Maggio 2010 • Anno 3 • Numero 5
«Fare della propria esistenza un dono»
«Partì la goccia dalla sua patria, trovò una conchiglia, vi entrò e
divenne una perla. E tu, uomo, viaggia da te stesso in te stesso,
perché da un simile viaggio la terra diventa oro». Gialal al-Din Rumi
è una delle grandi voci mistiche dell’Islam. Le sue sono pagine
roventi di amore, fragranti per le immagini e i simboli, luminose
per la spiritualità che da esse traluce. V’è infatti, nella parabola
poetica dell’ostrica che, filtrando l’acqua del mare, genera una
perla, una metafora del cammino terreno dell’uomo. Un andare
non solo e non tanto attraverso le varie fasi della vita, dall’infanzia
alla gioventù alla vecchiaia, quanto piuttosto in se stessi, alla
ricerca di anima, spirito e trascendenza. Il tema, del resto, è
uno dei più penetranti dell’immaginario collettivo: dall’epopea di
Ulisse, che ha ispirato generazioni di autori, alla precarietà della
condizione umana descritta da Samuel Beckett in “En attendant
Godot”, al coraggio di guardare avanti esplicitato nella “Strada”
felliniana.Le opere richiamate, tuttavia, non superano un limite
intrinseco: in esse v’è sempre qualcuno che attende, non si sa
bene chi o cosa. Sulla via che va da Emmaus a Gerusalemme,
invece, si incontra Uno che da sempre è accanto all’uomo, ospite
silenzioso e premuroso dell’umana intimità. Nella sua essenza
più profonda, in effetti, Emmaus richiama alla sequela di Cristo e
alla sua imitazione. Ed è in questo senso che la vita, specchio del
viaggio, può trasformarsi in itinerario per innestare nella coscienza
il desiderio di ritornare al principio, a quella che già sant’Agostino
indicava come la necessità di passare dall’esteriorità dispersiva
alle profondità intime e segrete dell’uomo, dove dimorano l’Io
e Dio. Un monito ancor più attuale in un tempo, quale quello
presente, fatto soprattutto di apparenze, incline all’ostentazione
esteriore, attratto dalla superficie levigata dei corpi, votato alla
frivolezza delle esperienze, sensibile solo alla leggerezza e alla
futilità. È anche l’esempio che, in questi giorni speciali, ci viene da
Maria: dalla sua testimonianza di madre e donna, spesso ignorata,
purtroppo, proprio dalle madri e dalle donne, il cristiano capisce di
non poter ruotare su se stesso, ma di essere chiamato a irradiare
luce nel suo ambiente: discepolo di Cristo, egli partecipa del suo
splendore, fino a essere lui pure luce del mondo. Come Maria
ha insegnato, è in ciò la vera felicità: fare della propria esistenza
un dono. È l’approdo dell’umano peregrinare secondo Cristo.
Dovrebbe essere quello di tutti e di ciascuno, per sconfiggere
l’egoismo e divenire, per dirla col filosofo Franz Rosenzweig,
«ponti gettati tra ieri e domani, trampolino verso l’eternità».
X Vincenzo Bertolone
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• maggio 2010 •
Donna: femminile singolare
di Delia Lanzillotta
Cari lettori,
l’Abbraccio di maggio trae
forza da due argomenti tanto attuali
quanto delicati: l’allarme pedofilia
e il ruolo della Madonna nelle
Scritture e nella vita della Chiesa.
Della pedofilia parliamo in queste
poche righe perché riteniamo
giusto manifestare solidarietà a
Papa Benedetto XVI, bersaglio di
attacchi non meritati considerati la
premura, il coraggio e la Fede con
cui guida la Santa Romana Chiesa.
Su questa strada di verità e giustizia
invochiamo proprio il sostegno della
Vergine, donna coraggiosa e madre
premurosa. Protagonista della
seconda edizione del pellegrinaggio
che ha unito due dei più importanti
santuari mariani della nostra diocesi:
quello della Madonna del Castello
di Castrovillari, e quello della
Madonna della Catena a Cassano.
Chilometri di strada più o meno
comoda, nella notte tra sabato 8
e domenica 9 maggio, condotti
dal nostro Vescovo assieme al
quale hanno camminato e pregato
centinaia di fedeli come raccontano
le foto che accompagnano i servizi
dedicati al pellegrinaggio e alla festa
della Vergine cassanese solennizzata
nella giornata di domenica.
Altri due argomenti “abbracciati”
questo mese meritano d’essere
sottolineati: il terzo anniversario
dell’ordinazione episcopale di
monsignor Vincenzo Bertolone e
gli ottanta anni dell’Azione cattolica
festeggiati a Cerchiara di Calabria.
Infine ci tengo ad anticiparvi una
interessante novità curata in
collaborazione con i vertici regionali
di Confcooperative e il loro
periodico “CooperAttivaMente”.
Non vi racconto altro affinché
possiate scoprirla. Un Abbraccio.
D. Mar.
2
• maggio 2010 •
Pagina rosa intrisa di lacrime nascoste e
assordata da urla silenziose: la condizione
femminile nel mondo non rispecchia la
dolcezza di una donna.
Fin dall’antichità sono state raffigurate
come ordinari testimoni mentre acclamano
o piangono gli eroi, eterne prefiche i cui
cori accompagnano in silenzio le tragedie.
Le tracce della loro storia provengono dallo
sguardo degli uomini su di loro: recitano in
chiave maschile, sotto l’ombra della misoginia
che da sempre caratterizza il mondo antico.
Sono state messe loro in bocca parole, prima
ancora che esse stesse potessero parlare,
solo l’otto marzo e dimenticando esempi come
Rosa Parks, Rita Levi Montalcini, Nilde Iotti,
Margaret Tatchers, Condoleeza Rice, Eleanor
Roosvelt.
In Italia la situazione non è migliore: la stima
del Gender gap index del 2009 (indicatore per
la disuguaglianza tra uomini e donne riguardo
a lavoro, scolarità, politica e salute) pone il
Belpaese al 72° posto su 134 Nazioni, alle spalle
del Vietnam. La stessa presenza del Ministero
delle Pari opportunità, che a volte sembra
accontentare (non soddisfare) le esigenze
delle donne, avvalora la debolezza contrattuale
femminile. Forte è ancora l’idea dell’angelo del
Eleanor Roosvelt con la dichiarazione dei diritti umani
diventando portavoce degli uomini, eco delle
loro ossessioni.
Sicuramente la situazione della donna è
cambiata, ma è ipocrita parlare di parità dei
sessi. Atti di genocidio nei confronti delle
bambine si perpetrano con frequenza in Cina
ed in India. Molte donne muoiono durante il
parto a causa di cure mediche discriminatorie
in Africa. Le violenze domestiche sono la
prima causa di morte per donne tra i 16 e i
44 anni in Europa, Africa e America Latina.
Solo nell’Europa centrale vengono vendute
alla prostituzione 500.000 donne: età media,
14 anni. Secondo l’Onu, alle donne va il 70%
del lavoro globale, il 10% del reddito globale e
l’1% della ricchezza del pianeta. Le percentuali
continuano ad abbassarsi se si parla di
istruzione femminile. Si giunge così ad un
paradosso: dove la donna è libera di istruirsi,
si propongono (e, ahimè, si seguono) modelli
della donna immagine, commercializzando il
proprio corpo, esaltando la dignità di donne
focolare: l’idea di una donna affermata sembra
un’eccezione. Una donna medico calabrese fa
difficoltà a essere chiamata “dottore” piuttosto
che “signora”; ad una ragazza è ancora impedito
dal fidanzato di continuare gli studi universitari
in nome di un’ipotetica protezione che riduce la
ragazza ad unico oggetto di possesso; è strano
accettare che una donna riesca a conciliare
lavoro e figli, sarebbe più “idoneo” dedicarsi
solo alla famiglia.
Purtroppo, anche per molte ragazze
l’emancipazione si riduce a un vestito firmato,
al cellulare all’ultima moda e ad un complimento
da parte del pubblico maschile.
Si provi a spogliare le donne dei soliti e,
spesso inopportuni, epiteti, le si disegni come
intelligenti, forti e coraggiose: si ritroverà un
essere pensante e affascinante, una donna
che si completa nel suo essere moglie e
mamma senza rinunce forzate: mai un tesoro
così prezioso: tenerezza mista a tenacia,
intelligenza mista a bellezza.
