CONVEGNO NAZIONALE
“Quale futuro per i sistemi regionali della
formazione professionale?
Esperienze a confronto e prospettive per il comparto”
Roma, 12 dicembre 2012
Centro Congressi Frentani
Interventi dibattito
Claudio Arcari, Segretario regionale FLC CGIL, responsabile della Struttura di
comparto della Formazione Professionale.
Sono il responsabile della SdC della Lombardia, una regione che ha fatto della
FP un cavallo di battaglia, quasi un’icona, del proprio sistema educativo
d’istruzione e Formazione incardinato sulla legge regionale 19 del 2007.
Infatti il sistema regionale d’istruzione e formazione professionale rappresenta
nella mia regione una vera e propria alternativa al sistema d’istruzione statale
ed è direttamente finalizzato all’inserimento lavorativo.
Ho descritto in estrema sintesi il sistema lombardo anche per sottolineare
come gli attuali governanti della Lombardia si siano “infilati”, senza troppi
indugi, negli spazi lasciati aperti dalla riforma del titolo V della Costituzione,
interpretando, in “salsa lombarda”, quelle contraddizioni fatte emergere dalla
c.d. riforma Gelmini quando questa è intervenuta per garantire l’equivalenza
dei
diversi percorsi, intersecando la potestà legislativa regionale che in
Lombardia ha trovato espressione organica nella già citata legge 19/2007 e
nella legge 22 del 2006, la legge che sta governando e regolamentando il
mercato del lavoro.
Sempre in estrema sintesi, il sistema dell’istruzione e Formazione professionale
della Lombardia non è solo lo scenario in cui si confrontano le competenze
concorrenti dello Stato e della regione, influenzandosi a vicenda con le norme
che ciascuno emana nel proprio ambito di discrezionalità, è piuttosto il
prodotto di diversi soggetti, scolastici, formativi, produttivi ed anche
istituzionali che collaborano, ma il più delle volte competano, sul territorio, a
volte modificando con i propri comportamenti l’esercizio di competenze e
prerogative altrui.
La Formazione professionale della Lombardia rischia, in prospettiva, quindi, di
essere “schiacciata” da un lato dalle esigenze dell’istruzione in senso lato,
dall’altro dalle esigenze “immediate” del mondo produttivo con tutte le sue
contraddizioni.
Bisognerebbe, pertanto, che la mia regione sviluppasse una più efficace ed
efficiente strategia di governance e di programmazione su tutta la filiera,
dall’istruzione al lavoro, affrontando le diverse problematiche nel rispetto delle
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specificità cercando di trovare un giusto equilibrio tra le diverse esigenze
appunto dell’istruzione e del lavoro.
Nel frattempo i numeri del sistema d’istruzione formazione professionale
lombardi sono aumentati in maniera esponenziale coinvolgendo nell’intera sua
offerta oltre 52.000 studenti su 347.000 totali del II ciclo, il 15% cioè.
È sulla Ie FP che sono allocate le principali risorse che finanziano la formazione
professionale in Lombardia: parliamo di una partita di quasi 160 milioni di €
all’anno di cui più di 50 milioni arrivano direttamente dal Ministero del Lavoro
attraverso il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione.
Tutte queste risorse, comprese quelle sulle politiche attive per il lavoro, sono
state distribuite attraverso il sistema dotale, attraverso cioè una distribuzione
sviluppatasi prioritariamente attorno al principio della centralità della persona e
del suo sistema di relazioni, il cui simbolo è da tutti conosciuto come “dote
scuola”.
Un sistema che però ha evidenziato grandissime contraddizioni e “storture”
specie nel sistema della “prima” formazione quella cioè in obbligo
scolastico/formativo.
Le risorse infatti, non solo non consentono di “dotare” tutti i giovani e i
lavoratori ma puntano ad un’offerta formativa più interessata a perseguire
obiettivi di tipo quantitativo che qualitativo, con il paradosso che, sulle politiche
attive sul lavoro, le risorse sottratte al Fondo sociale europeo per finanziare le
politiche passive non sono state affatto compensate con altrettante risorse di
competenza regionale per coprire le esigenze di riqualificazione, riconversione
e ricollocazione dei lavoratori colpiti dalla crisi.
Fra il 2009-20012 in Lombardia sono stati 131/132 i milioni “prelevati” dal
FSE e solo 80/90 milioni quelli reinvestiti dalla Regione per le politiche attive,
creando così un nuovo fronte di “sofferenza” per gli enti di Formazione
Professionale impegnati sulla filiera della formazione professionale sul lavoro e
per il lavoro.
Come si può facilmente intuire questo sistema dotale ha creato una forma di
“pressione” di tipo meramente economicista nei confronti dei costi complessivi
dell’offerta formativa che ha colpito immediatamente la qualità del lavoro degli
operatori impegnati su tutta la filiera formativa.
Come si fa ad avviare una nuova fase “propulsiva” del comparto se il valore
unitario della dote formazione DDIF è fermo al 2003/2004 “congelata” a
4.500€ per un massimo di 25 alunni per corso ?
Un’ applicazione del sistema dotale da parte di Regione Lombardia che
potremmo definire, di conseguenza, fin troppo “pragmatico”, visto che per
garantire i c.d. LEP anche alla Formazione Professionale, anziché utilizzare dei
veri e propri costi standard, Regione Lombardia tende, invece, pur di
soddisfare il maggior numero di doti richieste ad avvalersi di parametri più
vicini ai costi “medi” standard che non coprono affatto quanto gli Enti
spendono per mantenere un’offerta formativa qualitativamente apprezzabile. E
questo vale anche per le doti legate alle politiche attive ed ai servizi al lavoro.
