di Schumann, tanto che il concerto
rimase escluso dall’edizione dell’Opera Omnia, pubblicata sotto l’egida proprio di
Joachim, Brahms e della moglie del compositore Clara Schumann.
Nel 1907, alla morte di Joachim, questa pagina schumanniana finì negli archivi
della Biblioteca di Stato prussiana a Berlino e solo dopo ulteriori trent’anni, in
pieno regime nazista, Georg Schünemann, direttore della sezione musicale, la
ritrovò tra la polvere. Grazie anche al contributo del compositore tedesco Paul
Hindemith il Concerto per violino venne pubblicato dall'editore Schott nel 1937 e
fu eseguito per la prima volta il 26 novembre di quello stesso anno a Berlino (su
pressione del regime, che auspicava una “prima tedesca”) con Georg Kulenkampff
al violino insieme ai Berliner Philharmoniker diretti da Karl Böhm.
Il violinista statunitense di origini ebraiche Yehudi Menuhin, a cui Schott aveva
precedentemente inviato una copia del concerto, riuscì solo circa un mese dopo
a darne la prima americana a New York, valutando il concerto positivamente e
individuandolo come «lo storico anello mancante della letteratura violinistica [...]
il ponte tra il concerto di Beethoven e di Brahms». Anche la violinista ungherese
Jelly d’Aranyi, nipote di Joachim, si era interessata al Concerto per violino di
Schumann e, meno di due mesi dopo, ne diede una prima esecuzione londinese
con la BBC Symphony Orchestra.
E se l’ultimo Schumann aveva guardato con fascino al virtuosismo e alla
tecnica strumentale, si può dire che il Concerto per violino non sembri voler
puntare unicamente su questo aspetto. Grande attenzione è data agli spunti
lirici ed espressivi, del violino ma anche dell’orchestra, soprattutto nel secondo
movimento. L'impianto formale in gran parte non ricalca i tradizionali dettami
del concerto romantico e il primo movimento si apre infatti con una doppia
esposizione dell'orchestra e del solista, notoriamente non più in voga all'epoca.
Una caratteristica interessante del concerto è il trattamento del rapporto tra
violino e orchestra, che muta dal primo movimento (Vigoroso, ma non troppo
presto), dove solista e orchestra sono quasi sempre contrapposti, per arrivare
attraverso il secondo movimento Lento ad una sempre maggiore fusione sinfonica
e dialogica conquistata nel terzo (Animato, ma non presto). Dopo un primo e
secondo tempo dall’espressione più seria e languida, ecco scaturire di seguito il
terzo in forma di rondò-sonata vivace e sereno, dal ritmo puntato e dal carattere di
polacca. Quest’ultimo movimento, che rappresenta forse l’aspetto più innovativo
del concerto, aveva infatti lasciato parecchio basita la cerchia di amici del
compositore e la moglie Clara.
Lo stesso Schumann, quando aveva mandato in visione il manoscritto a Joachim,
gli aveva descritto il concerto come «qualcosa di nuovo [...] che forse ti comunica
l'immagine di una certa serietà dietro a cui diventa spesso visibile un'atmosfera
gioiosa.»
Irene Sala
Witold Lutosławski
Concerto per orchestra
Quando Witold Rowicki venne nominato direttore musicale e artistico della nuova
Orchestra Filarmonica di Varsavia, chiese all'amico Lutosławski di scrivergli un
pezzo in grado di esaltare le qualità del giovane complesso. Il compositore veniva
da un periodo difficile, le istanze poetiche del realismo socialista e gli echi delle
purghe zdanoviane nell'Unione Sovietica avevano inibito il suo slancio e, dopo la
censura alla sua Prima Sinfonia tacciata di "arido formalismo", si era rifugiato nella
musica per l'infanzia e in altri innocui generi funzionali. Facendo di necessità virtù,
nel 1988 riconosceva sul "New York Times" che quell'esperienza si rivelò utile sul
piano educativo per la Polonia devastata dalla guerra e rappresentò il banco di
prova per una revisione del suo stile, fecondato in modo proficuo da elementi
folcloristici, dal contrappunto e, qua e là, da episodi atonali.