U n’au te n ti c a d e v o z i o n e a Maria
di Franco Oliva
Cinque anni fa veniva a mancare
papa Giovanni Paolo II. Il pontefice,
grande innamorato di Maria, confessa
la sua devozione mariana nel libro
autobiografico “Dono e Mistero”: «Ci
fu un momento – scrive - in cui misi
in qualche modo in discussione il mio
culto per Maria, ritenendo che esso,
dilatandosi eccessivamente, finisse
per compromettere la supremazia
del culto dovuto a Cristo. Mi venne
allora in aiuto il libro di San Luigi Maria
Grignon de Montfort che porta il titolo di
“Trattato della vera devozione alla Santa
Vergine». Da allora il Papa si lasciò
guidare dalla convinzione che non solo
«Maria ci conduce a Cristo», ma «che
anche Cristo ci conduce a sua Madre».
I discepoli del Cristo hanno bisogno
di Lui, ma anche di sua madre.
è l’esigenza più profonda del nostro
essere discepoli: imitare Gesù nel suo
essere figlio di Maria. Lo è ancora di
più per un sacerdote, per riappropriarsi
del «generoso rilancio di quegli ideali di
totale donazione a Cristo ed alla Chiesa
che ispirarono il pensiero e l’azione del
Santo Curato d’Ars». Afferma al riguardo
il cardinale Walter Kasper: «La Vergine
è un segno unico e una testimonianza
unica di ciò che è fondamentale per il
discepolato cristiano».
Seguire Maria, amarla per il discepolo
non solo non allontana dal Figlio, ma dà
concretezza e verità alla sua sequela.
L’appello al genio femminile, come a
Maria, è costante nella vita del Cristo.
Il Vangelo riferisce di tante donne, che
lo hanno incontrato sul loro cammino
ed hanno amato con tutto il cuore,
dalla profetessa Anna fino alla
Samaritana, alla donna sirofenicia, all’emorroissa e alla
peccatrice perdonata. Vi sono
donne che hanno svolto un ruolo
attivo nel quadro della missione
di Gesù. Dopo la Vergine Maria,
che con la sua fede e la sua opera
materna collaborò in modo unico
alla nostra Redenzione, tanto
che Elisabetta poté proclamarla
«benedetta fra le donne» (Lc
1,42), ci sono altre donne, che
a vario titolo hanno gravitato
attorno a Lui. Mi riferisco alle
donne che lo seguivano, per
assisterlo con le loro sostanze:
Maria di Magdala, Giovanna,
Susanna e molte altre, che, a
differenza dei Dodici, non lo
abbandonarono nell’ora della
Passione. La Maddalena, ad
esempio, non solo presenziò
alla Passione, ma fu anche la
prima testimone e annunciatrice
del Risorto. Di questa donna,
che rappresenta tutte le donne
che attraverso Gesù hanno
riacquistato dignità e speranza,
san Tommaso d’Aquino dice:
«Come una donna aveva
annunciato al primo uomo parole
Giovanni Paolo II davanti alla statua dlella Madonna di Fatima
di morte, così una donna per prima
La devozione mariana autentica
annunziò agli apostoli parole di vita».
l’esperienza di fede del Cristiano e
La storia del cristianesimo avrebbe
conferisce quel tocco di umanità, che
dunque avuto uno sviluppo diverso se
rende il suo volto più simile a quello di
non ci fosse stato il generoso apporto
Cristo. C’è una graziosa poesia in cui
di tante donne. Per questo, come
santa Teresina descrive l’impressione
afferma Giovanni Paolo II nella “Mulieris
che provava, pensando a questo: «Gesù
dignitatem”, «la Chiesa rende grazie
e Teresa sono figli della stessa Madre».
per tutte le donne e per ciascuna», in
Questo legame con la madre ed il Figlio
particolare per Maria.
La testimonianza
Adriana Severino e i suoi tanti volti:
madre, moglie, docente, consulente
del Consultorio familiare “L’Agape”
di Trebisacce.
Per non rischiare di confonderci,
partiamo da Adriana madre e moglie.
«L’essere madre di due maschi è
stata la prima sfida, una scuola di
relazione, avendo avuto solo sorelle.
Ho messo in discussione la mia
sfera emotiva, la mia pancia, solo al
femminile. Passaggio fondamentale
nella mia vita è stato, poi, l’avere
avuto e aver perso il mio compagno
di vita, mio marito. Ci completavamo,
lui l’apertura al sociale, io la
dimensione privata, l’interiorità. Mi
ha insegnato ad uscire fuori di me.
Mi ha lasciato un dono, le persone».
Parliamo della docente di liceo
classico. «Mi
sono
sempre
confrontata, non con cose da fare,
ma con persone. In questo senso,
continuo ad operare insieme agli
altri componenti del consultorio
“L’Agape”, attraverso il Centro
informazione e consulenza nelle
scuole, per alunni che vivono
situazioni di disagio». Aggiunge:
«Sono consulente volontaria del
consultorio “L’Agape”, struttura
che opera al servizio della famiglia,
della coppia e della persona,
sull’intero territorio della diocesi.
Ritengo tuttavia improprio il
termine volontaria, poichè, a volte,
per stanchezza, vorrei non esserci.
Sono forzata dalle persone, che
mi cercano. In quei momenti la
stanchezza sparisce, e ritrovo le
risorse e l’energia che pensavo di
aver esaurito».
A.P.
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• maggio 2010 •
Vivere il Vangelo nella dimensione contemplativa
di Annamaria Partepilo
La immaginiamo a passeggio, meditabonda,
all’ombra di un portico che avvolge l’assorto
chiostro. Il capo ancora senza velo, i capelli
corti e l’abito “vile”, povero. Non ha ancora
preso i voti perpetui. È Maria Pia Aino, una
giovane donna con la sua scelta forte e
importante, a parlarci di sè. Non direttamente,
perchè è una novizia, al secondo anno,
dell’Ordine delle Sorelle Povere di Santa
Chiara, nell’antico Monastero di Nardò,
in provincia di Lecce. Il silenzio, la vita al
riparo dal mondo sono parti fondamentali
della regola cui appartiene. Riusciamo ad
avere sue notizie grazie all’interessamento
dei suoi familiari, attraverso cui ha inviato
la sua testimonianza scritta. «Voglio parlare
con semplicità e umiltà - queste le parole
che usa in apertura della sua lettera - della
mia Trebisacce, il mio paese di origine, della
mia famiglia, in cui ho respirato tanto amore,
e di come questa mi abbia sostenuta nella
ricerca, senza porre ostacoli. Ricordo che già
da giovanissima ho sentito il forte desiderio
di appartenere al Signore», continua la
novizia. «Vivevo e respiravo grandi ideali,
avevo la consapevolezza che la vita è
un dono prezioso, avvertivo il bisogno di
ringraziare Dio, per questo, rispondendo
alla Sua chiamata».
Nel racconto, Maria Pia ripercorre i momenti
fondamentali della sua ricerca, perché la
scelta della clausura è arrivata alla fine, e
in essa ha trovato un porto sicuro. Prima
gli studi all’istituto di scienze religiose di
Cassano, dove incontra monsignor Silvio La
Padula, monsignor Carmine Scaravaglione
e don Pierino De Salvo, figure da lei definite
«decisive» nel suo cammino. L’ingresso in
un istituto di suore di vita attiva è il passaggio
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• maggio 2010 •
successivo che, tuttavia, comprende non
essere la sua meta. «Ho capito in un istante,
ma dopo una ricerca lunga e difficile,
che la mia Chiamata mi conduceva alla
dimensione contemplativa, da vivere nella
clausura. Ancora adesso sono in cammino
e sento che la mia missione è la preghiera».
La giovane, con evidente trasporto, forse
immedesimandosi, scrive di san Francesco
e santa Chiara, due giovani come lei,
e delle loro scelte
importanti, «che con
il loro carisma ancora
oggi conquistano tutti».
Li presenta come suoi
modelli di riferimento:
«Vivere il Vangelo sine
glossa, alla lettera, farne
l’unica regola, come
i due santi di Assisi,
a questo tutto il mio
essere aspira, questo
mi verrà richiesto dalla
santa Regola».
Maria Pia non ha ancora
professato i consigli
evangelici, ma spera di
farlo trascorso il periodo
di noviziato, aspettando
«con gioia e speranza
quel momento».
Noi siamo tutti con lei,
consapevoli che, con
la sua preghiera, per
quanto al di là di una grata, Maria Pia è con
tutti noi.