Molte ombre e poche luci, quindi, e anche se per il momento non possiamo
parlare di crisi conclamata del sistema, come sta avvenendo per altre regioni,
le prospettive per il comparto in Lombardia non sono affatto rosee, e non
vorremmo che oltre all’insufficienza e inadeguatezza delle risorse ad oggi
destinate per gli ammortizzatori sociali, si aggiungesse anche un insufficiente
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o carente finanziamento di tutta la filiera della formazione, in particolare delle
risorse per la formazione continua.
Ciò creerebbe non solo un “vulnus” difficilmente sanabile nell’immediato, ma
anche , sempre in prospettiva, soprattutto nella mia regione, una specie di
“pietra tombale” per quell’auspicato salto culturale di tutto il sistema, salto
che dovrebbe far considerare la formazione professionale più che una spesa
un irrinunciabile e strategico investimento per il futuro di questo Paese.
Antonietta Trovò, RSU EnAIP Veneto, lavora presso il CFP di Conselve (PD)
Oggi voglio condividere con Voi il disagio enorme che gli operatori veneti stanno
vivendo.
I ritardi nell'erogazione dei finanziamenti al settore FP da parte della Regione ha
prodotto pesanti conseguenze sul personale che da mesi non viene retribuito
regolarmente.
La scelta dell'assessore alla FP Elena Donazzan di tagliare 30 milioni di euro nel
prossimo triennio alla FP iniziale produrrà un esubero di circa 200 addetti e toglierà ad
oltre 1000 famiglie la possibilità di scegliere di assolvere l'obbligo scolastico in
strutture formative che garantiscono alti livelli di professionalità e occupazione.
A seguito di ciò, il 12 novembre 2012, le OO.SS. di categoria, firmatarie del CCNL,
hanno indetto uno sciopero generale regionale che ha portato un migliaio di lavoratori
a manifestare a Venezia. L'adesione è stata del 95 per cento degli operatori che hanno
dato "finalmente" visibilità alla crisi di questo "sconosciuto" settore.
Una delegazione ricevuta da alcuni membri del consiglio regionale (per lo più
dell'opposizione) ha ribadito la necessità di avere risposte immediate dalla Regione
Veneto sull'erogazione delle somme già maturate e non ancora stanziate.
Ricordando che la mancata erogazione, pari circa a 100 milioni di euro, costringe gli
enti a esposizioni bancarie costosissime che generano interessi passivi, fino allo scorso
anno, neppure rendicontabili.
Purtroppo, l'impegno dei consiglieri presenti a ricercare a breve soluzioni di cassa non
è stato sufficiente, ad oltre un mese di distanza stiamo ancora attendendo che
avvenga la "cessione del credito" che dovrebbe permettere un po' di respiro in attesa
del nuovo esercizio economico.
Ma, nonostante tutto ciò, sono a testimoniare la ininterrotta presenza e professionalità
di tutti gli operatori, nel continuare ad erogare un servizio di qualità.
Servizio ormai non più' rivolto solo a utenze giovanili in disagio, ma anche a giovani e
famiglie che scelgono percorsi brevi ad inserimento lavorativo veloce nella speranza di
far fronte alla crisi economica corrente.
Auspico una soluzione a breve e chiedo l'intervento di tutti coloro che possono, per i
loro ruoli/competenze, contribuire per aiutarci ad uscire questa situazione ormai non
più sostenibile.
Valeria Podrini, progettista ed RSA di un ente di formazione di Rimini
Sono Valeria Podrini, progettista ed RSA di un ente di formazione di Rimini,
rappresentante per Rimini nel comparto della formazione Professionale Regionale e
nominata come rappresentante dell’Emilia-Romagna nella SdC nazionale.
Il mio intento è quello di condividere con voi alcune riflessioni sul sistema della FP in
ER, ed in particolare il percorso IeFP rivolto ai ragazzi che devono assolvere il dirittodovere all’istruzione. A seguire illustrerò le principali criticità ed opportunità future del
sistema della FP stesso.
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In generale lo scenario della Formazione Professionale è complesso, mutevole ed
in crisi profonda da alcuni anni. Anche in ER emergono alcune criticità nonostante il
tentativo comune (parti sociali, enti RER) di condividere alcuni percorsi, intervenendo
nel sistema della FP con Leggi che regolamentano il sistema della IeFP oltre che regole
precise
sulle
modalità
e
vincoli
relativi
all’accreditamento
degli
ER.
In ER sono circa un migliaio i lavoratori assunti (TD e TI) che hanno il CCNL della FP,
sono invece oltre 2.000 i soggetti che a vario titolo operano nel sistema FP.
La Regione Emilia-Romagna, dal 2005 in poi, ha innovato l’intero sistema della FP
concertandolo sia con le OO.SS. che datoriali (tavolo della tripartita CRT).
Le innovazioni principali riguardano:
- il Sistema Regionale delle Qualifiche;
- il Sistema Regionale di Formalizzazione e Certificazione delle competenze
(SRFC) che ha quasi completamente sostituito gli esami previsti dalla L. 845/1978
(Legge-quadro in materia di FP);
- il Sistema ER (Educazione e Ricerca Emilia-Romagna) con l’obiettivo principale
dell’ingresso e permanenza delle persone nel mercato del lavoro, quali interventi di
politica attiva.
