IL FUTURO E’ DI CHI HA UN
GRANDE PASSATO
Alfa Romeo con
Anno 106 - n. 5 - Maggio 2015
Al via Expo 2015
Nessun dorma
Intervista con Elia Frapolli,
direttore Ticino Turismo
Senza dimenticare il passato
puntiamo al futuro
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La Rivista Anno 106 - n.5 - Maggio 2015
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Editore
Camera di Commercio
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Editoriale
di Giangi Cretti
«Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita».
È lo slogan che sintetizza la nobile ragion d’essere di Expo 2015.
Il filo rosso che sottende a tutti gli eventi che si svolgeranno dentro e fuori il sito espositivo di Rho-Pero.
Se ancora non l’abbiamo memorizzato ci restano (quasi) sei mesi per farlo. Per riflettere, per confrontarci.
Sui diversi temi legati all’alimentazione, acquisendo pratica consapevolezza che alla moltitudine di coloro
che soffrono la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 2010-2012 secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità), fa riscontro l’impressionante numero di coloro che annualmente muoiono per disturbi
di salute legati a una nutrizione scorretta o eccessiva (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità
o sovrappeso). A ciò si aggiunga che ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate.
Uno slogan e al contempo una vera e propria sfida. Che tutti i Paesi partecipanti sono chiamati a raccogliere:
per individuare nuove strategie in grado di orientare l’andamento della parabola che potrebbe descrivere il
futuro dell’umanità.
L’intento è quello di lasciare una forte eredità, che viva ben al di là dei sei mesi espositivi e rappresenti un
punto di riferimento per le sfide che ci attendono nei prossimi anni.
In tal senso, è stata concepita la cosiddetta Carta di Milano, presentata ufficialmente due giorni prima
dell’apertura.
Un documento che è il risultato del lavoro, iniziato lo scorso 7 febbraio, di 600 esperti, divisi in 40 tavoli
di lavoro, che hanno riflettuto, discusso, e avanzato proposte su quattro grandi aree tematiche: sviluppo
sostenibile tra economia, ambiente e società; culture, identità e stili alimentari; agronomia, nutrizione,
economia del cibo; Milano/Italy tra smart e slow city.
Un atto di impegno e di responsabilità che vede protagonisti, per la prima volta, cittadini, istituzioni,
imprese, associazioni e l’intero sistema delle organizzazioni internazionali. Tutti coloro che parteciperanno
ad Expo, oltre a chi vorrà farlo online, potranno firmare la Carta, che costituirà il lascito immateriale
dell’evento di Milano.
Proporsi come pionieri, lungo una strada che conduca ad una vera “global food security e policy” (che chissà
perché, suona più efficace di ‘sicurezza globale del cibo’, d’altronde - in Italia! e non altrove - l’inaugurazione
non è stata chiamata apertura, ma opening [sic]). E l’Italia vuole essere protagonista di una nuova visione
mondiale sul versante della sicurezza alimentare, tema attorno al quale, nei prossimi anni, si ridefiniranno i
rapporti di forza tra gli Stati.
Sette anni dopo aver avuto la meglio contro la candidatura della città turca di Smirne, dopo, essere
passata sotto le forche caudine di polemiche (fondate o architettate ad arte), ostacoli (veri o strumentali)
e arrangiamenti (camouflage) dell’ultima ora, l’Expo 2015 di Milano si apre al mondo. Rimettendosi al
suo giudizio. Sgombrando il campo da perplessità scetticismi e pregiudizi. Per non perdere l’Occasione
(maiuscola, appunto).
È questa la parola-chiave (assieme a ‘ritardi’), che come un mantra è risuonata in questi sette anni. Perché
l’Expo può rappresentare davvero l’Opportunità (maiuscola pure questa) da cogliere: per il rilancio, per
l’economia, per il turismo, per il business, per la cultura. Perché è un biglietto da visita e perché (se funziona)
non coinvolge solo Milano, ma tutta l’Italia
D’altronde, la politica italiana ha più di un motivo per scommettere sulla buona riuscita dell’Expo: coronarla
da un successo servirebbe a ribaltare l’immagine di un Paese che è ancora lacerato da contraddizioni sociali
enormi, che continua a dover fare i conti con una corruzione dilagante che ha spesso frenato le grandi opere
moltiplicando gli sprechi. Se poi l’Expo di Milano coincidesse finalmente anche con la ripresa economica
dell’Europa, sarebbe un capolavoro (di cui molti rivendicheranno la paternità).
Ecco, dunque, che il perentorio invito (Nessun dorma) lanciato dal Principe Calaf all’inizio del terzo atto della
Turandot (che ha inaugurato il 1° maggio* la stagione straordinaria della Scala per l’Expo) suona come un
monito per tutti gli attori di Expo 2015. Protagonisti e non.
*Al momento in cui scriviamo non sappiamo se, dopo le minacce di astensione dal lavoro da parte di alcune
maestranze, l’opera di Puccini sia andata in scena senza intoppi. Vivamente ci auguriamo di sì. È bene iniziare
sotto buoni auspici.
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Sommario
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4
15
19
20
Editoriale
Sommario
PRIMO PIANO
Il mondo s’incontra a Milano
Un nuovo centro culturale per il dialogo
fra le arti e il pubblico
S’inaugurerà il prossimo 12 settembre a
Lugano
Intrattenimento ed eventi di alta qualità
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28
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INCONTRI
Non dimenticando il passato
puntiamo al futuro
Intervista con Elia Frapolli Direttore
di Ticino Turismo
Non sono un maschiaccio
Donne in carriera: Kiara Fontanesi
CULTURA
Una Svizzera senza italiano?
Posticipata al 30 giungo la scadenza del concorso per giovani
Dal “tradimento” di Novara
alla spedizione di Chiasso
Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale
Incontri e conferenze a Zurigo
Arte lombarda dai Visconti agli Sforza
Fino al 28 giugno a Palazzo Reale a Milano
Leonardo:
a Milano 200 opere raccontano il suo genio
Matisse. Arabesque
Alle scuderie del Quirinale fino al 21 giugno 2015
Garrone, Moretti e Sorrentino:
insieme a Cannes per il cinema italiano
«Cerco di essere coerente con me stesso»
Intervista con Mario Biondi
«Sono l’uomo più felice del mondo»
Filippo Neviani: in arte Nek
DOLCEVITA
Una cartolina da Fraser Island
I giardini di Sissi riaprono i cancelli
Nel cuore di Merano
Turismo: un tesoro che l’Italia non sfrutta
Anteprima a Firenze del Consorzio
Vini Chianti
Anteprime di Toscana: Tuscany Taste
Voglia di leggerezza tra verdure e
carni bianche
È primavera
In pista con le Abarth 500 Assetto Corse
e Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione
Maserati Polo Tour 2015
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86
87
IL MONDO IN CAMERA
SPS IPC DRIVES ITALIA: Parma 12 - 15 Maggio
Fiera e Congresso Tecnologie per l’Automazione Elettrica, Sistemi e Componenti
Meat-Tech: Fiera Milano 19-23 Maggio
Mostra Internazionale per l’industria della carne
Made in Steel: Fiera Milano, 20 - 22 Maggio
Mostra Internazionale della filiera
dell’acciaio
Autopromotec 2015: Bologna, 20 - 24 Maggio
Mostra Internazionale delle attrezzature
e dell’Aftermarket Automobilistico
Chibimart: Fieramilanocity, 22 - 25 Maggio
Fiera dell’accessorio moda e del bijoux
Ineltec: Basilea, 8-11 settembre
La fiera della tecnologia per edifici e
infrastrutture
Le Rubriche
Sommario
IL MONDO IN FIERA
90
91
92
Presentati a Zurigo
Expo 2015 e territori
Benvenuto Brunello – Zurigo 2015
A Zurigo il 4 giugno
Barolo & Friends Event 2015
Nuovi Soci camerali
93
94
96
Favorire l’utilizzo di materiali e processi
innovativi
Intervista con Emilio Genovesi, CEO di
Material ConneXion Italia srl
Contatti Commerciali
Servizi Camerali
6
In breve
36
Convenzioni Internazionali
9
Italiche
39
L’elefante invisibile
11
Elvetiche
41
Per chi suona il campanello
13
Europee
47
Scaffale
15
Internazionali
49
Benchmark
27
Cultura d’impresa
55
Sequenze
30
Burocratiche
59
Diapason
32
Normative allo specchio
71
Convivio
33
Angolo Fiscale
74
Motori
35
Angolo legale Svizzera
78
Starbene
In copertina: Inaugurata Expo 2015, dal 1° maggio al 31 ottobre: il mondo s’incontra a Milano
In Breve
Energia elettrica dagli
scarti degli agrumi:
al via un ambizioso
progetto italiano
Il “pastazzo”, residuo della lavorazione industriale degli agrumi, diventa una preziosa
risorsa da riutilizzare per produrre energia
elettrica. Al momento, per smaltire le 340mila
tonnellate di scarti, le aziende sono costrette a spendere qualcosa come 10 milioni di
euro all’anno, in quanto i residui di lavorazioni vanno trattati come rifiuti. A finanziare
il progetto pilota denominato “Energia dagli
Agrumi”, che coinvolge l’Università di Catania,
il Distretto agrumi della Sicilia e la cooperativa
Empedocle, è il colosso Coca Cola.
Italia:
il divorzio breve è legge
6 - La Rivista maggio 2015
All’interno di un innovativo impianto pilota,
realizzato dal Distretto Agrumi di Sicilia, i ricercatori sono riusciti a mettere a punto un
sistema di riconversione che consente di trasformare il pastazzo in un particolare biogas,
fruibile per alimentare i più comuni impianti
energetici domestici grazie ad un ulteriore processo di riconversione che consente di
generare circa 1 megawatt a partire da 500
metri cubi di biogas, andando così ad illuminare ben 333 abitazioni private.
Stando ai calcoli degli esperti sarebbero sufficienti 20 impianti per trasformare questi
specifici scarti alimentari in preziosa risorsa
economica. L’impianto sperimentale realizzato a Catania potrebbe essere modificato per
esser così in grado di trasformare anche altre
tipologie di scarti alimentari.
Dopo oltre 40 anni l’Italia mette in atto una
svolta sul divorzio. Dopo battaglie, ostracismi,
rinvii, si accorciano i tempi per chi vorrà porre
fine al proprio matrimonio. L’Italia, grazie al
voto alla Camera nel quale si è registrato un
forte consenso (398 sì, 28 no e 6 astenuti) ha
il suo divorzio breve. Il che significa che non
saranno più necessari 3 anni per dirsi addio,
come previsto dalla riforma della legge Fortuna-Baslini, ma solo 6 mesi, se la separazione è
consensuale, e al massimo un anno se si decide di ricorrere al giudice.
Le perplessità non sono mancate. C’è chi,
come qualche esponente della Lega, ha chiamato in causa l’assenza di tutela dei figli,
chi, come qualche deputato di Ap, Fi e Fdi, il
pericolo che i tempi brevi possano intaccare
la stabilità della famiglia. La legge approvata dalla Camera contiene numerose novità.
I tempi, innanzitutto. Fino a oggi lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del
matrimonio poteva essere chiesto da uno dei
coniugi non prima di tre anni di separazione. Con il divorzio breve il termine scende a
12 mesi per la separazione giudiziale e a 6
mesi per quella consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Novità,
poi, sulla comunione dei beni che si scioglie
quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la
separazione consensuale; prima si realizzava
solo con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione.
Infine c’è l’applicazione immediata. Il divorzio
breve sarà operativo anche per i procedimenti
in corso. Non è stato affatto facile arrivare a
questo punto. E pensare che nel 1800 il Codice di Napoleone già consentiva di sciogliere
i matrimoni civili, (ma serviva il consenso dei
genitori e dei nonni). Ma con l’Italia unita,
il divorzio rimase un tabù: Nel 1902 non fu
approvata una direttiva del governo Zanardelli che prevedeva il divorzio solo in caso di
adulterio, lesioni al coniuge, condanne gravi.
Bisogna così arrivare alla seconda metà degli
anni Sessanta per l’avvio della battaglia in
nome del divorzio: con il progetto di legge del
socialista Loris Fortuna, le manifestazioni dei
radicali, la Lega italiana per l’istituzione del
divorzio. E così si arriva alla svolta, al dicembre 1970 quando radicali, socialisti, comunisti,
liberali e repubblicani approvarono la legge;
contrari la Dc e il Msi.
Ma anche allora la strada fu tortuosa. L’Italia
cattolica, antidivorzista, chiese il referendum: il 12 maggio 1974, l’87,7% degli italiani andò al voto per scegliere se abrogare o
meno la legge Fortuna-Baslini; grazie a quasi
il 60% dei no, restò in vigore. Arriva, poi, la
prima forma di divorzio breve, con la riforma
nel 1987 e con i tempi del divorzio che passano dai 5 ai 3 anni.
La Svizzera è il paese Debutterà il 14 giugno
con il maggior tasso di il Frecciarossa 1000:
felicità
Milano - Roma in poco
più di due ore
Per il viaggio inaugurale tra Milano e
Roma ci sono volute due ore e 55 minuti. Ma quando potrà viaggiare a 350
chilometri all’ora, esprimendo tutta
la sua potenza, i tempi di percorrenza potranno scendere fino a due ore e
venti minuti.
Secondo la terza edizione del World Happiness Report, il rapporto Onu sulla felicità,
la Svizzera si aggiudica la palma di Paese
più felice al mondo, seguita da Islanda e
Danimarca.
Nello stesso dossier, pubblicato per la prima
volta nel 2012, nella top ten ci sono poi Norvegia, Canada, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia,
Nuova Zelanda e Australia.
Fuori dai primi dieci posti invece gli Stati
Uniti, che si sono piazzati quindicesimi. Ma
le cose vanno molto peggio per Italia (50a),
Grecia (102a) e Spagna (36a), che ancora arrancano e faticano a riprendersi dalla crisi,
e che per questo motivo, stando sempre al
rapporto, vedono il tasso di felicità media
nazionale orientato al ribasso.
Se si confrontano i livelli attuali con quelli
precedenti alla crisi, la Grecia è la nazione
che ha visto il calo maggiore, con un peggioramento 1,5 punti (su 10), seguita dall’Italia con lo 0,8 e dalla Spagna con lo 0,7.
In generale, tra i 158 Stati analizzati dagli
esperti dell’UN Sustainable Development
Solutions Network, meglio piazzate figurano la Gran Bretagna, 21esima, la Germania,
26esima, e la Francia, 29esima.
Per quanto riguarda invece i fanalini di coda
della classifica, otto dei dieci Paesi più infelici si trovano nell’Africa subsahariana.
La bandiera nera va al Togo, preceduto di
poco dal Burundi, e ancora da Siria, Benin
e Ruanda.
The World Happiness Report misura la “Felicità interna lorda”, ed invita i Paesi dell’Onu
ad adottare il proprio indice di felicità come
guida per migliorare le politiche interne. Nel
dossier, esperti leader in campi come economia, psicologia, statistiche nazionali, salute
e ordine pubblico descrivono infatti come le
misure del benessere possono essere efficacemente utilizzate per valutare il progresso.
Il Frecciarossa 1000, intitolato a Pietro
Mennea, , il nuovo treno superveloce
di Trenitalia, è stato battezzato nel
giorno della Liberazione, e per l’occasione, ha viaggiato con un passeggero
d’eccezione, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dai ministri Graziano Delrio e Dario
Franceschini e dai vertici delle aziende
coinvolte nella creazione del supertreno, da Bombardier a Fs, da AnsaldoBreda a Bertone (che ne ha curato il
design).
Il treno più veloce d’Europa (velocità
di «crociera» di 350 chilometri l’ora,
velocità massima 400 chilometri) debutterà il 14 giugno – con il cambio
di orario - con i primi sei convogli che
effettueranno otto collegamenti tra
Roma e Milano (7 dei quali toccheranno Torino e 4 Napoli). I collegamenti
saliranno a 14 a settembre e a 22 a
dicembre, quando dovrebbero arrivare
anche le autorizzazioni per aumentare
la velocità da 300 a 350 chilometri.
La consegna dei 50 treni, costruiti da
Bombardier e AnsaldoBreda e acquistati da Trenitalia per 1,6 miliardi di
euro, si concluderà nel 2017 e consentirà di spostare parte dell’attuale flotta
di Frecciarossa sulle dorsali adriatica e
tirrenica, affamate di treni veloci.
Prima di partire per Roma, alla stazione
centrale di Milano il presidente Mattarella ha visitato anche il treno storico
della Presidenza della Repubblica, riportato agli antichi splendori attraverso un certosino lavoro di restauro.
Il treno presidenziale ha viaggiato l’ultima volta nel 1974 per il presidente
del Messico. «A parte il discorso sulla
bellezza e l’antichità preferisco il nuovo Frecciarossa 1000 perché il vecchio
treno storico del Quirinale era per una
sola persona, mentre il nuovo è per tutti» ha detto il presidente Mattarella.
Il supertreno, per cui non sono previsti rincari nei biglietti, «è uno degli
elementi che può aiutare la ripresa» ed
è un segno del fatto «che l’Italia vuole continuare a investire in un settore
come quello ferroviario», ha detto l’a.d.
di Fs, Michele Mario Elia.
maggio 2015 La Rivista - 7
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
Il futuro delle Banche Popolari
L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha detto a fine aprile l’amministratore delegato Mario Alberto
Pedranzini aprendo a Bormio l’assemblea della Banca Popolare di Sondrio, istituto fondato nel 1871 e
presente con 21 filiali nella Confederazione, dove quest’anno festeggia il 20mo di attività – ha vissuto
su una sola domanda: quando finirà la crisi? La risposta ancora non c’è, per lo meno per i Paesi dell’euro,
nonostante l’impegno della BCE e la sua decisa apertura dei rubinetti della liquidità.
Per noi, ha aggiunto, l’anno si è chiuso in maniera esemplare, con un nuovo massimo del corpo sociale salito a 185.309 unità
mentre il totale dell’attivo in bilancio si è assestato a 32,5 miliardi di euro (+6,9%). La controllata BPS (Suisse) fondata a Lugano nel 1995 ha riscontrato a sua volta un utile netto in incremento del 378% e positivi sono stati pure, nel caso specifico,
la raccolta diretta dalla clientela e +5% i crediti.
Certo è che raccogliere risparmio, ben sapendo di poter offrire una remunerazione sempre più contenuta, rappresenta il
termine fondamentale della sfida che il sistema bancario deve affrontare oggi in ragione della particolare situazione economica e finanziaria venutasi a creare a livello generale. Il giudizio di Mario Alberto Pedranzini e del nuovo presidente del CdA
dell’istituto, Mario Venosta, è particolarmente significativo per un istituto che, sotto la guida dell’attuale presidente onorario
Piero Melazzini, ha fondato la sua crescita in Italia e in Svizzera non tanto con investimenti finanziari, per altro necessari e
sovrannazionali, ma sulla base di interventi diretti nel territorio italo svizzero a servizio della clientela retail e delle aziende
locali, nel rispetto della sua funzione precipua di banca popolare cooperativa.
Le banche popolari, di cui oggi si discute in Italia il cambio di statuti e natura legislativa, sono nate infatti, come pure le Raiffeisen in Austria e Svizzera e gli istituti cooperativi, avendo come finalità precipua il sostegno alla piccola economia. Non è un
caso che, nella relazione della BPS Suisse, sia stata posta quest’anno a commento del bilancio d’esercizio, la riproposizione della figura di Felix Somary (1881-1956), singolare figura di banchiere elvetico che, alla fine della seconda guerra mondiale, ebbe
tra i molto meriti, un ruolo importante nella nascita di Mediobanca che, con la rifondazione dell’IRI, avrebbe dovuto rilanciare
l’apparato industriale in Italia. Raffaele Mattioli che fu poi il membro più autorevole del Consiglio di amministrazione dell’istituto, pensò che la partecipazione di un gruppo finanziario estero alla “Unionbanca” (come veniva chiamata allora la futura
Mediobanca) avrebbe potuto rappresentare un importante incentivo a concedere le necessarie autorizzazioni per la rinascita
dell’istituto di credito mobiliare. A questo fine, ottenne che Felix Somary, partner della Blankart et Cie di Zurigo, gli indirizzasse
una lettera in data 24 ottobre 1945 in cui dichiarava la sua disponibilità assieme a UBS a partecipare alla costituzione di un
organismo bancario italiano. Somary si proponeva di “chiamare a far parte della organizzazione anche enti di altri paesi” perché
uscendo da un periodo di crisi, l’austerità non paga ma sono necessari gli investimenti anche per rilanciare l’occupazione. La
lettera del banchiere elvetico Felix Somary ottenne l’esito voluto, riuscendo a vincere la riluttanza dell’allora Governatore della
Banca d’Italia, Luigi Einaudi; ma si volle allora che l’iniziativa alla nascita dell’istituto fosse assunta da tutte e tre le Banche di
Interesse Nazionale, come sottolineò Enrico Cuccia.
Le banche popolari, sorte in Germania come istituti di credito costituiti quali società di credito cooperativo e con voto paritario
(una testa, un voto) tra i soci, si diffusero a pioggia in Italia nella seconda metà del 1800.
Recentemente, la Banca d’Italia ha sottoposto a consultazione le disposizioni di attuazione della riforma. Essa va letta nell’ambito di un modello di regolazione e supervisione bancaria, ormai diffuso in Europa, “incentrato nel rispetto rigoroso di alti requisiti di capitale, in periodiche prove di stress severe e diffuse, nel tempestivo coinvolgimento di azionisti e creditori in eventuali
perdite” come per ogni istituto strutturato quale Società per azioni. Le Popolari non conteranno più in futuro un voto a testa
dei soci, ma a seconda del capitale ivi investito.
È oggi cambiato il mondo del risparmio. È finito infatti il libretto e ci sono gli investimenti. In effetti,i il sistema bancario in
Italia sta chiudendo sportelli anche in virtù di una tecnologia invadente. Nel 2014 le banche più grosse in Italia hanno lasciato
a casa 7 mila persone sull’anno precedente e chiuso 2 mila filiali, come ha ricordato all’assemblea di Bormio Roberto Ruozi, ex
rettore della Bocconi. È in atto una rivoluzione. Certo comunque è che le Popolari, nate per aiutare l’economia della regione,
modernizzandosi e diventando SpA non possono comunque diventare possibile preda del capitale di raiders.
Dobbiamo compiacerci per i risultati che questo istituto ha prodotto in un anno non facile, ha sottolineato Ruozi. Altri istituti
riducono posti e filiali, perché questi sono i frutti delle fusioni e del tentativo di eliminare incrostazioni che invece una politica
di crescita per linee interne non ha generato. Conta comunque la saggezza con cui il management affronta il cambiamento,
affinché sia un’evoluzione non traumatica. Abbiamo dimostrato di essere efficienti e ci presentiamo con pochissime rettifiche,
ha commentato l’amministratore Pedranzini. Siamo una banca contro corrente. Mai abbiamo comprato sportelli o effettuato
fusioni di banche quando tutti le facevano. Chi ha fatto le assunzioni in modo ragionevole, oggi è nelle condizioni di assumere
ancora. Federico Caffè ricordava nei suoi scritti che non bisogna avere simpatia o avversione aprioristica al cambiamento. Lo
spirito critico impone sempre di valutare il contenuto.
maggio 2015 La Rivista - 9
UNA QUALITÀ CHE SI SENTE.
Senza
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di conggiunta
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Elvetiche
di Fabio Dozio
Troppa democrazia fa male?
In Svizzera negli ultimi anni il numero delle iniziative popolari è aumentato in modo consistente.
C’è chi ritiene che l’iniziativa costituzionale debba venir riformata.
La Svizzera perde pezzi. Il segreto bancario per gli stranieri sta svanendo. Per gli svizzeri potrebbe essere questione
di tempo. La “formula magica”, che ha retto il governo elvetico dal 1959 al 2008, è stata strapazzata e archiviata.
L’esercito è stato ridimensionato. La neutralità c’è ancora, più o meno, a cinquecento anni dalla battaglia di Marignano, ma chi se ne ricorda?
Ora traballa anche una delle istituzioni fondanti della moderna democrazia semi diretta elvetica: l’iniziativa popolare costituzionale. È stata introdotta nella Costituzione nel 1891, per permettere al popolo di modificare in
modo parziale la Carta fondamentale, inserendo nuovi articoli. All’inizio si richiedevano 50.000 firme, dal 1977
ne necessitano 100.000. Dal 1976 le firme vanno raccolte nell’arco di 18 mesi, prima non c’erano limiti. L’uso di
questo strumento si è evoluto nel corso degli anni. Dal 1891 al 2011, su 145 iniziative popolari in votazione ne
sono state accettate solo 12. Dal 2002 ne sono state approvate 10 su un totale di 53. L’iniziativa costituzionale inserisce un articolo nella Costituzione, ma per rendere applicabile questo dettato costituzionale, Governo e
Parlamento devono definire una legge di applicazione. In sostanza in questi ultimi anni la Costituzione è stata
“appesantita” con precetti che a volte non meriterebbero di essere elevati al rango costituzionale. Inoltre, sempre
in questi ultimi anni, l’iniziativa popolare è stata usata quale strumento di campagna elettorale da parte dei
partiti, in particolare l’UDC.
Lo scorso anno ha fatto discutere l’esternazione della ex Cancelliera della Confederazione, Annemarie Huber-Hotz,
la quale ha proposto di vietare ai grandi partiti che hanno un gruppo parlamentare di lanciare le iniziative popolari. Il diritto d’iniziativa, ha ricordato la Huber-Hotz, è stato creato per le minoranze non rappresentate in
Parlamento e al Governo. Apriti cielo! Per molti politici e commentatori mettere in discussione un pilastro della
democrazia semi diretta è inaccettabile. Si tratta di un tabù che non può essere manomesso.
Il presidente tedesco Joachim Gauck, in occasione della sua recente visita in Svizzera, ha polemicamente affermato che “la democrazia diretta può comportare dei pericoli, quando i cittadini votano su temi molto complessi”: il
riferimento al 9 febbraio 2014 non era casuale!
Ora il dibattito sulla riforma dell’iniziativa è stato rilanciato in modo energico da Avenir Suisse. Il laboratorio di
riflessione del padronato svizzero ha presentato in aprile un documento di settanta pagine che illustra una serie di
misure volte a “rafforzare l’efficacia della democrazia diretta”. Si tratta di cinque riforme, applicabili singolarmente
o nel loro insieme. 1) Prima della raccolta delle firme la Cancelleria federale dovrebbe esaminare e valutare la
validità giuridica dell’iniziativa. 2) Aumentare le firme necessarie da 100.000 a 210.000, che corrisponde al 4%
degli aventi diritto di voto. 3) Introdurre un referendum obbligatorio sulla legge di applicazione dell’iniziativa. In
questo modo potrebbero essere dissipati i dubbi relativi al “rispetto della volontà popolare”. 4) Introdurre l’iniziativa
legislativa. La costituzionalità di molte iniziative popolari è ambigua. Si tratta di prendere esempio dai cantoni,
dove questa iniziativa, che permette di formulare una legge senza toccare la Costituzione, è in vigore da oltre
cent’anni. Il numero di firme dovrebbe ammontare al 2% degli aventi diritto di voto, vale a dire 105.000 firme. 5)
Da ultimo si propone di sottoporre al voto una sola iniziativa per volta, per evitare confusione e disinformazione.
“Queste proposte di riforma – scrive Avenir Suisse – non rappresentano una limitazione della democrazia diretta,
bensì una concentrazione e una differenziazione”.
Già nel 2004 il deputato socialista Andreas Gross propose di introdurre l’iniziativa legislativa, ma il Consiglio
nazionale restò sordo.
L’iniziativa legislativa è veramente un’alternativa alla situazione odierna? Difficile valutare perché c’è il pericolo di
moltiplicare a dismisura le proposte di legge e c’è chi teme che possa mettere in pericolo il federalismo.
Ci sono pro e contro, ma sarebbe utile dibatterne e mettere in discussione l’iniziativa popolare. Lo storico Jean-François Bergier lo proponeva più di venti anni fa, con arguta lungimiranza. “Manipolati, sconfessati dall’astensione della maggioranza, perché questi strumenti imperfetti della democrazia diretta che sono il referendum
e l’iniziativa costituzionale devono rimanere tabù intoccabili?” -scriveva Bergier – “La cosa fondamentale, per la
Svizzera, non è di mantenerli a tutti i costi, e ancora meno di trincerarsi dietro di essi per disprezzare l’Europa”.
maggio 2015 La Rivista - 11
Europee
di Viviana Pansa
Ripresa in atto,
ma resta l’incognita Grecia
È ancora la Grecia l’incognita dell’area euro, sorvegliata speciale anche in quest’ultima sessione del Fondo monetario
internazionale a Washington, aperta con l’affondo delle borse europee e con i timori sulle reali disponibilità di cassa
dello Stato ellenico. Il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, avrebbe rispedito al mittente la richiesta di
dilazionare la restituzione del prestito dovuto dalla Grecia a inizio maggio – circa 750 milioni di euro sono attesi il
12 maggio – creando interrogativi sulla presenza di liquidità necessaria per far fronte al pagamento greco di stipendi
e pensioni – l’agenzia di stampa Reuters parla a metà aprile di 2 miliardi di liquidità, allarme cui è seguito il decreto
che obbliga le entità statali a spostare i fondi su un conto centrale della Banca di Grecia. Si torna a discutere di una
possibile uscita della Grecia dall’euro e del rischio contagio che il default genererebbe sulle economie più deboli.
“Una crisi greca non può essere esclusa – afferma il capo economista del Fmi Olivier Blanchard, segnalando come essa “potrebbe
destabilizzare i mercati finanziari”. Un’ipotesi che preoccupa il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi – oggetto nei
giorni scorsi di un’insolita protesta dal sapore carnevalesco, - che ammette: “siamo meglio equipaggiati rispetto al 2012 e al 2010”, ma,
nel caso di un precipitare della situazione greca, ci troveremmo “in acque inesplorate”. Più ottimisti il già citato Blanchard, secondo cui
“il resto dell’Eurozona ora è in una posizione migliore per fare i conti con un’uscita della Grecia”, il ministro dell’Economia italiano, Pier
Carlo Padoan, che assicura nessun impatto sull’Italia dalla crisi di Atene e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che rileva come
“oggi ci siano tutti gli strumenti e le politiche per affrontare qualunque tipo di emergenza”.
Ma il debito contratto con il Fondo monetario non si estinguerà a maggio, come rileva il responsabile del dipartimento europeo del
Fondo Poul Thomsen: “non ho informazioni dettagliate sulla liquidità della Grecia, ma fra giugno, luglio e agosto l’ammontare che
Atene dovrà pagare aumenterà significativamente” – afferma Thomsen, ribadendo, insieme a tutti i partecipanti della sessione primaverile del Fmi, la necessità che si trovi un accordo per gli aiuti. Il ministro dell’Economia greco Yanis Varoufakis afferma l’intenzione
di raggiungere un compromesso, “ma non finiremo per comprometterci” – dice, palesando ancora una volta le resistenze che sino ad
oggi hanno pesato sui negoziati con l’Europa.
L’allungamento dei tempi sarebbe dovuto alla richiesta di inserire nella famigerata lista delle riforme da attuare in cambio del prolungamento del piano di assistenza economica a favore di Atene quelle su lavoro e pensioni, richieste sino ad oggi non accolte dall’esecutivo ellenico così da generare un vero e proprio stallo dei negoziati, nonostante l’urgenza del momento. Non sembrano risolutivi, in
ogni caso, i fondi attesi da Russia e Cina: nel primo caso si tratterebbe di 2 miliardi di euro promessi dal premier Vladimir Putin per il
diritto di transito che la Grecia concederebbe al gasdotto Turkish Stream; nel secondo di un anticipo, probabilmente più sostanzioso,
per l’utilizzo del porto del Pireo, su cui Pechino sta puntando da tempo. Il problema non è solo la liquidità, ma piuttosto imboccare
un sentiero percorribile di risanamento economico a lungo termine, visto che, stando così le cose, le stime di crescita elleniche sono
state definite “irrealistiche” da Thomsen, prevedendo un ribasso rispetto all’attuale +2,5% nel 2015 e al +3,7% previsto nel 2016.
La questione greca ha parzialmente offuscato le buone notizie sulla ripresa, il cui inizio è caratterizzato da elementi che fanno sperare
in una sua continuità, ha rilevato Draghi, citando in primis la ripresa dei consumi domestici. “La ripresa in atto, da due anni a questa
parte, si sta rafforzando e la situazione economica nelle prospettive di breve termine nell’area euro sono attualmente più brillanti – ha
aggiunto il governatore della Bce - di quanto non fossero da tanti anni”. La manovra avviata nel mese di marzo, con l’acquisto di titoli
di Stato per il Quantitative easing, proseguirà in ogni caso sino a settembre del 2016 e “comunque – assicura Draghi – fino a che il
consiglio non vedrà un concreto aggiustamento dell’inflazione in linea con il nostro obiettivo di tasso intorno al 2%”. Torna poi ad avvertire in merito alla necessità di proseguire con “progressi sulla sostenibilità di bilancio” e “riforme strutturali”.
Le stime di crescita del Fmi sono positive sia globalmente che per l’area euro: l’incremento del Pil mondiale è dato a +3,5% quest’anno
– aveva registrato un +3,4% nel 2014 e nel 2013, - e al +3,8% nel 2016; nell’area della moneta unica europea la crescita quest’anno
toccherà invece l’1,5%, uno 0,3% in più rispetto alle stime di gennaio, in aumento dello 0,6% rispetto al 2014 e dell’1% rispetto al
2013. La previsione per il 2016 è di un +1,6%. Continueranno a crescere gli Stati Uniti, anche se ad un ritmo meno sostenuto di prima
– +3,1% nel 2015 e nel 2016 – e la Cina – nel 2015 di un +6,8%, - mentre la Russia è data in recessione quest’anno e in contrazione
dell’1,1% nel 2016, sofferenza dovuta anche al crollo del prezzo del greggio e alle sanzioni per il conflitto in Ucraina.
L’Italia, pur in presenza di un quadro europeo più positivo, resta fanalino di coda per la crescita e, a giudicare dal tasso di disoccupazione – sempre oltre il 12%, - ancora in ritardo nella spinta dei consumi interni rilevata quale elemento indispensabile da Draghi.
Il Rapporto economico di primavera del Fmi prevede una crescita del nostro Pil dello 0,5% quest’anno e dell’1,1% l’anno prossimo,
percentuali rivedute al rialzo ma leggermente più basse rispetto a quelle indicate nel Documento di programmazione economica
e finanziaria (+0,7% nel 2015 e +1,4% nel 2016) in questi giorni all’esame del Parlamento. Peggio di noi, solo Cipro, ma solo per
quest’anno, perché in ripresa – e superamento – già nel 2016 (+1,4%).
maggio 2015 La Rivista - 13
Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
Io sono un migrante
Comincerò con una nota personale. Il nonno di mia nonna era un migrante. Verso metà Ottocento
attraversò l’Atlantico insieme a suo fratello per cercare fortuna negli Stati Uniti lasciando il Ticino.
Strano vero? Lavorò come manovale nella costruzione della prima ferrovia transcontinentale e poi
dopo pochi anni ritornò in Europa per stabilirsi a Piacenza. Il fratello invece rimase lì. Ora è ormai
di moda dire dopo una tragedia «Siamo tutti americani» come titolavano gli editoriali dei maggiori
quotidiani europei il 12 settembre 2001, oppure «Je suis Charlie», eccetera. Beh, oggi credo che
nulla sia di maggiore aderenza alla realtà di dire «Io sono un migrante». Sono figlio di migranti e i
miei discendenti forse saranno migranti. Emigrante o immigrato non fa poi tutta questa differenza.
Io sono un migrante e sono un privilegiato a vivere in un paese europeo dove non c’è guerra, c’è
prosperità e ci sono condizioni di vita nettamente migliori di altri paesi.
Ci si rende conto che non si sa nemmemo quante persone siano morte di fronte le coste libiche? Tra 700 e 950
tutte stipate in un peschereccio di trenta metri. Sei aerei della German Wings e sessanta volte le vittime dell’attentato parigino. Ora, le politiche, i criminali, le operazioni militari, gli aiuti allo sviluppo e tutto quello che volete
non tolgono il fatto che centinaia di persone sono annegate in pochi minuti nello stesso luogo. Non so di chi sia la
colpa. So solo che sono morte con il desiderio di venire in Europa per raggiungere spesso un parente in Germania.
Molti arrivano dalla Somalia da cui fuggono le folli milizie islamiste. Altri arrivano dall’Eritrea, uno dei regimi più
chiusi e repressivi d’Africa. Possibile che non si riesca ad aprire la porta ad un flusso controllato di questi migranti?
L’anno scorso 180’000 persone sono arrivate fortunosamente in Italia e solo 60’000 vi sono rimaste. Una grande
potenza economica come l’Europa non riesce ad assorbire un flusso migratorio irrisorio rispetto alla sua popolazione? Siamo così egoisti e vecchi.
Persone affogate. Donne, bambini, giovani uomini. Per non parlare poi di tutti quelli che muoiono durante il viaggio
via terra. Il deserto è cosparso di cadaveri come «Il mare nostro che non sei nei cieli» (Erri De Luca). Il 20 aprile su Radio24 Gianluca Nicoletti, sempre lucido e aperto agli interventi degli ascoltatori, ha dato voce durante il programma
Melog a un marinaio di un peschereccio di Civitavecchia che raccontava con voce commossa di aver visto innumerevoli cadaveri in mare durante una pesca allo spada. Centinaia e centinaia in una sola volta. Quanti scompaiono senza
che nessuno lo sappia? Ecco, in televisione vediamo i sopravvissuti in condizioni tremende e vittime di mercanti senza
scrupoli e con difficoltà riusciamo a capire che se i vari paesi europei non si aprono con intelligenza alle migrazioni le
vittime continueranno e alla lunga tutta l’Europa ne risentirà. È un continente che invecchia.
Vado talmente orgoglioso dell’epica di quel mio antenato di Lugano che emigrò nel Far West che spesso ne uso il
suo cognome come pseudonimo. Non voglio essere l’analista di turno sulle politiche di cooperazione allo sviluppo.
Non ne ho i mezzi. Vorrei solo attirare l’attenzione sul fatto che migliaia di persone dalla Siria, Eritrea, Somalia,
hanno affrontato un viaggio rischioso e mortale in mano a dei banditi per venire a vivere e a lavorare in Europa.
Tra questi migranti sono certo che c’è anche gente con una formazione. No?
Il fastidio e la mancanza della minima sensibilità d’animo verso queste persone è segno di una grave ignoranza e
di un sordido egoismo. L’Europa si sente minacciata? La Svizzera si sente oppressa dagli emigranti? Dai cosiddetti
expat, sorta di moderni migranti di lusso?
Di chi è la colpa di questa tragedia? Non m’interessa dare la colpa a qualcuno. Non lo so. Sento però un senso
di colpa personale nel non avere nulla di cui lamentarmi rispetto a queste persone di un altro paese. Mi nasce
dunque spontaneo il voler fare un gesto di gentilezza o dare un aiuto qualsiasi alla Caritas, ad esempio. Vorrei fare
un gesto per chi vive in zone cronicamente instabili e non ha altra scelta che fuggire. Ecco, questo è il punto: chi
era su quei barconi, su quei pescherecci fatiscenti sa di rischiare la vita, ma si trova in una condizione simile a chi
si getta da un palazzo in fiamme. Tra i due mali sceglie il minore. Da un lato gli aguzzini schiavisti e un paese in
guerra e dall’altro una traversata su mezzi improvvisati. A voi la scelta.
maggio 2015 La Rivista - 15
Dal 1° Maggio al 31 ottobre
Il mondo s’incontra a Milano
Il dado è tratto. Dal 1° maggio al 31 ottobre, il capoluogo lombardo ospita l’Esposizione Universale. Il tema della manifestazione è
“Nutrire il pianeta, energia per la vita” (Feeding The Planet, Energy For Live). Durante sei mesi, Milano si trasforma nella capitale
mondiale dell’alimentazione. I temi, gli interventi, gli apporti delle varie nazioni del mondo che vi partecipano spazieranno quindi
sui problemi che maggiormente interessano e assillano i governi e i popoli della terra: il cibo e l’energia.
Un appuntamento irrinunciabile - non solo per il tema sul quale focalizza l’attenzione: di chi di dovere, ma anche di chi di
potere (pertanto anche di noi, che, nel nostro piccolo piccolo, possiamo) – al quale abbiamo inteso contribuire con la pubblicazione del volumetto che trovate allegato a questo numero della Rivista. Che, senza alcuna pretesa di peraltro impossibile
esaustività, “vuole essere un agile strumento che aiuti a comprendere, per sommi capi, cosa sia l’Expo di Milano, com’è
strutturata, cosa si proponga”.
Fatene buon uso, e andateci all’Expo: al di là delle polemiche (fondate e architettate) e degli scetticismi (veri e strumentali), siamo
certi che ne vale la pena.
Il forum per l’Italiano
in Svizzera all’Expo
Riportiamo di seguito in rapido elenco perché in qualche modo, non foss’altro che
quello di essere un contributo dalla Svizzera
giunge ‘nutrimento’ della cultura italiana,
perché non le trovate nel volumetto e perché
riteniamo che possano essere un motivo in
più per una visita all’Expo - le manifestazioni
organizzate direttamente o indirettamente
dal Forum per l’italiano in Svizzera. Precisiamo che gli appuntamenti segnalati hanno
luogo nel Padiglione svizzero.