Due momenti di vita di una religiosa in clausura
Traccia di spiritualità
Genio femminile
«La storia del cristianesimo avrebbe
avuto uno sviluppo ben diverso se non
ci fosse stato il generoso apporto delle
donne. Gesù scelse 12 uomini come
padri del nuovo Israele, perché stessero
con lui e per mandarli a predicare, ma
benché fossero uomini le 12 colonne
della Chiesa e padri del nuovo popolo
di Dio, sono state scelte anche tra i
discepoli molte donne». (Benedetto
XVI)
E’ stato Papa Benedetto, qualche
giorno fa, a citare la “Mulieris
dignitatem” di Giovanni Paolo II:
«La Chiesa rende grazie per tutte
le donne e per ciascuna, la Chiesa
ringrazia per tutte le manifestazioni
del genio femminile apparse nel
corso della storia in mezzo a tutti i
popoli e nazioni, ringrazia per tutti i
carismi che lo Spirito Santo elargisce
alle donne, per tutte le vittorie della
loro fede, per tutti i frutti della santità
femminile». Il pensiero spirituale
di questo mese vuole, pertanto,
mettere l’accento sull’elemento
femminile all’interno della Chiesa
che, non di rado, nella sua esperienza
pratica, viene considerato come
secondario. Eppure Gesù stesso
ha reso le donne collaboratrici
particolare della sua opera di
salvezza. Daremo mai protagonismo
significativo alle donne nella Chiesa?
Ma la vera domanda non è tanto
questa: è, soprattutto, quella di
favorire che le donne, nella Chiesa
e nel mondo, si facciano ancora
più avanti affinché il genio della
femminilità (e non del femminismo)
sia manifestato per come Dio lo ha
voluto. C’è confusione, in merito,
lo ammettiamo. Ma riteniamo che
i tempi siano abbastanza maturi
perché l’integrazione pastorale
uomo-donna sia facilitata e
realizzata.Occorre,forse,conoscersi
maggiormente, superando barriere e
paure culturali; ma occorre, ancora
di più, fare in modo che ciascuno
riscopra le proprie identità e le
proprie ricchezze per evitare difese o
posizione che, invece, condizionano
le aperture e i confronti. Se esiste
crisi nel riconoscimento della
femminilità o nella confusione dei
ruoli, la ricetta è soltanto una: è
tutta questione di vocazione!
Giovanni Maurello
Nuove tutele per le donne
di Roberto Fittipaldi
La donna, per quanto sia celebrata ed
amata, al contempo, è troppo spesso
perseguitata, vittima di maltrattamenti, in
famiglia e sul lavoro, nei luoghi più cari,
quelli in cui dovrebbe sentirsi più al sicuro.
Il legislatore italiano nel 2009 ha introdotto il
reato di atti persecutori, noto come stalking
(dall’inglese to stalk che vuol dire cacciare,
perseguitare). Ora le donne hanno la
possibilità di difendersi, soprattutto da
quei casi più insidiosi e subdoli, come lo
stalking emozionale, che procurano ansia
e paura nelle vittime, spesso perseguitate
da ex compagni che diventano molestatori
assillanti rendendo la loro vita un inferno.
Nel territorio diocesano - che rientra nella
giurisdizione del Tribunale di Castrovillari
- ancora non vi sono state sentenze di
condanna. Diversi, tuttavia, sarebbero
i maltrattamenti in famiglia, come
dimostrerebbero alcune misure cautelari
adottate e delle indagini. Per diffondere
la cultura dei diritti, l’Associazione Donne
Avvocato (A.D.A.), presieduta dall’avvocato
Loredana Ferraina, ha costituito un centro
di ascolto e sostegno legale per donne e
minori in difficoltà. Il centro, che ha sede sia
a Castrovillari che a Trebisacce, nei prossimi
mesi attiverà anche un numero verde. Per
la violenza sessuale, tra l’altro, la difesa
è gratuita, essendo a carico dello Stato.
Quello che l’Associazione
sta cercando di fare è
un discorso culturale e
formativo. «E’ necessario
– ci spiega l’avvocato
Ferraina – che entri
nella mente della gente
che la vessazione è
una forma di violenza e
come tale va denunciata.
Occorre
maggiore
consapevolezza», specie
tra le nostre connazionali
che, a differenza delle
extracomunitarie,
pare
siano meno propense a
denunciare.
Pellicole al femminile
C’è un filo rosso che unisce le storie, siano esse raccontate in tre
minuti che in quaranta. È la donna, la figura femminile, in particolare
quella che vive, lavora, è mamma e moglie in quel macro mondo
che è lo specchio del Mediterraneo. Ad essa, da quattro anni, il
Teatro della Sirena, diretto dall’attore-regista Giuseppe Maradei,
dedica una rassegna di cortometraggi, da quest’anno estesa
anche ai mediometraggi. “La Tela di Penelope”, curata da Maradei
insieme con Carla Monaca, Rosario Rummolo e Gianni Colaci,
dal 23 marzo al primo giugno propone sullo schermo del teatro
in via Ripoli, a Castrovillari, film provenienti dall’Italia, dalla Spagna
e dal Regno Unito. La palma del migliore è già stata attribuita ad
una produzione iberica, “Sombras en el viento”, di Julia Guillèn
Creach, una breve ma poetica tela cinematografica in cui la vita
trionfa proprio mentre la morte sembra destinata ad avere la
meglio. Ma “La Tela di Penelope” quest’anno ha raccontato di tutto:
donne vessate dal proprio compagno che vengono sostituite con
un clone-robot; aspiranti madri in cerca di un padre per la prole
in arrivo; donne che piangono i figli emigrati dal Sud Italia. Storie,
come tante migliaia ve ne sono, suggestivamente raccolte in un
documentario (fuori concorso) “Donne in bicicletta in Medio
Oriente per la Pace” che ricordano quanto sia ancora lontana
l’emancipazione femminile.
R. F.
Il servizio che l’A.D.A. sta per inaugurare
sarà pubblicizzato con volantini e manifesti
che saranno distribuiti attraverso i Servizi
sociali dei Comuni, gli studi medici e in altre
forme capillari, per raggiungere quante più
persone possibile. Se si crea una rete di
solidarietà, insomma, oggi che gli strumenti
legislativi permettono di perseguire più
compiutamente di prima i molestatori,
la donna forse si sentirà più tutelata.
Tra i “mezzi” previsti vi sono il divieto
di avvicinamento e l’ammonimento (in
Calabria ve ne sono stati 22 sino al
31 ottobre del 2009, contro i 799 nel
resto del Paese). Non esiste, invece,
e sarebbe auspicabile che venisse
istituito, un fondo di solidarietà per
vittime di stalking, al quale attingere
nelle ipotesi in cui non si riesca ad
ottenere il risarcimento dallo stalker,
sebbene mai nessuna ricompensa in
denaro potrà scacciare le pressioni
di natura psicologica e le violenze
fisiche subite.
“Mille splendidi soli”
L’amore e il coraggio, vissuto dalle donne, raccontati da un
uomo, in “Mille splendidi soli”, romanzo di Khaled Hosseini. È la
femminilità, nella sfera corporea ed emozionale, che viene fatta
sparire dietro un burqa, in un Afghanistan dilaniato da rivolgimenti
politici violenti. Mariam subisce il rifiuto, è una figlia bastarda, vive
il dolore, il suicidio della madre prima e poi le violenze fisiche e
morali derivate da un matrimonio impostole a soli 15 anni.A Laila,
l’altra donna-bambina cui la guerra porterà via le persone care,
genitori e compagne di scuola, il destino imporrà il medesimo
marito-padrone di Mariam. La rassegnazione al sopruso, sia
dentro le mura domestiche (Rashid che picchia, chiude al buio
e riduce alla fame e alla sete le mogli disobbedienti), che fuori,
la legge islamica (è proibito cantare,scrivere libri, guardare film,
usare cosmetici, gioielli, abiti attraenti, guardare gli uomini negli
occhi, uscire, lavorare e ridere fuori di casa, frequentare la scuola),
sembra condizione ineluttabile, per le due donne. Mariam ubbidirà
ad un padrone solo un’ultima volta, per scontare la colpa del
riscatto e della liberazione sua e della sorella nel dolore, Laila.
A.P.
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• maggio 2010 •
U n po p o l o i n c a m m i n o u nito nella
di Gaetano Zaccato
«La vita è un pellegrinaggio: viverla è camminare spesso e intensamente, sapendo dove andare. Fare
un pellegrinaggio è, semplicemente, ricordare il senso del cammino della nostra vita e ridare valore
alle cose che abbiamo».
Con queste parole il Pastore della Chiesa cassanese, monsignor Vincenzo Bertolone, ha chiuso il
secondo pellegrinaggio mariano notturno, svoltosi nella notte tra l’8 e il 9 di maggio, con la partecipazione
di una moltitudine di fedeli, tra i due santuari della Madonna del Castello, a Castrovillari, e della
Madonna della Catena, a Cassano. A piedi, in preghiera, da un santuario all’altro, guidati dal chiarore
delle stelle e dalla voce della Vergine, lungo un percorso di 14 chilometri. A curare l’organizzazione,
coordinati da don Giovanni Maurello e Raffaele Vidiri, gli scout dei gruppi “Cassano 1”, “Castrovillari 1”
e “Castrovillari 2”, nonchè i volontari delle Misericordie di Cassano e Trebisacce.