ER è il nuovo sistema regionale – costituito da 4 rami principali, IeFP, Rete
Politecnica, Alta formazione, Ricerca e Mobilità internazionale, Lavoro e
Competenze.
In ER si è scelto di orientare il sistema regionale della FP integrando i sistemi di
Istruzione, Formazione e Lavoro a seguito di interventi nazionali che hanno modificato
l’impianto dell’intero sistema scolastico. In secondo luogo, le diverse riforme del MdL e
le norme che hanno modificato l’età e le opportunità di accesso al mondo del lavoro
dei giovani e giovanissimi Premessi questi 2 elementi di carattere generale e
nazionale, la Regione Emilia-Romagna con la L.R. 5 del 2011 ha istituito il sistema
regionale IeFP che è divenuto ORDINAMENTO anche attraverso la scelta precisa
di investimento continuativo almeno fino al 2020 (stabilità delle risorse, certezze
sull’erogazione, continuità dei percorsi avviati).
Questo sistema offre la possibilità ai ragazzi (ed alle famiglie) di scegliere un percorso
formativo di 3 anni e che, al termine, permette un inserimento qualificato nel mondo
del lavoro.
Nell’anno scolastico 2012/2013, in Emilia-Romagna, gli studenti dopo la scuola media
hanno potuto scegliere tra:
•
percorsi di 5 anni di istruzione superiore presso Licei, Istituti Tecnici o Istituti
Professionali per conseguire un diploma di istruzione secondaria superiore;
• percorsi di 3 anni di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) per
conseguire una qualifica professionale regionale riconosciuta a livello nazionale
ed europeo.
I percorsi triennali di IeFP in Emilia-Romagna prevedono la possibilità di conseguire
una qualifica professionale scegliendola tra le 22 previste e selezionate dal Sistema
Regionale delle Qualifiche (SRQ) per entrare preparati nel mondo del lavoro.
I ragazzi, che hanno conseguito la qualifica professionale (3 anni) presso un ente di
formazione, possono: a) proseguire gli studi fino al conseguimento del diploma
quinquennale rientrando a scuola e frequentando gli ultimi 2 anni; b) continuare a
formarsi, specializzandosi e migliorando la propria professionalità, con le opportunità
che offre il sistema formativo regionale (FSE – ER – Fondi regionali, ecc…). I
percorsi triennali del Sistema regionale di IeFP sono progettati insieme da Istituti e da
Enti di formazione professionale che collaborano nella realizzazione dei percorsi,
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rilasciano la stessa qualifica professionale, adottando modalità didattiche diverse
ed alternative. E’ FONDAMENTALE IL RACCORDO CON SERVIZI DI ORIENTAMENTO
(Es. SOL) E SERVIZI PER IL LAVORO (Es. CPI), attraverso esperienze dirette presso gli
Enti ed in particolare, attraverso periodi di formazione nelle imprese.
Situazione attuale per Regione ER
Il sistema FP Regione Emilia-Romagna è caratterizzato negli ultimi 2 anni da un
cospicuo numero di enti accreditati (163), sia pubblici che privati e c.d. “storici”: quasi
4.000 ragazzi inseriti nei percorsi IeFP ed oltre 8.000 studenti negli Istituti
Professionali. Difficoltà di “tenuta” complessiva (indicatori dell’accreditamento) che
comporta situazioni di crisi e contestuale aumento di utilizzo della cassa integrazione
in deroga, dalle dismissioni e dalle cessioni di ramo d’impresa. Inoltre, per far fronte
comune alle difficoltà, rafforzarsi ed unirsi su questioni convergenti, gli enti hanno
costituito un Coordinamento degli Enti di Formazione (COEF) che raggruppa sia gli
enti pubblici che privati del territorio regionale e con il quale si è avviata la procedura
per il rinnovo del contratto regionale. I primi approcci con COEF sono stati negativi e
di contrapposizione (mancanza di applicazione del CCNL). In seguito l’avvio di prime
riflessioni sulla contrattazione di secondo livello a partire dall’esperienza positiva del
contratto regionale in vigore ci portano a condividere l’esigenza di definire attraverso
un accordo “di sistema” tutele e garanzie per i lavoratori e le attività (trasferimento
della attività/personale tra enti). Alcuni sforzi sono stati fatti sul versante delle
stabilizzazioni ma anche interventi incentivanti che hanno consentito la fuoriuscita dal
sistema dei lavoratori che ne avevano le caratteristiche. -La CRISI degli ENTI E la
RELATIVA DIFFICOLTA’ ECONOMICA SI RIFLETTE ALL’INTERNO DEL SISTEMA, ad
esempio per le innovazioni tecnologiche, le stabilizzazioni, l’adeguato impiego del
personale dipendente e collaboratori, la sperimentazione di nuove metodologie
didattiche, l’adeguamento degli spazi ricreativi ed una logistica adeguata agli standard
di sicurezza. Da troppo tempo, almeno gli ultimi 10 anni, le crisi economiche e
strutturali degli enti di formazione sono state “pagate” dai lavoratori, stabili e precari
in egual misura. Questi ultimi subiscono le incertezze contrattuali in quanto spesso
sono lavoratori con contratti atipici o P. IVA “false” e le incertezze economiche
legate ai tempi, mediamente lunghi/lunghissimi, dei pagamenti (tanto che spesso si
verifica la perdita del potere d’acquisto). Oltre a questo, gli ultimi anni sono stati
rappresentati da una debole tutela contrattuale e copertura previdenziale per
molti lavoratori, spesso lavoratrici visto che la maggior parte degli operatori della
formazione professionale in ER sono donne e spesso giovani laureate. Con le attuali
riforme del MdL, la situazione contrattuale del comparto della FP regionale, ma forse
anche nazionale, è in forte difficoltà e potrebbe portare alla destrutturazione del
sistema stesso. L’utilizzo improprio dei principali istituti contrattuali determina
maggiore precarizzazione del lavoro ed incertezze nei lavoratori: ad esempio il
contestatissimo istituto della “Retribuzione Progressiva d’accesso” (la nostra
posizione sul tema è nota!) rivela seri effetti negativi.
