Montellik
L’amore alle spalle
Tredici storie di amore proibito
Indice
Introduzione
………………………………………………… 3
Caro diario
………………………………………………… 4
L’amico Fritz
………………………………………………… 5
La gatta col topo ………………………………………………… 6
Rosanna
………………………………………………… 7
Linda
………………………………………………… 8
Simona
………………………………………………… 9
Latin lover
………………………………………………… 10
Stella lìlùlà
………………………………………………… 11
Azzurro arancio ………………………………………………… 12
La prof
………………………………………………… 13
Black out
………………………………………………… 14
Laura
………………………………………………… 15
Ornella
………………………………………………… 16
Note
………………………………………………… 17
2
Introduzione
Ho scritto di questi amori alle spalle perché é con le donne che ho iniziato a conoscermi.
Con loro sono andato in crisi e grazie a questo sono in crescita e vivo meglio. Le donne sono le
compagne di viaggio più care e migliori che ho, dal mio primo vagito all’ultimo appena fatto dopo
aver mangiato i tagliolini passati al forno di mia sorella, che erano una delizia, ho concesso anche
il bis. Ho iniziato dai fallimenti in amore perché è tra le loro macerie che ho visto le prime pepite
d'oro del vivere in pace, scintille periferiche della miniera senza fondo che è dentro di me e da cui
estraggo avidamente la mia fortuna. Ho scritto per sete di bellezza e prosperità . Raccontando
queste storie vedo che la vita, anche quando sbagliavo gli amori, era più bella di quanto mi
accorgessi, e ora che l’amore e la pace sono al sicuro, ne vivo tutta la prosperità .
Un ragazzo di diciassette anni andò da Maometto e gli disse che era disposto a combattere e
morire per la causa dell'Islam. Il profeta gli chiese se sua mamma fosse viva, e il ragazzo rispose di
si. Vai a casa da lei, disse allora il maestro, perché il paradiso é ai piedi delle donne.
3
Caro diario *
Il primo tradimento in amore arrivò nel 1978 per grazia di Cristiana, che è stata una delle
donne più importanti della mia vita e, credetemi, non me l'aspettavo. Lei aveva diciassette anni ed io
ventiquattro.
Una sera, nel mio studio, parlavamo sdraiati sul lettone nel soppalco quando un tonfo attirò la
nostra attenzione. Guardammo giù ed era caduta la borsa di Cristiana, da cui spuntava un libretto
rosa e lucido che mi incuriosì.
– Cos'é?
– E’ il mio diario.
– Hai un diario?
– Sì.
– E cosa ci scrivi?
– Quello che mi capita, le cose che faccio, niente di speciale, è per passare il tempo.
Raccolsi la borsa e mentre stavo per rimetterci dentro il diario le chiesi – Posso leggerlo?
Lei molto tranquillamente rispose – Sì. Se vuoi.
Cominciai dall’inizio. Non volevo sapere i fatti suoi, ma solo conoscerla meglio e vedere come si
esprimeva, magari a modo suo era un’artista.
Non ricordo più cosa ci fosse scritto. Ricordo dei disegnini e delle frasi adolescenziali dove non
c’era nulla di artistico, ma andavo avanti sperando di trovare interessante quello che scriveva.
Poi qualcosa mi colpì quando lessi il nome di Alceo. Alceo lo conoscevo bene. Faceva ginnastica
artistica e a undici anni era già stato campione italiano. Era un po’ basso ma molto carino, e con un
gran fisico. Aveva un certo fascino e girava con una vecchia Mercedes, che allora faceva molto figo.
Lo conoscevo dai primi anni 70, da quando ci trovammo a un ritiro collegiale a Roma, lui nella
ginnastica artistica e io nella lotta greco romana.
* Caro diario – Un disegno tra tanti di quel periodo con Cristiana come modella.
4
L’amico Fritz
Era di scena il 1980 quando tradii Fritz, il mio carissimo amico.
Questo mio amico, ora ex amico, dopo anni di vita da bar si fidanzò con Paola e dopo qualche anno
la sposò. Paola era una ragazza bionda dal corpo esile e ben fatto, e aveva due occhi grandi e
azzurri, non era una vera bellezza ma era piacevole e molto simpatica, e quando ancora oggi la
incontro provo per lei la stessa simpatia.
Io allora facevo la lotta greco-romana e vincevo spesso anche in campionati internazionali, perciò
ero sempre molto allenato e avevo uno splendido corpo da atleta.