Il titolo del brano destinato a Rowicki, di matrice settecentesca, fa subito pensare
all'omologo bartókiano del 1943, anche se l'ungherese non fu il primo ad adoperarlo
in questo secolo. Più che un'intimidazione, il Concerto di Bartók rappresentò per
Lutosławski un modello cui ispirarsi e fra i due lavori è facile riscontrare elementi di
somiglianza come il virtuosismo orchestrale, l'incisività ritmica, l'organico smisurato
trattato cori padronanza, la provenienza popolare dei temi. In specie, il materiale
impiegato da Lutosławski proviene dalla Masovia, la regione intorno a Varsavia. La
manipolazione dei motivi folcloristici - almeno otto - è un procedimento che sta tra
la citazione testuale e la metabolizzazione più soggettiva e contribuisce in maniera
determinante all'omogeneità dell'intera composizione.
«Questo brano non ha nulla a che vedere con il concerto grosso barocco, benché
vi abbia utilizzato titoli e forme che si trovano parzialmente nella musica barocca
- ebbe modo di affermare Lutosławski [...] Con quelle forme mi sono preso alcune
libertà. La Toccata, per esempio, è in forma sonata con due soggetti e uno sviluppo,
ma tra l'esposizione e lo sviluppo ho introdotto un movimento separato, il Corale.
Un'altra differenza è che la riesposizione non è una ripresa testuale del primo tema,
ma una suite di variazioni su questo primo tema, miscelato al secondo, variazioni
che per vigore e tensione dell'insieme formano una sorta di coda».
Del genere che nel XVI secolo designava un maestoso brano omofonico per
fiati e percussioni a tempo di marcia, l'Intrada, in forma tripartita, conserva
soltanto il carattere introduttivo. Su pedale dei bassi sottolineato da un ostinato
ritmico dei timpani con l'indicazione impassibile (fa diesis, semiminima puntata
reiterata 111 volte) i violoncelli espongono una figura nervosa che poi passa
contrappuntisticamente alle viole, ai violini e infine ai fiati. Segue l'episodio
centrale che segna il culmine espressivo del movimento. Nella ripresa il pedale,
capovolto, viene affidato alle sezioni acute dell'orchestra (tenuto dall'ottavino e
dagli armonici dei violini, ribattuto dalla celesta) e il primo tema dei violoncelli da
eseguirsi aggressivo è ora esposto dal flauto in modo dolce e poco espressivo, che
se lo passa con gli altri legni in un progressivo diminuendo.
La struttura del Capriccio notturno e Arioso è assimilabile a quella di uno scherzo
con trio. Si apre con una furtiva sequenza (mormorando) di quartine di semicrome
a gradi congiunti dei violini primi con sordina, infarcite da arabeschi di legni e
celesta: un gioco leggero simile a certi passi del Sogno di una notte di mezza estate
di Mendelssohn, che soltanto in un secondo tempo coinvolge celli e bassi divisi. Un
motivo popolare distorto affidato alle trombe annuncia l'Arioso piuttosto inquieto
degli archi che scema ben presto per lasciare nuovamente spazio al Capriccio che si
dissolve in un singolare impasto di tamburi, gran cassa e contrabbassi.
L'ultimo movimento dura come i primi due messi insieme e ne risolve la tensione
drammatica. Il tema della Passacaglia che anticipa la Toccata viene esposto
dall'arpa e dal pizzicato dei contrabbassi e variato dodici volte fino a divenire
quasi irriconoscibile. Ha luogo quindi l'esposizione vera e propria, seguita dal
Corale di bartókiana memoria; dopo lo sviluppo, una ripresa elaborata che funge
da Coda conclude chiassosamente.
Filippo Fonsatti
(dagli archivi Rai)
Juraj Valcuha
Juraj Valčuha è Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal 2009.