Totem interattivo sull’italiano
in Svizzera
(6-7 giugno, sala multiuso)
È una proposta dal Forum per l’italiano in Svizzera, raccoglie in modo sistematico servizi radiotelevisivi provenienti dagli archivi della RSI
che trattano il tema dell’italiano in Svizzera nei
suoi diversi contesti (lingua, identità culturale,
politica linguistica, comunità italofone, ecc.).
Grazie al Totem sarà possibile rivedere spezzoni
di programmi che valorizzano e testimoniano la
presenza dell’italiano e degli italiani in Svizzera.
Poesia per la vita
(6 e 7 giugno, VIP-Lounge)
Scrittori e scrittrici di lingua italiana nelle fotografie di Giovanni Giovannetti (6 e
7 giugno ,VIP-Lounge). La mostra propone 150 ritratti di scrittori e intellettuali di
16 - La Rivista maggio 2015
lingua italiana, offrendo un percorso nella
cultura del Novecento italiano e svizzero
attraverso l’obiettivo di un fotografo simpatetico ai suoi oggetti. S’intende così dare
un segnale anche visivo della vitalità di una
lingua, utilizzata nei suoi registri più alti: a
ribadire un’identità linguistica che trascende la frontiera politica tra gli Stati nazionali.
Nuove frontiere per la vita
(6 giugno, 10.00 – 12.30, sala multiuso)
Il tema dell’Esposizione universale pone
una miriade d’interrogativi. Fra questi
anche quelli relativi alle frontiere il
cui significato per la vita è quello di
essere costantemente in tensione
tra le funzioni identitarie e le
funzioni di contatto tra entità diverse. Il pianeta non si
nutre se queste funzioni
di regolazione non sono
corrette o non tendono a una convergenza d’interessi.
È quanto in sintesi Coscienza
svizzera
presenterà - in
una
parte introduttiva - a partire dal suo volume
Vivere e capire le frontiere in Svizzera - Vecchi
e nuovi significati nel mondo globale (CS/Dadò
Editore). Il cuore dell’evento sarà dedicato in
una presentazione a più voci a un’applicazione
del tema frontiere per la vita al “San Gottardo,
ferrovia d’Europa”. Tramite un video e una tavola rotonda la mente percorrerà
uno scenario pro-
gettuale 2030-2040 pensato per il superamento degli anelli ancora mancanti di un’arteria
vitale per le comunicazioni della macro regione
alpina, per le reti metropolitane tra nord e sud
delle Alpi e per i traffici continentali e intercontinentali rivoluzionati dall’apertura del nuovo
canale di Suez e dalla rivalutazione dei porti
del Mediterraneo.
Lingue per la vita
(6 giugno, 17.00 - 19.30 sala multiuso)
Attorniata dalla mostra di 150 ritratti di
scrittori e intellettuali di lingua italiana, la
sessione Nutrire il pianeta, Lingue per la vita
vuole in una prima parte mettere in risalto, in
particolare con gli interventi dei linguisti Paolo d’Achille e Claudio Marazzini, Presidente
dell’Accademia della Crusca, il tema delle sfide
linguistiche della globalizzazione e dei media,
oggetto della pubblicazione L’italiano sulla
frontiera (Atti e Dichiarazione Basilea 2014),
presentata per l’occasione. Nella seconda
parte dell’incontro, saranno presentati in anteprima i risultati del lavoro condotto da un
gruppo di Coscienza svizzera alla (Ri)scoperta
dell’italianità in Svizzera, nelle regioni romande e tedescofone. Si parte dalla constatazione
che accanto alla Svizzera italiana e alla sua
territorialità vi sia anche un’italianità diffusa e
sedimentata che pervade in misura diversa le
altre realtà del Paese, dando luogo a un plu-
rilinguismo più maturo e integrato da quantificare, descrivere e valorizzare. In sala sarà
possibile visionare, a mezzo di una postazione
multimediale, i cortometraggi prodotti dalle
scuole nell’ambito del progetto di interscambio e comprensione linguistica fra giovani di
lingue diverse “Parlo un’altra lingua, ma ti capisco” (PUAL) promosso da Coscienza Svizzera
con la collaborazione della Radiotelevisione
svizzera di lingua italiana e con il sostegno
dell’Ufficio federale della cultura.
“Parla come mangi”. Nuove geografie
identitarie e culturali per la letteratura
(in lingua) italiana
(7 giugno, 17.00 – 19.00, sala multiuso)
In una società in cui si è cittadine e cittadini
del mondo, quale ruolo assegnare alle radici
geografiche e culturali e alla lingua con cui
le esprimiamo? A chi appartiene una lingua?
E a quale lingua apparteniamo? Nel corso
di questa tavola rotonda tre scrittori e una
scrittrice – tutti di lingua italiana, ma di varia provenienza e collocazione identitaria –
saranno invitati a presentare la loro attività
artistica alla luce del complesso rapporto fra
lingua, identità e territorio. Sotto l’esperta
guida di Loredana Lipperini dialogheranno
sul tema: Alberto Nessi e Vincenzo Todisco,
dalla Svizzera, ed Eraldo Affinati e Igiaba
Scego, dall’Italia.
“L’appartenenza “ – Concerto di Pippo
Pollina & Palermo Acoustic Quintet
(7 giugno, 20.15 – 21.45, palco)
In un’ideale connessione con la tavola rotonda
che lo precede, questo evento musicale verterà
attorno al concetto di “appartenenza”. Pippo
Pollina – che risiede in Svizzera da oltre vent’anni e che, con 19 album e oltre 4’000 concerti
all’attivo, è uno fra i più celebri rappresentanti
del cantautorato impegnato italiano all’estero –
ha infatti posto al centro della sua ultima fatica
il tema della condizione identitaria di chi è, realmente o metaforicamente, in esilio. Per questo
concerto, tappa straordinaria di un lungo tour
internazionale fra Europa e Stati Uniti, Pollina
sarà affiancato dal Palermo Acoustic Quintet.
Assemblea del Forum per l’italiano
in Svizzera
(24 ottobre, 13.00 – 16 .00 sala multiuso)
Dopo Coira e Berna sarà Milano ad accogliere
l’Assemblea del Forum. Quest’associazione coinvolge 36 organizzazioni associate che si propongono di promuovere la lingua e la cultura italiana
in Svizzera. Ne fanno parte autorità politiche e
istituzionali (Ticino, Grigioni, Ambasciata d’Italia
in Svizzera, RSI, parlamentari italofoni, ecc.), organizzazioni culturali, organizzazioni italo – svizzere,
università e istituti di formazione. L’Assemblea si
concluderà con una conferenza aperta al pubblico
dedicata alla presenza italiana in Svizzera.
Il cantautore siciliano, zurighese d’adozione, Pippo Pollina sarà protagonista della serata del 7 giugno
maggio 2015 La Rivista - 17
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Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2015. Tutti i diritti riservati.
Un nuovo centro culturale
per il dialogo fra le arti
e il pubblico
Con tre fine settimana di festeggiamenti
in città, il prossimo 12 settembre 2015 a
Lugano s’inaugura il LAC Lugano Arte e
Cultura. Che grande sia l’attesa, d’altronde proporzionale alla rilevanza dell’evento, lo testimoniano le polemiche – quelle
attorno alla nomina della responsabile
eventi, e quelle derivate dalla palese irritazione espressa a chiare lettere dal
direttore artistico all’indirizzo del municipio cittadino, che qualcuno ha visto
come il possibile preludio a clamorose
dimissioni – ma anche la velocità- 4 ore
– con la quale sono andati esauriti tutti
i biglietti per le due principali manifestazioni inaugurali: La Verità della compagnia Finzi Pasca e la Nona Sinfonia di
Beethoven eseguita dall’Orchestra della
Svizzera Italiana diretta dal maestro Vladimir Ashkenazy. Chi non è riuscito accaparrarsi i biglietti, confidi nelle repliche.
Una nuova sala concertistica e teatrale da
1000 posti, interamente rivestita in legno e
dotata di una speciale conchiglia acustica
modulare e rimovibile, accoglierà invece un
ampio calendario di spettacoli performativi
e concerti. Sarà la sede principale delle stagioni di LuganoInScena e di LuganoMusica
(la nuova denominazione di Lugano Festival)
alle quali si affiancheranno le attività della
Compagnia Finzi Pasca e dell’Orchestra della
Svizzera italiana (OSI), come pure parte della
stagione concertistica della Radiotelevisione
Svizzera di lingua Italiana (RSI).
L’obiettivo del LAC è di promuovere le diverse arti puntando sulla qualità dell’offerta, con l’intento di coinvolgere e formare un
pubblico quanto più vasto e internazionale
possibile. Nelle parole di Michel Gagnon,
direttore del centro culturale, “Il LAC non
dovrà essere un luogo nel quale si viene
solamente per vedere uno spettacolo, un
concerto o una mostra, ma una realtà dinamica e sempre viva. Questa è la cosa più
importante. Ho un’idea precisa: voglio rendere il LAC unico, con un forte orientamento
nazionale e internazionale. Sarà il principale
centro culturale del Cantone, con l’ambizione di diventare nel tempo un luogo di richiamo anche fuori dai nostri confini sfruttando
l’asse nord-sud.”
Il LAC rappresenterà il cuore pulsante di una
rete culturale che si estende ben oltre i con-
Sarà inaugurato il prossimo 12 settembre a
Lugano, con tre fine settimana di festeggiamenti, l’atteso LAC Lugano Arte e Cultura:
il nuovo centro culturale dedicato alle arti
visive, alla musica e alle arti sceniche, che si
candida a diventare uno dei punti di riferimento culturali della Svizzera, con l’intento
di valorizzare un’ampia offerta artistica ed
esprimere l’identità di Lugano quale crocevia culturale fra il nord e il sud dell’Europa.
All’interno della suggestiva struttura architettonica affacciata sul lago, troverà spazio
una ricca programmazione di mostre ed
eventi, stagioni musicali, rassegne di teatro
e danza, insieme a una varietà di iniziative
culturali e un folto programma di attività
per i giovani e le famiglie.
Al LAC avrà infatti sede il costituendo
Museo d’Arte della Svizzera italiana, nato
dall’unione tra il Museo Cantonale d’Arte e
il Museo d’Arte della città di Lugano. I suoi
tre piani espositivi ospiteranno la collezione
permanente della città di Lugano e del Cantone Ticino, mostre temporanee e installazioni specificamente dedicate.
maggio 2015 La Rivista - 19
fini cittadini, coinvolgendo gli attori pubblici, para-pubblici e privati già attivi nel
territorio nell’ambito della cultura – musei,
orchestre, artisti, associazionismo culturale,
biblioteche, le istituzioni educative, gallerie
d’arte, collezionisti – che vorranno costruire
un progetto condiviso.
L’inaugurazione
L’inaugurazione prevista dal 12 al 26 settembre prossimi, si svilupperà in linea con
questa filosofi a di apertura e partecipazione: sarà una grande festa che coinvolgerà
famiglie, appassionati, esperti e curiosi di
tutte le età con un ampio programma di attività dentro e fuori il centro culturale, che
renderanno la città di Lugano un palcoscenico a cielo aperto.
Un sipario d’eccezione sarà la grande tela
originale di Tristano e Isotta di Salvador Dalí
che accompagnerà la Compagnia Finzi Pasca
nello spettacolo La Verità, in una versione
che per l’occasione riserverà alcune sorpre-
20 - La Rivista maggio 2015
se. A conclusione della prima giornata, un
altro sipario d’acqua si staglierà in piazza
per uno spettacolo all’aperto prodotto da
LuganoInScena e dalla compagnia Mymoon:
una rappresentazione tra terra, cielo e acqua,
animata da danzatori trampolieri e grandi
dame in crinoline che danzeranno intorno al
pubblico volanti, sfere luminose sul lago.
Lo stesso giorno saranno inaugurate anche
le esposizioni temporanee del nuovo museo
che resteranno aperte fino ad inizio 2016. Al
LAC la mostra Orizzonte Nord – Sud. Protagonisti dell’arte europea ai due versanti delle Alpi 1840-1960: un viaggio attraverso le
opere di alcuni grandi protagonisti dell’arte
degli ultimi due secoli a nord del Gottardo
e nel “paese dove fioriscono i limoni”, che
includerà opere di Giacometti, Segantini,
Klee, Turner. Sarà affiancata da un’esposizione complementare a Palazzo Reali – storica sede del Museo Cantonale d’Arte – dal
titolo In Ticino. Presenze d’Arte nella Svizzera italiana 1840-1960.
Di altro tono la proposta presentata al livello -2 del LAC: una mostra personale di
Anthony McCall espressamente concepita
dall’artista britannico per questo nuovo
spazio. L’artista italiano Giulio Paolini sarà
protagonista allo Spazio -1 nell’ambito di
una serie di approfondimenti dedicati agli
autori presenti nella Collezione Giancarlo e
Danna Olgiati.
Numerosissime e diverse fra loro le iniziative dei giorni successivi che coinvolgeranno artisti internazionali e locali, da Giorgio
Albertazzi che leggerà canti della Divina
Commedia, alle varie rappresentazioni delle
compagnie del territorio. Anche i giovani
con la musica elettronica e le scuole con lo
spettacolo e le attività di LAC Edu avranno
momenti artistici dedicati.
L’appuntamento che chiuderà i festeggiamenti per l’inaugurazione è previsto venerdì
25 e sabato 26 settembre e sarà un gran finale in musica, prodotto dalla RSI. L’Orchestra della Svizzera italiana e il Coro della RSI
eseguiranno la Nona Sinfonia di Beethoven
- che si spera replicata il giorno successivo
- diretti dal maestro Vladimir Ashkenazy. La
RSI assicurerà inoltre un’ampia copertura
delle giornate inaugurali affiancando il LAC
nel ruolo di media partner.
Il programma è consultabile sul nuovo sito
web del LAC www.luganolac.ch, che offre la
possibilità di iscriversi alla newsletter per ricevere in anteprima tutti gli aggiornamenti.
Gli spazi del Centro Culturale
Nato come luogo di condivisione e contaminazione fra le diverse discipline artistiche, il LAC testimonia sin dalla sua configurazione architettonica la propria vocazione
di realtà aperta, di incontro fra le arti, gli
artisti e il pubblico. L’architetto Ivano Gianola – esponente della cosiddetta “Scuola
Ticinese” e vincitore del concorso internazionale per il progetto architettonico – ha
voluto creare un edificio rivolto alla città
e in dialogo con essa. I visitatori saranno
accolti in un’ampia hall, pensata come una
grande finestra che rende appena percepibile il limite tra interno ed esterno. La hall
si affaccia sulla nuova piazza Bernardino
Luini che si apre sul lago e il suo incantevole panorama, e collega il nuovo centro
culturale con il complesso cinquecentesco
della chiesa di Santa Maria degli Angioli
annessa all’antico convento dei francescani minori. Una scelta di continuità spaziale
tra interno ed esterno voluta per cercare
di azzerare il più possibile la separazione
tra gli spazi fisici. Un invito a vivere il nuovo LAC nella quotidianità di ogni giorno,
come una porta aperta e un nuovo cuore
pulsante della città.
Dalla suggestiva hall d’ingresso si accede alla
sala teatrale e concertistica con 1000 posti a
sedere. La sala è un concentrato di soluzioni
modulari e ingegneristiche all’avanguardia
che permettono di ospitare ogni tipo di spettacolo: dai concerti sinfonici a quelli jazz,
dall’opera all’operetta, dalla danza al teatro
di prosa. Questa versatilità si deve in particolare alla conchiglia acustica modulabile e
asportabile e a un sistema mobile della fossa
orchestrale che può alzarsi fino al livello del
palco, estendendone la superfi cie. Grazie
alla collaborazione tra l’architetto Ivano Gianola e la Müller BBM di Monaco di Baviera
– azienda leader nel campo dell’ingegneria
acustica – la sala teatrale e concertistica del
LAC combina con maestria l’estetica architettonica alla qualità acustica.
Dal lato opposto della hall si accede al museo, che si sviluppa su tre livelli espositivi:
uno sarà sede della collezione permanen-
te, mentre i due restanti saranno dedicati
alle mostre temporanee. I suoi spazi sono
stati ideati per lasciare alle opere il ruolo di
protagoniste, per indurre al silenzio e alla
contemplazione.
Completano la struttura altri importanti
spazi come il Teatrostudio, le diverse sale
multiuso – pensate ed equipaggiate per
ospitare incontri ed eventi –, l’Agorà – anfiteatro esterno a fianco della hall – e lo
Spazio -1 che ospita la collezione d’arte
moderna e contemporanea di Giancarlo e
Danna Olgiati.
Entrano a far parte del LAC anche gli ambienti, recuperati e restaurati dell’antico
convento dei francescani minori.
L’autosilo sottostante la piazza è impreziosito da opere site specific dell’artista svizzero Felice Varini, a testimoniare la vocazione
artistica del LAC. Infine, il nuovo parco pub-
blico accessibile direttamente dalla hall arricchito da una quarantina di specie diverse
di alberi, piante ed essenze arboree.
A sostenere il LAC nel suo percorso di nascita e crescita sono anche due partner
principali di primo piano per la prima volta
l’uno a fianco all’altro: Credit Suisse e UBS.
Credit Suisse, già partner del Museo d’Arte di Lugano dal 1992, conferma il proprio
sostegno e accompagnerà il costituendo
Museo d’Arte della Svizzera italiana nelle
sue sfide future. UBS affianca il proprio patrocinio allo sviluppo del nuovo programma
di mediazione culturale - LAC Edu – volto a
favorire il coinvolgimento del pubblico sui
temi di arte, musica e arti sceniche.
Nelle foto (© LAC – Foto studio Pagi) l’area
e gli esterni del LAC, e gli interni della sala
teatrale e concertistica
maggio 2015 La Rivista - 21
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Intervista con Elia Frapolli, direttore Ticino Turismo
Senza dimenticare il passato
puntiamo al futuro
di Giangi Cretti
Malgrado non si posa più vivere di
rendita e la concorrenza sia sempre
più agguerrita, non ha dubbi il giovane direttore di Ticino Turismo: il
Ticino ha tutte le carte in regola per
attirare questa clientela: paesaggi
mozzafiato, clima mite, servizi efficienti, un prodotto turistico variegato
e adatto a tutte le esigenze con proposte per il bello ed il cattivo tempo.
E poi l’influenza mediterranea, abbinata alla tipica qualità elvetica rende
il Ticino una destinazione unica nel
suo genere a livello svizzero.
Dall’inizio di quest’anno il Canton
Ticino si è dotato di una nuova
legge sul turismo…
Sì, com’è noto, da gennaio 2015, il turismo ticinese dispone di una nuova legge
sul turismo. Quella precedente, infatti,
risaliva al 1998. In quegli anni in Germania si pagava ancora con il Marco, mentre
in Italia con la Lira. Il telefono cellulare
serviva solo per telefonare e il motore di
ricerca Google era ai suoi albori. In altre
parole… un’epoca fa. Naturalmente, in
termini turistici, da allora moltissimo è
cambiato, anche per questo motivo una
revisione della legge risultava necessaria.
In che cosa consiste questa riforma?
Concretamente, da 10 Enti Turistici Locali,
si è passati a 4 organizzazioni turistiche
regionali (OTR) – Locarnese, Mendrisiotto
e Basso Ceresio, Luganese e Bellinzonese
a Alto Ticino – mentre Ticino Turismo è
diventata una società anonima - Agenzia
Turistica Ticinese. Rispetto al passato, questi attori lavorano in maniera molto più
coesa, condividendo la strategia promozionale. La nuova struttura, inoltre, più snella,
permette di lavorare con maggiore agilità.
Come cambia (come dovrebbe
cambiare) l’offerta turistica del
Uno scorcio di Brissago (foto: Christof Sonderegger)
Cantone? Le infrastrutture sono
adeguate alle attese?
Una nuova legge da sola non basta a cambiare le sorti del turismo ticinese serve
anche un prodotto turistico di qualità e
un’offerta adeguata alle esigenze del turista moderno.
Attualmente, il Ticino sta vivendo un periodo di cambiamento strutturale. Dopo
il “boom” turistico degli anni ‘70 e ’80,
quando il Ticino rappresentava il “primo
sud” e la clientela non mancava, per molti
anni si è vissuto di rendita e ci si è un po’
adagiati sugli allori. Negli ultimi tempi,
invece, si è tornati ad investire – sia il privato che il pubblico.
Può fare qualche esempio?
Certo, ricordo attrattori come l’Acquaparco Splash & Spa, il nuovo Lido di
Locarno, il Polo culturale LAC (che sarà
inaugurato a settembre 2015), ma anche
innumerevoli strutture alberghiere come
il Kurhaus di Cademario, il complesso
ACCOR, l’Hotel la Rinascente a Locarno, l’Hotel Villa Orselina, l’Hotel Giardino Lago a Minusio, l’Albergo Carcani ad
Ascona, o ancora l’Hotel Internazionale
a Bellinzona, ecc. Il fermento non manca dunque, e si percepisce la volontà di
migliorare per rispondere al meglio alle
attese dei nostri ospiti, ma la strada da
fare resta ancora molta.
maggio 2015 La Rivista - 23
Il direttore di Ticino Turismo davanti al Castelgrande di Bellinzona
Qual è (quale dovrebbe diventare) la
clientela di riferimento? Come sono
cambiate le esigenze della clientela?
La nostra clientela è direttamente influenzata da quella del passato: principalmente si
tratta di svizzeri (provenienti dal Nord delle
Alpi – sono circa 60%), di tedeschi (ca. 11%)
e di italiani (ca. 8%). Soprattutto per gli svizzeri ed i tedeschi, il Ticino è stato a lungo il
“primo sud”, un luogo dal clima mite, dove
poter approfittare della qualità tipicamente
elvetica. A conferma del successo, una nota
casa automobilistica tedesca negli anni ’70
dedicò persino un modello alla cittadina di
Ascona. Naturalmente oggi il Ticino non è
più quello di una volta e la clientela si muove
in modo molto diverso rispetto al passato.
Dunque sono cambiate le esigenze…
Sì, oggi le vacanze sono più brevi e si decide sempre più all’ultimo. Senza dimenticare il costo che rappresenta un fattore
decisionale non indifferente, soprattutto di
fronte ad una concorrenza ormai globale.
Con un volo “low cost” oggi si raggiungono
mete molto lontane ed esotiche, a maggior
ragione occorre puntare sulla qualità, l’inventiva e il valore aggiunto, per attirare gli
ospiti alle nostre latitudini.
Qual è la sfida per Ticino Turismo
in questo contesto?
È di continuare e tenerci stretti gli ospiti
storici, senza però scordarci di diversificare
la clientela puntando anche sui mercati più
lontani che oggi già ci raggiungono ma in
percentuali ancora molto contenute. Penso
per esempio agli asiatici, ai paesi del Golfo,
all’India, o ancora alla Russia. Ritengo, infatti, che la diversificazione della clientela
su più mercati aiuti proprio a ridurre i rischi
legati a fattori esterni come possono essere
l’elemento metereologico o, per citarne uno
molto attuale, il tasso di cambio.
Siete partiti “col botto” quest’anno: il 15 gennaio 2015 la Banca
Nazionale ha deciso di abbandonare la soglia minima di cambio.
Quali sono state le conseguenze?
Il ponte dei Salti in Val Verzasca
24 - La Rivista maggio 2015
È innegabile che l’abbandono della soglia
minima di cambio ci abbia penalizzati. Da
un giorno all’altro, per la clientela della
zona Euro, siamo diventati più cari del 15%.
E se da un lato per il nostro mercato principale, la Svizzera, non ci rende più costosi,
dobbiamo comunque fare i conti con una
mozzafiato, clima mite, servizi efficienti,
un prodotto turistico variegato e adatto a
tutte le esigenze con proposte per il bello ed il cattivo tempo. E poi il nostro lato
mediterraneo, abbinato alla tipica qualità
elvetica rende il Ticino una destinazione
unica nel suo genere a livello svizzero.
Quanto conta l’elemento meteorologico?
La località di Foroglio con la cascata sullo sfondo
concorrenza estera e globale molto forte.
Sui mercati invece come la Germania e l’Olanda, da sempre molto sensibili alle oscillazioni di prezzo, questo aspetto complica
parecchio i nostri sforzi. Anziché venire in
Ticino questi mercati sceglieranno altre
mete finanziariamente più vantaggiose.
Per questo motivo occorrerà puntare ancor
di più sulla qualità dell’offerta, ma anche
su di un target che è disposto a pagare per
tale qualità. Il Ticino ha tutte le carte in regola per attirare questa clientela: paesaggi
In generale il fattore meteo è importante un
po’ ovunque: se fa bello la vacanza risulta più
piacevole. Per il Ticino il bel tempo è particolarmente importante, proprio perché attualmente il 60% dei nostri ospiti proviene dalla
Svizzera tedesca e spesso decide di raggiungerci perché da noi fa bello mentre a nord delle Alpi piove o nevica. Non a caso ci chiamano
la “Sonnenstube” della Svizzera: l’angolo/salotto soleggiato della Confederazione. Risulta
molto difficile convincere questa clientela a
raggiungerci con il brutto tempo, nonostante le proposte e le attrazioni non manchino
nemmeno in assenza di sole. A maggior ragione, negli ultimi tempi, si sta puntando di
più su altri mercati, come per esempio quello
arabo, per il quale la meteo ha meno rilevanza, perché al centro degli interessi stanno altri
temi uno fra tutti lo shopping.
Le prossime opportunità per il Ticino quali sono? Quali le attese
dall’EXPO?
Expo rappresenta senz’altro l’opportunità più
vicina. A corto termine il Ticino punta ad essere una piattaforma di alloggio interessante
per i turisti provenienti da Nord delle Alpi e che
decidono di recarsi ad Expo. Sul medio-lungo
termine, invece, Expo è una vetrina di rilievo per
mostrarci al mondo intero e invogliare gli ospiti
a visitarci. Visto che siamo così vicini a Milano,
siamo la meta ideale per una gita di un giorno.
E a breve, nel 2016, anche Alptransit sarà realtà…
La galleria di base del Gottardo o Alptransit
rappresenta a sua volta una grande opportunità per il nostro Cantone, e in particolare
per il turismo, ma bisogna saperla cogliere
come tale. Anche perché l’inaugurazione di
Alptransit non significa automaticamente più
turisti… Tutto il settore si dovrà impegnare al
fine di creare delle offerte turistiche concrete
e articolate per rispondere alle esigenze del
turista di domani. Ci vuole intraprendenza,
buone idee e la volontà di impegnarsi a favore di questa causa. Tra qualche anno, oltre
al turismo classico con pernottamento, ci sarà
anche molto più turismo di giornata (che pure
genera un indotto importante): i tempi di percorrenza in treno si accorceranno infatti notevolmente e sarà più facile e rapido recarsi verso Sud. La vera sfida consisterà dunque nella
creazione di offerte capaci di attirare il turista
ed evitare che ignori la nostra regione per proseguire il proprio viaggio verso altre destinazioni che saranno pure molto più vicine.
Allora l’aeroporto di Lugano-Agno
perderà importanza?
Per una questione di raggiungibilità, disporre di
un aeroporto è fondamentale. In Ticino abbiamo diverse tipologie di turisti, fra questi vi è anche quello “business” per cui è importantissimo
potersi spostare rapidamente. In altre parole,
per diversi tipi di turisti, devono poter esistere
diverse tipologie di accessibilità, soprattutto
per una città come Lugano con la sua piazza
finanziaria che vive molto di business.
Il LAC e più in generale gli eventi
culturali invece?
Il nuovo Polo culturale di Lugano – LAC –
sarà un attrattore di prim’ordine, atteso e
voluto dalla città di Lugano, sarà finalmente
un prodotto culturale tangibile e di richiamo.
Peraltro, un luogo non meteo-dipendente e
quindi ideale per una città come quella di
Lugano. Attraverso questo progetto si punta ad attirare in Ticino un target di turisti
amanti della cultura, appassionati d’arte in
senso ampio. Inutile dire che il Ticino vanta
già ora numerosi eventi di stampo culturale.
Grazie al LAC molti di questi troveranno un
tetto unico e sicuramente saranno da stimolo anche per future manifestazioni.
Apertura serale e domenicale dei
negozi: un’opportunità da cogliere
o pretesto per scontro politico?
Tramonto sul lago di Lugano
Senza dubbio un’opportunità da cogliere.
Da tempo, lo shopping è divenuto un’esigenza del turista moderno, un elemento
fondamentale dell’offerta turistica di una
regione. In alcuni casi, come per esempio
il Fox Town o la Via Nassa di Lugano, lo
shopping è un vero e proprio attrattore che
attira ospiti da tutto il mondo.
maggio 2015 La Rivista - 25
molteplici occasioni di svago. Molte di
queste manifestazioni, inoltre, sono completamente gratuite. Un ultimo consiglio
che mi piace sempre dare a chi ci visita
per la prima volta: concedetevi un pranzo
o una cena in un tipico “grotto” ticinese,
per assaggiare il meglio della tavola locale
abbinato magari ad un vino Merlot. Un’esperienza autentica per scoprire i sapori
del Canton Ticino.
Un’ultima domanda… quali potrebbero essere per il Ticino le
conseguenze derivate dal divieto
di indossare il burqa?
La seggiovia di Cardada Cimetta e il panorama sul lago Maggiore
Detto ciò, la possibilità di poter tenere
aperto anche durante la domenica e alla
sera, rende la destinazione più interessante e attrattiva agli occhi di chi ci visita.
Quali conseguenze potrebbero
avere la temporanea chiusura e
l’eventuale raddoppio del tunnel
Gottardo?
La galleria autostradale del San Gottardo è il collegamento stradale più importante della Svizzera tra il Nord e il Sud
delle Alpi. La popolazione svizzera, la sua
economia e il suo turismo dipendono dal
corretto funzionamento della connessione stradale. L’analisi dei pro e dei contro
delle varianti dimostra che il tunnel di risanamento – senza aumento di capacità –
rappresenta la soluzione più appropriata.
Per il Ticino, la galleria autostradale del
San Gottardo è l’unico collegamento sicuro con il resto della Svizzera. Una sua
chiusura prolungata sarebbe una tragedia, perché il Ticino sarebbe tagliato fuori
dal nostro mercato principale che è appunto quello svizzero. Moltissimi dei nostri turisti ci raggiungono infatti in auto.
Sarebbe un duro colpo da accusare.
I buoni risultati di Pasqua consentono di guardare con ottimismo
all’estate?
La Pasqua ha confermato che gli svizzeri,
se fa bello, raggiungono il Ticino. Tuttavia, rimarrei prudente sui pronostici estivi. L’augurio, naturalmente, è che i nostri
ospiti ci visitino per approfittare di una
delle regioni turistiche elvetiche che soprattutto in estate ha davvero moltissimo
da offrire. Siamo una destinazione ricca di
contrasti: palme che costeggiano le rive
dei nostri laghi e sullo sfondo montagne
26 - La Rivista maggio 2015
maestose; colline ricoperte di vigneti, valli
e pianure; fiumi, laghi navigabili ma anche
molteplici laghetti alpini; alberghi 5*****
ma anche B&B o suggestivi rifugi alpini…
senza dimenticare che in estate siamo in
assoluto la regione con il maggior numero
di eventi “open-air” della Svizzera. Concerti musicali, Festival del film, manifestazioni enogastronomiche, esibizioni dal
vivo, e molto altro ancora si susseguono
a ritmo serrato durante i mesi più caldi dell’anno, regalando al nostro turista
Allo stato attuale non sappiamo ancora
come sarà applicata concretamente la norma in anti burqua in Ticino. Attendiamo
di sapere, soprattutto da parte della polizia, come saranno stabilite le modalità e le
sanzioni. Ad ogni modo le ripercussioni sul
settore turistico ticinese dovrebbero essere
contenute, in quanto sono davvero poche le
turiste arabe con burqua e niqab e le clienti completamente velate rappresentano
un’eccezione.
Ciononostante, per noi sarà importante,
una volta stabilite le modalità di applicazione, comunicare in maniera trasparente ai Tour Operator e alle Agenzie di
Viaggio che tale norma non è discriminante. È fondamentale che gli operatori capiscano e che passi un messaggio
chiaro ed univoco: il Ticino è e resta una
destinazione accogliente.
Elia Frapolli
Dal 1. Agosto 2012 ricopre la carica di direttore di Ticino Turismo. Classe 1981, nel
suo curriculum formativo vanta un Bachelor in Scienze economiche ed un Master
in Scienze economiche e Scienze della
comunicazione, con specializzazione in
International Tourism ottenuto nel 2006
all’Università della Svizzera italiana. Dal
2008 al 2012 è stato titolare di una propria società di consulenza turistica attiva
nella realizzazione di studi di fattibilità e
business plan con competenze specialistiche a livello di marketing e di innovative
forme di gestione di destinazione. Precedentemente ha lavorato nell’ambito del
turismo invernale alle dipendenze della
Centri Turistici Montani SA e ha fatto parte del Consiglio di amministrazione di TI
Ticino Card SA.
È membro del Consiglio della Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera.
Ulteriori esperienze formative, la presenza
quale relatore a conferenze anche a livello
internazionale, nonché la formazione aeronautica quale pilota privato, completano il suo profilo.
Cultura d’impresa
di Enrico Perversi
Il coaching
nutrimento per la mente
La diffusione di questa metodologia come supporto allo sviluppo della leadership,
del potenziale delle persone e del miglioramento delle prestazioni per generare crescita.
Il 9 e 10 aprile si è tenuta a Milano la conferenza nazionale di International Coach Federation (ICF) Italia, dove sono state presentate numerose testimonianze di come il coaching sia ormai uno strumento consolidato per lo sviluppo. Ad aziende globali quali
Ikea, Unicredit, e Sony si sono affiancate istituzioni quali il Comune di Milano o Assolombarda e il mondo dell’istruzione con la
rete Montessori e le Università di Udine e di Jyvaskyla, il denominatore comune è stato evidenziare, attraverso progetti realizzati
in campo, come il cambiamento, la crescita, la sostenibilità siano perseguibili attraverso i fondamenti di questa metodologia.
In una ricerca condotta da ICF nel 2014, con circa 19000 risposte provenienti da 25 paesi, si evidenzia che la ragione dell’utilizzo del coaching risiede nel 42% dei casi nella ottimizzazione della prestazione di individui o team, nel 33% nel desiderio di
ampliare le opportunità di carriera e nel 31% per incrementare l’autostima e la fiducia in sé stessi. Il mondo aziendale ha quindi
adottato questa metodologia mutuata dal mondo dello sport e il campo di applicazione si sta ampliando dal top management
anche ai livelli intermedi, nonostante la crisi limiti i budget disponibili; in alcune situazioni avanzate nel mondo anglosassone
il coach è addirittura uno status symbol, ma comunque anche in situazioni normali l’efficacia è universalmente riconosciuta.
La aziende operano sui valori, su una cultura condivisa che consente, attraverso poche regole semplici, di indirizzare e orientare
comportamenti in una realtà complessa che deve tenere conto di un numero elevato di variabili. Il controllo operativo è sempre
meno praticabile pena la burocratizzazione delle organizzazioni e la loro paralisi. Assumono quindi maggior valore autonomia
e leadership, i componenti dell’organizzazione devono assumersi responsabilità operando in condizioni favorevoli che i leader
hanno creato per loro.
Una ricerca pluriennale di Sherpa Coaching LLC condotta in 63 paesi mostra come dal 2006 al 2015 l’utilizzo del coaching
come strumento di assistenza in una transizione (nuovo lavoro, cambio di azienda) sia rimasto sostanzialmente stabile tra il
20% e il 23% dei casi, mentre si è drasticamente ridotto dal 37% al 21% l’utilizzo come risoluzione di un problema, con una
crescita costante dal 43% al 56% di utilizzo come metodologia per lo sviluppo della leadership.
Il coaching quindi aiuta a costruire, ad evolvere in sintonia con i bisogni delle organizzazioni e dell’economia ed è rivolto ad
individui, team e aziende: è interessante notare come questa ricerca ci dica anche che chi ne ha fruito non ha più dubbi sulla
sua efficacia. La percentuale di risposte che assegnano un valore “molto alto” al coaching è in crescita costante dal 18% nel
2009, al 28% nel 2011, al 44% nel 2013 e infine al 52% nel 2015.
Si tratta quindi di qualcosa di credibile la cui utilità deriva da una pratica consolidata e che agisce sulle persone aiutandole ad
utilizzare appieno il proprio potenziale inespresso, si tratta di un altro aspetto della sostenibilità, accanto a quella ambientale
appare la necessità anche di una sostenibilità che riguardi l’uomo nelle sue attività professionali e personali.
A cento anni dalla rivoluzione industriale il digitale ne ha compiuta un’altra, e non si tratta solo della connessione, della possibilità di accesso e dialogo come mai prima si era verificata, ma della modificazione delle modalità cognitive delle persone. Sulla
stampa di recente sono apparsi articoli che descrivono come l’accesso alle informazioni dia la percezione di una maggiore intelligenza, ci troviamo in una situazione in cui, teoricamente, non serve più studiare una lingua o conoscere gli strumenti base
del proprio lavoro, ci pensa una app che risolve tutte le nostre necessità. Nei più giovani appaiono fenomeni di indebolimento
di alcune capacità quali ricordare, analizzare, riassumere.
La prima rivoluzione industriale ha demandato alle macchine i lavori più gravosi ed ha innescato una rivoluzione di pensiero,
forse il digitale sta operando una seconda rivoluzione che richiede alle persone una convergenza tra reale e quel digitale pervasivo in tutti gli oggetti che ci circondano. L’uomo vede modificarsi le modalità cognitive, i mestieri, le modalità di interazione,
i bisogni e le risposte ai bisogni stessi.
La conferenza di ICF Italia ha testimoniato come i principi del coaching possano essere applicati alle cooperative sociali di
donne in India e Thailandia, nelle scuole che seguono i dettami del metodo Montessori, nelle organizzazioni multinazionali ed
anche, sfida davvero estrema, per rinnovare la politica da parte di chi lo vuole davvero fare.
Quindi in un quadro di sostenibilità in cui si sta per aprire Expo 2015 si può davvero affermare che il coaching è a tutti gli
effetti quel cibo per la mente necessario per chi deve affrontare in maniera ecologica per l’uomo il cambiamento che ci aspetta.
[email protected]
maggio 2015 La Rivista - 27
Donne in carriera:
Kiara Fontanesi
Non sono un maschiaccio
di Ingeborg Wedel
H
o contattato con molto piacere Kiara Fontanesi che ha suscitato il mio
interesse in quanto è un’atleta veramente particolare e desidero quindi farla
conoscere ai miei lettori.
Prima di tutto però è donna: le piace curare
il suo aspetto che, peraltro, è decisamente
gradevole, vestire con eleganza, mettere i
tacchi: non la si può quindi definire un maschiaccio. A soli 20 anni ha già una ricca
carriera alle spalle, di premi vinti nel motocross in Italia e all’estero.
“Alla discoteca preferisco scendere in pista
per correre in moto e ….. vincere!” dichiara la
nostra donna in carriera.
Sembra impossibile, ma Kiara ha iniziato
a gareggiare a soli 5 anni, osservando il
fratello Luca, pilota di motocross, lanciarsi
sulla pista!
28 - La Rivista maggio 2015
A causa della sua passione per il motocross
ha interrotto gli studi alle scuole superiori
e per potersi dedicarsi completamente alla
sua attività sportiva, che richiede duri allenamenti per poter gareggiare con successo,
e che la porta spesso fuori lontano da casa.
I suoi genitori hanno sempre appoggiato la
sua carriera sportiva e la seguono in tutte
le gare. “Loro – confida Kiara - sono il mio
punto di riferimento e mio fratello è ora manager del nostro team il FONTA MX”
Questa frenetica attività, gli allenamenti e le
gare affrontate spesso con successo, non le
hanno però impedito di avere un fidanzato:
Elia Sammartin, anche lui pilota, un rapporto
che le ha dato stabilità. Nei suoi progetti c’è
anche quello di sposarsi e di avere figli, ma
per il momento non è certo una priorità. Fra
le quali invece figura la volontà di vincere
quest’anno il suo quarto titolo mondiale e
di partecipare con successo al campionato
femminile americano, nel quale vanta già
esperienze positive: “ho già vinto due gare in
America del campionato femminile, conto di
continuare così” dichiara con franchezza.
Secondo un copione che ormai si perpetua
nel tempo, anche a Kiara abbiamo posto il
rosario dell nostre consuete domande. Eccole, ovviamente con le sue risposte.
Cosa significa essere donna nel suo
particolare ambito sportivo?
Secondo me le differenze non ci sono, o almeno io non le vedo nel mio ambiente. E
poi fin da piccola, da quando affrontavo le
prime gare, mi sono abituata a vivere in un
mondo maschile. Quindi la curiosità verso
una ragazza pilota è presto svanita.
Quanto tempo le è servito per sentirsi apprezzata in ambito sportivo?