Questa è la fotografia della nostra Regione!
In sintesi, le criticità si possono riassumere in:
1) RIDUZIONE RISORSE ECONOMICHE SIA PER LE SCUOLE (finanziamenti nazionali)
SIA PER ENTI (FSE) ed è il tema centrale determinato da crisi economica,
recessione, chiusura di aziende, terremoto, che hanno portato ad un
riorientamento delle risorse disponibili per l’erogazione della Cassa Integrazione in
deroga.
Con il FSE i ER siamo passati da:
a) circa 615 Ml di euro nel sessennio 1994/1999 con 4 obiettivi (2 territoriali e
2 orizzontali). Le valutazioni del sistema regionale hanno messo in evidenza le
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2)
3)
4)
5)
caratteristiche di innovatività del sistema stesso. Già in quel momento la
RER ha accolto le indicazioni della Strategia di Lisbona del 2000, riviste nel
2004, prevedendo che le politiche regionali contribuissero all’obiettivo di fare
dell’Europa “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva del mondo”.
b) circa 1,3 Mld di euro nel sessennio 2000-2006: quasi il doppio del
precedente. Essendo l’ultimo concluso possiamo dare dei numeri: 28.632
attività formative realizzate; oltre 1 ml di persone in formazione di cui 50%
disoccupati ed il 51,3% donne.
c) nella programmazione 2007/2013 abbiamo avuto una dotazione economica
iniziale di 806 Ml di euro (riduzione del 38-40% rispetto al sessennio
precedente) e non tutte a disposizione degli EF in quanto circa 170 Ml di euro
sono destinati ad altri Assi specifici per la PA. [Le risorse economiche sono
ripartite in base ai nuovi assi e misure del FSE, così ripartite:
-20,5%
-Euro
165.330.474
per
l’Asse
I
–
Adattabilità;
-46,8%
-Euro
377.437.373
per
l’Asse
II
–
Occupabilità;
-12,0% -Euro 96.778.814 per l’Asse III – Inclusione sociale;
-15,0% -Euro 120.973.517 per l’Asse IV - Capitale Umano;
-2,0%
-Euro
16.129.802
per
l’
Asse V
-Transnazionalità
e
interregionalità;
-3,7%
-Euro
29.840.134
per
l’Asse
VI
-Assistenza
tecnica;
[100,0% -Euro 806.490.114 complessivi]
Negli ultimi 2 anni -dal 2010 compreso -una quota consistente di risorse
economiche del FSE integrate da risorse del Ministero del Lavoro – sono state
dirottate per l’erogazione della Cassa Integrazione Guadagni in deroga (con
corsi per lavoratori di aziende “in crisi”.
Mancanza di verifiche, monitoraggi e controlli istituzionali su accreditamenti,
pagamenti, qualità, esiti finali e diffusione delle buone prassi;
ESAMI FINALI per la certificazione per entrambi i sistemi: necessitano norme più
precise e condivise con il sistema d'Istruzione;
Con l’eventuale riforma istituzionale, che vedrà nella nostra Regione,
l’accorpamento delle Province, si presenteranno anni di difficoltà sia dal punto di
vista delle relazioni ed attivazioni procedurali che dal punto di vista delle
responsabilità politiche e tecniche;
Applicazione del CCNL della FP a tutti i lavoratori del sistema FP.
PROSPETTIVE FUTURE:
Il sistema della FP si troverà a breve, gennaio 2013, di fronte ad un nuovo scenario
socio-economico e politico sia a livello nazionale (Crisi economica e sociale + elezioni
anticipate?) che a livello europeo (ad es. definizione quote FSE: riduzione per
l’Italia?). Nel rispetto delle persone, delle politiche e del sistema della FP in generale,
sarebbe il caso di:
1. Puntare ed investire risorse economiche, umane e professionali nel settore della
formazione professionale perché è uno dei settori (insieme alla scuola, ricerca ed
università) che può generare sviluppo economico e sociale nel nostro Paese e
permettere all’Italia un adeguato riposizionamento nel contesto europeo e mondiale.
2. Prevedere un sistema NAZIONALE di ACCREDITAMENTO degli EF ed un SISTEMA
QUALITA’ che preveda il MONITORAGGIO degli ESITI OCCUPAZIONALI, PERCENTUALI
DI SODDISFAZIONE DEI PARTECIPANTI, GARANZIA OCCUPAZIONALE E GESTIONE
DELLE PROFESSIONALITA’, CREARE/SVILUPPARE UN SISTEMA DELLA FORMAZIONE
PROFESSIONALE UGUALE, INNOVATIVO, MODERNO ED INTEGRATO CON LA SCUOLA,
I SERVIZI PER IL LAVORO, I SERVIZI PER L’ORIENTAMENTO ED I SERVIZI SOCIALI
SULL’INTERO TERRITORIO NAZIONALE, PARTENDO DAL LOCALE.
