La traccia di una innovazione
esperienze di educazione scientifica
nel Centro 0-6 “Turri” di Scandicci
a cura di
Daniela Sgobino e Simona Barbetti
impaginazione a cura di Marco Biondi - CRED Comune di Scandicci
stampa in proprio - Comune di Scandicci
finito di stampare nel mese di ottobre 2013
indice
introduzione
Sandro Fallani - Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Scandicci
pag. 5
e non solo tracce...
Gigliola Paoletti Sbordoni
pag. 6
La proposta
1
La premessa
1.1
La metodologia
1.2
I tempi
1.3
La documentazione
1.4
Le risorse umane
1.5
La verifica del progetto
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
9
10
11
11
12
12
i documenti elaborati
2
La lettera per gli alunni
2.1
L’articolo del Prof. Carlo Bernardini per il giornale
2.2
La lettera per il feedback agli studenti
2.3
La locandina per le scuole superiori di 1° e 2° grado
2.4
Il questionario realizzato con il focus group
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
13
14
16
17
18
L’analisi dei dati ricavati dai questionari
3
Riflessioni generali
3.1
Quantificazione delle risposte
pag. 21
pag. 21
i ricordi dei ragazzi sulla loro scuola dell’infanzia
4
Un commento affettuoso
4.1
I ricordi dei ragazzi e delle ragazze
pag. 24
pag. 24
conclusioni
Carlo Bernardini
pag. 31
appendice
1
Dalla pastasciutta ai liquidi non newtoniani
2
Scienziati a due anni
3
Di cosa è fatta la luce?
pag. 32
pag. 34
pag. 36
Bibliografia
pag. 40
3
introduzione
Sandro Fallani - Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Scandicci
In occasione del Seminario regionale su “I Laboratori del Sapere
Scientifico nella Scuola dell’Autonomia” (15 ottobre 2013) offriamo alla lettura questo libretto che ricorda le origini di un percorso di innovazione, i cui
primi passi furono compiuti in alcune scuole dell’infanzia del nostro Comune
quando, in via del tutto sperimentale –e direi quasi “pioneristica”–, un gruppo di insegnanti e uno scienziato provarono a costruire un percorso di “educazione infantile alla scienza e alla razionalità”.
Il libretto illustra i risultati di un’indagine condotta oggi presso una parte
dei ragazzi che fra il 1982 e il 1987 furono coinvolti nella esperienza e vuole
offrire suggestioni sulla possibilità di registrare ‘ricadute permanenti’ di
quell’investimento educativo.
Come ebbe modo di sintetizzare il prof. Bernardini, cui fu affidata la cura
delle conclusioni della ricerca, i ragazzi coinvolti allora non manifestarono in
alcun modo quel rifiuto verso le discipline scientifiche che tanto spesso nel
nostro Paese è provocato da un approccio didattico sbagliato teso più a scoraggiare che ad appassionare le nuove generazioni.
La sfida di allora, ripresa e rilanciata oggi dalla Regione, si pone in linea
con gli obiettivi dell’Europa che considera la conoscenza delle scienze come
un’abilità necessaria per ogni cittadino europeo. È per questo incoraggiante
registrare la diffusione di Laboratori del Sapere Scientifico in molti Istituti
Scolastici toscani e siamo orgogliosi che il nostro CRED ne curi l’organizzazione.
Ringrazio le curatrici del presente libretto, le persone coinvolte nei nostri
servizi educativi e formativi e Gigliola Sbordoni per l’intensa attività che da
anni svolge in questi campi.
5
e non solo tracce...
Gigliola Paoletti Sbordoni
L’originalità del contenuto e la freschezza del racconto di questo testo che
il Comune di Scandicci offre alla lettura dei partecipanti al Seminario regionale “I laboratori del Sapere Scientifico nella Scuola dell’Autonomia” del 15
ottobre prossimo, richiamano alla mente l’origine lontana dell’attuale impegno
assunto dalla Regione Toscana per dare vita nelle scuole toscane di ogni ordine ad un processo di ricerca-innovazione-sperimentazione nell’insegnamento
matematico e scientifico che abbia carattere permanente, produca crescita professionale nei singoli e nel Sistema e riesca in forma sufficientemente generalizzata a produrre positivi, tangibili risultati nell’elevazione dei livelli di alfabetizzazione scientifico-matematica di tutti gli alunni, nelle diverse età.
Dell’esperienza scandiccese, condotta negli anni ottanta da Carlo
Bernardini e Riccardo Luccio, la Regione Toscana seppe cogliere i “semi”di
una innovazione possibile, già attivando negli anni novanta il Progetto
Regionale di Educazione Scientifica. Il Progetto (la cui sede operativa/organizzativa, non a caso, fu già allora il CRED del Comune di Scandicci), utilizzando le caratteristiche essenziali della pratica didattica innovativa che da
quella esperienza emergevano, produsse gli strumenti per condurre una ricerca nelle scuole toscane per individuare “tracce di buone pratiche innovative”
nell’insegnamento delle discipline scientifiche che andarono a formare la
Banca Dati dell’Educazione Scientifica, collocata in TRIO, e ancora oggi
visitabile.
Le “tracce”, individuate su tutto il territorio regionale, furono tante, ma
erano perlopiù di singoli e, in gran parte, solitari-bravi-insegnanti, tuttavia,
dalla serie di “esperienze” condotte nei vari ordini di scuola era possibile ricavare un “modello” operativo da introdurre nel sistema di istruzione toscano ai
fini dell’innovazione, e l’intervento regionale avrebbe potuto assumere le
caratteristiche di qualcosa di più strutturato e sistematico: un’azione per la
quale le “contaminazioni professionali” da parte dei solitari-bravi-insegnanti
fossero non solo auspicate ma rese organizzativamente possibili.
6
Un intervento in cui la Regione Toscana, forte anche della consolidata collaborazione con il mondo dell’Università e della Ricerca, nonché delle più
attive Associazioni Professionali degli Insegnanti, avrebbe potuto proporre,
d’intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale, alle scuole dotate di Autonomia
(con il DPR 275/1999 era divenuto operativo nel frattempo il Regolamento
dell’Autonomia Scolastica), la costituzione nelle scuole di “gruppi permanenti di ricerca/innovazione”, denominati Laboratori del Sapere Scientifico, per
costruire e testare “percorsi didattici innovativi”,facendo anche leva su quanto indicato nel Regolamento dell’Autonomia, che attribuisce, fra l’altro,
ai Dirigenti Scolastici precise responsabilità di conduzione culturale/didattica/professionale del team docente per il “successo formativo” degli alunni.
In questa fase di passaggio dal Progetto di Educazione Scientifica
all’Azione di Sistema sui Laboratori del Sapere Scientifico nelle Scuole
Toscane di ogni ordine e grado, determinante è stato il confronto con le esperienze dei Progetti Nazionali di iniziativa ministeriale per la Matematica
(m@tabel) e per le Scienze Sperimentali (ISS ), presenti anche nella nostra
regione e con i responsabili operanti presso l’USR toscano, le cui competenze ed esperienze si sono positivamente integrate nell’Azione regionale.
I Laboratori del Sapere Scientifico - costituiti già in oltre cento scuole
della toscana selezionate attraverso Avvisi pubblici emessi fin dall’anno 20092010 – vengono sostenuti per tre anni (anche finanziariamente) con attività di
accompagnamento, monitoraggio, supporto alla sperimentazione e documentazione di cui si fa carico il Comitato Scientifico rappresentativo di competenze disciplinari e di ricerca (docenti indicati dalle tre Università toscane) e
didattico-professionali (docenti delle associazioni professionali degli insegnanti).