Rispettato appieno il programma: ritrovo dei pellegrini, alle 23.30 di sabato, nello spiazzo antistante
il santuario castrovillarese e partenza alle 23.50. Lungo il tragitto, momenti di preghiera, ispirati a
san Giovanni Maria Vianney, il curato d’Ars, e soste di ristoro. Il corteo si è snodato lungo la strada
interpoderale che, costeggiando i depuratori del comune di Castrovillari, si immette su via san Lorenzo
del Vallo. Successivamente, si è proceduto fino al bivio di contrada Pietrapiana, dove i pellegrini hanno
imboccato la strada provinciale Castrovillari-Cassano, per abbandonarla poi all’altezza delle Cantine
Sociali del Pollino, deviando sulla strada provinciale 168. Quindi, all’altezza del crocevia per villa
“Sant’Antonio”, si è immesso sulla strada comunale che, in territorio di Frascineto, conduce fino alla
provinciale Cassano-Civita, e da qui si è diretto alla volta del santuario della Madonna della Catena,
con arrivo domenica, alle 6.30. Alle 7, nel santuario, la celebrazione della santa messa, officiata dallo
stesso monsignor Bertolone.
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• maggio 2010 •
a fede n e l p e l l e g r i n a g g i o Mariano
Notturno
Un cielo trapunto di stelle ha fatto da tetto al sentito pellegrinaggio mariano, fulgido esempio del cammino della vita.
Nasciamo dal grembo di una mamma, il Santuario della Madonna del Castello; iniziamo, poi, la nostra vita, il pellegrinaggio
notturno. È un sentiero impervio: strade piene di buche, i peccati in cui cadiamo, spesso segnalate da altri uomini, angeli che
ci aiutano a rialzarci. Vi erano percorsi in discesa, facilmente si scivolava, ma risultavano più semplici rispetto alle faticose
salite: l’unica differenza è che, finita la discesa, era buio, la salita era sì faticosa, ma man mano che si arrivava in cima si
iniziava a sentire il vento che incoraggiava a continuare, e, a meta raggiunta, ci si sentiva più vicini al cielo per “volare alto”,
invito rivoltoci dal vescovo.
Abbiamo vagato al buio, di notte, nel silenzio e nella preghiera: è la ricerca disperata e, al contempo, speranzosa, dell’uomo
in cerca di se stesso e del senso della sua vita. Semplice il vestito dei pellegrini: spogliati dalle preoccupazioni quotidiane,
poveri di ornamenti futili, ma coperti dai nostri pensieri, dalle nostre domande e dalle nostre speranze, affidati ad una notte
santa, ad una notte che ci ha visti ladri di una gioia piena e vera. Significativi gli strumenti del pellegrino, le sue mani: in una
un rosario, o una fiaccola o il libretto delle preghiere, l’altra usata per sorreggere il compagno vicino. Chiara la meta del
pellegrino: essere per gli altri e, nel darsi agli altri, cercare se stessi. Commuove l’immagine del nostro vescovo, pellegrino
e pastore al contempo, con in mano il rosario, circondato dalla sua diocesi, deciso il suo passo, forte la sua preghiera, felice
il suo cuore. Una notte in compagnia del Vangelo, delle parole del Santo Padre, e, attraverso queste, della vita del santo
curato d’Ars. Pellegrinaggio offerto per i nostri sacerdoti; è stata determinante la loro presenza, pronti a pregare, in primis,
ma anche a scherzare e ad aiutare durante le pause. Senza voler essere poco rispettosa, penso che la notte abbia spogliato
tutti delle cariche ricoperte, rendendoci una famiglia, in cui le uniche autorità sono i genitori: uguali nella stanchezza, simili
nella preghiera, identici nelle diversità.
La notte trasforma tutto, o meglio, svela ciò che c’è di più vero in ognuno. Il buio vellutato del cielo, violentato dalla luce
tenera delle fiaccole, porta il pellegrino ad un resoconto con se stesso: è un cammino interiore, forse ancora più difficile
e faticoso, perché non si parla di chilometri, ma di infinità: ognuno di noi ha dentro di sè un immenso! La natura, eterna
preghiera, ci ha fatto dono di partecipare con lei al suo continuo canto di lode a Dio: un cielo nitido, contro ogni previsione,
il luccichio delle stelle, il venticello tra le foglie, la rugiada mattutina e, prima dell’alba, il saluto con una stella cadente. Un
vero incanto!
All’alba, ad est il cielo iniziava a farsi chiaro, ad ovest era ancora tutto buio, ma il momento di passaggio dai due stati era
incalcolabile: il momento del transito verso una luce certa ma che può apparire lontana, l’arrivo dell’aurora cercata dal
viandante in una notte di preghiera, la speranza che diventa fervida certezza. E poi l’arrivo al santuario della Madonna della
Catena: è l’epilogo di tutto? Solo l’inizio di una nuova vita, che termina sempre nel grembo mariano che diventa Paradiso.
D. L.
Nel foto racconto di Gaetano Zaccato diversi momenti del pellegrinaggio Mariano da Castrovillari a Cassano svoltosi nella notte
di sabato 8 e domenica 9 maggio. La partenza dal Santuario della
Madonna del Castello. L’arrivo presso il Santuario della Madonna
della Catena in Cassano. Insieme ai fedeli Mons. Bertolone.
7
• maggio 2010 •
La sfida educativa di animare parrocchie e territori
di Raffaele Vidiri
Nei giorni scorsi, circa 630 tra direttori
e operatori di 180 (su 220) Caritas
diocesane
(presente
anche
una
delegazione cassanese) si sono
incontrati a San Benedetto del Tronto
per il 34° convegno nazionale promosso
da Caritas italiana, dal titolo “Educati alla
carità nella verità. Animare parrocchie e
territori attraverso l’accompagnamento
educativo”.
Significativi i numeri della galassia
Caritas. Il 97% delle Caritas diocesane
ha attivato un centro d’ascolto, il 71%
un osservatorio delle povertà e il 69%
il laboratorio per la promozione delle
Caritas parrocchiali. Sono 1273 in
Italia i giovani in servizio civile in 82
Caritas diocesane, a cui si aggiungono
56 all’estero. Nel periodo 2001-2009
– a parte i fondi di solidarietà per la
crisi economica – Caritas Italiana ha
accompagnato le Caritas diocesane alla
realizzazione di oltre mille progetti in vari
ambiti di bisogno: immigrati, famiglie
in difficoltà, detenuti ed ex detenuti,
anziani, vittime di violenza e tratta, malati
terminali, senza dimora, richiedenti asilo.
Invece i progetti specifici monitorati
da Caritas italiana a luglio 2009 e
realizzati dalle Caritas diocesane per
fare fronte alle conseguenze della crisi
sulle famiglie sono stati 125. Circa 60 i
paesi del mondo dove Caritas italiana
ha realizzato decine di progetti e 280
microprogetti.
Monsignor Vittorio Nozza, direttore di
Caritas italiana, facendo sintesi dei
numerosi spunti emersi nelle giornate
di confronto grazie ai relatori e ai
partecipanti, ha delineato le prospettive
di lavoro pastorale per le nostre comunità
cristiane, chiamate a vivere dentro la
storia, a vivere adesso. «Il concetto
di bene integrale della persona – ha
sottolineato Nozza - esige di stare dentro
un’ampia scelta educativa che chiede
alcune attenzioni particolari: l’attenzione
a ordinare le cose, i beni rispetto al
bene, che è la persona; l’attenzione al
corpo offeso, tradito, umiliato, venduto,
violato, abbandonato; l’attenzione a una
cultura, che impasti l’unità del sapere,
assuma l’alterità, rispetti le differenze,
eviti ogni chiusura identitaria. Tutto
questo – ha aggiunto il direttore di
Caritas italiana - impegna a mettere in
atto di alcuni percorsi educativi: la scelta
pastorale delle relazioni, l’uso dei beni, i
percorsi di incontro con i poveri; il ritorno
alla partecipazione, la promozione
dell’integrazione e dell’interculturalità; la
proposta e la promozione di nuovi stili
di vita»
«Giusti verso i poveri»
Goffredo Boselli, monaco del monastero di
Bose, nella sua relazione si è soffermato su un
unico segno, il segno cristiano fondamentale,
attraverso il quale Gesù Cristo ha voluto
manifestare il suo amore per gli uomini: la
frazione del pane. «La relazione tra eucaristia
e povertà - ha detto - non può essere né tralasciata né tanto meno taciuta, perché nelle
pagine dell’Antico come in quelle del Nuovo Testamento, la qualità essenziale che fa del
culto a Dio un culto a lui gradito è la giustizia verso i poveri, l’equità verso i miseri, il diritto
nei confronti degli oppressi. Il credente non può rendere culto al Signore e al contempo
ignorare il fratello che è nel bisogno. Dio non esaudisce la preghiera di colui che non
ascolta il grido del povero, perché non potrà mai esserci culto autentico se coloro che
lo celebrano sono causa di ingiustizia». Ha quindi aggiunto: «La liturgia dà alla Chiesa un
compito per il mondo, un compito di cui i cristiani, oggi forse più di ieri, sono debitori nei
confronti di tutti gli uomini. In una società dove domina il più forte, l’eucaristia è una vera
e propria minaccia per il mondo. In una società dove trionfa l’individualismo, l’eucaristia
richiama il comune destino di tutta l’umanità. Per questo, l’eucaristia forgia una teologia
della carità, perché la carità è un mistero profetico e sacramentale. Essa è crogiuolo di
un’etica a servizio dell’uomo».
