> 2013/2014
matricola n.50631
relazione del progetto di tesi
di Carlotta Rinaldini
Università degli studi
della Repubblica di San Marino /
Università Iuav di venezia /
Corso di laurea in Disegno Industriale
design come strumento
di liberazione
un possibile percorso
per favorire il reinserimento
del detenuto
“La qualità di un progetto
dipende dal grado,
sia pur minimo di un cambiamento
culturale che innesca”
> Enzo Mari
in Progetto e passione
06.
design come strumento di liberazione
sommario
I
T EM A
11. come favorire il reinserimento
14. da dentro a fuori: il percorso del detenuto
16. design come strumento di liberazione
(p.8-17)
II
RICERCA
(p.18-43)
III
PROBLEM A
(p.44-49)
20.
26.
28.
30.
34.
36.
40.
carcere e la pena: cenni sull’evoluzione storica
il significato della pena
il valore del lavoro per il detenuto
la modalità di comunicazione
chi lavora con i detenuti
volontariato e carcere
incontri con gli esperti
46. analisi dell’attuale situazione carceraria
48. la vita dentro le mura
IV
EL A BOR A ZIONE
(p.50-67)
V
RE A LIZZ A ZIONE
(p.68-83)
VI
52.
56.
58.
60.
62.
le fasi progettuali
il modello del progetto
la struttura del progetto
passato - presente - futuro
analisi testimonianze
70.
74.
76.
78.
80.
82.
il progetto esecutivo
codici grafici del progetto
la stampa tipografica
01. passato
02. presente
03. futuro
86. sperimentazione del progetto
CONCLUSIONE
(p.84-87)
VII
LE
FON T I
(p.88-95)
90. bibliografia
92. sitografia
94. ringraziamenti
07.
SOMM A RIO /
design come strumento di liberazione
I
tema
07.
> Henri Cartier Bresson
Cell of a modern proison
USA, 1975
design come strumento di liberazione
11.
Oggi i temi legati al carcere e ai detenuti sono
estremamente attuali, se ne parla spesso mostrando
quasi esclusivamente le loro sfaccettature peggiori
come il problema del sovraffollamento, i suicidi, gli atti
di autolesionismo, le violenze dei diritti...
Ma il carcere non è solo questo e il mio progetto,
ha come intento, quello di cambiare prospettiva rispetto
questo tema, considerando la prigione e chi vi è dentro
come una risorsa e non solo come problema per
la collettività.
La reale funzione del carcere è, infatti, quella
di produrre libertà individuale e sicurezza collettiva.
Lo scopo che deve perseguire è quello di praticare
il reinserimento sociale, che favorisca la coesione
e restituisca la speranza. All’interno del carcere, infatti,
non vi sono solo persone che costituiscono pericolosità
sociale, ma soprattutto persone che indubbiamente
hanno commesso degli errori, ma che sono ancora in
grado, se gli sono date le possibilità, di rialzare la testa
e di poter dare il loro contributo positivo alla società.
Il presupposto iniziale è che il lavoro penitenziario,
così come la definisce la nostra Costituzione all’art. 27,
acquisisce un ruolo sempre più strategico all’interno
del percorso di reintegrazione e di rieducazione
del detenuto nella società.
I
T EM A / come favorire il reinserimento
come favorire
il reinserimento
12.
design come strumento di liberazione
Il lavoro così è lo strumento principale che da a queste
persone la possibilità di riscattarsi per errori commessi
e di esprimere le loro competenze significative.
Il progetto nasce dalla riflessione della condizione
del detenuto “dentro” il carcere e del suo percorso
di reintegrazione, fino al momento in cui sarà ”fuori”
da esso e si reinserirà nel tessuto sociale.
Un progetto di reinserimento deve prima di tutto
tentare di recuperare la persona, aiutandolo a prendere
consapevolezza dei suoi sbagli, e preparala al momento
in cui uscirà dal carcere e si troverà di fronte la realtà.
Il fine del mio progetto ha come principale obiettivo
quello di accompagnare, in un iter di formazione,
disciplina ed assistenza, chi si appresta ad uscire
dalla residenza penitenziaria e rischia di trovarsi senza
un’occupazione, senza credibilità e senza possibilità
alcuna di inserirsi di nuovo nella società.
Vuole metaforicamente essere l’immagine di un ponte
di collegamento tra due mondi, solo apparentemente
distinti: “dentro il carcere” e “fuori dal carcere” e aiuti
il detenuto nel suo percorso che deve compire tra questi
e gli dia la speranza per costruire un futuro diverso.
> Gherardo Colombo
dall’intervista “Oggi
il carcere non rieduca”
“Non credo che il sistema penitenziario
italiano sia adeguato alla crescita
della responsabilità. Perché la libertà
va insieme alla responsabilità.
Per fare ciò ci si dovrebbe educare
attraverso un percorso adeguato.”
13.
T EM A / come favorire il reinserimento
design come strumento di liberazione
I
14.
design come strumento di liberazione
da dentro a fuori:
il percorso del reinserimento
1.
1.
2.
DEN TRO /
le mura del carcere
PERCORSO /
da dentro a f uori
> le paure
di riadattarsi alla vita “normale”, di quello che succederà
una volta scontata la pena e
di non avere nessuno stimolo
e appoggio da cui ricominciare
> reintegrazione
con la società attraverso un
lavoro che dia la possibilità di
riscattari, rendersi utili, apprendere un mestiere, sperare
in un futuro migliore
> le speranze
di ricevere opportunità e possibilità per poter ricominciare
una nuova vita (ottenere colloquio di lavoro, riallacciarsi con
i legami familiari, avere una
casa, uno stipendio...)
> rieducazione
ricostruzione della propria
identità, prendendo consapevolezza dei propri errori del
passato, assumersi le proprie
responsabilità, progettare una
nuova strada da percorrere
design come strumento di liberazione
15.
“Purtroppo il carcere,
oggi, diventa sempre
più il termometro
un termometro che ci
dà dei segnali forti che
non possiamo restare
ancora a guardare.
La pena carceraria
non può diventare una
3.
F UORI /
mondo libero
> esclusione
ostilità e pregiudizi da parte
della società nel modo di considerare la realtà del carcere,
paura di rimanere bollati a vita
come delinquente
vendetta della società,
deve essere un percorso
di riabilitazione
realizzato puntando
al recupero di un
soggetto che, altrimenti,
una volta uscito
si troverà tutte
le porte chiuse”
> apertura
atteggiamento di apertura da
parte della società, che può
favorire ed aiutare i detenuti
nel loro reintegro all’interno
del tessuto sociale
> Don Giovanni Sandonà
direttore della Caritas
I
T EM A / da dentro a fuori: il percorso del reinserimento
dell’esclusione sociale,
16.
design come strumento di liberazione
design come strumento
di liberazione
Perché la scelta di questo titolo?
La scelta di questo nome è stata pensata,
non con la presunzione di considerare la progettazione
come qualcosa di taumaturgico che può risolvere
tematiche complicate come quella del carcere, ma con
la volontà di evocare i concetti principali da cui sono
partita e che mi hanno accompagnata per l’interno iter
progettuale fino alla sua concreta realizzazione.
1.
PERCHÉ DESIGN?
_ Design perché ho cercato di capire come i principi della progettazione
potevano essere applicati a un tema complesso come quello del
reinserimento dei detenuti.
_ Design perché attraverso la comunicazione visiva ho cercato di dare
un contributo rispetto questo problema, cercando di guardare oltre e
trovare una soluzione inedita.
_ Design perché la prerogativa del progetto è quella di adottare una
comunicazione sociale che favorisca l’integrazione e l’inclusione
sociale di una particolare tipologia di individui, i detenuti, adottare
una comunicazione che ha la volontà di mostrare questi sotto un altro
punto di vista.
design come strumento di liberazione
2.
17.
ST RUMEN TO PERCHÉ?
_ Strumento perché il progetto ha come scopo una sua concreta
realizzazione proponendo una partecipazione attiva del soggetto a cui
è destinato.
_ Strumento perché il progetto vuole aiutare a porre le basi e portare
testimonianza di un percorso complesso che ha come fine ultimo il
reinserimento sociale e lavorativo del detenuto.
_ Strumento perché promuove un percorso riabilitativo e di sostegno
della persona reclusa nella prospettiva del suo futuro.
3.
LIBER A ZIONE PERCHÉ?
_ Liberazione perché attraverso la scrittura in prima persona del
detenuto, si vuole in qualche modo creare un momento di riflessione
in cui possa evadere con la mente rispetto alla situazione di chiusura
in cui si trova a vivere.
_ Liberazione perché il progetto promuove atteggiamenti di apertura
e dialogo rispetto a chi sta dentro le mura e chi sta fuori.
_ Liberazione perché il progetto vuole farsi promotore di un nuovo
modo di approcciarsi a questa problematica: liberare la società dai
pregiudizi con cui è solita descrivere il carcere e i detenuti.
I
T EM A / design come strumento di liberazione
_ Strumento perché il progetto è volto a realizzare una serie di intenti
prima fra tutti essere da mediatore tra la società e i carcere.
II
ricerca
20.
design come strumento di liberazione
il carcere e la pena:
cenni sull’evoluzione storica
> Art. 27 della Costituzione
dell’articolo Trattamento
e rieducazione che apre
la normativa penitenziaria
“Il trattamento penitenziario deve essere conforme
ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità
della persona.
Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità,
senza discriminazioni in ordine e nazionalità, razza
e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche
e a credenze religiose.
Negli istitui devono essere mantenuti ordine e disciplina.
Non possono essere adottate restrizioni non
giustificabili con esigenze predette o, nei confronti
degli imputati, non indispensabili ai fini giudiziari.
I detenuti o internati (persone sottoposte a misure
di sicurezza per pericolosità sociale) sono chiamati
o indicati con il loro nome.
Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente
informato al principio che essi sono considerati colpevoli
sino alla condanna definitiva.
Nei confronti dei condannati e interanti deve essere
attuato un trattamento rieducativo che tenda,
anche attraverso i contatti con l’ambiente esterno,
al reinserimento sociale degli stessi.
Il trattamento è attuato secondo un criterio
di individualizzazione in rapporto alle specifiche
condizioni del soggetti.”
design come strumento di liberazione
RICERCA / carcere e pena: cenni sull’evoluzione storica
Il principio di umanità della pena,
per cui non deve essere lesivo alla
dignità delle persona umana, ed essere
finalizzato non alla segregazione
ed esclusione del detenuto ma
al suo reinserimento nelle società,
è l’esito di un lungo percorso
degli studi della penalità.
21.
II
22.
design come strumento di liberazione
2.
IL SIS T EM A ROM A NO
Il diritto romano conosceva
pene di carattere privatistico
e pene di carattere pubblicistico. Il carcere era considerato
solo come mezzo di coercizione allo scopo di assicurare il
reo alla giustizia.
1.
IL CA RCERE NEL L’A N T ICHI TÀ
In tempi remoti il carcere era
concepito come edificio atto
a custodire il reo cui doveva
essere inflitta la pena prevista
per il crimine commesso.
7.
L A N ASCI TA DEL PROBL EM A PENI T ENZI A RIO
Solo verso la metà del X VIII secolo il carcere fu
inteso come luogo di espiazione delle pene detentive e acquistò rilevanza sociale.
In tale epoca, af fioravano alcuni principi innovatori che ispireranno tutti i successivi orientamenti in materia penitenziaria:
· il principio della umanizzazione della pena
· il principio della pena come mezzo di prevenzione e sicurezza sociale
Con il volume “Dei delitti e delle
pene” di Cesare Beccaria, nel
1764, si inserisce un radicale
8.
processo di riforme illuministiche, si intensificò il dibattito
CONGRESSI PENI T ENZI A RI
sulla finalità della detenzione,
IN T ERN A ZION A L I
sull’abolizione della pena di
morte e la necessità di riforme
Il 6 novembre 1890 viene istipenitenziarie volte alla trasfortuita la prima Commissione
mazione delle prigioni da luoghi
Penitenziaria
Internazionale,
di infamia e crudeltà in luoghi
nel 1929 una seconda Commisdi rigenerazione del reo.
sione Internazionale Penale e
Penitenziaria. Venne uf ficialmente riconosciuta l’esistenza
di un diritto penitenziario.
> Timeline
sull’evoluzione storica
della legislazione penitenziaria
23.
design come strumento di liberazione
3.
L’ORDIN A MEN TO PEN A LE F EUDA LE
4.
Il carcere medievale, punitivo e privatistico si
fonda sulla categoria etico-giuridica del “taglione”, a cui si associa il concetto di espiatio, forma di vendetta basata sul criterio di pareggiare
i danni derivati dal “reato”. L’unico tribunale era
quello del signore, solo lui emana gli ordini. La prigione era solo un passaggio temporaneo nell’attesa dell’applicazione della pena reale.
L A N ASCI TA
DEL L’IS T I T UZIONE
CA RCER A RI A MODERN A
Nel secolo X VI si assiste ad un
progressivo e sostanziale cambiamento del concetto di pena
e si forma il nucleo dell’ideolo-
6.
L A F ORM A ZIONE
DEI PRIMI IS T I T U T I
CA RCER A RI MODERNI
5.
Inghilterra 1557
nasce la prima “ house of correction” o “workhouse”, caratterizzata dall’organizzazione
rigida del tempo strutturato in
gesti sempre uguali e ripetitivi.
Nella seconda metà del X VII secolo si realizza una delle prime
esperienze carcerarie moderne: a Firenze all’interno dell’Ospizio del S. Filippo Neri per
giovani abbandonati. E’ il primo
caso di isolamento cellulare a
scopo correzionale.
10.
IL REGOL A MEN TO DEL 1891
9.
1860/ 1862: LE RIF ORME
CA RCER A RIE DOP O L’UNI TÀ
Raggiunta l’Unità, si avvertì
in Italia la necessità di raccogliere e uniformare, in maniera
organica e sistematica, tutta
la legislazione vigente in ogni
settore del diritto e anche per
il diritto penitenziario fu avver-
Nel 1889 venne emanato il codice penale Zanardelli, Al 1889 risale anche la prima legge relativa all’edilizia penitenziaria e agli stanziamenti
di bilancio per farvi fronte. Questa riforma nonostante ebbe il merito di porsi il problema della
disponibilità delle strutture, In Italia continuavano a mancare gli stabilimenti necessari per far
scontare le pene secondo la normativa dettata
dal codice penale e dal regolamento carcerario.
tita la stessa esigenza.
II
RICERCA / carcere e pena: cenni sull’evoluzione storica
gia penale pre-illuminista.
24.
design come strumento di liberazione
14.
L A L EGIL A ZIONE
PENI T ENZI A RI A NEL REGIME
FASCIS TA :
IL REGOL A MEN TO ROCCO
Nel 1930 vennero approvati il
nuovo codice penale “Codice
Rocco” e nel 1931 il nuovo codice di procedura penale. fedele
traduzione dell’ideologia fascista nel settore penitenziario,
che rimarrà in vigore fino al
1975. I punti qualificanti del
regolamento Rocco sono sono
centrati sul considerare il carcere come istuituzione chiusa
e molto rigida nei confronti dei
detenuti.
13.
1922 / 1923 RIF ORME DEL
REGOLAMENTO PENITENZIARIO
Tra il 1921 e 1922 vennero
emanate una serie di circolari
innovatrici che determinarono
alcuni miglioramenti nel trattamento dei detenuti, punatando
alla sua rieducazione. Le principali modifiche riguardarono:
il lavoro svolto in carcere dai
detenuti; i colloqui; la corrispondenza; la disciplina delle
case di rigore.
12.
RIF ORME E CON T INUI TÀ DEL L E S T RU T T URE
CA RCER A RIE NEL L’E TÀ GIOL I T T IN A
11.
1871
Rivista di discipline carcerarie
fu uno strumento utile per ricostruire le condizioni di vita
dei luoghi di pena e rappresenta la voce uf ficiale della Direzione generale delle carceri.
Nel periodo “giolittiano”, il regolamento del 1891
subì alcune importanti modifiche tendenti a mitigare le condizioni disumane dei detenuti.
Il decreto 14 novembre 1903, n. 484 sancì l’abolizione della camicia di forza, dei ferri e della cella
oscura, l’impiego dei condannati in lavori di bonifica di terreni incolti o malarici.
25.
design come strumento di liberazione
IL SECONDO DOPO GUERRA
La conduzione del carcere, negli anni successivi alla seconda
guerra mondiale, fu la stessa
di quella in vigore in epoca fascista. I principi fondamentali
dell’isolamento dell’emarginazione dei detenuti rimasero
ben saldi.
Il breve arco di tempo, tra il
1945 e i primi mesi del 1946, è
caratterizzato da alcune tra le
più clamorose rivolte della storia carceraria italiana.
1960 venne presentato un primo disegno di legge sull’ordinamento penitenziario che cercava di
adeguare il sistema penitenziario italiano ai principi stabiliti dalle Regole minime dell’ONU (1955) e
introduceva il criterio dell’individualizzazione del
trattamento rieducativo basato sulla osservazione della personalità.
Vennero progettate figure nuove quali: gli educatori e i Centri del servizio sociale, e si introdusse
il regime di “semilibertà”, ma le titubanze furono
pari agli emendamenti. Questo disegno di legge
costituirà la base di tutte le successive elaborazioni.
Nel 1948 venne istituita la prima commissione parlamentare
d’inchiesta sullo stato delle
carceri della storia italiana.
17.
DOP O L A RIF ORM A DEL 1975
16.
L A RIF ORM A PENI T E ZI A RI A DEL 1975
Il primo risultato legislativo delle attività parlamentari sull’ordinamento carcerario arrivò nel
1975 con la legge 26 luglio 1975, n. 354 “Norme
sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione
delle misure preventive e limitative della libertà”
con cui venne varata la nuova riforma organica
degli istituti di diritto penitenziario,
La legge si compone di 91 articoli suddivisi in due
titoli: il primo riguardante il trattamento penitenziario (artt. 1-58); il secondo riguardante l’organizzazione penitenziaria (artt. 59-91).
Punti qualificanti di questa legge sono:
· il principio della qualificazione del trattamento
· la disciplina del lavoro in carcere
· la creazione di nuove forme di operatori specializzati
· le misure alternative alla detenzione.
Questa riforma costituisce le base delle riforme
succedutosi fino ai giorni nostri.