Anche in questo caso, non ci ho messo
molto. Los tesso tempo che credo avrei
impiegato se fossi stato un maschio. All’inizio, forse, mi guardavano con occhio
curioso, poi vincendo le prime gare sono
riuscita a farmi apprezzare anche se in un
primo momento gli sconfitti potevano essere un po’ arrabbiati. Ma questo succede
anche se ti batte un uomo.
Quali difficoltà ritiene di aver dovuto affrontare in quanto donna?
Di difficoltà non ne ho incontrate. Anzi
sono sempre stati tutti carini e gentili con
me. E poi comunque avevo la mia famiglia
e il mio team, che mi hanno sempre supportata e dunque credo che le difficoltà
siano uguali a quelle dei ragazzi. Per arrivare al professionismo ci vuole, per tutti,
dedizione e sudore.
Ha incontrato diffidenza?
Sicuramente vedere una ragazza che corre
con una moto da cross può creare diffidenza, perché alla fine la storia narra che
il motocross sia uno sport da maschi. Poi,
quando una ragazza va forte e si afferma,
anche i più restii capiscono che anche noi
donne possiamo dire la nostra.
Quali sono i principali ostacoli che
ha sin qui incontrato nella sua carriera sportiva?
Quelli che devi superare per affermarti e
vincere. Penso che valga sia per gli uomini che per le donne. Nel mio caso, non ci
sono stati ostacoli che mi impediscono di
far carriera. Tranne, naturalmente, quelli
rappresentati dalle avversarie che all’inizio
mi battevano.
Il fatto di esser donna le ha comportato degli svantaggi?
No, nessuno svantaggio.
Vantaggi invece, ritiene di averne
avuti?
Non necessariamente. Poi, in termini di
immagine, il fatto che una ragazza vinca
a livello mondiale può essere più spendibile rispetto al fatto che a vincere sia
un ragazzo, perché siamo una novità e
soprattutto perché siamo donne e spesso ci troviamo a rappresentare il nostro
essere e dunque diventare un esempio
tutte le ragazze.
Il suo esser donna le comporta dei
privilegi?
Non saprei. In campo sportivo siamo tutti
uguali. Il privilegio è riuscire a vincere. Fuori
forse siamo più corteggiate e guardate da
sponsor e addetti ai lavori perché in percen-
tuale siamo meno numerose degli uomini.
Quindi siamo ancora un rarità
Ritiene che le intuizioni femminili
siano superiori a quelle maschili?
È la natura. La donna essendo più sensibile
ha più intuito di un maschio.
Quanto conta nel suo campo l’arte
della seduzione?
Certamente è bello avvertire di piacere e a
volte si utilizza l’arte della seduzione inconsciamente. Ma sinceramente non credo di
averla mai usata in modo intenzionalmente
esplicito.
La soddisfazione maggiore che le
deriva dalla sua attività agonistica?
Vincere, continuare farlo e e raggiungere
traguardi importanti nello sport, ma anche
nella vita.
A che cosa crede di aver dovuto rinunciare per affermarsi?
Rinuncio a tante cose e dunque non conduco
una vita normale. Gare, allenamenti, impegni
fanno sì che il tempo per la vita privata sia
veramente poco. Però, se si vuole eccellere e
stare in alto bisogna pur rinunciare a qualcosa e lo faccio di buon grado. E nei ritagli di
tempo mi dedico al maggior numero di cose,
mettendo al primo posto famiglia e fidanzato.
Visti i suoi impegni trova il modo
di coltivare qualche hobby?
In inverno riesco a praticare snowboard, che
mi piace un sacco. In realtà, a parte la moto,
è l’unica passione a cui riesco a dedicare un
po’ di tempo, perché la posso coltivare in un
periodo in cui non ci sono gare e poi perché
ben si concilia con un po’ di vacanze, il che
non guasta mai.
maggio 2015 La Rivista - 29
Burocratiche
di Manuela Cipollone
Bonus bebè
Misure urgenti per il sistema bancario
Non punibilità dei reati minori
Giro di poltrone a Palazzo Chigi e dintorni. Ma non solo.
In Gazzetta Ufficiale anche i provvedimenti sul Tfr in busta paga, il bonus bebè e la
legge antiterrorismo approvata in via definitiva dal Senato.
Diversi i cambiamenti nel Governo Renzi. Tutto inizia dal cambio della guardia al Ministero dei trasporti e delle infrastrutture: travolto, ma non indagato, dal caso-Incalza, il
Ministro Maurizio Lupi ha rassegnato le dimissioni dal dicastero di Porta Pia.
A sostituirlo Graziano Del Rio che a sua volta ha lasciato la carica di sottosegretario
a Palazzo Chigi e Segretario alla Presidenza del Consiglio al suo successore Claudio De
Vincenti, fino a metà aprile Vice Ministro al Ministero dello sviluppo economico.
Due provvedimenti per le famiglie
Rivolti alle famiglie altri due provvedimenti entrati in vigore nel mese scorso. si tratta del nuovo regolamento in materia di riconoscimento dei figli naturali e il cosiddetto “bonus bebè”.
Il primo introduce modifiche all’ordinamento dello stato civile in attuazione della nuova normativa, cioè
la legge n.219/2012 sul riconoscimento dei figli naturali e il decreto legislativo n.154/2013, che rivede le
disposizioni vigenti in materia di filiazione.
Il regolamento indica la terminologia da utilizzare modificando il regolamento precedente – datato 2000
- e sostituendo al concetto di “filiazione naturale” quello di “filiazione fuori dal matrimonio”. In ogni
provvedimento legislativo e amministrativo, dunque, d’ora in poi non si parlerà più di figli naturali ma di
figli “nati fuori dal matrimonio”.
Inotrodotto dalla Legge di Stabilità 2015, il bonus bebè, tecnicamente “assegno al fine di incentivare la
natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno” verrà elargito “ai nuclei familiari, per ogni figlio nato
o adottato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017”. Può farne richiesta il genitore che sia “convivente
con il figlio”.
Per averne diritto i nuclei familiari, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata
del beneficio, devono avere un ISEE non superiore a 25.000 euro annui.
Il bonus bebè sarà pari a 960 euro l’anno per ogni figlio, per gli ISEE superiori a 7mila euro. Per le famiglie
che invece non superano 7mila euro l’anno, l’importo dell’assegno sarà di 1.920 euro.
L’assegno sarà corrisposto dall’INPS in rate mensili; il bonus decorre dal giorno di nascita o dall’adozione
fino al compimento del terzo anno di età oppure fino al terzo anno dall’ingresso nel nucleo familiare a
seguito dell’adozione.
TFR in busta paga
È arrivato con un mese di ritardo, invece, il provvedimento sul Tfr in busta paga. Dal 3 aprile scorso, i lavoratori dipendenti italiani che hanno più di 6 anni di servizio alle spalle, possono farsi versare sulla busta
paga il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr), cioè le quote di salario accantonate ogni anno per la liquidazione.
30 - La Rivista maggio 2015
Al tempo stesso, è stata firmata anche una convenzione tra Abi, Ministero del Lavoro e Inps che permetterà alle aziende di piccole dimensioni di accedere a finanziamenti agevolati per farsi anticipare la
liquidità necessaria per versare l’anticipo del Tfr ai lavoratori che ne faranno richiesta.
Secondo i calcoli della Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, il Tfr in busta paga sarà conveniente
per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro, mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra
di questa soglia, con un aumento annuale di tasse che, per chi ha 90.000 euro di reddito, arriva a 569
euro l’anno.
Modificata la disciplina delle banche popolari
Novità anche per le banche popolari. La nuova legge - Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti – modifica la disciplina delle banche popolari, regolamenta la tempistica dei trasferimenti di conti
di pagamento e contiene una serie di disposizioni - ordinamentali, finanziarie e fiscali - che dovrebbero
incentivare l’afflusso di investimenti, anche esteri, nel sistema imprenditoriale italiano.
Ad interessare i cittadini, per lo più, la norma contenuta nella legge che semplifica la portabilità dei conti
correnti: da oggi si potrà cambiare istituto bancario senza sostenere oneri o spese (che resteranno a
carico della banca) entro il limite massimo di 12 giorni. Se non rispetterà questo termine, la banca dovrà
pagare al cliente un indennizzo proporzionale al ritardo e alla disponibilità presente sul conto all’atto
della richiesta.
Investimenti a favore delle imprese
Diverse, come accennato, le misure in materia di investimenti in favore delle imprese: dal sostegno
all’export e all’internazionalizzazione che sposta alla Cassa Depositi e Prestiti la competenza per l’attività creditizia (inizialmente trasferita in capo alla Sace) all’estensione degli strumenti e degli incentivi
previsti per le startup alle “Pmi innovative”, passando per il potenziamento del “patent box” che finisce
per comprendere nel novero della tassazione agevolata anche i marchi commerciali. La legge conferma
l’istituzione della società per azioni per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese destinata al sostegno delle aziende sane in temporanea difficoltà e, al tempo stesso, modifica il meccanismo
per il ricorso agli investimenti in beni strumentali previsto dalla “nuova Sabatini” con la possibilità per
banche e società di leasing di concedere finanziamenti con autonome provviste, vista la facoltà e non più
l’obbligatorietà di ricorrere al plafond costituito presso la Cassa depositi e prestiti.
Offese di particolare tenuità
Sul fronte giustizia, è entrato in vigore il decreto sulla non punibilità dei reati minori.
Il decreto, nell’ambito dei reati con una pena massima fino a 5 anni o esclusivamente pecuniaria, consente di non punire i comportamenti occasionali e di scarsa gravità. La decisione spetterà, comunque, sempre
al giudice, che dovrà tenere in debito conto anche l`eventuale opposizione della vittima. L’assoluzione per
tenuità del fatto non pregiudica il risarcimento del danno in sede civile.
Il decreto precisa che “l’offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità quando l’autore ha agito
per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali, o ha adoperato sevizie o, ancora, ha
profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, anche in riferimento all’età della stessa” oppure
“quando la condotta ha cagionato o da essa sono derivate, quali conseguenze non volute, la morte o le
lesioni gravissime di una persona”.
Decreto antirerrorismo
Approvato in via definitiva dal Senato anche il decreto antiterrorismo. La legge rafforza la normativa penale in materia di terrorismo internazionale e affida al procuratore nazionale Antimafia il coordinamento
delle inchieste sul terrorismo.
Tra le novità di rilievo del provvedimento l’innalzamento delle pene per il delitto di arruolamento con
finalità di terrorismo anche internazionale, il reato di “organizzazione di trasferimenti per finalità di terrorismo” finalizzato a colpire i foreign fighter, e le sanzioni penali per i cosiddetti “lupi solitari” che
organizzano attentati in Italia. Perseguiti anche chi organizza, finanzia o propaganda viaggi con finalità
di terrorismo, chi si addestra al terrorismo e chi lo fa attraverso strumenti telematici o informatici. La
Polizia postale e delle comunicazioni terrà aggiornata una black-list dei siti internet utilizzati per la
commissione di reati di terrorismo.
maggio 2015 La Rivista - 31
Normative allo specchio
di Carlotta D’Ambrosio
con la collaborazione di Paola Fuso
Le riforme fiscali in Svizzera e in Italia:
tecniche legislative a confronto
Prima di qualsiasi commento è utile offrire una sintesi del “Piano di Riforma III dell’imposizione
delle imprese” in Svizzera. Partiamo con il dire che il perno dell’intera operazione è l’eliminazione
degli statuti fiscali applicati dai Cantoni alle società holding, alle società di domicilio e quelle miste.
Decisione non esattamente economica per il Governo centrale se si pensa che comporterà un aggravio per le casse della Confederazione pari a 1,7 miliardi di franchi l’anno, un miliardo dei quali saranno versati da Berna ai Cantoni a titolo di compensazione
(la somma corrisponde al 50% delle perdite fiscali a loro carico). Sempre a titolo di compensazione, il governo elvetico propone
inoltre di introdurre nuovi strumenti fiscali, quali ad esempio i “licence box”, che consentono un’imposizione privilegiata, ossia più
bassa, dei redditi generati dalla proprietà intellettuale.
Un’altra novità è l’imposta sull’utile con deduzione degli interessi, che dovrebbe sopprimere la differenza tra gli apporti di capitale
interni ed esterni. I cantoni potranno poi abbassare il loro tasso d’imposizione degli utili delle imprese. Berna prevede che il tasso
medio calerà dall’attuale 21,8% al 16%. Il pacchetto contiene anche altre misure, come la nuova imposta sugli utili da capitale
su titoli, che dovrebbe permettere di incassare 300 milioni di franchi l’anno. La riforma prevede anche l’abolizione della tassa
d’emissione sul capitale proprio e modifiche alla compensazione delle perdite.
Quello che abbiamo descritto è una difficile operazione di equilibrio: allinearsi alle direttive europee e mantenere la propria piazza
concorrenziale. Dunque, indotta dall’OCSE e dall’Unione europea, per uscire definitivamente dalle liste nere e grigie, la Svizzera ha
cercato una soluzione che soddisfi le esigenze internazionali e quindi non faccia fuggire le società straniere, che oggi beneficiano
di condizioni fiscali preferenziali rispetto a quelle svizzere, aumentando le loro imposte e che fanno confluire nelle casse federali
circa 4 miliardi di franchi all’anno. Naturalmente la Riforma è oggetto di critiche sia da parte dei Cantoni sia da parte dei partiti
politici, poichè le possibili conseguenze saranno la perdita di posti di lavoro e la perdita di attrattività per molte società straniere.
Per quanto riguarda l’Italia, e la cd. Delega fiscale, la Camera dei deputati nel febbraio 2014 ha approvato il disegno di legge. Il
provvedimento, in Parlamento dal 2012 e sopravvissuto a quattro governi diversi è stato approvato con l’ultimo esecutivo. Dopo
l’approvazione dovevano seguire i decreti attuativi per poi arrivare all’entrata in vigore completa delle nuove norme sul fisco entro
agosto 2016, dunque a 30 mesi dall’approvazione. La legge delega sul fisco ha tra i suoi principi cardine l’uniformità della disciplina degli obblighi fiscali, la semplificazione degli adempimenti da parte dei vari soggetti sottoposti a tassazione e l’armonizzazione
delle funzioni in ottica tributaria. Con la legge delega sul fisco, si dovrebbero stabilire nuovi limiti all’utilizzo del denaro contante,
potenziando, al contempo, i metodi di versamento di tipo elettronico, rafforzando la tracciabilità dei pagamenti e, insieme, portando alla diffusione della fatturazione digitale. Tra le attività: l’incrocio tra i database del fisco sulla contabilità nazionale, con i
dati raccolti dall’anagrafe tributaria, recentemente avviata dalle Entrate.
Sul fronte penale dovrebbero essere rivisti i criteri del sistema punitivo e ridefiniti i reati di evasione ed elusione, secondo principi
più precisi. I desiderata si riferiscono anche alla possibilità di ricorrere alla conciliazione come possibile risoluzione delle controversie con il fisco. I decreti attuativi avrebbero dovuto contenere anche la ridefinizione del peso fiscale sui redditi delle aziende, con la
relativa imposizione da far confluire nell’Ires tramite apposita aliquota proporzionale. E ancora i decreti attuativi avrebbero dovuto
contenere la riforma del catasto attesa da quasi ottant’anni o, quanto meno, i criteri di classificazione dei milioni di immobili
presenti in Italia (si stima che per la nuova definizione per metri quadrati – e non piu’ per vani - serviranno 5 anni).
Il disegno di legge per la delega fiscale contiene anche la previsione di un Codice apposito, in grado di vietare la pubblicità dei
giochi d’azzardo e per il contrasto all’azzardopatia, con un relativo riordino del sistema dei controlli sul sistema degli aggi ai concessionari e sulle possibili sanzioni. Infine, nel ddl delega fiscale, sono presenti alcune norme che ispireranno le future modalità
impositive per il consumo sostenibile. In aggiunta, verranno riviste le accise su prodotti energetici e il gettito derivante da carbon
tax verrà indirizzato a ridurre la tassazione sui redditi. In questo modo, verrà anche recepita la direttiva europea che chiede di
rivedere i meccanismi di imposizione a seconda del tasso di inquinamento.
È evidente come, aldilà del nome, i provvedimenti italiano e svizzero siano lontanissimi. La riforma fiscale III ha iniziato il suo
cammino meno di due anni fa, ha già chiuso la sua fase di consultazione nel gennaio di quest’anno ed entrerà in vigore nel 2019
per motivi di adattamento e di armonizazzione con i vari tax ruling accordati dai Cantoni e la previsione di spesa compensativa
per la Confederazione. Il provvedimento italiano è assolutamente onnicomprensivo e variegato. I decreti di attuazione sarebbero
dovuti entrare in vigore a febbraio di quest’anno, ma è già stata richiesta una proroga di sei mesi con ricadute sulla entrata in
vigore al 2016 ed il problema non sono solo i contenuti (che anche se differenti sarebbero trattati in distinte Commissioni) ma le
lungaggini burocratiche che inevitabilmente impatteranno sulla attuazione dei principi dichiarati nelle delega del febbraio 2014.
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32 - La Rivista maggio 2015
Angolo Fiscale
di Tiziana Marenco
La fata morgana della Revisione della
Convenzione sulla Doppia Imposizione
tra
la Svizzera e l’Italia
a
2 parte
(continua dal numero precedente)
L’impressione che il Protocollo firmato a Milano il 23 febbraio 2015 con la Roadmap on the Way Forward in
Fiscal and Financial Issues sia più vicino all’illusione che non alla realtà di una Revisione della Convenzione, non
cessa neppure leggendo i due ultimi punti della Roadmap:
4. Senza ulteriori commenti alla lista di quelli che sarebbero i punti centrali e strettamente bisognosi di
ammodernamento quali la riduzione del tasso residuo di imposta alla fonte per dividendi e interessi, la
questione della residenza fiscale per casse pensioni per contributi obbligatori e la modernizzazione della
disposizione anti-abuso (cfr. 3), la Roadmap elenca al punto 4 l’imposizione dei frontalieri, “da modernizzare” (il documento utilizza strettamente la forma futura del verbo) introducendo una ripartizione più
moderna (70% per lo Stato di fonte e il resto allo Stato di residenza del frontaliero), fermo restando che in
caso di attuazione di una legge svizzera “contraria all’Accordo tra la Svizzera e l’UE sul libero movimento di
persone” tornerebbe in vigore il vecchio articolo della Convenzione. Non si capisce bene l’interconnessione tra le due fonti, ma probabilmente non si tratta di clausole integrate nel testo dal Ministro svizzero. Si
osserva peraltro che la rinegoziazione delle condizioni di ripartizione dell’imposizione dei frontalieri è di
carattere urgente e che ci si poteva legittimamente attendere che la firma del Protocollo del 23 febbraio
u.s. non venisse apposta dalla Svizzera prima che i due Stati avessero trovato un accordo sulla questione.
5. Last but not least, la Roadmap tratta le black lists italiane sulle quali figura anche la Svizzera: Con l’entrata in vigore del Protocollo del 23 febbraio u.s. la Svizzera sarà stralciata dalle black lists italiane per quanto
riguarda lo stato della politica in materia di scambio di informazioni (lista degli Stati che cooperano o
meno). L’unico vantaggio di questo accordo sembra quindi per il momento quello dell’uguale trattamento
dei conti svizzeri nell’ambito del programma italiano di voluntary disclosure. Per quanto riguarda le black
lists riguardanti le società di capitali e i regimi fiscali privilegiati svizzeri, la Svizzera sarà invece stralciata
solo allorquando avrà eliminato i regimi considerati dannosi (“harmful”) come da trattative con l’UE e
l’OCSE, oppure quando gli stessi saranno stati giudicati fiscalmente non dannosi dall’OCSE o saranno
stati modificati per soddisfare le condizioni poste dalle Istituzioni di cui sopra, alla condizione che nel
frattempo non ne siano stati introdotti altri in sostituzione e che lo Stato contraente non giudichi questi
ultimi dannosi. In sostanza non si fa altro che rinviare alle trattative con l’UE.
6. La Roadmap si conclude con la problematica di Campione d’Italia, l’enclave italiana in Svizzera che si vede
di fatto soggetta alla TVA latente svizzera, e con la dichiarazione di intenti di voler procedere “rapidamente” (termine notoriamente impreciso) nelle trattative.
La conclusione dell’accordo del 23 febbraio u.s., Roadmap inclusa, sembra quindi rispondere più ad un bisogno
dei due Stati di dichiarare di aver fatto progressi che non a genuina volontà di progredire nei rapporti fiscali. Né
tantomeno si può sinceramente sostenere o anche solo sperare che il Protocollo costituisca una vera e propria
svolta nei rapporti economici dei due paesi.
L’Italia e la Svizzera, due Stati che vivono giornalmente l’interscambio, restano quindi, fiscalmente parlando,
anche dopo il Protocollo del 23 febbraio u.s. due Stati sostanzialmente costretti ad aggirarsi.
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maggio 2015 La Rivista - 33
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Riforma del diritto della SA
1a parte
Il 28 novembre 2014 il Consiglio federale ha informato il pubblico della ripresa dei lavori per modernizzare il
diritto della società anonima (SA).
Come si ricorderà, il 21 dicembre 2007 il Consiglio federale aveva pubblicato il “Messaggio concernente la
revisione del diritto della società anonima e del diritto contabile”. Gli obiettivi principali della riforma erano
di migliorare la corporate governance, di prevedere per le SA più flessibilità nella definizione del loro capitale
sociale, compreso gli aumenti e le riduzioni di capitale, di introdurre un nuovo diritto contabile e di adeguare
le disposizioni sull’assemblea generale alle esigenze e abitudini moderne, in particolare permettendo l’utilizzo
dei mezzi di comunicazione elettronici e l’eventuale partecipazione all’assemblea via internet. Nel 2009 il
Consiglio degli Stati aveva già ultimato la relativa deliberazione e accettato le nuove disposizioni proposte dal
Governo svizzero.
L’iniziativa popolare “contro le retribuzioni abusive” o “iniziativa Minder”, depositata il 26 febbraio
2008 da Thomas Minder, cambiava però il corso dei lavori. Il Governo e il Parlamento si videro obbligati
a scindere materie da trattare con maggiore urgenza dalle altre.
In particolare, in estate 2009 fu scorporato e in seguito trattato separatamente il nuovo diritto contabile (gli articoli 957 ss. Codice delle Obbligazioni), deliberato dal Parlamento il 23 dicembre 2011 ed
entrato in vigore il 1° gennaio 2013.
In seguito all’approvazione della “iniziativa Minder” da parte del Popolo e dei Cantoni il 3 marzo 2013,
l’articolo 95 della Costituzione federale è stato completato con un capoverso 3, atto a rafforzare i
diritti degli azionisti delle società quotate in borsa, vietare determinati tipi di retribuzione, introdurre
un obbligo di voto e di pubblicità per le casse pensioni relativo alle azioni di società quotate in borsa
da loro detenute e prevedere nuove disposizioni penali. Su tale base, il Consiglio federale ha adottato
l’ordinanza del 20 novembre 2013 contro le retribuzioni abusive nelle società anonime quotate in
borsa, entrata in vigore il 1° gennaio 2014, le cui disposizioni saranno valide fino all’entrata in vigore
di una relativa legge.
Conseguentemente a tali modifiche dei lavori, nel corso della sua sessione estiva del 2013 il Parlamento
ha rinviato il messaggio e il disegno di legge del 21 dicembre 2007 al Consiglio federale.
Il Governo l’anno scorso ha deciso di riprendere in mano la modernizzazione del diritto delle SA, proponendo, in particolare, di migliorare la corporate governance, anche per le società non quotate in borsa,
semplificare la costituzione delle società, aumentare la flessibilità relativa alla definizione del capitale
sociale e di modernizzare le disposizioni sull’assemblea generale, sempre sulla base delle proposte
fatte nel suo Messaggio del 21 dicembre 2007. Oltre a questo, il Governo vuole (e deve) introdurre una
nuova legge che metta in atto il nuovo capoverso 3 dell’articolo 95 della Costituzione scaturito dalla
“iniziativa Minder” e introduca relativi dettagli e miglioramenti, onde sostituire l’ordinanza del 20 novembre 2013 attualmente in vigore. Inoltre, l’avamproposta vuole correggere alcune sviste contenute
nel nuovo diritto contabile entrato in vigore il 1° gennaio 2013. Il Governo, infine, propone disposizioni
per creare una maggiore trasparenza nel settore svizzero delle materie prime.
La consultazione relativa all’avamprogetto di legge del 28 novembre 2014 è durata sino al 15 marzo
2015. Le prime reazioni da parte di istituzioni, partiti politici e altri addetti ai lavori sono state quasi
tutte negative. Tratteremo alcuni dettagli nel prossimo numero della Rivista.
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maggio 2015 La Rivista - 35
Convenzioni Internazionali
di Paolo Comuzzi
Corte di Cassazione e residenza
fiscale delle persone fisiche:
una recente sentenza
La residenza fiscale delle persone fisiche (ma anche delle persone giuridiche) è uno dei temi centrali del
diritto tributario internazionale (basti dire che le convenzioni contro le doppie imposizioni si applicano
sempre e solo ai soggetti che sono considerati come residenti fiscali1) e quindi è di un certo interesse
vedere cosa abbia detto recentemente la Corte di Cassazione con la sentenza 6501/2015 avente come
data di pubblicazione il 31 Marzo 20152.
E’ cosa nota che la Amministrazione Fiscale italiana conduce una lotta senza quartiere3 a quelle che
anni addietro abbiamo definito “false residenze” e questo per riportare in Italia una importante materia
imponibile che per un lungo tempo è sfuggita completamente a qualsiasi forma di tassazione4 prevista
in materia di redditi.
Commenti
Aspetto preliminare
Prima di entrare nell’esame della sentenza vogliamo ricordare alcuni principi che devono essere evidenti ovvero:
• La norma interna che tratta dei soggetti residenti fiscali (con riferimento alle persone fisiche) è l’articolo 2 del
d.P.R.917/1986 e questa norma parla dei soggetti residenti come di coloro che: a) sono iscritti nella anagrafe della
popolazione residente; b) hanno il domicilio nel territorio dello Stato; c) sono residenti nel territorio dello Stato
con la condizione che questi elementi (tra loro alternativi) si realizzino per la maggior parte del periodo di imposta
(ovvero i famosi 183 giorni);
• A questa norma interna si aggiunge la regola convenzionale tesa a dirimere la questione della eventuale doppia
residenza (ovvero del conflitto tra due Stati che considerano entrambi la persona fisica come un soggetto residente)5;
• Infine (ma questa non è una norma sulla residenza fiscale) esiste il comma 2 bis dell’articolo (2) citato ovvero una precisa
disposizione che fissa una presunzione iuris tantum: mi dici di essere residente in uno Stato che l’Italia considera come
un “paradiso fiscale” ebbene lo devi dimostrare (in sostanza non è l’Agenzia che deve dimostrare che il soggetto è residente in Italia ma è il soggetto che deve dimostrare di non essere residente in Italia6).
Queste sono le condizioni normative interne che fissano il fondamentale criterio della residenza fiscale e quindi della
tassazione che ne consegue ovvero una tassazione che prende in considerazione tutto il reddito della persona fisica
ovunque lo stesso si sia prodotto.
Cosa ha detto la Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione che, sia detto per inciso non cassa decisione della CTR Liguria ma la conferma (e prima CTR
Liguria aveva confermato la decisione della CTP) si fa cura di indicare che:
1. I criteri per la determinazione della residenza fiscale della persona fisica sono dettati nell’articolo 2 del TUIR (come
abbiamo indicato in precedenza);
2. Che si considerano residenti le persone che soddisfano uno dei requisiti previsti nell’articolo 2 del TUIR come
abbiamo indicato in precedenza;
3. Che i requisiti previsti nell’articolo 2 del TUIR sono tra loro del tutto alternativi (come abbiamo avuto cura di
indicare);
4. Che la norma del comma 2 bis è una presunzione relativa (come abbiamo indicato quando abbiamo scritto che si
rovescia l’onere della prova).
Stabiliti questi punti emerge la forza della sentenza che afferma “ … il centro degli interessi vitali del soggetto va individuato
dando prevalenza al luogo in cui la gestione di detti interessi viene esercitata abitualmente in modo riconoscibile dai terzi. Le
relazioni affettive e familiari non hanno una rilevanza prioritaria a fini probatori della residenza fiscale …”.
36 - La Rivista maggio 2015
In buona sostanza prevale il lavoro sugli affetti e quindi possiamo dire che la persona che vive ed esercita in Svizzera la sua
attività professionale anche se in Italia avesse una relazione affettiva (convivenza) o familiare (figli) potrebbe sostenere in
modo del tutto ragionevole, vista la sentenza, che è in Svizzera la sua vera residenza fiscale in quanto egli vive nello stesso
luogo in cui lavora7 e questa considerazione di carattere economico (luogo di lavoro – luogo che genera il reddito) prevale sulla
considerazione di carattere affettivo.
In buona sostanza con la decisione che qui si commenta la Cassazione sembra aver stabilito una relazione gerarchica tra
interessi vitali (economici) e relazioni affettive stabilendo che i primi hanno una prevalenza e che siamo di fronte ad un criterio
che possiamo definire assorbente di qualsiasi altro.
Questa affermazione della Corte di Cassazione non è di poca importanza in quanto viene in conflitto con un precedente
orientamento della stessa (espresso per quanto ci consta almeno in una sentenza del 2011 che è la numero 29576) e quindi si
genera una situazione di incertezza su una materia fondamentale per il diritto tributario e per il gettito.
Questa fondamentale importanza che viene data oggi (con questa sentenza) al centro degli interessi vitali potrebbe condurre
a importanti modifiche anche nell’approccio in verifica in quanto, rovesciando la visione, portare via (all’estero) le relazioni
affettive ma proseguire nel nostro paese una attività di lavoro potrebbe non essere sufficiente per configurare una perdita
della condizione di residente fiscale.
Poi su questo aspetto del centro degli interessi vitali dobbiamo fare qualche considerazione ulteriore in quanto è evidente
che un conto è l’esercizio di una attività di lavoro (sia essa autonoma o ancor meglio dipendente) all’estero e quindi con la
obbligazione di restare in quel posto per quel determinato e preciso tempo (si pensi magari al dipendente che resta per mesi e
mesi in cantieri esteri) ed un conto è essere all’estero (anche se in modo vero) ma “esercitare” un mestiere diverso che potrebbe
identificarsi nella pura percezione di “passive income” senza che il percettore abbia a svolgere alcuna attività gestoria (l’esempio è quello di Mr. X lascia in Italia la convivente e si sposta a Chiasso ma la sua unica attività a Chiasso è attendere i dividendi
della società K residente in altro paese o i redditi del trust cui ha diritto).
Sostenere che anche in questo caso (si è mosso il percettore di reddito di capitale) il criterio del centro degli affari prevale sempre sul
criterio delle relazioni affettive appare almeno azzardato e quindi la materia sarà certamente di oggetto di discussione nel futuro.
Ovviamente tale affermazione vale anche nel caso opposto ovvero per sostenere che un soggetto che viene in Italia sia da
considerare come un soggetto residente fiscale quando si limita a fare da percettore di passive income8 infatti qualsiasi considerazione in merito ai criteri per determinare la residenza fiscale debbono valere secondo un principio a specchio.
Una considerazione ulteriore
La sentenza della Corte di Cassazione mi spinge a formulare una considerazione tecnica ulteriore: quella in merito alla pregiudiziale tributaria ed alla sua necessità che mi pare ormai improrogabile.
Sostenere di essere non residenti in Italia quando tale affermazione non risponde al vero conduce anche al generarsi di fattispecie che sono sanzionate da norme di carattere penale.
Ora proviamo a considerare il caso di un soggetto che si sia visto contestare la sua posizione di residente fiscale e che magari
sia stato condannato (anche se solo in 1° grado) e che oggi veda la Cassazione tributaria mutare il suo indirizzo processuale in
merito ai criteri di determinazione della stessa residenza fiscale e che possa concludere nel senso di averne avuto un pregiudizio (ovvero che possa dire che, se anche al caso di specie si fosse applicato il criterio attuale, egli – contribuente - sarebbe
andato assolto).
La mancanza del collegamento tra i due processi penale e tributario è chiaro che genera una discrasia molto pericolosa che
può dirimersi solo in un modo: a) il fatto si deve accertare sempre in sede tributaria; b) l’elemento soggettivo del reato si deve
accertare sempre e solo nel processo penale (e sorge anche il punto della revisione del processo penale se in sede tributaria
cambiano i requisiti per accertare il fatto).
La importanza del concetto di residenza fiscale non può consentire che vi siano errori o meglio diverse valutazioni di carattere
processuale (ma si pensi al tema estero vestizione oggi di moda).
Conclusione
Si ritiene di poter dire che:
• Allo stato attuale non sia lecito fare una affermazione per cui questa sentenza della Cassazione è da considerare come
indicativa di un preciso mutamento di indirizzo (anche se la questione della residenza fiscale è di tale importanza che
forse un rinvio alle sezioni unite per stabilire un criterio univoco di determinazione della residenza stessa potrebbe anche
essere opportuno) rispetto al passato e questo anche se la sentenza sembra inserirsi nel solco di una giurisprudenza
comunitaria;
• È fondamentale stabilire criteri generali univoci (diciamo pure gerarchici) per determinare la residenza fiscale di un
soggetto persona fisica.
La importanza del tema è poi talmente ampia da spingere ad una riflessione (come quella in materia di scambio di informazioni
su cui abbiamo insistito per anni su queste colonne) sul tema della pregiudiziale tributaria.
Infatti non si applicano alle stabili organizzazioni.
Prendiamo questa occasione anche per fare pubblicità allo splendido sito web della Corte di Cassazione, un sito di facile navigazione
e nel quale è possibile ritrovare tutte le sentenze della Corte stessa.
3
In questa battaglia lo scambio delle informazioni assume (come è ovvio) una importanza fondamentale in quanto è solo entrando in
possesso di elementi di fatto che si accerta la residenza fiscale della persona.
4
In materia di residenza fiscale l’Amministrazione Fiscale Italiana ha scritto molto e molto ha detto anche la giurisprudenza con grande
severità (si veda Cassazione 9319/2006 sulla iscrizione all’AIRE). In ogni caso prima di questa sentenza l’aspetto delle relazioni affettive sembrava avere una certa prevalenza sull’aspetto lavorativo.
5
La norma convenzionale prevale ovviamente sempre sulla norma interna e questa affermazione è ormai cosa evidente ed acclarata.
6
Questa norma consente all’Amministrazione di avere un vantaggio in sede processuale in quanto rovescia l’onere della prova (il soggetto deve dimostrare che non è residente fiscale in Italia non che è residente nello specifico stato estero in cui vive).
7
Questa parola “lavora” genera qualche considerazione ulteriore che esprimiamo in breve in questo contributo.
8
Sarebbe molto interessante vedere qualche interpello su questo specifico punto per vedere come la Amministrazione accoglie
questa sentenza della Corte di Cassazione.
1
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maggio 2015 La Rivista - 37
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L’elefante Invisibile1
di Vittoria Cesari Lusso
Il fattore umano…
Il nostro vivere quotidiano nel terzo millennio è totalmente pervaso di tecnologia. Siamo completamente dipendenti dal
buon funzionamento di macchine, attrezzi, apparecchi, congegni, meccanismi. Dipendiamo da computer, tablet, smartphone,
smartwatch, ecc. per relazionarci al mondo. Da automezzi, treni e aerei per andare al lavoro o in vacanza. Da ascensori per
passare da un piano all’altro. Da sofisticati impianti per fabbricare ogni sorta di merci. Da un’infinità di attrezzature mediche
per diagnosticare e riparare i problemi del nostro corpo. Da centrali di vario tipo per produrre l’energia necessaria al funzionamento di tutto quanto l’uomo ha inventato a partire dall’era industriale. Della tecnologia non si può più fare a meno. La
qualità della nostra vita sembra dipendere essenzialmente dal buon funzionamento delle macchine. Quindi, se queste sono
affidabili, tutto va bene.
Poi succedono fatti come la tragedia dell’Airbus A320 della Germanwings mandato a schiantarsi dal copilota, Andrea Lubitz,
contro una parete rocciosa delle Alpi francesi. E allora ci ricordiamo di una cosa fondamentale: la nostra vita non dipende solo
dall’affidabilità delle macchine, ma anche (e soprattutto) dall’affidabilità del fattore umano.
Mentre scrivo siamo vicini alla Pasqua. Alle nostre latitudini il significato religioso della ricorrenza è, di fatto, alquanto sbiadito. Sempre più la festività pasquale – al pari di altre ricorrenze civili o religiose - diventa un’occasione di turismo di massa. Le
autostrade si intasano e gli aeroporti pullulano di esseri umani in transito verso le più svariate mete.
E chi ha deciso di prendere l’aereo, che cosa si domanda in questi giorni? Non tanto se il velivolo su cui sta per imbarcarsi è
in perfette condizioni, ma piuttosto se l’equipaggio a cui affida la propria vita è in perfetta salute fisica e psichica. Per quanto
concerne le macchine, i costruttori sono riusciti non solo a perfezionarle, ma altresì a portarle a un elevato standard generale
di affidabilità. Diverso è per il fattore umano. La sua qualità e il suo grado di affidabilità possono variare notevolmente da un
essere all’altro (fattore questo che le ideologie pseudo-egualitaristiche hanno trasformato in elefante invisibile).
Viaggiare con mezzi pubblici via terra, mare o cielo vuol dire affidarsi ad autisti, piloti e capitani. Le nostre chance di arrivare
felicemente a destinazione variano di molto a seconda che ai comandi ci sia un Chesley Sullenberger, detto Sully (il pilota che
nel gennaio 2009 riuscì a fare ammarare il suo aereo in avaria sul fiume Hudson, salvando la vita a tutti i passeggeri), oppure
un Andreas Lubitz o ancora un certo capitan Schettino
Ma non è soltanto nel campo dei trasporti che la qualità del fattore umano gioca un ruolo fondamentale. In tutti i settori
in cui a un uomo o a una donna è affidata la responsabilità di altri esseri umani, le qualità del “capitano” sono determinanti.
In campo educativo, gli effetti sugli allievi e studenti sono ben diversi a seconda che questi abbiano a che fare con insegnanti
entusiasti, motivati, competenti sul piano culturale e relazionale, oppure con figure pigre, apatiche e mediocri culturalmente.
Nell’amministrazione pubblica, i servizi offerti ai cittadini cambiano radicalmente in funzione delle competenze e dei valori di
cui sono portatori i diversi funzionari.
Nelle imprese e organizzazioni di vario tipo, l’atmosfera di lavoro e le prospettive di successo individuali e collettive sono
strettamente legate alle competenze e alle qualità umane dei vertici.
Le stesse considerazioni valgono anche in ambito familiare. Ci sono figli più fortunati di altri. Non perché provengano da
famiglie più ricche, ma perché sono stati cresciuti da adulti equilibrati sul piano emotivo, responsabili e seriamente impegnati
nella complessa missione di educatori.
Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur
muovendosi tra la folla con al
sua imponente mole passava
comunque inosservato. Come
se fosse invisibile…
1
Certo, i genitori non possono essere scelti, ma i collaboratori sì. Allora diventa legittima la domanda: come mai non di rado le
persone ai vertici di imprese, di amministrazioni pubbliche, di enti educativi non accordano sufficiente attenzione alla qualità
del fattore umano? Tale qualità è fatta, oltre che di competenze specifiche, di resilienza in situazioni di stress, di intelligenza
emotiva e relazionale, di capacità e coraggio di fronte alle inevitabili difficoltà e frustrazioni. Doti che evitano alle persone di
farsi risucchiare dai gorghi infernali della rabbia e dell’odio contro il mondo.
Nel caso del copilota dell’Airbus A320 ho trovato vergognoso che l’amministratore delegato della Lufthansa si sia affrettato a
dichiarare spudoratamente alla stampa che Lubitz era idoneo al volo al 100%. Idoneo probabilmente sul piano delle competenze tecnologiche, ma certo non dal punto di vista del fattore umano. E di questo era possibile accorgersene.
Da notare, per inciso, che una parte della stampa italiana è sembrata quasi compiacersi delle responsabilità di personaggi
tedeschi in tale orrenda sciagura. Anche loro non sono perfetti, è stato sottolineato, con sciovinismo stupido e meschino,
oltreché di pessimo gusto.
Comunque sia, in ogni paese affidare la responsabilità di altri esseri umani a una persona che non abbia i necessari requisiti tecnici e psicologici è un atto disonesto, sciagurato e una grave colpa nei confronti della collettività.
[email protected]
maggio 2015 La Rivista - 39
Posticipata al 30 giugno la scadenza per partecipare al
Concorso per giovani
Una Svizzera senza italiano?
Il Forum per l’Italiano in Svizzera lancia un concorso indirizzato alle e ai giovani residenti in Svizzera, con lo scopo di rendere visibile e valorizzare la presenza
dell’italiano nel contesto del plurilinguismo elvetico. E dato che, spesso, ci si rende pienamente conto del valore di qualcosa soltanto quando la si è persa, i/le
partecipanti sono chiamati/e a immaginare una Svizzera… senza l’italiano, senza le e gli italofoni, senza il Ticino e il Grigioni italiano.
Abiti in Svizzera? Conosci il tuo paese? Hai mai pensato a cosa succederebbe se la Svizzera smettesse di parlare italiano? A una Svizzera senza
la galleria del S. Gottardo o senza la Sonnestübe? A una Svizzera senza la cultura italiana? Forse no… Noi ti chiediamo di provare a farlo!