Forse era per questo che nella comitiva anche Paola aveva un debole per me, ma a differenza delle
altre, a un certo punto, dal debole passò al forte. Parlavamo spesso, scherzavamo, e una volta che tra
amici e amiche si guardava un filmino porno in Super8, lei, davanti a tutti, amico Fritz compreso, mi
saltò addosso scherzando e ansimando. Alcuni dei più svegli capirono che non era solo uno scherzo,
ma che desiderava realmente fare un corpo a corpo con me.
Avevo iniziato a frequentare un circolo dove si parlava del “Messaggio di pace”, ne ero molto preso
e ne parlavo a dismisura con tutti. Paola mostrò un certo interesse, le piaceva fare cose assieme a
me, e cominciò a “venire in sala”, così come chiamavamo le nostre riunioni. Io passavo a prenderla
5
La gatta col topo
Il fatto è accaduto nel 1998 ma in questo caso non è ufficiale, nel senso che non fu trovata la
gatta col topo in bocca, ma lascio il giudizio a te lettore, dopo che avrò descritto il fatto per come è
accaduto.
Molti anni fa la mia casa era frequentata da studenti universitari, e uno di questi era Alessio, carino,
ventidue anni.
…
Mh.
Mio cugino, sposato e ora divorziato proprio come me, anni fa mi raccontò questa sua esperienza
coniugale.
Succedeva che da anni la sua casa – non la mia – fosse frequentata da studenti universitari, e uno di
questi era Alessio, carino, ventidue anni. Era corteggiato da diverse studentesse – tutti bazzicavano
quella casa – e mio cugino notava che anche sua moglie era molto premurosa e gentile con lui.
In quel periodo mio cugino stava facendo un lavoro in una villa di Ravenna, che lo teneva lontano
da casa per tutto il giorno.
Mio cugino sapeva che alcune mattine Alessio andava a casa sua, ma non dava importanza alla cosa,
anche perché riteneva che nessun vincolo potesse impedire alle persone di fare ciò che gli sta a
cuore. Insomma, sapeva che sua moglie per Alessio aveva un debole, ma era comprensivo.
Una mattina al lavoro gli mancò una punta da trapano e tornò a casa a prenderla.
6
Rosanna
Era l’estate del '78 e stavo con Cristiana quando ebbi una mezza storia con Rosanna, che
conoscevo dal 71, ai tempi della mia prima ragazza Sabrina. Allora Sabrina ed io uscivamo spesso la
domenica con Rosanna e il suo ragazzo. Rosanna era molto bella, morbida, felina, con un buon
appetito per gli uomini, con i capelli neri a pagliaio, gli occhi scuri e le ciglia folte. Era una gran
fumatrice e a volte guardavo di nascosto le sue labbra carnose aspirare il fumo della sigaretta.
Un giorno nel bar si seppe che Rosanna fumava spinelli e io vietai a Sabrina di frequentarla. Era il
1974, e solo tre anni più tardi, grazie ad una canna, capii quanto fosse stato assurdo il mio
atteggiamento.
Col passare degli anni Rosanna continuavo a vederla perché lavorava nel bar che frequentavo. Era la
figlia del barista e quando la trovavo dietro al bancone ci facevamo grasse risate, che attiravano
l'attenzione della fauna circostante, cosa che non mi era mai successa quando ero un moralista del
cazzo. Da quattro anni avevo aperto il mio studio di pittore e scultore, e gli amici ci venivano a volte
di giorno e a volte di notte. Ricordo che il 9 maggio del ’78, il giorno in cui uccisero Aldo Moro, ci
fu un tale sciopero generale che non si trovava un locale aperto a pagarlo oro, erano tutti chiusi e
allora gli amici, o anche gente che semplicemente mi conosceva, cominciarono a venire da me, così
che in poco tempo lo studio fu pieno zeppo.
Proprio nel mio studio un giorno d’estate arrivò Rosanna.
Sentii il campanello di una bici che suonava a tutto spiano, e una voce familiare che mi chiamava –
Franco… Francoo...
7
Linda
Nel 1972 avevo 18 anni e a fine anno ci organizzammo tra amici per passare la notte di
capodanno al mare, in un capanno di qualcuno che non conoscevo.
Allora stavo con Sabrina, ma per fare qualcosa di diverso, e con la speranza di esperienze sessuali
nuove, scelsi di non passarlo in sua compagnia.
Avevo saputo che ci sarebbe stata una ragazza, Linda, che lavorava in una lavanderia e che a quanto
pare si faceva smanacciare senza fare troppe storie, e la cosa …uhm. Non l’avevo mai vista prima,
semmai solo immaginata, e la conobbi quella notte al capanno.
Il confronto con Sabrina era improponibile, vinceva Sabrina dieci a zero, ma la voglia di novità a
volte ti fa fare le stupidate più grandi senza rendertene conto.
Quella notte faceva un gran freddo e non c’era il riscaldamento.
Cenammo, auguri e auguroni a tutti, e poi tutti gli accoppiati si ritirarono per festeggiare il nuovo
anno in disparte nelle altre stanze. Io rimasi con Linda nella stanza del cenone e, così come le avevo
proposto durante la cena, le feci un ritratto. Linda era mora, bassa e poco intrigante, e diceva spesso
òscia (òs-cia).
Attaccai con le chiacchiere, cosa fai, quanti anni hai, sei una bella ragazza, ti piace lo sci, eccetera.
Eravamo seduti su sedie di paglia uno di fianco all’altra, coi piedi tesi verso la parabola della stufa a
gas che ci scaldava solo fino al ginocchio.
A me il freddo non mi dispiaceva ma lei era intirizzita e così, mentre le mostravo il disegno, con la
scusa di scaldarla la abbracciai.
Non volevo passare la notte di capodanno senza sesso, ne volevo almeno un po'. L'anno prima con
Sabrina ci facemmo degli auguri col triplo botto ma, anche se il paragone con lei era inesistente, un
fuoco artificiale lo volevo sparare lo stesso con un'altra, lo volevo a tutti i costi, era per me una cosa
di vitale importanza, una faccenda di vita o di morte .
8
Simona
Nel 1974 stavo con Sabrina, che abitava davanti al bar che iniziai a frequentare proprio
perché ci abitava lei. Lì accanto lavorava una estetista che organizzava corsi per formare ragazze in
quella professione. Ogni tanto un nuovo gruppo di dieci, dodici ragazze iniziava a bazzicare il bar e
inevitabilmente ci si conosceva, e così una volta organizzai con una stagista qualcosa di trasgressivo
ma “ incompleto ” per ragioni di Stato.
Eravamo alla fine di Aprile del 1974 e io avevo 20 anni e un mese e mezzo. Il gruppo delle stagiste
era di Cesena, e in Romagna si dice che le donne più belle vengano proprio da lì. C’era una ragazza
veramente bella, mora con i capelli lunghi, che mi faceva il filo e mi cantava spesso una canzoncina:
“… Tu il mio ragazzo diverrai...”.
Sapeva che io ero fidanzato con Sabrina e mi stuzzicava.
Ma non fu con lei che scattò l'amore clandestino, bensì con Simona, anche lei mora e un po’ robusta.
Come succede con le cose veramente eleganti, non la notai subito nel gruppo, non era rumorosa o
appariscente. Col passare dei giorni però il suo stile mi conquistò e finì che nel gruppo non vedevo
che lei.
Ci vedevamo durante le pause caffè e il sentimento tra noi cresceva, non ce lo nascondevamo, ma
non potevamo certo abbracciarci lì. Lei sapeva che Sabrina abitava davanti al bar, vedeva quanto
fosse carina e avesse un bel corpo, e sopratutto quanto mi amasse.
9
Latin lover
Nel 1973 avevo 19 anni e andai in Romania con Marino, un amico che avevo conosciuto tre
anni prima. Mai visto e conosciuto, cercava allora uno che condividesse con lui un viaggio a Le
Havre, in Francia, con la sua cinquecento blu truccata: trovò me e fu una vacanza indimenticabile.
Era dal ritorno dalla Francia che non ci si vedeva, e un giorno venne da me con una Alfa Romeo GT
rossa e mi disse – Vieni con me a Brasov in Romania. Ho conosciuto una rumena l’anno scorso e le
ho detto che sarei tornato a trovarla. Si scopa come mandrilli e con una Alfa Romeo come questa
ancora di più. Vieni?
Turismo sessuale.
Io ero fidanzato con Sabrina e dirglielo sarebbe stata dura; tre anni prima ancora non la conoscevo
ma ora era diverso, dovevo muovermi con discrezione, e andare in Romania non era discreto per
niente.
Tuttavia non trovai una scusa degna della sua intelligenza e decisi di dirle la verità.
Con un grosso sforzo Sabrina accettò il fatto che ci andassi, e oggi non ho parole nel vedermi così
stronzo con chi mi amava.
Anni fa in tv, un giornalista chiese a un tale – Qual'é il problema più grande dell'umanità secondo
lei?
– L'ingnorantità! – rispose l’altro dopo averci pensato bene
10
Stella lìlùlà
Era il 1981, avevo ventisei anni, ero senza una ragazza fissa da qualche mese e la cosa mi
dava una certa inquietudine, quando conobbi Stella, che abitava a Rimini, aveva venticinque anni ed
era fidanzata.
Da due anni frequentavo il gruppo del “ Messaggio di pace “ * di Prem Rawat, e una sera la vidi nel
bar lì accanto, dove abitualmente ci si ritrovava prima e dopo le riunioni. Nei giorni successivi ci
conoscemmo meglio e c’era simpatia tra noi, la colpivano le espressioni che facevo quando parlava,
rideva divertita e a me faceva un gran piacere esserle simpatico.
E' l'unica eredità avuta da mio padre, che era una frana in tutto ma era simpatico. A volte.
Nonostante l'avessi valutata come faccio sempre con tutte le donne, e classificata come una che mi
sarei fatto, non mi feci avanti perché non aveva senso farlo, non era quella la ragione per cui
entrambi ci trovavamo lì.
Un giorno Prem Rawat venne a Roma, così organizzammo un viaggio con diverse auto per andare
ad ascoltarlo, e venne anche Stella. Il programma a Roma si svolse in una sola giornata, e la sera
stessa si rifecero gli equipaggi per il ritorno a casa, così finì che Stella salì sulla mia auto e facemmo
il viaggio assieme.
Fu un bel viaggio. Stella mi raccontò che era un'insegnante di musica e che aveva un ragazzo da
qualche anno. L’atmosfera per tutto il viaggio fu magica, ma questo succede spesso dopo aver
sentito parlare quel gran bravo ragazzo di Prem Rawat.
Portai Stella fino a casa sua a Rimini, lei mi diede il suo telefono e io le dissi che l’avrei chiamata.
Lo avrei fatto la sera stessa, tanto mi piaceva, e invece la chiamai dopo undici giorni.
– Ciao Stella, sono Franco, come stai?
– Insomma, qui è un po’ un casino.
– C’è qualche problema? Ho fatto male a chiamarti?
– No, hai fatto bene.
Parlammo per un po' e ci accordammo per vederci una sera nella sala di Ravenna, la sarei andata a
prendere a Rimini e poi l’avrei riaccompagnata.
* Stella lìlùlà – Il “ Messaggio di pace “ menzionato nel racconto ha un sito: wopg.org
11
Azzurro arancio
Nel mese di luglio 1975 Sabrina era in vacanza con la famiglia a Marina Romea e ci
vedevamo la sera dopo la chiusura del mio studio, quando andavo a trovarla su al nord, dodici
chilometri fuori Ravenna.
Durante quel periodo, un mattino sulle 10 passò a trovarmi Giorgio, un compagno di giochi
dell'infanzia diverso dagli altri. Aveva una natura gentile e discreta, e stava più con le femmine che
coi maschi, e noi per quello lo chiamavamo Giorgina. Era per tutti il finocchio e gli si diceva alle
spalle. Di tutti i compagni di gioco, lui é quello che ricordo con più affetto.
Erano passati dieci anni da un certo nostro gioco speciale, quando dunque passò a trovarmi una
mattina nel mio primo studio di artista.
– Pittore… pittore... pittoreeeeee! – urlò, affacciato alla sbarre della finestra aperta sulla strada.
Dal retro mi affacciai e vidi in controluce, senza distinguerla bene, una sagoma seduta su una
bicicletta. Mi avvicinai e lui aggiunse – Non mi riconosci?
Ci parlammo per un po' attraverso le sbarre e notai com'era cambiato il corpo di quel bambino con
cui giocavo, com'era diventato atletico e al tempo stesso più femminile. Era un efebo davvero
notevole, era quasi la copia fisica di Sabrina, erano fatti alla stessa maniera.
Non era certo di come lo avrei accolto ma lo capì immediatamente, lo feci entrare e fu subito
eccitante rivedersi. Dopo un rapido giro turistico dei ventisette metri quadri dello studio, ci
fermammo nel retro, di fronte ad una scultura in lavorazione sul cavalletto e coperta da un telo.
Alzai il telo e gli mostrai mezza scultura, la parte posteriore di un cavallo bianco montato a pelo da
un uomo nudo. Giorgio la osservava a bocca aperta, che diventò a cuore quando gli mostrai il resto.