Il Seminario del prossimo ottobre traccerà un primo bilancio dei risultati e
discuterà insieme ai Dirigenti Scolastici e agli insegnanti delle scuole che
hanno concluso nell’anno scolastico 2012/2013 i tre anni di attività sulla
“sostenibilità” dell’Azione regionale.
La “traccia di innovazione” di cui sono andate alla ricerca Daniela e
Simona a Scandicci e di cui ci parlano nel testo, ha lasciato dunque altre ….
“tracce” nell’azione delle Istituzioni toscane, in favore di altri ragazzi.
7
8
La proposta di ricerca
1 Premessa
Il progetto “La traccia di una innovazione” ha avuto l’obiettivo di dare
completamento ad un lavoro pluridecennale che ha visto coinvolte le scuole
dell’infanzia di Scandicci dal 1982 al 1987 e che si è occupato negli anni successivi di sperimentare l’educazione alla razionalità e alla scientificità con i
bambini della scuola dell’infanzia.
Per far fronte all’esigenza di intervenire sulle difficoltà dei bambini (e dei
giovani) nell’avvicinarsi ai problemi scientifici, si è tentato di attivare, attraverso la loro curiosità attività che stimolassero la voglia di risolvere problemi divertendosi.
L’intervento si è occupato anche della formazione degli adulti educatori
indicando un nuovo modo di essere insegnante cioè quello di guida nei processi di apprendimento propri dei bambini.
Di tutta questa esperienza relativa all’educazione scientifica nella scuola
dell’infanzia e alla formazione ed aggiornamento della professionalità docente, resta ampia e documentata traccia in pubblicazioni e in siti quali quello di
auto-formazione della Regione Toscana, della casa editrice Giunti, della casa
editrice RCS e della rivista del C.I.D.I. “Insegnare”.
La nuova didattica, che ha preso vita da tale formazione, si è così sviluppata nel corso degli anni, permettendo la sperimentazione di un metodo innovativo e la realizzazione di esperienze ludico/scientifiche molto coinvolgenti
e stimolanti per i bambini, di cui forniremo più avanti un breve esempio.
La varietà ed il numero delle esperienze realizzate ha fatto sorgere la
curiosità di verificarne la reale incisività nelle scelte scolastiche e professionali dei nostri ex allievi, e il desiderio di valutare gli aspetti metodologici e
didattici adottati nelle proposte educative. E’ stato realizzato così un questionario per i ragazzi e le ragazze che avevano frequentato la nostra scuola nel
periodo della sperimentazione, al fine di rendere possibile una riflessione che
potesse finalmente dare delle indicazioni sull’esito dell’attività di educazione
scientifica proposta.
9
1.1 Metodologia
La ricerca dei dati utili all’indagine si è svolta presso l’anagrafe comunale di Scandicci e l’ufficio Servizi Educativi, dove si sono rintracciati gli indirizzi delle famiglie dei bambini frequentanti la nostra scuola negli anni 1985
– 2000.
Si è poi provveduto all’invio di una lettera che spiegava gli obiettivi della
ricerca e invitava genitori e ragazzi ad una interessante collaborazione.
Si è quindi stabilito un contatto telefonico con le famiglie per illustrare le
finalità dell’iniziativa e l’importanza del contributo dei nostri ex alunni per il
suo buon esito.
Lo strumento più sintetico ed efficace per compiere l’indagine era il questionario. Ne abbiamo predisposto uno semplice, anonimo, in cui si chiedeva
ai ragazzi di rispondere ad una serie di domande dove, tra l’altro, si dovevano indicare il percorso scolastico intrapreso e il tipo di settore scelto per la
propria attività. Il questionario è stato realizzato con la collaborazione di cinque ex alunni, due ragazzi e tre ragazze, attualmente studenti universitari, che
hanno svolto il ruolo di “Focus Group” e che quindi hanno discusso, valutato e definito assieme a noi i contenuti da proporre a tutti gli intervistati.
Al fine di portare a compimento il progetto di ricerca, abbiamo richiesto la
collaborazione dei dirigenti scolastici degli istituti comprensivi e superiori
presenti sul territorio di Scandicci, attraverso una lettera di presentazione dell’iniziativa a firma dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Sandro Fallani, col
seguente testo:
Come sai a partire dagli anni ’80 il Comune di
Scandicci ha promosso nella sua scuola comunale dell’infanzia Turri un esperimento pedagogico di “educazione alla razionalità”. Le insegnanti hanno svolto, con l’aiuto di esperti
universitari, una variegata attività sperimentale con i bambini delle classi. Quei bambini
sono ormai adolescenti o adulti e non è facile
contattarli per coinvolgerli in una ricerca
finalizzata a verificare i risultati di quella
sperimentazione.
Abbiamo
stionario
ex alunni
di questi
10
perciò pensato di realizzare un queda sottoporre alla maggior parte degli
che riusciremo a coinvolgere. Diversi
giovani si trovano attualmente nel tuo
Istituto.
Ti sarei grato se ci aiutassi a comunicare e
informare in modo efficace gli interessati,
garantendoci la distribuzione agli alunni della
lettera e l’affissione nei vari plessi di alcune locandine, materiale che ti allego per opportuna conoscenza.
Nei prossimi giorni, se sei d’accordo, provvederemo a inviarti lettere e locandine per la
distribuzione ed affissione.
Grazie e cordiali saluti.
L’assessore alla P.I.
Sandro Fallani
La pubblicazione dell’iniziativa su “Informa Scandicci” ha permesso di
tentare un contatto più capillare con i nostri ex alunni e le loro famiglie.
Una volta inviate le lettere, affisse le locandine agli istituti comprensivi e
superiori della città, nonché presso l’Ufficio Servizi Educativi, è stato predisposto nella nostra scuola un contenitore dove fosse possibile depositare i
questionari e le riflessioni delle famiglie contattate.
Per favorire la collaborazione dei giovani studenti, abbiamo offerto loro la
possibilità di scaricare e compilare il questionario direttamente on line, sul
sito del CRED con un link appositamente creato dal CRED e gestito dalle
insegnanti referenti.
1.2 tempi
La stesura del progetto e la sua realizzazione hanno richiesto tempi piuttosto lunghi: a partire dal settembre 2010 e con la prospettiva di concludere i
lavori nell’anno scolastico successivo 2011 – 2012, hanno invece di fatto prolungato di oltre un anno il lavoro, che si è concluso nel mese di gennaio 2013
per la complessità della ricerca da realizzare e i numerosi contatti da stabilire.
1.3 documentazione
I dati ricavati dai questionari relativi al progetto di ricerca “La traccia di
una innovazione”, sono stati annotati, elaborati e valutati dalle stesse insegnanti e dalla supervisione del professore Carlo Bernardini.
11
Tutto il materiale elaborato è stato inserito in questo documento conclusivo che ne definisce obiettivi, modalità e ne traccia il percorso realizzato.
1.4 risorse umane
L’organizzazione delle attività per la realizzazione del progetto è stata affidata alle due insegnanti referenti Simona Barbetti e Daniela Sgobino con la
collaborazione dell’Ufficio Servizi Educativi e del personale tutto della scuola dell’infanzia Turri che si è reso disponibile ad accogliere famiglie ed ex
alunni, alla riconsegna dei questionari.
Tutta l’attività di elaborazione dei dati raccolti, riflessioni e conclusioni
successive, è stata supervisionata dal professore Carlo Bernardini, docente di
Fisica presso la facoltà La Sapienza di Roma e collaboratore a suo tempo del
Comune di Scandicci quale prezioso formatore del personale nell’ambito dell’educazione scientifica.