A chi si rivolge
A giovani svizzere/i o residenti in Svizzera, in età compresa tra gli 11 e i 15 anni (categoria A) e tra i 16 e i 19 anni (categoria B).
Quando si svolge
Le candidate e i candidati sono invitati/e a far pervenire la loro opera tra il 1 febbraio 2015 e il 30 giugno 2015, per posta, all’indirizzo:
Forum per l’italiano in Svizzera
c/o Cattedra Letteratura italiana - Lehrstuhl Crivelli
Romanisches Seminar der UZH
Zürichbergstrasse 8
8032 Zurigo
Come funziona
Le/i partecipanti potranno svolgere il tema ricorrendo alla forma espressiva che prediligono: video, disegno, scrittura, fotografia. Si prega di
prestare attenzione al regolamento del premio per quanto concerte le modalità di elaborazione.
Premi - Categoria A (11-15 anni)
Primo Premio: 1 pernottamento per 2 persone presso il Boutique Hotel La Rocca (Ronco s. Ascona)**** nella seconda parte del Film Festival
di Locarno, e 2 biglietti per il Festival.
Secondo Premio: 1 pernottamento per 2 persone presso l’Hotel Dante Center**** di Lugano incluse 2 Ticino Discovery Card (www.ticino.ch/cartaturistica).
Terzo Premio: 1 iPad Air 2
Quarto Premio: Buono libri del valore di Fr. 200.Premi - Categoria B (16-19 anni)
Primo Premio: Borsa di studio per un corso di italiano di 2 settim. all’Istituto Italiano di Firenze, viaggio e alloggio compresi (1 persona)
Secondo premio: Partecipazione al programma Cinema e gioventù del Film Festival di Locarno, della durata di 11 giorni.
Terzo Premio: 1 pernottamento nel fine settimana per 2 persone all’Hotel Bellevue *** di San Bernardino.
Quarto Premio: Buono libri del valore di Fr. 200.Premiazione
La premiazione avrà luogo durante il mese di ottobre 2015. I nomi dei vincitori o delle vincitrici verranno pubblicati sul sito internet del Forum entro il 1 settembre 2015.
Sponsor
Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport TI
Dipartimento dell’educazione, cultura e protezione dell’ambiente GR
Radiotelevisione svizzera di lingua italiana
Migros Ticino
Istituto italiano di Cultura (Zurigo)
Ticino Turismo
Festival internazionale del Film di Locarno
Ticino Discovery Card
Boutique Hotel La Rocca (Ronco s. Ascona)****
Hotel Lugano Dante Center****
Associazione librai della Svizzera italiana
Tutte le informazioni sulle attività del Forum e il regolamento del concorso si trovano su: http://www.forumperlitalianoinsvizzera.ch/
40 - La Rivista maggio 2015
Per chi suona
il campanello
di Mirko Formenti
Cosa ci fai in Norvegia?
Ma non è curioso che la maggior parte delle organizzazioni religiose del mondo si impegni
così tanto a contrastare attivamente lo sviluppo dell’accettazione dell’omosessualità?
Voglio dire, al di là dei fanatici, che non vanno neanche considerati, quanti sono quelli che, magari riferendosi
vagamente ad una religione in cui si riconoscono in una qualsiasi misura più o meno giustificata, confondendo più
o meno consapevolmente concetti come «Dio» e «Natura» si appellano a qualche ragione tipo «Non è omofobia, è
solo che la natura vuole che ci siano uomo e donna, maschio e femmina, altrimenti non funziona, non si può fare,
è contro natura, non va bene, non siamo stati creati per questo!».
MA! Come, mi chiedo, come possono costoro soffermarsi su tali bazzecole, quando esistono delle violazioni della
legge naturale ben più eclatanti, aberrazioni della più profonda natura umana che restano impunite? Il volo!
Prendiamo il volo (voglio dire, prendiamo: il volo), il fatto che l’uomo possa oggi salire su un demoniaco trabiccolo
e…volare! Allora, come la mettiamo con il volo? Genocidi e stermini passano del tutto in secondo piano: è forse
naturale che un uomo voli? Esiste forse un più odioso esempio di quell’empia superbia che conduce l’uomo a
violare i limiti a lui imposti? Vuoi che se il buon Dio (leggi: Allah, Adonai, eccetera eccetera) avesse voluto che
volassimo, non ci avrebbe piazzato due belle alucce sulle spalle?
O tempora, o mores! Dove sono finiti i nostri vecchi, sani principi? Li ricordate ancora, i bei tempi, quando i
giovanotti boriosi che si facevano le ali di piume e di cera finivano ancora per riceversi una sonora sculacciata
divina, precipitando in mare restandoci secchi? Quello sì che era un sano spirito di religiosità, mica come questi
smidollati che al massimo rabbrividiscono a vedere due maschietti sbaciucchiarsi sull’autobus, e intanto sulle loro
teste sfrecciano indisturbati gli abomini umani, queste offese volanti alle leggi offerte da Dio al nostro universo!
E c’è chi si ostina ad arrampicarsi sui vetri sostenendo che tali leggi determinate per regolare la nostra vita siano poi
quelle fisiche, all’interno delle quali l’uomo è libero di muoversi come meglio crede: nel senso che, se Dio ci ha dato le
leggi fisiche, l’uomo, se ci riesce, è libero di sfruttarle per ampliare il suo raggio di azione, e a quel punto diventa un
discorso di limiti, quindi un discorso etico – beh, certo, di fronte al processo di propulsione all’idrogeno liquido, avvicinarsi ad un altro essere umano e sbaciucchiarselo è una forzatura che si rende di primo acchito molto più evidente; lo
capisco, sul serio, come capisco che un bacio tra due uomini sia incredibilmente più in palese conflitto con la natura
che non una reazione nucleare controllata, ma è solo una questione di superficialità, vi prego, cercate di seguirmi!
Perché poi, a pensarci bene, ci sarebbe anche la faccenda delle barche. Hey, ma vuoi che se il buon Dio avesse
voluto che attraversassimo i mari non ci avrebbe dato un bel paio di branchie? E le macchine? Dio mio, le macchine? Le macchine, proprio quelle che usate ogni santo giorno, come la mettiamo con le macchine? Che, se noi
si dovesse per natura tirare ai centoventi, vuoi che non si sarebbe tutti quanti a quattro zampe come i ghepardi?
Ma gli occhiali? No, dico, gli occhiali? Tu, empio di un lettore quattrocchi, come puoi professarti religioso e poi
andartene in giro con quel segno del demonio appollaiato sul naso? Che, non ti stava bene la miopia che l’Onnivedente ti ha appioppato? Tanto vale che ti ripassi il tuo dentista, a questo punto, tanto eri già condannato in
partenza, hai sgarrato, amico, la vedi, la linea della natura? Ecco, tu sei fuori, ingenuo di un occhialuto – buttale,
quelle lenti aberranti, riscopri la santità del tuo corpo originario! Butta via quei vestiti! Ma vuoi che se il buon Dio
avesse voluto coprirti non saresti pieno di peli? Come, sei in Norvegia e hai freddo? Ma il punto è: cosa cavolo ci
fai in Norvegia? Ma non te l’hanno detto che l’uomo è nato in Africa? Ma non ti è mai passato per la testa che se
la natura avesse previsto di farti vivere in quella in terra benedetta in cui ti trovi forse saresti nato alce? Perché
mai bisognava violare i confini climatici per i quali siamo stati appositamente programmati?
Così non va, non va davvero! Dove ci porterà questo progressivo allontanamento dalla nostra natura? Che, vogliamo forse arrivare anche a sconfiggere il cancro, dico io? Altro che scienze e tecnologie tentatrici e devianti,
qui c’è da invertire la marcia, ritornare indietro, alla nostra natura di esseri umani, creature generate per essere
esseri umani, solo umani.
Scimmie! Dovremmo tornare ad essere come queste creature benedette nella loro naturalità, facendo finalmente
felici le varie divinità omofobe ed i loro omofobi ministri in terra (che esistono anche scimmie “ricchione” NON
DITEGLIELO, per l’amor del cielo!).
maggio 2015 La Rivista - 41
Dalla Svizzera degli Stati a quella federale
Dal “tradimento” di Novara
alla spedizione di Chiasso
di Tindaro Gatani
Luigi XII travolge i Veneziani nella Battaglia di Agnadello (14 maggio 1509). Scena immaginaria di Pierre-Jules Jollivet (1794-1871).
Gian Giacomo Trivulzio, divenuto reggente del Ducato di Milano, si fece
tanto detestare dal popolo da fargli
desiderare persino il ritorno dell’odiato
Ludovico il Moro, il quale, reclutato un
esercito di mercenari tra cui circa 8.000
svizzeri, ai primi di febbraio del 1500, da
Bressanone si mosse verso Como, dove
fu acclamato come liberatore dalla popolazione. Quindi, senza lasciare il tempo al Trivulzio di preparare un’adeguata
difesa, si mise in marcia verso Milano,
dove entrò il 5 febbraio, accolto da un
popolo giubilante.
42 - La Rivista maggio 2015
L’ombra del tradimento di Novara
Lasciata la città in mano al fratello, il potente e abile cardinale Ascanio Maria Sforza
(1455-1505), il Moro andò, quindi, a rioccupare Vigevano e Novara, dove fu costretto a
rinchiudersi dall’arrivo di una nuova armata
francese, comandata sempre dal Trivulzio,
formata da 1.500 lance, 6.000 fanti francesi
e 10.000 svizzeri. Cominciarono allora dure
e lunghe trattative tra gli Svizzeri che militavano nei due campi opposti. Lo scontro
non ci fu, ma il duca di Milano, il 10 aprile 1500, fu fatto prigioniero, trasferito in
Francia e rinchiuso nella fortezza di Loches,
dove sarebbe poi morto il 27 maggio 1508.
Sul reale svolgimento dei fatti che portarono a quella cattura, ancora oggi gli storici
non sono tutti concordi. C’è una versione
secondo la quale gli Svizzeri al servizio
del Moro, «sobillati dai loro compatrioti al
servizio di Luigi XII», con la scusa che non
erano stati pagati puntualmente, si misero
a tumultuare e quindi si ammutinarono,
rifiutando di imbracciare le armi, anzi invitarono i Francesi ad attaccare la fortezza di
Novara. Un’altra versione, quella più attendibile, parla, invece, di un duro intervento
della Confederazione, che, per evitare un
feroce scontro tra Svizzeri, intimò ai mercenari al soldo del Moro, arruolati senza
l’approvazione dei singoli Cantoni, di far
immediato rientro in patria. L’unica concessione fatta al duca fu di poter abbandonare
Novara travestito da svizzero.
Il 10 aprile si formò una lunga processione
di Svizzeri, che uscivano dalla città tra due
ali di migliaia di soldati francesi e svizzeri,
ben attenti a non farsi sfuggire il duca, che
fu tradito da una spiata e catturato. Sulla
faccenda ci furono molte illazioni, riguardanti le compiacenze e le complicità di diversi personaggi. Alla fine, l’unico colpevole
risultò un certo Turmann, «un forestiero tollerato a Uri», che «marciava nella seconda o
terza fila dietro al Moro e che, avendo egli
udito il balivo di Dijon, Bessey, promettere
che avrebbe sborsato 500 scudi [c’è chi parla, addirittura, di 30.000 scudi] a colui che
avesse additato il Moro, per mera cupidigia
di denaro aveva fatto il gesto rivelatore». Il
duca fu, quindi, «immediatamente strappato dai ranghi svizzeri… Il Turmann, dapprima
condannato in contumacia alla decapitazione, rimpatriò solo due anni dopo, quando
ritenne di essere dimenticato o perdonato…
fu, però, preso e squartato» (BERTOLIATTI
Francesco, Le ricerche storiche del fogto di
Mendriso, Felice Zelger, e le nuove fonti sul
tradimento di Novara, in «Rivista storica
svizzera», 1(1951), pp. 93-95).
La questione principale era, e rimase per secoli ancora, se si fosse trattato di delazione
di un solo uomo o tradimento concordato
tra gli Svizzeri e Gian Giacomo Trivulzio.
Tra i difensori dell’onore elvetico troviamo
l’anonimo Dotto Signor W., che, tra l’altro
scrive che gli Svizzeri al servizio del Moro
«servivano senza il permesso, anzi contro
la volontà dei loro Cantoni… Dovevano essi
forse continuare nella disubbidienza, e imbrattarsi quali ribelli nel sangue delle truppe» della loro stessa patria «le quali vedevano spiegate avanti a loro?».
Gli Svizzeri visti da Machiavelli
Per il Dotto Signor W., pseudonimo dietro
cui si cela un alto ufficiale svizzero, al servizio del regno borbonico in Sicilia, si era
trattato, insomma, solo di ubbidienza «ai
comandanti del loro legittimo governo» e
non di un «barbaro tradimento» come lo
chiamano il Guicciardini e altri storici.
Il duca era stato tradito, dunque, «non
dagli Svizzeri, ma da un solo svizzero. L’infame Turmann del Cantone di Urania» e la
sua stessa «famiglia domandò e ottenne di
potere cambiare fino anche il cognome, per
cancellare ogni memoria di tanta infamia».
Il Dotto Signor W., conclude, quindi, scrivendo ancora: «Il delitto di un uomo non
deve imputarsi a una intera Nazione. Gli
Svizzeri alla fine non godono del privilegio,
che non ha nessuna Nazione, di essere tutti
Ritratto di Niccolò Machiavelli (1469-1527), opera di Santi di Tito
(1536-1603), conservato a Palazzo Vecchio di Firenze.
perfetti, e l’esemplare castigo dato al traditore li giustifica pienamente» ([IL DOTTO
SIGNOR W…], Risposta a varie imputazioni
che si danno dagli scrittori e specialmente
dal Muratori agli Svizzeri, Palermo 1788).
L’onta del tradimento, se tradimento ci fu,
sarebbe stata lavata dagli Svizzeri restituendo, nel 1512, il Ducato a Ercole Massimiliano Sforza (1493-1530), figlio di Ludovico il Moro e di Beatrice d’Este. Il ritratto
più autentico e puntuale della forza militare
della Confederazione di quel tempo è quello che ci ha lasciato Niccolò Machiavelli
(1469-1527), che, in tutte le sue opere non
tralasciò mai occasione per parlare degli
Svizzeri. Ne Il Principe dice che essi «sono
liberissimi e armatissimi». Nel primo libro
Dell’arte della guerra parla di loro «come
nati e allevati sotto leggi, ed eletti dalle
comunità secondo la vera elezione». Nel
Ritratto della Magna (Alemagna) dice che
«sono ancora nemici de’ Svizzeri tutti quelli
uomini delle comunità che attendono alla
guerra, mossi da una invidia naturale, parendo loro di essere meno stimati nelle armi
che quelli». Altrove, li definisce «bestiali, vittoriosi e insolenti» e «noi altri d’Italia poveri,
ambiziosi e vili».
Come segretario del Consiglio dei Dieci
della Repubblica fiorentina, nel dicembre
del 1507, Machiavelli era stato mandato a
parlamentare con Massimiliano I d’Asburgo,
in procinto di assumere la carica di imperatore del Sacro Romano Impero, che avrebbe
ricoperto dal 4 febbraio 1508 alla sua morte
avvenuta il 12 gennaio 1519. Per raggiungere Massimiliano I, sempre in movimento,
il Segretario fiorentino era stato costretto
a intraprendere un lungo viaggio, che comprese anche il tratto da Ginevra a Costanza,
per poi proseguire il suo cammino e, quindi, giungere, l’11 gennaio 1508, a Bolzano,
dove la Corte imperiale si era stabilita nel
corso di quell’inverno. In sei giorni di viaggio attraverso il Paese, egli ne approfittò per
raccogliere notizie riservate sul Paese e «sul
corpo principale degli Svizzeri», che «sono XII
comunanze collegate insieme, le quali chiamano Cantoni». Machiavelli passa quindi a
descrivere le pressanti manovre messe in
atto sia dall’Imperatore Massimiliano I sia
dal Re di Francia Luigi XII per attirare ciascuno dalla sua parte gli Svizzeri, tra l’atro,
scrivendo: «Il Re di Francia» promette «troppo denari» e «il Re dei Romani» (Imperatore) offre «denari anche lui». «E così ognuno
maggio 2015 La Rivista - 43
Così potrai o del digiuno trarti
O cader con più merto in quelle parti.
(Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Canto XI
stanza 77)
Come il Ticino divenne svizzero
Ercole Massimiliano Sforza (1493-1530), ritratto
giovanile di Ambrogio de Predis (1455 circa-dopo
il 1508).
giudica» che, fino a quando «all’Imperatore
non manchi denari, non li possa mancare
Svizzeri», i quali prendono i soldi dall’uno e
dall’altro, facendo in modo, quando è loro
possibile, di non combattere per nessuno
dei due. Infatti: «La difficoltà che fanno con
il Re dei Romani sono che non vorrebbero
essere contro la Francia, ma servirlo altrove».
I mercenari Svizzeri erano tanto apprezzati e richiesti perché erano «i maestri delle
moderne guerre» e la loro potenza militare
era sbalorditiva, potendo, i Cantoni con i
loro alleati e sottomessi, mandare al servizio dei vari Paesi europei circa 40.000
soldati, e mobilitare in patria, nello stesso
tempo, più di 100.000 uomini, facendo del
loro territorio un’unica fortezza invincibile. Le mire espansionistiche degli Svizzeri
e le loro continue discese in armi in Italia,
avrebbero, intanto, provocato una famosa
invettiva di Ludovico Ariosto (1474-1533),
nella quale li esorta piuttosto che a cercare
fortuna in Lombardia ad andare a combattere contro i Turchi:
Se ‘l dubbio di morir nelle tue tane,
Svizzer, di fame, in Lombardia ti guida,
E tra noi cerchi o chi ti dia del pane
O, per uscir d’inopia, chi t’uccida;
Le ricchezze del turco hai non lontane;
Caccial d’Europa, o almen di Grecia snida.
44 - La Rivista maggio 2015
Nella guerra tra Francia e Ducato di Milano
s’innesta, per quanto riguarda la Confederazione, anche una controversia doganale.
Nel 1499, Ludovico il Moro aveva sospeso agli Svizzeri i vecchi privilegi, concessi
sulla piazza milanese e in Lombardia dai
suoi predecessori. I Confederati erano sicuri di riottenere quelle concessioni da Luigi
XII. Dopo essere divenuto duca di Milano
con il loro decisivo contributo, nemmeno
il re francese mostrò, però, l’intenzione di
mantenere le promesse fatte, sia in merito
ai privilegi commerciali sia alle concessioni territoriali in Ticino. Anzi, per prevenire
un’eventuale occupazione svizzera di quelle
terre, Luigi XII si era premurato, ancora prima della cattura del Moro, di far presidiare
la fortezza di Bellinzona da 1000 suoi uomini, che, nell’inverno 1499-1500, furono costretti da una rivolta popolare a rinchiudersi
nella murata e nel castello di Sasso Corbaro,
che, insieme a quelli di Montebello e di Castelgrande, faceva della città una fortezza
inespugnabile.
Alla notizia, che il 10 aprile 1500, i Francesi avevano catturato Ludovico il Moro a
Novara e marciavano vittoriosi su Milano,
i Bellinzonesi erano molto preoccupati per
le eventuali rappresaglie della guarnigione rinchiusa a Sasso Corbaro in attesa di
rinforzi. Arrivarono, però, prima i mercenari svizzeri, che avevano servito il Moro
a Novara, in maggioranza urani, svittesi e
untervaldesi, richiamati in patria dai rispettivi Cantoni. Poiché, da mesi, non avevano
ricevuto la paga, erano quasi allo sbando
e stavano per ritornare a casa più poveri
di quando erano partiti. Al loro ingresso a
Bellinzona furono accolti con molta compiacenza dagli abitanti, che chiesero loro
protezione, dichiarandosi disposti a un atto
di sottomissione in cambio di aiuto per cacciare via la guarnigione francese che, dopo
qualche giorno, fu costretta a lasciare la
città per fare ritorno in Lombardia.
Uri, Svitto e Unterwalden, che non si
aspettavano di conquistare così facilmente
quella piazzaforte, tanto importante alla
loro espansione verso il sud delle Alpi, si
rifiutarono poi di restituirla al Ducato di
Milano, costringendo, anzi, Luigi XII, con il
Trattato di Arona dell’11 aprile del 1503,
a riconoscere loro non solo il possesso di
Bellinzona, ma anche quello della Valle di
Blenio e della Riviera, dove i rappresentanti dei tre Cantoni furono accolti più da liberatori che da conquistatori. Nel 1506, le
tre fortezze della città prendevano il nome
dei tre Cantoni sovrani, donde castello di
Uri (Castel Grande), di Svitto (Montebello)
e di Unterwalden (Sasso Corbaro), conservati ancora oggi.
Nel 1508, l’imperatore Massimiliano I
avrebbe riconfermato ai tre Waldstätten il
possesso di quel feudo imperiale. I Cantoni
francofili, con Berna in testa, non volendosi inimicare Luigi XII, al quale fornivano
già ingenti truppe mercenarie, «si tennero
fuori dalla vicenda» e quindi sarebbero stati poi esclusi dall’amministrazione di quei
baliaggi. Gli equilibri europei erano, intanto, stati sconvolti, ancora una volta, con
l’elezione, il 1° novembre 1503, di papa
Giulio II (1443-1513), nato Giuliano della Rovere, successo sul soglio di Pietro al
discusso pontificato di Alessandro VI (Rodrigo Borgia, pontefice dal 1492 al 1403)
e a quello brevissimo di Pio III (Francesco
Todeschini Piccolomini, dal 22 settembre
al 18 ottobre 1503). Il nuovo Pontefice era
nipote di Sisto IV (Papa dal 1471 al 1484),
da cui prende nome la Cappella Sistina, da
lui fatta costruire, poi affrescata da Michelangelo proprio sotto il pontificato di
Giulio II, che, tra le sue priorità, ebbe appunto anche l’abbellimento artistico delle
Chiese di Roma.
La Lega di Cambrai
Giulio II, che la storia ricorda anche come
il Guerriero o il Terribile, svolse un ruolo di
primo piano nelle guerre italiane del Rinascimento, che vanno inquadrate nella lotta
per la supremazia in Europa e che videro, più
Massimiliano I d’Asburgo (1459-1519), ritratto
di Albrecht Dürer (1519). Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Ludovico il Moro (1452-1508) nella Pala Sforzesca, Pinacoteca di Brera, Milano.
volte, i vari regnanti rovesciare le loro alleanze. Al centro del contenzioso c’era anche
la Serenissima Repubblica di Venezia che,
al culmine della sua espansione di terraferma, doveva difendere i suoi territori, che
andavano dal Cadore alla Lombardia, dalla
Romagna alla Puglia, conquistati ai danni
rispettivamente dell’Austria, del Ducato di
Milano, dello Stato della Chiesa e del Regno
di Napoli. Agli inizi del 1508, Massimiliano
I, in viaggio verso Roma per l’incoronazione imperiale, chiese di poter attraversare il
territorio della Serenissima accompagnato
dal suo esercito. Il Senato veneto si dichiarò
disposto a scortare l’Imperatore, ma non a
permettere il transito delle sue truppe. Ne
nacquero dissapori e contrasti, che portarono alla sconfitta di un distaccamento imperiale nella battaglia di Rusecco nel Cadore
(2 marzo 1508). Appena giunto a Roma,
Massimiliano I e papa Giulio II, già furioso
per le conquiste venete in Romagna, concordarono un’azione comune contro la Serenissima. Il 10 dicembre dello stesso anno,
i rappresentanti del Sacro Romano Impero,
della Spagna, della Francia, dei duchi di Ferrara, di Mantova e di Savoia, d’intesa con il
Re d’Ungheria, stipularono una Lega segreta
antiveneziana che, dal nome della località
delle trattative, fu chiamata Lega di Cambrai, borgo del nord-est della Francia. Quel
patto prevedeva, in caso di vittoria, la spartizione dei domini veneziani:
• All’imperatore Massimiliano I sarebbe
andato il Veneto fino a Rovereto, il
Friuli, l’Istria con Gorizia e Trieste;
• a Luigi XII Re di Francia e duca di Milano, i territori di Cremona, di Crema, di
Brescia, di Bergamo e Ghiara d’Adda;
• a Giulio II le città di Ravenna, di Cervia,
di Rimini, di Faenza e di Forlì;
• al duca di Ferrara, Alfonso I, la regione
del Polesine;
• al duca di Mantova, Francesco II Gonzaga, le città di Peschiera, di Asola e
Lonato;
• al duca di Savoia, Carlo III, l’isola di
Cipro;
• al Regno d’Ungheria, la Dalmazia;
• al Re d’Aragona, Ferdinando II il Cattolico, reggente di Castiglia, e Re di
Napoli come Ferdinando III, le città di
Trani, di Brindisi, di Otranto, di Gallipoli
e alcuni porti della Puglia appartenenti
a Venezia.
Il 23 marzo 1509, alla Lega di Cambrai,
avrebbe aderito ufficialmente anche papa
Giulio II, che, il successivo 23 aprile, lanciò la scomunica contro la Serenissima.
Fu a questo punto che entrò in scena
Matteo (Matthäus) Schiner o Schinner,
principe-vescovo di Sion, che ottenne la
promessa dei Cantoni di mandare 6.000
mercenari al servizio di Giulio II, che era
già strettamente legato a questi soldati
sin da quando, nel 1506, aveva arruolato
150 svizzeri a difesa della sua persona e
della Chiesa di Roma, dando l’avvio alla
creazione della famosa Guardia svizzera
in Vaticano. Il 1° maggio 1509, il Re di
Francia si pose alla testa della cosiddetta Guerra della Lega di Cambrai e marciò
contro Venezia.
Una parte del suo esercito era agli ordini
di Gian Giacomo Trivulzio, che comandava 500 lance francesi e 6.000 svizzeri.
Dopo essere stati sconfitti, il successivo
14 maggio, nella battaglia di Agnadello
(Gera d’Adda), i Veneziani, sciogliendo le
città dall’obbligo di fedeltà, cominciarono
il loro ripiegamento, per concentrarsi alla
difesa della Laguna. Il 17 maggio, Bergamo
mandò le chiavi della città a Luigi XII. Il
24 successivo Brescia, Cremona e Crema si
consegnarono ai Francesi, che avanzarono
conquistando quasi tutti i territori veneti di terraferma. Con il nemico, ormai alle
porte, Venezia si mosse su due fronti: da
una parte, in nome dell’importante scambio commerciale, tentò persino di chiedere
aiuto ai suoi storici nemici, gli odiati Turchi; dall’altra, il 20 giugno 1509, decise di
inviare suoi ambasciatori a Giulio II per
comporre il contenzioso sulle terre di Romagna e metterlo in guardia contro le pretese espansionistiche di Luigi XII in Italia.
Fu un’ambasceria fruttuosa, che alimentò
i crescenti contrasti tra il Papa e il Re di
Francia, che portarono, il 24 febbraio 1510,
allo scioglimento della Lega di Cambrai e
quindi all’inversione delle alleanze.
La Spedizione di Chiasso
Di fronte alle minacce di Luigi XII, Giulio II tolse la scomunica alla Serenissima
maggio 2015 La Rivista - 45
e se la fece alleata contro il nuovo comune nemico. L’accordo prevedeva anche la restituzione dei territori pontifici
occupati dai Veneziani. Il Re di Francia,
d’intesa con l’imperatore Massimiliano
I d’Asburgo e il duca di Ferrara Alfonso I d’Este, rimasti ancora al suo fianco, cercò allora di combattere il Papa
sul piano religioso. Per intimorirlo con
la minaccia di uno scisma, il 10 agosto
1510, Luigi XII, fece riunire un sinodo di
vescovi francesi a Tours, che, il 16 maggio 1511, avrebbero indetto a Milano un
concilio, che si aprì poi, nel novembre di
quell’anno, a Pisa, con la partecipazione
di quattro cardinali e di diciotto vescovi
e abati in larga maggioranza francesi.
Si trattò, come fu ribattezzato con disprezzo dalla Chiesa di Roma, di un Conciliabolo itinerante in quanto, dopo Pisa,
esso si riunì prima a Milano, poi ad Asti
e infine a Lione. Papa Giulio II rispose
lanciando la scomunica contro Luigi XII
e tutti partecipanti a quel Conciliabolo. Accogliendo l’appello del Papa che,
al grido di «fuori i barbari dall’Italia!»,
aveva lanciato la sua crociata contro i
Francesi, nella Dieta di Lucerna del 31
luglio 1510, gli Svizzeri autorizzarono la
partenza per l’Italia, sotto le rispettive
insegne cantonali, dei 6.000 mercenari
reclutati da Matteo Schiner (1465 circa-1522), che aveva ottenuto anche
l’impegno di far dichiarare traditori della patria svizzera quanti di loro fossero
andati al servizio di Luigi XII (DURRER
Robert, Die Schweizergarde in Roma
und Die Schweizer in Päpstlichen Diensten, Lucerna 1927, p. 52). Per evitare
un primo impatto con quelle francesi,
stazionanti nel Ticino, i Cantoni decisero, allora, di far marciare le loro truppe
attraverso la strada del San Bernardo, la
Savoia e il margraviato del Monferrato,
da dove avrebbero poi raggiunto il teatro delle operazioni allora in corso in
Romagna. Charles d’Amboise Signore
di Chaumont (1473-1511), succeduto a
Gian Giacomo Trivulzio come governatore di Milano, avvertito per tempo dalle
sue spie, marciò allora su Torino per impedire il passo agli Svizzeri.
I primi contingenti di mercenari, in attesa di ordini, restarono accampati nel
luogo di raccolta di Martinach (Martigny). Nell’impossibilità di seguire il
percorso stabilito, gli Svizzeri decisero
di far marciare gli altri contingenti via
Gottardo-Bellinzona fino a Ponte Tresa,
dove misero in fuga gli occupanti francesi, e, in attesa dell’arrivo dei rinforzi, si accamparono poi presso Varese,
dove, alla fine, superarono di molto le
seimila unità previste dall’accordo con
il Papa. Il Guicciardini parla di 6.000
46 - La Rivista maggio 2015
regolari e 4.000 volontari e altri storici parlano di un esercito tra i 6.000
e i 9.000 uomini. Cifre confermate dal
fatto che la Confederazione avrebbe
poi chiesto la paga per 6.000 regolari
e 3.000 volontari.
Intanto, i delegati cantonali, approfittando dell’occasione, facevano una forte
pressione al rialzo su Matteo Schiner per
ottenere dal Papa nuovi privilegi e favori. Il Vescovo principe di Sion non poteva,
però, né promettere né assicurare i Cantoni, perché le sue stesse comunicazioni
con Roma erano rese difficili dal conflitto.
Un forte contingente francese provvedeva, intanto, alla distruzione dei mulini
e delle riserve di derrate alimentari, per
fare terra bruciata attorno agli Svizzeri
accampati a Varese. Quando la fame cominciò a farsi sentire, i mercenari confederati, alla ricerca di una via di scampo,
il 5 settembre 1510, si mossero da Varese
e dopo diverse scaramucce, raggiunsero Chiasso, città che poi avrebbe dato il
nome a tutta quella operazione militare,
che fu, appunto, chiamata Spedizione di
Chiasso, Chiasser Zug in tedesco (DURRER
Robert, op. cit., p. 68)
Matteo Schiner (1465-1522), principe-vescovo di Sion e poi cardinale.
Scaffale
Francesco
Piccolo
Momenti di trascurabile
infelicità
Alessandro
Baricco
La Sposa giovane
(Feltrinelli pp. 183; € 17,00)
Marurizio
De Giovanni
Il resto della settimana
(Rizzoli pp. 300, € 17,00)
(Einaudi pp. 143; € 13,00)
Dopo Momenti di trascurabile felicità, Francesco Piccolo torna a raccontare l’allegria
degli istanti di cui è fatta la vita, ma questa
volta prova a prenderli dalla parte sbagliata.
Setacciando le giornate fino a scoprire come
ogni contrattempo, anche il più seccante, nasconda qualcosa di impagabile: una scintilla
folgorante di divertimento e di vitalità. Che si
tratti di condividere l’ombrello con qualcuno,
strappandoselo di mano per gentilezza fino a
ritrovarsi entrambi bagnati fradici. O di ammettere che non ci ricordiamo più niente di
quello che abbiamo imparato a scuola, che
le recite dei bambini sono una noia mortale,
e che non amiamo i nostri figli nello stesso
modo, semplicemente perché sono diversi.
Per non parlare dell’obbligo morale di farsi la
doccia appena si arriva ospiti da un amico,
che se ne abbia voglia o meno - in fondo soltanto per rassicurare l’altro sul fatto che ci si
lava. Oppure delle persone troppo cortesi che
ti tengono aperto il portone, costringendoti
ad affrettare il passo. Ciascuno sperimenta
ogni giorno mille forme trascurabili (e non
irrilevanti) di infelicità. Ma sorge il dubbio
che sia “come i bastoncini dello shangai: se
tirassi via la cosa che meno mi piace della
persona che amo, se ne verrebbe via anche
quella che mi piace di più”.
Francesco Piccolo (1964) è scrittore e sceneggiatore. Per Einaudi ha pubblicato: La
separazione del maschio (2008), Momenti
di trascurabile felicità (2010) e Il desiderio di
essere come tutti (2013), vincitore del Premio
Strega 2014.
Siamo all’inizio del secolo scorso. La promessa sposa è giovane, arriva da lontano, e
la Famiglia la accoglie, quasi distrattamente,
nella elegante residenza fuori città. Il Figlio
non c’è, è lontano, a curare gli affari della
prospera azienda tessile. Manda doni ingombranti. E la Sposa lo attende dentro le intatte e rituali abitudini della casa, soprattutto
le ricche colazioni senza fine. C’è in queste
ore diurne un’eccitazione, una gioia, un brio
direttamente proporzionale all’ansia, allo
spasimo delle ore notturne, che, così vuole la
leggenda, sono quelle in cui, nel corso di più
generazioni, uomini e donne della famiglia
hanno continuato a morire. Il maggiordomo
Modesto si aggira, esatto e cristallino come
la sua lingua non verbale, a garantire i ritmi
della comunità. Lo Zio agisce e delibera dietro il velo di un sonno che non lo abbandona
neppure durante le partite di tennis. Il Padre,
mite e fermo, scende in città tutti i giovedì.
La Figlia combatte contro l’incubo della notte. La Madre vive nell’aura della sua bellezza
mitologica. Tutto sembra convergere intorno
all’attesa del Figlio. E in quell’attesa tutti i
personaggi cercano di salvarsi.
Un apologo surreale, un resoconto tra filosofico e libertino, una capricciosa, audacissima
storia d’amore
Alessandro Baricco. Nato a Torino nel 1958,
si laurea in Filosofia con una tesi in Estetica. L’amore per la musica e per la letteratura
ispireranno sin dagli inizi la sua attività di
saggista e narratore e curatore di trasmissione culturali televisive.
Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare
nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi,
dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per
chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace.
Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all’Evento, quello che la
domenica pomeriggio mette tutti d’accordo
intorno a un’unica incontrollata passione.
Alla cassa del bar c’è Deborah - rigorosamente con l’acca, ostentata come un titolo nobiliare, mentre Ciccillo, il tuttofare di
origine asiatica, è ovunque perché non si
ferma mai. A uno dei tavolini siede invece
il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione
ha deciso di scrivere un libro facile facile,
che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l’anima
della gente? La risposta è sotto i suoi occhi,
nella trepida attesa dell’Evento. Il resto della settimana è un romanzo sudamericano: è
gioia e nostalgia, la poesia di un sogno, la
celebrazione di un gioco. È un diario dell’emozione che uomini e donne vivono giorno
dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano,
una sintesi di gusto ed energia: ti colpisce
forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar.
Maurizio de Giovanni nasce nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Giallista affermato,
è anche autore di racconti a tema calcistico
sulla squadra della sua città, della quale è visceralmente tifoso, e di opere teatrali.
maggio 2015 La Rivista - 47
Piegiorgio Odifreddi il 20 maggio a Zurigo
Mercoledì, 20 Maggio 2015, alle ore 18
nell’ Aula KOL-F-118 dell’Università di Zurigo, (Rämistrasse 71), Piergiorgio Odifreddi
terrà una conferenza dal titolo Il Diavolo e
l’Acqua Santa
Organizza l’Associazione Svizzera per i Rapporti culturali ed economici con l’Italia –
ASRI. Entrata libera
Piergiorgio Odifreddi (Cuneo 1950) è un
matematico, logico e saggista italiano.
I suoi scritti, oltre che di matematica, trattano di divulgazione scientifica, storia della
scienza, filosofia, politica, religione, esegesi,
filologia e di saggistica varia.
Ha insegnato logica presso l’Università di
Torino e dal 2001 al 2003 ha insegnato
anche presso l’Università Vita-Salute San
Raffaele di Milano. È stato visiting professor presso la Cornell University, presso
l’Università di Monash a Melbourne nel
1988, l’Accademia Sinica di Pechino nel
1992 e nel 1995, l’Università di Nanchino
nel 1998, l’Università di Buenos Aires nel
2001 e l’Italian Academy della Columbia
University nel 2006.
Il suo principale campo di ricerca è stata
la teoria della calcolabilità, branca della logica matematica che studia la classe
delle funzioni in grado di essere calcolate
in maniera automatica. Ha al suo attivo
una produzione saggistica, su argomenti di vario genere che mira a mostrare
la pervasività della scienza in generale,
e della matematica in particolare, nella
cultura umanistica: soprattutto nella letteratura, nella musica e nella pittura, ma
anche nella filosofia e nella teologia. Il titolo della conferenza trae spunto dal libro
“Caro Papa teologo, caro Matematico ateo”
(Mondadori, 2013).
(informazioni: www. asri.ch)
Due conferenze sulla battaglia di
Marignano al Landesmuseum
Quest’anno ricorre il cinquecentenario della battaglia di Marignano (1515), episodio
carico di conseguenze per la storia svizzera
nonché per il Ducato di Milano e in generale per gli equilibri di potere nella penisola italiana. Il Landesmuseum Zürich dedica
alla battaglia una bellissima mostra, in
corso fino al 28 giugno 2015.
In collaborazione con il Landesmuseum
Zürich, l’Istituto Italiano di Cultura di
Zurigo invita a due conferenze (in lingua
italiana):
• Marino Viganò: “Da frontiera del ducato
di Milano a limite della Confederazione:
le terre “ticinesi” dal 1403 al 1521.”
Mercoledì 20 maggio 2015
ore 18.30-20.00
• - Francesca Tasso: “Lusso e magnificenza alla corte sforzesca. Una panoramica delle opere conservate al Castello Sforzesco”.
Mercoledì 3 giugno 2015
ore 18.30-20.00
Iscrizione e informazioni:
[email protected].
Lun- ven 9.00-12.30: Tel. 058 466 66 00
13 Giugno Volkshaus Zurigo:
Concerto Sacra Terra del Ticino
La Pro Ticino compie 100 anni!
Un traguardo ragguardevole se si pensa che
in piena rivoluzione digitale la nostra associazione riesce a riunire membri e simpatizzanti
in manifestazioni e incontri conviviali, sportivi
e culturali.
Per questo centenario la sezione di Zurigo, la
più grande a livello nazionale e internazionale,
propone, forse per l’ultima volta, la messa in
scena del Concerto “Sacra Terra del Ticino”.
Un’opera grandiosa, unica nel suo genere e
che ancora oggi, chi ha avuto la fortuna di assistervi, ricorda con grande emozione.
Un’opera importante firmata da nomi storici
della cultura ticinese.
Il testo è di Guido Calgari, autore, regista e
professore di italiano al Politecnico di Zurigo.
La musica è del Maestro Gian Battista Mantegazzi, una delle figure più importanti del
mondo musicale ticinese e per un decennio
48 - La Rivista maggio 2015
direttore della Stadtmusik di Zurigo.
Gli interpreti:
Canterini di Lugano
I Vus di Canöbia
Banda di Canobbio ( nella foto )
Dirigente: Mo. Marco Piazzini
Narratore: Roberto Bottinelli
Ben 100 persone fra coristi e musicisti saranno sul palcoscenico del Volkshaus di Zurigo
il 13 giugno 2015, alle ore 16.30, per questo
concerto che in 5 parti, intercalati da un racconto con sola voce, vuole riaffermare i valori
di libertà, pace e giustizia tra i popoli d’Europa.
Il concerto già dalla sua prima esecuzione è
sempre stato rappresentato in momenti storici
del paese. Al suo esordio conobbe un successo
travolgente all’Esposizione Nazionale di Zurigo nel 1939. L’Europa stava per vivere una
delle sue più grandi tragedie: la seconda guerra mondiale. Guido Calgari colse con grande
intuito e preoccupazione questo grave momento e scrisse 5 capitoli dedicati alla libertà,
ai dolori, al lavoro, alle feste e alla Patria.
Oggi la Svizzera, al centro di un’Europa impegnata in un lungo, ma continuo e progressivo
cammino di cooperazione e integrazione, vive
un controverso amor di patria, in bilico tra la
volontà di partecipare al futuro del Continente
e la paura di un avvenire nuovo.
