AGENZIA DELLA CGIL VENETO
VENETOLAVORO
fondata da Marco Masi
Agenzia della CGIL del Veneto Anno XIV n. 23 del 29 giugno 2005 Dir. resp. Simonetta Pento Aut. Trib. di VE n. 1190 del 15.5.95
Redazione via Peschiera 5 30174 Mestre VE [email protected] - Stampa CPSS Mestre Venezia
IMMIGRAZIONE: LA REGIONE NON STIA A GUARDARE
UN NUOVO PROGETTO DI CONVIVENZA
PER IL VENETO DEL FUTURO
Con la presenza a fine 2004 di 265.000 stranieri (pari al 5,6% della popolazione), il Veneto è in vetta alla classifica delle regioni per
numero di lavoratori migranti. Si trova tuttavia (così dice il CNEL nel suo ultimo rapporto) nella fascia medio - bassa quanto a radicamento ed inserimento sociale, complice anche il fatto che qui il fenomeno migratorio è più recente che nelle altre grandi regioni del centro nord. Ma non c'è solo questo e le responsabilità di governo sono evidenti.
A fine '92 si contavano 40.000 stranieri iscritti alle anagrafi dei nostri comuni, nel '99 il loro numero era già triplicato (117.000 presenze) per crescere ancora di due volte e mezza nei 5 anni successivi, secondo una tendenza che fa presagire ulteriori aumenti.
Se la realtà corre, la normativa è però incredibilmente statica e la Regione Veneto sta affrontando il problema immigrazione con una
legge datata 1991, scritta quando il fenomeno stava appena uscendo dalla fase della preistoria. E' chiaro che questo fattore non è ininfluente circa la nostra capacità di assorbire positivamente il fenomeno migratorio.
Che per i migranti che si stabiliscono nel Veneto non sia tutto rose e fiori lo dicono, del resto, le tante vicende che appaiono con sempre maggior frequenza sulle nostre cronache. Le emergenze si chiamano casa, formazione, diritti nel lavoro, ma anche condizioni più
civili nell' adempimento delle pratiche burocratiche, oltre al superamento della logica dei flussi (Legge Bossi Fini) che continua a produrre sempre nuova clandestinità.
Su questi aspetti e a sostegno di una nuova legge regionale sull'immigrazione, oltre che sul diritto di voto ai migranti, CGIL CISL UIL
hanno deciso di dare la sveglia alla Regione Veneto e di aprire un confronto specifico.
"Nella precedente legislatura - scrivono - l'immobilismo della Giunta regionale è stato clamoroso" e, a titolo di esempio, citano il fatto
che il Tavolo Unico Regionale di Coordinamento sull'Immigrazione non si sia mai riunito in oltre un anno oppure che la nuova legge
regionale sull'immigrazione sia, come tanti altri importanti provvedimenti, "rimasta nel cassetto".
Sulle motivazioni e sul contenuto delle richieste presentate alla Regione riportiamo il testo redatto dai Segretari regionali di Cgil Cisl Uil
Stefano Cecconi, Franco Lorenzon, Valerio Franceschini.
In Veneto - come sta avvenendo ad altre regioni italiane ed europee "in fase di invecchiamento" - la popolazione in età attiva sta
scendendo rapidamente e con essa anche la capacità di assicurare molte delle risorse necessarie a garantire il suo benessere
futuro.
Per questo è positivo che negli ultimi dieci anni la presenza di cittadini stranieri nella nostra regione sia cresciuta notevolmente
fino a raggiungere a fine 2004 la cifra di circa 265.000, pari a circa
5,6% della popolazione totale. Tali lavoratori hanno infatti risposto
alla domanda di lavoro non solo delle imprese (in tutti i settori:
agricoltura, industria, costruzioni e servizi), ma anche delle famiglie (assistenza agli anziani). Non bisogna d'altra parte dimenticare che ogni lavoratore straniero offre un valido contributo all'equilibrio del nostro sistema previdenziale che è fondato sulla
ripartizione, cioè sul fatto che le pensioni di chi ha finito di lavorare sono pagate con i contributi di chi lavora.
In questi anni, nella nostra Regione, molti soggetti hanno lavorato per creare queste condizioni positive. Resta quindi sicuramen-
IL POLESINE SI FERMA
SCIOPERO GENERALE
1 LUGLIO
Manifestazione a
Rovigo
in Piazza Garibaldi
Comizi di
Giovanni Nalin Cgil di Rovigo
Franco Sech Cisl regionale
Guglielmo Loi Uil nazionale
Cortei ore 9,30 da piazza Cervi e da Piazza Armi
te valido il Protocollo d'Intesa del 2000 - che è all'origine del
Tavolo Unico Regionale sull'Immigrazione - perchè ha individuato
i punti cruciali su cui intervenire (alloggio, formazione, governo dei
flussi, interculturalità, accoglienza, ecc.), e soprattutto perché ha
tentato di mettere in rete Istituzioni, Parti sociali e Associazioni.
Ma oggi occorre riconoscere l'urgenza di passare ad una nuova
fase per le politiche sulla immigrazione.
Per questo Cgil - Cisl -Uil del Veneto ritengono necessario
costruire un nuovo progetto di convivenza, che abbia al centro il
rispetto e la promozione della persona, nel lavoro e nella società
(compreso il diritto di voto), aprendo un grande dibattito che coinvolga l'intera società veneta, per COSTRUIRE UNA NUOVA
LEGGE REGIONALE SULL'IMMIGRAZIONE.
Nella precedente legislatura l'immobilismo della Giunta Regionale
è stato invece clamoroso: il Tavolo unico regionale di coordinamento sull'Immigrazione non si riunisce da oltre un anno, mentre
la nuova Legge regionale sull'Immigrazione (l'attuale è del 1991!)
è rimasta nel cassetto.
In particolare riteniamo che debbano essere affrontate le seguenti questioni:
UN NUOVO GOVERNO DEGLI INGRESSI
Occorre superare la logica dei flussi così come è stata realizzata
fino a questo momento. Infatti, l' attuale gestione restrittiva degli
ingressi nel nostro paese produce difficoltà alle imprese a reperire la necessaria manodopera, induce nei fatti immigrazione clandestina ed impedisce ai lavoratori migranti la libertà di ricerca di
lavoro.
I DIRITTI NEL LAVORO
Nei luoghi di lavoro deve venir assicurata parità di trattamento
senza discriminazioni, un adattamento delle norme legislative e
contrattuali (fisco, ferie, diritto allo studio, ecc.) ed una maggiore
attenzione al diritto alla salute ed alla sicurezza.
L'EMERGENZA CASA
Il problema della scarsità di alloggi disponibili riguarda in Veneto
migliaia di cittadini, italiani e stranieri. Per i cittadini immigrati, che
lavorano stabilmente ma vivono anche con famiglia e figli piccoli
in alloggi precari o poco dignitosi, è ancora più difficile trovare
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giovedì 29 giugno 2005
VENETOLAVORO
“OCCHI PUNTATI SULLA SICUREZZA”
LA CGIL DEL VENETO LANCIA UN ALLARME
ED APRE UNA RIFLESSIONE
L'anno scorso nel Veneto ci sono stati 128.000 infortuni sul lavoro, pari a più di 50 per ogni giornata lavorativa. Il dato ancora più
impressionante, che vede la nostra regione primeggiare tra quelle italiane, riguarda la gravità degli eventi che ha portato nel solo
2004 a contare 112 morti e 1.700 inabili permanenti a seguito di
incidenti sul lavoro.
Tra i più colpiti i settori più deboli e ricattabili del lavoro:
Co.Co.Co., interinali, lavoratori con contratti a termine da un lato
e, dall'altro, immigrati, soprattutto se impiegati nell'edilizia: un settore dove il rapporto tra infortuni e occupati è di 49,16, a fronte di
una media nazionale di 39,79.