3. RAFFORZAMENTO SISTEMA FP CON SERVIZI PER IL LAVORO (CPI),
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VALORIZZANDO IL PROGETTO SOL E CON I SOGGETTI CHE SI OCCUPANO DI MdL,
RICERCA, UNIVERSITA’ ….
4. MAGGIORI OPPORTUNITA’ DI WORK EXPERIENCES (per differenziare dai tirocini
formativi normati da legge di agosto 2011) O PERCORSI INDIVIDUALIZZATI
REALIZZATI IN INTEGRAZIONE TRA ENTI DI FORMAZIONE E CPI;
5. GESTIONE DELL'APPRENDISTATO INTEGRATO CON IL MONDO DELLE IMPRESE,
CHE DEVE ESSERE VALORIZZATO, MANTENDO PERO' IL RUOLO FORMATIVO IN CAPO
AGLI ENTI DI FORMAZIONE( IN PRATICA, LA FORMAZIONE NON PUO' ESSERE
LASCIATA NELLE MANI DELLE IMPRESE!);
6. ALLEGGERIRE LE PROCEDURE BUROCRATICHE per gli atti amministrativi, per la
presentazione dei progetti, la gestione e la rendicontazione, OLTRE ALL’ESCLUSIONE
DAL COMPUTO DEL PATTO DI STABILITA’ per le quote della FP (sia UE che per fondi
nazionali). Quindi un ACCREDITAMENTO “SERIO” DEGLI ENTI, CON IL SUPERAMENTO
DELLA FASE TRANSITORIA, ED UN MONITORAGGIO “REALE E STRINGENTE” SULLA
LEGALITA’, CORRETTEZZA DELLE ATTIVITA’ FORMATIVE ED UTILIZZO DEL
PERSONALE (realizzato direttamente dalla PA).
7. APPLICAZIONE DEL CCNL FP A TUTTI I LAVORATORI DEL SISTEMA, IN TUTTI GLI
EF (NON SOLO A QUELLI DELL’OBBLIGO).
8. ASSUNZIONI A TD, TI E COLLABORATORI (atipici) CON IL COINVOLGIMENTO E
MONITORAGGIO DELLA REGIONE E DELLE OOSS SIA PER IL NUMERO, SIA PER IL
TIPO DI PROFESSIONALITA’ E SIA PER UN REALE AGGIORNAMENTO E FORMAZIONE
MEDIATO DAGLI ENTI BILATERALI REGIONALI E CERTIFICATI DA QUESTI ULTIMI.
9. MONITORAGGIO E COSTITUZIONE DI UN ALBO REGIONALE DEI LAVORATORI DEL
SISTEMA CON L’INDICAZIONE E VALUTAZIONE DEI TITOLI, DELL’ESPERIENZA
PROF.LE (PROFESSIONALITA’) AUMENTARE LE STABILIZZAZIONI, RIDUCENDO IL
NUMERO DEGLI OPERATORI PRECARI (CONTINUITA’ DEI SERVIZI E DEL LAVORO).
GARANTIRE QUALITA’ DELLA FORMAZIONE, COPERTURA EFFETTIVA DEI COSTI
MEDIANTE MOBILITA’ TRA GLI ENTI PREVISTA DAL CCNL FP. Noi, in ER, su questo
stiamo già attuando una seria riflessione con gli Enti e la RER.
10. INFINE, E NON MENO IMPORTANTE, LA NECESSITA' DI POTENZIARE E
SVILUPPARE COMPETENZE ED OPPORTUNITA’ DELLE SDC-FP della FLCCGIL SIA
REGIONALE ed INTER-REGIONALE CHE NAZIONALE PER SUPPORTARE LA
CONTRATTAZIONE DELLA FORMAZIONE PER I LAVORATORI NEI SETTORI OVE SI
DEVE PROCEDERE AL RINNOVO DEL CCNL, SIA PER LO SVILUPPO DELLA
PROGETTUALITA’ E VALUTAZIONE DELLE INIZIATIVE FINANZIATE DAI FONDI
INTERPROFESSIONALI E DELL’ASSE ADATTABILITA’ DEL FSE.
Antonia Cascio, RSA Enfap Sicilia, Segreteria FLC CGIL Palermo
La formazione professionale in Sicilia è dedicata per il 20% all'assolvimento
del'obbligo scolastico, per la restante parte si rivolge a giovani disoccupati,agli
inoccupati, ai diversamente abili, alle fasce deboli, ai lavoratori interessati a migliorare
le proprie competenze.
Inoltre attraverso gli Sportelli multifunzionali, circa 250 in tutta la Sicilia, che
integrano e supportano i Centri per l'impiego si erogano politiche attive per il lavoro:
orientamento alla scelta formativa e professionale, accompagnamento nella ricerca
attiva del lavoro per inoccupati, disoccupati, riorientamento per chi ha perso il lavoro.
Siamo un esercito di 10.000, forse 12.000 dipendenti.
Negli anni, ad ogni scadenza elettorale, si è registrato un aumento esponenziale delle
assunzioni, rendendo di fatto ingovernabile il sistema, rendendo sempre più precaria
la condizione economica e psicologica dei dipendenti, mortificando le aspettative di
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quanti hanno creduto di potere integrare, aumentare le proprie competenze,
acquisirne delle nuove nella formazione professionale.
Certo non possiamo affermare che le risorse destinate a questo settore, in Sicilia,
siano state poche o insufficienti, è stato piuttosto il loro uso, incontrollato e funzionale
ad altri interessi che ha creato queste condizioni (il servizio di Report è stato ben poca
cosa rispetto a quello che la FLC ha denunciato, inascoltata e marginalizzata anche da
altre OO.SS. e dalle forze politiche).