In questo contesto l’amor di patria del Ticino
non potrà che essere quello di riassumersi il
ruolo di ponte fra i popoli e le culture.
I valori che propone la Sacra Terra del Ticino
sono di grande attualità proprio perché sono
costantemente rimessi in discussione per non
dire minacciati.
Info e prenotazioni biglietti (30.--):
e-mail: [email protected]
Tel. 079 6931661
Benchmark
di Nico Tanzi
L’informazione dall’Agenda Setting ai Barbari
Ovvero: perché a volte ciò che
pensiamo NON è ciò che pensiamo
Che ruolo hanno i mass media nella costruzione della nostra identità e nella formazione
del nostro modo di pensare? La domanda è banale, e la risposta semplice: un ruolo enorme – ma questo lo sappiamo bene da tempo. Basta pensare alla devastazione che una vita
trascorsa in buona parte davanti al teleschermo ha provocato e continua a provocare in
generazioni intere – fortunatamente un po’ meno qui da noi che altrove.
Quello che però mi sembra degno di una riflessione più approfondita è un particolare aspetto di questa faccenda: il
modo in cui noi acquisiamo le notizie sul mondo che ci circonda. Poco importa in questo senso qual è il mezzo che
scegliamo (o meno) come fonte di informazione: stampa, radio, televisione, internet o social media che sia. Importano
invece le loro scelte di fondo.
Già negli anni Sessanta del secolo scorso, la teoria dell’«Agenda Setting» formulata da Bernard Cohen puntava il dito
sulla questione. Non è, diceva in sostanza Cohen, che i giornali e la tv ci dicano cosa dobbiamo pensare. Però, hanno
un potere enorme nel suggerire «intorno a che cosa» dobbiamo pensare. Per esempio, se il giornale che leggo tutti
i giorni, o il mio sito di riferimento per le informazioni, dedica ampio spazio alla vita privata dei vip e al cosiddetto
gossip ignorando un genocidio in corso in un Paese lontano o nel vicino Mediterraneo, e se anche al telegiornale
ritrovo le stesse cose, a lungo andare sarò portato anch’io a dedicare la mia attenzione a quegli argomenti. Se i mass
media pubblicano in bella evidenza tutte le notizie riferite agli «stranieri» quando esse hanno connotazioni negative
(criminalità, non integrazione, abusi) ed ignorano sistematicamente l’altra faccia della medaglia (esperienze di convivenza fra culture, di integrazione) non c’e dubbio che, qualunque sia il mio punto di vista sulla questione, prima o poi
comincerò a pensare che «gli stranieri sono un problema». Con tutto quello che ne consegue.
Mi offre qualche spunto in più lo scrittore Alessandro Baricco, che in un bel saggio intitolato l barbari e apparso a
puntate qualche tempo fa sul quotidiano Repubblica suggeriva un altro modo di interpretare il rapporto fra noi e i
mass media. Pensate che i giornalisti raccontino quello che succede nel mondo? - chiede Baricco. Ma neanche per
sogno. Il giornalismo contemporaneo possiede «un formidabile talento nel cristallizzare a realtà il friabile materiale
che i fatti sprigionano entrando in connessione con altri fatti e con il pubblico». Un qualsiasi avvenimento, cioè, non
possiede in sé dignità giornalistica. È degno di essere pubblicato quando «è in grado di generare una certa quantità
di movimento nel tessuto mentale del pubblico». Una lontana guerra tribale non è una novità. Non stimola molto di
più che un generico, rassegnato rincrescimento. A meno che - esempio - un furbo manager televisivo decida di trasmettere un «gala di beneficienza» per raccogliere aiuti ai profughi di quella guerra. Con il debito contorno di politici
e starlette. Allora sì, che quella guerra ci toccherà davvero nel profondo del cuore.
In questo - sostiene Baricco - «i media praticano una lettura del mondo che sposta il baricentro delle cose dalla loro
origine alle loro conseguenze». l fatti in sé non esistono, se non come parte di un flusso. E finiscono per diventare
tasselli di una concezione del mondo che passa sopra le nostre teste, ma che è difficile fare a meno di subire.
Come sempre, ci sono delle eccezioni. Nella loro quasi totalità, e per ragioni sia storiche contingenti, i mass-media
svizzeri (almeno quelli “storici”) fanno propria - per nostra fortuna - una concezione giornalistica decisamente più
rispettosa del pubblico. E più vicina all’anglosassone «i fatti separati dalle opinioni». La gerarchia delle notizie, soprattutto nel giornalismo della televisione e radio pubbliche, non è dettata da esigenze estranee all’urgenza interna. E
quindi in linea di massima chi vive a Zurigo, a Ginevra o in Ticino ha la possibilità di sapere non solo cosa accade a
Berna, a Washington e a Roma, ma anche nel resto del mondo.
Al giorno d’oggi, questo è un privilegio, forse è il caso di sottolinearlo. E forse dovrebbe tenerlo presente chi pensa
che una qualsiasi offerta informativa gratuita su internet possa essere tutto ciò di cui si ha bisogno per esercitare il
diritto di cittadinanza.
maggio 2015 La Rivista - 49
Fino al 28 giugno a Palazzo Reale a Milano
Arte lombarda dai Visconti
agli Sforza
di Augusto Orsi
L
a mostra richiama la grande mostra milanese di Roberto Longhi del 1958 nella
chiave più pertinente e attuale: quella
della centralità di Milano e della Lombardia,
alle radici della cultura dell’Europa moderna.
Prende in esame lo stesso periodo storico considerato dalla mostra del ’58, dunque i secoli dal
primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la
signoria dei Visconti, poi degli Sforza, fino alla
frattura costituita dall’arrivo dei francesi. Raccoglie i frutti di più di cinquant’anni di studi,
che hanno toccato diversi settori storici e tecnici, e fatto registrare passi avanti molto significativi nelle conoscenze e anche nella conservazione, nel restauro e nella valorizzazione del
patrimonio milanese e lombardo.
“Oggi l’arte lombarda della fine del Medioevo
e del Rinascimento - affermano i due curatori
Mauro Natale e Serena Romano - appare come
una realtà storica di grande rilievo internazionale, che estende le proprie diramazioni ai maggiori paesi europei”.
Fortemente promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, coprodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, a più di cinquant’anni
dall’esposizione di Palazzo Reale, questa nuova
splendida mostra propone una rilettura della
storia artistica lombarda, riconoscendo nelle
aperture e nelle relazioni con gli altri territori una
parte sostanziale della sua identità.
In mostra, circa trecento opere provenienti da
importanti musei italiani e stranieri di grandissimi artisti che lavorarono a lungo per le
dinastie dei Visconti e degli Sforza: Giovanni
di Balduccio, il Maestro di Viboldone, Bonino
da Campione, Giovanni da Milano, Giusto de’
Menabuoi, Giovannino de’ Grassi, Michelino da
Besozzo, il Maestro Paroto, Bernardino Butinone, sino ai leonardeschi Boltraffio, de Predis e
Zenale. Un’ampia e ricca selezione di dipinti,
importanti documenti storici provenienti dagli
archivi di stato, codici miniati, piante e monete
antiche ci raccontano l’antica e sempre attuale
vocazione internazionale di Milano dove, grazie all’azione illuminata di personaggi come
Azzone Visconti e Ludovico Sforza, le maestranze locali poterono entrare in contatto con
artisti del calibro di Giotto e Leonardo, cui saranno dedicate altre due eccezionali rassegne,
50 - La Rivista maggio 2015
Maestro Paroto, Madonna col Bambino
Michelino da Besozzo, Madonna del roseto
sempre nella sede espositiva di Palazzo Reale.
È una mostra straordinaria - aperta sino al 28
giugno - che ci riporta alla Milano trecentesca
e quattrocentesca al centro dell’Europa, magnifica anticipazione e cornice di EXPO 2015, dove
Milano sarà al centro del mondo.
Artista della Scuola Pavese, Madonna col bambino
Orari:
Lunedì: 14.30–19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e
domenica: 9.30-19.30
Giovedì e sabato: 9.30-22.30
Leonardo: a Milano 200 opere
raccontano il suo genio
S
i tiene in occasione dell’Expo di Milano la
più grande e importante esposizione dedicata a Leonardo mai realizzata in Italia.
A Palazzo Reale è stata inaugurata nel giorno
dell’anniversario della nascita dell’artista - nato
a Vinci il 15 aprile 1452 – e resterà allestita fino
al 19 luglio, “Leonardo 1452-1519”.
L’esposizione raccoglie oltre 200 opere da un
centinaio di musei e istituzioni da tutto il mondo, che hanno eccezionalmente prestato opere
preziose delle loro collezioni, come i tre dipinti
di Leonardo provenienti dal Louvre e i trenta
disegni autografi della collezione di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. Anche la Pinacoteca
Ambrosiana, considerata la casa milanese di
Leonardo, che presta il celebre Ritratto di Musico e ben trentotto disegni dal Codice Atlantico,
è tra i principali protagonisti della mostra.
La mostra, posta sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo che ha concesso in via
eccezionale la garanzia di Stato e dal Comune
di Milano - assessorato alla Cultura ed è ideata e prodotta da Palazzo Reale e Skira, nel
quadro di una partnership che prosegue da
oltre quindici anni.
L’esposizione presenta una visione di Leonardo
non mitografica, né retorica né celebrativa, ma
trasversale su tutta l’opera del poliedrico personaggio, considerato come artista e scienziato
attraverso alcuni temi centrali individuati dai
curatori: il disegno, fondamentale nell’opera di
Leonardo; il continuo paragone tra le arti: disegno, pittura, scultura; il confronto con l’antico;
la novità assoluta dei moti dell’animo; il suo
tendere verso progetti utopistici, veri e propri
sogni, come poter volare o camminare sull’acqua per cui sarà allestita in mostra una apposita sezione; l’automazione meccanica e così
via, temi che lo hanno reso un alfiere dell’unità
del sapere, con l’intrecciarsi continuo nella sua
opera di scienze e arti.
La straordinaria mostra illustra, attraverso
dodici sezioni, le tematiche centrali nella
carriera artistica e scientifica di Leonardo,
trasversali nella sua lunga estensione, venendo ad abbracciare non solo gli anni della
sua formazione fiorentina, ma anche i due
soggiorni milanesi, fino alla sua permanenza
in Francia, sottolineando così alcune costanti della sua visione artistica e scientifica. Dal
percorso espositivo risulta chiara anche la sua
vocazione all’interdisciplinarietà e al continuo
intrecciarsi di interessi, attraverso l’approccio
analogico allo studio dei fenomeni e alla loro
rappresentazione grafica, riassunti e culminanti nei suoi dipinti più tardi.
La sequenza del percorso espositivo presenta
nelle varie sezioni opere autografe di Leonardo – dipinti, disegni e manoscritti –, introdotte
dalle opere dei suoi predecessori – pittori, scultori, tecnici, teorici – che possano contestualizzare il contributo di Leonardo nella storia
dell’arte, della scienza e della tecnica e offrire
nel contempo una visione della figura di Leonardo artista e scienziato del suo tempo, senza
concessioni alla mitografia e alla banalizzazione. Due sezioni finali, tuttavia, mostrano anche
l’influenza di Leonardo pittore e teorico dell’arte in età moderna e la formazione del suo mito,
incentrato sulla Gioconda.
Leonardo da Vinci, studi di carri d’assalto falconati
maggio 2015 La Rivista - 51
Alle Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno 2015
Matisse. Arabesque
“La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni,
perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte
della mia orchestrazione del quadro.”
L
a révélation m’est venue d’Orient scriveva
Henri Matisse nel 1947 al critico Gaston
Diehl: una rivelazione che non fu uno
shock improvviso ma - come testimoniano i
suoi quadri e disegni -viene piuttosto da una
crescente frequentazione dell’Oriente e si sviluppa nell’arco di viaggi, incontri e visite a mostre ed esposizioni.
Proposta dalle Scuderie del Quirinale, la mostra
propone oltre cento opere di Matisse con alcuni
capolavori assoluti - per la prima volta in Italia - dai maggiori musei del mondo: Tate, MET,
MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Orangerie,
Philadelphia, Washington solo per citarne alcuni.
Matisse. Arabesque, vuole restituire un’idea
delle suggestioni che l’Oriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici,
i suoi arabeschi, i suoi colori, “suggerisce uno
spazio più vasto, un vero spazio plastico” e offre
un nuovo respiro alle sue composizioni, liberandolo dalle costrizioni formali, dalla necessità
della prospettiva e della somiglianza per aprire
a uno spazio fatto di colori vibranti, a una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di
superficie pura.
Non era destinato alla pittura
Henri Matisse non era destinato alla pittura,
“Sono figlio di un commerciante di sementi,
al quale avrei dovuto succedere nella gestione del negozio”, cerca di intraprendere la
carriera di avvocato prima di diventare un
artista. Sarà la sua salute a cambiare il corso
della storia. Lavorava come assistente in uno
studio legale di Saint-Quentin, quando nel
1890 una grave appendicite lo costringe a
letto per quasi un anno. Comincia a dedicarsi
alla pittura e dal 1893 frequenta l’atelier del
pittore simbolista Gustave Moreau insieme
con l’amico Albert Marquet. Si iscrive ufficialmente all’École des Beaux Arts nel 1895,
dove insegnano molti Orientalisti.
In quegli anni vedrà molto Oriente: visita la
vasta collezione islamica del Louvre in esposizione permanente e le diverse mostre che,
nel 1893-1894 e soprattutto nel 1903, vennero dedicate all’arte islamica al Musée des
52 - La Rivista maggio 2015
Edera in fiore, 1941 Olio su tela, cm 72,4 x 92,7 Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
©Succession H. Matisse by SIAE 2015 Image: ©Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Arts Decoratifs di Parigi. E poi, all’Esposizione
mondiale del 1900, scopre i paesi musulmani nei padiglioni dedicati a Turchia, Persia,
Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto. Matisse
frequenta anche le gallerie dell’avanguardia,
come quella di Ambroise Vollard, dal quale
acquista nel 1899 un disegno di Van Gogh, un
busto in gesso di Rodin, un quadro di Gauguin
e uno di Cézanne, che influenzerà moltissimo
l’opera di Matisse.
Viaggia in Algeria (1906), ne riporta ceramiche
e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiranno le sue tele da li in poi, in Italia
(1907) visita Firenze, Arezzo, Siena e Padova
“quando vedo gli affreschi di Giotto non mi preoccupo di sapere quale scena di Cristo ho sotto
gli occhi ma percepisco il sentimento contenuto
nelle linee, nella composizione, nei colori”.
Il tailleur de lumière
La visita alla grande “Esposizione di arte maomettana” a Monaco di Baviera nel 1910 – la
prima mostra di arte mussulmana che influenzerà una generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier – sarà il vero spunto per
un tipo di decorazione di impianto compositivo assai lontano dalle sue tradizioni occidentali. È a Mosca nell’autunno 1911 per curare
l’installazione in casa Schukin di La danza e La
musica. Nel 1912 torna in Africa, stavolta la
meta è il Marocco, Tangeri la bianca. Ecco che
il tailleur de lumière, come lo battezza non a
caso il genero Georges Duthuit, è sorpreso da
una luce dolce e da una natura lussureggiante
che andranno ad accentuare la sua cadenza
armonica, musicale: “un tono non è che un colore, due toni sono un accordo”.
Rifano in piedi (o Marocchino in verde), 1912
Olio su tela, cm 146 x 97,7
San Pietroburgo, The State Hermitage Museum
©Succession H.
Matisse by SIAE 2015
Image: © State Hermitage Museum
Ritratto di Yvonne Landsberg, 1914
Olio su tela, cm 147,3 x 97,5
Philadelphia Museum of Art. The Louise and
Walter Arensberg
Collection, 1950
© Philadelphia Museum of Art
© Inter IKEA Systems B.V. 2015
Matisse si lascia alle spalle le destrutturazioni
e le deformazioni proprie dell’avanguardia, più
interessato ad associazioni con modelli di arte
barbarica. Il motivo della decorazione diventa
per l’artista la ragione prima di una radicale
indagine sulla pittura. È dai motivi intrecciati
delle civiltà antiche che Matisse coglie i principi
di rappresentazione di uno spazio diverso che
gli consente di “uscire dalla pittura intimistica”
di tradizione ottocentesca.
Il Marocco, l’Oriente, l’Africa e la Russia, nella
loro essenza più spirituale e più lontana dalla
dimensione semplicemente decorativa, indicheranno a Matisse nuovi schemi compositivi.
Arabeschi, disegni geometrici e orditi, presenti
nel mondo Ottomano, nell’arte bizantina, nel
mondo ortodosso e nei Primitivi studiati al Louvre; tutti elementi interpretati da Matisse con
straordinaria modernità in un linguaggio che,
incurante dell’esattezza delle forme naturali,
sfiora il sublime.
La mostra, attraverso il rimando a oggetti
delle ricche e fastose culture figurative citate,
a ibridazioni e a commistioni di generi e stili,
intende far rivivere il lusso e la delicatezza di
mondi antichi, esaltati dallo sguardo visionario,
profondo e straordinariamente contemporaneo
di un artista geniale e grandioso come Matisse.
Voglia di aria aperta.
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iniziare l’estate alla grande!
maggio 2015 La Rivista - 53
Garrone, Moretti e Sorrentino:
insieme a Cannes per il
cinema italiano
“Siamo felici e orgogliosi di rappresentare
l’Italia in concorso al prossimo Festival di
Cannes. Siamo consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema
italiano. I nostri film, ognuno a suo modo,
cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema; ci auguriamo che la
nostra presenza a Cannes possa essere uno
stimolo per tanti altri registi italiani che
cercano strade meno ovvie e convenzionali”.
Parole di Matteo Garrone, Nanni Moretti e
Paolo Sorrentino. I tre registi italiani sono
in concorso a Cannes (dal 13 al 24 maggio)
ed è da sottolineare che non accadeva da
vent’anni che tre titoli italiani corressero per
la Palma d’oro.
Dopo Gomorra e Reality (entrambi vincitori del
Grand Prix), Matteo Garrone torna in concorso
al 68esimo Festival di Cannes con il suo nuovo
film, Il racconto dei racconti (Tale of tales), in
uscita nelle sale italiane il 14 maggio, distribuito da 01 Distribution. I re e le regine, i principi e le principesse, i boschi e i castelli di tre
regni vicini e senza tempo; e poi orchi, animali
straordinari, draghi, streghe, vecchie lavandaie
e artisti di circo: sono i protagonisti di tre storie liberamente ispirate ad altrettante fiabe de
Il racconto dei racconti di Giambattista Basile,
geniale autore napoletano del XVII secolo la
cui opera è universalmente riconosciuta come
antesignana di tutta la letteratura fiabesca
dei secoli successivi. Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi
tuttora segreti, il film – girato in inglese – si
avvale di un cast internazionale: Salma Hayek,
Vincent Cassel, Toby Jones e John C. Reilly,
con Shirley Henderson, Hayley Carmichael,
Bebe Cave, Stacy Martin, Christian Lees, Honah Lees, Guillaume Delaunay, con la partecipazione di Alba Rohrwacher e Massimo Ceccherini. “Ho scelto di avvicinarmi al mondo di
Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato
nelle sue fiabe quella commistione fra reale e
fantastico che ha sempre caratterizzato la mia
ricerca artistica. Le storie raccontate ne ‘Il racconto dei racconti’ descrivono un mondo in cui
54 - La Rivista maggio 2015
sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario
e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il
regale e lo scurrile, il terribile e il soave”.
Paolo Sorrentino è, invece, in concorso al Festival di Cannes 2015 con Youth - La Giovinezza. Dopo l’Oscar per La Grande Bellezza, Sorrentino è tornato alla regia dirigendo Michael
Caine, Harvey Keitel, il premio Oscar Rachel
Weisz, Paul Dano e Jane Fonda. Ma cosa c’è
al centro del film? In un elegante albergo ai
piedi delle Alpi (il filmn è girato nei Grigioni
e conta anche su una piccola co-produzione
della televisione svizzera) Fred e Mick, due
vecchi amici alla soglia degli ottant’anni, trascorrono insieme una vacanza primaverile.
Fred è un compositore e direttore d’orchestra
in pensione, Mick un regista ancora in attività. Sanno che il loro futuro si va velocemente
esaurendo e decidono di affrontarlo insieme.
Guardano con curiosità e tenerezza alla vita
confusa dei propri figli, all’entusiasmo dei
giovani collaboratori di Mick, agli altri ospiti
dell’albergo, a quanti sembrano poter disporre
di un tempo che a loro non è dato. E mentre
Mick si affanna nel tentativo di concludere la
sceneggiatura di quello che pensa sarà il suo
ultimo e più significativo film, Fred, che da
tempo ha rinunciato alla musica, non intende
assolutamente tornare sui propri passi. Ma c’è
chi vuole a tutti i costi vederlo dirigere ancora
una volta e ascoltare le sue composizioni.
Nanni Moretti - dopo il successo di Habemus
Papam - in Mia Madre dirige, invece Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Beatrice Mancini. Il film vede protagonista Margherita una regista di successo in crisi creativa
che deve affrontare alcune difficoltà anche
nella vita privata, la malattia della madre e un
rapporto che sta finendo. Accanto a lei il fratello interpretato dallo stesso Moretti.
Oltre al trio Garrone-Moretti-Sorrentino, nella
sezione Un Certain Regard troviamo Louisiana
the other side del giovane regista marchigiano
Roberto Minervini, un docu-film che racconta
impressioni dell’altra America, quella dell’esclusione, della droga e dell’alcool.
Sequenze
di Jean de la Mulière
Pepe Mujica - Die
Water
el presidente Abhandene Diviner
di Heidi Specogna
di Rusell Crowe
Welt
di Margarethe von Trotta
Pepe Mujica è diventato famoso come il “presidente più povero del mondo”. L’ex guerrigliero
e coltivatore di fiori viene attualmente ancora
considerato uno degli uomini politici più carismatici dell’America Latina. Giovani e anziani
credono in lui per via del suo umile stile di vita
e dei suoi metodi non convenzionali, laddove
solitamente ci si adegua nel seguire il protocollo politico. La sua lungimiranza politica, tra
cui la sensazionale regolamentazione del mercato della marijuana, hanno creato interesse
su scala internazionale.
Con il suo nuovo film, la documentarista
svizzera che vive a Berlino Heidi Specogna ci
riporta ancora una volta nei meandri di una
storia straordinaria attorno ad un personaggio
assolutamente fuori dal comune. Otto anni
dopo Tupamaros, documentario dedicato al
famoso movimento di resistenza uruguayano
che durante la dittatura militare sfidò il regime fino a riuscire incredibilmente a ritrovare
la strada verso la legalità ed entrare ufficialmente in Parlamento, Heidi Specogna torna
ad indagare le inquietudini di Pepe Mujica,
leader dello stesso gruppo che dal 2010 e
fino allo scorso 1° marzo è stato presidente
dell’Uruguay.
Con questo nuovo documentario, Heidi Specogna sembra voler verificare la frase emblematica che Pepe Mujica pronuncia in Tupamaros:
“non ho tradito il giovane sognatore che è in
me”. Senza propinarci un ritratto semplicistico
tinto di “buonismo” del presidente dell’Uruguay, Heidi Specogna cerca al contrario, con
quell’intensità ed empatia che caratterizza
i suoi film, di metterlo alle strette per capire
veramente da dove sgorga la sua forza.
Sophie (Katja Riemann), cantante jazz, riceve
una telefonata urgente dal padre, Paul Krombach. Le vuole mostrare una foto sul sito di un
giornale americano – la foto di una donna che
ha una straordinaria e inspiegabile somiglianza con sua moglie, la madre di Sophie morta
da poco. Paul chiede alla figlia di rintracciare
la donna della foto – Catarina Fabiani (Barbara Sukowa), una celebre cantante d’opera.
Nonostante i dubbi, per compiacere il padre,
Sophie accetta con riluttanza. In volo per New
York, non potrebbe mai immaginare le rivelazioni che la attendono – su sua madre, suo
padre, su sé stessa.
Portare sul grande schermo la propria vita o
parte di essa non deve essere semplice, poiché significa “spogliarsi” davanti agli occhi
di moltissimi spettatori di turno. Raccontare
storie personali e frammenti di esse significa
mettersi a nudo, quasi fosse una confessione pubblica. Questi racconti per immagini
e parole possono rivelare segreti, verità o
clamorose scoperte, taciute e nascoste per
moltissimi anni prima di venire a galla con al
seguito tutto il loro carico psicologicamente
devastante. Per la sua ultima fatica dietro la
macchina da presa, presentata in anteprima alla 65esima Berlinale, Margarethe von
Trotta ha deciso di attingere proprio dal suo
passato, in particolare da una scoperta che,
come un fulmine a ciel sereno, si è abbattuta
sulla sua vita, stravolgendola. Una volta romanzata con le modifiche del caso, questa è
diventata la tela drammaturgica sulla quale
la regista tedesca ha disegnato il plot e i personaggi che lo animano, declinati ancora una
volta al femminile.
Australia, 1919. La moglie dell’agricoltore rabdomante Joshua Connor (Russell Crowe) si toglie la vita, non avendo mai elaborato il lutto
per la perdita dei suoi tre figli, uccisi nella battaglia di Gallipoli durante la I Guerra Mondiale.
Sentendosi in colpa per non essere mai andato
a cercarne i corpi, come sua moglie chiedeva,
Joshua parte per la Turchia. Qui conoscerà
Ayshe (Olga Kurylenko), bella albergatrice con
marito morto al fronte, e Hasan, eroe di guerra
turco, indiretto responsabile della morte dei
suoi figli. Ma cosa conta davvero quando la
guerra è finita?
Bisogna ammettere che per la sua prima regia
con The Water Diviner, Russell Crowe ha lastricato un terreno di buone intenzioni. Ispirato
a una storia vera (ampiamente romanzata), il
racconto esplora il periodo del primo dopoguerra, con una prospettiva di coraggiosa tolleranza, anche di fronte al dolore più lancinante. La ricostruzione d’ambiente incuriosisce, e
alcune sequenze, come il flashback con la lunga agonia dei tre figli sul campo di battaglia,
non si dimenticano, conducendo i giovani attori verso l’intensità viscerale del Crowe attore.
In generale la star si impegna per confezionare
il film sulla scia del cinema che ama e di solito
interpreta: ampio respiro, dilemmi morali classici, grandi lutti, viaggi, avventura, epos.
Buone intenzioni e una buona dose di ingenuità, compensata(o forse evidenziata) dalla
volontà di lasciare un messaggio comunque
positivo: l’orrore delle guerre può essere mitigato dalla comprensione e solidarietà anche
tra parti avverse, e che la forza del perdono e
dell’amore può permettere di andare avanti a
chi è rimasto.
maggio 2015 La Rivista - 55
Intervista con Mario Biondi
“Cerco di essere coerente
con me stesso”
di Luca D’Alessandro
Il 31 maggio prossimo, sul palco del Kaufleuten
di Zurigo, sarà l’ora di Mario Biondi. Il concerto
è previsto nell’ambito del tour di presentazione
del suo 8° disco Beyond, “che va oltre a quello
che ho fatto finora”, spiega l’artista stesso in
un’intervista esclusiva concessa a La Rivista.
Beyond s’intitola il tuo prossimo disco, che dal 5 maggio sarà disponibile nei negozi di dischi.
Insieme ai miei collaboratori ho cercato di rilevare la mia crescita personale, di guardare
oltre. E poi è un nuovo inizio ...
... verso nuove collaborazioni?
Non si tratta di nuove collaborazioni nel senso
stretto. Ho scritto dei brani con altri personaggi, quello sì. Ad esempio con la cantante
statunitense Dee Dee Bridgewater, con Bluey
Maunick degli Incognito, con il cantante britannico Allan Clarke, e con il trombettista e
cantante tedesco Jeff Cascaro. Sto lavorando
con un team di scrittori nuovi che mi sono
stati proposti dalla Sony, l’etichetta con la
quale sto lavorando attualmente ...
... che non da sempre è la tua etichetta madre. Uno dei tuoi album
precdenti, Handful Of Soul, è stato
pubblicato presso la Schema.
Con la Schema mi trovo in un rapporto difficile riguardante l’album Change Of Scenes,
un disco che contiene dei miei provini e che è
stato prodotto a mia insaputa. Voglio evitare
di andare oltre con le mie affermazioni, visto
che la questione è già nei tribunali.
Torniamo quindi a Handful Of Soul,
disco con il quale hai raggiunto popolarità.
È stato un disco che ha portato bene. Anzi, è stato
il brano This Is What You Are a dare vita a Handful Of Soul. Insieme alla Schema avevo provato
a fare un mix su vinile per sperimentare un po’. La
BBC ha preso nota di questo e di conseguenza ha
voluto produrre un disco con me. Infine, è stata
poi la Schema a dire no. “Se è così interessante lo
56 - La Rivista maggio 2015
facciamo noi.” In Italia bisogna imbeccare la gente, scoprire se una cosa può essere interessante o
meno. Da lì poi si spende e si investe. I talent show,
ad esempio, vivono di questo principio. I nuovi talenti imbeccano per vedere se c’è riscontro.
Karima Ammar, ad esempio, è una di
quelle cantanti fortunate. Ha avuto
l’occasione di salire sul palco con te.
Edoardo Bennato, in un’intervista
concessa recentemente a La Rivista,
ha dichiarato che un esordiente, senza un talent show, incontra difficoltà
nell’andare avanti. Condividi questa
sua affermazione?
Quindi il tuo non è un rifiuto totale
riguardo ai talent show.
Il talent show è sicuramente una buona sala
prove, non solo per i giovani ma anche per
quelli un po’ più grandicelli. Bisogna però che
dopo quella sala prove lì, ci sia un proseguimento. Se questi debuttanti vincono e nessuno da loro un po’ di spazio, è un peccato.
Ce ne sono poi altri giovani bravissimi, che
potrei menzionarti, che sono usciti dai talent.
Un talent è sicuramente un buon trampolino.
Se a vent’anni mi avessero dato l’opportunità
di partecipare a un talent show, avrei detto sicuramente di sì. Sarebbe stato un modo buono per mettermi alla prova. Quindi, è una buonissima cosa. C’è bisogno poi di gente che si
prenda cura di questi talenti, tutto qui. Manca
la figura del talent scout. A volte lo faccio io:
dopo aver seguito un talent show, mi porto
dietro qualche artista, provando a fare delle
a un certo tipo di canto e di scrittura che forse,
per certi versi, mi appartiene molto di più.
quel genere lì, e io cerco di rappresentarlo in
alcune vesti.
Sono rari i cantanti maschili nella
musica jazz. Si tratta di una disciplina prevalentemente femminile.
Quindi, Mario Biondi, è una vera e
propria esclusività in quel campo.
Nel corso degli anni ti sei costruito
un’identità di alta qualità, che si rispecchia nel marchio Mario Biondi.
Guardandoti alle spalle, hai l’impressione che la costruzione di questo
marchio sia stata un’operazione facile?
(ride) Chi si loda si imbroda. Non vorrei raccomandarmi a nessuno. Cerco sempre di essere
coerente con me stesso. Amo quello che faccio e
crescere giorno per giorno. Beyond, ad esempio,
simboleggia questa crescita: di guardare oltre e
di affinare sempre di più le mie potenzialità.
Potenzialità che crescono, tra l’altro,
anche con lo scambio di informazioni e know-how con strumentisti. Il
pianista abruzzese Paolo Di Sabatino,
che a febbraio ci ha concesso un’intervista ...
... ah, il grande Paolino!
... ci ha parlato del brano Black Shop
che aveva proposto per il tuo secondo
album If. Era fierissimo di aver potuto
contribuire a questo tuo album.
Posso fare altrimenti. Paolo, a parte essere un
artista molto bravo, è una persona splendida.
Sono io orgoglioso di avere inserito quel brano
lì. È uno dei pochi brani su If che non ho scritto
io. Ma è un brano che ancora oggi faccio dal
vivo e che mi piace moltissimo, dato che ha una
bellissima espressione. Paolo ha scritto una bellissima armonia e melodia su quel brano.
Un altro personaggio di tuo riferimento è il compositore e pianista
statunitense Burt Bacharach.
cose. Ma ovviamente io sono solo un cantante; in prima linea mi occupo di quello. In un
secondo piano, nel mio piccolo, provo a dare
una mano, ma non riesco a fare grandi passi.
Come cantante ti sei fatto un nome
utilizzando l’inglese in combinazione
con un genere poco praticato in Italia: il soul.
Dopo Handful Of Soul ho cominciato a lavorare, grazie al supporto di Renato Zero, al mio
secondo disco che si chiama If, che - fra parentesi - ha superato quasi due volte le vendite
del mio primo disco. Un disco che ho curato e
arrangiato io, e scritto per il novanta per cento.
Quel disco ha aperto un po’ di più Mario Biondi
timbrato soulman. Quello di prima invece aveva
piuttosto sfaccettature jazz. If è stato l’apertura
Quello sarà riferimento per tutto il mondo.
Dalla fine degli anni Cinquanta fino ad oggi
ha sfornato una meraviglia dopo l’altra. Averlo
conosciuto è stato meraviglioso. Ultimamente, ho letto il suo libro, e mi sono divertito
molto. Un mattacchione, se vogliamo definirlo
così; un uomo molto legato alla figura femminile, che suonava anche con Marlene Dietrich.
Ha fatto delle cose pazzesche nel dopoguerra.
La domanda d’obbligo ovviamente
non possiamo farla mancare neanche in quest’intervista: Mario Biondi viene spesso paragonato a Barry
White. C’è molta gente che ti vede
come successore di quel cantante
famoso, oramai scomparso da più di
un decennio.
Mi lusinga essere paragonato ad un grande
artista come Barry. Mi dispiaccio più per Barry White, perché ha fatto delle cose meravigliose, che sono imparagonabili. È un peccato
sentirsi nominare come “succedaneo di” ... io
non voglio essere successore di nessuno. Apprezzo Barry White, a cui ogni tanto dedico
qualche tributo. So che chi mi ascolta, amava
Non ti so dire. Cerco sempre più di tornare a
essere artista. Il music business e i discografici non sempre onesti mi fanno impazzire.
Per fortuna, piano piano, con gli anni sto riuscendo a migliorare le mie frequentazioni e
ad avere attorno a me delle persone efficaci, oneste e sane. Altrimenti, va a finire che
smetti di fare il cantante per fare l’avvocato,
o il manager, poi ti avveleni il fegato per della
gente assurda. Io non voglio questo. Il lavoro è
una di quelle cose che sto cercando sempre di
più di salvaguardare e di migliorare.
Il tuo non è tanto lavoro, ma una
vocazione?
Assolutamente sì. La mia professione è fare il
musicista e il cantante. Non saprei fare altro,
principalmente. Poi adoro la musica, l’emozione che mi dà, la gioia nello scrivere una canzone e produrla, suonarla insieme a dei musicisti. Insomma: un’emozione di condivisione
bellissima, e io voglio vivere di quello.
Una condivisione che sfociò in quaranta elementi.
Sì, nell’ambito del mio 40° anno. Ho messo
insieme quaranta elementi d’orchestra per festeggiare questi miei anni.
Quaranta elementi, che probabilmente non vedremo sul palco il 31
maggio prossimo a Zurigo?
Penso proprio di no (ride). A Zurigo verrò con
una formazione più piccola, con la quale ho
prodotto Beyond.
Mario Biondi - Beyond Tour
Kaufleuten Zürich
31.05.2015, ore 20
www.allblues.ch
Vinci un biglietto per il concerto
In collaborazione con la AllBlues Konzert AG, La Rivista lancia un concorso
con il quale i lettori possono vincere 2x2
ingressi gratuiti per il concerto di Mario Biondi del 31.05.2015 al Kaufleuten
di Zurigo.
Partecipare è facile: basta inviare entro
il 20 maggio prossimo una e-mail indicando il vostro nome, cognome e recapito e-mail e il titolo del nuovo disco di
Mario Biondi a: [email protected]. I vincitori saranno sorteggiati a sorte e informati personalmente tramite e-mail.
maggio 2015 La Rivista - 57
Filippo Neviani: in arte Nek
«Sono l’uomo più felice
del mondo»
Intervista e foto: Salvatore Pinto
I
n seguito alla sua presenza al sessantacinquesimo Festival della Canzone Italiana svolto a
febbraio al Teatro Ariston di Sanremo, Filippo
Neviani, meglio conosciuto come Nek, lancia il
suo dodicesimo album in studio intitolato Prima
di parlare. Il disco è stato anticipato dal singolo
Fatti avanti amore; brano con cui Nek a Sanremo
si è piazzato il secondo posto.
Nek, ti sei ripreso dalla kermesse sanremese?
Ma sì, certamente.
Ci sono state diverse polemiche riguardo alla vittoria del trio canoro Il Volo. Si
può dire che sei tu il vincitore morale
del festival?
I giornalisti ti avranno visto fare il broncio durante l’ultima conferenza stampa.
Ero lì di persona e devo confessare di
aver avuto quest’impressione.
Credimi: essere sul palco insieme agli altri due
finalisti, e sentire pronunciare il proprio nome
contro uno di loro, ti dispiace. Ma poi finisce lì.
Va bene così. Voglio ricordare a tutti quelli che
leggeranno l’intervista: siamo andati in conferenza stampa alle due del mattino. Non ho fatto
il broncio, ero piuttosto un po’ stanchetto. Anzi,
sono l’uomo più felice del mondo.
Il brano Fatti Avanti Amore, si dice, lo
hai dedicato a tua moglie.
In sala stampa del festival i giornalisti
erano a tuo favore.
No, non è così. Sarà inclusa anche lei. In ogni modo,
il brano fa riferimento alla predisposizione umana
di amare. Possiamo metterci chiunque. Non è stato creato apposta per qualcuno. Anche se qualche
giornalista avrà affermato tutt’altra cosa e adesso
ci ritroviamo dinanzi ad un equivoco.
Con tutto il rispetto per gli altri artisti ...
Come mai questa tua presenza a Sanremo dopo diciott’anni?
Beh, sei tu a dirlo! (ride)
Addirittura?
... assolutamente. Intanto mi fanno piacere questi
complimenti, e sono sempre contento di poter
competere con gli altri. Come Il Volo, anch’io sono
andato al festival per presentarmi e per mettermi
in gioco. Mi riempie di gioia sentire che la canzone non è solo piaciuta a me.
C’è invece qualcosa che non hai gradito?
Nulla. Era tutto così come doveva essere. Anzi,
quello che mi è piaciuto, era il clima in sala stampa. L’ho detto alla maggior parte dei tuoi colleghi:
prima di arrivare al Festival la stampa non era
tenera nei miei confronti. Era piuttosto titubante.
Grazie a Sanremo c’è stata un’inversione di marcia. Sono molto felice di questo.
Veramente è tutto a posto?
L’unica cosa che forse ho gradito un po’ meno era
l’estrapolazione di qualche mia parola nei confronti de Il Volo.
In che senso?
Delle dichiarazioni che non ho mai fatto e che
sollevano delle polemiche inutili.
58 - La Rivista maggio 2015
Sai, ho intrapreso varie vie, e fino adesso non ho
avuto motivo di presentarmi al Festival. Forse perché ero in viaggio altrove, oppure avevo pronte delle canzoni che non sono adatte per il festival. Sono
delle scelte di base che uno fa in un determinato
momento, e che non per forza devono prevedere
una partecipazione sul palco dell’Ariston.
E magari una scelta di questo tipo dipende anche dal tuo management.
No, guarda, se vado a Sanremo, è per mia scelta.
Perché alla fine sul palco ci vado io. Magari mi
consigliano i miei collaboratori, dando un aiuto
nella presa della decisione migliore.
È vero che i brani del tuo ultimo disco
Prima di Parlare li hai arrangiati e suonati tutti tu?
Sì, la maggior parte delle canzoni le ho prodotte
io. Già nel mio disco precedente mi ero divertito a
cantarmele e suonarmele.
Sei un polistrumentista.
Volendo, sì.
Prima di Parlare è uscito il tre marzo
scorso, una settimana prima del previsto. La gente lo attendeva con ansia.
Forse. È un album che mi riguarda un po’ più da
vicino. È molto più autobiografico rispetto ad altri
miei dischi. E la mia musica sarà sempre più me,
perché io vivo la mia vita e la riverso sui miei dischi.
Molti musicisti fanno fatica a vendere,
perché le case discografiche non investono più. Come li vivi tu questi momenti di crisi?
Il disco fisico sta morendo lentamente. I download illegali sono quelli che proliferano. Purtroppo è
un processo che si è innescato tanti anni fa e che
la categoria dei cantanti e gli addetti ai lavori non
hanno saputo gestire. Insomma: abbiamo creato
un mostro. Noi autori e produttori ci prendiamo
la colpa per quel che riguarda la nostra parte.
Dall’altra, anche da parte del consumatore ci dovrebbe essere una certa coscienza, in modo che
la pirateria non venga alimentata ulteriormente.
La vita da musicista è tuttora problematica?
Non è facile. Il concerto rimane l’unico momento
non clonabile. Quindi, è molto importante visto
che ti garantisce l’esistenza in un certo modo.
Guardando avanti, che cosa ti porterà
il futuro?
Mi auguro di poter portare questo mio nuovo
disco in concerto e di vivere delle soddisfazioni
giuste. D’altra parte, quando faccio un disco, lo
consegno direttamente alla gente. Quindi, se piace al pubblico, sono molto contento.