Nato nel 1976 a Bratislava, vi studia composizione e direzione per poi proseguire
a San Pietroburgo con Ilya Musin e a Parigi.
Nel 2006 debutta con l’Orchestre National de France e al Comunale di Bologna
con La bohème. Seguono inviti dalle maggiori compagini internazionali quali
Münchner Philharmoniker, Philharmonia di Londra, Filarmonica di Oslo, DSO di
Berlino, Gewandhaus di Lipsia, Orchestra della Radio Svedese, Staatskapelle di
Dresda, Pittsburgh Symphony, Los Angeles Philharmonic e National Symphony di
Washington. Nel 2011 e 2012 debutta con la Filarmonica di Berlino, l´Orchestra
del Concertgebouw di Amsterdam, la Boston Symphony e torna a dirigere la
Pittsburgh Symphony, i Münchner Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda e
la Philharmonia. Dirige una nuova produzione di Bohème alla Fenice di Venezia,
le Orchestre del Maggio Musicale Fiorentino e dell’Accademia di Santa Cecilia.
Con l´OSN Rai effettua una tournée al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di
Berlino, e nella stagione di Abu Dhabi Classics.
Nella stagione 2012/2013 ha debuttato con la New York Philharmonic, la
Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony. Ha ritrovato i Münchner
Philharmoniker, l’Orchestre de Paris, l’Orchestra del Comunale di Bologna,
l´Orchestra del Comunale di Firenze, la National Symphony a Washington e la
Philharmonia di Londra.
L´inizo della stagione 2013/2014 lo ha visto impegnato in tournée con l´OSN Rai al
Festival Enescu di Bucarest, a Verona e a Rimini e con l´Orchestra dell´Accademia di
Santa Cecilia al Festival di Bratislava. Torna sul podio di Münchner Philharmoniker,
Philharmonia, Pittsburgh Symphony, Orchestre della Radio NDR di Amburgo,
della Radio WDR di Colonia, della Radio Svedese a Stoccolma e della NHK a Tokyo.
In Italia ritrova le Orchestre del Teatro di San Carlo di Napoli e del Comunale di
Bologna. Dirige Madama Butterfly al Comunale di Firenze e L´amore delle tre
melarance di Prokof’ev al Maggio Musicale Fiorentino nel 2014.
ISABELLE FAUST
partecipano al concerto
VIOLINI PRIMI
*Alessandro Milani (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi, Irene Cardo,
Claudio Cavalli, Patricia Greer, Valerio Iaccio, Martina Mazzon, Francesco Punturo, Matteo Ruffo,
Lynn Westerberg, Corinne Curtaz, Michael Duris, Laura Vignato, Carola Zosi.
VIOLINI SECONDI
Dopo aver vinto i prestigiosi concorsi Leopold Mozart e Paganini in tenera età, è
stata invitata a suonare con le orchestre più importanti del mondo tra cui i Berliner
Philharmoniker, l'Orchestra of the Age of Enlightenment, la Boston Symphony
Orchestra e la l'Orchestra Sinfonica NHK di Tokyo.
Isabelle Faust suona in ambito solistico e cameristico un repertorio che spazia dalle
opere di Bach ai compositori contemporanei quali Ligeti, Lachenmann e Widmann.
Nel corso della sua carriera ha avuto l'opportunità di esibirsi regolarmente
o registrare dischi con direttori quali Claudio Abbado, Frans Brüggen, Mariss
Jansons, Giovanni Antonini, Philippe Herreweghe e Daniel Harding.
Ha effettuato numerose incisioni per “Harmonia Mundi” con il pianista russo
Alexander Melnikov, tra cui le Sonate di Beethoven per pianoforte e violino,
registrazione che ha conquistato il Diapason d'Or e il Gramophone Award. I
suoi CD di Sonate e Partite di Bach per violino solo hanno vinto il Diapason d'Or
dell’anno. La sua registrazione dei concerti di Beethoven e di Berg, diretta da
Claudio Abbado, è stata acclamata dalla stampa internazionale e premiata con un
ulteriore Diapason d'Or, il premio Echo Klassik, il Gramophone Award e il premio
Academy nel 2012.