Un caso emblematico è il CEFOP.
L'ente è oggi amministrato da tre commissari straordinari, nominati dal Ministero dello
Sviluppo Economico, a seguito di una dichiarazione di insolvenza del Tribunale
fallimentare di Palermo.
È stato accertato un debito di oltre 100 milioni nei confronti dei dipendenti, degli
allievi, dei fornitori, dell'Inps ecc.
La ristrutturazione dell'ente prevede il licenziamento di 348 dipendenti che vanno a
sommarsi ai dipendenti di altri enti già licenziati.
Questione retribuzioni
Oggi, pur in presenza di risorse disponibili, il vincolo del tetto di spesa ha portato a
ritardi nelle erogazioni dei finanziamenti; a questo si unisce il Bilancio della regione ,
che è un bilancio virtuale: le somme infatti postate in bilancio sono “finte” e la loro
reale esigibilità è legata alla entrata di somme che permettono la liquidità della Cassa
Regionale.
L'accesso agli ammortizzatori sociali da parte di tutti gli enti ha prodotto un
incremento della spesa prevista inizialmente, i ritardi per l'integrazione dei fondi
hanno portato ad un blocco dei tavoli per gli accordi istituzionali per la cigd già a
luglio, alla loro riapertura solo da qualche giorno.
È complicato parlare di qualità del servizio quando chi lo eroga versa ormai in
condizioni di indigenza (perche se mancano 15 mensilità è ovvio che nessuna rete
familiare-parentale-amicale può reggere!).
Credo tuttavia di potere affermare che esistono esperienze di eccellenza anche in
questo settore, che la formazione ha svolto e svolge spesso una funzione integrativa
quando non sostitutiva dei servizi sociali, ed è stata e continua ad essere un presidio
di legalità.
Cosa fare
Ridare dignità ad un settore strategico nello snodo istruzione formazione.
Creare condizioni per l'apprendimento permanente adeguato ai nuovi bisogni culturali,
formativi e
lavorativi assicurando standard minimi e livelli essenziali.
Ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro.
Rafforzare le politiche attive del lavoro.
Come
Attraverso la costruzione di una rete di alleanze tra le parti sociali.
Attraverso la costruzione di un sistema di controllo della spesa che responsabilizzi i
datori di lavoro, in cui l'amministrazione regionale deve esercitare in pieno il suo
compito di controllo.
Perché possa essere ripristinato un uso etico delle risorse pubbliche.
Semplicemente mettendo al centro due diritti di cittadinanza fondamentali per la
libertà e la consapevolezza.
DIRITTO AL LAVORO DIRITTO ALLA FORMAZIONE E ALL'ISTRUZIONE
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Mara Cecchetti, Responsabile del Comparto regionale FP del Piemonte
Il Sistema della formazione Professionale, in Piemonte, rappresenta un modello
formativo, riconosciuto, di qualità: la buona qualità del servizio offerto – con
particolare riferimento al lavoro dei docenti e degli operatori che concorrono alla
progettazione e alla realizzazione degli interventi formativi, è sicuramente una delle
principali ragioni del successo della F.P. in Piemonte.
Il monitoraggio qualitativo della attività, fatto attraverso la rilevazione della
formazione erogata, della qualità della didattica e il grado di soddisfazione degli allievi
coinvolti, della condizione occupazionale degli utenti, a seguito della frequenza ai
corsi, ci fornisce un quadro dell'efficacia e della qualità delle azioni formative sia per
quanto riguarda quelle indirizzate alla formazione al lavoro sia per quelle
programmate per la formazione sul lavoro.
Il 2010 ha visto inserirsi la formazione a contrasto della crisi, la cui offerta è stata
strutturata con l'obiettivo specifico di favorire, in funzione delle effettive possibilità di
rientro al lavoro, l'aggiornamento delle competenze e della qualificazione
professionale dei lavoratori cassaintegrati ammessi a beneficiare degli ammortizzatori
in deroga.
Un inciso su questo particolare aspetto della formazione:
a partire proprio dal 2010, con una situazione di crisi ormai generalizzata in Piemonte,
pensavamo che se gli interventi finalizzati al sostegno delle misure anticrisi – il
cosiddetto Bando Crisi – fossero stati adeguatamente monitorati e valutati, essi
avrebbero fornito uno spaccato di un intervento più mirato della F.P. sul territorio con
una conseguente programmazione e razionalizzazione dell'azione formativa legata alle
esigenze vere del territorio stesso in un'azione sinergica con i centri per l'impiego.
Per i lavoratori colpiti dalla crisi che hanno fruito di azioni formative previste dai Piani
di Azione Individuale, si constata, invece, che una larghissima parte (più della metà) è
stata indirizzata a corsi di informatica e un'altra, meno rilevante, a corsi di lingua.
Questo fa supporre due cose:
1. che non ci sia stata una sufficiente considerazione dei profili professionale e dei
fabbisogni formativi individuali
2. che ci sia una difficoltà oggettiva – da parte degli Enti – a organizzare i corsi.
Ciò sempre in considerazione delle risorse finanziarie disponibili.
In poche parole: la situazione di crisi generalizzata per affrontare la quale, l'attività di
formazione dovrebbe essere un investimento, viene organizzata e considerata
nell'ottica del costo..
Fatte queste premesse, la domanda è questa ed è il paradosso del Sistema :
perché un Sistema, riconosciuto di qualità, che è in grado di rimodularsi ed è capace
di riorganizzarsi velocemente e che deve rispondere, soprattutto in questi ultimi anni,
ad una "domanda forte" di formazione, va in crisi?