1.5 verifica
La verifica del progetto ha avuto cadenze periodiche: ad un primo incontro con i dirigenti per valutare le fasi della raccolta dati, sono seguiti altri
incontri che hanno riguardato la stesura del questionario, il coinvolgimento
dei dirigenti scolastici, la raccolta dati e infine la valutazione del documento
conclusivo.
12
I documenti elaborati
2 La lettera per gli ex alunni
“Cari ragazzi e ragazze, abbiamo bisogno di
voi!
Siamo le “maestre” della scuola d’infanzia
Turri, e vi scriviamo per invitarvi a fare un
viaggio nella memoria che vi riporti al periodo
dell’asilo, a partire dal quale è iniziata tutta
la vostra carriera scolastica. Alcuni di voi si
ricorderanno di esser stati nostri ex- alunni
negli anni in cui si svolgeva un progetto di
“educazione infantile alla scienza ed alla
razionalità”, sperimentazione della quale purtroppo non conosciamo gli sviluppi. A questo
proposito abbiamo preparato un questionario al
quale vi preghiamo di rispondere, dedicando un
po’ del vostro tempo alla riflessione di quanto
abbia influito sulle vostre scelte scolastiche
ciò che abbiamo fatto insieme all’asilo.
Per agevolarvi in questo abbiamo pensato a due
vie di risposta: il modulo cartaceo, potrà essere riconsegnato compilato in un apposito box,
presso
la
scuola
Turri
in
Via
Rialdoli
(Scandicci). In alternativa potrete rispondere
al questionario direttamente su internet nel
sito
del
Comune,
e
rinviarlo
a
scrivendo
[email protected]
come oggetto “RISPOSTA AL QUESTIONARIO DEL
TURRI”. I vostri pensieri saranno preziosi per
la valutazione di questo progetto sperimentato
con voi, ed utili per riproporlo, arricchito
dalla vostra esperienza, ai nostri futuri piccoli studenti. I dati raccolti da questa vostra
collaborazione saranno in un secondo momento
resi accessibili a chi ne sarà interessato e
13
verranno poi pubblicizzati in occasione dell’inaugurazione
della
nuova
Scuola
Turri,
attualmente in fase di costruzione.
Sarà possibile ritirare i moduli per il questionario dal lunedì al venerdì dalle 17.00 alle
17.30 presso la Scuola Turri, in via Rialdoli.
Vi ringraziamo in anticipo per questo vostro
contributo e cogliamo l’occasione per augurarvi
un anno pieno di soddisfazioni scolastiche e
personali.
In attesa delle vostre risposte si inviano i più
cordiali saluti.
Il personale insegnante della scuola
2.1 L’articolo del prof. carlo Bernardini per il giornale di
Scandicci
Esperimenti di attività didattica nuova.
di Carlo Bernardini
Un tentativo di sperimentazione della formazione in servizio delle insegnanti della Scuola
dell’Infanzia, che aveva alcune caratteristiche
innovative rispetto alle tradizioni italiane,
prese le mosse già nel 1980. Il Comune di
Scandicci aveva meritoriamente investito un po’
di risorse su un problema di grande prospettiva
a lungo termine: la costruzione del pensiero
razionale sin dall’infanzia. La scelta appariva
ambiziosa ma lungimirante per la realtà italiana oltre che toscana; già in altre regioni
dell’Italia Centrale si erano prese decisioni
analoghe riscuotendo anche l’attenzione di altri
paesi europei e prospettando linee di sviluppo
originali e fortemente innovative. La scelta di
Scandicci ebbe però un carattere di assoluta
originalità, partendo da una “fenomenologia
della scuola” che tutti erano capaci di riconoscere nelle pratiche routinarie delle scuole di
ogni ordine e grado. La formazione degli inse14
gnanti puntava a produrre maestre e maestri di
buona cultura che trasmettessero un repertorio
di informazioni utili alla comprensione di testi
e discorsi descrittivi dei fatti e delle caratteristiche morfologiche del mondo. Parve, ai
responsabili delle scelte dell’Amministrazione
Comunale (Sbordoni, in particolare, a quel
tempo) che un certo tipo di interpretazione
razionale del quotidiano socio-ambientale fosse
tenuto al margine per una diffusa diffidenza che
la cultura dominante non aveva corretto, relegandola nella genericità delle discipline
“scientifiche”. L’ambizioso progetto fu perciò,
esplicitamente, quello di vaccinare sin dalla
scuola dell’infanzia, i soggetti scolastici contro il “rifiuto della razionalità”.
I questionari che il Comune ha distribuito
tanti anni dopo agli ex allievi delle scuole
dell’infanzia chiedendo che fine avesse fatto la
loro attività iniziale di “bambini razionali”,
se pure non dimostrano (e non era questo
l’obiettivo!) che sono diventati scienziati,
testimoniano bene che non vi sono tracce di
rifiuto di quel pensiero razionale che il “metodo Scandicci” aveva cercato di innestare nel
vissuto quotidiano. In un certo senso, i bambini di allora hanno conservato il gusto del
“capire” pur assecondando la tradizione scolastica – più facilmente valutabile – dell’ “imparare”. Nelle risposte (non abbondantissime, in
verità, ma che speriamo vivamente aumentino sia
come numero che come informazioni grazie a una
seconda sollecitazione che invieremo tra breve)
non si trova traccia di quel rifiuto che, pure,
negli adulti italiani, è quasi un disdicevole
ritornello (un vanto?): “io di matematica non ci
ho mai capito nulla”. Il merito va all’amministrazione e alle scelte dei suoi dirigenti ma,
anche, a un manipolo di maestre che, con grande senso del dovere e della disponibilità, si
sono dedicate per anni a portare avanti questo
programma, con l’aiuto di consulenti esterni, in
15
un processo continuo di formazione in servizio.
Oggi, il tempo e i pensionamenti rischiano di
azzerare, soprattutto in condizioni di crisi
globale degli investimenti di alta qualità, la
prosecuzione di un metodo pedagogico che potrebbe incidere positivamente sul futuro dei giovani. Speriamo molto che un opportuno risveglio
riattivi una risorsa di cui abbiamo più che mai
bisogno.
2.2 La lettera per il feedback agli studenti
Cari ragazze e ragazzi,
Vi abbiamo inviato una lettera nel mese di
Maggio, nella quale vi invitavamo a compilare un
questionario di 10 domande, al fine di realizzare una ricerca sugli esiti di un progetto di
“Educazione infantile alla scienza e alla razionalità”; alcuni di voi hanno risposto e li ringraziamo, purtroppo il numero di risposte pervenute non è sufficiente a fornire un quadro
completo della situazione.
Vi rinnoviamo perciò l’invito a rispondere
alle 10 domande o a quelle che ritenete idonee,
così da consentirci di completare prima possibile la nostra ricerca.
A tale scopo vi forniamo di nuovo l’indirizzo internet presso il quale trovare il questionario da riempire online e inviare direttamente
dal vostro PC.
www.comune.scandicci.fi.it/cred/turri.html
Vi salutiamo con affetto
Simona e Daniela
Scandicci 4 dicembre 2012
16
2.3 La locandina per le scuole superiori di 1° e 2° grado
17
2.4 il questionario realizzato con il FOCUS GROUP
Scuola dell’infanzia turri
La traccia di una innovazione
Questionario
1 – Quale percorso di studi intendi intraprendere o hai intrapreso?