Il tributo sociale è altissimo e il costo per la collettività spaventoso (un infortunio pesa mediamente per 36.000 euro), ma ciò nonostante il fenomeno non è in regressione ed i dati si mantengono
sostanzialmente inalterati, tanto da far contare nel solo Veneto
700.000 denunce di infortunio e 649 morti sul lavoro negli ultimi 5
anni.
La CGIL lancia l'allarme: "questa situazione, già intollerabile osserva il segretario regionale Patrizio Tonon che ha svolto la
relazione introduttiva al convegno - rischia di subire ulteriori appesantimenti a fronte delle difficoltà che investono soprattutto il
manifatturiero. Bisogna assolutamente evitare che si utilizzi la
crisi per ridurre il costo del lavoro e peggiorare le condizioni di
sicurezza nei luoghi di lavoro. Insomma, assieme al lavoro bisogna assicurare la salute!"
Di qui l'idea di organizzare un convegno (si è tenuto il 29 giugno
a Mestre) quale primo momento di approfondimento per definire
proposte e linee di intervento, a partire dall' operato sindacale.
Ma non è stata solo una riflessione interna. Sono intervenuti, portando preziosi contributi, oltre a Patrizio Tonon e Mario Stellon
della Cgil Veneto, Stefano Maso (azienda Ospedaliera Università
di Padova), Giancarlo Moro (legali INCA), Giorgio Molin (FIOM
Venezia), Raffaele Guariniello (magistrato). Le conclusioni sono
state affidate a Paola Agnello Modica, per la Cgil nazionale.
Diverse le questioni affrontate: dal Testo Unico predisposto dal
Governo "che metteva in discussione l'impianto di 50 anni di
legislazione" e che è stato ora ritirato dopo il parere sfavorevole,
oltre che del sindacato, anche delle Regioni e del Consiglio di
Stato, all'applicazione della 626, al ruolo e all'attività dei delegati
alla sicurezza, fino al peso che la contrattazione più recente ha
assegnato alle tematiche relative alla salute e alla sicurezza.
A tale proposito la CGIL del Veneto ha esaminato un centinaio di
accordi aziendali siglati l'anno scorso in regione ed il risultato non
si può dire brillante. Gli integrativi si sono in gran parte conclusi
con impegni generici delle aziende sull' applicazione della legge
626 o sul riconoscimento dei delegati alla sicurezza; solo pochissimi parlano di risorse aggiuntive destinate ad investimenti e sono
decisamente rari quelli che partono dai documenti di valutazione
dei rischi per puntare alla loro rimozione.
"Le difficoltà delle aziende - osserva Tonon - non possono essere
utilizzate per tappare la bocca al sindacato e alle RSU sui temi
della salute nei luoghi di lavoro. Anzi, proprio di fronte all'innalzamento della precarietà dei rapporti e delle condizioni di lavoro
occorre prestare massima attenzione alla tutela della salute. La
contrattazione ed il confronto con le aziende deve essere continuo, senza che il tutto venga scaricato agli RLS ed i lavoratori
devono veramente ritornare a farsi carico della propria condizione di lavoro".
Alcuni giudizi sono netti: "è diseducativo e sindacalmente sbagliato collegare i premi di risultato alla quantità prodotta e alla presenza, senza un preventivo ragionamento sulle condizioni, sui
carichi di lavoro e sulla salute. Va dunque aggiornata la formazione verso gli RSU, i quali non devono solo essere bravi a capire le
voci del bilancio da utilizzare per il premio di risultato, come la
redditività, il MOL, il CASH FLOW ecc. ma devono, assieme a noi,
ritornare a proporre alle aziende ambienti migliori, cicli produttivi
che non rovinino la salute, prodotti non nocivi".
Se la contrattazione nelle aziende è un capitolo importantissimo,
non esaurisce di per sé né l'universo né la tipologia di interventi
da attivare.
"In primo luogo - dice Tonon - vi è tutto il versante della piccola
impresa dove la contrattazione non arriva e che è particolarmente esposto alle situazioni di rischio. L'estensione da un lato delle
agibilità dei delegati territoriali alla sicurezza e la costituzione, dall'altro, del "libretto personale della formazione" per questi lavoratori oltre che per quelli precari è una delle grandi scommesse che
la CGIL del Veneto vuole lanciare".
L'altro ordine di questioni riguarda le nuove patologie e tutti quei
rischi per la salute psicofisica che non possono continuare ad
essere ignorati. "Spesso ci dimentichiamo - osserva la relazione di altri parametri che denotano il livello di benessere dei lavoratori come lo stress, i danni alla schiena ed agli arti superiori, i danni
ai polmoni e alle vie di respirazione dovuti all'uso di sostanze
nocive, ad ambienti polverosi e senza controllo termico.
Serve che Regione e SPISAL approfondiscano i rischi ergonomici e le cause delle malattie professionali, sviluppando ricerche e
sperimentazioni, anche assieme alle Università, finalizzate a proporre soluzioni che migliorino e rendano più sicuro e più sano il
lavoro.
I sistemi di Gestione della sicurezza nelle aziende, con procedure virtuose e preventive, devono nascere e procedere con la
nostra partecipazione e le nostre idee per certificare che lì, in
quell'azienda, quel prodotto o quel servizio è stato costruito con
un ciclo lavorativo, un uso di materiali che non hanno messo a
rischio la salute dei lavoratori e l'ambiente.
Sono proprio queste esperienze che l'INAIL, la Regione, le
Province e gli organismi Bilaterali dovrebbero sostenere e divulgare con convinzione.
Chi investe in sicurezza va sostenuto in tutti i modi. Tutte le certificazioni che non prevedono il coinvolgimento attivo dei lavoratori, rischiano solo di essere percorsi procedurali costruiti a tavolino
e finalizzati ad obbiettivi collegati all'immagine e non alla sostanza".
Il lavoro cambia, ma l'aggiornamento normativo e delle tutele è
fermo al secolo scorso, mentre gli enti assicurativi tendono a
"risparmiare". Il caso più eclatante riguarda le malattie professionali: l'anno scorso nel Veneto sono state presentate 1.390 richieste, ma l'INAIL nel ha accolte solo 207. "Credo che su questo un
chiarimento debba essere fatto", dice Tonon che non rinuncia ad
un appassionato passaggio finale sulla figura degli RLS, a volte
poco attrezzati di fronte ad aziende ostili: "dobbiamo aiutare i
nostri RLS, utilizzando anche più risorse per la loro formazione,
informazione e il coordinamento. Vogliamo che le aziende li
rispettino e li valorizzino di più, mettendogli a disposizione strumenti adeguati, formandoli e aggiornandoli.
Anche questo dobbiamo chiedere nelle piattaforme".
ANZIANI, ATTENTI ALLE TRUFFE!
Nell'ambito della campagna contro le truffe agli anziani, una delegazione della
Federconsumatori e dello Spi Cgil è approdata al Lido di Venezia a bordo di un camper. Scesi dal Ferry boat, si sono recati al mercato per "vendere buoni consigli"
soprattutto agli anziani, vittime preferite di imbroglioni e truffatori particolarmente attivi nella stagione estiva. Costo di ogni "consiglio": un po' di attenzione ed un minuto
del proprio tempo.
Tra i tanti banchi, alla fine, quello della Federconsumatori e dello SPI è risultato uno
dei più frequentati. Mille i volantini distribuiti nella mattinata, ma soprattutto tante le
persone che si sono accostate. Qualcuno anche si è fermato a raccontare qualche
brutta avventura, a dimostrazione che il problema è più che mai attuale.
VENETOLAVORO
giovedì 29 giugno 2005
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SVILUPPO E DIRITTI SOCIALI NELL'EUROPA A 25
LA CGIL DEL VENETO NE HA PARLATO CON I SINDACATI EUROPEI, LE ISTITUZIONI,
GLI ATTORI ECONOMICI E LA POLITICA
In alcuni comparti del Veneto (edilizia in
particolare, ma alcuni episodi sono stati
anche al centro di vertenze in grandi
aziende quali Fincantieri a Marghera) si
sta ampliando il fenomeno di lavoratori
che operano presso ditte italiane risultando "distaccati" da imprese straniere,
soprattutto dell' est europeo. Ad essi non
vengono applicati i contratti di lavoro del
nostro paese ma quelli - assai più bassi del paese d'origine, anche se si tratta di
una pratica non legale, più volte osteggiata dal sindacato degli edili, così come
quello dei metalmeccanici. Ma cosa succederebbe se, all'allargarsi delle maglie
che rendono sempre più labili i vincoli sul
lavoro in Italia, si affiancassero norme
europee tali da permettere
aggiramenti delle regole?