Davanti all'uomo seduto sul cavallo c'era una donna, con il sedere appoggiato alla sua pancia. Lei gli
teneva una mano sulla spalla e lo guardava in faccia, mentre lui, ad occhi chiusi, stava con una mano
sul cuore e l'altra alzata in segno di pace. Con l'altro braccio la donna abbracciava il collo del
cavallo, che con le zampe stava in equilibrio su una struttura a dondolo.
Eravamo io e Sabrina, gli dissi, l'avevo fatta pensando ai nostri corpi mentre facevamo l'amore,
rivedendo le nostre immagini riflesse negli specchi che avevo posizionato ad arte.
Giorgio era ancora dolce e timido come lo ricordavo, ma con una luce maliziosa in più negli occhi.
– Ha una bella coda – e con la mano toccò la scultura che iniziò a dondolare.
Io intanto lo osservavo mentre guardava la scultura con un'aria intenerita e un po' nostalgica, e mi
domandai: potrebbe essere lui quella donna sul cavallo? In effetti, perché no? Era un corpo che
mostrava il culo e non si vedeva il sesso, che era appeso sul fondo della pancia. Pensai a Giorgio in
quella posa.
12
La prof
Il tradimento che sto per raccontare l'ho commesso nei confronti di un mio cliente: un
peccato professionalmente imperdonabile.
Nel 1982 Ugo, un mio vecchio cliente che conviveva da tempo con S., che faceva l'insegnante, un
giorno mi disse che il suo ménage era agli sgoccioli, che era stanco e senza stimoli. Poco tempo
dopo in un pomeriggio di maggio, la prof S., che solitamente veniva con Ugo, passò dal mio studio
con i cocci di un vaso che avevano comprato da me. Dopo un po’ di chiacchiere sul restauro da fare,
mi confidò che Ugo era andato in Cile ormai da venti giorni e che lo sentiva raramente, e che era
distaccato.
Non ricordo come ci arrivò, ma mi invitò ad accompagnarla quella sera stessa a un concerto, credo
tra Casola e Faenza. La prof era carina e mi intrigava da sempre la sua aria focosa trattenuta, così
accettai.
Passai a prenderla con la mia station e lei, in T-shirt e jeans, sandali di cuoio e voglia di aria fresca,
salì sportivamente e andammo. Era la prima volta tra noi senza Ugo, e l'atmosfera fu subito
frizzante.
S. rideva spesso, guardava il cielo stellato e assaporava l’aria eccitante di quella sera di maggio. Io il
posto non lo trovavo, un po’ perché le sue indicazioni erano vaghe e un po’ perché ci distraevamo.
13
Blackout *
Una sera di settembre del 1980, mentre stavo chiudendo il mio studio, entrò una amica di
Cristiana, almeno così disse.
– C’èè Crisssstiiaana? mi domandò strascicando le parole e con gli occhi quasi chiusi.
– E’ in campagna dai nonni – le risposi.
– Ahhh… daai noonniiii?
– Si.
E questa chi è, mi chiesi.
Restava lì in piedi a dondolare e io la guardavo scuotere la testa in avanti.
– Mi siedo un momeennn…
Non finì la frase che le si piegarono le gambe. La presi al volo prima che cadesse contro il tavolo e
la feci sedere su un divano in disparte, in fondo.
Stava con la testa in avanti e non riusciva a rispondere alle mie domande, o forse non le sentiva
nemmeno.
E adesso cosa faccio?
Andai nel bagno a prendere un asciugamano umido, e tornando la trovai sdraiata con un braccio
sotto la guancia, che dormiva pesantemente.
Ah no!
La scuoto, ma lei niente, la scuoto più forte, la chiamo.
– Ehi, sveglia. Devo chiudere. Mi senti? Come ti senti?
* - Disegno originale della modella svenuta durante il black out.
14
Laura
Con la mia ex moglie eravamo agli sgoccioli ed era verso la fine degli anni 2000. Facevamo
sesso una volta al mese, quando ruggivano gli ormoni, i suoi.
Incontrai Laura, una mia compagna delle scuole medie che fin da allora aveva una cotta per me, per
via di una mia rassomiglianza con l'Ulisse dell’Odissea, diceva lei, quello dello sceneggiato con
Irene Papas, anche se allora non avevo un pelo di barba.
Ci incontrammo una mattina in un bar e da allora cominciai a passare a trovarla a casa, ma tenendo
sempre le distanze per via che ero pur sempre sposato.
Un bel giorno, arrivato all'esasperazione per la fame d’amore saziabile solo col sesso, mi accordai
con Laura per andare a trovarla di sera.
Uscire di casa la sera senza giustificazione: cosa poteva voler dire, se non che l’esercizio della
coppia che fa sesso mensilmente era in atto, ma con un altro partner?
Sono in cucina con mia moglie, che aveva già da tempo i suoi interessi per gente altri, e le dico – Io
stasera esco, e se esco sai cosa succede. Deciditi, mi vuoi o vuoi perdermi?
Uscii e andai da Laura, gettandomi alle spalle la storia del mio matrimonio.
Laura era mora, con le sopracciglia marcate e lo sguardo vivo, né bella né brutta, per la verità, ma io
la trovavo molto intrigante e quindi bella. Era una passionale disperata fin dalle scuole, quando
preferivo la sua compagna di banco a lei, e mi raccontò che da allora non ebbe altro che delusioni in
amore.
Era una ragazza in gamba, che non aveva ancora avuto il piacere di essere amata con la sua stessa
generosità, ed ero contento di essere con lei.
15
Ornella *
Era il 1979 quando parlai con Ornella per la prima volta. Dal marciapiede fuori del mio
studio sentivo urlare. Incuriosito dal frastuono aprii la porta: era il mio vicino di negozio, un
macrobiotico integralista, che urlava in faccia ad una ragazza dal viso pulito, Ornella, che conoscevo
di vista dal 1975, il periodo dell'accademia di belle arti di Ravenna. Lei studiava pittura e io
scultura, ci incrociavamo ogni tanto nei corridoi e quando succedeva ci sorridevamo in segno di
saluto, senza che nessuno dei due aggiungesse mai una parola.
Da allora la rividi lì, con gli occhi spalancati sotto una raffica di insulti.
– Si, il tuo maestro si mangia dei gelati grossi così – e segna la quantità con le mani – Così!
E giù a dirne peste e corna mentre lei, come un agnellino, non reagiva a quei pugni mentali.
Non sapevo di chi stesse parlando il tizio e non mi importava, ero rapito dall'espressione pacata di
lei. Non si sporcava, e nemmeno vergognava mentre lui le buttava merda in faccia.
– E’ un coglione e voi siete più coglioni di lui!
Finito di scaricare il suo livore l'integralista girò sui tacchi e se ne andò, piantandola su due piedi.
Volli saperne di più, mi avvicinai e ci facemmo il solito sorriso al quale io, questa volta, aggiunsi
parola e le chiesi – Cos’è ‘sta storia?
Conversammo un po’ e la sera stessa andai in un posto dove delle persone parlavano del “mangia
gelati” e del suo “messaggio di pace”, e fu così che cominciai a frequentare Ornella e quella strana
comunità.
A farla breve, dopo un mio risentimento per non avere ricevuto le tecniche di quella pratica nei
tempi e modi da me supposti, decisi di mandare tutti a cagare. Annunciai la cosa a Ornella e Piero, il
suo fidanzato, alla fine di un evento pubblico organizzato in una sala comunale vicino al mio studio,
nel quale tornai subito dopo arrabbiatissimo.
Ero lì da almeno mezz’ora quando sentii il campanello tintinnare, la porta si aprì e vidi a mezz'aria
un gran mazzo di fiori dentro ad un vaso, tenuto dalle braccia di una persona di cui vedevo solo le
gambe.
Quel mazzo di fiori nel vaso entrò e venne verso di me, e dietro c'era Ornella.
* - Disegno originale della bocca di Ornella.
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Note
In copertina il dipinto a olio “ L’amore alle spalle “ 1976 – cm 50x70.
Questo libro è stato scritto in vari momenti fra il 2009 e il 2014. Gianfranco Tondini mi è
stato di grande aiuto per farlo al meglio.Grazie Tondo.
La traduzione in inglese è di Giancarlo Gini.– Sarebbe meglio se il traduttore ti conoscesse
bene, mi ha detto una volta qualcuno. Giancarlo lo conosco dal1982, l’ho incrociato di
recente alle Canarie, gli ho proposto il lavoro e lui ha accettato, facendo una eccellente
traduzione.
Questo libro è prodotto dall’associazione La Ghianda, che dal 1992 sta realizzando un
monumento dedicato alla pace: La Davida ( ladavida.com )
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L`amore alle spalle