Scientifico
q
Classico
q
Artistico
q
Linguistico
q
Tecnico – Professionale q
Psico - Pedagogico
q
Altro da specificare
2 – Per quale motivo hai fatto questa scelta?
3 – Pensi che l’esperienza fatta alla scuola dell’infanzia Turri abbia inciso sulla tua scelta?
18
Sì
q
No
q
Se sì, perché?
4 – Secondo te, l’attività svolta al Turri per l’educazione scientifica, consisteva in
Giochi e attività in cui eri spettatore
q
Giochi e attività fatti individualmente
da ciascuno di voi
q
Attività collettive in cui eri protagonista
attivo in proposte fatte dall’insegnante
q
5 – Ti piaceva di più se, portando a termine un gioco, potevi dimostrare
Di avere molta abilità
q
Di avere molta intelligenza
q
Di avere molta fortuna
q
6 – Ti piaceva di più lavorare
Manipolando oggetti come carrucole, lampade, acqua ecc.
q
Tracciando simboli grafici su percorsi, schede ecc.
q
19
7 – Ti capitava di raccontare ad altri (familiari, conoscenti) quello che
avevate fatto? Oppure discuterne coi compagni?
Sì
q
No
q
8 – Che cosa ti ricordi di più, perché ti ha impressionato o sorpreso?
9 – Nell’affrontare un problema o nel tentativo di risolvere una difficoltà,
quale tipo di strategia usi:
Prendi tempo
Chiedi consiglio ad amici o familiari
Rifletti e cerchi una soluzione autonomamente
Lasci correre aspettando che le cose si sistemino
Leggi l’oroscopo e agisci di conseguenza
q
q
q
q
q
10 – Se vuoi, aggiungi un ricordo particolare su un evento (esperienza,
gita, festa) o persona.
Grazie per la collaborazione
20
analisi dei dati ricavati dai questionari
3 riflessioni generali
La soddisfazione per il reperimento di una quantità sufficiente di ex studenti disposti a rispondere ai questionari per la nostra indagine sulla traccia
della innovazione apportata ormai parecchi anni fa al modo di fare educazione scientifica con i bambini dai 3 ai 6 anni (e successivamente i bambini di
due anni), non toglie il grande rammarico per l’impossibilità di contattare tutti
i nostri ex alunni, dovuta alla mancanza di elenchi dei bambini frequentanti
presso gli uffici comunali. Gli anni interessati dalla nostra ricerca, quelli cioè
in cui si è realizzata la sperimentazione di un nuovo modo di avvicinare i
bambini alla scienza e quelli in cui i ragazzi hanno già operato scelte scolastiche significative, vanno dal 1983 al 2002. Stimiamo di essere riuscite a contattare circa 300 ex alunni ma i possibili contatti che valutiamo in circa un
migliaio di ragazzi e ragazze, avrebbero dato senza dubbio un diverso valore
al progetto.
3.1 Quantificazione delle risposte:
Il dato sul percorso di studi fa espressamente riferimento alla scelta scientifica per il 43% dei ragazzi che, se si somma alla percentuale di chi ha scelto un indirizzo tecnico-professionale (il 28%), sale al 71%, dato decisamente
consistente rispetto ai valori di 4% liceo classico, 4% artistico, 11% linguistico, 9% psicopedagogico.
È egualmente rilevante il dato che riguarda il motivo della scelta del percorso di studi motivata dalla passione e/o dall’attitudine per le materie scientifiche per il 53% degli studenti, mentre dalla facilità di trovare lavoro è del
8%, quella di lavorare con bambini 7%, la passione per le culture straniere e
le lingue 12%, la passione per l’arte e la manualità 6% e 13% altre risposte.
Alla domanda “Pensi che l’esperienza fatta alla scuola dell’infanzia Turri
abbia inciso sulla tua scelta?”molti non hanno risposto (56%) mentre hanno
optato per il si il 18% dei ragazzi e no il 28%. Questo dato ci sembra indica21
re la difficoltà a ricordare fatti ed esperienze così lontani nel tempo per poter
valutare seriamente tale influenza.
Il quesito “Secondo te, l’attività svolta al Turri per l’educazione scientifica, consisteva in “giochi e attività in cui eri spettatore” o “giochi e attività fatti
individualmente da ciascuno di voi” o ancora “attività collettive in cui eri protagonista attivo in proposte fatte dall’insegnante”, ci dà una grande soddisfazione perché viene di fatto confermato lo spirito con cui venivano proposte le
esperienze e che mirava a promuovere l’iniziativa di tutti i bambini, in una
situazione di gruppo, lasciando a loro la libertà di esprimere il proprio pensiero e di fare previsioni e proporre o realizzare soluzioni ai problemi proposti.
Infatti le risposte del tipo “erano esperienze collettive in cui eri protagonista
della proposta dell’insegnante” segnano una percentuale dell’ 85%, contro il
2% “giochi in cui eri spettatore” e il 12% per “ giochi fatti individualmente”.
La domanda “Nel portare a termine un gioco, ti piaceva dimostrare di
avere più…..” rivela per il 58 % abilità e 40% intelligenza. Solo il 2 % fortuna. Verosimilmente i termini abilità e intelligenza nel vocabolario popolare
vengono di fatto considerati sinonimi. È comunque da sottolineare che l’abilità è la capacità di utilizzare la propria competenza e quindi per estensione
utilizzare la propria intelligenza. Quasi nessuno invece fa ricorso ai pregiudizi (fortuna ecc.)
Nella domanda “preferivi giocare manipolando oggetti o utilizzando simboli” per il 64 % le risposte sono “manipolando oggetti” e per il 34 % tracciando simboli. Riteniamo che la percentuale più alta, che si riferisce alla
manipolazione di oggetti, sia giustificata dal fatto che la stessa era la premessa per tutte le esperienze scientifiche che si concludevano poi con la simbolizzazione. È quindi molto plausibile il fatto che sia stata la manipolazione
concreta degli oggetti l’aspetto più coinvolgente. Alta anche la percentuale di
chi ha valorizzato la trascrizione simbolica.
Le risposte alla domanda “Ti capitava di raccontare ad altri (familiari,
conoscenti) quello che avevate fatto? Oppure discuterne coi compagni?”
riguardano il si per l’88%, e richiamano a notevoli dibattiti e condivisioni di
idee, ad un grande scambio di informazioni che fa pensare ad una forte partecipazione alle esperienze ed un grande apprezzamento delle stesse.
L’ultima domanda dà in qualche modo la conferma all’impostazione
iniziale del progetto e cioè che è importante abituare i bambini a “ragionare”, a cercare soluzioni ai problemi muovendosi tra tentativi ed errori, attivi22
tà che si traduce in sviluppo delle capacità razionali e trova una sua ricaduta reale nella vita delle persone. Infatti alla domanda “Nell’ affrontare un
problema o nel tentativo di risolvere una difficoltà, quale tipo di strategia
usi”: il 60 % risponde “rifletti e cerchi una soluzione autonomamente”, il 36
% “chiedi consiglio”, il 2 % “prendi tempo” .
23
i ricordi dei ragazzi
sulla loro scuola dell’infanzia
4. un commento affettuoso
I ricordi dei nostri ex alunni riflettono l’affetto con cui ripensano all’esperienza compiuta nella scuola dell’infanzia e conferma, se mai ce ne fosse
bisogno, che le esperienze che agiscono sulle emozioni in modo pregnante,
restano per la vita.
Questo affetto rafforza la nostra sensazione di avere contribuito con
pazienza, grande attenzione ma anche con grande coinvolgimento emotivo,
allo sviluppo di persone che vanno incontro alla vita, nella sua accezione più
ampia e completa.