Sono recenti le iniziative del sindacato
europeo contro il progetto di direttiva
Bolkestein che renderebbe possibile l' attività in Europa di prestatori di servizi (una
gamma estesissima) sottoposti non alle
leggi del paese in cui operano ma alle
norme di quello ove hanno la sede legale.
Pesantissimi sarebbero gli effetti sul piano
delle tutele rendendo possibile, con una
"gara al ribasso" fra i Paesi dell'Unione,
fenomeni di dumping sociale. Ne deriverebbe un attacco oltre che ai diritti del
lavoro, anche alla qualità del welfare.
Oggi, grazie alla mobilitazione dei lavoratori ed all'opposizione di alcuni Governo,
quel testo sarà riformulato, ma è evidente
che la vicenda è tutt'altro che conclusa.
Intanto le difficoltà di crescita che stanno
allontanando l'Europa dai motori dello sviluppo mondiale, stanno mettendo a dura
prova l'obiettivo di Lisbona di far diventare
l'economia europea la più competitiva e
dinamica del mondo, con migliori posti di
lavoro ed una maggiore coesione sociale.
Come può allora il sindacato europeo
affrontare la complessità dei temi dello
sviluppo e dei diritti in un' Europa, oggi a
25, domani a 27 e dopodomani allargata a
tutti gli stati balcanici?
A questi temi la CGIL del Veneto ha dedicato un momento di approfondimento con
un incontro - "sviluppo e diritti sociali
nell'Europa a 25" -svoltosi il 21 giugno a
Treviso. Vi hanno partecipato sindacalisti
di alcuni paesi dell'Unione, oltre al
Segretario della Confederazione Europea
dei Sindacati, Walter Cerfeda, invitato ad
indicare quali sono le sfide dell' Europa ed
il contesto dentro il quale si deve muovere
l'iniziativa sindacale per gestire i diritti
sociali e dare valore al lavoro. Non sono
mancate le voci istituzionali e della politica, oltre che giuristi ed economisti e rappresentanti delle aziende, invitati a portare
il proprio punto di vista.
La relazione introduttiva è stata svolta da
Luciano Caon, Segretario Regionale Cgil,
e le conclusioni sono state affidate a
Diego Gallo, Segretario Generale della
Cgil del Veneto.
Tra i tanti spunti offerti dal convegno,
riprendiamo alcuni passi della relazione,
laddove si parla dell'esigenza di rimettere
al centro il lavoro ed il suo valore, impresa
ardua in un paese - l'Italia - che "si configura sempre più come una Repubblica
basata anziché sul lavoro, sui patrimoni,
visto che la quota di reddito nazionale che
va al lavoro si è ridotta negli ultimi 20 anni
dal 50% al 40% e quella della rendita è
aumentata dal 20% al 30%".
E' questa, secondo Caon, "una delle principali cause del declino insieme al costo
dell' energia ed a servizi che sono i più
cari d'Europa, mentre istruzione e ricerca
sono più povere in un paese che ha meno
industria e servizi innovativi.
Il filo rosso che unisce le negative performance dell'azienda Italia è sicuramente
legato al prevalere della rendita sul profitto, fattore che porta le forze dello sviluppo
a declinare a vantaggio degli interessi
parassitari. Le privatizzazioni senza liberalizzazioni hanno prodotto anche in
Veneto la migrazione di intere famiglie dal
rischio del profitto alla garanzia della rendita e questo ha indebolito il sistema produttivo e la sua competitività.
Le rendite finanziarie personali inoltre
sono tassate con aliquota fissa del 12,5%,
mentre agli utili d'impresa si applicano aliquote del 33%, tra le più alte conosciute".
Si impone anche una riflessione sul lavoro, sulla "buona occupazione" in tempi di
flessibilità: "se vogliamo far concorrenza a
Paesi che corrono in fretta dobbiamo
avere lavoratori - risorse umane - che
guardano al futuro con serenità e non affittati per pochi mesi e poi lasciati sulla strada. Per questo si impone una correzione
profonda della legge 30 in Italia, ma anche
nell’attuale
fase di crisi e
cambiamento
del sistema
produttivo e
occupazionale
del Veneto
mercoledì
6 luglio 2005
ore 15.00
novotel
via ceccherini 21
mestre venezia
regole su diritti e mercato del lavoro
nell'Europa a 25.
Il tema della competitività e della crescita
va posta al centro dell'agenda politica e
deve trovare nella rimodulata "strategia di
Lisbona" e dei 23 orientamenti integrati
per la crescita e l'occupazione (20052008) un punto di riferimento essenziale
anche per le politiche nazionali.
Queste ultime devono realizzare un sistema di diritti in grado di generare sicurezza
per i lavoratori, un servizio pubblico per
l'impiego personalizzato ed una rete di
tutele fondamentali da realizzare con
moderni ammortizzatori sociali mettendo
così ordine in un sistema di gestione del
mercato del lavoro che non ha nè ordine
nè equità.
Ci vogliono però investimenti (pubblici e
privati) sia a livello nazionale che comunitario. Il bilancio comunitario deve destinare più risorse alla ricerca perché è su questo piano che si gioca una partita importante nella competizione globale.
E' con la visione di un' Europa che deve
riprendere gli obiettivi di fondo della strategia di Lisbona (di cui siamo ben lontani
dall' aver realizzato le potenzialità di cambiamento offerte) che dobbiamo continuare nel nostro lavoro. L' Europa non può
ridefinire la strategia di Lisbona esclusivamente in termini economici e di competitività, ma anche di diritti e tutele sociali.
Occorre, insomma, unire sviluppo, democrazia e coesione sociale.
Per recuperare competitività sono necessari investimenti in più direzioni: ricerca formazione - istruzione - infrastrutture reti telematiche ed interventi mirati alla
crescita dell'occupazione ma anche alla
tutela dei diritti fondamentali ed alla qualità e sostenibilità dello sviluppo. Questo è
possibile se il Patto di stabilità garantisce
anche la crescita necessaria per non mettere in crisi quel modello di Europa basato
sulla coesistenza tra sviluppo, democrazia
e progresso sociale. Per questo abbiamo
avversato la bozza di direttiva Bolkestein
che snatura il modello sociale fin qui conosciuto attraverso un' opera demolitoria di
regole, norme e valori sociali.
Anche questo ha pesato sul NO alla
Costituzione Europea in Francia ed
Olanda. E' stato un voto alla politica europea, non ad un pezzo di carta. E quel
voto, se guardiamo nel fondo, è stato dettato da paura. Paura di un' economia che
ha raggiunto una dimensione apparentemente incontrollabile, paura di una immigrazione incontrollata, paura di perdere il
posto di lavoro.
A questo l'Europa politica fatica a dare
risposte. Il problema non è quello di modificare i modi della decisione, quanto quello di equilibrare le decisioni della grande
politica con un'attenzione che non c'è mai
stata per la politica sociale. Lo specifico
della libertà europea è lo stato sociale. La
crisi dello stato sociale è forse il vero inizio
della crisi europea".
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giovedì 29 giugno 2005
VENETOLAVORO
FERROVIE: FATTO L'ACCORDO CON IL
GRUPPO MA IL GOVERNO È LATITANTE
Con una "tirata" finale, protrattasi ininterrottamente dal pomeriggio del 22 fino alla mattina del 23 giugno, è stato raggiunto l'accordo tra le Segreterie Nazionali e il Gruppo FS. A seguito dell'intesa, è stato revocato lo sciopero di 24 ore che sarebbe dovuto iniziare alle ore 21 del 23 giugno.