R. V.
8
• maggio 2010 •
La Chiesa della carità
Mons. Brambilla durante il suo intervento
“Educati alla carità nella verità: gesti di
amore per l’uomo di oggi” è stato il titolo
della relazione di monsignor Franco Giulio
Brambilla, vescovo ausiliare di Milano e
presidente del Comitato per gli studi
superiori di Teologia e di Scienze religiose.
Nel suo intervento, il vescovo ambrosiano
ha sottolineato il ruolo pedagogico della
Caritas, la cui funzione, ha detto, «vive
dentro una tensione feconda: richiamare alla
Chiesa - che i poveri li avete sempre con voi
e nel medesimo tempo evocare che l’essere
stesso della Chiesa è quello di una comunione
per la missione: edificare la Chiesa come
segno vivo e reale di comunione per la vita
del mondo. Richiamare che “i poveri li avete
sempre con voi”, vale a dire la valenza di
appello permanente ed ecclesiale della
povertà. Significa che la relazione di aiuto
rappresenta un’attenzione essenziale della
vita cristiana e della vita delle parrocchie, non
è un optional da collocare a lato di annuncio
e celebrazione». Ha quindi concluso: «Una
Chiesa che fa spazio alla carità (ministero)
è una Chiesa che si edifica come Chiesa
della carità (comunione). Un cristiano che si
esercita nella carità (servizio) è un cristiano
che cresce nella carità (virtù). Perché alla
fine questa è l’unica cosa che rimane»
R. V.
Usare i nuovi media per relazioni autentiche
«Il web, un ambiente da evangelizzare».
L’espressione usata dal padre gesuita
Antonio Spadaro, redattore de “La civiltà
cattolica”, sintetizza i temi discussi
durante i tre giorni del convegno sui
“Testimoni digitali”, organizzato dalla Cei
e tenutosi a Roma nei saloni dell’hotel
Summit. Qui si sono dati appuntamento
i circa 1300 partecipanti, tra giornalisti
della carta stampata, operatori di radio
e televisioni, dei siti internet, ma anche
studenti universitari e religiosi, provenienti
facoltà di Scienze della comunicazione
dell’università Cattolica, che ha chiarito il
senso dell’essere testimoni digitali, ovvero
«interlocutori attivi e critici», in vista di una
tecnologia umanizzata, fatta di relazioni
«autentiche e dense», in uno spazio mediale
inteso come agorà. In serata, la visita alla
Cappella Sistina, riservata ai convegnisti,
ha avuto come guida il professor Paolucci,
direttore dei Musei Vaticani.
Fittissimi sono stati gli impegni dell’intera
seconda giornata, culminati nell’intervento
Testimoni digitali
La Cappella Sistina è stata presentata come
il primo ambiente digitale della storia.
La Chiesa, precorrendo le moderne
tecnologie, con grande maestria, ha affidato
la trasmissione dei contenuti di fede alla
dimensione sensoriale, diventando, per
questo, «luogo identitario, prima ancora che
opera d’arte», come dichiarato dal professor
Paolucci.
L’ambiente, per la grandiosità delle immagini,
si presenta agli occhi dell’osservatore come
esperienza immersiva ed avvolgente. Lo
stesso logo del Convegno riproduceva il
michelangiolesco affresco della creazione
per due motivi. Anzitutto per la fisicità, il
gioco di sguardi, la plasticità della massa
muscolare in torsione, lo sfioramento
delle dita, che comportano, ha affermato
monsignor
Domenico
Pompili,
«il
coinvolgimento di tutta la persona» e,
dunque, una trasmissione di messaggi che
«va al di là della parola e che ha molto
da insegnare anche a noi uomini e donne
del 2000». Ha quindi aggiunto: «Quando si
parla di comunicazione, oltre ai mezzi, sono
importanti i contenuti e i contesti, i quali
mettono le ali anche alle nuove tecnologie,
altrimenti internet e tutto il resto finiscono
per essere contenitori vuoti». Il secondo
motivo è riferito «all’esuberanza tattile,
e alla saturazione dello spazio pittorico
attraverso le immagini, alla dismisura nel
Benedetto XVI sul maxi schermo della udienza generale di “Testimoni digitali”
dalla quasi totalità delle diocesi italiane,
tutti interessati alle nuove tecnologie
digitali, attraverso cui comunicare,
«senza demonizzare il nuovo», allettante
per linguaggi, colori, strumenti, bensì
valorizzandone
«lo
straordinario
potenziale», per fare pastorale, come
sostenuto anche da monsignor Mariano
Crociata, segretario generale della Cei.
L’evento è stato ripreso in diretta televisiva
da Tv 2000, e trasmesso inoltre in diretta
on line dal sito internet www.testimoni
digitali.it. Gli scenari mediatici sono stati
il tema centrale della prima giornata,
inaugurata dalla relazione di monsignor
Crociata. Ad ampliare la discussione
è stato il video messaggio di Nicholas
Negroponte, fondatore e direttore del
Media Lab del Mit, seguito, tra i tanti,
dall’intervento di Mario Calabresi,
direttore de “La Stampa”, e di Francesco
Casetti, direttore di dipartimento della
del cardinale Angelo Bagnasco, presidente
della Cei, il quale, facendo propria
un’espressione metaforica già impiegata
dal Ratzinger cardinale, ha riflettuto
su come conciliare mondo digitale e
presenza cristiana, incidendo finemente
nel «sicomoro digitale», per ottenere frutti
migliori. «Vino nuovo in otri nuovi» è stato
invece l’argomento trattato da monsignor
Domenico Pompili, sottosegretario della
Cei, nell’aula “Paolo VI”, in Vaticano.
È seguita una tavola rotonda che ha
visto riuniti Marco Tarquinio, direttore di
“Avvenire”; Lorenza Lei, vicedirettore
generale della Rai; padre Federico
Lombardo, direttore della sala stampa
vaticana. Quindi, accolto al saluto del
cardinale Bagnasco e dagli 8.000 presenti,
tra convegnisti e pellegrini giunti da tutta
Italia, è intervenuto Papa Benedetto XVI,
per gli atti conclusivi del convegno.
A.P.
Mons Angelo Bagnasco durante un’intervista
rapporto di Dio con l’uomo», e conduce,
nel suo ruolo di congiunzione, al volto di
Cristo, rinvenibile nel volto degli altri uomini,
che diventa, così, chiave di relazione. Ancor
prima del web.
A. P.
9
• maggio 2010 •
I consigli di Confcooperative alle imprese
normative. «Nasce inoltre - chiarisce il
direttore di Confcooperative Calabria,
Piero Mendicino - “Info Csc”, primo passo
verso un’esperienza di comunicazione
integrata e istituzionale fruibile mediante
l’accesso ad un’apposita sezione del
portale web di Csc Calabria (http://www.
csccalabria.com).
Tale
opportunità,
offerta gratuitamente dal Centro servizi
cooperativo, mette a disposizione delle
aziende una serie di utili risorse informative
Accedendo alla pagina dedicata - prosegue
Mendicino - si potrà infatti scaricare la
più recente delle circolari informative
sui bandi pubblici comunitari nazionali e
regionali, si potrà accedere mediante un
apposito link ipertestuale al portale della
newsletter CooperAttivaMente e della
rassegna stampa istituzionale completa.
Sono, infine, in fase di strutturazione
importanti convenzioni con enti ed aziende
primarie». (D.Mar.)
Macina iniziative il progetto
che vede il Csc (Centro servizi
cooperativo) Calabria partner
strategico
delle
imprese
cooperative e braccio operativo
di Confcooperative Calabria
nella erogazione dei servizi reali
alle imprese.