A loro e alle loro famiglie va il nostro più affettuoso e sincero GRAZIE!!
4.1 alla richiesta: “Se vuoi, aggiungi un ricordo particolare su
un evento (esperienza, gita, festa) o persona”, i nostri ex alunni
hanno risposto così:
… mi ricordo quando, dopo pranzo, non riuscivo ad addormentarmi, quindi la maestra mi faceva uscire in giardino a giocare e a disegnare.
… mi ricordo quando mia madre era venuta a fare una simulazione con il
118 e mi ricordo la mia maestra Simona.
… quando, di pomeriggio, non dormivo la maestra mi portava in giardino
a giocare.
… all’asilo mi è piaciuto molto tutto, ma in particolare la festa di saluto
dell’ultimo anno.
… la manifestazione dell’AVIS con giochi e divertimenti (soprattutto la
fata!!). by vostra ex alunna
24
… lo spettacolo di fine anno dei bambini che ballavano e i genitori che
recitavano.
… mi ricordo di una gita in cui mi sono divertita moltissimo, a Poggio
Valicaia.
… ricordo una festa di primavera, ricordo che giocavamo all’A-Team sul
castello al centro dello spazio giochi, (negli anni 80 andavano molto di
moda). Ricordo inoltre il colore dei palloncini delle classi: arancione, giallo,
rosso, verde.
… le recite che facevamo con tutte le classi (gialla, rossa, arancione) e la
maestra Daniela.
… sicuramente ricordo con piacere la recita di fine anno su Mary Poppins
e le maestre Cecilia e Vaina.
… durante una festa di Natale, mia madre si travestì da Befana ed io la
riconobbi subito, dicendo davanti a tutti: “Ma tu sei la mia mamma!!!”.
Naturalmente lei negò e le maestre riuscirono a distrarmi ma per qualche
lunghissimo secondo credo proprio di averle messe in difficoltà!!!.
… vorrei ringraziare calorosamente le mie maestre soprattutto la maestra
Daniela che mi è stata molto vicino.
… mi piacevano le uscite in piscina, al Cavallino Matto, le prime esperienze al cinema, le recite di Natale, il mercatino di fine anno con oggetti fatti da
noi, gli accessi al supermercato per conoscere gli alimenti e infine l’educazione ambientale che ci ha insegnato a rispettare il mondo in cui viviamo e le creature che ci vivono insieme a noi. GRANDI RICORDI!!! La loro inventiva non
l’ho più riscontrata in nessun docente con cui abbia avuto a che fare.
… ho conosciuto una mia amica con cui passo ancora molto tempo.
… ricordo con piacere i momenti di tranquillità in cui sfogliavo i libri
della biblioteca della stanza jolly mentre gli altri compagni erano a fare il
riposino. La festa di Primavera a Poggio Valicaia, le recite di fine anno,
(meravigliose!!). Il momento del disegno.
25
… una volta ci fecero cercare una marionetta per tutto l’asilo, nessuno lo
trovava poi ci accorgemmo che era proprio sopra di noi, nell’ingresso.
Simona era la mia maestra preferita ed un giorno ci invitò a casa sua dove
facemmo merenda e c’era un pianoforte! Anche un’altra volta facemmo una
visita ad un laboratorio musicale: tutti volevano la fisarmonica. Alle festa di
Natale i “cattivi” delle storie messe in scena dai genitori mi spaventavano
fino a che mia madre interpretò un brigante.
… quando era il mio compleanno e i miei amici erano tutti venuti.
… della scuola dell’infanzia ricordo ancora il momento in cui persi uno
dei miei primi dentini. Era il momento del riposino pomeridiano e, al mio
risveglio mi resi conto che nella mia bocca mancava quel dente dondolante
del quale aspettavo ansiosamente la caduta. Quando mi resi conto che non
c’era più ero molto dispiaciuta per non aver assistito a quello che per me era
un evento! Ma, sopratutto, ero triste perché la sera non avrei potuto mettere
il mio dentino sotto il cuscino per la fatina dei denti!! Corsi dalla mia maestra che mi rassicurò sul fatto che la fatina sapeva del mio dente e che mi
avrebbe portato qualcosa comunque.
… sembrerà strano ma il ricordo dell’asilo è ancora molto chiaro nella
mia testa forse perché sono stata davvero bene. Mi ricordo la maestra Paola
che ci dava sempre le caramelle “golia”, mi ricordo la Cecilia che è stata la
nostra insegnante di riferimento che è nata nel mio stesso giorno, mi ricordo
molto bene le recite di Natale dove la Viviana ci cuciva addosso i vestitini di
carta velina e la Gabriella che ci metteva sempre a coppie durante le gite.
… le recite in cui erano protagonisti i genitori mi entusiasmavano sempre.
… mi ricordo della recita di fine anno in cui abbiamo interpretato Mary
Poppins; tutte le bambine erano vestite di blu o di rosa e cantavamo “Con un
poco di zucchero”. Ma soprattutto mi ricordo con affetto le mie insegnanti:
Paola e Cecilia.
… quando ho imparato a legarmi le scarpe con il trattore che mi faceva
sbagliare.
… devo ringraziare le mie maestre perché mi hanno fatto molto divertire
ed allo stesso tempo mi hanno insegnato tante cose. GRAZIE!!!!!!!!!!!
26
… ricordo anni piacevoli passati all’asilo Turri ormai più di quindici
anni fa.
… vorrei mandare un grande abbraccio alle mie maestre (non so se insegneranno ancora lì, comunque...) Cecilia, Daniela, Paola, Vania; grazie per
aver reso i momenti dell’asilo degni di essere ricordati con gioia!
… mi ricordo che la Patrizia aveva le calze a rete.
… mi ricordo di quando io con altri bambini rompemmo il parabrezza di
un auto tirando alcuni sassi al di la di una ringhiera... che esperienza traumatica!!
… mi ricordo ancora l’emozione che provavo quando ci preparavamo per
gli spettacoli di Natale: i vestiti di carta crespa erano dei capolavori!!!
… ho pochi ricordi, seppur molto precisi, non necessariamente su attività
particolari. Complessivamente conservo il ricordo di un luogo sereno e di
persone che ringrazio ancora per quello che mi hanno lasciato.
… mi ricordo le recite, in particolare una in cui interpretavamo i giocattoli della camera di un bambino, che dopo mezzanotte prendevano vita.
… mi ricordo la piscina l’estate; penso mi sia rimasta impressa perché mi
è sempre piaciuto stare in acqua.
… ricordo la maestra Daniela, che non si può scordare! Ricordo i miei
compagni d’asilo, che sono diventati i miei amici più cari.
… una punizione per essermi lamentata di una compagna ... non la scorderò mai.
… ricordo con piacere che durante l’estate, nell’area dove pranzavamo,
veniva collocata una piscina gonfiabile. Tutte le volte che la vedevo, per
quanto piccola fosse, ne rimanevo entusiasta.
… ricordo con affetto le mie maestre.
27
… mi ricordo abbastanza bene di quando una volta, io e una mia amica,
abbiamo trovato una coccinella in giardino. Ci siamo impegnate tantissimo
per costruirle una casetta fatta di foglie, fiorellini e fili d’erba e quando
abbiamo terminato la nostra bellissima opera, ci siamo accorte che la coccinella era volata via!
… l’unico ricordo che ho è della gita in Francia, dove ho imparato ulteriormente a relazionarmi con gli altri e ad essere più autonoma.
… la piscina in giardino.
… la gita a San Martino alla Palma.
… una gita a casa della maestra Simona.