Nell'immediata vigilia del terzo sciopero di una complessa vertenza - iniziata con il varo della piattaforma sindacale da parte
dell'Assemblea nazionale del 27 gennaio - e dopo che, nell'ultima fase, l'interruzione del negoziato nella serata di sabato 18 giugno sembrava definitiva, il confronto ha avuto un decisivo "colpo
d' ala".
Giungono a sintesi positivamente diversi importanti punti della
piattaforma e si apre, finalmente, un percorso relazionale che
sconfigge chi, nel Gruppo FS e, in particolare, in Trenitalia, aveva
scommesso sull'unilateralità aziendale e sulla resa dei lavoratori
e del Sindacato.
Rimangono invece aperti tutti quei punti della piattaforma di gennaio indirizzati al Governo: punti fondamentali per descrivere la
prospettiva del settore del trasporto ferroviario e, in esso, del
Gruppo FS.
Ancora una volta, cioè, il Governo ha scelto di defilarsi. Spenti i
riflettori sul disastro ferroviario di Crevalcore, il Ministro è tornato
ad occuparsi d'altro.
La liberalizzazione del settore, gli investimenti per il potenziamento tecnologico ed infrastrutturale del sistema, la sicurezza
dell'esercizio ferroviario sono capitoli che, per essere affrontati
compiutamente, necessitano dell'interlocuzione con il Governo,
nella duplice veste di "regolatore" del sistema e di "proprietario"
del Gruppo FS.
Ciò non è stato possibile, dimostrando, di nuovo ed ormai davvero definitivamente, che si tratta di temi irrisolti da consegnare ad
un'altra stagione politica, visto che l'attuale Ministro ed il Governo
di cui egli è espressione non ha mai manifestato, dal 2001 ad
oggi, alcuna volontà, capacità o intenzione di orientare, indirizzare, guidare, in questo come in altri settori dei trasporti, i processi
di liberalizzazione e gli effetti sociali economici e produttivi determinati dalle apertura alla competizione nei diversi settori del comparto.
La perdurante carenza di questo ruolo del Governo ha impedito
al negoziato di affrontare l'insieme dei temi della piattaforma ed
ha favorito gli atteggiamenti dilatori dell'azienda, la quale, tra l'altro, in questi cinque mesi di vertenza, ha palesato profonde divisioni nel management di vertice.
Come precedentemente accennato, da questa vertenza escono
sconfitti coloro che, annidati principalmente in Trenitalia, hanno
scommesso in questi mesi sulla scarsa capacità di mobilitazione
sindacale per piegare in una condizione subalterna il lavoro.
Coloro che, ancora in Trenitalia, hanno tentato di delineare una
condizione produttiva di basso profilo, con un atteggiamento
arrendevole e fatalistico nel trasporto merci ed arrembate ed irresponsabile nella manutenzione rotabili, attività nella quale al
degrado senza precedenti raggiunto progressivamente nel corso
degli ultimi due anni si è tentato di rispondere con un intenso e
spregiudicato processo di esternalizzazione delle lavorazioni.
Sono sconfitti, infine, coloro che hanno tentato di imporre unilaterali ed opportunistiche interpretazioni delle norme contrattuali.
L'accordo sottoscritto la mattina del 23 giugno, si articola sui punti
che descriviamo sommariamente di seguito.
RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE
L' adeguamento salariale riferito al secondo biennio (2005-2006)
del "CCNL delle Attività Ferroviarie", convenuto con Agens, è di
100 medie (par. D2) a regime, con decorrenze intermedie,
rispettivamente, all'1.9.2005 (40 ), all'1.1.2006 (30 ) e
all'1.9.2006 (30 .
Inoltre, a titolo di "una tantum" a copertura del periodo di vacanza contrattuale (1.1. - 31.8.2005), sarà erogata in agosto la
somma di 320 medie (par. D2).
Si tratta del primo rinnovo del CCNL di settore che, oltre ai dipendenti del Gruppo FS, si applica anche ai lavoratori di aziende che,
nel corso dell'ultimo biennio, sono confluite nel "CCNL delle
Attività Ferroviarie" (circa 1.500 addetti , distribuiti nelle imprese:
Serfer, Railion Italy, Wagon Lits, Wasteels, RSI).
SICUREZZA
Viene confermata la validità dell'accordo nazionale dello scorso
19 aprile, che, in quella fase, portò al rinvio dello sciopero tenutosi poi il 12 e 13 maggio.
In tema di attrezzaggio dei mezzi con sistemi di vigilanza sull'operatore, fissato al 31 luglio prossimo il termine per la conclusione del confronto su: sistemi alternativi al pedale, ergonomia della
postazione di lavoro del macchinista e prosecuzione dell'attivazione del sistema di comunicazione terra-treno.
In particolare, l'accordo prevede, tra l'altro, che entro il prossimo
mese di ottobre Trenitalia avvierà il riattrezzaggio di sistemi alternativi al pedale (cosiddetta touche), prevedendo il maggior numero possibile di punti di reiterazione del sistema vigilante.
PIANI INDUSTRIALI
In base alle linee guida convenute con l'accordo, si attivano specifici confronti, sia a livello nazionale che territoriale, con l'obiettivo di consolidare e sviluppare la capacità produttiva dei singoli
settori di Trenitalia e RFI, in particolare:
* nella manutenzione rotabili, a fronte dell'obiettivo dichiarato da
Trenitalia di perseguire al 2008 un incremento del 12% dei trkm
prodotti e alla luce delle attuali evidenti difficoltà produttive, si
avvia un confronto nazionale, sia per la manutenzione ciclica che
per quella corrente, orientato a realizzare le condizioni per conseguire, entro la predetta scadenza, una riduzione del 30% della
indisponibilità dei rotabili, del 20% delle scorte, nonchè una contrazione delle riserve/accudienze ed un contenimento dei costi
operativi complessivi per unità di prodotto.
In tale ambito, Trenitalia si è impegnata a non procedere ad ulteriori esternalizzazioni di attività e si è convenuto di avviare immediatamente, con conclusione entro la prima decade di luglio,
negoziati di unità operativa, in un determinato numero di impianti elencati (nel Veneto, l'OGR Verona), che consentano il rientro
di lavorazioni recentemente terziarizzate e la predisposizione
delle condizioni transitorie per fronteggiare i prossimi impegni
produttivi.
Previsto, inoltre, l'avvio entro il prossimo ottobre del negoziato
nazionale sull'insieme del settore per il rientro di tutte le attività
esternalizzate nel corso del 2005, verificando altresì le condizioni per il rientro di ulteriori quote di attività.
A decorrere dalla data dell'accordo, infine, si è convenuto di istituire per il personale addetto alla manutenzione rotabili una
indennità giornaliera, articolata in due misure economiche: 6 in
caso di prestazione lavorativa resa su turni avvicendati nelle 24
ore (cosiddetti "in terza"); 3 , in caso di prestazione lavorativa
resa su turni avvicendati su 2 periodi giornalieri (cosiddetti "in
seconda");
* nel trasporto merci, a fronte degli obiettivi dichiarati da Trenitalia
su ricavi da traffico (+10% al 2008), indicatori fondamentali di
bilancio (MOL positivo dal 2006), dismissione del parco rotabili
più vecchio (riduzione dell'età media delle locomotive dagli attuali 31 a 22 anni), si è convenuta l'attivazione di un negoziato nazionale finalizzato a determinare le condizioni per il rilancio di questo segmento di attività;
* nel trasporto passeggeri, si è deciso di proseguire il confronto
già avviato sugli obiettivi del piano di sviluppo 2005-2008 presentato da Trenitalia;
* in rfi, prosegue il confronto già in atto, fissando ulteriori appuntamenti nazionali per inizio luglio, sia per quanto riguarda la
Direzione Manutenzione (5 luglio) che per la Direzione
Movimento (6 luglio).
