Mayer
Fabio Bevilacqua
Julius Robert Mayer (1814-1878)
Mayer e Joule
•
Assumendo una convertibilità di tutti i fenomeni
della natura (dopo la pila e gli altri fenomeni di
conversione della prima metà dell’800, e dopo i
movimenti filosofici sull’unità delle forze della
natura (filosofia della natura tedesca)) è
possibile determinare numericamente
l’equivalente tra lavoro meccanico e calore.
Bisogna dapprima abbandonare la concezione
prevalente del calore come sostanza. Si
cimentano Mayer e Joule, solo il secondo
abbraccia una concezione meccanica (teoria
cinetica). I loro risultati sono straordinari nel
metodo (prevalentemente deduttivo il primo e
prevalentemente induttivo il secondo) e nei
risultati, fortemente simili.
• La conservazione del rapporto causa-effetto
indipendentemente dal modo del passaggio
sembra stabilita (per chi all’epoca è in grado di
accettarla). Resta aperto il problema
dell’interpretazione e del passaggio da un
principio di convertibilità a coefficienti costanti ad
un principio di conservazione: alla conservazione
del rapporto causa-effetto si può dare un
significato fisico? Risponderà a questa domanda
Helmholtz, nell’ambito di una concezione
meccanica della natura. Einstein ed Infeld nell’
“Evoluzione della Fisica” considereranno la
posizione di Helmholtz come il paradigma della
concezione meccanicista.
Bibliografia
• Planck: pp.26-37, 49-52
• Haas: cap.9
• Dispense: pp. 42-45
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Mayer e l`equivalente