… mi piaceva quando nel periodo natalizio le maestre decoravano gli
specchi, mi piaceva quando si facevano le recite in cui partecipavano anche
i genitori.
… la pentolaccia alle feste di primavera… i bagni in piscina… i cartelloni… le seggioline e i tavolini.
… mi ricordo durante una festa di primavera le fatine che ci davano i
biscotti e il labirinto di Collodi.
… il ricordo più bello di tutti gli anni al Turri sono le gite a Gardaland.
L’evento che mi piace farmi raccontare sono le recite a cui non volevo mai
partecipare perché mi vergognavo... ed al mio posto ha sempre preso parte il
mio babbo, Fiorenzo, la volta più divertente interpretò un mago: tirò fuori il
coniglio dal cilindro, ingoiò un coltello e fece scomparire una pallina mangiandola! Ricordo anche che volevo sempre stare in collo alle maestre e guai
a chi voleva togliermi il ciuccio.
… ricordo con molto affetto la maestra Cecilia che avevo all’epoca.
… ricordo che mi piacevano particolarmente le recite di Natale. Tutt’ora
cantare, ballare e recitare rimangono tra le mie passioni più grandi. Un anno
sfortunatamente mi ammalai per la recita, e non potei partecipare. Il dispia28
cere di quel giorno si ripercuote tutt’oggi, in quanto il non aver partecipato
costituisce un ricordo in meno legato alla mia scuola materna.
… ricordo le recite di Natale, in cui ballavamo e cantavamo. Inoltre mia
mamma partecipava allo spettacolo fatto dai genitori e mi divertivo a vederla all’opera!
… federico che rompe il tamburo, alla festa di natale del ‘95.
… ricordo con molto affetto la mia insegnante e le bellissime feste di primavera.
… mi ricordo molto bene lo scambio fatto a Parigi, un’esperienza unica.
… mi ricordo molto bene la struttura dell’asilo e le insegnanti.
… mi ricordo molto bene tutte le feste di Natale organizzate in modo
impeccabile, mi ricordo anche i genitori si organizzavano per fare la recita e
erano sempre bellissimi e vedere il tuo babbo o la tua mamma che erano il
principe o comunque all’interno della storia ti metteva una grande emozione.
Poi ricordo con tanto affetto la Maestra Cecilia che mi ha accompagnato per
tutto il percorso di scuola ed è stata bravissima!
… mi ricordo che mi sono molto divertita!
…ricordo con piacere le mie maestre.
… ricordo con piacere le feste di Natale con i vari Babbi Natale (ogni
anno diverso e ci cascavamo comunque...) e la mia maestra Vaina.
… mi ricordo le gite a Peccioli al parco dei dinosauri, le recite di natale
e la festa riguardante Robin Hood.
…ricordo con molto piacere le gite; ricordo le gite a Sasso Marconi e con
molto piacere una gita a Gardaland.
… sicuramente le feste di primavera e il periodo passato all’asilo a
S.Martino (Alla Palma) con le passeggiate e le attività fatte all’aperto, ma
29
anche il periodo di Natale durante i preparativi per la recita e i lavoretti che
portavamo con soddisfazione a casa, a far vedere al babbo e alla mamma.
… mi ricordo la gita a Sasso Marconi dove, con le maestre, si raccoglievano le ciliegie dagli alberi, la grande rete d’arrampicata alta 5 metri. Il balletto di Natale dove ballavamo musiche di vari paesi del mondo e io ho ballato la samba; ricordo poi un altro balletto dove eseguivo i passi con un bambino che non si muoveva!! Un altro gioco che mi ha colpito è stato quello di
prendere con un morso una mela che galleggiava nell’acqua. Mi ricordo la
mia maestra Vaina e la Viviana.
30
conclusioni
Carlo Bernardini
Come si vede dai dati esposti nel paragrafo precedente, i possibili destinatari (corrispondenti agli anni scolastici 1983 - 2002 della scuola Turri) avrebbero potuto essere circa 1000; difficoltà di contatto dovute alla reperibilità
negli elenchi istituzionali hanno ridotto questo numero a circa 300 ragazzi
oggi ormai vicini alla maggiore età o oltre. Di questi 300, poco più di un centinaio ha deciso di rispondere al questionario e più della metà ha fatto riferimento a qualche traccia dell’educazione al pensiero razionale. Dunque, è solo
un campione quello che abbiamo e, a prima vista, può apparire esiguo: ma più
di una cinquantina degli ex allievi sui trecento contattati ha dichiarato interesse e disponibilità in una massa di mille. Fossero anche i soli attratti dal pensiero razionale in un paese come l’Italia che ha una cultura dominante molto
“classica” e gelosamente protetta dalle classi sociali che la amministrano,
questo 5% di “tecnici” potenziali (più di tre milioni di persone) dovrebbe
darci un po’ di sollievo. Speriamo di non illuderci, ma le risposte dicono
anche che i ragazzi ormai adolescenti combinano il rinnovamento del modo
di pensare con comportamenti molto pregevoli. Infatti, l’interesse di questi
interventi, degli ex alunni che hanno risposto, ha molti aspetti: il più importante, forse, è il senso di socializzazione tra bambini e anche tra bambini e
adulti. Spesso è citato il forte lavoro organizzativo per le feste, a cui partecipavano anche le famiglie. E poi, ci sono i viaggi, anch’essi coinvolgenti.
Ma poi, traspare anche la disponibilità dei bambini a dare seguito alle proposte delle insegnanti, senza per questo rinunciare alle proprie rappresentazioni mentali. Questo campione di risposte, come si ricava dalle percentuali
indicate, pur essendo probabilmente solo il campione dei più coinvolti,
mostra che una parte non esigua delle classi non è finita nel mare della già
citata cultura dominante, accettando un impegno conoscitivo che mette in
opera sia il “fare” che la “razionalità”.
31
appendice
Alcune esperienze di educazione scientifica nella scuola dell’infanzia
Tratte da www.insiemesicresce.it
1 dalla pastasciutta ai liquidi non newtoniani
Gruppo bambini 4/5 anni
Una storia raccontata ai bambini ci porta a parlare di benessere e alimentazione
corretta. Proponiamo a questo punto un questionario alle famiglie per sondare le abitudini alimentari dei bambini e affrontiamo l’argomento dei cibi sani.
Cerchiamo immagini, chiamiamo una nonna a fare biscotti “genuini” a scuola e ci
rechiamo quindi al Castello dell’Acciaiolo, dove ci aspettano per insegnarci a fare le
“tagliatelle”.
La cosa piace tanto che ci riproviamo anche a scuola; costruiamo così in classe il
“Ristorante Slow Food” usando cartoni, stoffe, tempere.
Sopra il tavolino, all’interno dell’angolo, ci sono contenitori di acqua, farina,
pasta da manipolare e attrezzi vari per appoggiare, impastare, tagliare, pesare la pasta.
Ci divertiamo a preparare l’impasto aggiungendo acqua alla farina, lentamente,
mescolando sempre perché non si creino grumi. Via via osserviamo l’impasto e scopriamo che è morbido, bianco, pian piano diventa “durino”. È fresco e piacevole al
tatto. Quando si prende con la mano è appiccicoso ma dopo che si è messa altra fari32
na non lo è più.
Passiamo molti giorni a giocare al ristorante quindi cogliamo l’occasione per fare
un nuovo gioco con l’acqua e la farina; tutti i bambini intorno ad un tavolo collaborano alla preparazione di un impasto “strano”.