Alessandro Rocchi, Segretario generale Filt del Veneto
VENETOLAVORO giovedì 29 giugno 2005
MEDICI
C'È IL CONTRATTO MA È BLOCCATO
"Da circa un mese e mezzo il Governo continua a bloccare il cammino per la prima parte del contratto di 130.000 medici e dirigenti della sanità pubblica, relativa al primo biennio economico 20022003, arretrati compresi, ed al quadriennio normativo 2002-2005.
Per la seconda parte siamo ancora in alto mare".
La denuncia arriva da Massimo Cozza, segretario nazionale FP
CGIL Medici, che aggiunge: "il 12 maggio è stata firmata la preintesa, prontamente ratificata dalle Regioni qualche giorno dopo.
Da allora siamo in attesa dell' approvazione da parte del
Consiglio dei Ministri, senza la quale non si può firmare l'intesa,
che dovrà poi avere il parere della Corte dei Conti per arrivare
alla firma definitiva.
E' singolare notare che quando la partita contrattuale veniva giocata tra l'Aran ed i sindacati i Ministri Baccini e Storace dichiaravano il loro impegno per la chiusura del contratto. Quando il pallone è passato al Governo, è calato il silenzio ed alle parole non
sono seguiti i fatti. Dopo 43 mesi senza contratto i medici sono
esasperati e, se il Governo continuerà a bloccarlo, non ci resterà
che assumere clamorose azioni di protesta".
FERMI IL 28 GIUGNO I LAVORATORI NEL VENETO
POSTE:
POCO ORGANICO, TROPPI TAGLI
Il 28 giugno si sono fermati i lavoratori delle poste a sostegno di
una vertenza regionale sulle condizioni di lavoro, sempre più
pesanti in Veneto.
In particolare, come evidenziano SLC-CGIL, SLP-CISL, UILPOST, FAILP-CISAL, UGL-COM, i dipendenti vedono messo in
discussione il diritto alle ferie, soprattutto nel settore del recapito,
ormai in una situazione definita da "terzo mondo". Le carenze
organizzative sono evidenti, il parco mezzi è allo sfacelo e "si
assiste ad una proliferazione di comportamenti intimidatori nei
confronti dei lavoratori".
Ma è l'intero servizio a presentare punti di forte sofferenza: "a
Padova - affermano le organizzazioni sindacali - si registra una
condizione di caos, inutilmente aggravata dalla pretesa di puntellare l'organico con masse di precari, a Verona si continua ad operare in condizioni sempre più pietose sul piano igienico, a
Venezia il Centro Postale lavora tutto salvo ciò che era stato preventivato, a Treviso i pochi lavoratori continuano a logorarsi in
infinite lavorazioni notturne.
I processi di ristrutturazione aziendale si sono rivelati non validi
ed è necessaria una rapida ed efficace correzione di rotta.
Carenze di personale interessano anche i servizi di sportello,
come attestato dalle lunghe code negli Uffici Postali, dai prolungamenti dell'orario, dal turbinio dei distacchi/trasferte, dalla dilatazione delle prestazioni e orari anche dei quadri e direttori, dalla
impraticabilità delle ferie e dalle restrizioni di aperture di Uffici
durante l'intero periodo estivo.
Più in generale la categoria soffre un indirizzo gestionale sbagliato.
SENATI ACCADEMICI E DOCENTI
NO AL DDL SULLO STATO GIURIDICO
Le Organizzazioni sindacali e le Associazioni rappresentative
della docenza (ADI, ADU, ANDU, APU, AURI, CISAL-Università,
CISL-Università, CNRU,CNU, FIRU, FLC-CGIL, SNALSUniversità, SUN, UILPA-UR, UDU) hanno indetto una giornata di
mobilitazione, con assemblee di Ateneo per il 30 giugno, in concomitanza con le riunioni degli organi collegiali, per protestare
contro il disegno di legge sullo stato giuridico della docenza il cui
iter procede al Senato con tempi contingentati per accelerarne
l'approvazione.
Nel Veneto sono coinvolte tutte le Università, da Verona a
Venezia (dove l'assemblea dei docenti si è svolta congiuntamente tra l'Università di Ca' Foscari e lo IUAV), a Padova.
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La mobilitazione, che fa seguito ad una protesta avvenuta il 14
giugno in concomitanza con l'avvio del dibattito alla Camera sul
disegno di legge, vedrà riuniti pressoché contemporaneamente in
tutti gli Atenei italiani i Senati Accademici e le assemblee dei
docenti per evidenziare alle forze parlamentari e all'opinione pubblica come questo provvedimento non serva a risolvere i problemi dell'Università e tanto meno a riformarla in modo da rispondere alle rinnovate alle esigenze di un paese moderno e sviluppato.
Al contrario, rappresenta il momento finale di un processo di
destrutturazione dell'Università pubblica.
Con questo disegno di legge non si adeguano le risorse troppo
scarse per gli atenei e le loro modalità di erogazione, non si procede a meccanismi di valutazione efficace ed indipendente, non
si valorizzano le competenze del personale che vi opera, in particolare dei ricercatori, ma soprattutto si amplifica il processo già
in atto di precarizzazione della docenza e si impedirà ai giovani
studiosi di entrare all'Università.
Romana Frattini, FLC Veneto
PENSIONATI MOBILITATI CONTRO
IL CARO VITA
Si apre una nuova fase di mobilitazione dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, che hanno avanzato alle confederazioni la
proposta di sciopero generale in autunno a fronte della mancanza di misure efficaci per contrastare la grave crisi economica e la
perdita di potere d'acquisto di salari e pensioni.
L'impoverimento progressivo di milioni di cittadini a reddito fisso
e la grave crisi dei consumi - sostengono gli esecutivi unitari di
Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp - impongono a tutto il movimento sindacale una mobilitazione congiunta dei lavoratori e dei pensionati,
proprio in occasione della discussione del Dpef e della legge
finanziaria.
Nel corso degli esecutivi dei sindacati dei pensionati CGIL CISL
UIL è stata anche annunciata la presentazione di una legge di iniziativa popolare sulla non autosufficienza per la quale partirà a
settembre la raccolta delle firme in tutto il Paese.
La legge prevede un piano nazionale finalizzato alla prevenzione,
al contrasto della perdita di autonomia e alla realizzazione di
misure e servizi adeguati per assistere le persone non autosufficienti.
Nella legge si definiscono anche i criteri di progressività della
malattia e i livelli essenziali di assistenza necessari per garantire
su tutto il territorio nazionale efficacia, efficienza ed equità.
IL VENETO SECONDA REGIONE PER
NUMERO DI PARASUBORDINATI
Secondo le stime di NIdil, in Italia vi sono 1.785.856 lavoratori
parasubordinati. Si tratta dei contribuenti attivi del fondo Inps al
2003, ossia di coloro che effettuano regolari versamenti. Se da
questi si sottraggono amministratori, revisori, sindaci e contribuenti con altri redditi, si arriva ad una cifra di 1 milione 14 mila
366 collaboratori, cui si aggiungono 163. 049 pensionati che versano al fondo.
E' una platea eterogenea ma che ha molti punti in comune come,
ad esempio, l'assenza di protezione sociale sia sul lavoro che
fuori, l'incertezza sul futuro previdenziale, l'assenza di regole
contrattuali e di tutela all'interno del rapporto di lavoro, la discriminazione nei compensi.
La regione col maggior numero di parasubordinati è la
Lombardia, con 458 mila contribuenti all'Inps 2 (oltre il 6% della
forza lavoro totale occupata), ma il Veneto, con 212 mila unità
(pari al 10% degli occupati) è la seconda regione, seguita dall'
Emilia Romagna (203 mila unità, l'11%), dal Lazio (191 mila, il
9%) e dalla Toscana (151 mila, il 10%).
Quanto ai redditi dei parasubordinati, Nidil ha calcolato che nel
1999 si aggiravano mediamente sui 13 mila 310 euro lordi annui;
una cifra addirittura scesa (a 13 mila 063 euro lordi annui) nel
2003.
Questo dato è del resto confermato dalle ricerche dell' Ires e di
Eurispes che attestano i redditi della gran parte dei collaboratori
su cifre inferiori ai 1200 euro lordi mensili.
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giovedì 29 giugno 2005
VENETOLAVORO
"LIBERIAMO I DIRITTI"
LA CGIL IN CAMPO CONTRO IL LAVORO NERO
Il Censis stima che nel 2004 in Italia circa il 24% dei lavoratori
abbiano prestato la propria opera in maniera non regolare, per un
numero complessivo di circa 5 milioni e 696 mila persone (tra
lavoro autonomo e lavoro dipendente). Non solo; in base ad una
stima della Cgil (su dati Istat e Banca d'Italia) il lavoro nero sarebbe in aumento, tanto che l'anno scorso si sono contate circa 200
mila nuovi lavoratori irregolari in più rispetto al 2003 nel solo
ambito riconducibile al lavoro dipendente.
Le proiezioni "storiche" dell'INPS e dell' Istat dicono che si tratta
di una tendenza ormai consolidata, nell'ambito della quale si registra una generale diminuzione delle cosiddette posizioni "grigie"
(doppio lavoro non denunciato, compensi fuori busta paga, ecc.)
e un aumento del nero integrale.
Tale dinamica risulterebbe strettamente connessa con l'attuale
ciclo economico favorevole ad un "sommerso da sopravvivenza"
(imprese che riducono i costi, immergendosi ulteriormente o
nascendo in nero, o aziende che "smontano" sempre più il ciclo
produttivo con esternalizzazioni o catene di sub appalti, ecc.),
profondamente radicato nel sud, ma che non risparmia il resto
della penisola, nord est compreso.
Secondo Svimez il lavoro sommerso avrebbe prodotto nel 2004
tra il 15,9% e il 17,6% del Prodotto Interno Lordo, mentre la più
vasta area dell'economia irregolare sfiorerebbe complessivamente il 26% (dati Banca d'Italia 2004). La crescita del giro d'affari del
sommerso è enorme: la Guardia di Finanza la stima pari ad un
+28,2% tra il 2001 e il 2003.
Il "solo" lavoro nero produce un valore minimo di 170 miliardi di
euro annui, per un'omissione di versamenti (fiscali e contributivi)
pari a: circa 72 miliardi di euro di base imponibile IRAP (gettito di
circa 2,6 miliardi); 1,9 miliardi di euro come base imponibile
IRPEG (850 milioni di gettito); circa 16,5 miliardi di euro di versamenti previdenziali e assicurativi omessi.
Questi i dati evidenziati all'iniziativa nazionale di Bari in cui la Cgil
ha proposto "un piano di legislatura" volto a promuovere una efficace politica per l'emersione.
La politica del Governo Berlusconi di contrasto all'economia sommersa è stata fallimentare oltre che controproducente. I condoni,
lo svilimento del ruolo della magistratura, lo stravolgimento di normative fondamentali come quella ambientale e quella sui lavori
pubblici, sono stati culturalmente deleteri ed hanno cancellato
ogni politica seria di contrasto al lavoro nero che si intrecciasse
con la qualificazione dei sistemi produttivi locali.
La legge 383/01 ha visto emergere in due anni meno di 4 mila
lavoratori, in molti casi già coinvolti in programmi di riallineamento con il risultato di prorogarne ulteriormente i termini.
LE QUINDICI PROPOSTE DELLA CGIL
Secondo la Cgil l' iniziativa si dovrà sviluppare agendo su
una serie di interventi normativi di sostegno a livello nazionale e su una specifica strumentazione di "appoggio" per
radicare i diversi interventi sul territorio.
In particolare ciò può svilupparsi attraverso:
l Fondo nazionale per l'emersione ed il consolidamento
delle imprese emerse
l Piani locali di sistema per l'emersione
l Piani di ricostruzione previdenziale e adeguamento alle
norme per la sicurezza
lIndici di congruità nel rapporto tra quantità/qualità della
prestazione e numero di lavoratori impiegati
l Legge quadro di riforma dei servizi ispettivi
l Nuove norme per gli appalti
l Solidarietà fiscale nei rapporti di fornitura e subfornitura
l Clausola sociale neo contratto di franchising
l Nuove norme sul distacco dei lavoratori stranieri
l Nuove norme per l'agricoltura
l Animazione e tutor burocratici (sportelli, Centri Unici per
l'emersione, raccordo con i servizi all'impiego)
l Nuovi meccanismi di incentivo economico alle imprese
l Sistema creditizio per la piccola impresa
l Norme contro il ricatto verso i lavoratori clandestini
IL SOMMERSO NEL VENETO
Gli accertamenti di Ispettorato, Inps ed Inail nel 2003
Aziende attive visitate % ispezionate irregolari % irregolari
350.000
20.185
5,76 %
10.920
54,1%
I RISULTATI DELLE ISPEZIONI IN 4 ANNI (dal 2000 al 2003)
aziende visitate
Belluno
Padova
Rovigo
Treviso
Venezia
Verona
Vicenza
VENETO
4.374
14.286
6.390
13.789
13.203
13.985
8.504
74.531
irregolari
1.894
6.903
2.735
6.652
7.243
7.781
4.845
38.053
lavoratori in nero
2.595
10.329
3.970
8.969
13.776
13.316
11.002
63.957
La riforma in materia di servizi ispettivi (dlgs. 124/04) ha comportato uno svilimento dei già pochi servizi operanti sul territorio e
una riduzione drastica degli interventi repressivi in favore di funzioni conciliative monocratiche (prive spesso di assistenza sindacale per il lavoratore irregolare).
L'abolizione della legge 1369/60 sull'intermediazione di manodopera e la profonda manomissione che la nuova legislazione sul
mercato del lavoro attua in termini di riduzione delle tutele all'interno dell'organizzazione produttiva (nuove norme sul trasferimento di ramo d'azienda, sugli appalti e sub-appalti, lavoro a
chiamata, ecc.), rischiano di aumentare possibili forme di elusione contrattuale e previdenziale. Accanto al lavoro nero e al "grigio tradizionale" (fuori busta, orari di lavoro fittizi, ecc.) viene così
favorita la nascita di un universo di lavoro "elusivo", caratterizzato da irregolarità nella tipologia contrattuale (falsi co.co.co, falsi
associati in partecipazione, ecc.).
E' l'ennesima riprova che le politiche tese solo alla riduzione del
costo del lavoro e ad una drastica caduta dei livelli di legalità e di
"attenzione sociale" non sono solo lesive dei diritti di milioni di
lavoratori, ma non rispondono assolutamente ai problemi.
Occorre invece ragionare su un percorso di riforme ed interventi
che sanciscano più livelli di azione - un "Piano di Legislatura",
come propone la CGIL - per delineare una vera e propria strategia contro il lavoro nero. E a tale proposito si tratta di operare
lungo quattro ambiti di intervento.
Si tratta in primo luogo di perseguire una politica per l'emersione
finalizzata a quelle imprese che per potenzialità e caratteristiche
possano mantenersi e consolidarsi in un regime di piena legalità.
Occorre passare infatti dal concetto di emersione al concetto di
accompagnamento verso il consolidamento e la qualificazione,
selezionando i tessuti produttivi in grado di reggere "l'emersione"
e accompagnando, al contempo, i lavoratori e le imprese destinate al fallimento, verso nuovi settori.
Il secondo filone di lavoro riguarda la creazione di un nuovo sistema di relazioni con le Pubbliche Amministrazioni e tra le imprese
in grado di permettere un circuito trasparente e legalitario nella
dinamica degli appalti, delle forniture, del franchising e del distacco.
Altro ordine di questioni investe la sfera dei controlli che vanno
resi efficaci attraverso una politica di presidio del territorio e di
efficace repressione verso quei soggetti che, nonostante politiche
attive e mirate, persistano nell' illegalità, attraverso una profonda
riforma dei servizi ispettivi e il superamento di molte norme contenute nel dlgs. 124/04.
