IMMIGRAZIONE
Quando si parla di immigrazione e di
immigrati si finisce per trattare la questione
come un "problema" da affrontare o da
risolvere; pare che gli immigrati abbiano
del alnostro
aiuto,
delimmigrazione
nostro
Ma se bisogno
guardassimo
fenomeno
della
della
nostra
solidarietà.
con unsostegno,
occhio diverso
- non
orientato
soltanto alla
risorsa economica della forza lavoro - e vedessimo
gli immigrati come persone che portano con sé
valori propri, cultura e fede?

ancora viviamo mentalità vecchie ed ostili
alimentate, non poco, dai media che
considerano gli immigrati troppo numerosi,
un pericolo perché sottraggono lavoro agli
italiani, aumentano l'insicurezza sociale, la
criminalità, il terrorismo.

Questi stereotipi sono smentiti dai fatti e dalle
statistiche ma la percezione del fenomeno è
quella indotta dai mezzi di comunicazione (e dai
poteri che li detengono) che contribuiscono a
mostrare gli immigrati sotto un profilo di
problematicità e negatività creando paura,
diffidenza e non di rado ostilità.

I cristiani delle nostre parrocchie (e con
essi i loro pastori) non sfuggono da questi
meccanismi, interpellati, come sono,
dall'incertezza del lavoro e difficoltà
abitative, dai cambiamenti sociali e
culturali, dalla ricerca di nuovi modelli.

gli immigrati,
Le
comunità ecclesiali
portatorisono
di nuovi
chiamate
impulsi,
a
smantellare i epregiudizi
sollecitazioni
sfide, le spingono
e le diffidenze
a
che
le attanagliano
rinnovarsi
ed essere
e le chiudono
sempre meno
per liberare
un pensiero nuovo,
autoreferenziali,
più positivo
aperte verso
capace
nuovi
di
portare al confronto ed alla crescita, anche
stimoli
sul piano della fede

Tanto per fare un esempio, la presenza islamica
sul nostro territorio può portare
in un'ottica pregiudiziale: alla chiusura ed alla difesa (e quindi
“conservazione”) della nostra religione cristiana, quando non ci si
limita al mantenimento di simboli ed esteriorità da ostentare
in un'ottica più libera: ad una costante verifica della
Fede, a ricomprenderne i valori (dunque “tradizione”)
perché questi siano testimoniati e "parlino" all'uomo
di oggi che vive in uno scenario in rapido
cambiamento e non solo a motivo della immigrazione

Per i credenti il fenomeno migratorio non è nuovo
Adamo, espulso dal Paradiso terrestre (Gen. 3,23).
Caino divenne errante e vagabondo (Gen. 4,12) e andò
ad abitare nel paese di Nod ad Oriente dell’Eden
Abramo ha lasciato Ur, suo paese natale, per
raggiungere la terra promessa da Dio
Mosé ha guidato Israele per quaranta anni nel deserto
verso la terra promessa (Esodo)
Più volte il popolo ebraico ha subito l’Esilio in
Terra straniera
Lo stesso Gesù Cristo, nella
sua Incarnazione, è diventato
un migrante su questa terra.
Ha anche avuto lo stato di
rifugiato in Egitto con la
propria Famiglia, quando il re
Erode cercava di eliminarlo.
Per tutta la vita è stato
migrante da un luogo
all’altro, senza un luogo fisso
dove posare il capo

Gli Bibbia
La
immigrati
ci ricorda
ci rendono
dunque laquesta
presente
provvisorietà
realtà
ed i avevamo
che
limiti della nostra
permanenzaonella storia
dimenticato
degli uomini come
eccessivamente
abitanti in terrala loro
spiritualizzato,
straniera...è siamo
presenza
dunquetutti
un in
cammino
segno
forte
verso
dellala Patria
futura.
Provvidenza
che ci
chiede conversione e
cambiamento.
La migrazione è connaturata all’umano: l’uomo
non è fatto per rimanere solo, è sempre in
divenire, sempre in cerca del proprio habitat e di
una migliore qualità di vita.
 Nel mondo e nella storia, tale fenomeno è una
sfida quotidiana ed una necessità quasi vitale
per la vita comunitaria.
 Il dialogo interculturale e interreligioso rende
ogni giorno più sicuro e questo mondo più
umano, l’assenza di tale dialogo si traduce in
violenza e deportazione, guerra.


Anche per questo dobbiamo fare attenzione al
linguaggio.
Una parola come
Bisognerebbe
«integrazione» finisce per
piuttosto
di per
dire
che
ilparlare
migrante,
anche
il termine
condivisione
"vivere
essere
accettato
esi inserito
«accoglienza»
può
insieme"
- ma
nella
società
o nella nel
prestare
ad
equivoci,
questo
richiede
fatica,
parrocchia,
diventare
in
senso che
sideve
finisce
per
ed
un cambiamento
qualche
modo
come noi, deve
collegarlo
semplicemente
radicale
mentalità,
omologarsi
(mettere
all'aiuto dimateriale
o ada parte
ma
anche
gioia
e sua
la
sua
storia
e la
cultura,
qualche
forma
di
sostegno
soddisfazione
privarlo di quelle ricchezze di
cui ha bisogno lui e noi).

Oggi
L’unica
Che
A
noisisiamo
spetta
voglia
via possibile
tutti
dio scegliere
no,
chiamati
sièèquella
“condannati”
il amodo
lavorare
del dialogo,
con con
acui
cheautentico
vivere
accogliere,
un
è anche
insieme
per
ilspirito
mezzo
agli
poter
stranieri,
missionario
convivere.
più efficace
perad
Ilragioni
per
futuro
una
abbattere le
demografiche,
dipenderà
trasformazione
dalla
barriere
politiche
della
maniera
nostra
e leedicontrapposizioni,
diricevere
realtà
interessigli
spesso preconcette
comuni.
immigrati:
confrontandola
comenon
amici,
econ
talvolta
come
realtàfratelli,
ideologiche,
lontane,
come
ma
che vengono
partners
con
quelle
nella
presenti
costruite
legalità oincome
base intrusi
alla ed
provenienza, alla cultura o alla religione.
invasori
Signore
dammi l'amore per il mio tempo,
per la mia terra,
per la mia gente.
Senza l'amore, la cittadinanza è solo diritti e doveri,
la città solo un posto dove vivere,
le istituzioni solo un'autorità,
la politica solo potere e compromesso,
la nazionalità solo una distinzione tra
chi è dentro e chi è fuori,
il vicino una potenziale minaccia,
il più debole solo zavorra,
il lavoro solo soldi.
Aiutami a comprendere che davanti a Te
nessuno è senza permesso di soggiorno.
Tu, che riveli l'uomo all'uomo,
trasforma lo straniero in fratello,
i confini in porte,
le frontiere in abbraccio.
A cura di don Luciano Cantini
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