Stavolta cominciamo col mettere l’acqua nella ciotola e proviamo a bagnare il
dito: lo alziamo ……… che succede? “Gocciola!”. Adesso mettiamo due dita:
“Gocciola ancora”. Mettiamo ora tutta la mano nell’acqua: “Gocciolano tutti i diti”.
Alla domanda: “Perché?” i bambini rispondono “Perché dentro c’è le gocce”. “La
mano può entrare nell’ acqua?”. “Sii!”. “Proviamo a dare un cazzotto all’ acqua?”.
“Siii!”.
Il tentativo crea un po’ di schizzi anche se a provare è un bambino per volta. Sul
tavolo abbiamo messo in precedenza dei teli di nylon e quindi l’acqua spanta è facilmente rimossa da alcune spugne pronte all’uso.
Riflettiamo: “Le dita entrano facilmente nell’acqua ed escono gocciolando; se
diamo un cazzotto all’acqua, la mano entra con facilità facendo schizzare fuori l’acqua battuta. Sapete come si dice di una cosa che scende a goccioline, come l’acqua?”.
Silenzio. “Si dice che è liquida, infatti l’acqua è un liquido”.
“Qualcuno di voi conosce altri liquidi?”. “Sì, il latte”. “Anche il succo di frutta”.
“Il latte, il succo di frutta, bravi ……… e poi?”. “C’è anche il mare che si fa le goccioline quando si esce!”.
Facciamo mescolare a un bambino l’acqua con un l’amido di mais (possiamo
usare anche la maizena), aggiungendone via via una piccola quantità. Ogni tanto facciamo controllare la consistenza con un dito: “Gocciola sempre”. “Allora è liquido?”
“Si!”.
Continuiamo a mescolare e vediamo che l’impasto diventa difficile da girare,
quindi smettiamo e ne controlliamo la consistenza infilando un ditino: “Gocciola,
gocciola ancora”. “Allora è liquido?”. “Si!”.
“Adesso proviamo a dare un cazzotto, come abbiamo fatto con l’acqua”.
Tutti i bambini si propongono e riescono ad aspettare il proprio turno solo quando prometto che lo faranno tutti. Tirano un cazzotto “Ma è pianino!”. “Che cosa è successo?”. “La mano va dentro”. “È vero, riproviamo con più forza!”.
Tirano un cazzotto con tutta la forza: “Ahi! Fa male, è un po’ durino!”. “L’impasto
è diventato un po’ durino?”. “Si”. “Prova anche te …… e te ……”. Uno per volta tutti
i bambini provano e si divertono a “picchiare” il più forte possibile ma qualcuno dice
che si sente un po’ “malino”, se si tira troppo forte, perché l’impasto è diventato
duro.“Ma se è duro allora non possiamo mettere dentro il dito. Cosa c’è intorno a noi
di duro?” Il tavolo!”. “Già, è duro e io non riesco a far passare dentro il legno il mio
dito”. “Proviamo a vedere se il nostro ditino entra nell’impasto?”. I bambini si divertono a uno a uno a intingere il dito e osservano che ancora gocciola.
“Vi sembra duro come il tavolo?” No,va dentro e gocciola”. “Ma se gocciola, allora non è duro! Come abbiamo detto che si chiamano le cose che gocciolano?”. I bambini non se lo ricordano, poi uno dice “Liquido!”. “Bene, sì, si dice liquido; quindi
33
l’impasto è ancora liquido?”. “Siii!”. “Quand’è che diventa “duro”, allora?”.
“Quando si dà un cazzotto, se è forte, però!”.
“Vi dico una cosa molto difficile, da bambini molto grandi: i liquidi che, quando
prendono un colpo con forza, si comportano come le cose dure si chiamano liquidi
non newtoniani; ma non importa che ve lo ricordiate”.
I bambini chiedono di riprovare a tirare i cazzotti e lo fanno variando la forza,
secondo le proprie possibilità, mentre i compagni si affollano intorno per guardare le
smorfie che fanno quando il pugno si scontra con l’impasto; infine tutti aiutano a
rimettere la classe in ordine.
2 Scienziati a due anni
Giochi ed esperimenti che appassionano anche i bambini di 2 anni.
Non è vero che i bambini piccoli non siano interessati alla comprensione dei fenomeni che li circondano, soprattutto quando sono pertinenti e li coinvolgono in prima
persona, nella loro quotidianità.
L’attenzione e l’intensità dell’interesse supera a volte quello dei bambini più
grandi.
La loro “forza” nel far domande, nel chiedere insistentemente il perché delle cose,
è un costante invito a proporre giochi ed esperienze davvero “stuzzicanti”.
L’occasione si presenta in classe, a tavola, durante il pranzo.
I bambini: “Perché c’è la luce che dondola, lassù?”.
Ecco una domanda che ci consente di riflettere su di un fenomeno già conosciuto
34
dai bambini ma non attentamente osservato.
Sul soffitto appare una chiazza di luce che sembra vibrare e si muove in modo
irregolare.
“Cosa può essere?” e i bambini indicano una insegnante. “Sono io?”.
“Si!”. “Allora provo a spostarmi!”.
“C’è ancora la luce!!”. “E se vado via, la luce va via?” “Siii”. Mi alzo e mi allontano. “C’è ancora!!”. “Allora non sono io”. I bambini: “È la seggiolina!”. “Allora proviamo a levarla, per vedere se va via anche la luce”. “Nooo, c’è ancora!”. “Allora
cosa può provocare quella luce? Da dove viene?” . “Ho sete, maestra”. Prendo la bottiglia dell’acqua e la luce non c’è più. “Ohhh, non c’è più!”. “Aspettate, ora la rimetto al posto”.
“Siii, eccola! È proprio lì!!”. “La tolgo di nuovo”. “È andata via anche la luce!!”.
“E se la rimetto?” “Torna la luce!!”. “Proviamo a vedere se è vero che torna?”.
“Siii!”. “Rimetto la bottiglia sul tavolino ed ecco la chiazza luminosa che torna a rendersi visibile e se tocco leggermente la bottiglia la luce vibra più decisamente.“Allora
cos’è?” “E’ la bottiglia!!”. “Ma la bottiglia ha dentro una lampadina che fa la luce?”.
“Nooo”. “Allora come fa a fare quella luce?”. Un bambino dice: “Da lassù” e indica
il lampadario. “Viene dal lampadario?”. “Si”. “Ti sembra acceso il lampadario?”.
“No”. “Allora cos’è che fa la luce sulla bottiglia? Se il lampadario è spento, da dove
viene la luce?”. Un bambino indica la finestra. “La luce viene da là?”. “Si, lì”.
“Ma lì fuori cosa c’è che fa luce? Che illumina la finestra e la bottiglia?”.
“Una bambina dice a voce alta: “Il sole!!!”. “Ah, ecco!! E’ il sole che manda la
luce dentro?”. “Siii”. “Vediamo allora se io copro la finestra con la tenda, cosa succede”.
Mi alzo da tavola, socchiudo le tende della finestra, quella proprio accanto a noi
e…….”C’è ancora la luce?”. “Noooo!”. “Provo a riaprire la tenda?”.”Si”. La riapro e
torna la chiazza luminosa sul soffitto. “Allora cos’è che fa quella luce?”. “Il sole!!”.
Piano piano, attraverso i tentativi di spiegare il fenomeno e le verifiche compiute
immediatamente dopo, i bambini si divertono sempre più a cimentarsi in soluzioni
originali che immediatamente confutano se risultate errate.
È un gioco appassionante che diventa una specie di filastrocca dei perché, dove i
bambini si divertono a dare risposte e a fare contemporaneamente domande, in una
sorta di “atletica mentale” che interessa e coinvolge.