Per contrastare il sommerso non è indifferente, infine, una politica ad ampio raggio capace di qualificare al meglio il sistemapaese, in termini di capacità produttiva, conoscenze, ricerca,
infrastrutture, anche secondo le indicazioni contenute nell'Accordo siglato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil per il
Mezzogiorno.
VENETOLAVORO giovedì 29 giugno 2005
CERTIFICAZIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO
UNINDUSTRIA CI RIPROVA
L'Associazione Industriali di Vicenza sta per istituire, in base ad una convenzione siglata in questi giorni con il Centro Studi internazionali "Marco
Biagi" dell'Università di Modena , una commissione che si occuperà di certificazione dei rapporti di lavoro così come contemplato dalla legge 30.
"Questa decisione - dice Oscar Mancini Segretario Generale della CGIL di
Vicenza - assume un rilievo nazionale e noi non la condividiamo affatto.
Credo sia la prima volta in Italia che una associazione di rappresentanza
ricorra a questo istituto, previsto dalla famigerata Legge 30 e dai decreti
attuativi del Ministero del lavoro.
Unindustria vicentina aveva già tentato nel settembre scorso di applicare
l'istituto della certificazione dei rapporti di lavoro con la creazione di un
ente bilaterale. Tale richiesta è stata respinta dalla CGIL, ripetutamente
attaccata sulla stampa nei giorni successivi.
Ci hanno accusato di non voler concertare per presunte ragioni di ordine
ideologico, quando sappiamo bene che con la certificazione dei rapporti di
lavoro si definisce a monte la natura di un contratto per renderne poi difficilissima la contestazione in sede giudiziaria ogniqualvolta (cosa che
avviene molto spesso nelle aziende nostrane) il tipo di contratto certificato
non sia rispondente alla prestazione realmente richiesta.
Questa mattina siamo stati cortesemente informati dall'Associazione industriali che la scelta da loro compiuta con la convenzione si propone semplicemente di dare un aiuto alle imprese per discernere il grano dall'olio.
In realtà per questa funzione esistono già gli organismi dello Stato. Perciò
la commissione cui si vuole dar vita risulta o del tutto inutile, oppure rischia
di aprire dei contenziosi, rispetto ai quali - lo dico a tutti i lavoratori e ai giovani in cerca di lavoro - la CGIL farà la sua parte a tutela del lavoro. I nostri
uffici sono a disposizione per eventuali ricorsi alla magistratura in tutti quei
casi in cui le certificazioni non siano conformi al diritto vigente.
Quanto alla Legge 30, il nostro giudizio è stato e resta negativo. Non lo
dico solo perché è socialmente intollerabile che tanti giovani siano ridotti a
fare lavori precari, intermittenti, decontribuiti, ma anche per il futuro della
nostra economia e delle imprese. Infatti, quando il lavoro è "usa e getta",
quale sarà mai l'impresa interessata ad investire sui giovani nella formazione?
C'è una chiara la contraddizione nel comportamento dell'associazione
degli industriali che nella convegnistica proclama i nostri stessi obiettivi di
innovazione, ricerca, formazione, ma poi, nella pratica, punta ad incentivare il lavoro precario e non qualificato.
Così non c'è futuro per l'economia del Veneto e del nord est".
7
LA CERTIFICAZIONE
La certificazione prevista dal decreto legislativo
276/03, relativo alla Riforma del Mercato del
lavoro, è un istituto creato ex nuovo con lo scopo
dichiarato di ridurre il contenzioso in materia di
qualificazione di tutti i contratti di lavoro.
Sono organi abilitati alla certificazione dei rapporti di lavoro: le commissioni di certificazione
istituite presso gli Enti bilaterali, le Direzioni provinciali del lavoro, le Province, le Università pubbliche e private.
La competenza è della Commissione nella cui circoscrizione si trova l'azienda.
La procedura è "volontaria" e va richiesta obbligatoriamente con istanza scritta comune, di
entrambe le parti del contratto di lavoro.
Nei confronti della certificazione, le parti possono
proporre ricorso presso l'autorità giudiziaria, per
errata qualificazione del contratto o per difformità tra il programma certificato e la successiva
attuazione.
Come si può facilmente intuire, si tratta di un
provvedimento particolarmente grave, tale da
compromettere la natura e le funzioni dell'organizzazione sindacale rendendo difficile per il
lavoratore - reso sempre più ricattabile - la possibilità di rivendicare diritti e tutele.
Inoltre con la certificazione si impedisce agli
Istituti previdenziali di sanzionare direttamente il
datore di lavoro in caso di accertate irregolarità,
in attesa della decisione del giudice del lavoro.
La CGIL si è decisamente opposta a tale istituto,
confermando la propria indisponibilità alla partecipazione ad attività di certificazione dei rapporti
di lavoro che impediranno di fatto ai lavoratori la
rivendicazione dei propri diritti.
Invita i lavoratori a non aderire alle richieste di
certificazione e mette a disposizione le proprie
strutture per tutte le informazioni e le eventuali
iniziative del caso.
SERVIZI ISPETTIVI, CERTIFICAZIONE, LAVORO NERO:
COSA DICE LA CGIL A FRONTE DELLE LEGGI IN SALSA LIBERISTA
La recente riforma dei servizi ispettivi (dlgs. 124/04), figlia dell'art. 8 della legge 30, rovescia la funzione storicamente assolta dalla pubblica amministrazione di assistenza alla parte debole del contraente il rapporto di lavoro. Su questo il giudizio critico, non solo della Cgil,
è noto.
In particolare occorrerà, pur salvaguardando l'esigenza di coordinamento tra i diversi servizi ispettivi (anche tramite una banca dati unica
ed un unico verbale di accertamento), ripristinare una pari dignità tra DPL e Istituti previdenziali e una distinzione certa e trasparente tra
funzioni di consulenza e funzioni di vigilanza e repressione.
Specificatamente andranno poi cancellate le norme relative alla conciliazione monocratica, nonché rafforzati i poteri (e i casi) di diffida
esecutiva (soprattutto a seguito di consulenze e prescrizioni non rispettate) in capo a tutto il personale ispettivo.
In tale ottica sarà da cancellare anche l'istituto della certificazione dei contratti di lavoro, la cui funzione, nei fatti, favorisce la "legalizzazione" di pratiche di lavoro in grigio o in elusione delle norme contrattuali, stravolge la funzione stessa delle parti sociali, rende più difficoltoso al lavoratore adire alla magistratura, impedisce agli enti previdenziali e assicurativi azioni repressive verso quei datori (e lavoratori) che abbiano certificato in frode (impossibilità di iscrizione in ruolo fino a sentenza di merito del giudice e relativa decadenza dei
termini).
Infatti, senza un'efficace azione repressiva che permetta controlli e sanzioni certe (ed esigibili) e senza un superamento di quegli istituti che tendono a rendere meno trasparente il reale rapporto di lavoro, nessuna politica di sistema è possibile contro il lavoro nero, grigio ed in elusione.
Quindi, facendo i conti con un fenomeno - il lavoro nero - che produce quasi il 20% del Pil reale (nonché un'evasione contributiva pari
a 16 miliardi di euro annui ed un'evasione fiscale stimata in 4 miliardi annui) sarà necessario accompagnare a politiche e strumenti sanzionatori una più generale politica che passi da una logica di emergenza (basata sulla sola riduzione temporanea del costo del lavoro),
ad un "percorso" di riforme e interventi che sanciscano una vera e propria strategia complessa di selezione e consolidamento dei tessuti produttivi. Passando dal concetto di emersione, al concetto di accompagnamento verso la qualificazione dei sistemi locali. Dove le
risorse recuperate possano contribuire a quella più generale politica di riforma degli ammortizzatori di cui alle pagine successive.
Questa è del resto la filosofia di fondo che caratterizza le proposte della CGIL. Proposte che hanno trovato nella piattaforma unitaria con
Cisl e Uil, in Puglia, e nei diversi avvisi comuni in agricoltura ed in edilizia (da cui è scaturita l'importante novità del Durc nonché la norma
di comunicazione di assunzione il giorno prima dell'inizio della prestazione) un primo riscontro e che sono incentrate su un'idea di sviluppo dal basso, incoraggiato e sostenuto da specifici intervenenti di programmazione negoziata.