L’intesa con la società di
ingegneria
“Staf
società
cooperativa” permette al Csc
Calabria di offrire alle imprese
agricole, e non solo, utili servizi
nei settori della consulenza
e della progettazione civile,
impiantistica,
idraulica,
ambientale e dello sviluppo
rurale. Non meno importante è la
possibilità di avvalersi dei servizi
offerti circa la regolarizzazione
dei fabbricati così per come
previsto dalle recenti previsioni
Il gemellaggio
Consiglio Uciim
L’addio a Ettorre
S’è conclusa tra le lacrime la visita della
delegazione di Garbagnate Milanese,
città gemellata con Cassano ormai da 30
anni e ad essa unita da vincoli di sangue,
essendo centinaia i cassanesi lì emigrati.
La comitiva garbagnatese, guidata
dal sindaco Leonardo Marone, dalla
sua più stretta collaboratrice Anna
Matarazzo e dai consiglieri Giuseppe
Muscia e Leonardo Elia (quest’ultimo
con origini cassanesi), è stata accolta
dal primo cittadino Gianluca Gallo e
dal presidente del consiglio Rosella
Garofalo ed accompagnata alla scoperta
dei tesori cittadini: il porto turistico,
l’area archeologica sibarita, le grotte di
sant’Angelo, il centro storico, le Terme, la
Cattedrale. Non sono mancati momenti
istituzionali, volti a verificare la possibilità
di stringere più intensi rapporti di scambio
commerciale e turistico. Domenica 9
maggio, infine, la partecipazione alle
celebrazioni in onore della Madonna
della Catena: incontrando il vescovo,
monsignor Vincenzo Bertolone, il
consigliere Elia gli ha fatto dono della
base in oro della portantina (frutto d’una
colletta effettuata tra i garbagnetesi, ed
in particolare tra gli emigranti cassanesi)
che accompagnerà la statua della Vergine
nelle sue uscite. Quindi, dopo il pranzo di
commiato, le lacrime scese sui volti dei
due sindaci e degli altri presenti, come a
suggellare un patto di affetto e d’amicizia
ormai inscindibile.
G. I.
Rinnovato il Consiglio Provinciale
UCIIM
Cassano si aggiudica i primi quattro
consiglieri eletti.
L’addio terreno a monsignor Rodolfo
Ettorre
10
• maggio 2010 •
Presso l’istituto “Madre Isabella De
Rosis”, a Rossano Scalo, si sono tenute
le elezioni per il rinnovo del Consiglio
Provinciale Uciim. Hanno partecipato
alle operazioni i delegati delle sezioni di
Rossano, Cassano, San Marco Argentano,
Paola, Lungro. Della sezione di Cassano
sono stati Rosella Varcasia, con 181
voti; Gaetano Zaccato Gaetano (162);
Giovanni Donato (148) ed Emiliana
Marino (123). Gli altri 5 consiglieri eletti
sono risultati essere Angela Marino, Aldo
Madeo, Giulia Perri e Maria Marcianò
(della sezione di Rossano) e Giovanna
Gamba (della sezione di San Marco).
RedA
L’intero paese, commosso, s’è stretto
idealmente attorno alla bara per l’ultimo
saluto a monsignor Rodolfo Ettorre,
arciprete emerito di Villapiana di cui è
stato parroco per lungo tempo.Originario
di Trebisacce, il sacerdote si è spento a
96 anni lasciando un vuoto incolmabile
in quanti lo riconoscevano come faro
umano ancor prima che spirituale.
La cerimonia funebre, nella chiesa di
Santa Maria del Piano, alla presenza
di decine di sacerdoti, è stata officiata
dal vescovo di Cassano, monsignor
Vincenzo Bertolone, e da don Carmine
Scaravaglione. Al cordoglio di Villapiana
ha dato voce il sindaco, Roberto Rizzuto,
che ha espresso vicinanza alla famiglia,
ricordando le doti umane e presbiteriali
di monsignor Ettorre, proclamando il
lutto cittadino.
D. Mar.
Il cammino del Vescovo pellegrino
di Gianpaolo Iacobini
«La gamba mi fa un po’ male, ma non
intendo fermarmi. C’è ancora tanta strada
da fare, ed un Pastore non può fermarsi a
metà del cammino, specie quando ha con
sé il suo gregge».
Scene da un pellegrinaggio notturno,
quello tra i santuari di Castrovillari e
Cassano, andato in scena per il secondo
anno consecutivo lungo i pendii e le
vallate del Coscile e dell’Eiano. Mentre
il sole ancor timido del nuovo giorno
fa capolino all’orizzonte, monsignor
Vincenzo Bertolone rassicura chi lo esorta
a qualche istante di tregua e riposo prima
di riprendere la marcia: nelle sue parole,
anche il racconto di un cammino ben più
lungo, ed ancora lungi dal concludersi,
quello che ha contraddistinto il terzo anno
di episcopato, e di episcopato cassanese,
del caparbio sacerdote siciliano, che del
Palazzo vescovile è riuscito a fare la sede
di un costante dialogo tra il Presule e i suoi
confratelli e la comunità diocesana in ogni
sua articolazione ed espressione.
Forse anche per questo, ora, la Curia
procede spedita. Le associazioni e i
movimenti ecclesiali, molti dei quali nati
proprio su impulso di monsignor Bertolone,
iniziano a radicarsi pian piano nel tessuto
sociale. Le risorse, umane e materiali, sono
finalmente impiegate con discernimento,
cognizione di causa e profitto pastorale,
e tra i miracolosi risultati centrati si può
annoverare, finalmente, ad esempio,
la restituzione al patrimonio collettivo
diocesano dei locali annessi al santuario
della Madonna della Catena, attorno a cui
nel frattempo sono stati ultimati i lavori di
realizzazione della Via Crucis.
Traguardi certo importanti, eppure solo
strumentali al perseguimento di altri
ancor più rilevanti obiettivi. Due su tutti:
la formazione dei sacerdoti e dei laici; la
cura e la crescita della persona umana. A
testimonianza di ciò, non solo i messaggi
racchiusi nella terza Lettera pastorale
data alle stampe, ma anche i convegni
diocesani promossi per approfondire la
scoperta di Cristo, e le decine di iniziative
culturali e spirituali, sostenute con energia
e convinzione in ogni paese della Calabria
citra.
Non è mancata, in questo quadro luminoso
e variegato, la chiamata alle pacifiche armi
dell’impegno civile e sociale, esplicata,
da ultimo, nel convegno sui temi della
questione meridionale, alla luce del recente
documento edito dalla Cei. E poi l’avvio
della visita pastorale (a distanza di sedici
anni dall’ultima) a partire dai paesi dell’alto
Ionio, la promulgazione dei Libri Propri
(quelli prima in vigore risalivano al 1903), la
posa della prima pietra della nuova chiesa
di Sibari, la presentazione (ed il reperimento
delle correlate risorse finanziarie) dei lavori
di adeguamento liturgico della Cattedrale,
l’istituzionalizzazione del pellegrinaggio
mariano notturno tra i santuari di Castrovillari
e Cassano, ed ancora i nuovi libri pubblicati
(su tutti, quello incentrato sul Curato d’Ars),
le innumerevoli riflessioni offerte ai lettori
dei quotidiani locali e nazionali, oltre che
dell’“Abbraccio”.
L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito,
ma poco aggiungerebbe al ritratto del
vescovo pellegrino, che sa di avere ancora
molta via da percorrere e tanti compagni
da incontrare e coinvolgere nel viaggio che
porta a Cristo. Perché se pure la gamba fa
male, e lungo la strada già impervia della
vita gli ostacoli non mancano, un Pastore
che a cuore il gregge che lo segue non può
fermarsi. E monsignor Vincenzo Bertolone,
c’è da giurarlo, non si fermerà.
Tre anni in clic
11
• maggio 2010 •
Cento anni di Azione Cattolica
di Mariella Clobiaco
Festa di famiglia voleva
essere e festa di famiglia è
stata. Il 18 aprile eravamo in
tanti a festeggiare gli 80 anni
dell’Azione Cattolica diocesana:
soci, responsabili ed educatori,
ex responsabili, assistenti
diocesani e parrocchiali, un
rappresentante del Consiglio
Nazionale di AC e amici delle
altre
aggregazioni
laicali
diocesane. E c’erano anche il
sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno,
e il vice sindaco, Antonio Lucente, che
tanto hanno contribuito alla buona riuscita
della festa. C’era naturalmente il vescovo,
monsignor Vincenzo Bertolone.