Ha collaborato Luca D’Alessandro
Diapason
di Luca D’Alessandro
Giovanni
Guidi
Gianluca
Grignani
This Is The Day
A Volte Esagero
(ECM)
(Sony)
Presso la prestigiosa etichetta di Manfred Eicher,
a quattro anni di distanza
dall’esordio, con City Of
Broken Dreams, il pianista
perugino Giovanni Guidi
lancia il suo secondo album in formazione con il
suo favoloso trio composto da Thomas Morgan al
basso e João Lobo alla batteria. This Is The Day s’intitola il disco che contiene
non solo opere provenienti dalla penna del leader stesso, ma
anche degli standard ben noti presso il grande pubblico. Ricordiamo ad esempio I’m Through With Love del noto sassofonista
jazz Joseph Anthony “Fud“ Livingston, oppure Quizás, quizás,
quizás di Osvaldo Farrés. E poi Baiiia, pezzo energico proposto
da sideman João Lobo, che in questo disco fa il sideman solo
per definizione. Il trio di Guidi, insomma, si compone di musicisti equivalenti e di alto valore artistico.
“Con questo disco ho ricominciato a frequentare la mia strada”, spiega
Gianluca Grignani in
un’intervista rilasciata a
un celebre blog musicale
italiano, facendo riferimento al forte accento
autobiografico di questo
suo album intitolato A
Volte Esagero, elaborato
nell’arco di due anni e
rilasciato nella sua versione originale lo scorso settembre. Nel frattempo, e in
concomitanza con la partecipazione al Festival di Sanremo
2015, Grignani ha rivisto questa prima edizione, presentando una riedizione dell’album, contenente quattro ulteriori brani, tra gli altri Sogni Infranti, un omaggio ai cantautori italiani come De André, De Gregori, Paoli e Tenco
e presentato al festival, e Fuori dai Guai in duetto con il
rapper milanese Emis Killa.
Irene Grandi
Nina Zilli
Al festival della canzone italiana di Sanremo
la cantante toscana ha
presentato la ballata Un
vento senza nome come
anticipazione all’omonimo disco. L’esibizione
è avvenuta dopo cinque
anni di assenza dall’Ariston, e dimostra un’ulteriore maturità artistica
di una cantante convincente di natura. Di fatti,
Un vento senza nome, deriva dalla penna di Irene Grandi,
e da prova di nuove ambizioni; quelle di non voler più dipendere da altri produttori, anzi: di determinare il destino
con artisti di propria scelta. L’integrazione di Stefano Bollani al pianoforte, senza dubbio, può essere considerato
una scelta di prestigio per Grandi, anche se non è la prima
collaborazione tra i due.
Con Sola Nina Zilli al
Festival della Canzone
italiana ha anticipato quest’album Frasi &
Fumo, che in sostanza
parla di amore e di tutte le difficoltà che esso
comporta. “La solitudine”,
spiega Zilli, “volenti o nolenti ci tocca… la vita è un
po’ come una pentatonica, a un certo punto arriva
sempre la notina blu, però
serve anche tanto a noi stessi per capirci meglio e capire chi
siamo, cosa vogliamo fare e dove vogliamo andare”. L’amore
che viene e va, che evoca solitudine ma anche tante nuove sensazioni che si possono vivere in un rapporto con un
prossimo. Un lavoro elaborato in lunghe sedute e - secondo
l’artista - stimolanti, con uno dei più noti e grandi produttori
dello spettacolo italiano Mauro Pagani.
Un Vento Senza Nome
(Sony)
Frasi & Fumo
(Universal)
maggio 2015 La Rivista - 59
Una cartolina da Fraser Island
La più grande isola di
sabbia del mondo
di Claudia Spörndli
Il blu cristallino del Lake McKenzie
75 Mile Beach:
un’autostrada di sabbia
Una cartolina da Claudia da Fraser Island
Sulla costa orientale dell’Australia, direttamente a sud della Grande Barriera Corallina,
si estende la più grande isola di sabbia del
mondo. Con i suoi oltre cento laghi di acqua
dolce, immense dune e scogliere di sabbia
colorata, antiche foreste pluviali e stupende
spiagge bianche, Fraser Island è una delle destinazioni d’eccellenza in Australia.
Quest’isola da sogno, percorribile soltanto
con veicoli a trazione integrale, si estende su
una superficie di 184’000 ettari, è lunga 122
e larga 20 chilometri. Si tratta di un paradiso
di eccezionale bellezza che vanta un’incredibile flora e fauna. Quindi, non è per caso
che dal 1992 sia classificata nel Patrimonio
mondiale dell’Unesco.
La storia dell’isola risale all’epoca antica:
ci sono, infatti, testimonianze che la popolazione aborigena dei Butchulla abitasse
Fraser Island già oltre 5’000 anni fa. Allora
era chiamata K’gari, che in lingua aborigena significa paradiso (a mio parere si tratta
del nome ideale visto l’immensa bellezza
dell’isola). Non deve meravigliare che gli
60 - La Rivista maggio 2015
aborigeni abbiano scelto quest’isola come
terra da abitare, visto che ancora oggi ha
un impatto magico sui visitatori.
Il relitto della SS Maheno, naufragata nel 1935
Fraser Island è un labirinto di piste di sabbia che collegano la spiaggia principale, la
75 Mile Beach, ai laghi di acqua dolce e alla
foresta pluviale. La 75 Mile Beach funge da
autostrada e si estende sulla costa orientale
(come si desume dal nome) lungo 75 miglia.
La sua particolarità è che funge anche da pista di atterraggio per i piccoli aerei turistici.
Nonostante la sua bellezza, non è affatto
adatta al nuoto a causa dei forti correnti marine e dei numerosi squali presenti in questa
parte dell’oceano. L’unico luogo sicuro per
bagnarsi sono le piscine naturali, denominate Champagne Pools. Emergono soltanto
durante la bassa marea e sono una jacuzzi
naturale di roccia vulcanica. L’effetto particolare delle bollicine viene creato dalle onde
che si frangono sugli scogli.
Poco più a sud, si trova Indian Head che sorge
a 60 metri dal mare. Da questa collina rocciosa si ha una vista panoramica a 360 gradi e si possono ammirare gli animali marini
nelle acque dell’oceano sottostante. L’acqua
particolarmente turchese in questo tratto di
Le piscine naturali di Champagne Pools
L’immensa duna di sabbia intorno al Lake Wabby
costa permette di vedere squali, tartarughe,
delfini, balene in transito (quest’ultime soltanto da giugno a ottobre) e molti altri animali marini.
Una vera e propria attrazione turistica lungo
la 75 Mile Beach è il relitto della SS Maheno,
naufragata durante un ciclone nel 1935. Fu
costruita nel 1905 e venne utilizzata come
nave passeggeri di lusso nel Mare di Tasmania e in seguito come nave ospedale durante
la Prima guerra mondiale. È particolarmente
impressionante quando durante l’alta marea
le onde si infrangono sul relitto.
A poca distanza si trova un’ulteriore highlight: Eli Creek, il più grande ruscello di acqua
dolce dell’isola che sfocia nell’oceano con
un flusso di 4 milioni di litri d’acqua all’o-
ra. Un’esperienza indimenticabile è risalire il
ruscello a piedi su un sentiero e poi lasciarsi trasportare fino al mare da questa rapida
corrente.
Oltre 100 laghi di acqua dolce da
sogno
Su Fraser Island si trovano oltre cento laghi
di acqua dolce, ciascuno con delle proprie
particolarità. Avendo l’imbarazzo della scelta, i due laghi assolutamente da non perdere
sono il Lake McKenzie e il Lake Wabby.
Famoso per il suo blu cristallino, il Lake
McKenzie vanta una maestosa bellezza. La
sua particolarità è che non contiene acqua
del sottosuolo, bensì soltanto acqua di pioggia. La sabbia e le sostanze organiche sul
fondo del lago creano uno strato impermeabile, il quale evita che l’acqua della pioggia
si disperda. La sabbia bianca è di purissimo
silice e, quindi, molto morbida. È, infatti,
proprio la sabbia che conferisce all’acqua la
trasparenza e che crea il colore blu cristallino
caratteristico di questo lago da sogno.
Sotto veste completamente diversa si presenta il Lake Wabby, il lago più profondo
dell’isola. È circondato, da una parte, dall’immensa duna di sabbia di Hammerstone, che
con il tempo farà lentamente scomparire il
lago, e, dall’altra, dalla foresta pluviale. Essendo raggiungibile solamente dopo una
camminata sudorifera di 30 minuti, dopo esserci finalmente arrivati, non c’è niente di più
rinfrescante che tuffarsi nel lago in questa
natura incontaminata.
opossum, wallaby e i famosi dingo. Il dingo è
infatti un cane selvatico tipico dell’Australia
che vive in branco in territori ben definiti.
Su Fraser Island non è raro avvistare i dingo
bagnarsi nell’oceano lungo la 75 Mile Beach.
Tutto sommato, Fraser Island è indubbiamente un paradiso terrestre. La natura incontaminata, assai variegata e la fauna particolare
rendono quest’isola un posto magico che
regala emozioni meravigliose ed indimenticabili. Tra le numerose bellezze dell’Australia
è tappa d’obbligo per ogni viaggiatore.
L’Australia: un continente da mille
emozioni
Dopo tre mesi in viaggio nella magnifica Australia rientro a casa con ricordi eccezionali e
indimenticabili che custodisco gelosamente
nel cuore. Questo continente a 14’000 chilometri da casa mi ha regalato esperienze
mozzafiato. Sono rimasta particolarmente
stupefatta dall’immensa bellezza di questa terra incontaminata, ricca di meraviglie
naturali e dalla varietà del paesaggio. Come
diceva lo scrittore inglese, Bruce Chatwin, è
senza dubbi vero che “il viaggio non soltanto
allarga la mente: le dà forma”. In tal senso:
buon viaggio a tutti.
L’eccezionale fauna di Fraser Island
La collina rocciosa di Indian Head
Su Fraser Island vivono oltre 350 specie di
uccelli, fra i quali anche il rarissimo parrocchetto terragnolo e la civetta reale australiana. Nelle acque dell’oceano vivono numerose
tartarughe, squali, delfini, balene, mentre
nell’entroterra si possono incontrare canguri,
Due dingo sulla 75 Mile Beach
maggio 2015 La Rivista - 61
Nel cuore di Merano
I giardini di Sissi
riaprono i cancelli
Il cuore della città di
Merano ha ripreso a battere lo scorso 1° aprile,
giorno in cui i cancelli
dei Giardini di Castel
Trauttmansdorff hanno
riaperto per la stagione
2015 con un arcobaleno
di fiori variopinti e tante
novità. Tra queste l’installazione dell’artista Ichi
Ikeda nel Laghetto delle
Ninfee, realizzata work
in progress per trasmettere ai visitatori la centralità dell’acqua nella vita.
T
ra la Val Venosta, la Val Passiria e la Val
d’Adige è situata la ridente Merano.
Vista dall’alto la città assomiglia ad un
fiore, dove al centro sbocciano i Giardini di
Sissi. Qui, dopo il lungo letargo invernale, la
bella stagione irromperigogliosa con la fioritura di oltre 350.000 bulbi che inondano l’atmosfera di intensi profumi e incredibili colori,
accogliendo i visitatori da tutto il mondo in
uno scenario fiabesco che già nell’Ottocento
aveva conquistato ed incantato la Principessa Sissi, la famosa imperatrice d’Austria, che
scelse Castel Trauttmansdorff come dimora
ideale per rilassarsi e per fare lunghe passeggiate. Ai Giardini di Merano ogni angolo ricorda l’amata principessa, a lei sono dedicati
alcuni scorci del parco e la passeggiata che li
collega alla città che è ancora oggi apprezzata e conosciuta in tutto il mondo come
centro del benessere.
62 - La Rivista maggio 2015
Passeggiate tra i fiori
Giallo, rosso, viola, blu, sono infiniti i colori
che si manifestano allo sguardo dei visitatori che varcano il ponte rotondo che li
collega al paradiso botanico. Una tavolozza dalle tonalità sempre diverse e che ogni
mese cambia l’aspetto del parco, trasformandolo di stagione in stagione, in uno
spettacolo unico ed indimenticabile. I primi
a fiorire sono i narcisi e i tulipani, che come
soldati sull’attenti accolgono gli ospiti dando loro il benvenuto, abbracciandoli con
caldi colori. La primavera esplode in tutte
le sue sfaccettature e in ogni angolo del
parco eleganti anemoni, giacinti, ranuncoli,
camassie, corone imperiali, English bluebell,
rododendri e peonie disegnano un carosello dalle mille tonalità. Ovunque si posa lo
sguardo si scorgono viuzze che costellano
il giardino, dove tra le aiuole variopinte ra-
nuncoli, papaveri e violette fanno capolino.
A maggio la regina del parco botanico meranese è lei, la rosa, che sboccia elegante
nel Giardino dei Sensi, creando un’atmosfera seducente, che ammalia e incanta
con il profumo.
L’installazione di Ichi Ikeda
L’arrivo della primavera per i Giardini di
Sissi è sempre un momento importante, un
inno alla rinascita e un’occasione di festa.
Il parco altoatesino è uno dei palcoscenici
in cui si svolge il festival della “Primavera
Meranese”, che coinvolgerà l’intera città
di Merano fino al 15 maggio con eventi
artistici e culturali che rivitalizzeranno il
centro storico. I Giardini di Castel Trauttmansdorff sono la cornice ideale per questa manifestazione, che con il progetto
“Merano Nature Art – Spring 2015” vuole
riunire arte contemporanea e natura attraverso installazioni e sculture che si fondono in maniera organica con l’ambiente che
le ospita. Sono dodici le sculture di famosi
artisti italiani ed internazionali che in particolari location verdi di Merano creano un
percorso sensoriale inedito.
Il Laghetto delle Ninfee dei Giardini di Sissi
è il luogo dove ammirare Water Blooming,
la particolare scultura che realizzerà l’artista giapponese Ichi Ikeda, il cui tema è
l’acqua e le piante acquatiche, a simboleggiare l’importanza della sostenibilità, i
diritti umani e la speranza nel futuro.
Una stagione per famiglie
Anche nella stagione 2015 i Giardini di Castel Trauttmansdorff proporranno numerosi eventi, tra cui in particolare due giornate
dedicate ai bambini e alle famiglie in festa,
il 17 maggio la “Primavera ai Giardini” e il
25 ottobre l’“Autunno ai Giardini”. Si tratta
di vere e proprie giornate per le famiglie,
che in primavera ed in autunno coinvolgeranno grandi e piccini tra giochi, animazioni e divertimento alla scoperta del parco con passeggiate tra alberi di agrumi in
fioritura e in boschi incantati, con attività
didattiche e multisensoriali, tra bricolage,
trucchi e giochi per bambini.
“Turismo & Guerra” in mostra al
Touriseum
Con l’apertura dei Giardini, anche il Touriseum, il Museo Provinciale del Turismo,
ricomincia la sua stagione. Dove soggiornò la Principessa Sissi, oggi il Touriseum
offre un piacevole viaggio attraverso
200 anni di storia del turismo in Tirolo
e quest’anno ospiterà la curiosa mostra
Turismo & Guerra.
Un viaggio nella storia del Tirolo durante la
Grande Guerra, che attraverso reperti, documenti e illustrazioni ricostruisce i legami
e i cambiamenti tra il turismo prima del
1914, e il suo mutamento al termine del
conflitto mondiale.
Tornano anche gli eventi più amati
Dopo una stagione 2014 che ha visto
staccare oltre 400.000 biglietti con ospiti provenienti da ben 90 paesi del mondo,
i Giardini di Sissi si confermano la meta
più amata dell’Alto Adige e per la nuova
stagione riconfermano alcuni degli ap-
puntamenti più attesi: dai brunch domenicali della “Colazione da Sissi” ai grandi
concerti della rassegna “World Music Festival”, con la partecipazione di artisti di
fama internazionale.
Tutti i venerdì dei mesi di giugno, luglio e
agosto, i Giardini resteranno aperti anche
quest’anno fino alle ore 23.00, in occasione della consolidata rassegna “Trauttmansdorff di Sera”, tra musica e divertimento.
Confermate per tutte le prime domeniche
da maggio a ottobre le visite alle libelluleconsigliate soprattutto ai bambini e ai ragazzi che vogliono conoscere tutti i segreti
della natura, guidati da un’esperta entomologa - e le offerte turistiche combinate,
“Giardini & Terme” e “Giardini & Vino”, che
intendono ripetere lo strepitoso successo
ottenuto nel 2014.
(informazioni: www.trauttmansdorff.it)
Orari di apertura:
1° aprile – 31 ottobre: ore 9.00 – 19.00
1 novembre – 15 novembre: ore 9.00 – 17.00
I venerdì di giugno, luglio ed agosto: ore 9.00 – 23.00
Ultimo ingresso fino a un’ora prima dell’orario di chiusura
Prezzi d’ingresso:
- Biglietto singolo: 12,00 €
- Biglietto per famiglie (2 adulti con bambini sotto i 18 anni): 26,00 €
- Anziani over 65: 10,00 €
- Bambini, ragazzi, studenti e disabili: 8,50 €
- Bambini sotto i 6 anni: ingresso libero
- Gruppi (di almeno 15 persone, a persona): 9,00 €
maggio 2015 La Rivista - 63
Turismo:
un tesoro che l’Italia
non sfrutta
D
a un’analisi di Confcommercio emerge
come i turisti in Italia aumentino, ma
spendono meno rispetto a Spagna e
Francia: “Imitando il modello iberico si potrebbe recuperare un punto di Pil, ma bisogno spingere sul Sud”. Secondo il Ministro Franceschini
“con Expo e Giubileo avremo l’occasione anche
per un cambio di marcia psicologico”.
Dal 2008 al 2014 gli arrivi dei turisti stranieri
in Italia sono aumentati del 19% passando da
42 a 50 milioni, ma la spesa media dei visitatori è calata da 744 euro a 681. In media,
spendono molto meno che in Spagna e Francia. Lo rivela un’analisi di Confturismo.
In Spagna, infatti, non arrivano molti più stranieri che in Italia. Si tratta di 50,8 milioni di
persone che però si fermano più a lungo. E con
una spesa ben diversa. La media del soggiorno in Spagna è di 5,14 giorni contro i 3,7 del
nostro Paese. E la spesa media è di 959 euro
contri i 681 italiani. Questo significa che se si
fermassero in Italia come in Spagna e spendessero altrettanto ci sarebbe un introito di 14
miliardi in più, un intero punto di Pil. Madrid
incassa, infatti, 49 miliardi di euro dal turismo
straniero, contro i 34 di Roma.
Ancora migliore la performance francese:
i visitatori stranieri sono ‘solo’ 46 milioni,
ma con una spesa media di 914 euro a testa portano alle casse di Parigi 42 miliardi di
euro. Il modello francese - con un turismo
qualificato che si concentra in Costa Azzurra
e a Parigi - non è replicabile in Italia, diverso
quello della Spagna che è più segmentato
con costa, isole, e città.
Secondo Confturismo, un obiettivo medio realizzabile è quello di aumentare il periodo medio di visita a 4,4 giorni (che tradotto in soldi
significherebbe 6,9 miliardi in più), ma “non
si realizza con la bacchetta magica”: bisogna
puntare su tutta l’offerta turistica italiana,
sfruttando appieno, ad esempio, le possibilità
di crescita del Sud. Solo il 12% degli stranieri,
infatti, visita il Mezzogiorno. E per migliorare
la situazione basterebbe semplificare e mettere a sistema i servizi che ci sono.
64 - La Rivista maggio 2015
Le proposte di Confturismo Confcommercio
vanno dalla definizione di una governance
che metta fine alla diatriba tra Stato e Regioni, al finanziamento necessario “per consentire all’Agenzia Nazionale del Turismo Enit di
svolgere a pieno titolo l’attività di promozione
ad essa demandata”.
Che sia un’opportunità che non sappiamo
cogliere appieno, lo ritiene anche il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del
Turismo, Dario Franceschini. “Ogni Paese
deve investire nelle attività economica in
cui è più competitivo” ha detto nel suo intervento al Forum di Cernobbio. “Abbiamo
individuato nel turismo il settore in grado
di trainare la crescita e stiamo operando in
questo senso. Dobbiamo recuperare il ritardo accumulato negli ultimi anni perché il
turismo globale crescerà sempre di più: nei
prossimi quattro anni 550 milioni di cinesi
uscirà dai confini nazionali per fare turismo
con l’Italia prima meta desiderata di viaggio. E allora serve una strategia che punti sulle nostre armi”. In questo senso, per
Franceschini, “la cultura è un’arma formidabile, che può essere veicolo trainante di
presenza turistiche. Non a caso abbiamo riunito la gestione di cultura e turismo in un
unico dicastero perché tutto ciò che faccia-
mo per valorizzare il patrimonio culturale
va a beneficio della crescita turistica”.
Per quanto riguarda il versante politico,
Franceschini ha ribadito che “la promozione
del sistema Paese fuori dai confini europei la
faremo appunto come sistema-Paese, basta
con la scena fuori tempo delle Regioni che si
promuovono autonomamente”. Mentre “l’Enit
deve diventare più efficiente e adeguato ai
tempi con un ruolo anche nel turismo interno”.
Il ministro ha poi annunciato per giugno l’organizzazione di una conferenza sul turismo
sostenibile: “dobbiamo capire su quale turismo puntare: quello che non consuma, ‘mordi
e fuggi’ o quelli nuovi. Tenendo presente che
l’offerta italiana non ha eguali al mondo e che
alcuni nostri centri storici sono congestionati,
quindi bisogna portare i turismi anche altrove
ed per questo che oggi stiamo lavorando, per
esempio, sui cammini religiosi e sulle strutture
ferroviarie minori oggi abbandonate”. “L’Italia
ha la forza straordinaria di essere un museo
all’aperto, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Le nostre possibilità sono davvero enormi, se sapremo raccontarci all’estero. Con Expo e Giubileo
avremo l’occasione anche per un cambio di
marcia psicologico: serve più orgoglio, vediamoci con gli stessi occhi stupiti con il quale ci
vedono gli altri Paesi”.
L’Italia ha la forza straordinaria di essere un museo all’aperto, dalla Val d’Aosta alla Sicilia.
(nella foto: il teatro di Ostia antica)
Anteprima a Firenze
del Consorzio Vino Chianti
di Rocco Lettieri
I
l 14 Febbraio, giorno dedicato agli innamorati, è stato un giorno importante
per Firenze e per gli amanti del vino di
tutto il mondo convocati in Toscana. Infatti, si sono aperte le Anteprime dei Vini di
Toscana per i 190 giornalisti italiani e stranieri provenienti da circa 30 Paesi (Cina,
Giappone, Russia e Usa in testa). Primo
incontro in calendario il Consorzio Vino
Chianti (chiamato per l’occasione Chianti
Lovers) che raccoglie sotto un solo tetto
le sette tipologie diverse dei Chianti: Colli
Aretini, Colli Fiorentini con Montespertoli e
Rufina, Colline Pisane, Montalbano e Colli
Senesi, Ogni “Chianti” con la sua storia e
ogni denominazione con le caratteristiche
proprie di territori diversi fra loro, ma dove
a farla da padrone è il sempre vitigno Sangiovese. In breve alcune informazioni sulle
zone vitate:
Colli Aretini: Sui rilievi soleggiati di questa verdissima parte della Toscana orientale nasce il Chianti dei Colli Aretini DOCG.
Un vino fruttato ed elegante che sa anche
invecchiare bene. La viticoltura nella provincia di Arezzo ha antiche origini e già
dal 1716 faceva parte delle quattro aree di
produzione in cui Cosimo III° aveva diviso
il territorio del Granducato di Toscana, istituendo una delle prime zone vinicole ufficiali in Europa. Terra di Bacco ma anche di
tabacco - qui si coltivano le piante dalla
cui foglia si ricavano i famosi sigari Toscani - e di altre specialità per il palato (carni
e formaggi, in primis e tartufi).
Colli Fiorentini (con Montespertoli e Rufina): Le campagne tra le colline che circondano la città sono piene di storia e di
vigneti. I filari di vite qui sono da secoli
una parte essenziale del paesaggio assieme alle ville medicee, ai castelli, alle torri e
alle pievi romaniche che lo rendono inconfondibile. Sulle facciate di molti dei palazzi
rinascimentali di Firenze è ancora possibile
vedere le cosiddette “porticciole”: piccole
finestre a livello della strada attraverso le
quali le ricche famiglie del tempo vende-
vano il vino delle loro cantine. Le antiche
tradizioni di questa provincia fanno parte
adesso del Chianti pregiato che si produce
attorno a Firenze. O meglio “dei Chianti”,
perché il territorio fiorentino comprende le
zone del Chianti Colli Fiorentini Docg, del
Chianti Montespertoli Docg e del Chianti
Rufina Docg.
Colline Pisane: La zona del Chianti Colline
Pisane DOCG si trova a sud di Pisa, nella
tranquilla pianura in mezzo a colline ondulate, corsi d’acqua, frutteti e campi coltivati che risentono del dolce e ventilato
clima del mare, poco lontano. Un clima
che fa sentire la sua influenza anche sul
Chianti che si produce qui, particolarmente adatto a essere bevuto fresco e giovane.
Le tradizioni di questi luoghi in fatto di viti
e di vino risalgono ai primi insediamenti
etruschi. Volterra, centro importante di
questo antico e misterioso popolo, è solo a
pochi chilometri più a sud e dalla cima della sua alta rocca domina tutto il panorama
circostante fino alla costa.
Montalbano: Il Chianti Montalbano DOCG
prende il nome dal monte che si alza a ovest
della piana che unisce Pistoia e Prato a Firenze e sulle cui dolci pendici si allungano
i filari dei vigneti. Il Chianti Montalbano
Docg si produce in alcuni comuni della provincia di Prato che condividono con alcuni
di quelli della provincia di Pistoia la zona
collinare che sale fino ai rilievi orientali del
Monte Albano. Anche se Prato è la provincia
maggio 2015 La Rivista - 65
più giovane, (è stata istituita nel 1992) e la
meno estesa della Toscana, non è di certo
inferiore alle altre per le sue ricchezze storico-culturali e paesaggistiche. E anche per la
presenza nel suo territorio di luoghi che da
centinaia di anni sono legati all’eccellenza
del vino. Carmignano è un centro nevralgico del Monte Albano, un tempo conteso
tra Firenze, Prato e Pistoia. Dalle sue colline,
i vigneti e gli oliveti fanno da platea sulla vista di Firenze poco lontana. A qualche
chilometro di distanza da Carmignano c’è
Artimino, con la bellissima villa medicea del
Buontalenti dai cento camini tutti diversi, il
cui vino è stato cantato già nel Seicento da
Francesco Redi nel suo Bacco Toscana.
Colline senesi: Cultura, storia e natura
si fondono qui in un paesaggio in cui la
coltivazione della vite e la produzione
del vino hanno da sempre svolto un ruolo
fondamentale. A Siena la Piazza del Campo si offre a chi ama il vino e le bellezze di
questa città come una coppa da riempire.
Nella zona al centro della Toscana che
comprende la città di Siena e molti comuni della sua provincia si produce il Chianti dei Colli Senesi Docg. Cultura, storia e
natura si fondono qui in un paesaggio in
cui la coltivazione della vite e la produzione del vino hanno da sempre svolto un
ruolo fondamentale. L’antica Via Francigena - la strada percorsa nel Medioevo
dai pellegrini in viaggio verso Roma sulla
quale si muove adesso la Statale 2 Cassia
– congiunge le terre di produzione a nord
e quelle a sud di Siena. A nord la campagna alberata cosparsa di pievi, castelli,
poderi e città che in passato sono state a
66 - La Rivista maggio 2015
lungo contese tra senesi e fiorentini. Alla
stessa altezza di Siena, ma più ad est in
direzione di Arezzo, Castelnuovo Berardenga affianca alle tradizioni del vino e
dell’olio quelle dell’artigianato del ferro
battuto. A Sud si arriva da un lato sino
a Montalcino e toccando territori famosi
quali Buonconvento, San Quirico, Castiglione d’Orcia e sino a lambire Montenero
e Paganico.
Una terra generosa
La Toscana è la terra del vino Chianti, ma
le terre di questo vino sono generose di
molte altre ricchezze. A confermarlo nel
discorso inaugurale è stato Gianni Salvadori, della Regione Toscana: “La Toscana
è un vero e proprio «gioiello enologico»
conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, possiede una straordinaria ricchezza di
vini, dalle differenti caratteristiche e molteplici denominazioni di origine. La storia
del vino toscano si perde nei secoli e la
Toscana rappresenta un unicum di qualità e tradizione enologica impareggiabile
a livello mondiale. Il nostro vino è uno dei
testimonial della Toscana più conosciuti
nel mondo - ha continuato Salvadori - e
un perfetto ambasciatore del «buon vivere toscano», che significa grande qualità
agroalimentare, deliziosa gastronomia,
perfetto legame con il territorio, una storia millenaria e l’esaltazione della bellezza,
dell’arte della cultura. Un dato per tutti: il
65% del vigneto toscano è rappresentato
dal Sangiovese, vitigno che in Toscana si
fa risalire addirittura all’epoca etrusca, e
che è alla base di vini come il Brunello di
Montalcino, il Vino Nobile Montepulciano,
il Chianti, il Morellino Scansano e altre denominazioni. Quanto al legame con l’arte
basterà ricordare, solo per fare un esempio,
il grande patrimonio delle cantine storiche
ma anche il fenomeno contemporaneo delle cantine d’autore firmate dai maggiori
architetti del momento”.
Alla fine l’assessore ha sottolineato l’importanza delle esportazioni di vino toscano
nel mondo. Nel 2014 - ha ricordato - si
è registrato, per il 5° anno consecutivo,
un altro incremento di export, e per la
prima volta il valore complessivo delle
esportazioni di vino Toscano ha raggiunto
la cifra di 760 milioni di euro. “Contiamo
di crescere ancora - ha concluso Salvadori - e siamo certi che il ricco pacchetto di
iniziative allestito anche con il Buy Wine e
Anteprime di Toscana 2015 contribuirà ad
accrescere la conoscenza dei nostri grandi
vini e sarà occasione di nuovo business per
le imprese toscane”.
Completamente rinnovata
L’Anteprima Chianti Lovers si è rinnovata
completamente: una nuova edizione per
questa manifestazione dedicata al vino
Chianti con il coinvolgimento del grande
pubblico, accanto agli appuntamenti per
la stampa. Per la prima volta la sessione
di degustazione, fino ad oggi appannaggio
soltanto dei giornalisti, ha aperto le porte
alle oltre cento aziende che hanno presentato i loro prodotti non ancora sul mercato, in anteprima appunto. E per la prima
volta, una nuova location: il grande spazio
dell’Ex-Manifattura Tabacchi, archeologia
industriale degli anni ‘40 considerata tra
le più belle manifatture tabacchi d’Italia,
esempio di razionalismo italiano. Location
a parte (pur discutibile) è proprio da qui
che bisogna cominciare a sparare a zero
sull’organizzazione, a costo di non farsi
più invitare, perché tutto quanto leggerete
di positivo in altre parti, sarà pura falsità.
L’incontro era fissato per le 11 con conferenza stampa. Noi con i bus siamo arrivati alle 11,15. Alle 12,00 si stavano ancora
stendendo i tappeti rossi di accoglienza.
All’interno i produttori stavano ancora
sistemando i tavoli. La Ex-Manifattura
Tabacchi (affascinate per la sua storia) è
stata sistemata alla bell’e meglio, ma non
è di certo la Leopolda. Si poteva cominciare a degustare qualche vino bicchiere alla
mano ma un disastro l’organizzazione con
il personale che doveva servirci i vini in tavola per la degustazione assistita. A quel
punto meglio cercare di mangiare qualche
cosa, tipo mensa, piatti di carta, senza posti
a sedere, (60 sedie per 180 ospiti). La vera
degustazione, per chi ne aveva voglia, è potuta cominciare alle 14,00. A disposizione:
148 vini di 100 aziende: 30 (Provincia di
Firenze); 11 (Colli Fiorentini); 12 (Rufina); 7
(Montespertoli); 16 (Colli Senesi); 12 (Colli
Aretini); 8 (Colline Pisane) e 4 (Montalbano). In questa edizione, impossibilitato a
degustare un cospicuo numero di vini (dalle 14,30 alle 16,30), ho dato spazio ai vini
della sottozona Rufina, degustando circa
40 vini di questa tipologia ed una ventina
delle altre DOCG. Ma perché ci è stato dato
così poco tempo? La furbizia dei toscani
non ha limiti. Gli organizzatori hanno pensato di fare anche cassa, sfruttando l’arrivo
dei giornalisti. Il comunicato raccontava:
“….L’ex-Manifattura Tabacchi si colorerà
di Chianti per il giorno di San Valentino regalando al grande pubblico un’imperdibile
opportunità di vivere un’esperienza unica,
in una location incomparabile parlando di
Chianti, di un vino e della sua storia, di un
territorio enologico immenso e vario, della
sua cultura enogastronomica che lo rende
forte e riconoscibile ovunque nel mondo.
Dalle 16 alle 22, gli amanti del Chianti o meglio i #Chianti lovers potranno assaggiare e
conoscere più da vicino il Sangiovese, vitigno principe del Chianti, assieme ad alcune
storiche ricette della tradizione gastronomica toscana, grazie anche alla preziosa collaborazione con Slow Food Toscana. Dalle
19,00 Dj set, Chianti e musica, un binomio
perfetto, in un percorso sensoriale dove le
note del vino e le noti musicali si fonderanno
insieme per emozionarci. Ingresso 10 - Prevendite su: www.boxofficetoscana.it”
Di certo un grande successo. Mai vista tanta gente. Tant’è che noi giornalisti siamo
dovuti letteralmente scappare poiché dalle 18,00 in poi non ci si girava più. Complimenti a Giovanni Busi, Presidente del
Consorzio Vino Chianti, al quale diciamo
che noi ne avremmo fatto letteralmente
a meno. Una cosa incresciosa anche per i
giornalisti stranieri che per la prima vol-
ta in una degustazione internazionale, si
sono trovati bicchiere alla mano, in mezzo
ad una baldoria a ballare e a godere delle
specialità tipiche toscane. Spero che avrà
modo di riflettere su quanto ha confessato nel comunicato: “Per la prima volta, si è
aperto al pubblico, una grande sfida, certamente, ma siamo sicuri che sia la strada
giusta da percorrere: il Chianti è un vino
pop, vogliamo fare in modo che tutti possano apprezzare e godere di questa denominazione…”. Contento lui, noi un po’ meno.
La mia personale degustazione:
In considerazione di quanto scritto sopra
ho preferito non degustare i vini dell’annata 2014 ed ho dedicato il mio tempo ai vini
della sottozona Rufina della vendemmia
2013 di cui non avevo parlato lo scorso
anno e ad altri vini DOCG sempre del 2013,
scelti a caso.
Per i vini della Rufina si può confermare
che si presentano ricchi di frutta rossa
fresca, con sentori puliti, speziati ma delicati, per niente boisé, solo qualche punta
di vaniglia con finale di buon balsamo fresco, mentolati, resinosi. In bocca l’acidità
è ben presente (buon segno per la tenuta
nel tempo), calda e potente è la struttura,
i tannici ben equilibrati, senza ruvidezza.
Vini che certamente tra un anno si presenteranno ancora più rotondi e aggraziati. Tra gli assaggi rimarcati come buono/
ottimo ricordo quelli delle aziende: Colognole, Dreolino, Fattoria Lavacchio, I Veroni; Selvapiana, Frascole, Marchese Gondi/
Tenuta Bossi e Podere Il Pozzo. Degli altri
vini DOCG degustati bicchiere alla mano,
segnalo i produttori: Buccianera, Fabrizio
Forconi, Lanciola, Mannucci Droardi, Poggio Capponi, Poggio del Moro, Malenchini,
Salcheto e Tenuta San Vito.
maggio 2015 La Rivista - 67
Anteprime di Toscana:
Tuscany Taste
di Rocco Lettieri
C
hiusa la prima giornata di anteprime
del Consorzio Vino Chianti, domenica
15 Febbraio, presso l’Hotel Baglioni si è
tenuta la “collettiva” organizzata dai rispettivi
consorzi di tutela delle 11 piccole denominazioni: Bianco di Pitigliano e Sovana, Bolgheri, Carmignano, Colline Lucchesi, Cortona,
Grandi Cru della Costa Toscana, Maremma,
Montecucco, Morellino di Scansano, Orcia,
Valdarno di Sopra. Scenografico come sempre
l’ambiente dell’Hotel Baglioni ma niente a che
vedere con quanto offertoci lo scorso anno
alla Fortezza da Basso. Ampi saloni in altezza, di bellezza stupefacente, ma spazi ristretti
per i circa 180 giornalisti che si dovevano dare
un gran da fare per arrivare a contatto con i
responsabili dei Consorzi e di qualche produttore presente. E poi le solite cose all’italiana.
Degustazione prevista dalle 9,30 alle 16,30,
ma alle 10,00, due soli Consorzi erano pronti
con le bottiglie: Consorzio Cortona e Consorzio Carmignano. Senza tanto darsi vaghi pensieri, grazie anche alla competenza del collega
Paolo Valdastri, mi sono impegnato nella degustazione di tutti i Carmignano DOCG rossi
(9 aziende presenti; 11 Carmignano DOCG,
6 Carmignano DOCG Riserva; 4 IGT e un Vin
Santo di Carmignano DOC).
Scopriamo il Carmignano DOCG
Il vino di Carmignano è stato uno dei primi in
Italia ad essere oggetto di delimitazione della zona di origine, grazie al famoso bando di
Cosimo III de’ Medici. Quasi un’anticipazione
del futuro sistema delle DOC, che, nel 1716,
stabilì i confini delle aree di produzione di
questo vino, insieme al Chianti, al Pomino ed
al Valdarno Superiore. Ma l’aspetto innovativo
più importante consiste nella presenza, fin da
quel tempo, del cabernet (sauvignon e franc),
dovuta all’intuizione degli enologi che il Granduca aveva inviato a studiare a Bordeaux.
Negli ultimi anni il Carmignano è stato protagonista di un vero e proprio exploit. Entro il
2015 per la superficie è previsto un aumento
del 30% e, in effetti, molte aziende negli ultimi anni hanno piantato nuove vigne.
68 - La Rivista maggio 2015
Il vino Carmignano DOCG prevede: Sangiovese minimo 50%, Canaiolo nero fino al 20%,
Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, da soli
o congiuntamente, dal 10 al 20%, Trebbiano toscano, Canaiolo bianco e Malvasia del
Chianti da soli o congiuntamente, fino ad un
massimo del 10%. Inoltre, possono concorrere alla produzione le uve di altri vitigni a
bacca rossa raccomandati o autorizzati per
la provincia di Prato fino a un massimo del
10% del totale. Il Carmignano DOCG, detta
ancora il disciplinare, all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti
caratteristiche: colore rubino vivace, intenso,
tendente al granato con l’invecchiamento;
odore vinoso con profumo intenso, anche
di mammola, e con pronunciato carattere di
finezza con l’invecchiamento, sapore asciutto, sapido, pieno, armonico, morbido e vellutato, titolo alcolometrico volumico totale
minimo 12,50% vol., acidità totale minima
5,0 g/l estratto secco minimo 22 g/l. Infine,
il periodo di invecchiamento deve essere effettuato in botti di rovere e/o di castagno,
rispettivamente per almeno otto mesi per il
Carmignano DOCG e per almeno dodici mesi
per il Carmignano DOCG Riserva.
Le DOC del Carmignano
La denominazione di origine controllata (DOC)
per i vini del Carmignano nasce nel 1982 per
il Vin Ruspo e Vin Santo, mentre nel 1994 il
nuovo disciplinare ha concesso la DOC anche
al Barco Reale.
Vin Ruspo - Il Vin Ruspo, Rosato di Carmignano DOC, è la vinificazione in rosè delle stesse
uve del Carmignano (principalmente Sangiovese e Cabernet). Questo vino ha una storia
curiosa: nei lunghi secoli della mezzadria i
contadini trasportavano sui carri l’uva ammostata nei tinelli. Prima di portarla alla fattoria,
dopo una sosta notturna sull’aia, spillavano
(ruspavano) una o due damigiane di mosto
vergine. Il mosto fermentava nelle damigiane,
dando origine ad un vino fresco e piacevole,
che veniva tradizionalmente bevuto durante
la battitura.
Barco Reale - Questo vino è la versione giovane del Carmignano, del quale ha lo stesso
uvaggio. Il nome Barco Reale è quello dell’antica grande proprietà Medicea che, delimitata
da un muro di oltre 30 miglia di lunghezza,
racchiudeva non solo la riserva di caccia dei
Granduchi, ma anche la zona della prima DOC
del 1716. L’uvaggio è lo stesso del Carmignano, ma questo vino, oltre a provenire
solitamente da vigne più giovani, ha dei tempi
di invecchiamento inferiori, sia in legno che
in bottiglia. Il Barco Reale nasce nel 1984 e
ottiene la DOC nel 1994.