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giovedì 29 giugno 2005
Un nuovo progetto ... - segue dalla prima pagina
casa, perché molti proprietari non si fidano degli stranieri e perché
molto spesso per loro il diritto all'abitazione è strettamente correlato al rapporto di lavoro.
LA FORMAZIONE
L'organizzazione di una offerta scolastica e formativa è un presupposto fondamentale per sostenere lo sviluppo produttivo e
sociale della nostra Regione. Per i lavoratori immigrati si pone
come priorità assoluta l'esigenza di conoscere la lingua, le abitudini e i diritti-doveri civili e sociali dell'Italia, per poter inserirsi nel
lavoro e nella società, ma anche per valorizzare la propria cultura, i propri saperi e le competenze professionali già possedute.
INTEGRAZIONE SOCIALE E SCOLASTICA
Durante gli ultimi cinque anni gli alunni stranieri sono triplicati
senza che la struttura scolastica si sia adeguata, nonostante gli
sforzi di molti insegnanti e dirigenti scolastici.
MENO BUROCRAZIA, PIÙ SERVIZI
Il lavoratore straniero nell'ottenere i suoi diritti è ostacolato dai
tempi lunghi, da documenti complicati, dalla burocrazia, da una
scarsa conoscenza delle norme e dei servizi pubblici.
Noi proponiamo che parte dell'attività dello "Sportello Immigrati"
delle Questure sia delegata ai Comuni e che si estendano le
esperienze di collaborazione/convenzione tra Questure,
Prefetture, Enti Locali e Parti Sociali. Servono procedure più
semplici per il ricongiungimento familiare, per il rinnovo e per la
modifica dei permessi.
IL TAVOLO UNICO REGIONALE DI COORDINAMENTO SULL'IMMIGRAZIONE
Per affrontare seriamente questi temi è necessario riattivare e far
funzionare il Tavolo Unico Regionale di Coordinamento
sull'Immigrazione, che va convocato con cadenza almeno trimestrale e organizzato in sottogruppi tematici, per preparare le delibere da presentare al Tavolo generale.
La settimana della CGIL
6 luglio
“Mestre - ore 15.00 - Novotel Via Ceccherini
CGIL Veneto organizza “Servizi pubblici all’impiego. Politiche attive del lavoro nell’attuale fase di crisi e cambiamento del sistema
produttivo e occupazionale del Veneto”. Con F. Maritan CGIL
Veneto, P. Tonon Segr. CGIL Veneto, R. Cosolini ass. Lavoro
Regione Friuli V.G., Elena Donazzan Ass. Lavoro Regione Veneto,
E. Lonardo Agenzia E. Romagna Lavoro, M. Lorenzon Ass.
Lavoro Provincia Treviso, A. Mastrovincenzo caposegreteria Ass.
Lavoro Regione Marche, G. Pedron Vicedirettore Confindustria
Veneto, F. Righetto Confartigianato Veneto, S. Sabiuccii Ass.
Lavoro Provincia Venezia, C. Treves CGIL Nazionale. Conclude
Diego Gallo, segretario generale CGIL Veneto
7/8 luglio
Monastier di Treviso - Park Hotel Villa Fiorita
Lo SPI del Veneto, nell’ambito delle iniziative preparatorie al
Congresso, organizza un seminario residenziale sul tema
“Contrattazione, negoziazine, concertazione e bilanci sociali”. Il 7
luglio è prevista, tra l’altro, la presentazione del libro “La città che
partecipa” di M. Secchi. L’8 si svolgerà una tavola rotonda su
“Bilanci sociali, esperienze a confronto” con L. Caon, CGIL
Veneto, P. Spano ricercatore Ires, F. Dotta Regione Veneto, D.
Carrara Provincia di Ferrara, G. Prevedello, Dir. Centro Anziani
Citadella, M. Mangano SPI Nazionale. Ivan Pedretti, segr. Gen.
SPI Veneto, concluderà i lavori del seminario.
8 luglio
Giussago di Portogruaro (VE) - dalle ore 20.00
Festa del Tesseramento della CGIL Veneto Orientale. La serata
prevede la cena cui seguirà uno spettacolo.
23 luglio
Vicenza - ore 9.30 - Alfa Hotel - Zona Fiera
Lavoro e diritti. Le frontiere dell’immigrazione. Conferenza
provinciale delegati e lavoratori iscritti della CGIL di Vicenza.
Conclude Oscar Mancini, segretario generale CGIL Vicenza.
VENETOLAVORO
LEZIONI DI MUSICA
PER LE DETENUTE DI MONTORIO
"Abbiamo pensato alla musica per colorare le giornate e non abituarsi ai suoni freddi e metallici delle celle e del cemento che permea il carcere" .
La musica è un linguaggio espressivo universale che promuove
reazioni emotive, affettive, cognitive e comportamentali, è un'
opportunità non verbale di creare contatti. Come sottolinea il grande violinista Yehudi Menuin, "la musica porta ordine nel caos, con
il ritmo porta unanimità nella divergenza, con la melodia porta
continuità tra ciò che è disgiunto, e con l'armonia porta compatibilità tra le incongruenze".
Dopo l'esperienza di "musica in carcere" le rappresentanti dei
coordinamenti donne Cgil Cisl Uil di Verona hanno incontrato le
detenute nella casa circondariale di Montorio.
Tutto è iniziato l'8 marzo 2005 quando i coordinamenti donne confederali di Verona hanno dato vita a due progetti dedicati alle
donne della sezione femminile del carcere di Montorio: una raccolta fondi per il laboratorio artistico del carcere e l'avvio di un percorso formativo musicale.
Nelle serate del 9 e 10 marzo, in occasione dello spettacolo in
memoria di Tina Merlin, sono stati raccolti fondi per 420 Euro,
anche grazie alla vendita di apprezzate piccole lavorazioni artistiche prodotte presso il laboratorio interno all'Istituto. Tali fondi sono
stati destinati all'acquisto di materiale vario per il laboratorio.
Grazie alla disponibilità di due volontari, Dolores Olioso e Antonio
Tacchella, è stato possibile il rapido avvio ai primi di maggio di un
corso di chitarra (10 lezioni) all'interno del carcere. Una quindicina di ragazze ristrette sono state così coinvolte in un percorso di
conoscenza e apprezzamento del mondo musicale.
Le Organizzazioni sindacali, dimostrando sensibilità verso quest'ultimo progetto, hanno raccolto fra gli iscritti e le categorie, più
di 1.000 Euro destinati all'acquisto di chitarre (sette) ed altro
materiale necessario allo svolgimento del corso.
Due chitarre, fra l'altro, sono state donate da MUSITEK di S.
Giovanni Lupatoto, grazie alla generosità del responsabile,
Roberto, che - venuto a conoscenza dell'iniziativa - ha ritenuto di
contribuire alla sua realizzazione.
Ma proprio per il potere che ha la musica di suscitare emotività e
stimolare le relazioni tra le persone, il corso di chitarra ritmica non
si configura solo come un percorso per l'apprendimento tecnico
dello strumento, ma anche l'occasione per stare bene con se
stessi e con gli altri, per condividere nel freddo ambiente carcerario un'esperienza fatta di suoni, di voci, parole e ricordi.
I coordinamenti donne CGIL CISL UIL continueranno a seguire il
progetto avviato quest' anno anche per il 2006: un'occasione per
tenere in qualche modo monitorata anche la difficile situazione
della Casa Circondariale, come evidenziato, qualche mese fa, da
un documento delle segreterie confederali ma, soprattutto, per
realizzare qualcosa di concreto per queste donne.
Carla Pellegatta, Cristina Busin, Lucia Perina,
responsabili dei coordinamenti donne CGIL CISL UIL di Verona
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Anno XIV n. 23 - FLC Cgil Verona