Tutti, nessuno escluso, sono col naso all’insù a guardare la luce che vibra sul soffitto e anche i bambini che ancora non sanno parlare, indicano la finestra col ditino,
abbozzando la parola “Ole!”.
A questo punto l’acqua nella bottiglia finisce e la ripongo nel carrello della mensa.
La luce sul soffitto non c’è più ed è ora di andare in bagno a lavarsi le manine.
Domani ci sarà qualche altra occasione per …… fare gli scienziati!! Scienziati a
due anni!!!
35
3 di cosa è fatta la luce?
Bella domanda!!
Secondo voi, di cosa è fatta la luce?
“C’è il fuoco”. Mostro ad Alin, che ha posto la domanda, la fiamma dell’accendino, chiedendo se è questo il fuoco che intende, dice di no. “È un filino!”
Chiedo: “Quale filino?” E mi risponde: “Dentro c’è un filino”.
Insisto: “È questo filino che fa la luce?”. Mi rispondono di si.
“Come fa a fare la luce il filino?” chiedo, c’è silenzio. Poi un bambino dice: “E’
quello che si attacca a un tasto nero”. “Un tasto nero?” domando, “Che si pigia?”. “Si
– mi risponde- quello che va dentro il muro”. “Intendi l’interruttore?- chiedo – quello che è sul muro e che si spinge?”. “Si” conclude il bambino.“
Allora alla domanda di Alin, di cosa è fatta la luce, dobbiamo rispondere che è
fatta di filini che si attaccano all’interruttore?”. “No!” afferma un bambino, “È fatta
di sole!”. “No – esclama Alin – no il sole, quella luce!” e indica la luce del neon.
Io, a questo punto affermo: “Credo di sapere di cosa è fatta la luce del neon ma
non riesco per ora a trovare il modo di parlarne. Pensiamoci su e poi ne riparliamo
insieme tra qualche giorno.”
Dopo circa 20 giorni, i bambini portano da casa oggetti che fanno luce.
I-Vi ricordate la domanda di Alin, “di cosa è fatta la luce?” (i bambini mi hanno
chiesto spesso di parlarne).
B-“Si!”I- bene cerchiamo allora per la scuola ciò che fa luce e poi ragioniamo sul
problema.Facciamo una sorta di caccia al tesoro, in giro per la scuola, e troviamo vari
oggetti, tra cui alcuni molto familiari ai bambini.
I- Allora, ho portato con me varie cose che fanno luce: proviamo ad osservare.
36
Prima di tutto faccio buio nella stanza e poi vi chiedo: questo cos’è?
B- Il faretto che si fa l’ombra!.
I- Accendiamolo: che succede?
B- Fa una luce forte, fortissima!B- Dà noia agli occhi!
I- Proviamo a vedere fino a dove fa luce?
B- Fino a laggiù, alla finestra.
I- Se mettiamo la mano vicino alla lampada, che si sente?
B- Brucia!!!
I- Mettiamola un po’ più lontana, e ora?
B- È caldissima.
I- ancora un po’ più lontana……si sente anche là il calore?
B- si.
I- il calore allora arriva fino a là. Il faretto è molto caldo quando è acceso e fa una
luce molto forte. Cosa, oltre al faretto, fa luce?
B- il neon della stanza.
B- il sole.
I- il sole sapete come è fatto? Avete mai visto una foto del sole?
B- si, è una palla di fuoco!
A- e fa luce?
B- si!!!
A-allora abbiamo detto che il sole è una palla di fuoco e fa una luce forte, il faretto brucia ma non ha il fuoco e fa una luce forte. Cosa brucia nel faretto?
B- la lampada.
I- eh già, e non la possiamo toccare altrimenti ci bruciamo. E lassù, nel lampadario, cos’è che fa luce?
B- la lampada!
I- quale lampada?
B- quella lunga…….il neon.
I- come fa a mandare luce quella lampada?
B- ha i fili elettrici!
I- Ma il sole ha i fili elettrici?
B- nooo!!!
I- allora come fa a fare luce?
C’è un momento di silenzio.
Continuiamo ad osservare gli oggetti che abbiamo preso nella scuola e quelli portati da casa:
I- cos’é?
B- una candela rossa.
I- secondo voi se l’accendo farà luce?
B- sii, la candela fa la luce!!
I- vediamo; (l’accendo); adesso come è la candela?
B- è accesa.
37
B- c’ha il fuoco.
I- e fa luce?
B- siii.
I- Se ora la spengo, per voi fa sempre luce?
B- nooo.
I- Vediamo………non c’è più luce. Adesso la riaccendo e c’è di nuovo la
luce…ma allora cos’è che fa luce?
B- il fuoco!!
I- Fa luce forte come il faretto?
B- no, meno.I- dove arriva la luce della candela?
B- per terra, c’è pochina ombra.I- e quella del faretto, dove arrivava?
B- lontano, fino alla tenda laggiù e fino alla finestra!
I- e quella del sole? Il sole è vicino o lontano?
B- è lontano! La luce viene qua fino alla terra (intende il pavimento) e fa l’ombra.
I- questa candela non ha fili elettrici e fa luce, anche se è pochina; il sole è una
palla di fuoco e non ha fili elettrici e fa tanta luce; il faretto ha i fili elettrici ma brucia come la candela e come il sole. Adesso ho un altro oggetto: come si chiama?
B- accendino.
I- provo ad accenderlo?
B- siiii.
I- vediamo che succede.
B- anche lui fa la luce!
I- ma se lo spengo, c’è sempre la lucina? (lo spengo per verificare).
B- noooo.
I- riaccendiamolo: adesso che c’è di diverso?
B- c’è il fuoco. Brucia.
B- io so come si passa il dito a metà del fuoco e non ci si brucia, me l’ha detto il
babbo.
I- vogliamo provare tutti?
B- nooooo.
B- siiii
I- vi aiuto io se volete provare.
Quasi tutti i bambini vogliono provare l’emozione di passare il dito sopra la
fiamma.
I- allora abbiamo visto che il fuoco del sole, della candela e dell’accendino fanno
la luce e che la lampada del faretto brucia e fa luce. Dunque, come possiamo rispondere ad Alin che ci ha chiesto “Di cosa è fatta la luce?”.
B- è fatta di fuoco!
I- allora la luce del sole ci brucia? Arriva da noi il fuoco che ci brucia?
B- noooo.
I- quando abbiamo messo la mano davanti al fuoco della candela, abbiamo visto
la luce ma cosa abbiamo sentito?
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B- il caldo!
I- e davanti al faretto, abbiamo visto una luce forte ma cosa abbiamo sentito con
le mani?
B- il caldo che brucia.
I- allora cosa esce dal fuoco?
B- il caldo e la luce!!!
I- lo sapete come facevano gli uomini antichi ad illuminare le caverne nella roccia, dove abitavano?
B- col fuoco!
I- si bravi! Proviamo anche noi? Vediamo se il fuoco fa luce nella stanza?
B- siiii.Prendo una pentola e metto dentro della carta poi do fuoco, tenendo i bambini seduti tutti attorno ma a debita distanza: la fiammata illumina lo spazio delle panche e poi il fuoco diminuisce. Spengiamo il fuoco con un po’ d’acqua.
B- come i pompieri!
I- adesso mettiamo via tutto e ci ripensiamo a casa, poi ne riparliamo.
I bambini propongono di rifare esperimenti con oggetti luminosi e chiedono di
provare ad osservare le lucine delle scarpe da ginnastica e quant’altro troveranno in
casa loro.
L’appuntamento è perciò alla prossima occasione.
39
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