Vin Santo - Il Vin Santo è composto in massima parte dalla varietà Trebbiano: al momento della vendemmia vengono scelte le uve
migliori, i cui grappoli, deposti su uno strato
di foglie e trasportati in cassette di legno,
vengono lasciati appassire su castelli e graticci di canna in grandi stanze ventilate. Qui
rimangono dai quattro mesi ai sei mesi: durante questo periodo si aprono le finestre ai
venti asciutti del nord. Tra gennaio e febbraio
i chicchi sani vengono diraspati e pigiati e il
liquido ottenuto è messo in caratelli di mode-
sta capacità, 100 litri circa. Qui, in ambienti di
solito sotto tetto (in modo che il mosto possa sentire gli sbalzi termici del cambiamento
delle stagioni), il vino è lasciato invecchiare
per oltre tre anni (a volte anche cinque), senza travasi o colmature sul suo deposito, sotto una pellicola naturale che lo protegge da
un’eccessiva ossidazione nel caratello scolmo.
La resa è bassissima: solo il 20 per cento del
peso originale dell’uva.
La mia personale degustazione
Ho degustato i vini delle aziende: Ambra, Artimino, Podere Allocco, Castelvecchio, Capezzana, Colline di San Biagio, Piaggia, Pratesi e
Podere Sassolo. 2 bianchi IGT, 4 Barco Reale
DOC del 2013, 11 Carmignano DOCG, 6 Carmignano DOCG Riserva dal 2012 al 2009 e,
infine, 4 vini rossi IGT. Una bella esperienza
che ha messo in mostra le qualità dei vini di
questa microzona che meriterebbe più attenzioni da parte della stampa internazionale. A
farla da padrone, senza ombra di dubbio, sono
i vini di casa Capezzana della famiglia storica Contini Bonacossi, dal Barco Reale 2013,
passando al Villa di Capezzana Carmignano
2011 e Trefiano Carmignano Riserva per finire
con l’IGT Ghiaie della Furba (davvero splendido
– tris di uve: Cabernet, Merlot e Syrah). Vini
con un’impostazione stilistica dove Sangiovese e Cabernet si aprono su fiori e su frutti
con chiari sentori di grafite e dolce sentore di
legno boisé. La bocca si presenta solitamente
calda ma scorrevole. La sapidità si allunga sul
finale dove la componente tannica mostra i
muscoli della bella potenza calorica con finale
Paolo Valdastri del Consorzio del Carmignano
maggio 2015 La Rivista - 69
Il nostro colaboratore Rocco Lettieri in degustazione con il giornalista russo Vasilii Raskov
in gola ricco, profondo e di buona mineralità.
Altra azienda che mi ha impressionato per il
salto di qualità è Piaggia con Carmignano Il
Sasso 2013, Carmignano Riserva 2011 e Pog-
gio dei Colli 2013, in anteprima, grandissimo
Cabernet Franc. Da ricordare ancora tra gli
ottimi assaggi di Carmignano Riserva Montalbiolo 2011 di casa Ambra; Carmignano
2011 di Castelvecchio; Il Circo Rosso Carmignano Riserva 2012 dell’azienda Pratesi
e i due Carmignano DOCG 2013 e 2012 di
Antonio Mannelli di Podere Il Sassolo. Un’azienda che va memorizzata. Due ottimi vini
in crescita interpretati in chiave moderna e
con una buona tecnica di cantina. Nel bicchiere hanno colore intenso, scuro, sentori di
frutta matura (marasca in confettura), china
calissaja, rabarbaro e note speziate dolci del
buon rovere. La bocca è calda, ricca, suadente. I tannini sono già levigati. Il finale ritorna
sulla frutta scura (mora e mirtillo) e punta
balsamica. Il panoramico ristorante dell’Hotel Baglioni ci ha accolti per il lunch.
Nelle due ore pomeridiane, bicchiere in una
mano e block notes nell’altra ho segnalato gli
assaggi superiore ai 90 punti: Bolgheri Rosso
2013 Le Macchiole; Ornellaia Bolgheri rosso
Superiore 2012; Ruit Hora Bolgheri rosso 2012;
Argentiera Bolgheri Superiore 2011; Cont’Ugo
Bolgheri Rosso 2012 di Guado al Tasso; Piastraia Bolgheri Rosso 2011 di Michele Satta.
Dei Grand Cru della Costa Toscana ho ricordi di ottime riconferme per Caiarossa 2011,
Nambrot 2011, Marcampo 2011, OT Oliviero
Toscani 2009, La Regola 2009 e Arnione 2010
di Campo alla Sughera. Alcuni Consorzi, per
mancanza di tempo (partenza per San Gimignano), li ho completamente ignorati e me ne
scuso con loro quando mi leggeranno.
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70 - La Rivista maggio 2015
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Convivio
di Domenico Cosentino
È primavera
Voglia di leggerezza tra
verdure e carni bianche
Con il ritorno della stagione del risveglio, la primavera, il vero gourmet “chiude” nella sua dispensa (anche
perché smettono di tentarlo) corpose zuppe, paste con
sughi carichi, tortellini o cappelletti in brodo, brasati o
arrosti di maiale, e va alla ricerca (forse perché il corpo
ne ha bisogno) di legumi (magari freschi: piselli, fave),
verdure (asparagi, carciofi, cime di rapa, puntarelle, cicorie e tarassaco) cotte al vapore e carni bianche (coniglio, tacchino, pollo).
“Solo facendo così, promuovendo una tavola“ green”
povera di colesterolo e ricca i fibre, vitamine e antiossidanti presenti nella frutta e verdura”, raccomanda
Carlo Ferrarese, direttore scientifico di alimentazione
all’Università di Padova, il nostro corpo potrà ripartire.
Perché la primavera è la primavera!
Guardinga o sfacciata, timida o splendente, essa non
ammette indolenze da parte di nessuno: piante, animali
o umani che siano. Quello che inverno intorpidisce, primavera titilla: corpo e umore buoni propositi e palato.
Se nei mesi freddi assommiamo virus e surplus alimentari, l’alzarsi della temperatura provoca un’inversione di
senso di marcia. Si ha voglia (almeno ilvostro viaggiatore goloso queste voglie le ha!) di cibi leggeri, freschi,
colorati, fragranti e buoni, anche per smaltire gli ultimi
avanzi di panettone, le sbriciolature di torrone o le frittelle di carnevale, pensando, magari, a una frittatina
alle erbette o ad un risotto agli asparagi selvatici.
fronte di tutti i carichi, alimentari e non, accumulati in inverno. Il
nutrizionista milanese Vanni Zucchi, presente al convegno intrenazionale “Una dieta per il cervello”, svoltosi a Milano dal 16 a 22
marzo scorso, oltre ad aver illustrato quale sia la migliore alimentazione (che non deve essere a tutti i costi Vegana) per prevenire
disturbi e preservare un’attività cerebrale sana, ha snocciolato i
comandamenti del buon mangiare marzolino: “Più frutta e verdura,
meno cibi grassi, affettati (per via di grassi ossidati e contenuto di
sale), carni rosse, formaggi e ovviamente zuccheri, a maggior ragione quelli raffinati. Importante – ha continuato l’illustre professore
– sapere ed essere coscienti che questo cambio di alimentazione
è funzionale all’alcalinizzazione dei tessuti, perché riassestando il
rapporto acido-basico facciamo stare bene il nostro corpo. Dunque,
abbiamo bisogno di legumi, carni bianche, cereali integrali, scegliendo, il più possibile alimenti sani e biologici”.
Non è solo questione di gola
In realtà, quello che scambiamo per una questione golosa, è un’esigenza specifica del nostro corpo, un’urgenza di detossinazione a
Cassa di finocchi
maggio 2015 La Rivista - 71
– arancia, carota e limone – a quello depurativo (ananas, sedano e
mela) e il pesce azzurro: sgombri, aguglie, tonnetti e alici a go-go,
che si distinguono per salubrità e prezzi bassi, ricchi di acidi grassi
Omega Tre. Ottime in tortiera.
La liberazione degli ortaggi
Le fave fresche
Germogli, crudité, legumi, pollo
e pesce azzurro
Una primavera alcalinizzante, insomma. Che vede, ai fornelli, in
prima fila, il trionfo delle crudité, la cottura al vapore e sottovuoto. E con un minimo di organizzazione domestica permette
di avere facilmente a disposizione finocchi e carote, sedano e
zenzero fresco, o rapanelli e insalatine di primo taglio da abbinare con agnello, coniglio, pollo (a patto che provengono da
allevamenti felici). Ma anche qualche caprino fresco o della ricotta, meglio se di latte di capra, cremosa, ottima con le linguine
e foglioline di menta.
La primavera ci regale anche i germogli, presenti già nel Grande
Erbario della Medicina Cinese del 2700 a.C., che sono un incredibile
riserva di vitamine, enzimi, oligoelementi e aminoacidi, a patto di
mangiarli crudi. In insalata. E poi i legumi: piselli e fave fresche,
ma anche fagioli, ceci, lenticchie e soia son la più ricca fonte di
proteine vegetali. Hanno funzione alcalinizzante e aiutano a ridurre la quantità di grassi nel sangue. Gustosa la passatina di ceci
con cicorie selvatiche, saltate in padella con olio d’oliva, aglio e
peperoncino. Da non dimenticare i Centrifugati: dallo storico ACE
I primi fiori di zucca
72 - La Rivista maggio 2015
Nel rispetto assoluto della tradizione, in alcuni piatti innovativi,
i cuochi di nuova generazione stanno prendendo dimestichezza
con un concetto storicamente estraneo all’alta cucina regionale
italiana. Ovvero: la liberazione degli ortaggi dal ghetto dei contorni. Pressati dal crescere lento e inesorabile di vegetariani e
vegani, ristoranti piccoli e grandi hanno cominciato a inserire
nei menù piatti verdi, evoluzione pensata e studiata di ricette
non punitive, dalla parmigiana di melanzane al gioioso esercito
delle frittatine. Ecco, allora, la parmigiana trasformarsi nel Tortino di melanzana o le Cime di rape sposare la ricotta di pecora in
uno sformatino monoporzione cotto al vapore. Oppure, volendo
aumentare in modo significativo la quota di verdure, ecco che
i piselli e le fave fresche, frullati e trasformati in una verde e
delicata crema, vanno a farcire dei croccanti vol-au-vent. E se
gli asparagi selvatici vengono arrotolati in involtini con ricotta,
è il tarassaco che farcisce un tiepido timballo.
Papillia japonica (insetto killer)
permettendo
Se il nostro corpo potrà ripartire, nutrendosi di cereali freschi,
verdura e frutta fresca, con la primavera già arrivata, molto dipende dalla Papilla japonica, l’ultimo insetto killer arrivato dal
Giappone che mangia le radici delle piante fino a far scomparire un intero prato. E stando ai “bollettini di guerra” diramati
dai centri entomologici, sembra che la Papillia abbia già messo
sotto attacco anche i nostri pomodori. “In questi primi giorni di
primavera – ha dichiarato Mario Colombo, entomologo dell’università statale di Milano - l’Alien dagli occhi a mandorla ha già
Piatto di broccoli affogati
attaccato 295 specie vegetali, di cui almeno cento di forte interesse economico: oltre le verdure, anche il mais, i meli, i fiori, e
soprattutto i pomodori. E non è finita! Dopo la Vespetta galligena che ha distrutto interi castagneti, dopo la vespa velutina, che
afferra in volo le api e le uccide. dopo la Xylella, il batterio che
sta uccidendo ulivi e agrumi nel Sud, ci voleva proprio l’insetto
killer che è arrivato dall’Asia, via mare o via cielo, per il quale il
nostro ambiente non è preparato e non ha predatori naturali. Ed
essendo aggressivo più del calabrone- ha concluso il Prof. Mario
Colombo - l’estate prossima, la Papillia japonica, che, dai dati
di entomologia non è dato sapere se ha veramente gli occhi ha
mandorla, di certo farà una strage, se non riusciremo a trovare
un antagonista naturale”.
Soprattutto di pomodori va “ghiotta” la scellerata. E allora, sarà
una “triste estate “ per il viaggiatore goloso: senza le sue fresche,
corpose, profumate e saporite insalate di pomodori; senza la sua
passata di pomodoro. In attesa del “Giudizio Universale”, il viaggiatore goloso, in questi primi giorni di primavera, si sta consolando
con piatti a base di piselli e fave fresche, apparsi sui mercati italiani e che la Papillia japonica non ha avuto il tempo di divorare. Li ha
preparati già abbinandoli alle seppioline, con l’agnello o come una
delle sue minestre preferite: a Pasta e piselli.
Carciofi gratinati
La Ricetta
Pasta e Piselli
Ingredienti per quattro persone:
800 g di piselli freschi,
1 cipollotto,
1 dl di olio extravergine di oliva,
un peperoncino piccante,
sale,
280 g di pasta corta (tubetti, lumachine, ditalini rigati).
Come la preparo:
Per prima cosa sgrano i piselli e li lavo sotto l’acqua corrente.
In una casseruola faccio soffriggere il cipollotto fresco. Aggiungo i piselli (una o due cotenne di maiale, a chi piace. Io
le adoro) il peperoncino piccante, aggiusto di sale, copro con
circa mezzo litro d’acqua e faccio cuocere per circa 15 minuti. A questo punto aggiungo la pasta e faccio cuocere per
altri 8-10 minuti. Quando è ben risottata, servo la mia pasta
e piselli ancora calda dopo averla irrorata con un giro di olio
extravergine d’oliva crudo.
Il Vino:
Punta Alice, un rosato dei colli cirotani, o un Friulano del Collio
maggio 2015 La Rivista - 73
Motori
di Graziano Guerra
Impressioni di guida
Alfa Romeo 4C
È una supercar tecnologica e sensuale, che offre precisione, agilità
e prestazioni. Un sogno accessibile da godere - in strada e su pista proprio come deve essere un’Alfa Romeo.
Al volante della 4C le sensazioni si sovrappongono: voglia di pista, di autostrade germaniche, amore per l’esclusiva. Leggerezza,
efficienza, stile italiano, tecnologia e dinamismo. Da incallito individualista mi compiaccio della linea più che accattivante, della
trazione posteriore, del motore in posizione centrale, del carbonio
e dell’alluminio. Dove passi ti guardano, con un misto d’invidia e
ammirazione. Il tuo arrivo è anticipato da un sound inconfondibile,
che identifica subito le macchine da corsa. L’immediatezza con la
quale la macchina segue i tuoi impulsi di guida è semplicemente
affascinante. Il posto di guida molto sportivo non è dei più comodi,
ma alla 4C, come alla donna dei sogni, si perdona tutto.
La 2 posti secchi è prodotta a mano nello stabilimento Maserati di
Modena. Progettata dagli ingegneri Alfa Romeo, è costruita con tecnologie e materiali derivati dalla 8C Competizione. La coupé monta il
74 - La Rivista maggio 2015
nuovo 4 cilindri 1750 turbo a benzina con iniezione diretta e basamento di alluminio, la potenza di 240 CV è scaricata tramite un cambio automatico a doppia frizione a secco Alfa TCT, con selettore Alfa
D.N.A.: tre le modalità disponibili: Normal, Dynamic e Race. Quest’ultima è dedicata all’attività su circuito. La 4C nasce per la pista, su
questo non c’è dubbio, ma è ben utilizzabile anche su strade normali.
La lunghezza di circa 4 metri e il passo inferiore a 2,4 metri, mettono in risalto l’agilità e la compattezza del corpo vettura. Il rapporto
peso/potenza, da autentica supercar, è inferiore a 4 Kg/CV e, più che
con la potenza massima erogata è stato ottenuto con il contenimento
del peso, e questo garantisce agilità e grandi prestazioni. Nella corsa
contro il peso, i tecnici Alfa Romeo oltre a esplorare materiali nuovi
hanno eseguito un lavoro meticoloso di sviluppo, legato a tecnologie
avanzatissime, in molti casi derivate dalla Formula 1 o dal settore ae-
ronautico. Il telaio per esempio, con funzione portante e strutturale,
è completamente di carbonio. La 4C MY 2015 è ancora più esclusiva,
infatti, alcune dotazioni prima disponibili solo come optional sono
ora incluse, come i sensori di parcheggio e il cruise control. Inoltre, la
nuova versione è arricchita da fari in fibra di carbonio con proiettori
Bi-Led, Alfa Hi-Fi sound system e telo originale di copertura, oltre al
car care kit, studiato per la cura e la pulizia del modello.
Il libretto di uso e manutenzione
diventa interattivo
L’applicazione “Alfa Romeo InfoMobile”, realizzata con Mopar, ha introdotto con la 4C il Libretto di Uso e Manutenzione (LUM) a tecnologia di realtà aumentata “AR+”. È sufficiente inquadrare un elemento
della vettura con il proprio smartphone per scoprire tutto sulla supercar. Il LUM interattivo è disponibile anche per Giulietta e MiTo.
Affronta il cuore del mercato
Premium
La 4C raggiunge tutti i principali mercati mondiali. La disponibilità
annuale dell’Alfa Romeo 4C è limitata a 3.500 esemplari, di cui
1.000 destinati all’Europa e 100 alla Svizzera. La supercar 4C è
un prodotto-simbolo con un altissimo livello di qualità e di raffinatezza tecnologica che incarna i valori più profondi del marchio.
Prezzo vettura in test: CHF 76’300; base 71’000. Optional a bordo:
sospensioni sport, calotta retrovisori satinata, pinze freni in rosso,
cerchi in lega 18 “– 19” a 5 razze, sedili sportivi in pelle rossa.
Dati tecnici
Motore: di alluminio 4 cilindri sovralimentato
Cilindrata: 1750 cc
Potenza: 240 CV
Coppia massima: Nm 350 compresa tra 2200 e 4250 a giri/
minuto
Modalità di guida: tipo Alfa D.N.A. evoluto con posizioni: All
weather, Natural, Dynamic, Race
Consumi (l/100 Km) urbano/extra-urbano/misto: 9.8/5.0/6.8
Emissioni CO2 (g/Km): 157
Cambio: Alfa TCT a 6 rapporti con doppia frizione a secco, comandi al volante e Launch Control
Differenziale: Q2 Elettronico
Sospensioni: ant. a triangoli sovrapposti, post. Mc Pherson evoluto
Freni anteriori (mm): Dual-cast autoventilanti forati 305x28
con pinza fissa a 4 pistoncini Brembo
Freni posteriori (mm): Autoventilanti forati 292x22
Pneumatici: anteriori standard 205/45 R17 - posteriori standard 235/40 R18
Accelerazione: 0-100 km/h (s) 4,5
Velocità massima: (km/h) 258
Peso a secco (kg): 895
Serbatoio carburante con Fast Fuel (litri): 40
Consumi – emissioni secondo direttiva 1999/100/ce (l/100 km)
Ciclo extraurbano 5,0, combinato 6,8
Emissioni CO2 (g/km) 157
Classe ambientale Euro 6
maggio 2015 La Rivista - 75
In pista con le Abarth 500 Assetto Corse
e Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione
Una serie di Trofei e Campionati sulle piste in Europa, in Italia e Germania vedrà coinvolti in gare entusiasmanti e appassionanti più di
80 piloti. In Italia e Germania anche le promesse dell’automobilismo
sportivo alla ricerca di ambiziose affermazioni sulle monoposto di F.4
con i motori Abarth. Nel cosiddetto Italian F4 Championship Powered
by Abarth sono in gara circa trenta giovani piloti di 12 nazionalità. 3
i continenti rappresentati (Europa, Asia e Sud America) e due ragazze
polacche danno vita al primo “Italian F4 Women Trophy”. In Germania, nel neonato campionato sotto l’egida dell’ADAC, si sfideranno 18
squadre iscritte con 42 giovani piloti. Tra questi Mick Schumacher,
figlio del campione del mondo Michael, e Harrison Newey, figlio del
celebre progettista di Formula 1 Adrian.
L’intensa stagione agonistica di Abarth è iniziata lo scorso 19 aprile
con il Trofeo Abarth Selenia Europa e il Trofeo Nazionale Aci-Sport
Abarth Selenia Italia. Seguiranno i Campionati di Formula 4 Powered
by Abarth in Italia e l’ADAC Formula 4 Powered by Abarth in Germania. I due campionati, giunti alla loro settima edizione, si articolano
quest’anno su 6 appuntamenti, 4 dei quali concomitanti, così da consentire a che desidera concorrere a entrambi i trofei di presenziare
in totale a 8 eventi. Dopo la gara d’esordio a Monza, il Trofeo Abarth
Selenia Europa prevede gli appuntamenti sui circuiti del Mugello (12
luglio), di Spa-Francorchamps in Belgio (25-26 luglio), di Sachsenring
76 - La Rivista maggio 2015
in Germania (29-30 agosto), di Imola (19-20 settembre) e Misano (3-4
ottobre). Il Trofeo Nazionale Aci Sport Abarth Selenia Italia prosegue
invece a Vallelunga (2-3 maggio), Mugello (12 luglio), Adria (5-6 settembre), Imola (19-20 settembre) e Misano (3-4 ottobre).
Abarth, prima Casa automobilistica a credere nello sviluppo della Formula 4 riservata ai futuri campioni di domani, per il secondo anno
consecutivo è impegnata anche nel Campionato Italiano F4 Powered
by Abarth e dopo il successo dello scorso anno quest’anno raddoppia.
Infatti, i motori italiani saranno utilizzati anche nel campionato tedesco organizzato dall’ADAC, che ha scelto le monoposto italiane Tatuus
equipaggiate con il motore Abarth T-Jet da 160 CV. Una vettura ideale
per far crescere i giovani piloti provenienti dal kart, di età compresa
tra i 15 e i 18 anni.
Interesse travolgente in Germania
Il campionato tedesco, nato sotto l’egida dell’ADAC, ha fatto il pieno
di iscrizioni con ben 18 squadre presenti e con 42 giovani piloti al via.
In Italia, iniziato il 2 e 3 maggio a Vallelunga, il calendario prevede 7
appuntamenti di 3 gare ciascuno: dopo l’esordio di Vallelunga le sfide
si svolgono a Monza (29-31 maggio), Franciacorta (12-14 giugno),
Adria (4-6 settembre), Imola (18-20 settembre), Misano (2-4 ottobre)
e Mugello (16-28 ottobre).
Dainese:
Cristiano Silei è il nuovo
amministratore delegato
Il più celebre marchio di abbigliamento protettivo di alta qualità ha annunciato la nomina di Cristiano Silei, da parte del suo
Consiglio di Amministrazione, quale Amministratore Delegato
e membro del Consiglio di Amministrazione con effetto immediato. Con quasi 20 anni di esperienza nel settore motociclistico in Ducati Motor Holding (“Ducati”), Silei ha ricoperto una
serie di ruoli rilevanti, tra i quali Direttore Strategia e Sviluppo
Prodotto, Amministratore Delegato di Ducati Nord America e
Vice President Sales & Marketing. Silei è stato introdotto in
Dainese da Federico Minoli, Amministratore Delegato di Dainese dal 2012 e leader del team che con successo ha sviluppato il
business e posto le basi per la crescita futura. Minoli assumerà
il ruolo di Presidente.
Maserati Polo Tour 2015
Sabato 23 maggio, lo spettacolare campo da polo ricavato sulla
spiaggia di Sylt Island, in Germania, vedrà l’inizio del “Julius
Baer Beach Polo World Cup Sylt”, il primo dei quattro tornei
di polo internazionali che compongono la nuova edizione del
“Maserati Polo Tour”, organizzato da Maserati in collaborazione
con La Martina, fornitore ufficiale dei più prestigiosi eventi di
polo al mondo.
Si riconferma così la partnership tra Maserati e La Martina che
può già vantare iniziative di successo, quali le capsule collection
in co-branding. Quest’anno Maserati rafforza ulteriormente la
propria presenza nel mondo del polo, in cui ha esordito nel
2012, infatti la Casa del Tridente sarà main sponsor dei più importanti eventi di polo, organizzati nei suoi mercati di maggior
rilevanza strategica, dalla Cina all’Europa fino agli Stati Uniti. In
occasione del Tour del 2015, La Martina e Maserati lanceranno
una nuova capsule collection, disegnata da La Martina per Maserati, ispirata al concept del “Polo Player Kit”, che mostra un
nuovo stile sofisticato, rivelando istantanee di vita dei giocatori
al di là dell’azione sul campo. Immediatamente dopo l’esordio
in Germania, il “Maserati Polo Tour” proseguirà nel Regno Unito
con il celebre “Maserati Jerudong Park Trophy”, che sostiene le
associazioni di beneficenza di SAR il Duca di Cambridge e il
principe Harry e si svolgerà il 24 maggio in uno dei più antichi
e prestigiosi polo club britannici, il “Cirencester Park Polo Club”,
inaugurato nel 1894. Dal 3 al 6 settembre Maserati parteciperà
con il suo team alla competizione della “USPA Maserati Silver
Cup” al Santa Barbara Polo & Racquet Club, in California, uno
dei più antichi tornei del Nord America, classificato tra i primi
quattro tornei di polo negli USA. L’ultimo torneo, il “Maserati
Metropolitan Polo Classic 2015”, sarà infine ospitato nel mese
di ottobre in Cina al “Tianjin Goldin Metropolitan Polo Club”.
Sarà possibile seguire la competizione e la relativa classifica,
stilata dalla testata specializzata Pololine, nella sezione del sito
www.maserati.com dedicata al tour, al link www.maseratipolo.
com. La sezione conterrà tutte le foto, le curiosità e gli aggiornamenti tappa per tappa, per vivere in diretta tutta l’emozione
del “Maserati Polo Tour”.
Il programma 2015 del Maserati Polo Tour
• 23-24 maggio: “Julius Baer Beach Polo World Cup Sylt”,
Hörnum, Sylt, Germania
• 24 maggio: “Maserati Jerudong Park Trophy”, Cirencester Park
Polo Club, Cirencester, Regno Unito
• 3-6 settembre: “USPA Maserati Silver Cup”, Santa Barbara
Polo & Racquet Club, Santa Barbara, California, USA
• ottobre 2015: “Maserati Metropolitan Polo Classic 2015”,
Tianjin Goldin Metropolitan Polo Club - Tianjin, Cina
maggio 2015 La Rivista - 77
Starbene
Il pisolino potenzia
la memoria
Chi cede a Morfeo in ufficio o fra i banchi di scuola fa bene e
adesso ha anche una giustificazione da opporre a chi disapprova: i benefici cerebrali della ‘pennichella’. Parola di scienziati. Una
ricerca tedesca svela il potere del pisolino: bastano 45 minuti a
occhi chiusi per potenziare la memoria di 5 volte e, spiegano gli
autori del lavoro pubblicato sulla rivista Neurobiology of Learning
and Memory, “migliorare in modo significativo il successo dell’apprendimento”.
Gli scienziati della Saarland University hanno anche stimato il
tempo ideale di questo micro-sonno: 45-60 minuti per quintuplicare la memoria. Un effetto testato su 41 studenti ai quali è stato
chiesto di imparare 90 parole e 120 coppie di parole non correlate
fra loro. Al termine della sessione gli allievi sono stati divisi in
due gruppi: al primo è stato consentito di schiacciare un pisolino,
all’altro è stato fornito un Dvd da guardare. Gli scienziati hanno
poi verificato i livelli di apprendimento e il gruppo che aveva riposato ha mostrato i risultati migliori.
“Dovremmo seriamente pensare agli effetti positivi del sonno
quando le persone si trovano in contesti di apprendimento”, sottolinea Axel Mecklinger, che ha supervisionato lo studio. “Anche un
riposo di breve durata, da 45 a 60 minuti, migliora di 5 volte il recupero di informazioni dalla memoria. Abbiamo esaminato la fase
dei cosiddetti ‘fusi del sonno’, brevi raffiche di rapide oscillazioni
nell’elettroencefalogramma, e sospettiamo che alcuni precisi contenuti, in particolare le informazioni precedentemente contrassegnate, vengano consolidati in particolare durante questo tipo di
attività cerebrale”.
78 - La Rivista maggio 2015
Approvato negli Usa un
dispositivo per curare la
presbiopia
La Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia Usa che regola farmaci
e alimenti, ha approvato il primo apparecchio impiantabile nella cornea
dell’occhio per migliorare la vista da vicino di chi è presbite. La presbiopia, com’è noto, è quel difetto della vista che cambia il potere di messa
a fuoco dell’occhio, compare con il normalmente invecchiamento, tra i
40 e 50 anni, e non permette di vedere bene da vicino.
L’apparecchio è una sorta di tassello opaco, a forma di anello, pensato
per i pazienti tra i 45 e 60 anni che, oltre a non aver avuto interventi
chirurgici per la cataratta, non riescono a mettere a fuoco chiaramente
gli oggetti vicini, le scritte piccole e hanno bisogno di occhiali da lettura
con 1-2,5 diottrie, ma non di occhiali o lenti a contatto per vedere lontano. “La presbiopia è una parte naturale dell’invecchiamento - spiega
William Maisel, vicedirettore del Centro strumenti e salute radiologica
dell’Fda - Questo apparecchio offre una nuova opzione per la correzione
della vista da vicino per alcuni pazienti”.
Lo strumento lavora bloccando i raggi di luce sfuocati periferici che entrano nell’occhio, mentre fa passare i raggi di luce centrale che penetrano attraverso una piccola apertura nel centro dello strumento, rendendo
più chiari gli oggetti e meno annebbiate le scritte. Per inserirlo nell’occhio, il chirurgo usa un laser per creare una sorta di tasca nella cornea,
dove vi impianta l’apparecchio, che però funziona solo per l’occhio dove
è inserito, non per entrambi.
Gli studi sulla sua sicurezza ed efficacia, presentati all’Fda, hanno mostrato che l’83,5% dei 478 partecipanti allo studio è riuscito a raggiungere, nell’arco di 12 mesi, un’acuità visiva di 20/40, che è quella necessaria per leggere giornali e riviste. Tuttavia può avere effetti collaterali,
come causare o peggiorare la secchezza dell’occhio, flash, aloni di luce,
problemi di visione notturna, vista annebbiata e gonfiore alla cornea.
La miopia si combatte
rimanendo all’aria aperta
Miopia, un fenomeno sempre più diffuso. E la ricetta degli esperti per arginare
il dilagare fra i bambini è – riporta il Wall Street Journal – quella di far loro
trascorrere più tempo all’aria aperta. Secondo uno studio del National Eye Institute, negli Stati Uniti il numero di persone affette da miopia fra i 12 e i 54
anni è aumentato di due terzi al 41,6%. In diversi Paesi asiatici il tasso è ancora
più alto: è miope l’80% dei teenager di Pechino testati in un recente studio, e
numeri simili si riscontrano – secondo varie ricerche – fra i ragazzi di Singapore
e Taiwan. A Seul sono miopi quasi tutti i 24.000 teenager maschi sottoposti
all’esame della vista nell’ambito di una ricerca. Dal canto suo, l’Organizzazione
mondiale della sanità dovrebbe pubblicare le proprie raccomandazioni la prossima estate: il timore è quello di un aumento della miopia forte, che implica
seri problemi agli occhi come il distaccamento della retina e il glaucoma. La
cura della miopia è un altro problema, con gli occhiali che possono correggere
il difetto, ma che la maggior parte dei bambini non indossa. E questo anche
perché in molti casi i genitori non sono a conoscenza del fatto che i loro figli
hanno bisogno di occhiali. Secondo molti studi uno dei rimedi è far trascorrere
ai bambini tempo all’aria aperta: uno studio preliminare condotto su 2.000
bambini in Cina mostra un calo della miopia del 23% nel gruppo se si lascia
trascorrere ai ragazzi 40 minuti in più al giorno all’aria aperta. Fra i rimedi allo
studio anche muri di plastica traslucidi nelle classi: la luce infatti colpisce un
neurotrasmettitore chiamato dopamina, che aiuta a prevenire la miopia.
Le uova amplificano
i benefici delle verdure
Aggiungere di tanto in tanto delle uova all’insalata può fare bene, perché così aumentano significativamente i nutrienti assorbiti dalle verdure, in particolar modo
i carotenoidi, derivati da prodotti come pomodori, lattuga e carote, che agiscono
come potenti antiossidanti e contribuiscono a proteggere contro il cancro e le malattie cardiache, oltre a preservare la vista. È quanto dimostra uno studio della Purdue
University, negli Usa.
Lo studio ha coinvolto 16 uomini in salute, che sono stati invitati a consumare tre tipi
diversi di insalate: con una base uguale (carote, pomodori, spinaci e lattuga romana
e bacche di goji) ma senza uovo, con un uovo e mezzo o tre uova intere strapazzate.
Dall’analisi dei dati è emerso che coloro che avevano mangiato la quantità maggiore
di uova hanno registrato un assorbimento dei carotenoidi maggiore da tre a nove
volte. I carotenoidi presenti nell’insalata erano il beta-carotene, l’alfa-carotene, il licopene, la luteina e la zeaxantina.
In particolare, lo studio ha dimostrato che tre uova intere hanno contribuito al 10 per
cento della luteina totale consumata e il 14 per cento della zeaxantina totale consumata, mentre gli altri tre tipi di carotenoidi secondo gli studiosi sono stati ricavati
esclusivamente dall’insalata.
“Questo è un modo - ha spiegato ill professor Wayne Campbell, autore della ricerca
- per aumentare il valore nutritivo delle verdure ma anche di ricevere i benefici nutrizionali dei tuorli d’uovo”.
L’e-cig non è meno dannosa
della sigaretta tradizionale
La sigaretta elettronica non aiuta a smettere di fumare. Anzi, rende questo compito più difficile del previsto. Almeno secondo uno studio della University of California di San Diego, pubblicato sull’American Journal of Public Health. I risultati
confutano quelli di ricerche precedenti, secondo i quali “svapare” faciliterebbe
l’abbandono delle sigarette tradizionali. I ricercatori californiani hanno seguito
per un anno mille fumatori e chi ha utilizzato la sigaretta elettronica ha avuto un
49% di probabilità in meno di diminuire il consumo di “bionde” rispetto a chi non
ha mai usato le e-cig. Non solo, coloro che sono ricorsi alla sigaretta elettronica
hanno avuto anche un 59 per cento di probabilità in meno di smettere di fumare.
“Basandosi sull’idea che i fumatori usano le e-cig per smettere di fumare - ha detto
Wael Al-Delaimy, autore principale dello studio - abbiamo ipotizzato che i fumatori che usano questi prodotti abbiano più successo nello smettere. Ma la ricerca
ha rivelato il contrario. Abbiamo bisogno di ulteriori studi per rispondere al perché
non si riesce a smettere. Una ipotesi è che, tramite le e-cig, i fumatori stanno ricevendo una dose superiore di nicotina”.
maggio 2015 La Rivista - 79
Ancora disponibile il volume
La Svizzera
prima della Svizzera
Non si può parlare di Storia della Svizzera senza conoscere gli avvenimenti che precedettero la formazione del primo nucleo della
Confederazione Elvetica, nel lontano 1291. Bisogna, infatti, avere
un quadro, anche se solo per sommi capi, di quei fatti che furono
all’origine del lungo e difficile percorso che, dopo oltre cinque secoli, avrebbe portato all’unità geografica e politica di questo Paese
nei suoi confini attuali.
Storia molto complessa e ancora più affascinante, se si considera
che il suo territorio non ha costituito «mai un’unità né politica né
linguistica», né «culturale o economica».
C’è dunque una Storia della Svizzera prima della Svizzera, che
bisogna conoscere per capire a fondo gli avvenimenti che hanno
portato poi alla formazione e al duraturo mantenimento, nei secoli, della Confederazione Elvetica.
Tindaro Gatani, nostro prezioso collaboratore, ricercatore e appassionato studioso dei rapporti italo-svizzeri, ha raccolto l’invito di
realizzare una sintesi della storia di questo Paese dalle origini alla
fondazione della Confederazione.
Il risultato di questo lavoro sono le 13 puntate apparse sulla Rivista da gennaio 2012 a febbraio 2014, che, ora dopo un’attenta
revisione, rispondendo anche alla richiesta di molti lettori, vedono
la luce sotto forma di un volume.
Chi fosse interessato può richiedere copia del volume
al prezzo di CHF 25.—
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inviando una mail a:
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oppure telefonando allo 044 289 23 19
Mondo in Fiera
SPS IPC DRIVES ITALIA:
Parma 12 - 15 Maggio
Fiera e Congresso Tecnologie
per l’Automazione Elettrica,
Sistemi e Componenti
Autopromotec 2015:
Bologna, 20 - 24 Maggio
Mostra Internazionale delle
attrezzature e dell’Aftermarket
Automobilistico
Meat-Tech:
Fiera Milano 19-23 Maggio
Mostra Internazionale per
l’industria della carne
Chibimart:
Fieramilanocity, 22 - 25 Maggio
Fiera dell’accessorio moda e
del bijoux
Made in Steel:
Fiera Milano, 20 - 22 Maggio
Mostra Internazionale della
filiera dell’acciaio
Ineltec:
Basilea, 8-11 settembre
La fiera della tecnologia per
edifici e infrastrutture
maggio 2015 La Rivista - 81
SPS IPC
DRIVES
ITALIA:
Parma 12 - 15
Maggio
Fiera e Congresso
Tecnologie per
l’Automazione Elettrica,
Sistemi e Componenti
Questi i numeri della passata edizione: 21.128
visitatori (+17%), 584 espositori (+13%),
48.000 metri quadri (+20%) quelli che hanno recentemente confermato SPS IPC Drives
Italia il punto di riferimento per l’automazione
elettrica in Italia e dai quali gli organizzatori
ripartono per la prossima edizione che si svolgerà sempre a Parma, dal 12 al 14 maggio.
SPS IPC Drives Italia, sorella della tedesca SPS
IPC Drives, da oltre vent’ anni la manifestazione di riferimento dell’automazione industriale
in Germania e in Europa, è la fiera annuale,
organizzata da Messe Frankfurt Italia, che
riunisce fornitori e produttori del mondo
dell’automazione industriale, affermandosi
come importante punto di riferimento per il
panorama italiano.
Dopo il successo ottenuto con la quarta edizione, che si è conclusa con una crescita del
82 - La Rivista maggio 2015
17% di visitatori pari a 21.128, SPS IPC Drives
Italia si prepara al suo quinto appuntamento,
che si terrà a Parma dal 12 al 14 maggio 2015,
dopo l’edizione 2013 che ha visto oltre 500
espositori in circa 40mila metri quadri, cifre
quasi raddoppiate rispetto all’edizione dell’anno precedente.
Grazie alla collaborazione dei principali player
del settore, SPS IPC Drives Italia si prepara
a offrire di nuovo una proposta sempre più
completa nel panorama dell’automazione
industriale, declinata in quattordici categorie
merceologiche.
Il progetto di SPS IPC Drives Italia trae linfa da
un Advisory Panel composto da aziende di primissimo piano, e da un Comitato Scientifico,
nel quale sono coinvolti i responsabili di automazione, di utilizzatori finali e di costruttori
di macchine provenienti dalle maggiori realtà
produttive italiane.
SPS IPC Drives Italia, la Fiera di riferimento per
l’Automazione Elettrica in Italia, è arrivata alla
quarta edizione. Fiera di soluzioni e non solo di
prodotti, si caratterizza per la presenza di tutti
i principali fornitori di componenti e sistemi
per l’automazione e per l’attenzione posta
alle soluzioni tecnologiche e alla divulgazione delle applicazioni realizzate nei vari settori
industriali.
Agorà di confronto e di informazione offre ai
visitatori aree espositive dedicate alle Università, ai Centri di Ricerca, alle Start-up e agli
Integratori di Sistemi risultando di particolare
interesse sia per i costruttori di macchine sia
per gli utilizzatori finali. I convegni Scientifici,
i Seminari e i Workshop a tema, completano
l’offerta formativa.
Un appuntamento da non perdere per progettisti, direttori tecnici, direttori di produzione,
ma anche per titolari, amministratori delegati,
direttori generali che potranno incontrare gli
interlocutori giusti a cui porre le proprie domande e soprattutto per trovare sempre delle
risposte adeguate.
Aggiornamenti e informazioni su
www.spsitalia.it
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Meat-Tech:
Fiera Milano,
19-23 Maggio
Mostra Internazionale
per l’industria della carne
Si chiama Meat-Tech - Processing & Packaging for the Meat Industry. È il nuovo evento
internazionale ad alta specializzazione per la
business community dell’industria della carne,
direttamente organizzato da Ipack-Ima Spa, la
cui prima edizione si terrà dal 19 al 23 maggio
2015 insieme con IPACK-IMA e in contemporanea con EXPO 2015.
Meat-Tech è la prima edizione di una fiera specializzata in tecnologie e soluzioni innovative per
l’industria della lavorazione, del confezionamento
e della distribuzione delle carni. È il risultato di un
importante progetto strategico di Ipack-Ima spa,
volto a valorizzare alcune business community di
riferimento che compongono la grande mostra
IPACK-IMA, attraverso la realizzazione di una
manifestazione correlata, altamente specializzata, completa e innovativa.
Meat-Tech nasce all’insegna di nuovi e importanti obiettivi: garantire la migliore offerta tecnologica, offrire nuovi punti di vista e di sviluppo
all’industria delle carni, attraverso una visione più
ampia e sinergica tra i diversi comparti produttivi.
Meat-Tech richiama l’attenzione dei settori più
rappresentativi del mercato. La nuova fiera potrà contare sul grande pubblico di IPACK-IMA,
che nella passata edizione ha annoverato tra i
suoi visitatori importanti marchi, nazionali e
internazionali, dell’industria di trasformazione
delle carni e della grande distribuzione.