Qual è la natura della crisi che la Formazione Professionale piemontese sta
attraversando ormai da quasi quattro anni?
C'è una crisi strutturale del sistema nella sua complessità a causa, principalmente, di
due fattori:
1. la diminuzione dei finanziamenti compresa la sottrazione di quote sostanziose
del F.S.E. per finanziare le misure anti-crisi.
2. la discontinuità ed i ritardi dei flussi finanziari, cioè la difficoltà di pagamento
delle province non solo dovuta ai vincoli imposti dai Patti di Stabilità. Quindi
l'indebitamento degli Enti di Formazione con le Banche che sta raggiungendo
livelli preoccupanti per la tenuta degli Enti stessi. Ce ne accorgiamo perché i
primi a subirne le conseguenze, sono i lavoratori che non ricevono lo stipendio
anche per lunghi periodi.
C'è un altro genere di "crisi", circoscritta all'azienda che negli ultimi tre anni ha
portato al fallimento e all'Amministrazione Straordinaria due delle più grandi Agenzie
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del Piemonte (grandi per il volume di attività che organizzavano e per il numero di
lavoratori occupati); si tratta di "crisi aziendali" dovute alla distorta e non corretta
gestione delle risorse da parte di alcuni Enti, "aziende private" che hanno in mano
finanziamenti che sono "pubblici".
Specifico meglio la mia affermazione: quando dico uso distorto e non corretto delle
risorse, non sto facendo una semplice valutazione soggettiva, si tratta invece, del
risultato che emerge dalle indagini commissionate a consulenti esterni, indagini
approfondite sui Bilanci che hanno una prerogativa di assoluta oggettività. Le DueDiligence che in entrambe le due situazioni, hanno dimostrato l'esistenza di
manipolazioni che la sola lettura o analisi dei bilanci non potevano evidenziare.
Qual è il denominatore comune delle due tipologie di "crisi" che nel Sistema
piemontese hanno gravemente compromesso la possibilità di occupazione di quasi 700
persone e stanno mettendo in serio rischio l'occupazione di moltissime altre nonché la
tenuta di un Sistema di qualità?
La mancanza, in generale, di una legittimazione del ruolo delle formazione
professionale e la mancanza, nello specifico, di una regia di governo del sistema sia
per intervenire sui ritardi, sulla burocrazia sia per evitare le crisi aziendali con azioni di
responsabilità preventive nei confronti della dirigenza e degli Amministratori degli Enti
che, lo ripeto, sono privati che gestiscono denaro pubblico.
C'è anche, a mio avviso, per l'esperienza avuta in questi anni di forti mobilitazioni,
una responsabilità delle istituzioni locali, che deve innanzitutto manifestarsi nel dire
chiaramente se, a fronte, per esempio, di una crescita di persone che escono dal
mercato del lavoro, che necessitano di un accompagnamento a interventi di
riqualificazione e di sviluppo delle competenze, ci sia bisogno anche di interventi
eccezionali sull'organizzazione dell'offerta formativa, sui punti che ho esposto che
sono e sono state le cause principali della crisi del Sistema piemontese (per esempio
per l'accreditamento o per il mantenimento dell'accreditamento o sulle modalità di
rendicontazione/verificazione della spesa o sulla necessità di promuovere interventi
per cercare di allentare i vincoli del patto di Stabilità o per "allineare" il
comportamento delle province nella destinazione dei fondi per la formazione).
Il rischio è quello di lasciare il Sistema in uno stato di difficoltà crescente e di non
avere, di conseguenza, la possibilità pratica di affrontare fenomeni sempre più
numerosi di emarginazione professionale e sociale.
Solo un ultimo passaggio che è il paradosso dei lavoratori della F.P. in Piemonte:
essi stessi hanno subito e stanno subendo la Cassa Integrazione in deroga e sono
stati, conseguentemente, coinvolti, come fruitori, negli stessi processi di
aggiornamento delle competenze, di politiche attive del lavoro, che essi organizzano e
svolgono per il tempo lavoro non coperto dalla Cassa.
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Teresa Loiacono, Segreteria regionale FLC CGIL Puglia
Non potendo intervenire al convegno, ci ha fatto pervenire il testo del suo intervento.
LA FORMAZIONE PROFESSIONALE IN PUGLIA
A fronte di una crisi generalizzata nazionale del comparto della formazione
professionale, dovuta essenzialmente a:
• riduzione di risorse dedicate (MLPS, MIUR, FSE destinate in gran parte al
sostegno di politiche passive)
• modifica del quadro normativo di riferimento (riforma delle pensioni, riforma
della istruzione tecnico/professionale; percorsi di istruzione e formazione,
riforma del mercato del lavoro, apprendistato, formazione continua …)
• assenza di un governo/coordinamento delle politiche formative regionali,
indispensabile per garantire in tutto il paese pari opportunità del diritto alla
formazione, all’acquisizione di competenze certificate e alla spendibilità delle
stesse
anche in Puglia il comparto della FP è caratterizzato da crisi (circa 200 operatori in cig
in deroga, gli enti ENAIP e IAL CISL in liquidazione per una pesante situazione
debitoria accumulata negli anni, “sofferenza degli enti storici” dovuta essenzialmente
all’apertura del mercato a nuovi organismi formativi, che, in attuazione delle nuove
disposizioni comunitarie sull’accreditamento, in Puglia sono oggi oltre 400).