Attorno all’altare di Dio, nella Chiesa di santa
Maria del Piano, accolti con generosità
dal parroco don Luigi Risoli, i convenuti
hanno elevato la propria preghiera di lode
e di ringraziamento al Signore. Con grande
gioia, il Vescovo ha benedetto la nascita
del gruppo giovani di AC nella parrocchia
della Natività della Beata Vergine Maria
in Cassano e di due nuove associazioni
nelle parrocchie Auxilium Christianorum
di Castrovillari e Visitazione della Beata
Vergine Maria di Rocca Imperiale
La relazione di Morelli
Interessante, fresca, coinvolgente la riflessione sul tema “Laici
nuovi per abitare il futuro” presentata da Giovanni Morelli,
consigliere nazionale di AC per il Settore giovani. Quali modelli
di persona si ritrova davanti un giovane o un educatore che voglia
farvi riferimento? Di chi si parla sulla stampa e in televisione? E via
con una carrellata di biografie di
persone che diventano famose
magari partecipando ad un
reality televisivo e di altre che,
a volte diventando famose e più
spesso no, spendono la propria
vita per gli altri, studiano molto,
contribuiscono a migliorare
il mondo, servono fino a dare
la vita. A chi ispirarsi? Non
sempre la scelta è scontata.
Soffermandosi sulle singole
parole del tema affidatogli, il
relatore ha poi tracciato con
sapienza un percorso utile ed essenziale per diventare laici
adulti capaci di abitare da protagonisti l’oggi e il futuro. M. C.
12
• maggio 2010 •
I lavori della mattinata sono
stati coordinati da don Giovanni
Maurello e sono vissuti
sulle relazioni di monsignor
Bertolone e Giovanni Morelli.
La coloratissima invasione
di un centinaio di ragazzi
dell’ACR ha trasformato in festa
il pomeriggio. Pon pon, enormi
palloni, sketch, inni dell’AC e
tanta musica offerta dalla band
dei “Bagna Duna”, hanno fatto
da cornice alle premiazioni dei concorsi,
tutti ispirati al tema dell’incontro tra Gesù
e Zaccheo.
La riflessione di Bertolone
Monsignor Bertolone ha presentato una riflessione dal titolo
“Quello sguardo che cambia la vita”, tema a lui particolarmente
caro, a cui ha dedicato più di una pubblicazione. «Il tema
dello sguardo di Cristo e su Cristo – ha affermato il Presule
- è splendido, affascinante, ricco di suggestione che avvince e
commuove l’animo di chiunque voglia soffermarsi, anche per
poco e in silenzio,
a fissare il proprio
sguardo in quello
di Cristo». Parole
attraverso le quali il
vescovo ha condotto
l’uditorio lungo un
percorso che ha fatto
prendere nuova luce
al tema delle relazioni
e dell’incontro su cui
tutta l’Azione Cattolica
si è fermata a riflettere
in questo anno associativo, partendo dal brano di Luca (19,1-6)
sull’incontro tra Gesù e Zaccheo. M. C.
Viva voce
[ il disco ]
«E’ solo un uomo quello di cui parlo, del suo interno come del suo intorno,
di quando scivola su stesso, di quando scrive come adesso».
Inizia cosi l’album di Niccolò Fabi. Un disco raffinato, come le sue parole, i
suoi suoni . Uno degli artisti italiani più impegnati nel sociale, ma altrettanto
impegnato nella sua costante ricerca di suoni e parole.Un vero e proprio filologo
del pentagramma.
L’album “Solo un
uomo”
contiene
brani intensi, code
strumentali, canzoni
prima d’amore e
molto intime e
poi di denuncia
sociale, lievi, gentili.
Poi tutto ad un
tratto esplode: “La
promessa” diventa
una
dolcissima
storia a lieto fine,
da
sognare
ad
occhi aperti; “Solo
un uomo”, scelta
come
apripista,
mostra un Niccolò
Fabi vicinissimo sia
Nicolò Fabi
per stile che per
sonorità al miglior Ivano Fossati, mentre “Aliante” ricorda gli arrangiamenti
dei Supertramp. “Fuori o dentro” è intensa quanto delicata, con un
bellissimo arrangiamento d’archi a fare da cornice ad un testo esistenziale,
senza essere catastrofico. Quindi “Successo”, forse la migliore, con un testo
meraviglioso ed essenziale. A chiudere l’album, “Parole che fanno bene”,
un’istantanea perfetta di una parte della nostra società. Un disco, dunque,
sereno, sognatore, positivo. Chi è pessimista e disilluso potrebbe ritrovare
delle sensazioni perse col tempo. E chi ha avuto l’idea di partecipare al suo
concerto a Castrovillari il 15 Maggio, sicuramente avrà portato via con sé il
ricordo indelebile di buona musica.
Giuseppe Roseti
[ l’idea ]
Chi legge vola! E’ cosi per i volontari dell’associazione torinese “Circolo dei lettori”, che hanno
selezionato delle letture da proporre ai pazienti ricoverati negli ospedali. Negli istituti fisioterapici
ospedalieri (l’istituto nazionale tumori “Regina Elena” e quello dermatologico “San Gallicano”), sono
state avviate iniziative di musica, pittura e cinema. «Vogliamo
puntare all’equilibrio tra l’attenzione alla ricerca clinica e i bisogni
inespressi delle persone - ha spiegato il direttore generale
Francesco Bevere - perchè il dolore che provano i pazienti non
è solo fisico, ma anche psicologico e questo, spesso, influenza in
maniera negativa le stesse cure».
Iniziative come queste dovrebbero stimolare anche le nostre
attività diocesane. Assistere i malati negli ospedali è una missione
delicata e quanto mai fondamentale oggi. A gennaio, ad esempio,
in Piemonte è partito il progetto “Volontari per la lettura” tramite un bando su Internet, che ha
registrato l’adesione di circa 300 giovani disposti a prestare voce e tempo per stare vicini ai malati
del reparto. Un libro fa sognare, viaggiare, rende liberi i confini del mondo. E un sorriso è la migliore
medicina mai esistita. Basta davvero poco a volte per riempire la vita di una persona che soffre. Siamo
bravi a riempire le parrocchie e le processioni, ma il dubbio resta: serve solo questo?
G. R.
[ il libro ]
“Il Venerdì Santo” a Cassano Jonio
- Origini, sviluppi e mutamenti”.
Fresco di stampa e da poco
nelle maggiori librerie italiane
l’opera letteraria tutta dedicata
alla processione dei misteri “U
Venneri Sant” di Cassano, frutto di
un’attenta e scrupolosa ricerca sul
campo della giovane ricercatrice
cassanese Matilde Tursi. Il libro,
edito da “Mongolfiera Editrice”,
racchiude in 202 pagine tutto ciò
che ruota attorno alla processione
del venerdì santo . A spianare
la strada al lettore sono le due
prefazioni scritte da Leonardo
Alario e Giovanni Azzaroni.
L’autrice, nel primo capitolo,
affronta l’aspetto storico-politico
della città delleTerme.Nel secondo
tratta della religione popolare,
mentre nel terzo approfondisce
la tematica chiave, il Venerdì Santo,
confrontando il passato con il
presente. Parla del Giovedì Santo,
della processione di ieri e di oggi
e delle figure emblematiche che
la caratterizzano. Il libro è ricco
di interviste inedite, fotografie
del passato e del presente, testi
e canzoni in vernacolo cassanese
e quant’altro. E’corredato inoltre
di un supporto multimediale i
cui contenuti testimoniano la
ricchezza culturale dell’opera.
Dunque un testo degno di entrare
a far parte delle grandi opere che
parlano di Cassano, città che ha
bisogno di giovani come Matilde
Tursi, che con opera certosina
ha saputo scavare, così come fa
l’archeologo, per portare alla luce
lo splendore del passato. Matilde
Tursi ha conseguito la laurea
triennale in discipline delle arti,
della musica e dello spettacolo,
indirizzo teatro, presso l’università
degli studi di Bologna, presentando
una tesi dal titolo “Il Venerdì Santo
a Cassano Allo Ionio. Origini,
sviluppi e mutamenti”, che è poi
diventata oggetto del suo libro,
con le dovute rivisitazioni ed
aggiunte.
G. Z.
13
• maggio 2010 •
A tu per tu con il curato d’Ars
Una folta delegazione di fedeli cassanesi,
guidata dal vescovo monsignor Vincenzo
Bertolone, si è recata a Torino, in preghiera
davanti alla Sacra Sindone, prima di
raggiungere Ars, per un pellegrinaggio
sulle tracce di san Giovanni Maria
Vianney.
Emozionante la visita alla Basilica di
dolce calore che faceva star bene e che
elevava l’anima verso vette irraggiungibili.
Sensazioni rivissute anche in occasione
del viaggio ad Ars: qui, essendo la
Basilica temporaneamente occupata da
pellegrini provenienti da altre località, alla
comitiva cassanese è stato concesso
di celebrare messa nella piccola cripta
L’agenda del Vescovo
MAGGIO
21 maggio: h. 17, inaugurazione
mostra
su
monsignor
Raffaele
Barbieri; museo diocesano, Cassano;
h. 18.30, amministrazione sacramento
Confermazione; parrocchia san Giuseppe,
Sibari;
22 maggio: in mattinata, tiene conferenza
agli Istituti Secolari di Calabria, a Lamezia
Terme; h. 18, amministrazione sacramento
Confermazione, parrocchia san Girolamo,
a Castrovillari;
23 maggio: h. 11, amministrazione
sacramento Confermazione, in Cattedrale;
h. 18, amministrazione sacramento
Confermazione, parrocchia Sacri Cuori, a
Castrovillari;
Superga, in raccoglimento di fronte al
Sacro lino che aveva avvolto il corpo del
Redentore dopo la sua terribile morte sulla
croce. Una voce dolce di donna invitava al
silenzio e spiegava come ad ogni piccola
macchia su quella stoffa corrispondesse
una sofferenza tremenda patita da Nostro
Signore Gesù Cristo. I pochi secondi
concessi per guardare erano carichi di
tensione emotiva, l’attesa aveva acuito i
sensi, tutti tesi nell’assaporare le sensazioni
che dal più profondo del proprio essere
facevano vibrare all’unisono gli astanti,
come se da quel telo s’irradiasse un
dove il corpo del santo francese era
stato deposto dopo la sua riesumazione
avvenuta nel 1910. Successivamente, si
procedeva alla visita della casa del Curato
e ci si recava in preghiera nuovamente
in Basilica, lasciandosi coinvolgere dalla
grande devozione che esternavano i molti
fedeli presenti.
Infine il ritorno in Calabria, ognuno a casa
propria, alle solite faccende, ma con nel
cuore e nell’anima una rinnovata e più
salda Fede e un ricordo bello che resterà
per sempre in un angolino della nostra
memoria. Tonino Cavallaro
Ricordo di don Tonino Bello
In occasione della prima udienza pubblica del processo di beatificazione di monsignor
Tonino Bello, tenuta dal Prefetto della Congregazione dei Santi, monsignor Angelo
Amato, nella Cattedrale di quella Molfetta della cui diocesi il sacerdote pugliese fu
vescovo fino al giorno della sua prematura morte, monsignor Vincenzo Bertolone ha
voluto ricordare pubblicamente lo scomparso confratello. «Campione del dialogo,
infaticabile costruttore di pace, Pastore mite e protettore degli ultimi, ma anche scrittore
ispirato – ha affermato monsignor Bertolone – don Tonino Bello ha testimoniato
concretamente la grandezza di una Chiesa profetica. Una Chiesa che non può essere
silenziosa, ma che ha il coraggio della denuncia e della parola, dell’ascolto e dell’analisi,
chinandosi davanti agli uomini per essere essa pure umana». Ha quindi aggiunto
monsignor Bertolone: «La grandezza di don Tonino Bello è stata anche nella capacità di
unire il verticale all’orizzontale: da una parte, la Parola di Dio, la riflessione, la preghiera;
dall’altra, l’attenzione ai bisogni della gente, ai diritti, alla giustizia. La capacità, insomma,
di saldare la Terra con il Cielo». Ha quindi chiosato il Presule cassanese: «È l’eredità
del vescovo santo, col suo solo esempio capace di far emergere il volto autentico
della Chiesa oggi retta con mano ferma, pure in mezzo ai marosi, da papa Benedetto
XVI. È l’insegnamento di un profeta simile alla sentinella che, scrutando l’orizzonte,
riesce a cogliere prima degli altri, sin dalla prima stella del mattino, l’incalzare dell’alba,
indicando la strada ai cristiani ed a tutti gli uomini di buona volontà. È stato, ed è, don
Tonino Bello». G. I.
14
• maggio 2010 •
dal 24 al 29 maggio: partecipa ai lavori
della Conferenza episcopale italiana, a
Roma;
30 maggio: partecipa al venticinquesimo
anniversario della professione religiosa
di suor Pétronille Kayembre, Suore
Missionarie dei Servi dei Poveri, a Santa
Marinella;
GIUGNO
1 giugno: in mattinata, santa messa in
occasione della festa patronale, a Doria;
h. 18, amministrazione sacramento della
Confermazione, parrocchia san Leone, a
Saracena;
3 giugno: incontra la commissione
presbiterale regionale, a Cassano;
5 giugno: amministrazione sacramento
Confermazione, parrocchia Sacri Cuori, a
Lauropoli;
6 giugno: h. 17, santa messa Corpus
Domini, in Cattedrale; a seguire,
processione per le vie di Cassano;
dal 7 all’11 giugno, esercizi spirituali
con il clero diocesano, a Roma;
9
giugno: partecipa all’incontro
internazione dei sacerdoti sul tema
“Conversione e Missione”, nella Basilica
di San Paolo fuori le mura, a Roma;
11 giugno: h. 9.30, partecipa alla santa
messa nella solennità del Sacratissimo
Cuore di Gesù, presieduta dal Santo
Padre Benedetto XVI, in piazza san Pietro
a Roma;
dal 12 al 17 giugno: visita le comunità
parrocchiali di don Francesco Diodati e
don Saverio Viola in Svizzera.
L’angolo del Progetto Policoro
Il mese del lavoro
Maggio inizia con la festa dei lavoratori. Ma è anche il mese di Maria. Un impegno ed
una benedizione per quanti come noi girano il territorio nell’incontro di quelle realtà che vogliono e devono
avere una risposta forte, di Chiesa, per un ambito sociale che aiuta o compromette molti ambiti di vita.
Senza il lavoro non si fa famiglia, ci si sente frustrati, si creano le condizioni per cedere allo sconforto e non essere uomini e donne di
speranza, per cadere nelle mani sbagliate della criminalità che si muove tra le pieghe di un tessuto sociale fragile e in cerca di verità. Allora
a Maria affidiamo la benedizione dei nostri giovani, dei lavoratori, e di quanti un lavoro lo cercano e lo desiderano. Perché nel suo essere
madre sappia donare a noi tutti il coraggio di guardare a Dio come promessa che si mantiene fedele al suo annuncio e sappiamo “non
temere” di fronte alle difficoltà di un esistere sempre più complicato se dimentica di fare della Parola e dell’Eucarestia il cuore del suo vivere,
anche sul lavoro. Quel “nulla è impossibile a Dio” dell’annunciazione diventi il nostro stile per operare, con il Progetto Policoro, in una terra
difficile ma bella, ricca di tante meraviglie che con il cielo posso diventare sguardi di speranza e vita nuova per tanti giovani, e non solo.
Vincenzo Alvaro
CATECHISTI
Rubrica a cura di don Nunzio Laitano
Registrazione presso il Tribunale di Castrovillari n°
1/08 del 10 gennaio 2008
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RICADUTA NELLE COMUNITA’ CRISTIANE
È ormai tramontata, anche nei Paesi di antica evangelizzazione, la situazione di una
“società cristiana”, che, pur tra le tante debolezze che sempre segnano l’umano, si
rifaceva esplicitamente ai valori evangelici.
Oggi si deve affrontare con coraggio una situazione che si fa sempre più varia e
impegnativa, nel contesto della globalizzazione e del nuovo e mutevole intreccio di
popoli e culture che la caratterizza. Le indagini sociologiche rilevano che nella società
contemporanea il cristianesimo – in realtà, la stessa fede religiosa – tende a privatizzarsi
(nella vita pubblica) e a soggettivizzarsi (in quella ecclesiale). Le ricerche denunciano
una progressiva marginalizzazione del cristianesimo, ridotto a fatto privato ed esposto
al rischio di diventare solamente una delle tante risorse per il benessere dell’individuo.
All’interno stesso della Chiesa si diffondono atteggiamenti che hanno sostituito l’ateismo
nel suo aspetto di principale problema socio religioso: tra questi appaiono rilevanti la
non appartenenza istituzionale, che va dal sincretismo all’agnosticismo, e l’indifferenza
religiosa, che non considera la religione come una dimensione ermeneutica della vita.
E se è vero che il sacro permane, si vanno però diffondendo forme di “nomadismo”
religioso, di ricerca cioè di sempre nuove esperienze ed emozioni religiose, che trovano
attuazione al di fuori del cattolicesimo. Inoltre, lo spirito obiettivo e critico, tipico della
cultura contemporanea, mette in discussione la categoria del mistero, centrale nel
cristianesimo.
ABBONAMENTI
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Redazione: S.E. Vincenzo Bertolone, Vincenzo Alvaro,
don Francesco Candia, Roberto Fittipaldi, Delia Lanzillotta, don Giovanni Maurello, Annamaria Partepilo, Giuseppe
Roseti, Raffaele Vidiri, Gaetano Zaccato
Hanno collaborato a questo numero: Tonino Cavallaro,
Mariella Clobiaco, don Nunzio Laitano, Piero Franco
Mendicino, don Francesco Oliva
Impaginazione: Vincenzo Alvaro
Stampa: AGM, Via Daniel Bovè 5, 87012 Castrovillari (CS)
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