Questa fiera si colloca al centro di un nuovo
scenario globale che comprende altre 5 fiere:
IPACK-IMA, fiera leader in Europa per le tecnologie di processing e packaging; Dairytech, per le
tecnologie di processing e packaging dell’industria lattiero-casearia; Fruit Innovation, POWERED BY FIERA MILANO AND IPACK-IMA, mostra
dedicata all’innovazione di prodotto, di servizi, di
tecnologie del mondo ortofrutticolo; Intralogistica Italia, prima edizione dedicata alle tecnologie
per la logistica e la movimentazione industriale, in collaborazione con Deutsche Messe, che
vanta un’indiscussa leadership con la fiera CeMAT; Converflex, specializzata nelle tecnologie di
stampa su imballaggio e di converting.
La sinergia fra i diversi comparti industriali e la
concomitanza con Expo 2015 offrono ai buyers
un’attrazione e una completezza espositiva così
esclusive, rese ancora più importanti dalla concomitanza con Expo 2015.
Esporre a Meat-Tech significa porsi all’attenzione di buyers qualificati di diversi settori, attraverso progetti, scambi e incontri determinanti
per il futuro di nuovi business.
In qualità di fiera correlata a IPACK-IMA, Meat-Tech beneficia della presenza di un pubblico estero ampio e diversificato, secondo i dati
dell’edizione 2012, il 60% dei buyers che visitano IPACK-IMA proviene dall’Europa ed il 40%
dai paesi emergenti.
(INFO: www.meat-tech.it)
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
maggio 2015 La Rivista - 83
Made in
Steel:
Fiera Milano,
20 - 22 Maggio
Mostra Internazionale
della filiera dell’acciaio
La filiera dell’acciaio torna ad incontrarsi
all’interno della principale manifestazione
fieristica nazionale. Dal 20 al 22 maggio, infatti, Made in Steel proporrà la sua sesta edizione. Dopo quattro appuntamenti a Brescia
e l’ultima, a marzo del 2013, presso i padiglioni di fieramilanocity, l’evento organizzato
da Siderweb verrà ospitato all’interno della
struttura di fieramilano (Rho), che offre padiglioni espositivi tra i più prestigiosi al mondo.
«Made in Steel è un evento specializzato,
caratterizzato da un format innovativo unico nel panorama italiano. – ha affermato
l’amministratore delegato di Made in Steel
e presidente di Siderweb, Emanuele Morandi
– La sua straordinarietà, però, risiede anche
nella passione contagiosa di chi lo organizza:
Siderweb. Proprio questo entusiasmo manifestato da tutti coloro che, da sei edizioni,
ne curano crescita e innovazione, è riuscito
a coinvolgere espositori e visitatori, attori
protagonisti dello sviluppo di Made in Steel.
Oggi, infatti, è uno degli eventi fieristici più
importanti sul panorama internazionale dedicati all’acciaio, dove business, ricercatezza
estetica ed eleganza rappresentano la carta
84 - La Rivista maggio 2015
d’identità della manifestazione. È un evento
con un’anima percepita da tutti i suoi partecipanti sin dalla sua nascita, nel 2005. Sia
Siderweb che Made in Steel puntano a far
crescere una community solida e propositiva,
composta dalle imprese della filiera dell’acciaio, al fine di promuoverne lo sviluppo congiunto sui mercati internazionali».
L’ultima edizione del 2013 ha fatto registrare
numerosi primati. Gli spazi espositivi venduti
sono infatti cresciuti del 4% rispetto al 2011,
arrivando a 9.600 metri quadri, mentre il numero di espositori e coespositori ha avuto un
incremento del 25%, arrivando a quota 312. Le
aziende italiane hanno rappresentato il 76%
degli espositori, mentre il restante 24% era
composto da imprese estere o da filiali italiane di multinazionali straniere. Le presenze alla
tre giorni fieristica sono state, nel complesso,
10.900, con una percentuale di visitatori esteri
che ha sfiorato il 20%. Tra questi, il 66% proveniva da Paesi facenti parte dell’Unione Europea,
il 22% da Paesi europei non aderenti all’Ue,
l’8% dall’Asia ed il 2% dall’Africa.
Nonostante il deciso incremento di spazi
espositivi e l’eco sempre più internazionale
della manifestazione che, sin dagli esordi, l’ha
resa un evento unico sul panorama nazionale,
Made in Steel conserverà anche nella prossima edizione la propria caratteristica fondamentale, riassunta nel binomio conference
& exhibition. A fianco, infatti, dell’esposizio-
ne delle principali realtà internazionali della
produzione, lavorazione, commercializzazione
e utilizzo di acciaio, Made in Steel rappresenterà un punto fondamentale nell’analisi
congiunturale e prospettica delle tematiche
relative al mercato siderurgico europeo.
Nei tre giorni di manifestazione, infatti, il
programma e lo standing di convegni e seminari farà di Made in Steel un appuntamento
imperdibile sia per gli operatori internazionali della filiera dell’acciaio, che per tutti gli
stakeholder del comparto, per la stampa di
settore ed economica nazionale ed internazionale e la ricerca in ambito universitario.
Inoltre, la sesta edizione della conference &
exhibition garantirà a tutti i partecipanti una
concomitanza di rilievo eccezionale, vista la
contemporaneità con EXPO 2015.
L’esposizione universale, infatti, prenderà il
via il 1° maggio, e sorgerà proprio accanto
ai padiglioni espositivi di fieramilano. Le due
aree espositive saranno, inoltre, collegate
tramite la struttura realizzata appositamente
dal nome “Passerella Expo – Fiera”.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Autopromotec
2015:
Bologna,
20 - 24 Maggio
Mostra Internazionale
delle attrezzature e
dell’Aftermarket
Automobilistico
Autopromotec, la più specializzata rassegna internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico, in programma a Bologna
dal 20 al 24 maggio 2015, sta registrando anche per la prossima edizione una forte richiesta
di spazi da parte degli espositori.
I numeri che caratterizzano l’ultima edizione
2013 parlano chiaro:
• 1.514 espositori totali, dei quali 589 esteri, provenienti da 51 paesi di tutti i continenti, con un incremento totale del 7,5%
rispetto al 2011;
• 102.536 visitatori totali, di cui 18.942
internazionali, con un aumento del 2,2%
dei soli visitatori professionali esteri rispetto all’edizione 2011;
• Superficie espositiva in costante crescita:
156.000 metri quadrati di superficie espositiva, 30.000 dei quali in area esterna.
Un interesse particolare si registra proprio nel
comparto dei pneumatici, cerchi e relative attrezzature. Se infatti la domanda sul mercato
internazionale, particolarmente in alcune aree,
è molto forte, anche sul piano nazionale si registreranno importanti novità un po’ in tutti i
settori, sia sotto la spinta di recenti normative
che dell’evoluzione tecnologica dei prodotti.
Per citare solo le principali novità, a partire dal
prossimo novembre avremo l’obbligatorietà del
controllo pressione sugli autoveicoli, fatto che
determinerà un incremento della professionalità del rivenditore di pneumatici, mentre per
quanto riguarda i cerchi entrerà pienamente in
vigore il decreto sulle omologazioni.
Ma sono tantissimi i settori che vedono un
forte sviluppo tecnologico, si pensi ai nuovi gas
refrigeranti degli impianti di condizionamento
dei veicoli che richiederanno un adeguamento
sia in termini di attrezzature che di competenze. Fondamentale sarà poi l’entrata in vigore
del nuovo sistema di revisioni MCTCNet2, il
cui percorso di avvicinamento è stato definito
proprio in questi giorni e del quale Pneurama
parlerà diffusamente.
L’attenzione all’ecologia e la necessità di rinnovamento determineranno anche un’evoluzione nelle stazioni di servizio, che vedranno
in Autopromotec una nuova iniziativa denominata “Filling station equipment & car care
products”. In sostanza verrà raggruppato il
settore delle stazioni di servizio e della cura
dell’auto al quale saranno riservati non solo
l’area esterna 48, ma anche il padiglione 25
con conseguente spostamento di una parte
delle carrozzerie al 30.
Anche per la prossima edizione verrà confermata l’iniziativa sul truck, “Industrial Vehicle
Service”, che vedrà tra le altre cose una guida
specificamente dedicata al settore. Insomma,
anche la prossima sarà un’Autopromotec ricca
di novità.
Ciò che invece rimane immutata è l’attenzione alla promozione internazionale. Sono
già stati attivati per la prossima edizione
una serie di progetti con diverse istituzioni e associazioni, nazionali e non, al fine
di dare ulteriore impulso alla conoscenza
all’estero della fiera, da una parte, e del
sistema Italia del post vendita automobilistico, dall’altra.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
maggio 2015 La Rivista - 85
Chibimart:
FieraMilanoCity,
22-25 Maggio
Fiera dell’accessorio
moda e del bijoux
Chibimart, appuntamento fieristico dedicato
al mondo dell’accessorio moda e del bijoux
torna dal 22 al 25 maggio a fieramilanocity,
al centro di una Milano in pieno fermento
per Expo 2015, l’esposizione universale che si
svolgerà da maggio ad ottobre 2015.
Sono dunque più numerose le opportunità di
business che si dischiudono per questa edizione
estiva di Chibimart che presenta un’immagine
totalmente rinnovata, attualmente protagonista
di una campagna pubblicitaria sui media più tradizionali e sui principali canali social e presto visibile anche sul nuovo sito della manifestazione.
Chibimart è l’evento fieristico dedicato al mondo
dell’accessorio moda e del bijoux che evolve in un
concept nuovo, completo ed essenziale, orientato
a generare nuove opportunità di business.
Con cadenza semestrale per una vetrina dove
scoprire gli stili e le tendenze, una passerella
dove i segni distintivi sono la creatività innovativa, l’accuratezza nella lavorazione dei
prodotti esposti e la completezza nell’offerta.
Chibimart recepisce le continue evoluzioni del
mercato e rinnova la propria formula espositiva per dar vita ad un innovativo modo di fare
fiera, che nelle ultime edizioni ha visto un incremento di visitatori del 12% circa.
Grazie all’esclusiva e collaudata formula Cash
& Carry, visitare Chibimart è ancora più conveniente: avrai infatti la possibilità di acquistare gli
articoli di cui hai bisogno presso la fiera stessa.
86 - La Rivista maggio 2015
L’offerta espositiva composta da circa un centinaio di aziende conferma una vasta proposta di
accessori moda, di bigiotteria, pietre dure, prodotti etnici, argento da indosso che, grazie alla
formula Cash&Carry, da sempre molto apprezzata dagli operatori, consente di poter acquistare i prodotti scelti direttamente in mostra.
Si confermano anche i momenti formativi
di Chibimart con i Digital Lab, worskhop che
verteranno sulle tematiche più attuali dell’era
della comunicazione digitale, realizzati in collaborazione con Gianluca DIEGOLI, consulente
in strategia digitale.
Ma in questa edizione anche due importanti
novità, la prima è la contemporaneità di Chibimart con Sì SposaItalia Collezioni , manifestazione fashion di alto livello che si svolgerà
sempre a fieramilanocity e che creerà interessanti sinergie e nuove opportunità di business
per gli operatori del settore.
La seconda è l’apertura di Chibimart al pubblico che, nella sola giornata di sabato 23 potrà
visitare la manifestazione: un’occasione in più
per tutti, per trovare spunti e idee sulle tendenze estive.
SI riconferma infine la promozione che consente a tutti gli operatore di settore di ricevere, solo durante i giorni di mostra e previa
registrazione sul sito Chibimart, un ingresso
gratuito per la prossima edizione di HOMISatellite Fashion & Jewels (fieramilano -Rho,
dal 12 al 15 settembre 2015).
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Ineltec:
Basilea,
8-11 settembre
La fiera della tecnologia
per edifici e infrastrutture
Ineltec, la più importante fiera svizzera della tecnologia per edifici e infrastrutture, si
svolgerà dall’8 all’11 settembre presso il complesso fieristico di Messe Basel. Avendo come
temi principali l’automatizzazione degli edifici
e l’installazione elettrica, il trasporto, la distribuzione e l’ottimizzazione di energia, nonché
i sistemi di comunicazione e di illuminazione,
Ineltec si dimostra un’ottima vetrina sia per
i temi dell’elettrotecnica che per gli edifici e
le infrastrutture. Per questa ragione la manifestazione attrae ogni anno visitatori specializzati provenienti da diversi settori come
installazione elettrica, economia energetica,
industria, commercio, engineering, imprese
edili e general contractor, telecomunicazioni,
comunicazioni-IT, autorità e istituzioni pubbliche. Gli espositori hanno dunque la possibilità di entrare in contatto con un vasto range
di pubblico che spazia da ingegneri, progettisti, tecnici a lavoratori specializzati.
Per comprendere l’importanza di questa fiera
basta analizzare i numeri: l’edizione del 2013
ha registrato un numero di visitatori che raggiungeva quasi le 19 000 persone provenienti
da tutti i Cantoni della Svizzera. Anche questa
edizione si prospetta come un evento molto
importante, sono infatti attesi approssimativamente 19 500 visitatori e circa 250 espositori. Il numero di espositori, circoscritto a un
settore di applicazione così specifico, rileva
l’importanza di ineltec: il 72% di questi ultimi
ha infatti valutato la manifestazione in modo
molto positivo, valutazione confermata anche
dal 69% dei visitatori.
Con il motto ”Soluzioni per un futuro energetico sostenibile”, ineltec offre un Forum
mirato alla promozione del networking interdisciplinare all’interno del settore. Il Forum
offre ai visitatori, tramite partner, la possibilità
di assistere a incontri a tema su nuove sfide
o possibili soluzioni energetiche, moderate
da un professionista. La novità di quest’anno è rappresentata dalla possibilità per gli
espositori del New Technology Boulevard di
presentare, ogni mattina presso Marktplatz
(la piazza antistante l’entrata al quartiere fieristico), le tecnologie e le opportunità di mercato delle proprie innovazioni a un pubblico
specializzato.
Armin Kirchhofer, Exhibitor Director di ineltec, è convinto di poter apportare, con questo
orientamento concettuale della manifestazione e del Forum, un importante contributo per
la realizzazione di una transizione energetica.
Informazioni dettagliate sono disponibili sul
sito www.ineltec.ch
Per ulteriori informazioni:
Sharon Metus
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
maggio 2015 La Rivista - 87
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Mondo in Camera
Presentati a Zurigo
Expo 2015 e territori
Benvenuto Brunello – Zurigo
2015
A Zurigo il 4 giugno
Barolo & Friends Event 2015
Nuovi Soci camerali
Intervista con Emilio Genovesi, CEO
di Material ConneXion Italia srl
Favorire l’utilizzo di materiali e
processi innovativi
Contatti commerciali
Servizi camerali
maggio 2015 La Rivista - 89
Mondo in Camera
Presentati a Zurigo
Expo 2015 e territori
Lo scorso Giovedì 16 Aprile 2015 si è
svolto al Zürich Marriott Hotel l’evento “Expo e Territori 2015”, organizzato
dalla Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera su mandato del Consolato
Generale d’Italia e dedicato agli operatori del settore turistico ed al pubblico
svizzero, per la promozione dei territori
italiani in occasione di EXPO 2015.
L’intervento dei relatori presenti, ha permesso al pubblico di sperimentare un breve viaggio virtuale alla scoperta delle eccellenze agro-alimentari dell’Italia e della
sua antica e variegata tradizione culinaria,
enologica e culturale, con lo scopo di creare un collegamento tra i turisti svizzeri e le
realtà regionali italiane ampliando l’esperienza di Expo.
Tra i relatori presenti abbiamo avuto il piacere di ospitare il Sig. Giancarlo Perrella,
Ticketing Sales Account Specialist per la
società EXPO Spa, che con la sua ampia
ed approfondita presentazione su Expo ha
permesso agli ospiti di conoscere al me-
glio le opportunità offerte dall’Esposizione
Universale che l’Italia ospiterà dal primo
maggio al 31 ottobre 2015 e che rappresenta il più grande evento mai realizzato
sull’alimentazione e la nutrizione.
Per le FFS era presente il Sig. Claudio Guidotti, Responsabile del Progetto Expo, che
ha illustrato tutte le offerte e collegamenti
dalla Svizzera, da e per Milano Rho, sede
dell’esposizione.
A seguire i relatori dei territori presenti:
GB Hotels Abano, con la Sig.ra Elena Simonelli, che ha presentato le offerte ed i
servizi della rinomata catena di alberghi,
che rappresenta in Italia il leading Spa hotels, con 5 alberghi e 5 diverse Spa e centri
benessere, pensati e realizzati per diverse
tipologie di ospite, con programmi termali
studiati ad hoc e altissima professionalità
che da sempre contraddistingue gli alberghi del Gruppo Borile di Abano Terme.
La Strada del Vino e dell’Olio Costa degli
Etruschi, con la Sig.ra Vestrini Costanza,
direttrice del consorzio, nato per rappresentare nel mondo una delle prime strade
del vino nate in Italia su impulso dei produttori di vino, olio, miele e vari ristoranti
ed agriturismi. La sua presentazione ha illustrato la vastità del territorio e la varietà
di offerte presenti lungo questa meravigliosa strada dei sapori toscani.
La regione Emilia-Romagna, infine, con
il Sig. Gianluca Baldoni responsabile dello Sportello Internazionalizzazione delle
Imprese, ha illustrato le potenzialità della
regione, che si sviluppa su un’ampia superficie che include mare, colline e monti,
con relative specialità culinarie uniche al
mondo. La sua presentazione ha inoltre indicato i tanti collegamenti tra la regione
ed il sito espositivo di EXPO, promuovendo
molte interessanti proposte ed offerte turistiche.
Ad aprire i lavori e dare il benvenuto al
pubblico ed ai relatori venuti dall’Italia,
era presente il Console Generale d’Italia
Francesco Barbaro, che da padrone di casa
ha riassunto e spiegato lo scopo dell’iniziativa e l’importante valore promozionale
dello stesso.
I relatori della serata: (da sin) Vestrini Costanza della Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi, Gianluca Baldoni della regione emilia Romagna, Claudio
Guidotti delle FFS, Giancarlo Perrella di Expo Spa, Elena Simonelli di GB Hotels Abano e il segretario generale della CCIS Fabrizio Macrì (foto Antonio Campanile)
90 - La Rivista maggio 2015
Mondo in Camera
Ospitata a Zurigo
l’edizione 2015 di
Benvenuto Brunello
Presentata l’annata 2010 del Brunello - per molti è una delle migliori
annate di sempre - e quella 2013 del Rosso di Montalcino
Un‘occasione unica per verificare in prima
persona la qualità dell’annata (voci insistenti dicono che il mercato USA se ne
sia già accaparrato un buona parte) l’ha
offerta la Camera di Commercio italiana
per la Svizzera che lo scorso 20 aprile a
Zurigo (Zunfthaus zur Safran) in collaborazione con il Consorzio del Vino Brunello
di Montalcino ha organizzato una degustazione del celebre vino toscano.
Un’occasione sfruttata sia durante un seminario, sia durante la degustazione libera: da
opreatori del settore e da un folto numero di
appassionati consumatori, che hanno potuto
assaggiare, m anche discutere, confrontarsi e
certamente apprezzare i vini proposti da 14
produttori selezionati dal Consorzio.
In rapido elenco questi i produttori presenti:
BELPOGGIO,
Castelnuovo dell‘Abate (Siena),
BOTTEGA,
Montalcino (Siena),
CAPARZO,
Montalcino (Siena),
CASTELGIOCONDO,
Montalcino (Siena),
LA MANNELLA,
Montalcino (Siena), PA
RADISONE - Colle degli Angeli,
Montalcino (Siena),
POGGIO - IL CASTELLARE,
Castelnuovo dell‘Abate (Siena),
RIDOLFI,
Montalcino (Siena),
SASSETTI LIVIO – PERTIMALI,
Montalcino (Siena)
CERBAIA,
Montalcino (Siena),
COLLEMATTONI,
Sant‘angelo in Colle (Siena),
IL GRAPPOLO - FORTIUS,
Sant‘angelo in Colle (Siena),
IL POGGIOLO,
Montalcino (Siena),
IL POGGIONE,
Sant‘angelo in Colle (Siena),
maggio 2015 La Rivista - 91
Mondo in Camera
A Zurigo il 4 giugno
Barolo & Friends Event 2015
Il Consorzio I Vini del Piemonte e la
Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera organizzano la quinta edizione del Barolo & Friends Event con
l’intenzione di superare il notevole
successo degli anni precedenti. E per
farlo hanno già pronto un programma
sempre più innovativo ed esperienziale, rivolto in via esclusiva a un pubblico
selezionato di wine-lovers.
Sarà nuovamente la Zunfthaus zur
Saffran, sede della congregazione dei
commercianti agroalimentari di Zurigo, a ospitare il Barolo & Friends. In
occasione di questo evento si rinnova
anche le collaborazioni con la rivista
Vinum, principale magazine elvetico
dedicato al vino.
Programma
17.00/21.30 – “Walk Around Tasting”:
degustazione rivolta ai consumatori finali, con la partecipazione di alcuni selezionati professionisti, tra cui ristoratori, enotecari, importatori, sommelier
ecc. Tavoli con i produttori dei vini DOC
e DOCG piemontesi e un’area riservata
a una selezione di prodotti enogastronomici di eccellenza.
Iniziative collaterali:
18.00/19.00 – “Atelier Piemonte”:
quattro laboratori organizzati da Vinum, che proporranno in degustazione
vini di alto livello abbinati a prodotti
food di eccellenza. Tale iniziativa godrà
di una promozione specifica sia sul sito
web sia sull’edizione cartacea di Vinum,
che darò risalto ai produttori coinvolti.
Sede:
Zunfthaus zur Saffran
Limmatquai 54, 8001 ZÜRICH
Ingresso a pagamento.
Iscrizioni e informazioni:
Tel: 044 289 23 27
email: [email protected]
Benvenuto ai nuovi soci
ARNER BANK SA
ROMANI GIULIO
PIAZZA MANZONI 8
CH-6901 LUGANO
[email protected]
WWW.ARNERBANK.CH
CAMPICHE ÉTIENNE
HDC ÉTUDE D’AVOCATS
AV. TISSOT 2BIS - CP851
CH-1001 LAUSANNE VD
TEL. 0041 (0)21 310 73 10
FAX. 0041 (0)21 310 73 11
[email protected]
WWW.HDCLEGAL.CH
DI PAOLO MICHELINO
PROPASTA
RHEINSÄGESTRASSE 9
CH-8253 DIESSENHOFEN
TEL. 0041 (0)79 133 11 22
[email protected]
WWW.PROPASTA.IT
FINOLEZZI SONIA
FINOLEZZI CHAUFFAGES SARL
CHEMIN DES PINS 9
CH-1034 BOUSSENS
TEL. 0041 (0)21 732 29 76
[email protected]
KANTON SCHWYZ
DURRER URS
BAHNHOFSTRASSE 15
CH-6430 SCHWYZ
92 - La Rivista maggio 2015
TEL. 0041 (0)41 819 16 13
FAX. 0041 (0)41 819 16 13
[email protected]
WWW.SCHWYZ-ECONOMY.CH
LAB SERVICE ANALYTICA SRL
FIGNA ALVARO
VIA EMILIA 51/C
IT-40011 ALZANO EMILIA BO
TEL. 0039 051 732 356
FAX. 0039 051 650 04 13
[email protected]
WWW.LABSERVICE.IT
LARATTA IDA
RUE DES CANONS 12
CH-1297 FOUNEX VD
TEL. 0041 (0)79 306 19 58
[email protected]
MASTROIANNI ANTONINO
VIA MONTAGNA 1
IT-28050 POMBIA NO
TEL. 0039 338 12 89 443
FAX. 0039 0321 51 25 67
[email protected]
MAUREL SRL
CAPRITTI ERMANNO
VIA DEL COMMERCIO 4
IT-27038 ROBBIO
TEL. 0039 0384 671034
FAX. 0039 0384 672 361
[email protected]
WWW.MAUREL.COM
PANTELIS KAIRIS
JOHNSON CONTROLS
POSTSTRASSE 31
CH-9100 HERISAU
TEL. 0041 (0)71 351 34 71
[email protected]
PIVOT MARCO
SOC. PVT SRL DI PIVOT M. & C.
CORSO LANCIERI 2/E
IT-11100 AOSTA
TEL. 0039 335 80 48 940
[email protected]
RUBICONEX SRL
MICHELI EVA
VIA ANTONIO ROSMINI 125/INT.1
IT-38015 LAVIS
TEL. 0039 0461 245324
FAX. 0039 0461 249670
[email protected]
WWW.RUBICONEX.COM
SPETTER CAROLUS
WIGÄRTLI 5
CH-8852 ALTENDORF SZ
TEL. 0041 (0)78 844 65 17
[email protected]
TUMOLO SIMONE
KMARIN
26 CHEMIN DES CLOCHETTES
CH-1206 GINEVRA
TEL. 0041 (0)78 740 85 70
[email protected]
Mondo in Camera
Intervista con Emilio Genovesi,
CEO di Material ConneXion Italia srl
Favorire l’utilizzo di materiali e
processi innovativi
Material ConneXion è il più grande
centro internazionale di ricerca e
consulenza sui materiali innovativi
e sostenibili. Fondata nel 1997 da
George Beylerian a New York, con la
prima library di materiali fisici, oggi
Material ConneXion® fa parte del
Gruppo Sandow Media, azienda leader nell’editoria negli Stati Uniti, ed
è presente con altre 7 sedi anche in
Europa e in Asia. Da qualche tempo è
presente anche in Svizzera.
Dr. Genovesi, recentemente avete
costituito la Material ConneXion
Switzerland. Che cosa vi proponete di fare nella Confederazione?
La nostra missione è di fornire alle Piccole
e Medie Imprese un contributo all’innovazione, ponendoci come facilitatori proattivi del contatto tra chi offre materiali e
processi innovativi e gli utilizzatori, dunque consentendo al mondo del progetto
un accesso permanente ai materiali nuovi
ed alle nuove soluzioni nell’uso dei materiali esistenti.
Le PMI costituiscono un elemento di grande importanza per l’economia della Confederazione Svizzera, e pertanto, per noi, un
interessante mercato potenziale.
si arricchisce di 40 nuovi arrivi, selezionati
da una giuria internazionale e interdisciplinare di esperti. Ovviamente, oltre alla
materioteca fisica, il database è consultabile anche in modalità online dal sito di
Material ConneXion.
Di quali tipi di materiali è composta la vostra materioteca?
Mi verrebbe da dire tutti; volendo specificarli: polimeri, ceramica, vetri, metalli,
cementi, naturali e derivati, bioplastiche,
materiali a base di carbonio; sia materiali
che processi produttivi, con particolare attenzione a quelli ecosostenibili.
Le competenze dei nostri esperti ci permettono di offrire anche servizi di raggio
più ampio, collegati all’innovazione materica; mi riferisco a studi sulle principali
novità e tendenze nel mondo dei materiali e analisi di benchmarking, in tal modo
supportando il management aziendale
nelle attività di strategia e definizione
dell’identità di prodotto.
Lei mi ha parlato di accesso online; mi dica qualcosa di più su
questo punto.
Volentieri. L’accesso al database online avviene attraverso diversi modelli di abbonamento, che variano a seconda del soggetto
che intende abbonarsi: esistono formule
per studenti, professionisti, piccole e grandi imprese, scuole e università. Attraverso
l’abbonamento è possibile navigare il database online, in inglese e in italiano, e visitare le materioteche fisiche nelle diverse
sedi di Material ConneXion nel mondo.
Ulteriori informazioni sono sul sito:
www.materialconnexionswitzerland.ch
di Material Village sagl, la società svizzera
che abbiamo costituito a Lugano: il che ci
fa partecipare all’orgoglio di essere svizzeri.
La ringrazio. E tanti auguri di buon successo!
Ci dica qualcosa di più su Material
ConnexXion: per iniziare, come e
quando è nata?
Material ConneXion è il più grande centro
internazionale di ricerca e consulenza sui
materiali innovativi e sostenibili. Fondata
nel 1997 da George Beylerian a New York,
con la prima library di materiali fisici, oggi
Material ConneXion fa parte del Gruppo
Sandow Media, azienda leader nell’editoria negli Stati Uniti, ed è presente con sedi
anche in Europa e in Asia.
Nel 2002 nasce a Milano la sede italiana,
che ospita una materioteca di oltre 4000
materiali e processi produttivi, di cui circa
2500 esposti a rotazione; ogni mese essa
maggio 2015 La Rivista - 93
CONTATTI
COMMERCIALI
Dal mercato italiano
OFFERTE DI MERCI E SERVIZI
Autogrù
Marchetti Autogru SpA
Via Caorsana 49
I - 29122 Piacenza
Tel +39 0523.573722
Fax +39 0523.593253
E-mail: [email protected]
www.marchetti.it
Alimentari
La Dispensa Del Re Import Export
Via Berlino 8 G/H
I – 56038 Ponsacco
Tel: + 39 393 970.35.12
E-mail: [email protected]
Prodotti cosmetici e per parrucchieri
N.VACCARI s.r.l.
Via G.Verdi, 2
I - 26021 ANNICCO (CR)
Tel. + 39 0374 79480
Fax: + 39 0374 79258
E-Mail: [email protected]
www.nvaccari.com
Vino
TENUTA COLLI DI SERRAPETRONA s.r.l.
Via Colli, 7/8
I - 62020 Serrapetrona (MC)
Tel. +39 0733 908329
Fax +39 0733 908839
E-mail [email protected]
www.tenutacollidiserrapetrona.it
Lavorazione a freddo della lamiera
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Fax. 0039 0331 993051
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Settore plastico e gomma
ELECTRONIC CONTROL S.R.L.
Via Quintino Sella 147
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94 - La Rivista maggio 2015
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elettrici
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Tel. +39 0332 487597
Fax +39 0332 487597
E-mail: [email protected]
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Progettazione e realizzazione stampi
STAMPYTAL S.R.L.
Via Mazzini 68/B
I – 21020 Ternate (VA)
Tel. 0039/0332 961576
Fax. 0039/0332 1800147
E-mail: [email protected]
Cablaggi elettronici ed elettrici
ELETTROMECCANICA TRE EFFE S.n.c
Via Valle Nuova 18
I - 21013 Gallarate (VA)
Tel: 0039/ 0331 799227
E-mail: [email protected]
www.treeffe3f.it
Lavorazioni tubi in metallo
Ta-mec Off. Meccanica
di Paolo Tagliabue e C. snc
Via Novellina 25/E
I – 21019 Somma Lombardo (VA)
Tel. 0039/0331 254465
Fax 0039/ 0331 254465
E-mail: [email protected]
www.tamec.it
Pezzi forgiati in acciaio
ACSA Steel Forgings Spa
Via per Solbiate 43
I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA)
Tel. 0039 0331712011
E-mail: [email protected]
www.acsa.it
Prodotti antiusura in metallo duro
Harditalia srl
Via genova 9
I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA)
Tel. 0039 3403393639
Fax 0039/0331 215024
E-mail: [email protected]
www.harditalia.com
Industria cartotecnica
Nuovo Scatolificio Valtenna srl
Contrada Girola Valtenna 43
I – 63900 Fermo FM
Tel. 0039/0734 64791
Fax 0039/0734 647990
[email protected]
www.valtenna.it
RICHIESTE DI RICERCA
AGENTI-RAPPRESENTANTI
• Azienda italiana leader nella lavorazione di materiali plastici, progettazione e produzione di stampi per svariati
settori (elettrico, nautico, aerospaziale,
automotive, ferroviario, stradale) è alla
ricerca di potenziali clienti in Svizzera,
per ampliare la propria rete commerciale estera.
• Azienda italiana attiva nella TORNERIA AUTOMATICA con una quarantennale esperienza nel settore della
meccanica di precisione ricerca clienti
svizzeri interessati all’azienda come
fornitore di particolari torniti a disegno. Con il suo parco macchine, formato da circa venti torni di recente
costruzione e di altissima affidabilità e
precisione, un sistema di lavaggio pezzi sottovuoto ad ultrasuoni ed alcohol
modificato ed un sistema di selezione
automatica dei pezzi dotato di telecamere, la ditta è costantemente al passo
con l’innovazione ed in grado di fornire
un’ampia gamma di particolari secondo le specifiche del cliente.
• Azienda italiana leader nella produzione e progettazione di manufatti
in fibra di carbonio ed altri materiali compositi (carbon-kevlar e fibra di
vetro), per svariati settori ( robotica,
nautico, aerospaziale, automotive, biomedicale, industriale e design ) e certificata ISO 9001:2008, è alla ricerca di
potenziali partner e clienti in Svizzera,
per ampliare la propria rete commerciale estera.
• Azienda italiana leader nella produzione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate per il settore
edilizio come guaine traspiranti, freni
vapore, guaine speciali, colmi ventilati, accessori per il tetto ventilato ed insonorizzanti, è alla ricerca di
potenziali partner e clienti in Svizzera,
per ampliare la propria rete commerciale estera.
• Azienda sudtirolese specialista nella
produzione di abbigliamento da lavoro
per i settori industria, gastronomia, medicale/sanitario nonché abbigliamento
freetime/outdoor, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera.
Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
Dal mercato svizzero
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Tel.: +41 41 455 41 10
Fax: +41 41 455 41 15
E-mail: [email protected]
www.bne.ch
Esercizi “Gastronomici”
disponibili a Zurigo e d’intorni
Pizza a domicilio a Dübendorf
Location-nr.: 808
Per motivi di avanzata età si mette a
disposizione questa location di Pizza a
domicilio in Dübendorf con 1 auto per
consegne
Inventario: CHF 120’000.-Trattoria tradizionale a Elgg ZH
Location-nr.: 806
Trattoria molto bella a Elgg ZH
in pieno centro
Posti ristorante 20 e cantinetta 36
Posti in sala 76 Posti in terrazza 50
Inventario: CHF 75’000.-Disco Club nel Canton Zugo
Location-nr.: 800
Ottima posizione / Zona Industriale
della Svizzera centrale
Permesso per apertura sino alle 02.00
per lunedì, martedì e mercoledì Giovedì,
venerdì e sabato fino alle 04.00.
Inventario: CHF 475’000.--
Il magazzino è di 7000 m2 di cui 1200 m2 sarebbero liberi per la gestione della logistica
conto terzi.
Ristorante italiano nelle vicinanze di
Züri-West
Location-nr.: 771
Ristorante ben avviato con giro d’affari
di oltre 2 Mio. di Franchi
Posti all’interno 200
Posti nel giardino 220
Inventario: CHF 350’000.--
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale,
8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
Pizza a domicilio nel Canton Thurgau
Location-nr.: 798
Ottimo giro d’affari
Molti clienti fissi
Posti ristorante 20
Posti fumoir 16
Inventario: CHF 130’000.--
Rinomato ristorante di specialità nelle
vicinanze del Letzigrund Zurigo
Location-nr.: 725
Quartiere in forte espansione con molto
potenziale
Cucina top
Posti oltre 80, terrazza 30
Inventario: CHF 350’000.-Bistrò con takeaway a Züri-West
Location-nr.: 794
Nel cuore di Zurigo ovest si trova questo grazioso bistrò con takeaway con
elegante arredamento fino all’ultimo
dettaglio
Inventario: CHF 160’000.-Ristorante italiano a Zurigo-Höngg
Location-nr.: 766
Ristorante italiano con giro d’affari
superiore al milione
Grande giardino completamente rinnovato e ingrandito
Cucina top
Posti ristorante 150, terrazza 120
Inventario: CHF 220’000.-Ristorante & Bar nel cuore di Zurigo
Location-nr.: 791
Nelle vicinanze di Stauffacherplatz
ristorante top-arredato con possibilità di usufruire anche come bar nelle
vicinanze di uffici e scuole
Posti interni 50-60 – esterni 40
Fumoir separato con 35 posti
Inventario: CHF 450’000.-Altre location da visionare
www.gastrokaufen.ch !
Per informazioni per avviare una propria attività nel comparto “Gastronomia” contattare:
Luigi Palma, CCIS,
Tel. 0041/44/289 23 29, [email protected]
maggio 2015 La Rivista - 95
ATTIVITÀ E SERVIZI
PUBBLICAZIONI
RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA
Con i suoi circa 700 Soci la Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero.
Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi,
certificati ISO 9001, è molto variegata e
comprende tra l‘altro:
• La Rivista periodico ufficiale
mensile (11 edizioni all‘anno)
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Analisi settoriale – Abbigliamento
• Analisi settoriale – Arredamento
• Analisi settoriale – Energie
Rinnovabili
• Analisi settoriale – Vino
• Guida per i lavoratori distaccanti in
Svizzera
• La realizzazione di lavori in Svizzera
– Focus Edilizia
Il servizio, offerto a condizioni molto
vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere
che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle
imprese italiane che desiderano recuperare
l’IVA pagata in Svizzera.
• Incontri BtoB massimizzando
il ritorno commerciale derivante
dall’incontro tra la domanda svizzera e
l’offerta italiana
• Organizzazione di incontri e
workshop tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Colloqui di consulenza individuale
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore
di operatori italiani, nonché dell‘IVA
italiana e tedesca per imprese elvetiche
• Ricerche e consegne semplici di
contatti italiani e svizzeri (produttori,
importatori, grossisti, commercianti, agenti/
rappresentanti)
• Ricerca e mediazione di partners
commerciali italiani e svizzeri
• Ricerca di prodotti, marchi di
fabbricazione e reperimento di brevetti
• Recupero di crediti commerciali
• Investire in Svizzera: servizio
dedicato all’accompagnamento di
investimenti in svizzera
• Azioni promozionali e di direct
marketing
• Assistenza e consulenza in materia
doganale e commerciale
• Informazioni statistiche ed import/
export
• Informazioni relative
all‘interscambio, normative riguardanti gli
insediamenti in Svizzera ed in Italia
• Informazioni riservate su aziende
italiane: visure, bilanci, assetti societari,
protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc.
• Informazioni riservate su aziende
svizzere: estratto dal registro di commercio,
statuto legalizzato, atto di costituzione,
rapporto commerciale (informazioni sulla
solvibilità)
• Traduzioni ed interpretariato
• La CCIS fornisce informazioni
su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza
ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere
96 - La Rivista maggio 2015
Seestrasse 123,
Casella postale, 8027 Zurigo
Tel.: +41 44 289 23 23
Fax: +41 44 201 53 57
E-mail: [email protected]
www.ccis.ch
CHE-107.821.234 IVA
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel.: +41 22 906 85 95,
Fax: +41 22 906 85 99
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
Via Nassa 5
6900 Lugano
Tel.: +41 91 924 02 32
Fax: +41 924 02 33
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
Grazie alla propria rete di contatti
e alla conoscenza delle esigenze
e dei bisogni del mercato elvetico
e di quello italiano, la Camera di
Commercio offre ad imprese sia
svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e
prodotti all’estero un’accurata
ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed
identificati i partner commerciali
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e
la Svizzera, è consentito ai soggetti titolari
di partita iva di ottenere il rimborso dell’IVA
pagata nello Stato estero. La CCIS:
• fornisce la necessaria documentazione;
• esamina la documentazione compilata;
• recapita l’istanza di rimborso
all’ Autorità fiscale competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica;
• fornisce assistenza legale.
Siamo a vostra completa disposizione per ottenere maggiori informazioni e richiedere la
documentazione sul servizio per il rimborso
dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella svizzera.
(Tel. +41 44 289 23 23)
RAPPRESENTANZA FISCALE IN
SVIZZERA PER IMPRESE ITALIANE
Le imprese che realizzano su territorio svizzero
operazioni imponibili all’iva svizzera per un
valore superiore a CHF 100’000 sono obbligate
a registrarsi ai fini iva in Svizzera. La Camera di
Commercio supporta in questo caso le imprese
italiane divenendo il loro rappresentante fiscale
occupandosi di aprire partita iva in Svizzera,
registrare le fatture in entrate ed uscita e
predisporre il rendiconto iva trimestrale.
Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla
fatturazione di operazioni commerciali in
Svizzera è compresa nel servizio.
ritenuti più idonei per le imprese
a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene
organizzato un incontro presso le
aziende target così selezionate
permettendo alle imprese italiane
o svizzere un rapido ed efficace
ingresso sui rispettivi mercati di
riferimento.
Per ulteriori informazioni ed un
preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail
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m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e
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Gustala come gli italiani:
un filo d‘olio d‘oliva, sale e pepe e... buon appetito!
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IL FUTURO E’ DI CHI HA UN
GRANDE PASSATO
Alfa Romeo con
Anno 106 - n. 5 - Maggio 2015
Al via Expo 2015
Nessun dorma
Intervista con Elia Frapolli,
direttore Ticino Turismo
Senza dimenticare il passato
puntiamo al futuro
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NEI CONCESSIONARI ALFA ROMEO O SU ALFAROMEO.CH
Alfa Romeo Giulietta Sprint 1.4 MultiAir 150 CV. Consumo carburante ciclo misto 5,7 l/100 km, emissioni di CO2 131 g/km, categoria d’efficienza energetica D. Il valore medio (CO2 ) di tutti i veicoli nuovi immatricolati
in Svizzera è pari a 144 g /km.
La Rivista Anno 106 - n.5 - Maggio 2015
Anteprima a Firenze
del Consorzio
Vino Chianti
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