Volume LVIII
Pag. 11
Il saggio prende in esame l’interesse suscitato a Bergamo nel Settecento dalla figura e dall’opera
di Torquato Tasso, rilevando come soltanto un esiguo gruppo di studiosi, tutti facenti parte
dell’Accademia degli Eccitati, si fosse occupato convenientemente dell’argomento: è rimasta
infatti memoria di poche discettazioni di tema tassiano, tutte dovute a tre accademici
(Pierantonio Serassi, Gerolamo Guarinoni e Antonio Maria Mazzi). Si rilevano poi le reminiscenze
tassiane presenti negli scritti di Giovanni Maria Bicetti de Buttinoni. In appendice si riproduce il
testo delle lezioni accademiche tenute da don Mazzi agli Eccitati sul “singolare fenomeno”
riguardante Torquato Tasso “osservato mentre credeva di parlare con uno spirito famigliare”.
Pag. 91
Dopo aver rievocato l’ambiente della corte estense di Ferrara nella quale il Tasso trascorse parte
della sua vita ed aver ricordato quale fonte d’ispirazione fu il suo Canzoniere per madrigalisti quali
Luca Marenzio, Carlo Gesualdo e e Claudio Monteverdi, il conferenziere si diffonde sul
melodramma “Torquato Tasso” di Donizetti, un soggetto che il librettista Jacopo Ferretti,
inadeguato al genio del musicista, trasse in parte da una tragicommedia del Goldoni e in parte da
un lavoro di Alexandre Duval. Rilevati i difetti d’impostazione del libretto, che indulge
inopinatamente al comico, il conferenziere osserva che la parte musicale migliore dell’opera è
quella in cui Donizetti dà vita ai sentimenti più profondi dell’animo del protagonista.
Pag. 113
Dei rapporti di Torquato Tasso con alcuni prelati bergamaschi suoi contemporanei tratta la
presente comunicazione, che evoca in primis la complessa figura del giureconsulto Gian Girolamo
Albani, nominato nel 1570 cardinale da papa Ghisleri. All’autorevole aiuto dell’Albani il Tasso
ricorse più volte nel corso della sua vita tribolata. Altri prelati bergamaschi ricordati sono
Maurizio Cattaneo, che per qualche tempo a Roma fu precettore del Tasso, monsignor Giuseppe
Donzelli, che fu arcivescovo di Sorrento, monsignor Bonaventura Maffetti e l’abate G. B. Licino,
entrambi amici e corrispondenti del Tasso. Infine è ricordato padre Giacomo Alberici, priore del
convento romano di Santa Maria del Popolo, che ospitò il Tasso.
Pag. 125
La comunicazione attiene all’ultima opera composta da Torquato Tasso, il “poema sacro” del
“Mondo creato”, del quale il Petrocchi diede una notevole edizione critica. Il significato e il valore
dell’ultima fatica poetica del Tasso scaturiscono dagli studi filosofici e teologici che il poeta compì
negli anni della sua formazione e che riprese intensamente nella maturità, opponendosi alla
visione materialistica e deterministica lucreziana e giovandosi della letteratura patristica greca e
latina riguardante il racconto biblico della creazione del mondo all’inizio del libro della Genesi. Si
richiama l’intricata vicenda dei manoscritti tassiani e si dà un quadro dei contributi degli studiosi
in ordine a questo poema poco conosciuto, che principia con una invocazione alla Trinità e che
descrive in endecasillabi sciolti le sette giornate della creazione del mondo.
Pag. 147
Il saggio è dedicato alle similitudini nella “Gerusalemme Liberata”, intese come immagini scelte
di volta in volta dal poeta per illustrare e definire meglio personaggi e situazioni nel corso della
narrazione della vicenda. Esso tiene conto delle affermazioni contenute nei “Discorsi dell’arte
poetica” del Tasso ed offre un quadro delle similitudini raccolte secondo unità narrative del
poema. Precisate le motivazioni psicologiche che inducono alla similitudine e considerate le
condizioni degli ambienti culturali frequentati dal Tasso, il saggio guida alla comprensione delle
scelte stilistiche compiute dal poeta e si diffonde sulle similitudini della “Gerusalemme Liberata”
offrendone un ampio quadro ed una lunga e dettagliata elencazione schematica, frutto di una
lettura attenta e di una conoscenza profonda del poema.