II
10 ottobre 1986 n. 663 che va
sotto il nome di “Legge Gozzini”, modificherà alcuni aspetti
della riforma del 1975. La legge
Gozzini contempla dei benefici che permettono ai detenuti che hanno mantenuto una
buona condotta, e dimostrato
il ravvedimento, di usufruire
misure alternative al carcere e
permessi premio per coltivare
gli af fetti familiari ed instaurare rapporti di lavoro.
Nel 2000 viene emanato un
nuovo “Regolamento recante
norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà”
RICERCA / carcere e pena: cenni sull’evoluzione storica
15.
26.
design come strumento di liberazione
il significato
della pena
L’innovatività del nuovo regolamento di esecuzione
ha come finalità quella di promuovere e agevolare
un percorso “ricivilizzante”, attraverso il sostegno
e l’accoglienza necessaria al reinserimento del reo.
In carcere si va perché puniti e non per essere puniti.
La finalità della pena è quindi quella di avere una
funzione sia rieducativa che riabilitativa per il detenuto;
la pena è vista quindi in funzione di un cambiamento.
Il principale strumento rispetto a questi obiettivi è:
> Patria Patrizi
“Psicologia della devianza
e della criminalità”
Carocci, Roma 2011, p.67
“Il lavoro sulla personalità, sulle condizioni
psicologiche, familiari e sociali, ma anche
sulle pregresse variabili personali e socioculturali che possono aver influenzato
il comportamento in senso deviante.
Funzionale al cambiamento non è quindi
considerata, almeno in senso esclusivo,
la pena in sé con la mera custodia,
ma la progettazione - realizzazione
di un programma di osservazione
e trattamento individualizzato, che miri
a modificare in senso sociale positivo
gli orientamenti comportamentali di tipo
deviante, attraverso l’offerta di sostegno
psicosociale e risorse di cambiamento.”
design come strumento di liberazione
27.
le principali
finalità della pena
1.
REL AT I V I A LL A PERSON A LITÀ DEL DE TENU TO
— f unzione r ieducativa e riabilitativa
2.
REL AT I V I A LL A SICUREZ Z A SOCI A LE
— prevenire la recidiva e garantire la sicurez za
Attraverso un più articolato uso di misure alternative si può effettivamente favorire la reintegrazione attiva includere la persona detenuta in una logica di inclusione sociale, appartenenza
alla comunità, continuità delle relazioni esterne.
3.
REL AT I V I A LL A REL A ZIONE CON IL MONDO
— contat to diret to con l’esterno
Tramite il lavoro esterno, permessi premio e alle misure alternative che hanno l’obiettivo di favorire un graduale, progressivo
contatto con l’esterno, contribuendo alla rieducazione del reo e
assicurarsi la prevenzione del pericolo che egli commetta altri
reati. Aprire così un dialogo con la collettività e con le istituzione per favorire l’integrazione sociale del recluso.
II
RICERCA / il significato della pena
Attraverso il lavoro sulla personalità, sulle condizioni psicologiche, familiari e sociali, ma anche sulle pregresse variabili
personali e socio-culturali che possono aver influenzato il comportamento in senso deviante. Il trattamento educativo deve
essere individualizzato, ovvero calibrato alla specificità della
persona, per ricavare le specifiche e particolari problematiche
ed esigenze del detenuto.
28.
design come strumento di liberazione
il valore del lavoro
per il detenuto
“la Repubblica riconosce a tutti
i cittadini il diritto al lavoro e promuove
le condizioni che rendano effettivo
questo diritto”
> Costituzione italiana
articolo 4
REINSER
SONA )
- dare dignità
- anello di congiunzione
tra carcere e mondo
- speranza di ricostruirsi
una nuova vita
- sviluppa senso
di responsabilitazione
- possibilità di riscatto
per gli errori del passato
O
(S
OC
- sentirsi utili
e parte attiva
della società
- diminuire il rischio
di recidiva
- svolgere un’attività
produttiva
)
- sottrae dalle conseguenze
negative dall’ozio
NT
TÀ
- maggiore consapevolezza
delle proprie capacità
- forma di sostentamento
IME
- acquisire
una competenza
professionale
RI
D
A
UC
O
ZI
(PER
NE
IE
E
Il lavoro è considerato lo strumento fondamentale
per attuare il reinserimento e la rieducazione del detenuto,
assolvendo una funzione normalizzatrice e correttiva.
29.
design come strumento di liberazione
>PA R TECIPA ZIONE A L L AVORO
80%
20%
3,
5%
totale dei presenti in carcere
- 66.528
>
numero carceri italiane
- 206
de tenuti che non l avor ano
- 53.250
de tenuti che l avor ano
- 13.278
di cui :
> Fonte:
Dipartimento Amministrazione
Penitenziaria DAP, 2012
>IL RISCHIO DI RECIDI VA*
dipendenze amm . penitenziaria
- 10.979
dipendenze sogge t ti esterni
- 2.299
>PERSONE DE T ENU T E A MMESSE A L L AVORO
IN CARCERE
ALL’ESTERNO: detenuti che secondo particolari
68,5%
19%
per i de tenuti che l avor ano
per i de tenuti che non l avor ano
*la RECIDIVA cioè ricommettere un
reato, costituisce un parametro per
misurare il successo dell’attività
rieducativa
condizioni possono accedere alle misure alternative
(esempio semilibertà, af fidamento in prova ai servizi
sociali)
> la percentuale di recidiva passa dal:
70% a meno del 10%
> la diminuzione della recidiva di un solo punto
percentuale, secondo alcuni studi, equivale ad
un risparmio per la società di circa 51 milioni di
ero all’anno.
> nonostante questo i detenuti che lavorano
sono una percentuale irrisoria per via di vari
fattori: pregiudizi e discriminazioni e un
generale disinteresse della società verso
questa realtà
> Fonte:
studio DAP “Le misure altenative
alla detenione”, 2007
II
RICERCA / il valore del lavoro per il detenuto
16,5%
>
30.
design come strumento di liberazione
la modalità
di comunicazione
LA COMUNICAZIONE
COMUNICARE: dal latino communicare = “condividere”.
“rendere comune”.
Il termine fa così riferimento ad un rapporto,
un’interazione, a una condivisione cioè all’instaurarsi
di un legame.
Cominciare significa “rendere comune” nel senso
sia di far sapere/conoscere qualcosa a qualcuno,
sia di mettersi in relazione con altri.
Ogni comunicazione è uno scambio sociale, è un
sistema aperto in continua interazione con l’esterno.
COLLOQUIO PROFESSIONALE DI SERVIZIO SOCIALE
COLLOQUIO: forma specializzata di comunicazione,
dal latino com loqui (“parlare insieme”, parlare con”).
> Zanichelli
Dizionario della
lingua italiana, 2007
“Conversazione piuttosto importante
tra due o più persone; dialogo
per raggiungere un’intesa”
Il colloquio professionale nel servizio sociale rappresenta
il mezzo privilegiato attraverso il quale l’assistente
sociale entra in relazione con la persona.
design come strumento di liberazione
31.
Il colloquio come percorso di aiuto è considerato
lo strumento base per costruire un ponte metaforico
con l’altro, promuovendo il coinvolgimento
e la partecipazione della persona.
> La comunicazione deve:
- essere improntata sull’ascolto dell’altro incoraggiandolo
a parlare molto di sé (porsi in un atteggiamento di chi
vuol capire), offrendo uno spazio adeguato al suo modo
di presentarsi e presentare i suoi problemi (mettersi
nella prospettiva della persona/utente) e valorizzare
la persona;
- stabilire gli obiettivi e i contenuti della comunicazione
per raggiungere a un fine condiviso di intenti;
- essere formalmente organizzato e affrontare fatti
e sentimenti spiacevoli;
- formulare le domande per riuscire a comprendere
la situazione problematica, in un contesto
di comprensione dell’altro e di empatia in modo
che la persona non si senta sopraffatta o accusata
ma capita e compresa, senza essere giudicata
per la propria situazione;
- saper porre le domande per produrre un cambiamento
nella persona.
II
RICERCA / la modalità di comunicazione
> Il colloquio è volto a:
- instaurare una relazione significativa con la persona;
- raccogliere informazioni utili alla conoscenza
delle situazioni problematiche;
- formulare una valutazione professionale;
- progettare interventi concreti e condivisi;
con la persona e verificarne i risultati.
32.
design come strumento di liberazione
LE TECNICHE PER LA CONDUZIONE
DI UN COLLOQUIO
> Saper mettere a proprio agio l’interlocutore
per facilitare l’esposizione dei propri problemi.
> La capacità di ascolto in modo empatico, attento
e partecipe, è molto importante perché è il solo modo
possibile per mostrare reale interesse e disponibilità
verso l’altro. Ascoltare l’altro significa implicitamente
comunicargli la nostra stima e la nostra fiducia nelle sue
possibilità e nelle sue risorse interne ed è lo strumento
per valorizzare la persona.
> Formalizzare le domande pertinenti all’interno
del colloquio. Le domande dovranno essere
chiare e pertinenti, il più possibili comprensibili,
non ambigue e corte.
> Le domande che devono essere evitatate sono:
- quelle che presuppongono una domanda unica;
- quelle che suggeriscono la risposta;
- quelle doppie con più domande insieme;
- quelle che iniziano con perché con come o che cosa;
- quelle tendendenziose.
design come strumento di liberazione
33.
le fasi
del colloquio
FASE DI ACCOGLIENZ A
— inizio socializ zazione su temi generali
Fase iniziale di conversazione partendo dalla ricostruzione di
una biografia personale e dal contesto familiare e di vita.
La ricostruzione della storia personale e familiare della persona
aiuterà a comprendere insieme l’attuale fase del ciclo di vita e
anche a contestualizzare gli eventi significativi e la connessione con i problemi e le difficoltà insorte. Valutare la reale motivazione delle persone al cambiamento.
2.
FASE DI SV ILUPPO
— f ulcro del colloquio
Stimolare la persona a parlare di sé e guidare l’interazione verso gli scopi prefissati, conoscenza e approfondimento della situazione problematica. Importanza dell’ascolto come capacità
di sentire ciò che l’altro racconta con empatia.
3.
CONCLUSIONE DEL COLLOQUIO
— recupero equilibr io emotivo
Durante il colloquio, soprattutto se sono stati affrontati argomenti carichi di tensione emotiva, sarà necessario attenuare
l’intensità prima della conclusione.
II
RICERCA / la modalità di comunicazione
1.
34.
design come strumento di liberazione
chi lavora
con i detenuti
COOPERATIVE DI TIPO B
da nno opport uni tà di l avoro
a i deenu t i ed e x de t enu t i
FUORI
DENTRO
ASSISTENTI SOCIALI
at t i v i tà d ’osserva zione scien t if ica dell a
person a li tà dei de t enu t i e a pporta il suo
con t ribu to in seno a ll’equipe d ’osserva zione e t r at ta men to per l a st esur a del
rel at i vo progr a mm a indi v idua liz z ato
U.E.P.E.
uf f ici loca li per l’esecuzione
pen a le es tern a
t r at ta men to socio
-
educat i vo
MINISTERO DELLE GIUSTIZIA
a mminist r a zione giudizi a ri a ci v ile pe n a le e minorile , dei m agist r at i e di
quell a peni t enzi a ri a , è org a niz z ata
in quat t ro dipa rt imen t i .
> Chi lavora con i detenuti?
schema con delle istituzioni
che ruotato attorno al carcere
design come strumento di liberazione
35.
SERVIZIO CIVILE
percorsi a lt ern at i v i a l ca rcere
S.E.R.T.
serv izio per le tossicodipendenze
ri a bili ta zione tossicodipendenze
VOLONATARIATO
org a niz z a no at t i v i tà e l a bor atori
AREA TRATTAMENTALE
el a bor a un progr a mm a di t r at ta men to rieducat i vo indi v idua liz z ato
POLIZIA PENITENZIARIA
oper a a lle dipendenze del d . a . p .
CARCERE
e g a r a n t isce l a sicure z z a e coll a bor a a lle at t i v i tà di reinseri men to soci a le
D.A.P.
dipa r timento dell’a mm . penitenzi a ri a
è uno dei dipa rt imen t i del minist ero
dell a
giust izi a
e
si
occupa
dell a
dire zione gener a le degli ist i t u t i di
pre v enzione e pen a .
II
RICERCA / chi lavora con i detenuti
volt i a l reinserimen to
36.
design come strumento di liberazione
volontariato
e carcere
Il progetto nasce soprattutto dalla riflessione
del ruolo del volontariato all’interno del carcere,
proprio perché uno dei suoi principali obiettivi è quello
di affrontare il tema della pena in una prospettiva
nuova, ponendosi come intermediario tra la società
esterna e la società dei detenuti.
La prospettiva che vuole adottare il volontariato
è quella di voler incrementare il dialogo tra carcere
e società creando, nell’opinione pubblica, un clima
di riconciliazione, andando oltre ai pregiudizi e luoghi
comuni, che ostacolano e vanificano spesso i tentativi
di rieducazione e reinserimento.
L’azione del volontariato, così come il mio progetto,
vuole fornire “momenti” di sostegno psicologico
e morale per i detenuti, rispetto alla situazione
di isolamento e solitudine in cui si trovano.
Questi momenti vogliono essere non solo momenti
di sfogo e liberazione, ma propositivi e creativi
che possano stimolare il detenuto a riscoprire
le proprie risorse e le proprie potenzialità.
Partecipazione e condivisione vogliono essere le qualità
fondamentali da perseguire.
Con questa iniziale premessa cerco di chiarire
maggiormente il ruolo del volontariato e come la sua
attività di reinserimento sia estremamente vicina
alla filosofia generale del mio progetto.
design come strumento di liberazione
Il volontariato si trova oggi in un momento particolare
diventando sempre più parte attiva della nostra società,
imponendosi come soggetto autonomo partecipando
in modo sempre più responsabile nelle istituzioni in cui
opera. E proprio nel settore penitenziario che esso
sta acquisendo maggiore efficienza e autonomia.
Verso le realtà penitenziaria si sta maturando sempre
di più il concetto, come già ribadito precedentemente,
che essa debba essere sempre meno separata
e distante dal resto della collettività e debba avere
come fine agire in modo concreto alla rieducazione
e risocializzazione del detenuto.
La consapevolezza maturata negli ultimi anni
è quella che le attività di recupero dei detenuti
non possono essere attuate solo all’interno del carcere,
ma al contrario è fondamentale la partecipazione
delle società esterna perché possa offrire opportunità
di reinserimento per il detenuto.
L’istituzione carceraria potrà essere sempre
più funzionale hai suoi obiettivi se riuscirà ad aprire
le porta a nuove opportunità di sviluppo e riesca
a interrompere il circuito di emarginazione e pregiudizi.
Il volontariato si rende sempre più partecipe dalla vita
carceraria attraverso attività concrete e utili nelle
prospettive di risocializzazione e rieducazione
dei detenuti.
> C. Castelli
Volontariato penitenziario
Il Ponte, LI, luglio-settembre
1995, 7-9, pp. 200-2
“L’uomo è un essere individuale
e sociale in continuo divenire, proteso
costantemente ed emotivamente alla
ricerca della propria identificazione con
obiettivi dinamici e, perciò, modificabili.
II
37.
38.
design come strumento di liberazione
L’uomo-detenuto è una persona che,
nella propria tensione e nella propria
ricerca delle identificazioni possibili,
è incorsa in erronee adesioni a modelli
ed obiettivi, senza, però, perdere il proprio
potenziale dinamico di modificazione.”
Il detenuto deve essere riconosciuto come essere
umano e per questo suscettibile come altro individuo,
ma che allo stesso tempo in grado di migliorarsi
grazie al pentimento, avendo la capacità di esprimere
correttamente le loro potenzialità di mutamento.
Il volontario, diventando consapevole delle storie
dei detenuti, assume un’importantissima funzione
sociale, esercitando il ruolo di chi vuole che il detenuto
in carcere, possa realmente diventare responsabile
dei propri atti, passati e futuri, affinché la negatività
dell’atto commesso segni il punto di partenza per
adottare in seguito modelli comportamentali positivi.
Attraverso modelli alternativi e concreti, che tengano
conto dell’individualità della persona (nel pieno rispetto
del proprio vissuto e delle proprie attese),
Il volontariato vuole aiutare a migliorarsi e a ritrovare
fiducia in sé stessi, cercando di arricchire di contenuti
il periodo della reclusione.
> A. Mastantuono
Volontariato, cit. p. 83
“I volontari rappresentano l’espressione
della società civile, della cosiddetta
società libera, che vuole considerare
il carcere come parte del proprio mondo
e non come qualcosa da allontanare
e nascondere, insieme ai problemi
che contiene.”
Il volontariato oltre a partecipare ad attività
di risocializzazione all’interno degli istituti penitenziari,
può anche favorire il diffondersi di una cultura
di accettazione e apertura nei confronti
di un possibile reinserimento.
Come già sottolineato spesso la comunità esterna
è incline all’all’indifferenza e ostilità e diffidenza
nei confronti dei detenuti. Le persona e che passano
per il carcere rischiano rischiano di essere bollate a vita
come delinquenti.
Così come il volontariato si impegna ad aprire spazi di
dialogo, informazione e confronto, anche il mio progetto
ha l’ambizione di stimolare l’interesse della comunità
esterna nei confronti del carcere e mostrare le persone
che ne scontano li la pena in modo nuovo, più “umano”.
> Prima conferenza nazionale
del Volontariato, 1995,
parte di intervento fatto
dalle detenute di Rebibbia
“Grazie all’opera dei volontari viviamo
in una realtà penitenziaria proiettata
al futuro. E questo ci dà speranza:
la speranza di poter ricostruire la nostra
esistenza sapendo che qualcuno - fuori avrà meno paura di accoglierci.
I volontari continuano ad essere una
sorta di luogo mentale dove, che si sia
colpevoli o innocenti, è possibile scoprire
modi e tempi per ripensare alla propria
vita, in una prospettiva di responsabilità
ed autocritica”.
II
39.
RICERCA / volontariato e carcere
design come strumento di liberazione
40.
design come strumento di liberazione
incontri
con gli esperti
La mia ricerca relativa al carcere e dei detenuti,
è stata supportata da incontri con chi in prima persona
si occupa di queste tematiche.
Le persone intervistate lavorano a stretto contatto
con i detenuti, occupandosi proprio di favorire il loro
reinserimento nel contesto sociale una volta scontata
la pena. Gli intervistati hanno professionalità distinte
e ognuna di esse si occupa della tematica del
reinserimento del detenuto sotto diversi aspetti
(dalla sua rieducazione a quello più specifico della
ricerca del lavoro).
Hanno saputo spiegarmi la logica complessa
del carcere, le sue principali problematiche, quali
sono gli attori che entrano in gioco, le diverse tipologie
di detenuto, l’importanza di accompagnarli nel loro
percorso di detenzione perché possano reintegrarsi
con il mondo una volta usciti senza ricadere nella
recidiva e come il lavoro penitenziario acquisisca
un ruolo sempre più strategico all’interno di questo
percorso.
Questi colloqui sono stati per me fondamentali
per capire quale contributo potevo dare all’interno di una
tematica complessa come quella del mondo penitenziario
e in che modo creare uno strumento che potesse aiutare
al reinserimento della persona detenuta.
design come strumento di liberazione
41.
FUORI
DENTRO
AREA TRATTAMENTALE
casa circonda ri a le rimini
VOLONTARIATO CARITAS
2.
spor tello di ascolto e consulenz a
LA FORMICA
1.
cooper ati va soci a le
> Chi lavora con i detenuti?
chi lavora dentro, chi fuori
al carcere, rispetto alle istituzioni
da me presi in esame
II
RICERCA / fonti dirette
3.
42.
design come strumento di liberazione
1
CA RITAS RIMINI
associazione di volontar iato “Madonna della Carità”
> Annalisa Natale
Operatore che lavora per lo “Sportello carcere-centro ascolto”,
all’interno del carcere. È uno dei servizi svolti dalla carits che
ha come obiettivo quello di sostenere e accompagnare, mediante alcuni interventi ed azioni, i detenuti immigrati e quelli italiani
(ascolto, facilitazione dei rapporti con le famiglie, le risposte a
quali sono i diritti dei detenuti, sostegno morale e materiale, possibilità di essere coinvolti in attività laboratoriali e ricreative…).
- Con Annalisa è avvenuto il primo colloquio rispetto alla tematica da me approfondite. Annalisa mi ha dato una panoramica
generale dei meccanismi complessi che ruotano attorno al carcere e quali sono i protagonisti e le istituzione che lavorano con
i detenuti aiutandoli nel loro reinserimento sociale e lavorativo.
2
CASA CIRCONDA RI A LE
carcere di Rimini
> Dott. Vincanzo di Pardo responsabile dell’area educativa del
carcere
Si occupa del trattamento riabilitativo della persona detenuta.
Vincenzo di Pardo lavora all’interno della casa circondariale di
Rimini. Lavorando in stretto contatto con i detenuti aiutandoli nel loro reinserimento tramite dei trattamenti riabilitativi, è
stata la persona con la quale mi sono maggiorante relazionata
per l’elaborazione non solo dei contenuti del mio progetto ma
anche capire quale fosse il modo migliore per comunicarli.
Il mio progetto prevede infatti la partecipazione diretta dei detenuti, e quindi è importante che i contenuti elaborati non siano
banali e possano avere un reale utilità per queste persone.
Inoltre mi ha spiegato le varie problematiche che vi sono all’interno del carcere e di come convivano diverse tipologie di detenuti ognuno con le proprie specificità.
design come strumento di liberazione
L A F ORMICA
cooperativa sociale di tipo B
> Nicola Pasotre si occupa degli inserimenti lavorativi
> Pietro Borghini presidente cooperativa
L’obiettivo principale di questa cooperativa è focalizzato proprio nella realizzazione professionale, personale ed economica di quelle persone, che vivendo una difficile condizione di
svantaggio sociale o fisico (disabili, invalidi, portatori d’handicap, ex tossici avviati alla riabilitazione, detenuti o ex detenuti
soggetti alla pena detentiva esterna, ecc), rimangono normalmente escluse dal mondo del lavoro e dai principali processi di
inclusione sociale. Si occupa soprattutto della gestione della
raccolta differenziata, contribuendo così alla diffusione di una
cultura di sviluppo economico sostenibile.
- Nicola pastore, occupandosene in prima persona, mi ha illustrato la procedura complessa e macchinosa di avviare un percorso lavorativo con un detenuto nelle condizione di semilibertà. Nonostante la complessità, ha sottolineato come avviare un
percorso lavoro soprattutto fuori dalle mura “per il detenuto si
presenta come un’occasione per una svolta radicale, se il detenuto conserva buona memoria e piena consapevolezza delle
scelte che lo hanno portato a delinquere e poi in carcere”. Continua sostenendo come “questo aspetto si verifica nel colloquio
preassuntivo ascoltando bene cosa racconta del suo passato:
per dare garanzia di affidabilità la persona deve dare piena
prova che il suo passato è stato superato ma assolutamente
non dimenticato”.
II
RICERCA / fonti dirette
3
43.
III
problema
46.
design come strumento di liberazione
analisi dell’attuale
situazione carceraria
> Paola Severino
Min. della Giustizia all’apertura
del suo intervento all’anno
giudiziario a Catania, 2012
100.000
superiore ai 50.000
superiore ai 10.000
superiore ai 1.000
meno di 1.000
superiore ai
> Popolazione carceraria nel mondo
dati relativi al 2011
“Dallo stato delle carceri si misura
il livello di civiltà di un Paese”
47.
design come strumento di liberazione
> L A POPOL A ZIONE
CA RCER A RI A IN ITA LI A
-
tot. de t enu t i presen t i
-
donne
-
st r a nieri
-
ca pienz a toller a bile
64%
66.528
36%
2.847
47.045
de tenuti str anieri
> PROBLEM A
SOV R A F F OLL A MEN TO
de tenuti italiani
153 detenuti ogni 100 posti letto
> I DE T ENU T I PER
POSIZIONE GIURIDICA
-
> I DE T ENU T I PER PRINCIPA LI
T IPOLOGIE DI RE ATO
conda nn at i def ini t i v i
-
con t ro il pat rimonio
-
per drog a
-
con t ro l a person a
-
legge a rmi
-
con t ro l a pubblica a mminist r a zione
-
associ a zioni di sta mpo m a f ioso
-
con t ro a mm . dell a giust izi a
39.697
-
in at t esa di un primo giudizio
-
a ppell at i
-
ricorren t i
-
misto
-
in t ern at i
-
da imposta re
34.228
12.231
27.001
6.621
23.837
4.365
1.607
10.329
8.203
1.207
6.516
103
6.497
> Fonte:
Ministero della Giustizia
2013
III
PROBL EM A / analisi dell’attuale situazione carceraria
23.436
48.
design come strumento di liberazione
la vita dentro
le mura
Nonostante le importanti modifiche di legge,
il carcere continua a mettere dura prova l’equilibrio
psicologico della persona.
I principali problemi relativi alla vita dentro le mura sono:
> carcere come luogo di esclusione e isolamento,
è una realtà insolita, caratterizzata da rituali
spersonalizzanti, totalizzanti e violenti;
> il controllo dell’individuo è totale e pervasivo,
riguarda tutti gli aspetti della vita quotidiana,
tutte le sue relazioni, persino i valori morali;
> detenzione come privazione globale della libertà,
tendendo a ridimensionare l’autonomia decisionale
dell’individuo;
> l’istituzione penitenziaria livella le caratteristiche
personali e tende a favorire l’acquisizione di abitudini,
modi di agire e percepire, esigenze e desideri omologati;
> vengono limitate la sue sfere di azione
e sensibilmente ridotta la sua prospettiva di vita
dell’individuo con una progressiva mortificazione del sé;
49.
design come strumento di liberazione
60
28
20
14
16
2007
2005
2004
38
38
30
25
20
13
12
9
0
42
16
2006
10
i ta li a ni
2011
41
2009
41
45
2008
38
tota le
50
50
40
63
st r a nieri
2010
52
30
58
57
50
63
> spesso la condizione di detenzione può portare
forti sindrome depressive, in alcuni casi arrivare
addirittura al suicidio;
> sovraffollamento che produce un disagio individuale
e la quasi impossibilità per le figure operative
di predisporre un idoneo sostegno individualizzato;
> situazioni problematiche dell’alloggio carcerario,
isolamento e l’assenza di supporto familiare e sociale.
Situazione di disagio, solitudine o anonimia relazionale,
di difficile rappresentazione di prospettiva futura;
> i detenuti passano la maggior parte della loro
giornata prevalentemente in cella, inattivi senza spazi
vitali, restando in angolo dimenticato, non per pensare
al male fatto altri e a se stessi, ma perché schiacciati
nella violenza del nulla.
III
PROBL EM A / la vita dentro le mura
> Suicidi in carcere
dati 2011
IV
elaborazione
52.
design come strumento di liberazione
le fasi
progettuali
1.
IL CONCEPT
— il design può essere strumento
di innovazione sociale?
— può dare risposta ai nuovi bisogni
emergenti?
— può essere uno strumento
di liberazione?
> Nonostante i numerosi ostacoli che si frappongono al reinserimento sociale ed economico da chi viene da una situazione di
detenzione, il progetto prevede l’individuazione di un piano innovativo per aiutare e facilitare il reinserimento sociale e lavorativo
del detenuto, non tanto agendo sulle competenze tecniche ma
sviluppare quelle capacità che permettono di riannodare o avviare rapporti positivi con gli altri, una volta tornati a muoversi
nella società.
> L’intento è quello di costruire uno strumento per aiutare il
detenuto a riconoscere “una nuova strada” per ricominciare,
attraverso un percorso di responsabilizzazione e consapevolezza che ripercorre le tappe fondamentali della sua vita.
> Il fine del progetto è quello di accompagnare in un iter di formazione, disciplina ed assistenza, chi si appresta ad uscire dalla
residenza penitenziaria e rischia di trovarsi senza un’occupazione, senza credibilità e senza possibilità alcuna di inserirsi di nuovo nella società.
design come strumento di liberazione
— cosa serve?
— come usarlo?
— quali sono le finalità?
> Riformulare il proprio profilo professionale in relazione
alle proprie competenze e alle esperienze acquisite durante
il periodo di reclusione
> Facilitare un futuro colloquio di lavoro.
> Riuscire ad avere una maggiore consapevolezza e fiducia
delle proprie abilità e dei propri limiti.
sul piano personale
> Offrire non solo uno spazio privato in cui raccontarsi ed
essere punto di partenza per elaborare un progetto di ricostruzione della propria identità in un ottica di legalità, lavoro, impegno familiare e civile.
> Fornire uno strumento che possa aiutare alla meditazione
personale su se stesso rispetto al suo passato in vista del
suo futuro.
> Sostegno psicologico invividualizzato rispetto il proprio
vissuto e le personali attitudini e vocazioni.
> “Luogo altro” in cui parlare di se, cercare di trovare soluzioni concrete a problemi personali e pensare al dopo, pensare agli errori commessi ed diminuire così il rischio di recidiva.
sul piano sociale
> Dare senso al tempo della detenzione favorendo un percorso di responsabilizzazione e di crescita personale
> Strumento che possa mobilitare l’opinione pubblica ad atteggiamenti e mentalità più solidali e aperte.
> Aiuto per gli operatori che accompagna il detenuto nel
difficile passaggio da dentro a fuori.
IV
EL A BOR A ZIONE / le fasi progettuali
sul piano lavorativo
2.
OBIETTIVO SCOPO - FUNZIONE
53.
54.
design come strumento di liberazione
3.
MODALITÀ
— quale linguaggio usare?
— come comunicare con il detenuto?
> Utilizzo della scrittura come mezzo di evasione.
> Rivolgersi al detenuto in prima persona con un linguaggio semplice e diretto.
> La persona (in questo caso il detenuto) viene assunta come
protagonista della propria storia, come testimone privilegiato il
cui punto di vista rappresenta la principale fonte di ricostruzione
di ciò che è stato (passato), di ciò che è (presente) e di quello
che spera possa essere (futuro).
> Uso di una comunicazione che promuova un coinvolgimento e
la partecipazione della persona, che possa essere di sostegno e
valorizzi la persona.
> Attraverso quesiti con domande aperte si vuole dare la possibilità di dare spazio all’espressione diretta del detenuto.
> Il risultato finale sarà la realizzazione di una sorta di diario personale che possa essere condiviso e porti testimonianza del percorso personale intrapreso dal soggetto durante la detenzione.
4.
TEMI
— quali sono i contenuti?
> Il percorso si è sviluppato in fasi distinte ed articolate, caratterizzate ognuna, da specifici obiettivi.
> Il progetto tratta di temi dedicati al cambiamento, alla motivazione personale e alla rielaborazione dell’esperienze negative
dentro e fuori dal carcere per trasformarla in “benzina utile” per
andare avanti.
> Temi rappresentati sotto forma di “contenuti operativi” coinvolgendo il detenuto a una sua partecipazione attiva.
design come strumento di liberazione
5.
STRUTTURA
55.
— com'è articolato?
1) Passato: prima sezione pone spunti di riflessione sull’ esperienze passate. Fondamentale è partire partita dal passato, da
ciò che è stato, cercando di stimolare il confronto più onesto
possibile con sé stessi e il proprio vissuto, prendere consapevolezza dei propri errori.
2) Presente: seconda sezione pone l’attenzione sul presente al
periodo di detenzione. Il centro del discorso si spostata sulle occasioni che si possono cogliere anche all’interno di un luogo non
così favorevole come quello del carcere.
3) Futuro: terza sezione si concentra sullo scopo ultimo del percorso: ricominciare a far parte della società. Tutte le questioni,
i dubbi, le risorse, i sogni vengono indirizzati nel tentativo di
ridefinire l’immagine di si stessi dare il coraggio di ricominciare e
iniziare a dare forma ai propri progetti.
IV
EL A BOR A ZIONE / le fasi progettuali
> Il progetto si articola attraverso una scansione temporale,
la quale parte dal passato per arrivare al futuro in tre libretti
di formato A5:
56.
design come strumento di liberazione
il modello
del progetto
S TRUMENTO:
_ di narrazione che solidifica storie
_ che si fa portavoce di testimoniaze,
descrivendo un possibile percorso positivo
di riabilitazione e cambiamento
della persona reclusa
_ che fa della detenzione un momento
riabilitativo
PROCESSO:
_ di facilitazione per l’interazione sociale
e di dialogo tra diverse tipologie di individuo
(reclusi e società libera)
_ di conoscenza, di scambio, di relazione
_ di attivazione di nuovi comportamenti
di tolleranza e apertura
PROTAGONIS TI:
_ operatori sociali (volontari, educatori,
assistenti sociali) che fungono da ponte
tra mondo e carcere
_ detenuto colui che vive la situazione
di reclusione a cui e destinato lo strumento
_ società libera che ha l’opportunità
di conoscere le storie dei detenuti
57.
design come strumento di liberazione
> bisogno di essere ascoltato
e di raccontarsi
> testimone in prima persona
del proprio percorso
di riabilitazione
> speranza di ricostruirsi
un futuro nella società
EL A BOR A ZIONE / il modello del progetto
RECLUSO
SOCIE TÀ
OPER ATORE
> atteggiamento di apertura
di ascolto e comprensione
> possibilità di liberarsi dagli
stereotipi comuni
> figura di collegamento
tra dentro (carcere) e fuori
(società libera)
> instaura con il detenuto
un rapporto paritario
> predispone il detenuto
a parlare di se e compilare
il libretto
IV
58.
design come strumento di liberazione
la struttura
del progetto
1.
2.
PASSATO /
la mia vita pr ima
PRESEN TE /
la mia vita dentro
> la mia biografia
dati anagrafici, usi e costumi
> la mia giornata
vivere in carcere,
le opportunità, le attività
a cui partecipo
> i mie legami
I rapporti con la famiglia,
gli amici
> guardarsi dentro
ricordo di momenti, situazioni
particolari che hanno segnato
la mia vita
> Il miei errori
i miei problemi con la legge,
il mio rapporto con le droghe
> la cella
con chi condivido la cella,
oggetti che possiedo
> cosa mi manca
cosa ho perso, i miei bisogni,
le mie sofferenze...
> le mie riflessioni
i cambiamenti,
la consapevolezza
design come strumento di liberazione
59.
> Soren Kierkegaard
3.
F U T URO /
la mia vita f uor i
> le paure
la varie difficoltà a riadattarsi
alla “vita normale”,
solitudine, i pregiudizi
> le speranze
i sogni nel cassetto,
aspettative, autostima
e fiducia nel proprio domani
> il lavoro
la ricerca del lavoro,
esperienze, abilità
e competenze,
come presentarsi
IV
EL A BOR A ZIONE / la struttura del progetto
“La vita può essere capita
solo guardando indietro,
ma deve essere vissuta
guardando avanti”
60.
design come strumento di liberazione
PASSATO
passatopresentefuturo
FERITE
- solitudine
- miserie
- infelicità
- mancanze
RICORDI
- situazioni
- momenti speciali
- memorie
STORIA
- chi sono
- paese di origine
PAURE
- difficoltà
di riadattamento
-
legami con la famiglia
pregiudizi
solitudine
alloggio
ricerca di un lavoro
ricadere negli
sbagli del passato
FUTURO
> Brain strorming
struttura del percorso
del progetto
ASPIRAZIONI
- avere un lavoro
- riconoscere le proprie abilità
- essere utile
- fare parte della società
- specializzarsi
- stipendio regolare
SPERANZE
- sogni
- progetti
- voglia di ricominciare
- fiducia in sé
61.
design come strumento di liberazione
> percorso verso la libertà
> responsabilizzazione
> spazio in cui raccontarsi
ERRORI
- problemi con la legge
- sbagli
- carcerazioni
- tossicodipendenze
- recidiva
> sincerità verso se stessi
> condividere esperienze
> maturare la consapevolezza
LEGAMI
- famiglia
- amici
> le proprie abilità
> cogliere le occasioni
LA GIORNATA
- la cella
- inerzia
- attività
- ozio
OPPORTUNITÀ
- laboratori
- incontri
- progetti
BISOGNI
- sofferenze
- esigenze
- non essere capiti
- le cose perse
RIFLESSIONI
- come mi sento?
- cosa sta cambiando in me?
- sentirsi vuoti
- se potessi tornare indietro
- rabbia
- risentimenti
PRESENTE
IV
EL A BOR A ZIONE / passato - presente - futuro
> voglia di ricominciare
62.
design come strumento di liberazione
PASSATO
analisi
testimonianze
RICORDI
LEGAMI
La responsabilità del mio
passato è interamente
mia, senza sconti, così
come la volontà, la forza
e il coraggio di rivederlo
e usarlo per essere un
uomo migliore.
Sono rimasto molto attaccato al mio
passato, perché mi è mancato l’affetto
della mia famiglia.
Se devo ricordare un periodo bello della
mia vita, è stato solo la nascita dei miei
figli, poi per tutto il resto è stato una
pagina di cronaca giudiziaria.
In quel che facevo,
trovavo quella dose di
adrenalina che rendeva
interessante la mia vita.
> Testimonianze detenuti
prese dal libro a cura di Antonella
Bolloni Ferrare, Volete sapere
chi sono io? Racconti dal carcere
63.
design come strumento di liberazione
finalità
> responsabilizzazione
> consapevolezza
Quando si leggono scritti di detenuti è
facile imbattersi in autobiografie.
Potrebbe sembrare mania di protagonismo, ma in realtà è necessità di farsi
sentire, di far capire che le radici spesso sono buone, sono le stesse di chi è
in libertà.
> sincerità con sé stessi
> condividere esperienze
L’eroina fu un’altra tappa
e preparò le valigie di un
viaggio che per un’infinità
di anni non è potuto terminare in alcun porto.
Il buco diventò la fossa
in cui gettare tutti i mali.
ERRORI
FERITE
Ci sono istanti nella vita
che servono anni per capire che hanno rappresentato scelte epocali,
bivi dai quali non sei tornato più indietro.
IV
EL A BOR A ZIONE / analisi testimonianze
STORIA
64.
design come strumento di liberazione
analisi
testimonianze
BISOGNI
OPPORTUNITÀ
Le cose che mi aiutano
ad affrontare il carcere,
sono l’amore, il calore, il
sostegno dei propri cari.
Bisogna riuscire a tenere
il proprio corpo rinchiuso, lasciando libera, al
di fuori delle sbarre, la
mente.
La vita in carcere non è solo fatta di
sbarre e cancelli o essere rinchiuso in
tre metri quadri a malapena. È fatta anche di sentimento e rispetto verso operatori e agenti di polizia che lavorano lì…
le opportunità non mancano dopo sta
a te decidere se rimanere sul letto a
rimuginarti il cervello.
La sopravvivenza in carcere è dura. Ma devi agire
in qualche modo. Devi provare a costruire un qualcosa anche li.
65.
design come strumento di liberazione
Per la gente fuori siamo criminali, assassini, rapinatori, ma anche in queste persone c’è del buono: abbiamo voglia di
cambiare se ce ne danno l’opportunità
e non è vero che in carcere si diventa
sempre più delinquenti. Sta a noi cambiare se lo vogliamo.
finalità
> responsabilizzazione
> consapevolezza
> sincerità con sé stessi
> condividere esperienze
> cogliere le occasioni
Ci sono tanti modi di passare la giornata in carcere e nel passato li ho sperimentati tutti: vegetare sul letto, lamentarsi del mondo, scaricare la propria
rabbia sugli altri, imbottirsi di psicofarmaci, farsi ipnotizzare dalla televisione,
smettere di curarsi e lasciarsi andare
per aggravare la malattia e riuscire ad
andarsene in un modo o nell’altro.
LA GIORNATA
RIFLESSIONI
PRESENTE
In carcere si diventa più
riflessivi, perché non si
fa niente di corsa, tutto è
appeso alla speranza, che
diventa la tua migliore e
unica amica.
IV
EL A BOR A ZIONE / analisi testimonianze
> voglia di ricominciare
66.
design come strumento di liberazione
analisi
testimonianze
ASPIRAZIONI
La prima cosa che cercherei di fare non appena
esco dal carcere è recuperare in tutti i modi il
rapporto con mia figlia,
poiché oltre al colloquio
non l’avevo mai vista.
Di preciso non so cosa farò “da grande”,
ma una cosa è certa, farò di tutto per
non lasciare mai più la mia famiglia. Di
sogni ne ho tanti, ma per realizzarli occorre tempo, pazienza e volontà e capacità.
FUTURO
La maggior parte del tempo che trascorro qui lo
passo a pensare a cosa
fare una volta uscito dal
carcere.
67.
design come strumento di liberazione
finalità
> responsabilizzazione
Quello che sogno dalla
vita è di poter arrivare a
fine mese e di non dover
più commettere reati per
sopravvivere.
> consapevolezza
> sincerità con sé stessi
> condividere esperienze
> cogliere le occasioni
Ma al posto dell’attesa speranzosa, preferisco l’azione positiva, quell’azione che
è consapevolezza di ciò che ormai è
andato perduto e assomiglia a un impegno concreto di desiderare ancora
una vita nuova. Una vita che comprende quella forma di perdono interiore che
devo darmi per non soccombere al dolore del passato.
PAURE
SPERANZE
Mi aspetto dalla vita la
possibilità di potermi riscattare e di realizzare
tutto quello che intendo
fare in futuro alla mia famiglia.
IV
EL A BOR A ZIONE / analisi testimonianze
> voglia di ricominciare
V
realizzazione
70.
design come strumento di liberazione
il progetto
esecutivo
> Copertine dei tre diari:
continuità tra passato presente - futuro
71.
RE A L IZ Z A ZIONE / il progetto esecutivo
design come strumento di liberazione
> Doppia pagina
d'introduzione:
nella facciata di sinistra
vengono elencate le parole
chiave e in quella di destra
è presente un’illustrazione
usando la griglia esagonale
V
72.
> Doppie pagine interne:
citazione, indice, premessa
design come strumento di liberazione
73.
RE A L IZ Z A ZIONE / il progetto
design come strumento di liberazione
> Particolari interni
delle doppie pagine
V
74.
design come strumento di liberazione
codici grafici
del progetto
CAR AT TERI TIPOGR AFICI
SISTEMA CROMATICO
C: 85
M: 24
Y: 0
K: 0
PANTONE:
2925 C
C: 0
M: 11
Y: 97
K: 2
PANTONE:
7405 EC
C: 0
M: 94
Y: 78
K: 0
PANTONE:
185 EC
C: 0
M: 0
Y: 0
K: 90
75.
design come strumento di liberazione
GRIGLIA PAGINA
148mm
> formato A5
15mm
17mm
> PAGINA DI SX:
> PAGINA DX:
- la griglia è il risultato
dell’intersezione di esagoni
- viene è organizzata in modo
che l’utente possa interagire
con essa più liberamente
- con questa griglia vengono
realizzate illustrazioni
astratte geometriche
- griglia a 6 colonne con
margine di rilegatura di 5mm
- incremento della linea di
base ogni 12pt
> ILLUSTRAZIONI
astratte che evocano
il tema della sezione,
sono realizzate usando
la griglia esagonale
V
RE A L IZ Z A ZIONE / codici grafici
210mm
12mm
76.
design come strumento di liberazione
la stampa
tipografica
I tre libretti vengono stampati su carta con
modello CMYK.
In vista di una loro concreta funzione e realizzazione,
dovranno avere un prezzo più possibile economico.
Le pagine verranno stampate su una carta uso mano
abbastanza leggera, sulla quale sarà possibile scrivere
con facilità. Mentre la copartina verrà stampata
su un cartoncino più rigido (generalmente sui 250gr).
Il libretto verrà poi rilegato con una semplice pinzatura
per evitare ulteriori costi di rilegatura.
Ogni libreto avrà un costo di circa 8 euro, pensando poi
di fare più stampe il costo si abbasserà ulteriormente.
Date queste basilari indicazioni, la scelta del tipo
di carta da utilizzare può essere a discrezione
di chi ne farà uso (operatori, volontariati, educatori...),
decidendo personalmente in base alle proprie preferenze
e al budget a disposizione.
> Varie tipologie di carta
esempi di stampa del
progetto su diverse
grammature di car te
- pagine: carta pannosa 120gr
- copertina: cartoncino
pannoso 250gr
- pagine: carta avorio 80gr
- copertina: cartoncino mille
righe avorio 250 gr
- pagine: carta uso/mano 120gr
- copertina: cartoncino 250 gr
V
77.
RE A L IZ Z A ZIONE / la stampa tipografica
design come strumento di liberazione
78.
design come strumento di liberazione
01.
il passato
I.
LA MIA
BIOGRAFIA
II.
I MIEI
LEGAMI
design come strumento di liberazione
79.
RIPARTIRE DA CIÒ CHE È STATO:
LA MIA VITA PRIMA DEL CARCERE
III.
GUARDARSI
RE A L IZ Z A ZIONE / 01. passato
DENTRO
IV.
I MIEI
ERRORI
V
80.
design come strumento di liberazione
02.
il presente
I.
LA MIA
GIORNATA
incontri
positivi
II.
COSA
MI
MANCA
design come strumento di liberazione
81.
ESSERE “RINCHIUSI”:
LA MIA VITA DENTRO IL CARCERE
III.
LE MIE
RIFLES-
RE A L IZ Z A ZIONE / 02. presente
SIONI
V
82.
design come strumento di liberazione
03.
il futuro
I.
LE MIE
PAURE
II.
LE MIE
SPERANZE
design come strumento di liberazione
83.
OLTRE LE MURA LA LIBERTÀ:
LA MIA VITA FUORI
III.
IL
RE A L IZ Z A ZIONE / 03. futuro
LAVORO
V
VI
conclusioni
86.
design come strumento di liberazione
sperimentazione
del progetto
Dopo aver concluso le varie fasi progettuali,
Il progetto è stato presentato e accolto con entusiasmo
dal volontariato della Caritas di Rimini e presto sarà
sottoposto a una reale sperimentazione nelle Casa
Circondariale di Rimini, all’interno del corso di lettura
e scrittura creativa.
Grazie all’aiuto di Nicola Pastore ho potuto
presentare personalmente e far compilare i libretti a due
detenuti in semi-libertà. Ho avuto la possibilità in prima
persona di confrontarmi con la realtà: con gli utenti
finali del mio progetto. Capire così la validità o meno
del mio progetto, quali possano essere le mancanze
e quali i punti di forza.
> sperimentazione n°1
Il primo incontro è avvenuto con Fumey Messan,
un’egiziano di 44 anni, in carcere dal 2005 con la
condanna di 14 anni che oggi si trova a vivere i suoi due
ultimi anni di pena. Fumey oggi è in semi-libertà: durante
il giorno lavora in una cooperativa e rientra in carcere
solo per dormire. Fumey si è presentato come uomo
molto attivo ma con la paura di affrontare il suo futuro
incerto. Si è reso subito disponibile, raccontandomi la
sua vita, del legame con la famiglia, in modo sintetico
ma con minuzia in ogni minimo dettaglio. Ha trovato
interessante il mio progetto recependo subito le sue
finalità. Già in passato aveva fatto incontri simili,
ma con la differenza che le risposte venivano registrate
in modo diretto dall’operatore stesso durante il colloquio
e alla fine sentiva come se tutto quello che si erano
detti non portasse a niente e rimanesse superficiale
come lavoro di analisi. Sono rimasta colpita quando
mi ha detto di come in passato aveva scritto molto della
sua esperienza riempiendo centinaia di fogli, ma poi
con il trasferimento da un carcere all’altro avesse deciso
di buttare via tutto. Oggi si pente di questo ed è rimasto
stupito quando gli ho detto quei libretti poi sarebbero
rimasti a lui.
> sperimentazione n°2
Il secondo incontro è avvenuto con Massimiliano Poli,
anche lui sta scontanto gli ultimi anni di galera
nel carcere di Rimini e come Fumey ora è in stato
di semi-libertà, esce la mattina per andare a lavorare
e la sera ritorna in carcere. Si presenta anche lui molto
disponibile a compilare i libretti trovandolo interessante
e utile. Mi parla del suo passato, della vita dentro le mura
dicendomi come sia difficile esprimere quello che
ha vissuto e che tutt’ora vive. La vita in carcere
mi dice che non può essere descritta, è un mondo
a parte. Mi spiega le sue dinamiche, di come non puoi
mai far trapelare le tue debolezze “queste sono le regole
del carcere, ti devi fare portare rispetto in ogni caso”.
Sul suo volto leggo tanta malinconia, la sua paura
più grande è quello che potrà accadere domani.
La cosa che mi ha colpito di più è quando mi dice
che quando è fuori alcune volte sente di stare meglio
e di trovare dei momenti di felicità quando è chiuso
in carcere, dove ormai ha costruito delle certezze.
VI
87.
CONCLUSIONE / sperimentazione del progetto
design come strumento di liberazione
VII
le
fonti
90.
design come strumento di liberazione
bibliografia
> Patrizia Patrizi, Psicologia della devianza
e della criminalità, Carrocci editore, Roma 2011
> A cura di Antonella Boletti ferrara, Volete sapere
chi sono io? Racconti dal carcere, Piccola Biblioteca
Oscar Mondadori, Milano 2011
> Pietro Buffa, Prigioni. Amministrare la sofferenza,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 2013
> Giuliano Camprincoli a cura di Monica Fagnoli,
Lo sguardo che libera. Percorso di reinserimento sociale
e lavorativo di detenuti presso la Casa Circondariale
di Forlì, Società editrice “Il Ponte Vecchio”, Cesena 2002
> Keri Smith, Questo non è un libro, Maurizio Corraini,
Milano 2013
> Gherardo Colombo, Il perdono responsabile.
Perchè il carcere non serve a nulla, Ponte delle Grazie,
Milano 2013
> Malcom Gladwell, Il punto critico. I grandi effetti
dei piccoli cambiamenti, Bur edizioni, Milano 2000
design come strumento di liberazione
91.
> Foucault Michel, Surveiller et punir. Naissance
de la prison, Gallimard, Paris 1975. Traduzione italiana
da Alcesti Tarchetti: Sorvegliare e punire. Nascita
della prigione. Einaudi, Torino 1976
> Ermanno Gallo - Vincenzo Ruggiero, Il carcere
immateriale. La detenzione come fabbrica di handicap,
Sonda, Milano 2004
> Ugo Ciaschimini, Servizio sociale minorile e giustizia
penale. Codice istituzionale e dimensione territoriale,
Carrocci Editore, Roma 2012
L E F ON T I / bibliografia
> Annamaria Zilianti e Beatrice Rovai, Assistenti sociali
professionisti. Metodologia del lavoro sociale, Carrocci
Faber, Urbino 2010
VII
92.
design come strumento di liberazione
sitografia
SITI ON-LINE
> http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_12_3.wp
> http://www.ristretti.org
> http://recuperiamoci.blogspot.it
> http://www.istitutosanti.org/sitografia_carcere.asp
> http://www.carcereliguria.it
> http://www.amministrazioneincammino.luiss.it
ARTICOLI ON-LINE
> Michele Brambilla, Cerceri. l’unica soluzione è il lavoro,
07 / 06 / 2013, in http://www.lastampa.it/2013/06/07/
italia/cronache/carceri-lunica-soluzione-il-lavorotn4FfZg0yKsv0ti8DkkaxH/pagina.html
> Michele Brambilla, Quando la pena fa bene al detenuto,
09 / 06 / 2013 , in http://www.lastampa.it/2013/06/09/italia/
cronache/lavorare-in-carcere-quando-la-pena-fa-bene-aldetenuto-TsCj8x698D64C9n9bkGzMI/pagina.html
design come strumento di liberazione
93.
> Davide Pelanda, Intervista a Gherardo Colombo:
“oggi il carcere non rieduca”. 21 / 05 / 21012, in http://
www.articolotre.com/2012/05/intervista-gherardocolombo-oggi-il-carcere-non-rieduca/87421
> Il Ponte, Ero carcerato e mi avete visitato: il Centro
di Ascolto del carcere, Rimini 02 / 05 / 2013, in http://
www.newsrimini.it/news/2013/maggio/02/rimini/ero_
carcerato_e_mi_avete_visitato__il_centro_ascolto_
del_carcere.html
> Giambattista Scirè, Carceri italiane, cronaca di
un disastro dimenticato, 20 / 04 / 2012, in http://www.
linkiesta.it/carceri-sovraffollamento
DATI ON-LINE
> http://www.guida.redattoresociale.it/Scheda.
aspx?id=370999
> http://ilbureau.com/infografica-carceri-i-numeri-delleprigioni-italiane/#
> http://manuallywired.altervista.org/blog/sovraffollatee-piene-di-stranieri-le-nostre-carceri/
VII
L E F ON T I / sitografia
> Internazionale, Troppi detenuti in carcere,
26 / 06 / 2013, in http://www.internazionale.it/news/
italia/2013/06/26/troppi-detenuti-in-carcere/
94.
design come strumento di liberazione
ringraziamenti
> AI MIEI GENITORI: Rino e Laura
dedico questi tre anni di studi, che con loro amore
incondizionato e la loro pazienza hanno sempre
creduto in me. Li ringrazio per i loro consigli, per non
avermi mai imposto nulla, ma lasciandomi sempre libera
di fare le mie scelte.
> A MIA SORELLA: Silvia
che con la sua ironia e la sua forza, senza farsi sentire,
riesce a prendermi per mano e rialzarmi tutte le volte
che cado nello sconforto e penso di non farcela.
> AI MIEI AMICI: Chiara, Beatrice, Martina, Alessia,
Jessica e Andrea
con i quali ho condiviso parte della mia vita e che dopo
tanti anni, oggi sono qui vicino a me festeggiare questo
giorno importante. Li ringrazio perché i momenti più belli
li ricordo vicino a loro.
> ALLE MIE COMPAGNE DI UNIVERSITÀ: Sara e Barbara
compagne di viaggio con le quali in questi anni
non ho condiviso solo progetti, ma cose preziose come
la stima, la fiducia e tanti sorrisi.
Mi hanno insegnato tanto con la loro saggezza e hanno
saputo vedere in me qualcosa di speciale.
design come strumento di liberazione
95.
> AGLI ESPERTI: Nicola Pastore, Vincenzo di Pardo
e Annalisa Natale
gli incontri con loro sono stati per me fondamentali
per giungere alla realizzazione finale del mio progetto,
mi hanno fatto conoscere un mondo, quello del carcere,
che conoscevo solo per immagini stereotipate.
Li ringrazio per la loro disponibilità, per i consigli
e per aver creduto nella validità del mio progetto.
> AL FOTOGRAFO: Konrad Lis
per aver dato un contributo fondamentale nella
realizzazione delle foto e del video di presentazione
del progetto.
> AL MIO: Manuel
che con il suo amore mi ha illuminato la vita.
Lo ringrazio perché mi da la carica ogni giorni
di svegliarmi e dare il meglio di me, perché in ogni
momento mi è sempre stato accanto, credendo in me
e nel mio sogno più grande: diventare una brava grafica.
VII
RINGR A ZI A MEN T I /
> ALLA TIPOGRAFIA: Galli Service
dove in questi ultimi mesi ho passato gran parte
dei miei pomeriggi tra una prova di stampa e l’altra.
Ringrazio loro per la loro gentilezza e disponibilità.
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Relazione tesi - Corso di Laurea in Disegno industriale