Nello specifico, la Giunta Regionale ha trasferito alle Province, nel 2009, la delega in
materia di formazione professionale per l’attuazione delle attività finanziate a valere
sul P. O. F.S.E. 2007/2013 Obiettivo 1 Convergenza, nella misura del 30,25% del
finanziamento totale. Le Province approvano un piano annuale dell’offerta formativa.
Di seguito elenco alcuni punti di forza ed altri di debolezza che caratterizzano il
sistema formativo pugliese. PUNTI DI FORZA:
1) aver assegnato un ruolo importante alla formazione, all’interno del “Piano
Straordinario del Lavoro”, finalizzato ad offrire una risposta immediata alla grave
situazione occupazionale, in particolare giovanile e femminile, valorizzando il metodo
della collaborazione con le forze sociali, col parternariato socioeconomico ed
istituzionale e con le Amministrazioni provinciali, attraverso la costituzione di una
“Cabina di regia” . Nel Piano del lavoro la formazione è
• MISURA TRASVERSALE ad ogni obiettivo fissato, occupa gran parte dei
finanziamenti (apprendistato professionalizzante, Poli tecnici professionali, ITS,
formazione per i laureati, per le donne in cerca di occupazione ed occupate,
formazione per i cassintegrati, per l'assunzione dei diversamente abili,
formazione per il recupero degli antichi mestieri, per manager e
imprenditori,formazione continua etc.)
• FINALIZZATA e INTEGRATA con altre misure (incentivi all’occupazione, misure
per le politiche di genere, misure per la conciliazione dei tempi di vita, iniziative
per lo sviluppo, misure per la inclusione sociale, rafforzamento e miglioramento
dei servizi pubblici per il lavoro mediante l’apporto specialistico dei formatori,
….).
Sono adottate Misure per il miglioramento dei sistemi della istruzione e formazione,
quali:
• Revisione dei criteri per l’accreditamento, nella direzione di una selezione
qualitativa
• sperimentazione
del
sistema
di
certificazione
delle
competenze;
sperimentazione del libretto formativo
• Istituzione del sistema delle qualifiche professionali regionali quale raccordo tra
sistema formativo ed esigenze di professionalizzazione espresse dall’ambiente
socio-economico regionale
• Costituzione dell’Osservatorio regionale sulla Istruzione e Formazione.
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2) aver rafforzato e qualificato il ruolo dei Servizi pubblici per il lavoro
mediante l’utilizzo delle professionalità dei formatori (orientamento, bilancio di
competenze, progettazione e tutoring di tirocini formativi, counselling e azioni
formative per cassintegrati, rilevazione dei fabbisogni formativi delle imprese, incrocio
domanda/offerta) che ha conseguito l’obiettivo di rafforzare e qualificare le politiche
attive del lavoro ma anche, e non è certo poco, di garantire occupazione a 440
operatori della formazione professionale destinati ad essere considerati esubero solo
ed esclusivamente a causa della crisi finanziaria degli enti datori di lavoro.
PUNTI DI DEBOLEZZA:
• Stato di crisi di alcuni enti gestori storici dovuta essenzialmente ad una pesante
situazione debitoria accumulata negli anni
•
“ sofferenza degli enti storici” dovuta essenzialmente alla concorrenza di nuovi
organismi formativi che, in attuazione delle nuove disposizioni comunitarie
sull’accreditamento, sono sempre in misura maggiore presenti nel mercato
• Riduzione dell’offerta regionale dei percorsi di istruzione e formazione
professionale
La gestione della crisi degli enti è stata assegnata per competenza alla Task Force per
l’occupazione della Presidenza della Regione Puglia (Assessori al lavoro, al diritto allo
studio e formazione, rispettivi assessorati, OO.SS., Forma e Cenfop, Province;
Autorità di gestione FSE) con la finalità di fornire le necessarie risposte alle attese dei
formatori, garantendo loro la occupazione e la regolarità retributiva, mediante la
individuazione e l’attivazione di tutte le azioni idonee. Nello specifico, per un verso
sono state adottate misure di sospensione e/o di revoca di accreditamento agli enti
non in regola, per l’altro sono adottate le seguenti misure di sistema a favore dei
lavoratori interessati:
• riqualificazione del personale amministrativo, in esubero, finalizzandola
all’acquisizione di competenze per la funzione di formatore tutor/orientatore
• potenziamento dei CPI delle Province mediante l’impiego di operatori
(orientatori, esperti incrocio domanda/offerta, esperto in bilancio di
competenze, esperto in m.d.l.)
• ricollocazione del personale presso nuovi organismi di formazione.
• Incentivazione all’esodo del personale prossimo al raggiungimento dei
requisiti per la pensione di vecchiaia
È di questi giorni la trattativa serrata per portare a positiva conclusione le azioni
individuate ed in gran parte attivate.
È evidente che la importante crisi nazionale dei sistemi regionali della formazione
professionale non può trovare soluzione solo nelle iniziative e nelle risorse rese
disponibili dai contesti regionali; è urgente intervenire con riforme strutturali a livello
nazionale.
Le forze politiche di centro sinistra che si candidano a governare il Paese dovranno
necessariamente “metter mano” alla costruzione di un sistema nazionale di
coordinamento e governo dei sistemi regionali di formazione, a partire dalla certezza
delle risorse, dalla costruzione di regole che garantiscano la qualità dei percorsi e la
spendibilità delle competenze acquisite, dal riconoscimento della professionalità degli
operatori.
Tanto, se si vuole rendere esigibile il diritto, costituzionalmente garantito,
all’apprendimento permanente.
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