Pag. 199
La ricerca si diffonde sulle case e sui terreni appartenuti a Bergamo nel Cinquecento alla ricca
famiglia mercantile dei Tasso. In particolare l’autore circoscrive la sua indagine alla casa tuttora
esistente che Domenico Tasso fece costruire fra il 1518 e il 1521 nella vicinia di Sant’Alessandro
della Croce, fornendo una descrizione dettagliata dello stabile e segnalandone sulla scorta dei
documenti d’archivio i passaggi di proprietà per via ereditaria. Il saggio, documentatissimo, come
attesta ampiamente il corredo delle note, offre notizie interessanti sulla presenza dei Tasso a
Bergamo e corregge alcuni errori nei quali era caduta la storiografia precedente.
Pag. 239
Lo scritto tratta degli amichevoli rapporti che l’abate Angelo Grillo, monaco cassinese,
intrattenne con Torquato Tasso, visitandolo più volte e interessandosi fra l’altro per ottenerne la
liberazione dal reclusorio ferrarese di Sant’Anna. Stimolato dalla frequentazione del Tasso, il
Grillo compose versi, in parte pubblicati a Bergamo sotto lo pseudonimo di Livio Celano. Si
conoscono peraltro alcune sillogi di poesie sacre e profane del Grillo date alle stampe da Comin
Ventura. Del Grillo si danno inoltre dati biografici essenziali ma precisi, atti a lumeggiarne la
figura e l’importanza nell’ambito dell’ordine cassinese.
Pag. 249
Il saggio prende in esame i “postillati” tassiani (volumi antichi recanti annotazioni autografe del
Tasso) temporaneamente esposti nel 1995 nell’atrio scamozziano del palazzo della biblioteca
civica di Bergamo, dodici libri facenti parte del fondo dei cinquantadue pezzi dei “postillati
barberiniani” provenienti dalla dispersa biblioteca del poeta e confluiti a suo tempo con la libreria
barberiniana nella Biblioteca Apostolica Vaticana. L’autore passa in rassegna i dati tecnici delle
opere esposte e conclude la disamina avvertendo quale ricchezza di spunti e di suggestioni
costituiscano le annotazioni autografe del Tasso.
Pag. 269
Il testo rievoca la figura e l’opera infaticabile dell’avvocato bergamasco Luigi Locatelli (18721949), appassionato studioso di Torquato Tasso, fervido partecipe delle istituzioni della vita civica
e amministrativa di Bergamo, interventista e combattente della Guerra Europea, erudito e
poliglotta, filatelico e bibliofilo, instancabile ricercatore e raccoglitore di rare edizioni tassiane,
compilatore di una monumentale bibliografia riguardante la vita e le opere di Torquato Tasso.
Con gesto munifico l’avvocato Locatelli donò tutta la sua ingente raccolta tassiana alla biblioteca
civica di Bergamo ponendo le basi per la costituzione del Centro di Studi Tassiani.
Pag. 287
La comunicazione scritta riguarda la memoria e il culto di Bernardo e di Torquato Tasso in terra
trevigliese. Ricorda infatti una missione diplomatica di Bernardo Tasso a Parigi presso il visconte
di Lautrec, che a Treviglio aveva constatato con i suoi occhi il miracolo della lacrimazione della
Madonna affrescata nella chiesa del monastero di Sant’Agostino; menziona un presunto ritratto
di Bernardo Tasso posseduto dal museo civico trevigliese; evoca un soggiorno trevigliese del
Balestrieri intento al suo rifacimento in dialetto ambrosiano della “Gerusalemme”, una singolare
difesa del Tasso da parte del Porta e del Grossi nonché, a tacer d’altro, un’analisi della “follia” del
Tasso compiuta dallo psichiatra trevigliese Andrea Verga.
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