Suona uno Stradivari 'Bella Addormentata' (1704), gentilmente prestato dalla
L-Bank di Baden-Württemberg. Nel 2012 è stata insignita del premio Abbiati della
critica italiana.
Il New York Times ha detto di lei:“Il suo suono possiede passione, slancio e elettricità,
ma anche un disarmante calore e dolcezza che svelano improvvisamente gli
aspetti più intimi del lirismo.”
Isabelle Faust è ospite per la prima volta dell'OSN Rai.
*Paolo Giolo, Enrichetta Martellono, Valentina Busso, Jeffrey Fabisiak, Alessandro Mancuso,
Antonello Molteni, Enxhi Nini, Vincenzo Prota, Francesco Sanna, Elisa Schack, Isabella Tarchetti,
Valentina Danelon, Verena Rojc, Susanna Traverso.
VIOLE
*Ula Ulijona, Matilde Scarponi, Geri Brown, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo,
Federico Maria Fabbris, Margherita Sarchini, Ivan Cavallo, Giorgia Elena Cervini, Giovanni De Rosa,
Federico Regesta, Francesco Tosco.
VIOLONCELLI
*Pierpaolo Toso, Ermanno Franco, Giacomo Berutti, Stefano Blanc, Pietro Di Somma,
Michelangiolo Mafucci, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Nicola Brovelli.
CONTRABBASSI
*Cesare Maghenzani, Gabriele Carpani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Antonello Labanca,
Maurizio Pasculli, Virgilio Sarro, Alessandro Paolini.
FLAUTI
*Alberto Barletta, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli.
OTTAVINI
Fiorella Andriani, Luigi Arciuli.
OBOI
*Carlo Romano, Franco Tangari, Teresa Vicentini.
CORNO INGLESE
Teresa Vicentini
CLARINETTI
*Cesare Coggi, Graziano Mancini, Salvatore Passalacqua.
CLARINETTO BASSO
Salvatore Passalacqua
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Cristian Crevena, Bruno Giudice.
CONTROFAGOTTO
Bruno Giudice
CORNI
*Ettore Bongiovanni, Valerio Maini, Emilio Mencoboni, Marco Tosello.
TROMBE
*Marco Braito, Ercole Ceretta, Daniele Greco D’Alceo, Roberto Rivellini.
TROMBONI
*Joseph Burnam, Devis Ceste.
TROMBONI BASSI
Gianfranco Marchesi, Antonello Mazzucco.
TUBA
Daryl Smith
TIMPANI
*Claudio Romano
PERCUSSIONI
Maurizio Bianchini, Carmelo Gullotto, Alberto Occhiena, Massimo Melillo, Francesco Sette.
ARPE
*Margherita Bassani, Donata Mattei.
PIANOFORTE
*Francesco Bergamasco
CELESTE
Chiara Sarchini
*prime parti ° concertini
20°
Si informa il gentile pubblico che a causa di sopravvenuti impegni fuori sede
dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il concerto di mercoledì 16 aprile
2014 (turno blu), sarà spostato a venerdì 18 aprile 2014. L'orario resta invariato.
Alessandro Milani suona in violino “Francesco Gobetti” del 1711, messo
gentilmente a disposizione dalla Fondazione Pro Canale di Milano.
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il
giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539.
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2013/14 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
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°
GIOVEDÌ 10 APR
VENERDÌ 11 A ILE 2014 ore 20.30
PRILE 2014 or
e 20.30
John Axelrod direttore
Valentina Lisitsa pianoforte
Franz Liszt
Fantasia su temi popolari ungheresi per pianoforte e orchestra
Franz Liszt
Totentanz (Danse macabre) parafrasi sul Dies irae per pianoforte e
orchestra
Zoltán Kodály
Danze di Galánta
Johannes Brahms
Danze ungheresi nn. 1, 2, 7, 6, 5
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it
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Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale