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L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
Anno CLII n. 199 (46.145)
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
venerdì 31 agosto 2012
.
Non allineati
tra proteste
e proposte
TEHERAN, 30. Dopo le riunioni preparatorie dei giorni scorsi, il presidente egiziano, Mohamed Mursi, ha
aperto oggi a Teheran il vertice dei
capi di Stato e di Governo del movimento del Non allineati, il più grande blocco di Paesi (120) nell’ambito
dell’Onu. Quando Mursi — l’Egitto
è presidente di turno dell’organismo
— ha iniziato a parlare del dossier siriano, riferisce l’agenzia di stampa
egiziana Mena, la delegazione di
Damasco, guidata dal premier, Wael
Al Halki, ha abbandonato il centro
congressi della capitale iraniana.
Mohamed Mursi — nella prima visita in Iran di un presidente egiziano
da quando i due Paesi interruppero
le relazioni diplomatiche più di trenta’anni fa sulla questione palestinese
— aveva definito un «dovere morale
aiutare il popolo siriano che sta lottando contro un regime oppressivo»,
in quella che ritiene una continuazione della primavera araba.
Nel suo intervento, il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban
Ki-moon, ha esortato l’Iran ad adottare misure concrete per creare fiducia sulle intenzioni pacifiche del suo
programma nucleare, per il bene
della regione e del mondo. A questo
proposito, Ban Ki-moon ha ribadito
l’importanza della collaborazione
con gli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
Dal canto suo, la Guida suprema
iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha
detto che la Repubblica islamica
«non cerca di ottenere armi nucleari,
ma non rinuncerà mai all’uso pacifico dell’energia nucleare».
Visita in Cina del cancelliere tedesco Angela Merkel
Una favola che insegna agli adulti
Pechino ultima frontiera
Mia sorella
è un quadrifoglio
Wen Jiabao promette investimenti per rafforzare l’euro
Il premier cinese Wen Jiabao accoglie Angela Merkel al suo arrivo a Pechino (Afp)
PECHINO, 30. Angela Merkel
cerca il sostegno cinese per far
fronte alla crisi del debito europeo. Per la seconda volta negli
ultimi sette mesi, oggi, il cancelliere tedesco si è recato in visita a Pechino e ha tenuto colloqui con le massime autorità
del Governo cinese.
Il premier, Wen Jibao, ha assicurato che Pechino intende
continuare a investire in Europa. «Il rafforzamento della cooperazione contribuirà a superare la crisi del debito europeo»
ha detto al termine del colloquio con il cancelliere Merkel.
«La Cina — ha sottolineato
Wen Jiabao — rafforzerà e aumenterà le consultazioni e le
comunicazioni con la Ue, la
Banca centrale europea, i prin-
Diplomazia al lavoro per la Siria
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iola ha una nuova sorellina, che decide si
dovrà chiamare Mimosa («perché sono due
fiori e i colori viola e giallo stanno bene insieme»). È molto contenta, anche se capisce subito
che qualcosa non torna: il papà, la mamma e le
nonne si comportano in modo molto strano. Sono
arrabbiati, tristi, piangono, guardano nel vuoto,
fuggono o addirittura non si fanno vedere. È dunque innanzitutto attraverso le reazioni degli adulti
che gradualmente si fa strada in Viola la consapevolezza della diversità di Mimosa. È diversa, ma è
anche speciale. Speciale come un quadrifoglio.
È questa la trama di uno splendido libro per
bambini di Beatrice Masini e Svjetlan Junaković
(Mia sorella è un quadrifoglio, Milano, Carthusia
2012, pagine 32, euro 15,90), dalla eloquente dedica: «Questa storia è per quei bambini e quei grandi che non si accontentano di essere uguali e che
non hanno paura di essere diversi». Una storia
pensata per parlare ai bambini di disabilità e, in
particolare, di cosa significhi per una famiglia accogliere la nascita di un bimbo disabile.
Invece di tanta retorica vuota e altisonante,
ideologia schizofrenica tra desiderio individuale e
politicamente corretto, questa coloratissima storia
affronta con semplicità e pacatezza temi complessi
come la diversità e l’accettazione. E lo fa attraverso
lo sguardo, le curiosità, i timori e l’esperienza quotidiana di una bambina che si trova nella delicata
posizione di essere una sorella: «Io l’avevo già capito da sola che Mimosa era diversa dagli altri
bambini. Ma uno non può mica chiedere scusa per
quello che è. È così e basta».
Il racconto di Viola è il racconto di un incontro
e di una scoperta; di una bambina che osserva se
stessa, Mimosa e il loro rapporto («a volte mia sorella non mi piace, però forse ogni tanto anch’io
non piaccio a lei. [...] Così siamo pari, e siamo
sempre sorelle»); che osserva la mamma («lo so
che ho due fiori in casa» dice «e devo innaffiarli
tutti e due»), il papà (con la sua faccia di uno che
non ha dormito bene) e gli altri adulti.
Superata l’iniziale gelosia, solo Viola sembra
davvero capire che ognuno, a suo modo, è speciale. Prezioso come un raro quadrifoglio. Martino, il
suo nuovo (e odioso) compagno di scuola, la prende in giro: «“Tua sorella non è mica normale”.
Tanto prima o poi lo becco, Martino. E comunque
ha ragione. Mia sorella non è normale. Lei è speciale. Essere normali vuol dire essere uguali: come
i fili d’erba, come i trifogli in un prato. Mia sorella
invece è un quadrifoglio. I quadrifogli sono rari e
sono diversi. Sono rari perché sono diversi. Sono
diversi perché sono rari. Tutti vorrebbero trovarne
uno, ma ci riescono in pochi. I quadrifogli portano fortuna. Noi abbiamo la fortuna di averne uno
tutto nostro: Mimosa, il quadrifoglio».
È preziosissima, la voce di Viola. Il suo sguardo
capace di indicare, innanzitutto a noi adulti tremebondi, la direzione.
V
Verso una nuova riunione dell’assemblea generale dell’O nu
DAMASCO, 30. Diplomazia al lavoro per trovare una soluzione
politica al conflitto siriano. L’assemblea generale dell’Onu terrà
una riunione sulla Siria il 4 settembre. Lo riferiscono fonti diplomatiche interne. Il segretario
generale delle Nazioni Unite,
Ban Ki-moon, e il nuovo rappresentante speciale di Onu e Lega
Araba nel Paese mediorientale,
Lakhdar Brahimi, riferiranno sugli ultimi sviluppi della situazione sul territorio. Per il diplomatico algerino che ha sostituito l’ex
segretario generale Kofi Annan,
si tratta del primo discorso ufficiale dall’assunzione dell’incarico.
L’opposizione «si prepari a prendere la responsabilità nel Paese e
sviluppi una forma di Governo
che dia stabilità» ha detto il cancelliere tedesco, Angela Merkel,
ieri al termine dell’incontro a
Berlino con il presidente del
Consiglio italiano, Mario Monti.
Continua a peggiorare, intanto, la situazione dei profughi.
«Ci aspettiamo che le Nazioni
Unite intervengano per la protezione dei profughi in Siria e, se
possibile, per ospitarli in campi»
all’interno del territorio siriano.
di GIULIA GALEOTTI
Lo ha affermato il ministro degli
Esteri turco, Ahmet Davutoglu,
citato dall’agenzia di stampa
Anadolu. Prima di partire alla
volta di New York per la riunione del Consiglio di sicurezza in
programma per domani, Davutoglu ha confermato che sono in
corso contatti tra le autorità turche e l’Onu per far fronte
all’emergenza rifugiati e ha chiesto alle Nazioni Unite «passi
concreti». Secondo dati di Ankara, i rifugiati siriani in Turchia
hanno ormai superato quota ottantamila e lo scorso 20 agosto le
autorità turche hanno fatto sapere di non poter accogliere più di
centomila profughi, chiedendo
l’intervento dell’Onu per predisporre l’apertura di campi in
«aree sicure», zone cuscinetto,
all’interno del territorio siriano.
Il presidente siriano, Bashir Al
Assad ha già definito «irrealistica» questa ipotesi.
Sul terreno, resta alta la tensione in tutto il Paese. Dieci elicotteri militari dell’esercito governativo siriano sono stati danneggiati o distrutti ieri dai ribelli mentre erano a terra nell’aeroporto
militare di Taftanaz, tra Idlib e
I soccorsi a un combattente ferito ad Aleppo (Afp)
Aleppo nel nord-ovest della Siria.
Lo riferisce l’inviato sul posto
dell’emittente televisiva panaraba
«Al Jazeera», che ha mostrato in
esclusiva le immagini. Il ministero della Difesa di Damasco ha
confermato l’attacco affermando
che le forze armate hanno respinto con successo l’assalto dei terroristi.
cipali fondi monetari e i maggiori Paesi per aiutare i membri
dell’Ue a rischio debito ad uscire dalle difficoltà».
Ma il primo ministro cinese
si è anche spinto oltre, chiedendo interventi per la crescita e lo
sviluppo. «La Cina spera che
l’Unione europea possa trovare
un bilanciamento tra l’austerità
fiscale e gli stimoli economici,
che è la fondamentale via di
uscita dalla crisi» ha detto il
premier di Pechino. «Il Governo — ha continuato — deve avere fiducia nel Paese, così come
le istituzioni finanziarie nel business, le imprese nei mercati e i
consumatori nelle prospettive
future». Nel suo incontro con
Merkel, Wen Jiabao ha anche
auspicato che la cooperazione
della Cina con la Germania e
l’Unione europea possa concentrarsi sul rafforzamento della fiducia reciproca. «Dovremmo
permettere alle persone di vedere la speranza — ha detto il premier — opporci al protezionismo e approfondire la collabo-
razione per esplorare il mercato
internazionale».
Prendendo la parola al termine del colloquio, Merkel ha ricordato che la stabilizzazione
dell’euro è l’impegno «politico
assoluto» dell’Europa. «Ho
detto al premier Wen Jiabao
che abbiamo molte riforme in
corso al momento e che c’è l’assoluto auspicio politico di trasformare l’euro di nuovo in valuta forte». Intanto, Pechino ha
siglato un contratto da 3,5 miliardi di dollari con il colosso
aerospaziale europeo Airbus per
la fornitura di 50 aerei A380.
Cultura cattolica
e crisi economiche
Ricette per oggi
dagli ingredienti
di ieri
PAOLO PECORARI
A PAGINA
5
Tragedia
dell’immigrazione
nell’Oceano
indiano
Ottanta indigeni amazzonici uccisi dai cercatori d’oro in Venezuela
CANBERRA, 30. Mezzi di
soccorso dell’Australia e
dell’Indonesia sono ancora
alla ricerca di superstiti del
naufragio di un barcone,
con bordo oltre 150 persone, affondato ieri in acque
indonesiane ma diretto verso il territorio australiano
di Christmas Island, nell’Oceano indiano. Solo
ventidue persone sono state
tratte in salvo, stamane, a
ovest di Giava. Ieri mattina, le autorità australiane
avevano ricevuto una richiesta di soccorso per un
barcone con problemi al
motore che stava affondando fra Giava e Sumatra, a
circa 220 miglia nautiche
da Christmas Island. Ma fino a tarda sera gli elicotteri
non erano riusciti a trovare
alcun segno dell’imbarcazione. Il ministro degli Interni australiano, Jason
Clare, ha confermato che
sei persone sono state ripescate in mare, ma il numero
di dispersi resta ignoto.
«Abbiamo gravi timori per
molte altre persone», ha dichiarato Clare alla stampa.
CARACAS, 30. Il Coordinamento delle
organizzazioni indigene dell’Amazzonia (Coiam) ha ieri denunciato il massacro, avvenuto a luglio in territorio
venezuelano, di ottanta indigeni della
tribù yanomami. In un comunicato ripreso dall’agenzia Ansa, il Coiam —
movimento che raggruppa tredici organizzazioni di indios venezuelani —
ha affermato che i garimpeiros, come
Massacro
sotto silenzio
vengono chiamati i cercatori d’oro
brasiliani, dopo avere sconfinato
hanno aperto il fuoco e lanciato
esplosivi da un elicottero contro i
membri della comunità, nel territorio
dell’Alto Ocamo. I corpi delle vittime
sono state quasi tutti trovati carbonizzati. Solo tre indigeni — gli stessi che
hanno dato l’allarme — si sono salvati
dal massacro.
Aperta la Mostra del cinema a Venezia
Su Pinocchio
l’ultima firma
di Lucio Dalla
LUCA PELLEGRINI
A PAGINA
5
Il Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace
sulla settimana mondiale di Stoccolma
Il diritto all’acqua
nel mondo globalizzato
TEBALD O VINCIGUERRA
A PAGINA
8
NOSTRE
INFORMAZIONI
In data 30 agosto il Santo Padre
ha nominato Nunzio Apostolico
in Cipro Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Giuseppe Lazzarotto, Arcivescovo titolare di
Numana, Nunzio Apostolico in
Israele e Delegato Apostolico in
Gerusalemme e Palestina.
In data 30 agosto il Santo Padre
ha accettato la rinuncia all’ufficio
di Ausiliare dell’Arcidiocesi di
Reims (Francia), presentata da
Sua Eccellenza Reverendissima
Monsignor Joseph Boishu, in conformità ai canoni 411 e 401 § 2 del
Codice di Diritto Canonico.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
venerdì 31 agosto 2012
Merkel riconosce gli sforzi italiani ma i due Governi restano lontani sulla licenza bancaria all’Esm
Pil in aumento solo dell’1,7 per cento
Prove d’intesa tra Roma e Berlino
Crescita troppo lenta
per l’economia
a stelle e strisce
BERLINO, 30. Prove d’intesa in Europa. Mario Monti difende il ruolo
dell’Italia in Europa e incassa la piena fiducia di Angela Merkel, convinta che il Paese può farcela anche
senza ricorrere allo scudo antispread. Il cancelliere tedesco ha promosso l’agenda «impressionante» di
riforme presentata dal collega e lo
ha esortato a proseguire sulla strada
intrapresa perché l’Italia può superare le difficoltà con le sue forze.
Resta aperta, tuttavia, la questione
della licenza bancaria per il fondo
salva-Stati (Esm) su cui le posizioni
dei due Governi ancora divergono.
In un faccia a faccia di un’ora e
mezza, ieri a Berlino, i due leader
hanno affrontato i temi aperti della
crisi del debito, ma hanno parlato
anche della situazione interna italiana confermando i rapporti molto
stretti tra i Paesi. Monti ha fatto
tappa prima a Bruxelles, dove ha
avuto un incontro informale con il
presidente della Commissione europea, José Manuel Durão Barroso, e
poi a Berlino, con l’obiettivo di ricordare ai partner Ue il ruolo che
l’Italia svolge sullo scacchiere europeo e difenderlo dal possibile predominio dell’asse franco-tedesco. A
Berlino il presidente del Consiglio
ha evidenziato i «progressi rilevanti»
compiuti
dall’economia
italiana
«con generoso apporto delle forze
politiche e dei cittadini», progressi
riconosciuti dai mercati e che si riflettono nei buoni risultati delle aste
di titoli pubblici. Un messaggio raccolto dal cancelliere. «Abbiamo
completa fiducia che il Governo italiano potrà prendere tutte le misure
Angela Merkel e Mario Monti durante i colloqui a Berlino (Ansa)
necessarie» ha assicurato Merkel. E
rispondendo a chi le chiedeva se
avesse suggerito una richiesta dell’Italia al fondo salva-Stati per avere
garanzie sul dopo voto, il cancelliere
ha precisato che il tema non è stato
affrontato.
Nel confermare la fiducia al Governo italiano Merkel ha sottolineato che il Paese non ha bisogno di ricorrere allo scudo anti-spread perché
Colloqui
in Grecia
sui tagli
alla spesa pubblica
Visita del presidente francese in Spagna
Madrid cerca la strada
di uscita dalla crisi
Svendita al centro di Madrid (Reuters)
MADRID, 30. Giunge oggi a Madrid
il presidente francese, François Hollande, per incontrare i vertici
dell’Esecutivo spagnolo. Una tappa
importante nel cammino verso il
prossimo vertice europeo al fine di
serrare i ranghi e trovare una piattaforma comune contro la speculazione dei mercati.
Hollande arriva in un Paese che
non vive certo una fase facile. Da
un lato ci sono le precisazioni di
Bruxelles dopo gli SOS di Catalogna, Valencia e Murcia all’Esecutivo di Madrid, che bruciano 8,8 miliardi, circa metà dei 18 miliardi del
Fondo di liquidità delle autonomie
(Fla). Dall’altro ci sono le aspettative per il decreto della riforma finanziaria, in approvazione domani,
venerdì, per dotare il Paese di una
legge capace di «prevenire crisi future». La condizione fondamentale
per ottenere i cinque miliardi richiesti, dichiara il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos
riferendosi alla Catalogna, è che
centri l’obiettivo del deficit di bilancio all’1,5 per cento del pil per
l’anno in corso.
L’inflazione sale intanto del 2,7
per cento annuale ad agosto, il secondo rialzo consecutivo dopo il
2,2 di luglio. L’ufficio federale di
statistica Ine non fornisce dettagli,
precisando solo che l’aumento è legato ai prezzi dei carburanti.
Sul fronte bancario, Bankia chiuderà il primo semestre dell’anno
con un rosso di oltre quattro miliar-
di di euro. È quanto scrive la stampa economica, precisando che domani la banca renderà noti i conti
dei primi sei mesi del 2012. Bankia
è stata nazionalizzata lo scorso
maggio, quando chiese aiuti per 19
miliardi di euro al Governo in seguito alle perdite subite dallo scoppio della bolla immobiliare.
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«può farcela da solo e non c’è alcuna fretta». Il cancelliere si è quindi
detto convinto che l’Italia stia dando un «contributo rilevante» e che
lo «spread tra Btp e Bund potrà abbassarsi».
Quanto alle difficoltà dell’Europa,
Merkel non ha negato che l’agenda
è «ambiziosa» ma, ha aggiunto:
«Abbiamo i mezzi necessari per stabilizzare l’eurozona». Merkel ha
ATENE, 30. I colloqui tra il primo ministro greco, Antonis
Samaras, e i partner della coalizione di Governo si sono conclusi senza raggiungere un accordo sul nuovo programma di
austerità da 11,5 miliardi di euro.
Il ministro delle Finanze greco,
Ioannis Stournaras, ha spiegato
ai microfoni che «ci sono ancora una o due questioni marginali da discutere, si tratta di dettagli tecnici», aggiungendo che il
nuovo pacchetto di misure potrebbe essere approvato dai partiti «la prossima settimana». Le
questioni più spinose riguardano ancora i tagli alla spesa pubblica e agli impieghi nella pubblica amministrazione. Un nodo
su cui si discute, inoltre, è quello delle pensioni. Samaras ha
avuto colloqui stamattina per
oltre due ore con il leader socialista, Evangelos Venizelos, e con
quello di Sinistra democratica,
Fotis Kouvelis, per discutere dei
tagli necessari per assicurare ad
Atene la nuova tranche di finanziamenti dall’Unione europea e
dal Fmi.
Cala in Europa
la fiducia dei consumatori
BRUXELLES, 30. Cala la fiducia
dei consumatori ad agosto a causa
della crisi della zona euro. Si tratta del livello più basso dalla fine
del 2009, spiega la Commissione
europea. L’indicatore del clima
economico (Esi) dei 17 Paesi della
moneta unica europea è diminuito di 1,8 punti rispetto a luglio a
86,1, un calo superiore alle attese
degli analisti. Per i 27 Paesi membri dell’Unione europea, il declino dell’Esi è stata ancora più
marcato: meno 2,0 a 87,0. «In entrambe le aree, la perdita della fiducia è particolarmente forte tra i
consumatori, nel commercio al
dettaglio e nel settore delle costruzioni» sottolinea la Commissione Ue. Sono peggiorate le
aspettative sul futuro della produzione — dicono i dati diffusi dalla
Commissione europea — e sull’insieme del portafoglio ordini. Tra i
Paesi che hanno registrato cali significativi del clima economico ci
sono quelli più afflitti dalla crisi,
tra cui la Spagna con meno 4,9 e
l’Italia con meno 2,4. La Gran
Bretagna ha segnato un meno 3,1,
Polonia meno 1,8, Germania meno 1,0. Francia e Paesi Bassi sono
stati tra quelli in controtendenza
rispetto, con il clima economico
in miglioramento rispettivamente
di 0,4 e 0,6. A incidere invece sul
peggioramento delle aspettative
dei consumatori — dicono i dati —
oltre alla disoccupazione, i timori
per la situazione economica in generale, le condizioni finanziarie e
delle famiglie e la possibilità di risparmiare.
GIOVANNI MARIA VIAN
don Sergio Pellini S.D.B.
Carlo Di Cicco
Segreteria di redazione
direttore responsabile
vicedirettore
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Antonio Chilà
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TIPO GRAFIA VATICANA EDITRICE «L’OSSERVATORE ROMANO»
Piero Di Domenicantonio
redattore capo
redattore capo grafico
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Gaetano Vallini
segretario di redazione
quindi frenato sulla licenza bancaria
al fondo salva-Stati, che «non è
compatibile con i Trattati». Diversa
la posizione del Governo italiano.
Monti ha ricordato che questo è
uno dei temi che «dobbiamo vedere
con la prospettiva del mosaico: sono
singole tessere con la finalità di dare
luogo e concretezza a una governance soddisfacente». Lasciando capire
che ci sono altri strumenti, oltre la
licenza bancaria, per fermare la corsa degli spread. «La Germania più
di altri ci ha insegnato che gli sforzi
di politica economica devono essere
persistenti e quindi non ci si può
fermare quando c’è qualche parvenza di buon risultato ma bisogna andare avanti con determinazione». A
chi gli chiedeva se un Paese che ricorre allo scudo anti-spread debba
essere sottoposto a nuovi impegni e
vincoli da parte dell’Europa, Monti
ha risposto rinviando alle conclusioni dell’ultimo vertice europeo che,
ha detto, «sono chiare». Quanto
all’agenda d’autunno, ha assicurato
l’impegno ad andare «avanti risolutamente nella spending review per
tagliare i costi nel settore pubblico».
WASHINGTON, 30. L’economia americana cresce più del previsto nel secondo trimestre. Ma la crescita resta troppo lenta, la seconda più lenta finora dalla seconda guerra mondiale, per poter escludere un ulteriore allentamento monetario da
parte della Fed, anche tenendo conto del rallentamento rispetto ai primi tre mesi mesi precedenti.
La ripresa economica è stata
«graduale» in luglio e agosto, grazie ai miglioramenti sperimentati
dal settore immobiliare, che continua a recuperare. In attesa dell’intervento del presidente della banca
centrale, Ben Bernanke, il mercato
si interroga sulle prossime mosse,
considerata la situazione in Europa
e i timori sui conti pubblici americani, con l’aumento delle tasse e i
tagli della spesa (il «fiscal cliff»)
che scatteranno in contemporanea
fra la fine del 2012 e l’inizio del
prossimo anno. Il pil americano è
cresciuto nel secondo trimestre
dell’1,7 per cento, più dell’1,5 inizialmente stimato, grazie al buon
andamento delle esportazioni. Segnali positivi si intravedono dal
mercato immobiliare, quello al cen-
tro della crisi: i compromessi per
l’acquisto di case sono saliti in luglio del 2,4 ai massimi dall’aprile
2010. E questo si aggiunge al primo
aumento tendenziale dei prezzi nelle case nelle venti maggiori città
americane, misurati dall’indice Case-Shiller. «Non c’è dubbio che
guardando alla fine dell’anno e ai
rischi presentati dal fiscal cliff si
può dire che l’economia resta vulnerabile» affermano alcuni analisti.
Secondo il capo economista per il
Nord America di Bnp Paribas, Julia
Lynn Coronado, la crescita americana rallenterà al più 1,3 per cento nel
terzo trimestre, per poi salire lievemente dell’1,8 per cento nel quarto
trimestre. «Non è un disastro, ma è
una ragione per la Fed per restare
allerta», mette in evidenza Coronado. Gli occhi sono quindi puntati
sulla Fed. Bernanke dal palco di
Jackson Hole potrebbe delineare le
prossime mosse. Pimco, il maggiore
fondo obbligazionario al mondo, ritiene che eventuali misure della Fed
non dipendono da quelle della Bce
e che Bernanke venerdì potrebbe ribadire quanto affermato nei verbali
dell’ultima riunione.
Il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke (Afp)
Apple prepara
il nuovo attacco
a Samsung
Timori di un rallentamento
Brasilia
taglia i tassi d’interesse
BRASILIA, 30. La Banca centrale brasiliana ha tagliato il costo del denaro
per la nona volta consecutiva al minimo storico del 7,5 per cento, segnalando tuttavia che il ciclo espansivo di politica monetaria inaugurato
un anno fa potrebbe essere giunto a
conclusione, a fronte dei primi segnali di ripresa per l’economia del
Paese. La decisione sui tassi — meno
cinquanta punti base, come da attese
— segue di poche ore la presentazione da parte del Governo di un nuovo pacchetto di misure mirate a
incentivare consumi e investimenti.
Nel successivo comunicato il Consiglio di politica monetaria, il Copom,
ha lasciato intendere che un nuovo
abbassamento dei tassi potrebbe non
essere necessario, o al più di entità
minore. «Il Copom ritiene che, se le
condizioni future lasceranno spazio
per un ulteriore aggiustamento delle
condizioni monetarie, tale mossa do-
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vrà essere condotta con la massima
parsimonia» si legge nel comunicato.
A seguito del ciclo di tagli iniziato
nell’agosto 2011 e dopo oltre una
dozzina di pacchetti di stimolo da
parte del Governo, l’economia brasiliana dovrebbe tornare a mostrare
quest’anno qualche segno di vitalità,
anche se le stime indicano una crescita del pil 2012 comunque inferiore
al due per cento. Per Moody’s i rischi al ribasso per il recupero dell’economia mondiale sono aumentati
e la crescita dei mercati emergenti
sarà più lenta del previsto. Nell’ultimo macro-risk report, l’agenzia sottolinea che la crescita nel 2012 sarà
concretamente più bassa che nel 2011
e nel 2010. L’agenzia sottolinea il rischio di un brusco rallentamento
dell’economia di Paesi come Cina,
India e Brasile, uno shock sui prezzi
petroliferi e il rischio di una stretta
fiscale negli Stati Uniti.
Reais brasiliani fabbricati a Rio de Janeiro (Reuters)
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Ufficio diffusione: telefono 06 698 99470, fax 06 698 82818,
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Ufficio abbonamenti (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480,
fax 06 698 85164, [email protected]
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
CUPERTINO, 30. La battaglia legale tra Apple e Samsung va avanti.
I giudici americani hanno infatti
fissato per il prossimo 6 dicembre
l’udienza in cui si dovrà esaminare
l’ipotesi di vietare alcuni prodotti
della casa sudcoreana negli Stati
Uniti. Dopo la recente schiacciante vittoria della casa di Cupertino
che ha visto riconosciute le sue accuse alla Samsung per la violazione di alcuni brevetti dell’iPhone,
ora la Corte dovrà decidere se accogliere l’ulteriore richiesta di togliere gli smartphone incriminati
dal mercato americano.
Condannata a pagare oltre un
miliardo di dollari, Samsung riparte da nuovi prodotti tenendo
fede al principio «conquistare
cuori e menti dei consumatori con
l’innovazione», ricordato all’indomani del verdetto del tribunale di
San José.
A Berlino, dove si scaldano i
motori per l’Ifa, la fiera dell’elettronica, l’azienda sudcoreana presenta la nuova generazione del
Galaxy Note, il “phablet” col
pennino a metà strada tra smartphone e tablet non toccato dal
verdetto statunitense, una nuova
famiglia di dispositivi nel segno di
Windows 8 e, a sorpresa, una fotocamera rivoluzionaria con le
sembianze di un telefonino che ha
un sensore da sedici megapixel e
prestazioni professionali alla portata dei media ma anche degli
utenti. Il lancio del Galaxy Note
II era già stato preceduto da abbondanti rumors sulla rete e indirettamente confermato da Samsung. Nei giorni scorsi la casa aveva fatto circolare un breve filmato.
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L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì 31 agosto 2012
pagina 3
Vasta operazione delle forze di sicurezza egiziane
Assassinato il presidente del consiglio provinciale di Ghazni
Uccisi undici terroristi
nel Sinai
Altre violenze
segnano l’Afghanistan
IL CAIRO, 30. Vasta operazione antiterrorismo delle forze di sicurezza
dell’Egitto nel nord del Sinai, dove
il 5 agosto scorso un commando
non ancora identificato attaccò e uccise sedici guardie egiziane alla
frontiera con Israele. In una nota
delle forze armate egiziane, rilanciata oggi dalla televisione di Stato,
l’esercito del Cairo ha confermato
che nell’operazione militare sono
stati uccisi undici terroristi. L’offensiva ha anche consentito il sequestro
di un ingente quantitativo di armi.
L’operazione è ancora in corso.
Stamani, infatti, è iniziato il ridispiegamento delle unità per quella
che viene ufficialmente descritta come la fase finale dell’offensiva antiterrorismo, che si svolge in accordo
con Israele, dal momento che il trattato di pace del 1979 impone
all’Egitto di mantenere smilitarizzata la penisola. Secondo testimoni citati dalle agenzie di stampa internazionali, i carri armati non stazionano più nelle località di Sheikh
Zuwaid e Rafah, al confine tra
l’Egitto e la Striscia di Gaza e Israele. Il ridispiegamento coincide con
le notizie di progressi nei colloqui
tra gruppi del Sinai e una delegazione di shaykh salafiti inviata nella
regione dal presidente egiziano,
Mohamed Mursi.
L’esercito ha avviato l’operazione
per la sicurezza della penisola dopo
un attacco, il 5 agosto scorso, nel
quale vennero uccise sedici guardie
di frontiera egiziane. Successivamente, il commando armato entrò
in territorio israeliano con un blindato, ma fu bloccato e tutti gli uomini vennero uccisi dai militari
israeliani. Nei giorni seguenti, circolò voce che una prima operazione
militare egiziana avesse portato
all’uccisione di venti presunti terroristi, ma soltanto oggi il comunicato
ufficiale ha confermato l’uccisione
di undici uomini, il ferimento di un
altro e l’arresto di ventitrè.
Mentre nel Sinai meridionale,
sulle spiagge famose di Sharm el
Sheikh, Dahab e Nuweiba, l’estate
ha riportato turisti che garantiscono
economia e benessere alle popolazioni del nord della penisola, le tribù beduine dell’area settentrionale
si sono frattanto riunite per testimoniare al Governo del Cairo di essere
pronte a collaborare nella ricerca di
nascondigli di uomini e di armi.
Fonti
giornalistiche
riprese
dall’agenzia Ansa tendono infatti ad
accreditare una reale presenza di
terroristi in quelle aree. «Tutti gli attaccanti del 5 agosto scorso scapparono dalle prigioni durante le prote-
Un soldato egiziano al valico di Rafah (Afp)
ste antigovernative del gennaio 2011,
dopo la scomparsa della polizia che
nei primi giorni delle manifestazione uccise 846 persone a piazza
Tahrir e dintorni», sostiene il presidente del Centro per gli studi politici e sulla sicurezza, Seif Al Yazal.
Il ministro della Difesa, generale
Abdel Fattah Al Sisi, nel comunicato odierno diffuso per rendere noto
il bilancio dell’operazione militare,
ha annunciato il ridispiegamento
delle forze in varie località della zo-
na per completare la caccia ai terroristi, ma dal Sinai arriva la segnalazione che reparti impiegati finora
starebbero rientrando alle loro caserme di Ismailiya. Nel frattempo,
altre fonti giornalistiche segnalano
una inversione di tendenza avviata
da Mursi nel rapporto con la gente
del Sinai, rispetto al regime Mubarak. Una commissione di ex jihadisti è stata infatti inviata nella penisola per mediare con i locali islamici
radicali.
KABUL, 30. Sconosciuti hanno ucciso ieri in Afghanistan il presidente
del consiglio della provincia meridionale di Ghazni, Qazi Sahib
Shah. Fonti dell’amministrazione locale riprese dall’agenzia Pajhwok
hanno reso noto che l’uomo è stato
assassinato mentre in automobile
tornava a casa dall’ufficio. Ucciso
anche uno dei suoi fratelli. L’auto è
stata bloccata da tre uomini a piedi
che hanno sparato all’impazzata, ferendo anche una guardia del corpo.
Nessuno, per il momento, ha rivendicato l’attentato. A inizio luglio,
sempre a Ghazni, i talebani avevano
assassinato il procuratore capo della
città, Sayed Sahar Gul.
E in poco meno di ventiquattro
ore, cinque soldati australiani sono
stai uccisi e altri due sono rimasti
feriti in due incidenti. Due incursori
delle forze speciali sono morti stamane quando è precipitato l’elicottero in cui si trovavano nella provincia di Helmand. Fonti locali hanno
precisato che in quel momento non
vi era attività dei miliziani talebani.
Ieri sera, invece, tre altri soldati erano stati uccisi, e altri due feriti, nella provincia meridionale di Uruzgan, da un uomo che indossava
l’uniforme dell’esercito afghano. Si
tratta di un altro dei sempre più frequenti attacchi verde su blu (Green
on blue, il termine si riferisce al codice convenzionale: blu per le forze
dell’Isaf e verde per quelle afgha-
SAN’A, 30. Il Governo dello Yemen ha fatto appello ieri ai Paesi donatori
affinché si impegnino con aiuti per undici miliardi di dollari. I fondi saranno destinati a sostenere la ricostruzione economica del Paese e il processo di transizione politica, dopo trentatrè anni con il presidente Ali
Abdullah Saleh al potere. «Abbiamo bisogno di quattordici miliardi di
dollari», ha dichiarato il ministro per la Pianificazione e la Cooperazione internazionale, Mohammed Al Sadi, nel corso di una conferenza
stampa nella capitale, San’a. «Il Governo yemenita — ha aggiunto il ministro — è in grado di coprirne una parte, ma restano scoperti undici miliardi di dollari». L’appello — rilevano gli analisti politici internazionali
— arriva a pochi giorni dalla conferenza dei donatori, in programma a
Riad, in Arabia Saudita, per il 4 e 5 settembre. In quell’occasione, il Governo dello Yemen sarà rappresentato da una delegazione guidata dal
primo ministro, Mohammed Salem Basindwa. Il 27 settembre, poi, si
riunirà a New York il gruppo Friends of Yemen.
Stato di disastro
naturale
in Louisiana
e in Mississippi
La notte di Paul Ryan
TAMPA, 30. Ha promesso una svolta
economica annunciando un piano
«per rafforzare la classe media» con
la creazione di dodici milioni di
nuovi posti di lavoro in quattro anni, Paul Ryan, accettando la nomination repubblicana come vice di
Mitt Romney. Il quarantaduenne
presidente della commissione Bilancio della Camera dei rappresentanti,
da molti considerato la mente economica del Grad Old Party, si è direttamente scagliato contro il presidente Barack Obama che starebbe
«solo sperperando soldi» e che
avrebbe creato «più debito di quello di tutti Paesi europei messi insieme».
Gli Stati Uniti devono voltare
pagina «e noi — ha assicurato Ryan
WASHINGTON, 30. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si recherà nelle prossime ore in Asia per sottolineare l’impegno degli Stati Uniti
nella regione. Secondo quanto riferisce Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato, Clinton partirà giovedì sera per le Isole Cook, per poi
recarsi in Indonesia, in Cina, a Timor Orientale, nel Brunei e, infine, in
Russia. Non è ancora stato reso noto se il segretario di Stato si incontrerà
con il presidente cinese, Hu Jintao, ma è probabile che le crescenti controversie territoriali nel Mar cinese meridionale saranno oggetto di confronto
con le autorità di Pechino. Secondo quanto prevede l’agenda del segretario
di Stato americano, domani Clinton parteciperà al Pacific Islands Forum
(Pif) nelle Isole Cook , il 3 settembre sarà a Jakarta, il 4 a Pechino e il 6 a
Dili, e poi a Bandar Seri Begawan, capitale del Brunei. Il suo viaggio si
concluderà in Russia, a Vladivostok, dove incontrerà il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov. Al centro del loro meeting, probabilmente, la situazione
in Siria e le recenti affermazioni di Mosca su una riduzione degli arsenali
nucleari. A Vladivostok è anche in programma il vertice dell’Apec.
nel suo atteso discorso — non passeremo quattro anni ad attaccare chi
c’era prima. Ci assumeremo le nostre responsabilità. Sistemeremo
l’economia di questa Nazione prima
di venire sopraffatti. Non abbiamo
molto tempo ma con serietà, intelligenza e leadership possiamo farcela.
So che siamo pronti. Il nostro candidato è pronto».
Ryan ha ribadito di voler cancellare la legge sulla sanità tanto voluta da Obama, e di volere riformare
Medicare, il programma di assistenza medica per gli anziani. L’Obamacare — ha rimarcato — consiste
«in oltre duemila pagine piene di
regole, obblighi, tasse, costi e multe
che non possono avere spazio in un
Paese libero. Nessuno di noi può
accettare che vengano stravolti i nostri principi fondamentali. Con noi,
la libertà tornerà al centro della nostra vita e del nostro Paese».
Nella notte di Paul Ryan, a passargli il testimone sul palco della
convention di Tampa sono stati il
senatore John McCain e il segretario di Stato di George W. Bush,
Condoleezza Rice. McCain, sfidante di Barack Obama nel 2008, ha
esordito proprio con una battuta
sulla sua sconfitta elettorale: «Avrei
sperato di rivolgermi a voi in circostanze diverse ma quattro anni fa la
Nazione decise diversamente». Sia
McCain che Rice hanno attaccato
Obama sulla mancanza di leadership internazionale. «Non c’è scelta:
non si puo rinunciare a guidare e
non si può guidare da dietro», è
stato l’affondo della Rice. «Il nostro successo dipende dalla nostra
capacità di leadership nel mondo e
io mi fido di Mitt Romney come
leader», ha sentenziato McCain.
Alla presenza della regina Elisabetta
NEW
ORLEANS,
30.
Barack
Obama ha decretato oggi lo stato
di disastro naturale in Louisiana e
nel Mississippi, dove continua a
imperversare Isaac, l’uragano che,
anche se declassato a tempesta
tropicale, sta continuando a
provocare
inondazioni.
Nella
notte, l’emergenza è scattata quando le acque hanno superato gli argini in alcune zone del lago
Pontchartrain, la laguna su cui si
affaccia New Orleans, dove le autorità hanno imposto il coprifuoco. Decine di autobus sono stati
usati per sfollare i residenti nella
zona di St. John Parish, dove le
squadre di soccorso, sostenute
dalla guardia nazionale, sono impegnate e mettere in salvo persone
bloccate dall’acqua.
Ryan durante il suo discorso (Afp)
Dopo quattro anni di silenzio
Colloqui tra Tokyo e Pyongyang
PECHINO, 30. Dopo quattro anni,
Giappone e Corea del Nord sono
tornati a parlarsi direttamente.
I due Paesi hanno infatti avuto
ieri a Pechino una prima riunione
intergovernativa, la prima del suo
genere dal 2008, incentrata soprattutto sul negoziato per il recupero
dei resti dei cittadini nipponici
morti nella penisola coreana durante la seconda guerra mondiale, che
il regime comunista di Pyongyang
II
Aperte a Londra le Paralimpiadi
La cerimonia di apertura dei giochi (Ansa)
Ansa — operano in Uruzgan come
parte della forza internazionale Isaf.
Nelle ultime settimane, il numero
di attacchi verde su blu ha registrato un’impennata, con ben quindici
militari dell’Isaf uccisi in agosto e
quarantacinque quest’anno, più del
totale del 2011. Secondo i vertici militari, solo il 25 per cento circa di tali attacchi è però dovuto all’infiltrazione di fondamentalisti talebani, e
il resto a disaccordi, astio verso le
forze alleate o motivi personali.
Appello dello Yemen ai Paesi donatori
per sostenere la ricostruzione
Alla convention di Tampa il discorso del candidato repubblicano alla vicepresidenza
Missione di Hillary Clinton
in Asia
LONDRA, 30. Diciassette giorni dopo
la
chiusura
delle
Olimpiadi,
l’Olympic Stadium di Londra ha
riacceso ieri sera le sue luci per
l’apertura dei XIV Giochi Paralimpici, che si preannunciano come i più
seguiti di sempre con 4.200 atleti
provenienti da 166 paesi. La cerimonia di inaugurazione, alla presenza
della regina Elisabetta II, è stata seguita da 80.000 spettatori ed è stata
aperta dal fisico e matematico britannico Stephen Hawking, che è
comparso nel centro della scena seduto sulla sedia a rotelle: da anni
muove solo una palpebra per una
artrofia muscolare progressiva. Le
Paralimpiadi di Londra vedranno
undici giorni di gare e si concluderanno il 9 settembre. Attesa una presenza record di pubblico.
ne). L’uomo è poi riuscito a fuggire
ed è tuttora ricercato.
Il vice comandante delle forze di
Difesa australiane, maresciallo Mark
Binskin, ha assicurato che gli attacchi non avranno effetto sulla programmata transizione del controllo
di sicurezza alle forze locali. In
aprile, il primo ministro, Julia
Gillard, aveva annunciato che la
maggior parte delle truppe di
Canberra lascerà l’Afghanistan nei
prossimi 12-18 mesi. Circa 1.500 soldati australiani — informa l’agenzia
non ha mai voluto restituire. I colloqui proseguiranno anche oggi.
Secondo i media nipponici, è verosimile che le parti debbano affrontare anche altre delicate questioni
in sospeso, con le autorità di Tokyo
che puntano a riaprire il doloroso
dossier sui propri cittadini rapiti
negli anni Settanta dagli agenti
nordcoreani durante il periodo della guerra fredda. Nel sottolineare la
natura preparatoria dell’incontro, il
Paese del Sol Levante ha comunque aperto a nuovi sviluppi. Secondo Osamu Fujimura, segretario del
capo del Gabinetto nipponico, le
due parti «hanno lavorato sulla base di riaprire i rapporti dopo un
passato sfortunato». Tra la Corea
del Nord e il Giappone il contenzioso diplomatico non si è mai sopito dai tempi del secondo conflitto mondiale.
Il tifone Bolaven si abbatte
sulla Corea del Sud
SEOUL, 30. Dopo essersi abbattuto
sull’arcipelago meridionale giapponese di Okinawa, il tifone Bolaven
ha toccato la Corea del Sud, lasciando sul suo cammino morte e
devastazione. Dodici i morti e dieci
dispersi il bilancio delle vittime,
con alberi divelti, navi alla deriva e
centinaia di case distrutte. Il Governo ha deciso di chiudere tutti gli
uffici, le scuole e le attività commerciali del Paese, per il passaggio
di quello che si sta dimostrando il
più forte tifone da almeno dieci anni. Al largo dell’isola di Jeju, due
navi da pesca cinesi sono state violentemente colpite da Bolaven, tifone di categoria 2, che viaggia alla
velocità di 164 chilometri orari.
Nelle ultime ore, il tifone a colpito la città di Vladivostok, nell’estremo oriente della Russia, dove l’8 e
9 settembre si terrà il vertice
dell’Apec (l’organizzazione per la
Cooperazione economica Asia-Pacifico). Circa 10.000 persone sono rimaste senza elettricità per diverse
ore a causa delle raffiche di vento,
che hanno raggiunto la velocità di
33 metri al secondo, ha riferito il
ministero russo per le Situazioni
d’emergenze in un comunicato ufficiale. Intanto, Taiwan si prepara al
ritorno di un altro tifone, Tembin,
che dopo essere stato declassato a
tempesta tropicale sta riprendendo
vigore al largo dell’isola dopo aver
spazzato la punta sud con piogge
torrenziali, le più abbondanti da un
secolo. Tembin si dirige verso la
contea di Pingtung dove gli abitanti, assistiti dall’esercito, sono ancora
impegnati a cancellare le tracce del
suo passaggio di venerdì scorso.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
venerdì 31 agosto 2012
Chi siamo e per cosa viviamo
La tribuna degli Uffizi
restaurata
Caro vecchio
rosario
Pubblichiamo uno stralcio dal volume «Il
mistero del tempo» (Padova, Edizioni
Messaggero, 2012, pagine 156, euro 16).
di ANTONIO PAOLUCCI
arzo 1965. Quarantasette
anni fa Nello Bemporad,
responsabile di un ufficio
fiorentino che allora si
chiamava Soprintendenza
ai monumenti e dipendeva dalla Direzione
generale delle antichità e belle arti divisione
del Ministero della Pubblica istruzione
(bellissimi nomi ottocenteschi di cui tutti
noi sentiamo nostalgia!) presentava un progetto che portava in epigrafe il titolo
«Grandi Uffizi». Anche se l’aggettivo
«Grandi» verrà poi, pudicamente e opportunamente sostituito con «Nuovi», l’impresa era avviata verso il suo destino.
In Italia le vischiosità burocratiche e i
poteri di reciproca interdizione fra uffici e
competenze varie hanno un peso incomparabilmente grande. È praticamente impossibile realizzare le grandi opere in tempi brevi. Trasferimento ad altra sede dell’Archivio
di Stato che occupava il primo piano
dell’edificio vasariano, raddoppio delle superfici espositive, rimozione dai depositi di
molte opere d’arte, riordino dei percorsi,
dei servizi, degli allestimenti. Erano questi i
punti qualificanti del progetto lentamente
portato avanti negli anni, nonostante i tempi difficili che hanno obbligato la soprintendenza fiorentina a fronteggiare emergenze drammatiche: l’alluvione del 1966, il devastante attentato del 1993.
In sua fine omnis motus celerior recita una
delle leggi fondamentali della cinetica. Il
progetto «Nuovi Uffizi» dopo un lento avvio e un faticoso contrastato percorso, ha
acquistato velocità negli ultimi tempi e i
primi risultati cominciano a rendersi visibili. Il primo piano dell’edificio vasariano,
M
di DAVID MARIA TUROLD O
Avanza a Firenze il progetto dei Nuovi Uffizi
Un museo
al di là degli stereotipi
nelle sale che un tempo ospitavano la corte
dell’Archivio di Stato, è ora occupato da
due importanti segmenti collezionistici. Sono le sale azzurre e le sale rosse, così chiamate dai colori dominanti scelti dallo studio di architettura Adolfo Natalini d’intesa
con il direttore degli Uffizi, Antonio Natali,
e con la soprintendente del
Polo Museale Fiorentino,
Cristina Acidini. Le sale
azzurre espongono i dipinti degli artisti stranieri
(fiamminghi,
olandesi,
francesi e spagnoli) fino a
ieri conservati nei depositi,
le sale rosse sono dedicate
ai pittori italiani della Maniera (Andrea del Santo,
Pontormo, Rosso Fiorentino, Bronzino, e via dicendo) oltre che a un’importante antologia della statuaria
ellenistico-romana
non esposta nei corridoi
della galleria storica.
Altri settori collezionistici verranno allestiti nel
prossimo futuro, per esempio la mirabile e davvero
unica al mondo collezione
degli autoritratti di artisti
ora distribuita, nella sua
parte più conosciuta, lungo le pareti del cosiddetto
corridoio Vasariano, la strada coperta che
attraversa la città e il fiume Arno collegando Palazzo Vecchio alla Reggia di Pitti.
C’è una riflessione storico-culturale di
base a guidare la filosofia espositiva dei
Nuovi Uffizi. Il museo che conosciamo e
che il granduca Francesco I dei Medici e il
suo architetto Bernardo Buontalenti allestirono all’ultimo piano del Palazzo delle Magistrature, testimonia la grande arte d’Italia
e d’Occidente fino all’inizio del XVII secolo.
I secoli successivi sono rappresentati a un
grandi autori: Velázquez e Rembrandt,
Poussin e Goya, Canaletto e Vermeer, Gericault e Courbet, Manet e Renoir.
Sembra quindi opportuno (è la linea
scelta della attuale direzione) utilizzare il
primo piano del complesso vasariano per
esporre secondo specifici nuclei collezionistici i dipinti ora in gran parte conservati
nel Corridoio Vasariano e nei depositi.
L’assetto museografico finale apparirà diviso fra Uffizi A (la galleria storica come testimonianza del grande collezionismo mediceo) e Uffizi B ad attestare una
stagione artistica variegata e afCon l’aggiunta di un nuovo piano
fascinante ma senza dubbio minore. Gli Uffizi sono dunque
lo spazio espositivo è destinato a raddoppiare
felicemente avviati verso una
Ci saranno per tutti più ordine
nuova vita che tuttavia potrà
più piacere e più utilità nel guardare
forse contraddire e deludere —
è giusto ricordarlo — certi stereotipi giornalistici oggi fin
livello minore, in forma parziale ed episodi- troppo diffusi.
ca. Si tratta di una storia collezionistica che
Lo spazio espositivo è destinato a radriflette il lento graduale declino della cen- doppiare con l’aggiunta di un nuovo piano
tralità di Firenze e della sua dinastia. Ne calpestabile. Questo non vuol dire tuttavia
consegue che è impraticabile l’idea di rea- che raddoppierà il numero dei visitatori.
lizzare con i Nuovi Uffizi una antologia si- Oggi gli Uffizi sono percorsi, ogni anno,
stematica e coerente, (tenuta sempre a un da quasi due milioni di persone, anche
omogeneo livello di rappresentatività e di troppe viste le dimensioni tutto sommato
qualità) della grande arte d’Italia e d’Euro- modeste dell’edificio. Diventeranno quattro
pa da Cimabue a Picasso.
milioni a progetto concluso? Assolutamente
Per fare degli Uffizi un museo allo stesso no, perché i punti di sosta, gli snodi nel
tempo nazionale e universale come il Lou- percorso della Galleria, non possono né deSale dei pittori stranieri
vre, mancano molti dei grandi quadri e dei vono essere eliminati. La visita tuttavia sarà
più agevole, l’affollamento meno fastidioso,
miglioreranno i servizi di accoglienza e di
ristorazione, così come gli spazi espositivi e
didattici. Ci sarà, per tutti, più calma, più
«La Civiltà Cattolica» sulle ultime scoperte scientifiche
ordine, più piacere, più utilità nel guardare,
nel sostare, nell’apprendere.
I depositi del più importante museo
d’Italia sono gremiti d’opere d’arte. Questo
è noto ed è fin troppo enfatizzato dai meLa scienza non si spinge a indagare approvate e accettate in quanto parte di
Anticipiamo stralci di uno degli articoli
dia. Verranno tutte esposte? Neppure quepubblicati nel prossimo numero in uscita prima del Big Bang: in genere, si dice, teorie più ampie ed esaustive. Ma tali
sto accadrà. Prima di tutto perché non tutti
perché il tempo è cominciato in quel sviluppi delle teorie scientifiche non dedella rivista «La Civiltà Cattolica».
i quadri in deposito (o in riserva come io
momento, quindi il concetto di «prima» vono favorire la diffidenza nei confronti
preferisco dire) sono capolavori e la loro
non ha alcun significato; oppure perché della scienza o incoraggiarci ad assumere
di MICHAEL SMITH
esposizione indiscriminata potrebbe solo
la meteora uniforme di quei primi istanti un approccio che consideri Dio un «tapcreare confusione e noia nel pubblico, e poi
non
poteva
contenere
alcuna
informazioÈ stata una gara: staff di scienziati alpabuchi», laddove una lacuna percepita
perché i depositi sono fondamentali per la
l’opera al Large Hadron Collider (Gran- ne relativa a una struttura o origine pre- in una attuale conoscenza scientifica si
corretta vita didattica e scientifica e quindi
de acceleratore di adroni, Lhc) del Cern cedente, sempre che fosse esistita. Ma presume lasci spazio a qualcosa di cui la
per la buona salute del museo. Stanno alle
per
coloro
che
credono
che,
in
quei
moal confine tra Francia e Svizzera e al Tescienza non è in grado di rendere conto,
collezioni visibili come gli organi interni
vatron Collider in Illinois (Usa) erano in menti, Dio fosse presente, ci sono ultee che quindi può essere spiegato soltanto
stanno ai nostri occhi e alla nostra faccia.
competizione per essere i primi a verifi- riori domande che devono essere prese
Il nuovo allestimento prevede prelievi
care l’esistenza di una particella chiama- in considerazione quando cerchiamo di con il ricorso a una fonte sovrannaturale,
mirati, integrazioni e, in qualche caso anche
ta il «bosone di Higgs»; e, se fosse stata conciliare un’analisi puramente scientifi- vale a dire a Dio.
La nostra fede dovrebbe permetterci
sostituzioni d’opere esposte, ma nessuno ha
trovata, a misurarne l’energia (che è ca dei primissimi istanti della realtà con
la fede cristiana in un Dio eterno.
di avere fiducia nelle leggi della scienza
mai pensato, sotto il cielo di Firenze, alla
equivalente alla sua massa).
Noi riteniamo che il tempo abbia (e nella validità degli sforzi della scieneliminazione dei depositi. I quali depositi —
Nel 1964, Peter Higgs propose per
avuto inizio soltanto nel momento del za) per credere che possono essere parte
perfettamente fotografati e catalogati, cuprimo il «campo di Higgs» e la particelBig Bang, ma Dio è al di fuori del tem- integrante della creazione di Dio, piuttola, il bosone, a esso collegata. Altri cinstoditi in condizioni ottimali di ambiente,
po e quindi un Dio creatore non dovrebque scienziati stavano lavorando in questo che qualcosa da spiegare separatain qualsiasi momento visitabili sia dal vero
be avere problemi a creare il tempo insto ambito ed elaborando concetti simili.
che online — fanno da sempre l’orgoglio
sieme al resto della realtà fisica. Ma in mente o malgrado l’amore di Dio per la
Quella di Higgs era un’idea che spiegadella Galleria degli Uffizi.
quali termini dobbiamo parlare dell’azio- creazione.
va perché alcune particelle abbiano una ne di Dio prima (e non possiamo veramassa e altre no. La particella era la pe- mente usare qui questa parola) che il
dina chiave del «Modello Standard», tempo abbia avuto inizio? Continueremo
che cerca di accorpare tutte le osserva- a interrogarci su come si manifesti l’amoL’apertura del dodicesimo Festival Pergolesi Spontini a Jesi
zioni fisiche relative alla realtà fonda- re di Dio per l’ordine da Lui creato. Ma
mentale e alla teoria quantistica.
un approccio puramente scientifico al
Da allora cominciò la caccia per tro- problema non ci fornirà la risposta. Il
varla. Il bosone di Higgs è pesante in metodo scientifico, al momento, non ci
termini di particelle e per produrlo sono permette di scoprire come Dio interagiIl dodicesimo Festival Pergolesi Spontini si apre al Teatro Pergolesi di Jesi venerdì 31
necessari acceleratori di grande potenza. sce con l’universo: è invece alla ricerca di
agosto con la prima esecuzione in epoca moderna de La fuga in maschera di Gaspare
Il Tevatron negli Stati Uniti avrebbe po- un modello che renda conto di tutti i feSpontini, commedia per musica in due atti su libretto di Giuseppe Palomba, ritenuta
tuto individuarlo se la sua massa fosse nomeni conosciuti e preveda alcuni eleperduta e il cui manoscritto autografo è riapparso presso una casa d’aste londinese. Il
stata inferiore, ma alla fine è stato l’acce- menti nuovi che possiamo cercare per
nuovo allestimento dell’opera del compositore di Maiolati Spontini, realizzato in coproleratore più potente al mondo — l’Lhc convalidarlo grazie alla loro esistenza.
duzione con il Teatro San Carlo di Napoli, prevede la regia di Leo Muscato, le scene di
del Cern — a centrare l’obiettivo. Ora il
La risposta scientifica alla domanda
Benito Leonori, i costumi di Giusi Giustino, e le luci di Alessandro Verazzi. Sul podio
modello che abbiamo avuto per anni ha sul perché l’universo (o tutti gli universi,
Corrado Rovaris alla guida de I Virtuosi Italiani. Nel cast Ruth Rosique (Elena), Catetrovato un’ulteriore verifica. Ma adesso secondo alcune teorie) è come è, risulta
rina Di Tonno (Olimpia), Alessandra Marianelli (Corallina), Clemente Daliotti (Narc’è un traguardo ancora più ambizioso: essere: «perché la materia e l’energia sodullo), Filippo Morace (Marzucco), Alessandro Spina (Nastagio), Dionigi D’O stuni
la «Teoria generale del tutto». Sarà un no così». Se rimaniamo esclusivamente
(D oralbo).
modello che riunirà tutte le conoscenze all’interno del campo della scienza non
La fuga in maschera è l’ultima opera che Spontini scrisse a Napoli prima di abbandosulla realtà scientifica, e comprenderà il possiamo porci ulteriori domande.
nare la città assieme al re Ferdinando IV, fu rappresentata per la prima volta durante il
Oggi le teorie scientifiche, nel comModello Standard, ma anche la teoria
Carnevale del 1800 al Teatro Nuovo sopra Toledo a Napoli. Un’unica rappresentazione,
quantistica e quella della gravità.
plesso, non vengono confutate. Vengono
poi più nulla per oltre due secoli.
Per questo mese di ottobre voglio cominciare nel nome della Vergine, io frate dei servi di Santa Maria; è il mese
del Rosario appunto. Già di lei ho scritto che un giardino coltivo, da anni nel
mio convento, ove una fragranza sconosciuta ai profani riempie tutta la casa e
fa lieta l’anima mia e quella dei miei
fratelli, perché veramente «orto ben cintato, fontana santa, e le sue effusioni un
paradiso» è chiamata Maria dalle Sacre
Scritture.
Cominciamo dunque col ricordo del
Rosario. E però non tanto per evocare
scontri e trionfi di popoli che si uccidono in guerre di religioni; non credo infatti che si renda tanta gloria a Dio nel
ricordare eccidi e massacri, specialmente
quando consumati nel nome santo del
Signore. Infatti nella storia non si parla
mai di guerre di fede, ma solo di guerre
di religione, e ciò avviene quando si impone un Dio contro un altro Dio, una
concezione di Dio contro un’altra concezione di Dio, rese tutte e due egemoni; e così, nel rischio di battersi per un
Dio sbagliato, è sempre l’uomo che va
di mezzo, come è avvenuto per il
Cristo.
Non dunque per ricordare vittorie di
fedeli contro infedeli, io vorrei che il
Rosario tornasse un’amata preghiera di
tutta la gente, di ogni cristiano e di
ogni famiglia. Dio, tornasse la famiglia
a pregare come in antico: quel tempo di
aggregazione e di pace, la sera, tutti intorno alla mensa o al focolare, con i
ceppi che ardono nel centro, specialmente nei lunghi inverni! Invece ora
tutti anonimi in questi appartamenti, in
questi condomini di solitudini senza fine; case che non sono più case, ma ap-
Il bosone di Higgs e la fiducia
Prima moderna de «La fuga in maschera»
David Maria Turoldo
pena alberghi dove i familiari sono
estranei ai loro familiari.
Questo vorrei: che i cristiani riscoprissero il valore della preghiera comunitaria, della preghiera «popolare»; che
scoprissero la bellezza e la grazia di una
preghiera così semplice, calma e ristoratrice, quale era il «vecchio Rosario» appunto. Una preghiera da innamorati:
infatti è l’innamorato che non si stanca
mai di ripetere «quanto ti amo» alla
persona amata; e così ogni volta che dice le dolcissime parole in esse include
tutta intera la sua anima, ed è come se
le dicesse per la prima volta. Così l’innamorato che prega, non ripete mai le
stesse cose anche se dice sempre le stesse parole: «Ave Maria... Ave Maria...»,
ma è sempre come se fosse un nuovo
saluto.
Così per il Padre nostro: è come se il
regno dovesse sempre venire in forma
nuova; così per il Gloria: è come se fosse sempre un nuovo cantico di tutte le
creature. E poi quei misteri gaudiosi,
dolorosi, gloriosi: per riassumere tutta
l’esistenza di ogni uomo, e tutta la storia del mondo, per dire che la vita va
oltre. E tu che puoi passare di mistero
in mistero mentre ricordi e contempli;
ricordi amici e fanciulli e malati e sventurati e vivi e morti... Una preghiera serenatrice, semplice e grande, un piccolo
poema per il popolo. Ma il male è che
oggi non esiste più popolo, esiste piuttosto questa massa sempre più in via di
massificarsi, sempre più privata del suo
fondamentale valore, che è quello di
possedere una coscienza: di sapere chi
siamo e per che cosa si vive, per che cosa si deve continuare a soffrire e a vivere.
L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì 31 agosto 2012
pagina 5
La cultura economica di ispirazione cattolica di fronte alle crisi di fine Ottocento
Ricette per oggi
dagli ingredienti di ieri
di PAOLO PECORARI
ell’Italia
postunitaria
l’adozione del modello
liberistico elaborato in
area culturale francoinglese consentì al Paese di collocarsi nel quadro internazionale europeo e di consolidare il
proprio sistema di alleanze. Il dettato di Adam Smith sul ruolo del mercato, che con interni automatismi
avrebbe regolato la vita economica,
correggendone gli eventuali squilibri, non trovò oppositori ufficiali almeno fino agli anni Settanta, e anche allora, quando l’opposizione cominciò ad affiorare, i caratteri e le
forme che assunse risultarono nella
maggior parte dei casi abbastanza
sfumati e, almeno all’inizio, alquanto
marginali.
Il lascito del liberalismo cavouriano gestito dagli eredi della Destra
storica si tradusse per un verso nella
liberalizzazione degli scambi e, per
altro verso, in politiche economiche
interne che, diversamente dall’Inghilterra, dove la teoria e la prassi
del libero scambio si accompagnavano a un basso profilo della finanza
pubblica e a un sistema fiscale razionale, portarono a una pressione impositiva feroce (la tassa sul macinato
fu solo la punta dell’iceberg), per
non dire dei problemi rappresentati
dalla voragine del debito pubblico,
dal crollo della rendita cinque per
cento lordo sulle maggiori piazze
europee e dall’introduzione del corso forzoso (1866), che, se valse a evitare la bancarotta, consentì agli istituti di credito operazioni speculative
dannose agli interessi generali del
nuovo Regno, penalizzando soprattutto le fasce deboli della popolazione.
Necessari o meno che fossero i
provvedimenti finanziari voluti dalla
Destra, è un fatto che da più parti li
si considerò indispensabili alla sal-
N
vezza del Paese e funzionali alla sua
crescita, ancorché a essere favoriti
fossero i comparti imprenditoriali
più tradizionali (ad esempio, la trattura della seta), non quelli più avanzati e ricchi di prospettive (chimica,
meccanica, metallurgia). Sullo sfondo poi restava privo di risposta il
quesito se, in quel contesto, il mercato potesse identificarsi con quello
reso dalla definizione di efficienza
allocativa e se l’interazione fra gli individui potesse ritenersi risolta nel
canone della concorrenza perfetta,
come proclamava il corifeo dei liberisti italiani, Francesco Ferrara. Del
pari privo di risposta, ma con rilevanti implicazioni pratiche, incombeva un altro interrogativo: vale a
dire se fosse necessario o meno accedere al concetto di macchina quale
semplice materializzazione del capitale, come volevano i classici, o se
tale concetto implicasse qualcosa di
più e di diverso.
La critica al modello liberistico si
articolò in tre direttrici. La prima
trasse origine dalla grande inchiesta
industriale del 1870-74, che, radiografando le condizioni reali dell’industria nazionale, mise in evidenza
l’opportunità di adottare misure protezionistiche, come pure l’urgenza di
elaborare una nuova ideologia industrialista, della quale il massimo e
più coerente rappresentante fu Alessandro Rossi, che auspicava tra l’altro una rigorosa e incisiva etica del
lavoro ispirata al cristianesimo e sostanziata di attivismo capace di rendere possibile l’ascesa sociale delle
classi lavoratrici.
La seconda direttrice coincise con
alcune progettualità di Quintino Sella, che, restaurazione finanziaria a
parte, non solo difese il valore
dell’investimento nelle attività imprenditoriali e non negli impieghi
speculativi, ma ritenne teoreticamente e pragmaticamente ortodosso che
lo Stato si facesse carico di responsabilità economiche secondo una logica insieme cartesiana e finalistica,
come nel caso dell’istituzione delle
D all’Istituto Toniolo uno studio su giovani e lavoro in Italia
Tre su quattro tornano dai genitori
Usciti di casa dopo aver trovato un lavoro (o per studio), ben il 77 per
cento dei ragazzi italiani è costretto a tornare a vivere nella famiglia
d’origine a causa del precariato e della crisi economica. Tra le ragazze
la percentuale scende al 70 per cento. A riferire questo impressionante
dato è l’indagine «Rapporto Giovani» dell’Istituto di Studi Superiori
Giuseppe Toniolo, realizzata dall’Ipsos su un campione di quattromila
e cinquecento giovani tra i 18 e i 29 anni. Si tratta dunque di una generazione che, costretta a fare marcia indietro nel proprio cammino di
crescita, trova solo nei genitori un ammortizzatore sociale sicuro, capace di colmare le lacune di un welfare non più in grado di rispondere ai
bisogni dei suoi (giovani) cittadini. Il rapporto contiene anche interessanti dati su vantaggi e svantaggi di una vita autonoma. Secondo il
campione, l’aspetto più positivo conseguente alla decisione di lasciare
la casa natale è il fatto di mettersi alla prova con se stessi (55,8 per
cento), mentre il più negativo (38 per cento) è di non godere più quotidianamente dell’affetto di genitori e fratelli.
casse di risparmio
postali, le quali furono capaci di raccogliere i risparmi minuti e di convogliarli
verso investimenti a
favore di opere pubbliche.
La terza direttrice
fu
tracciata
dalla
Scuola lombardo-veneta, i cui esponenti
di maggiore spicco
furono Luigi Luzzatti, forse il più autorevole ispiratore delle
scelte di politica doganale, monetaria e finanziaria italiane fino al 1914,
Angelo Messedaglia, Fedele Lampertico e Giuseppe Toniolo: uomini per
tanti aspetti diversi, ma ciò nondimeno convergenti sull’obiettivo di
correggere il liberalismo economico
classico e di imboccare una strada
segnata da leggi idonee a smorzare i
contrasti sociali, a prevenire i conflitti, a tutelare il lavoro, a favorire la
cooperazione, a diffondere le istituzioni solidaristiche, a smorzare gli
effetti negativi di una troppo accelerata ed esasperata industrializzazione
(si pensi al modello bismarckiano e
guglielmino), a non scaricare sui più
deboli il peso e i costi delle crisi
economiche. Finalità che, nell’alveo
della cultura cattolica da Toniolo in
poi, trovarono un punto di agglutinazione nel rigetto dell’individualismo utilitaristico e nel vagheggiamento di una società organica, nazionale e internazionale, essendo necessario superare non solo gli individualismi personali, ma anche gli
egoismi delle nazioni.
Importante fu soprattutto la critica all’individualismo e alla pretesa
neutralità della scienza economica
che postulava l’identità (o coincidenza) degli obiettivi individuali e sociali e che, affrancandosi dall’etica,
Cesare Peruzzi, «Polenta marchigiana» (1927)
vedeva nel mercato concorrenziale il
luogo della socializzazione delle passioni umane. A essa si accompagnò
l’elaborazione di un corpus dottrinale
socioeconomico permeabile sia agli
schemi logici della scolastica filtrati
attraverso Matteo Liberatore, sia
all’antisensismo del Périn, sia infine
alle indicazioni di Le Play, Hettinger
e Weiss.
In particolare, dell’individualismo
vennero considerati non tanto gli
aspetti metafisici, logici e religiosi
(invero già presi in esame dal magistero pontificio), quanto piuttosto
quelli etici, politici ed economici:
l’aspetto etico, perché sostanzialmente riconducibile a dottrine empiriste; quello politico, perché riduceva lo Stato a strumento del singolo
(si pensi alle teorie contrattualistiche
sullo Stato per le quali la mano
pubblica avrebbe lo scopo esclusivo
di garantire il benessere dell’individuo); quello economico, perché, legando lo sviluppo del corpo sociale
alla libera iniziativa degli individui,
assegnava allo Stato un ruolo di
semplice tutela, impegnandolo a non
porre vincolo alcuno al laisser faire.
D all’incontro tra tomismo e storicismo la cultura economica dei cattolici di scuola tonioliana trasse non
pochi input che la portarono a ela-
borare prima e ad approfondire poi
il concetto di Stato sussidiario, così
spiegato da un non cattolico, ma
amico dialogante dei cattolici, Luigi
Luzzatti: lo Stato sussidiario «è come un esercito di riserva, il quale,
passando in prima linea in un dato
momento, decide della vittoria»
(1874). Ovviamente si tratta di valutare caso per caso come e quando
esso debba intervenire, facendo del
vincolo imposto, del sacrificio richiesto, l’eccezione la cui necessità va
provata, condivisa. Bisogna raccordare la libertà con l’autorità e, cessata l’emergenza, saper fare un passo
indietro, perché, come insegna la
Quadragesimo anno (1931), occorre
che «la suprema autorità dello Stato
lasci ai raggruppamenti sociali di
grado inferiore la cura degli affari di
minor» rilievo, riservando a sé l’esercizio delle «funzioni di sua specifica
spettanza», quali la direzione, la vigilanza, lo stimolo e, quindi, anche
l’intervento nei processi economici.
Lungo i sentieri stretti del solidarismo e della sussidiarietà, la cultura
di ispirazione cattolica ha offerto
contributi non sottovalutabili al superamento delle crisi economiche
dell’Otto-Novecento. Forse gioverebbe rispolverarne le ricette e trarne
qualche lume anche per l’oggi.
Il film fuori concorso «Il fondamentalista riluttante» della regista indiana Mira Nair ha aperto la Mostra del cinema a Venezia
Crollate le torri si ricostruiscono ponti
di LUCA PELLEGRINI
Dal «The Reluctant Fondamentalist» di Mira Nair
Sognare l’America nel momento
sbagliato, coronare il successo inseguito da anni proprio l’11 settembre 2001: è quanto accade a
Changez, il protagonista pakistano
del romanzo di grande successo di
Moshin Amid Il fondamentalista riluttante, da cui la regista indiana
Mira Nair ha tratto il film che ha
inaugurato la Mostra del cinema di
Venezia.
Con le torri crollano quella mattina le certezze e le protervie del
mondo e crollano anche le sue. Poi
il senso di alienazione e sospetto
che invade gli Stati Uniti e lo circonda gli fanno lambire, pur se riluttante, i territori della violenza,
dello scontro.
Non è certo il primo film su
quella tragedia, ma la prospettiva è
nuova e interessante e sono non
tanto audaci, quanto rigorosamente
nobili, le motivazioni che hanno
fatto decidere alla regista l’urgenza
di girarlo. «Ho voluto così intraprendere un percorso di guarigione
e di riconciliazione — ha confessato
la regista — per superare la miopia
che avvolge i nostri tempi, per
riannodare un dialogo tra Oriente
e Occidente, tra mondo islamico e
Stati Uniti d’America, che da quel
giorno è ancora drammaticamente
interrotto. Il film e il romanzo da
cui è tratto dicono chiaramente che
esiste una fraternità, una conoscenza reciproca che possono, se lo vogliamo, sanare la malattia che ha
colpito la nostra società».
Changez è prima di tutto una
vittima che si trova in balia di avvenimenti incontrollabili, umiliato
dalle disperate reazioni umane di
coloro che sono stati colpiti. Le so crollo di valori e prospettive di
sue origini entrano in collisione vita) e quello religioso. La grancon i suoi desideri, la divisione si dezza di questo piccolo eroe è nel
fa ogni giorno più cieca e arrogan- respingerli entrambi, dopo averne
te, è tempo di ritornare a casa.
ascoltate le seduzioni. Io ho voluto
«Capisce prima di tutto che su- soltanto attenermi a una visione
gli stereotipi e sull’ignoranza si è coL’attentato dell’11 settembre
struito un nuovo muro di divisione — previsto da una prospettiva originale
cisa Mira Nair — ma
È una sorta di percorso di guarigione
anche che è tempo di
ricostruire un ponte.
dal diffuso senso
Io appartengo a endi alienazione e di sospetto
trambe le culture, in
questo senso sono
una privilegiata. Mi è stato detto, laica, senza mostrare l’estremizzaperò, che ignoro l’aspetto religioso, zione dell’Islam, che pure s’intuima non è così. Perché nel film ho sce nelle parole e nelle immagini.
volutamente creato un evidente pa- Il mio approccio è semplice: dialorallelismo tra il fondamentalismo go, come avviene ai miei due pereconomico nel quale è imbevuto sonaggi, il pakistano accusato e
Changez (e che porterà a un diver- l’americano accusatore. Anche se
appartengono a culture e tradizioni
diverse, anche se sono degli illusi.
Molti di noi potranno capire, come
fanno loro tristemente alla fine,
che sarebbero potuti essere ottimi
amici, se la politica non li avesse
divisi».
Nel mondo si è imposta una logica diversa. «Quella voluta dagli
americani il giorno dopo la tragedella storia di D’Alò, dei disegni di Lorenzo
dia di New York: o con noi o conMattotti, semplici e moderni. Pinocchio gli
tro di noi. Ma non è così: il monpiaceva per due motivi: per la sua assoluta lido è uno solo, l’umanità è una sobertà, perché non vuole mai crescere. E poi
la». Da queste parole di Mira Nair
Lucio si vantava, come faceva il suo grande
si capisce come il desiderio, finalamico Federico Fellini, di essere un grande
mente divenuto realtà, di girare un
bugiardo. Quelle bugie semplici, buone e
film così importante, abbia lontane
perdonabili, come lo sono tutte le bugie dei
origini: soltanto due giorni prima,
bambini». (luca pellegrini)
il 9 settembre di quel medesimo
anno, lei ritirava felice a Venezia il
suo Leone d’Oro per Monsoon
Wedding. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi, dopo sole quarantott’ore, a piangere per le persone che non c’erano più, ad avere
paura per la sua famiglia a New
York: «Una metropoli che fino ad
allora non era appartenuta a nessuno, così come nessuno le apparteneva e che da quella mattina ha
creato la prima divisione tra noi e
gli altri, quella che ha poi influenzato le nostre vite, il nostro modo
di vedere le cose». Era nata anche
in Mira la paura per quel “nuovo
mondo” che nasceva, terribile, insicuro, violento, dalle ceneri di aerei
e grattacieli distrutti da un’unica
Da «Pinocchio» di Enzo D’Alò
folata di incontenibile odio.
Su Pinocchio l’ultima firma di Lucio Dalla
A colloquio con il regista Enzo D’Alò
È il ciocco di legno più famoso del mondo.
Che parla e cammina. Pinocchio torna sugli
schermi nella versione di Enzo D’Alò, il nuovo film di animazione che inaugura a Venezia le Giornate degli Autori ed è dedicato a
tutti i «babbi babbini del mondo». Lo scrittore e musicista italiano, considerato uno dei
massimi esponenti del cinema d’animazione,
ha deciso però che questa volta il vero protagonista sarebbe stato Geppetto.
Chissà cosa ne pensa il Grillo Parlante a
riguardo. Risponde sicuro: «Mi perdonerebbe. Io ho costruito tutto il film sul rapporto
tra il padre falegname e il figlio di legno,
senza tradire lo spirito del libro. Geppetto è
qualcuno che si costruisce il figlio a sua misura, per poi accorgersi che non si comporta
come lui vorrebbe. Questo è comune a gran
parte dei padri di oggi. Ma lo stesso atteggiamento di Pinocchio è comune a gran parte dei figli, in fondo noi cerchiamo di immergere il figlio nel mondo per tutelarlo, ma
lui vuole sciogliersi da questa tutela perché il
mondo lo vuole scoprire da solo, rompersi le
corna, come diceva mio padre. È un rapporto assolutamente quotidiano, eppure formidabile, magnifico, emozionante in ogni momento».
I due s’inseguono continuamente, tra colline marroni e mari blu. Una ragione c’è.
«Entrambi sono in continua evoluzione, sia
personale sia nei confronti dell’ambiente che
li circonda. Pinocchio in fondo è qualcuno
che è appena nato e già si trova immerso nei
problemi dei grandi, che sono quelli che abbiamo tutti noi oggi. Questo dimostra l’attualità di Collodi, non si riesce a sentire la
patina del secolo in questa storia, è riuscito a
costruire degli archetipi letterari».
D’Alò ricorda la sua prima lettura del capolavoro di Collodi. «Credo che in Italia sia
il regalo più frequente, chi non l’ha ricevuto
per la sua prima comunione? Me lo regalò
mia zia, ce l’ho ancora, lo rilessi quando la
Rai mi propose di iniziare questo progetto
ed è interessante scoprire, come mi è accaduto in quell’occasione e spero che accada anche nel film, tutti i sottotesti della storia, i
suoi segreti. Non per niente è il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia. Da bambino
mi sono lasciato trasportare dalla storia, da
adulto ho cercato di capire il perché».
Il segreto è presto detto, secondo il regista.
«Il rapporto tra Geppetto e Pinocchio, che
non è così visibile. Entrambi fanno un loro
viaggio personale, che li porta ad avere esperienze di mondi e pericoli diversi. Lessi una
cosa molto interessante di Paul Auster, che a
questo rapporto dedicò alcune bellissime pagine. Secondo lui Geppetto diventa veramen-
te padre nel momento in cui viene salvato da
Pinocchio. Il padre dona amore gratuitamente al figlio, ma questo non è detto che risponda. Si sente veramente padre quando a
sua volta è il figlio a donare. Pinocchio lo fa
quando, nel ventre del pesce, gli dice: “io ti
salverò”. È forse il momento più importante e
spero più emozionante del film». È in quel
momento che Pinocchio si trasforma. «Diventa essere umano. Riceve questa gratificazione perché ha fatto qualche cosa da figlio, ha risposto con un gesto
d’amore gratuito. Per gli illustratori è
il momento più difficile, perché Pinocchio è più divertente da burattino che
non da bambino. Io spero, invece, che
nella mia versione le due anime coesistano sempre, perché essere “burattino” fa parte dello spirito, non è legato
né al legno né alla carne». Le musiche
lo sottolineano. Sono di Lucio Dalla.
La prima strofa della canzone che accompagna i titoli di coda l’ha incisa
una settimana prima di partire per
quello sfortunato tour. Marco Alemanno ricorda di averla dovuta completare. E come il cantautore ci avesse messo tanta passione nello scrivere la colonna sonora. «Perché con Pinocchio è
ritornato bambino, si è innamorato
L’OSSERVATORE ROMANO
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venerdì 31 agosto 2012
Un’innovativa decisione della Corte costituzionale della Corea del Sud
Messaggio del Patriarca Bartolomeo per l’inizio dell’anno ecclesiastico ortodosso
Il diritto non assoluto
di disporre del proprio corpo
La comune responsabilità
del creato
SEOUL, 30. «Il diritto alla vita è il
più fondamentale dei diritti umani»
e il diritto della donna di disporre
del proprio corpo «potrebbe non
essere tale» essendo maggiore il diritto alla vita di una persona nascente. La Corte costituzionale della
Corea del Sud ha adottato una decisione senza precedenti in un Paese
dove l’aborto è legale dal 1973 ed è
attualmente consentito entro la 28ª
settimana in casi di incesto, violenza, di alcune malformazioni o malattie congenite del feto o in caso di
pericolo per la vita della madre. Secondo i dati diffusi dalla Chiesa in
Corea, sono almeno 1,5 milioni gli
aborti praticati ogni anno nella Corea del Sud.
Nella sentenza, i giudici della
Corte costituzionale aggiungono anche un aspetto che apre nuove prospettive nella dimensione della giustizia penale. Una donna — sostengono — che intende interrompere la
gravidanza al di fuori dei casi previsti dalla legge, commette un reato,
in quanto viola il diritto alla vita del
nascituro. Ma i giudici vanno oltre,
soffermandosi su alcune motivazioni
di ordine psicologico e sociologico.
Se ragioni di natura economica o
sociale — evidenziano — fossero utilizzate per giustificare l’interruzione
volontaria della gravidanza si
«avrebbe come conseguenza di rendere l’aborto ancor più comune, accessibile, e si rafforzerebbe così la
tendenza a rimuovere la vita nel seno della società».
I presuli cattolici hanno accolto
con favore la decisione — ovviamente criticata dai gruppi favorevoli
all’aborto e in particolare da organizzazioni femministe — anche e
perché rende giustizia dal punto di
vista etico-razionale e culturale ad
una realtà, inviolabile, come quella
della vita nascente, che necessita di
tutela e di sostegno.
Dal canto loro, le organizzazioni
femministe hanno ribadito che la
decisione della Corte costituzionale
«viola il diritto delle donne all’autodeterminazione e la loro felicità».
La Chiesa cattolica in Corea del
Sud è impegnata da lungo tempo
nella lotta in favore della vita. La
decisione dei giudici costituzionali
pur bene accolta — come accennato
— sta suscitando, però, anche qualche cautela. Secondo padre Casimiro Song Yul, segretario delle attività
pro-vita della Conferenza episcopale
coreana, «la dignità umana si fonda
sul rispetto per la vita e il giudice
non poteva decidere altrimenti». Il
religioso ha affermato inoltre che la
definizione, scientificamente riduttiva, data dalla Corte costituzionale
sull’inizio della vita (cioè quando
l’ovulo fecondato si impianta
nell’utero della donna) non lascia
certo immuni da perplessità e in-
quietudine. Infatti, se la vita comincia con l’impianto dell’uovo fecondato, le manipolazioni sull’embrione
umano, come per esempio la fecondazione in vitro, sono «giustificabili». Per la Chiesa cattolica, ha ricordato, la vita comincia dal concepimento.
In questo quadro, allora, la lotta
della Chiesa per limitare la frequenza di ricorso all’aborto in Corea del
Sud non ha purtroppo registrato
vittorie definitive e deve ancora continuare. Non a caso l’esponente della Conferenza episcopale ha citato
la decisione (del 7 giugno scorso)
dell’Agenzia nazionale dei farmaci
che autorizza la vendita, senza prescrizione medica, per la pillola abortiva del «giorno dopo». Purtroppo
— ha sottolineato il religioso — anche la lodevole sentenza della Corte
costituzionale non influirà più di
tanto nella riduzione del numero
degli aborti e, più in generale, nella
diffusa tendenza a prendere la questione della vita nascente con eccessiva leggerezza.
La Chiesa coreana, in più occasioni, attraverso il Comitato per la
bioetica della Conferenza episcopale, guidato da monsignor Gabriel
Chang Bong-hun, vescovo di
Cheongju, ha ribadito il suo fermo
«no all’aborto» esortando tutti gli
uomini e le donne di buona volontà
e specialmente i cristiani a compiere
una «scelta preferenziale per la difesa della vita». «Non possiamo restare indifferenti — hanno più volte ribadito i presuli — di fronte al fatto
che tutta la società, e anche i mass
media, non dicono nulla sulla ancora diffusa pratica dell’aborto». Secondo i vescovi è necessario assumere «un ruolo guida per diventare
protettori e difensori del nascituro,
l’essere più delicato e vulnerabile».
Si tratta di «compiere una scelta
preferenziale per la tutela della vita
in conformità con l’insegnamento
divino di non uccidere».
In collaborazione con i movimenti pro-vita, i vescovi coreani hanno
lanciato un anno fa il «Progetto per
la vita nascente» («New Life Project») per aiutare le madri in difficoltà a non abortire. Il progetto sostiene con aiuti concreti le donne in
difficoltà, mettendo a loro disposizione le strutture sanitarie e assistenziali, perché non abortiscano.
Nel progetto figurano in particolare 15 case di accoglienza per ragazze madri, assistenza sanitaria prima e dopo il parto e aiuti economici. Sono previsti anche corsi di educazione sessuale nelle scuole cattoliche e nelle parrocchie.
Movimenti religiosi in Pakistan a difesa dei diritti della minorenne cristiana accusata di blasfemia
L’attesa e la speranza
ISLAMABAD, 30. Mentre prosegue in
Pakistan la mobilitazione di varie
organizzazioni religiose per chiedere
alle autorità la liberazione di
Rimsha Masih, la ragazzina cristiana accusata di blasfemia per aver
strappato e bruciato alcune pagine
di un libro dedicato al Corano, sono stati resi noti ufficialmente i risultati della visita medica sulla bambina compiuta lunedì scorso dalla
commissione costituita dal tribunale
di Islamabad. Nella relazione consegnata ai giudici — riferisce l’agenzia
Fides — si asserisce che Rimsha è
minorenne (la maggiore età è stabilita a 18 anni), valutando la sua età
in «meno di 14 anni». Definisce
inoltre il suo livello mentale «non
alla pari alla sua età», ma di circa 89 anni.
Sulla base di tali conclusioni, il
suo avvocato difensore, Tahir
Naveed Chaudhary, ha presentato
alla Corte un’istanza di rilascio immediato ma, giovedì, i legali della
controparte hanno contestato i risultati della perizia costringendo il tribunale di Islamabad a fissare una
nuova udienza per il 1° settembre.
Nei giorni scorsi, in difesa dei diritti della bambina, è intervenuto
anche il Consiglio degli ulema (i
dotti musulmani di scienze religiose) del Pakistan che, in rappresentanza della maggior parte dei leader
islamici moderati del Paese, hanno
lanciato un appello per la protezione di Rimsha Masih. «Nessuno è al
sicuro in Pakistan», ha detto durante una conferenza stampa il capo
del Consiglio degli ulema, Tahirul
Ashrafí, il quale ha accusato «quei
pochi» che creano problemi di
estremismo religioso e di intolleranza all’interno della nazione. Un altro organismo, la Lega interconfessionale del Pakistan, attraverso il
suo leader, Sajid Ishtaq, ha invece
chiesto che si indaghi a fondo sul
caso di Rimsha. Lo stesso ha confermato che circa seicento famiglie,
successivamente al fermo della piccola, hanno abbandonato la zona di
Mehrabadi, per paura di rappresaglie. Un centinaio di abitanti cristiani, in particolare, si sono accampati
in un parco di Islamabad dove hanno iniziato a costruire capanne e
una piccola cappella fatta di legno.
Il Consiglio degli ulema e la Lega
interconfessionale hanno sollecitato
protezione anche per loro.
ISTANBUL, 30. «Quando preghiamo
Dio per la conservazione dell’ambiente naturale, noi fondamentalmente lo imploriamo a cambiare la
mentalità dei potenti del mondo, illuminandoli a non distruggere l’ecosistema del pianeta per ragioni di
profitto economico e di effimero interesse. Questo, però, riguarda anche ciascuno di noi, poiché tutti noi
provochiamo piccoli danni ecologici
nella nostra capacità e ignoranza individuale. Pertanto, quando preghiamo per l’ambiente naturale,
stiamo pregando per il pentimento
personale legato al nostro contributo, piccolo o grande, alla deturpazione e alla distruzione del creato».
È un richiamo alla comune responsabilità nei confronti della creazione
il messaggio scritto dal Patriarca
ecumenico, Bartolomeo, arcivescovo
di Costantinopoli, in occasione
dell’inizio dell’anno ecclesiastico che
gran parte della Chiesa ortodossa
celebra il 1° settembre.
La biodiversità — sottolinea Bartolomeo — è opera della sapienza
divina e non è concesso all’umanità
di gestirla in maniera indisciplinata.
Per lo stesso motivo, il dominio sulla terra e dintorni implica l’uso razionale e il godimento dei suoi benefici «e non l’acquisizione distruttiva delle sue risorse per un senso di
avidità». Tuttavia, soprattutto in
questi tempi, «si osserva un abuso
eccessivo delle risorse naturali, con
la conseguente distruzione del bilancio ambientale degli ecosistemi
del pianeta e, in generale, delle condizioni ecologiche, cosicché le norme divinamente ordinate dell’umana
esistenza sulla terra vengono sempre
più trasgredite».
Il Patriarca ecumenico ricorda come tutti, dagli scienziati ai responsabili politici e religiosi, ai cittadini,
sono testimoni dell’aumento della
temperatura dell’atmosfera, di condizioni meteorologiche estreme,
dell’inquinamento degli ecosistemi,
sia terrestri che marini, e di un “disturbo globale” (a volte fino a livello di totale distruzione) della possibilità di vita in alcune regioni del
mondo.
Come detto, per gran parte degli
ortodossi il 1° settembre segna l’inizio dell’anno ecclesiastico. Questa
regola — si legge nel sito di padre
Pietro Nazaruk, della Chiesa ortodossa autocefala di Polonia, per anni rettore di Santa Barbara ad Alghero — segue un’antichissima tradizione che risale al calcolo del tempo
in uso nell’Impero bizantino, basato
sulle “indizioni”, cioè su periodi determinati di anni. Nei documenti
ufficiali veniva indicata sia l’indizione in corso, sia la distanza che separava la data presente da quella in
cui l’indizione era iniziata. Questo
sistema di datazione fu introdotto
dall’imperatore Giulio Cesare nel 46
avanti Cristo. Inizialmente l’anno si
apriva il 23 settembre, poi, a partire
dalla seconda metà del V secolo, il 1°
settembre. L’indizione durava dapprima cinque anni, poi fu portata a
quindici anni. Anche la Chiesa usava tale sistema di calcolo del tempo.
L’inizio di ogni singolo anno e
soprattutto di ogni nuova indizione
veniva osservato solennemente. Il
Patriarca annunciava a Costantinopoli l’anno dell’indizione e dopo la
celebrazione della liturgia in Santa
Sofia, il Patriarca e i membri del
santo sinodo si riunivano in un
grande salone. Dopo preghiere e inni liturgici il Patriarca dava il nome
al nuovo anno e conferiva un’assoluzione generale. Dopodiché firmava di proprio pugno il documento
ufficiale che sanciva il via al nuovo
anno. Benché questa tradizione abbia perso il suo significato pratico
con la fine dell’Impero bizantino, la
Chiesa ortodossa ha mantenuto
questa data.
Un capodanno che — come ha
fatto Bartolomeo — deve cominciare
con una riflessione su Dio creatore,
sul dono della sua creazione e sulla
responsabilità di ogni credente verso
di essa.
A Torre Pellice i lavori del sinodo valdese-metodista
Ecumenismo di popolo
in una Chiesa plurale
TORINO, 30. «L’ecumenismo non è
pensabile come una cosa in più da
fare, bensì come un modo di essere,
di sentire la Chiesa, di vivere la fede
cristiana»: lo ha detto monsignor
Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio
nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza
episcopale italiana (Cei), intervenendo al sinodo delle chiese metodiste
e valdesi in corso di svolgimento fino al 31 agosto a Torre Pellice, in
provincia di Torino. Un pensiero,
quello ribadito da monsignor Battaglia, che venne espresso dall’allora
cardinale Ratzinger in un dibattito
tenuto nella Facoltà valdese di teologia di Roma nel 1993. A citarlo è
stato lo stesso rappresentante della
Cei: «Se Dio è il primo agente della
causa ecumenica, il comune avvicinamento al Signore è la condizione
fondamentale di ogni vero avvicinamento delle chiese. La caratteristica
fondamentale di un ecumenismo
teologico e non politico è dunque la
disponibilità di stare e di camminare insieme anche nella diversità non
superata».
Per Battaglia è determinante, oggi, «irrobustire e allargare la via del
dialogo, dell’amore e dell’ecumenismo spirituale. Non è una via laterale o parallela a quella del dialogo
teologico; al contrario ne è in qualche modo il fondamento». Serve un
“ecumenismo di popolo”, possibile
unicamente all’interno di un orizzonte di amore, di preghiera e di
impegno comune contro l’ingiustizia. Di ecumenismo si è parlato nel
terzo giorno dei lavori in una conferenza alla quale hanno partecipato
Marianita Montresor, cattolica, presidente del Segretariato attività ecumeniche, la pastora Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
e Fulvio Ferrario, docente di Teologia sistematica alla Facoltà valdese
di Roma. Dall’incontro è emersa la
necessità di un riconoscimento della
pluralità come antidoto agli impulsi
identitari, soprattutto in Europa.
Due donne hanno guidato quest’anno i lavori sinodali. La presi-
Rabbino
picchiato
e minacciato
a Berlino
BERLINO, 30. Un rabbino, attivo nel dialogo con i musulmani, è stato aggredito in strada
a Berlino mentre tornava a casa con la figlia di sei anni. Il
grave episodio è avvenuto
martedì pomeriggio nella Beckerstrasse, una strada della periferia della capitale tedesca.
Un giovane, che la polizia ha
descritto «di origine presumibilmente araba», ha sbarrato
la strada al rabbino, chiedendogli se fosse ebreo. Nel frattempo sono sopraggiunti altri
tre giovani, «probabilmente
connazionali del primo». Il
rabbino è stato colpito al volto
dall’aggressore, che ha anche
minacciato di morte la bambina prima di dileguarsi assieme
ai suoi complici. Il sindaco di
Berlino, Klaus Wowereit, ha
condannato «con la massima
durezza» l’aggressione di carattere antisemita. Il portavoce
del Forum ebraico per la democrazia e contro l’antisemitismo ha sottolineato che la vittima dell’aggressione insegna
religione in una scuola ebraica
ed è il primo rabbino ordinato
in Germania dopo la Shoah.
dente dell’assemblea è stata Marcella Tron-Bodmer, della chiesa valdese
di Zurigo, mentre vicepresidente è
stata Mirella Manocchio, pastore
della chiesa metodista di Udine.
Nella città friulana cura una tra le
comunità evangeliche più multietniche della penisola con una cospicua
componente di metodisti ghanesi.
L’immigrazione e l’integrazione sono stati due temi al centro del dibattito: a sottolineare la molteplicità
di presenze culturali e linguistiche
nelle chiese valdesi e metodiste,
nonché il loro carattere di autentici
laboratori di integrazione, sono stati
Silvia Benech, membro della «Mesa
valdense» del Rio de la Plata (Argentina/Uruguay), braccio latinoamericano della chiesa valdese risalente all’emigrazione dalle “Valli
valdesi” di fine ‘800, il metodista
Richard Ampofo, predicatore locale
originario del Ghana, da ventitré
anni in Italia, e Anita Afia Nipah,
giovane immigrata ghanese di seconda generazione, membro della
chiesa
metodista
di
Bologna.
Sull’argomento si è svolto l’evento
pubblico, promosso dalla Tavola
valdese, «Italiani/e di oggi e di domani. La sfida dell’integrazione»,
con la partecipazione del ministro
per la Cooperazione internazionale
e l’Integrazione, Andrea Riccardi.
Il sinodo si era aperto con un
culto solenne nel tempio di Torre
Pellice, presieduto dalla pastora
Eliana Briante. Nel corso della cerimonia sono stati consacrati il pastore Willy Jourdan e la diacona Rossella Luci. Era presente anche il vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi. Nel suo sermone, la
Briante ha sottolineato l’elemento
fondamentale della comunità «per
una testimonianza fedele e coraggiosa, perché ci si supporta e ci si arricchisce a vicenda. Questo ci ricorda che la chiesa non è se non è plurale».
L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì 31 agosto 2012
pagina 7
Un convegno della Chiesa in Irlanda in vista dell’Anno della fede
Nuovi interventi dei vescovi sulla riforma del codice civile argentino
Con un solo cuore
nell’isola di san Patrizio
Attenzione alla famiglia
e alle persone
DUBLINO, 30. Contrastare con decisione il vento della secolarizzazione,
guardando con rinnovata fiducia al
futuro e rafforzare il senso di appartenenza e corresponsabilità ecclesiale. Nell’isola di san Patrizio, storico
baluardo della fede cattolica, e oggi
in cima alle classifiche dei Paesi a
più alta concentrazione di persone
atee — secondo una recentissima ricerca soltanto il 47 per cento della
popolazione irlandese si definisce
religiosa — la Chiesa continua a prepararsi all’ormai imminente Anno
della fede (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013) indetto da Benedetto
XVI. Lo ha fatto nei mesi scorsi
ospitando, come noto, la celebrazione del Congresso eucaristico internazionale, che ha puntato sull’Irlanda i riflettori dell’intero orbe cattolico, ma non solo. E lo farà nelle
prossime settimane, dal 13 al 15 settembre, dando vita a una conferenza
pastorale nazionale, in programma
ad Athlone.
L’evento è organizzato dal consiglio episcopale per il Rinnovamento
pastorale e lo sviluppo della fede
adulta, guidato da monsignor Séamus Freeman, vescovo di Ossory, in
collaborazione con il consiglio episcopale Giustizia e pace, diretto da
monsignor Raymond W. Field, ausiliare di Dublino. Tema del convegno, «Comunione e corresponsabilità nella Chiesa». Un modo ulteriore
per rispondere positivamente al
pressante invito alla riforma e al rinnovamento nella fede che il Pontefice ha rivolto alla Chiesa irlandese
nell’ormai famosa lettera del marzo
2010, che ha fatto seguito al noto
scandalo degli abusi sessuali su minori compiuti da preti e religiosi.
Diversi, secondo un comunicato
degli organizzatori, saranno gli
obiettivi più rilevanti dell’appuntamento ecclesiale. La promozione del
«lavoro di rinnovamento e di riforma della Chiesa cattolica in Irlanda». Il rilancio della «capacità dei
partecipanti di lavorare per il rinnovamento e la riforma nei loro ambiti
personali». E, infine, «la celebrazione del cinquantesimo anniversario
dell’apertura del concilio Vaticano
II, guardando all’imminente Anno
della fede». Un laico e una suora
saranno i principali relatori: Richard
Gaillardetz, padre di quattro figli e
docente di teologia cattolica siste-
matica al Boston College, e madre
Colette Stevenson, terapista del matrimonio e della famiglia ed attiva,
per conto della Chiesa irlandese, nel
campo della tutela dei minori. Una
scelta, viene sottolineato, in linea
con le indicazioni rivolte da Benedetto XVI all’episcopato irlandese
nella citata lettera del 19 marzo
2010: «Vi esorto dunque a rinnovare
il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà
con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro
gregge».
La necessità, per la Chiesa irlandese, di guardare con fiducia al futuro è stata espressa recentemente
anche dal nunzio apostolico, l’arcivescovo Charles John Brown, durante la messa che ha concluso nei
giorni scorsi l’annuale novena di
preghiera al santuario mariano di
Knock, nella contea di Mayo. Il
presule ha invitato a «proporre la
fede cattolica nella sua pienezza,
bellezza e radicalità, con passione e
convinzione» e a «non avere paura
di affermare quegli insegnamenti
che la società secolarizzata rifiuta e
irride». In particolare, monsignor
Brown ha voluto richiamare l’attenzione sui segnali positivi che indicano che la Chiesa irlandese non è
condannata «a scomparire», nonostante le statistiche negative e gli
scandali che l’hanno segnata in quest’ultimo ventennio, ricordando che
essa ha vissuto altri momenti bui
dai quali ha saputo uscire. Il presule
ha accennato, in particolare, al sorprendente successo del congresso
eucaristico di Dublino, lo scorso
mese di giugno, e alla grande partecipazione di giovani al recente pellegrinaggio a Croagh Patrick.
Parole in sintonia con quelle pronunciate nelle scorse settimane dal
vice presidente della Conferenza
episcopale d’Irlanda, l’arcivescovo
di Dublino e primate d’Irlanda,
Diarmuid Martin, a commento della
ricerca demoscopica che ha posto il
Paese ai vertici nel processo di secolarizzazione. Per il presule, proprio
l’Anno della fede può e deve essere
«un’altra occasione per contribuire
a una rinnovata conversione a Cristo e alla riscoperta della fede». Infatti, la Chiesa «non può presumere
che la fede passi automaticamente
da una generazione all’altra».
BUENOS AIRES, 30. Il disegno di
legge di riforma del codice civile
può avere conseguenze «tremende»
perché propone una «nuova struttura della società argentina nelle sue
realtà essenziali»; i cambiamenti
proposti «implicano alterazioni molto gravi contro la costituzione della
famiglia e la dignità delle persone».
Sulla scia del documento El Código
Civil y nuestro estilo de vida, diffuso
una settimana fa dalla Conferenza
episcopale argentina al termine della
riunione della Commissione permanente, l’arcivescovo di La Plata,
Héctor Rubén Aguer, membro
dell’Accademia nazionale di scienze
morali e politiche, ha invitato le istituzioni a un dibattito serio nella sede del Congresso, auspicando che
possano esserci varie consultazioni
fra tutti i soggetti della società in
modo da poter offrire ognuno il
proprio contributo su un argomento
così delicato.
Secondo monsignor Aguer, che è
anche presidente della Commissione
episcopale per l’educazione cattolica, il progetto presenta «differenze
ingiustificabili dal punto di vista
scientifico»: un paragrafo del provvedimento, per esempio, propone
che si definisca come inizio dell’esistenza umana «il concepimento nel
corpo della donna o l’impianto in
essa dell’embrione formato mediante tecniche di riproduzione umana
assistita». In tal modo — osserva il
presule — «si riconosce come persona umana dal momento del concepimento quella che è generata nel
corpo della donna, ma non quella
che inizia il suo percorso vitale in
una provetta. Quest’ultima diventerebbe persona solo a partire dal suo
impianto nel seno di chi la riceve».
In una dichiarazione televisiva, ripresa dall’Agenzia di stampa cattolica argentina, l’arcivescovo di La
Plata sottolinea che il testo di riforma del codice civile contiene altre
cose criticabili come «l’eliminazione
del dovere di fedeltà nel matrimonio, che è un elemento fondamentale; adesso non sarà un dovere mantenere la fedeltà e ciò non comporterà attribuzione di colpa in caso di
adulterio». Inoltre, nel disegno di
legge «si banalizza il matrimonio, il
divorzio, che diventa quello che è
chiamato divorcio express. La pratica
durerà una settimana. Si crea la figura delle “unioni di convivenza”
per le coppie non sposate. Significa
che sarà lo stesso, sposarsi o non
sposarsi». Per Aguer, «queste rifor-
L’episcopato delle Filippine rilancia il ruolo delle scuole cattoliche
L’educazione dei giovani alla cultura della vita
LUNES, 30. «Una scuola cattolica, in
quanto tale e per dirsi tale, non può,
non deve insegnare nulla che sia in
contrasto con il magistero e con gli
insegnamenti della Chiesa». Lo ha
sottolineato il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine (Cbcp) e arcivescovo di Cebu, monsignore Jose S. Palma, annunciando che ritirerà la condizione,
il titolo di cattolica a qualsiasi istituzione educativa che insegni dottrine
o idee in contrasto con il Magistero.
Il presule si riferisce a un aspetto
«considerato nocivo per le giovani
generazioni» e «contrario alla morale
cattolica» del progetto di legge sulla
«salute riproduttiva», attraverso il
quale si introduce nelle scuole filippine l’insegnamento obbligatorio
dell’educazione sessuale anche per
bambini di cinque anni di età.
Il presidente della Conferenza episcopale, a nome dei vescovi delle Filippine, esprime insomma la propria
contrarietà al provvedimento annunciato dal ministero dell’Istruzione il
31 maggio scorso, anche per altre
preoccupanti prospettive.
Il programma di «Salute riproduttiva per gli adolescenti» (Adolescent
Reproductive Health Program) — affermano i responsabile dell’iniziativa
— ha lo scopo «di spiegare ai bambini i cambiamenti del loro corpo
nell’adolescenza e come affrontare il
rapporto con l’altro sesso in modo
sicuro, attraverso lezioni di carattere
scientifico e medico». Esso inizierà
in vista del nuovo anno scolastico e
coinvolgerà i ragazzi tra i cinque e
dodici anni. Viene sperimentato in
80 scuole elementari statali e 79 istituti di scuola media.
A preoccupare l’arcivescovo Palma
è in particolare l’impostazione del
programma troppo incentrato sul tema dei rapporti sessuali, che può es-
sere intesa come un esplicito invito
ai rapporti promiscui, al di fuori del
matrimonio. «Gli studenti — sottolinea — devono essere informati in
modo appropriato riguardo al sesso,
non attraverso un’idea legata solo al
corpo, ma sull’importanza che la sessualità e la vita sono un dono di
Dio». E nella comunità educativa
hanno un ruolo di speciale importanza i genitori, responsabili primi e
naturali dell’educazione dei figli.
Purtroppo oggi si assiste alla diffusa
tendenza a delegare questo compito
originario.
Di qui il ruolo specifico delle
scuole e delle università cattoliche
che non possono, non devono tradi-
re il loro ruolo educativo di formazione. Le molte sfide, la complessità
del mondo contemporaneo, segnato
da diffuso soggettivismo, da relativismo morale e da nichilismo, ci convince sempre più — ribadisce il presidente dei vescovi della Corea del
Sud — di quanto sia necessario ridare spessore alla coscienza dell’identità ecclesiale della scuola cattolica
contemporaneamente luogo di evangelizzazione, di educazione integrale,
di inculturazione e di apprendimento
di un dialogo vitale tra giovani di
religioni e di ambienti sociali differenti».
I vescovi delle Filippine e il popolo cattolico si stanno opponendo in
maniera significativa, tra polemiche
pubbliche e azioni legali, contro il
progetto di legge in quanto, oltre a
promuovere l’educazione sessuale e
sussidi per l’uso di contraccettivi nelle scuole pubbliche, favorirebbe politiche di riduzione delle nascite. Se
tale disegno diventerà legge, questo
sarà un evento «tragico e catastrofico» per le Filippine. Il 4 agosto circa 60.000 persone hanno marciato a
Manila per opporsi alle politiche di
riduzione delle nascite.
Il proporre contesti legislativi di
controllo, anzi di riduzione della natalità significa proporre, secondo
l’episcopato, «una cultura di morte,
di oscurità».
me non hanno per ora ripercussioni
fra la popolazione ma le conseguenze alla lunga potrebbero essere tremende soprattutto tenendo conto
che il Codice civile argentino era un
modello di ordine giuridico fondato
sulla natura delle cose». L’opera di
Dalmacio Vélez Sarsfield, autore del
codice civile argentino nel 1869, fu
proseguita e completata da famosi
civilisti, «che hanno onorato il diritto argentino».
Il 23 agosto era stato il presidente
della Conferenza episcopale, José
María Arancedo, arcivescovo di
Santa Fe de la Vera Cruz, a esprimere la sua opinione davanti alla
commissione bicamerale del Congresso della Nazione. «È necessaria
nel codice — ha detto fra l’altro —
una formulazione di certi principi
più rispettosa della dignità propria
di ogni vita umana dal suo inizio
nel momento del concepimento e fino alla sua fine naturale, dei diritti
della famiglia fondata sul matrimonio e dei diritti dei più deboli, in
particolare dei bambini e dei nascituri».
Monsignor Arancedo, nel suo discorso, ha sintetizzato i punti fermi
e le preoccupazioni della Chiesa in
cinque paragrafi: la persona esiste
dal concepimento; la famiglia e il
matrimonio; la protezione dei diritti
del bambino; i problemi della procreazione artificiale; proteggere e
dare dignità alla donna.
Appello dai presuli del Paese centroamericano
Per l’ordine costituzionale
a El Salvador
SAN SALVAD OR, 30. Ripristinare
l’ordine costituzionale alterato.
Tornano a chiederlo con determinazione i vescovi di El Salvador. A
nome della comunità ecclesiale
cattolica e della cittadinanza, i presuli hanno esortato il Parlamento a
scegliere, nel più breve tempo possibile, il nuovo procuratore generale della Repubblica del Paese. La
sua elezione, infatti, è stata dichiarata incostituzionale, nel luglio
scorso, dal Consiglio della Corte
costituzionale della giustizia.
«È necessario — ha detto l’arcivescovo di San Salvador, monsignor José Luis Escobar, durante la
celebrazione eucaristica domenicale — che i membri del Parlamento
si sforzino di nominare un procuratore generale della Repubblica
che sia davvero il più adatto per la
Nazione». Ciò per evitare — rimarcano i presuli — «una nuova crisi
isatituzionale».
Va ricordato che la crisi affonda
le sue radici nelle elezioni legislative dell’11 marzo scorso, quando il
Frente Farabundo Martí (Fmln)
para la liberación nacional a cui
appartiene l’attuale presidente salvadoregno, Mauricio Funes, perdeva la maggioranza nel Congresso a
scapito del partito conservatore
Arena Alianza republicana nacionalista (Arena). Fin qui tutto normale. Ma negli ultimi giorni della
legislatura, l’Fmln decideva di procedere all’elezione di cinque magistrati della Corte Suprema e al
nuovo presidente del potere giudiziario, soprassedendo sul fatto che
lo stesso Congresso aveva già designato nel 2009 la propria quota di
magistrati. La nuova maggioranza
si è trovata quindi inabilitata dal
decidere per i prossimi tre anni chi
potrà sedere tra gli scranni del tribunale supremo. A sbrigliare la situazione è stata chiamata la Corte
costituzionale che con la sentenza
non solo ha ribadito l’abuso di potere e dichiarato nulle le cariche
derivate dalla votazione, ma è andata più lontano, ricordando come
nel 2006 proprio Arena, allora partito di maggioranza, giocò lo stesso tiro mancino alla minoranza.
Tutto da rifare, quindi: sia per i
magistrati eletti nel 2006 che per
quelli nominati fuori tempo massimo il marzo scorso.
El Salvador si trova ora nella
paradossale situazione — come ha
ricordato l’arcivescovo Escobar —
di possedere una doppia Corte Suprema, una composta dai magistrati destituiti e l’altra da quelli
supplenti, mentre più di tremila
casi sono bloccati.
Il presule si è congratulato con i
partiti politici e con il presidente
del Paese per il corale impegno
«rivolto al bene della Nazione »:
porre fine alla crisi istituzionale tra
il potere legislativo e quello giudiziario.
In più occasioni, nei mesi scorsi,
i presuli salvadoregni avevano additato l’abrogazione delle elezioni
dei magistrati, come stabilito dalla
sentenza della Corte suprema di
giustizia per ripristinare «l’ordine
costituzionale alterato» e ha avvertito che l’insediamento “di fatto”
dei giudici aveva portato il Paese
ad avere due Corti supreme di giustizia e due presidenti della magistratura, creando incertezza e insicurezza legale nel Paese.
Nella sua dichiarazione, la Conferenza episcopale di El Salvador
aveva sottolineato che l’Assemblea
legislativa doveva «obbedire alle
sentenze emesse dal Consiglio della Corte Costituzionale della Giustizia», annullando le elezioni dei
giudici svoltesi nel 2006 e il 24
aprile 2012, e ordinando nuove elezioni.
Anche in quella circostanza i vescovi avevano chiesto di scegliere
come giudici «persone che rispondano ai requisiti indicati dalla Costituzione della Repubblica». E, in
riferimento all’insediamento forzato di quelle persone, il comunicato
sottolineava che la situazione non
faceva altro che «intensificare il
conflitto: il massimo organo della
giustizia è minacciato dal disordine al suo interno, a causa dell’insediamento dei giudici la cui elezione è stata dichiarata incostituzionale». In risposta il presidente salvadoregno Mauricio Funes aveva
rassicurato i vescovi che avrebbe
«chiamato i sei partiti politici al
dialogo, per cercare una soluzione
definitiva alla crisi».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
venerdì 31 agosto 2012
Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sulla settimana mondiale di Stoccolma
Il diritto all’acqua
nel mondo globalizzato
di TEBALD O VINCIGUERRA*
L’acqua e le sfide a essa connesse
sono nuovamente al centro dell’attenzione. Difatti, si svolge in questi
giorni, in Svezia, la settimana mondiale dell’acqua, organizzata dall’Istituto internazionale per l’acqua
di Stoccolma (Siwi). Circa duemila
fra manager, politici, esperti e rappresentanti di varie organizzazioni si
riuniscono dal 26 al 31 agosto nella
capitale svedese, per partecipare
all’edizione 2012 di questo appuntamento annuale sull’acqua, lanciato
per la prima volta nel 1991.
Va chiarito, anzitutto, che quando
qui parliamo di sfide intendiamo,
genericamente, tutti i problemi connessi all’acqua che ostacolano uno
sviluppo armonioso e pacifico di tutti e di ognuno di noi, sviluppo che
richiede un accesso all’acqua in qualità e quantità adeguate. Per esempio: risorse limitate, sprechi, siccità,
usi irresponsabili o priorità di usi
definite in modo scorretto, inquinamento, prezzi troppo elevati, conflitti in prossimità di risorse d’acqua
oppure proprio per queste risorse,
ingiusta o iniqua ripartizione dell’acqua, cattiva gestione degli impianti
di distribuzione o di trattamento, carenza di investimenti per la manutenzione o l’ampliamento di questi
impianti, relazioni fra acqua e catastrofi, e via dicendo.
Questa settimana mondiale dell’acqua, dunque, si svolge in un contesto particolare per tre motivi.
Innanzitutto, segue di cinque mesi
il sesto forum mondiale dell’acqua.
L’evento, triennale, è stato organizzato dal Consiglio mondiale dell’ac-
qua a Marsiglia, lo scorso mese di
marzo. Fu caratterizzato, fra altre
cose, dalla volontà degli organizzatori di far adottare dai Governi partecipanti una «dichiarazione ministeriale» comune concernente la loro
percezione e il loro impegno riguardo alle sfide sull’acqua. Il testo non
ha portato a significativi passi avanti
né a impegni concreti; anzi, è stato
visto da molti come un passo indietro rispetto a quanto si poteva sperare e a quanto era già stato fatto in
occasione del riconoscimento da parte dell’Onu del diritto all’acqua.
In secondo luogo, la settimana
mondiale dell’acqua segue di soli
due mesi la cosiddetta «Conferenza
di Rio+20». Svoltasi a Rio de Janeiro lo scorso mese di giugno, questa
conferenza costituisce la tappa più
recente del percorso — iniziato nel
La destinazione universale di un bene essenziale
Alla necessità di realizzare «una governance
internazionale» dell’acqua è dedicato un intero
capitolo del documento Acqua, un elemento essenziale
per la vita. Impostare soluzioni efficaci, preparato dal
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace come
contributo della Santa Sede al sesto forum mondiale
dell’acqua svoltosi a Marsiglia, in Francia, nel marzo
scorso. Partendo dall’assunto che l’acqua non va
considerata «una semplice merce, bensì un bene
destinato a tutti», la nota della Santa Sede — che ha
partecipato all’incontro di Marsiglia con una propria
delegazione — precisa che la governance va intesa non
come «un principio superiore che opprime le iniziative
locali o statali, bensì come una necessità di
coordinamento e di orientamento per una
valorizzazione ed un uso armoniosi e sostenibili
dell’ambiente e delle risorse naturali in vista della
realizzazione del bene comune mondiale». Si tratta, in
definitiva, di promuovere «un assetto di istituzioni che
garantisca a tutti e ovunque un accesso all’acqua
regolare e adeguato, che risponda ai deficit già
segnalati: indicando standard qualitativi e quantitativi;
offrendo criteri che aiutino a promuovere legislazioni
nazionali compatibili con il diritto all’acqua
riconosciuto internazionalmente; monitorando se gli
Stati rispettano i loro impegni». Il documento ricorda
che «l’umanità ha ricevuto da Dio la missione di
curare e di amministrare con saggezza l’ambiente,
l’acqua e le altre risorse, che sono “beni comuni” e
come tali contribuiscono al “bene comune mondiale”».
La dottrina sociale della Chiesa, infatti, «fonda l’etica
delle relazioni di proprietà rispetto ai beni della terra
sulla prospettiva biblica che indica il creato come dono
di Dio a tutti gli esseri umani». Il diritto all’uso dei
beni terreni, compreso quello dell’acqua, è dunque «un
diritto naturale e inviolabile, di valore universale, in
quanto compete ad ogni essere umano. Esso deve
essere tutelato e reso effettivo con leggi e istituzioni
adeguate».
1972, proprio a Stoccolma — delle
Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Stando ai media, ai rappresentanti della società civile e ai tecnici addetti ai lavori, il parere è quasi unanime: le decisioni, i concetti e
i principi contenuti nella dichiarazione finale — intitolata «Il futuro
che vogliamo» e di cui mezza dozzina di paragrafi sono dedicati all’acqua — ha lasciato un’impressione di
inadeguatezza, di insufficienza.
Terzo elemento: con questa settimana si conclude il ciclo quadriennale «Rispondere a cambiamenti
globali». Durante quattro anni, l’accento è dunque stato messo dal Siwi
sulla dimensione globale delle sfide
connesse all’acqua e sulle loro evoluzioni. Gli argomenti di questo ciclo
concernono l’accesso all’acqua e il
bene comune (2009), la qualità dell’acqua (2010), l’acqua in un mondo
urbanizzato (2011) e la sicurezza alimentare (2012).
Il nocciolo della questione sembra
essere questo: siamo in un mondo
che da tempo ha una piena consapevolezza delle sfide relative all’acqua
e della loro globalità, delle loro differenze a seconda dei contesti sociali
e geografici e del livello di analisi ed
azione (locale, nazionale, regionale,
globale). Un mondo in cui le componenti della comunità internazionale, onusiane e non, hanno oramai radunato tutti gli attori pertinenti per
studiare e fronteggiare queste sfide:
governi e ministeri, enti internazionali e regionali, organizzazioni di
varia natura della società civile, emanazioni del mondo della scienza, dei
giovani e di quello accademico, investitori e società private. Un mondo,
infine, in cui il maggior freno alla risoluzione delle sfide dell’acqua pare
essere proprio un’insufficiente volontà politica da parte degli Stati. Ciò
si traduce: nell’enunciazione di prin-
cipi ma non nell’assunzione di impegni vincolanti, misurabili e ben definiti; nell’attivazione di aiuti e di sussidi piuttosto che nella decisione di
affrontare alla radice i singoli problemi modificando comportamenti
insostenibili e irresponsabili; nella
modesta efficacia — spesso a causa
di fondi o di mandati limitati — di
quelle strutture internazionali di
coordinamento e di monitoraggio;
nella riluttanza a controllare la finanza e le speculazioni che aggravano il problema dell’acqua e delle risorse
naturali/alimentari;
nell’apparente difficoltà — specie in periodo di crisi — a stanziare fondi per
l’acqua nell’ambito di adeguati processi di implementazione e valutazione di come vengono adoperati.
In questo particolare contesto,
dunque, la settimana mondiale dell’acqua in corso appare particolarmente importante. Certo, non è un
grande evento politico, e dal suo
svolgimento non dipendono direttamente la nascita né l’evoluzione di
organismi internazionali. Proprio per
questo non c’è da temere che il succo della questione finisca per essere
diluito in una logica di compromesso, emblematica della diplomazia e
della negoziazione che si devono
adeguare alle indicazioni dei Governi troppo spesso intenti a evitare
l’adozione di impegni vincolanti o la
formulazione di principi scomodi
per chi non li rispetta. Ci si può
chiedere cosa rappresentino quel
paio di migliaia di persone radunate
dal Siwi, se paragonate ai 35.000 visitatori del sesto forum di Marsiglia
e ai 50.000 della conferenza di
Rio+20 (fra i quali si sono potuti
contare numerosi capi di Stato e ministri). La differenza di impatto mediatico, di risonanza e di valenza politica è innegabile. Ciò nonostante,
questa settimana mondiale dell’acqua è un appuntamento importante. Portato avanti, un anno dopo
l’altro, da uno di quegli istituti di
cui la Svezia va giustamente fiera, è
diventato un evento quasi imperdibile per i tecnici e gli esperti dell’ac-
qua. E le tematiche attualmente studiate a Stoccolma sono rilevanti e
complementari: argomenti piuttosto
tecnici, come l’urbanizzazione e il
cambio climatico; argomenti piuttosto sociali, come l’educazione e la
consapevolezza delle comunità o lo
spreco; argomenti istituzionali come
i processi decisionali e la formulazione di futuri obiettivi per lo sviluppo.
Dopo due delusioni, c’è veramente da augurarsi che tecnici ed esperti
— che, in vari modi, influenzano le
politiche e le decisioni statali — siano in grado di lavorare senza diluire
il succo e di far avanzare al massimo
e al meglio la questione dell’acqua
in un contesto globale, in un contesto di cambiamenti, in un mondo
che ha bisogno di una buona governance per l’acqua.
*Officiale del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace
Omelia del cardinale Coppa
La famiglia
capolavoro
di Dio
Maria aiuta in modo particolare
le famiglie di oggi in crisi. È con
questa certezza che il cardinale
Giovanni Coppa si è rivolto ai
fedeli di Mazzarà Sant’Andrea
(Messina) riuniti, domenica 26
agosto, per festeggiare la loro
patrona, Santa Maria delle Grazie. Il Vangelo di Luca narra che
la Vergine si reca ad aiutare una
Inizio della missione del nunzio apostolico in Lesotho
Nella tarda mattinata dell’8 agosto,
monsignor Mario Roberto Cassari,
arcivescovo titolare di Truentum, è
giunto a Maseru, capitale del Regno
del Lesotho. Al confine internazionale lo hanno accolto il consigliere
dell’ufficio del Protocollo del ministero degli Affari Esteri e delle Relazioni Internazionali, Japan Mtambo,
nonché il segretario generale della
Conferenza episcopale del Lesotho
(L.C.B.C.) e il direttore nazionale di
Giustizia e Pace. Dopo il saluto ufficiale, è stato accompagnato nel vicino arcivescovado di Maseru, dove lo
attendevano l’arcivescovo monsignor
Gerard Tlali Lerotholi, presidente
della L.C.B.C., sacerdoti diocesani e
religiosi, religiose e fedeli laici.
Poche ore dopo il suo arrivo, il
rappresentante pontificio ha fatto visita al capo del Protocollo ad interim, la dottoressa Baholo Makolana,
e, il giorno dopo, è stato presentato
dalla medesima al direttore generale
(principal secretary) del ministero degli Affari Esteri, l’ambasciatore J.T.
Metsing, e poi al ministro degli Affari Esteri e delle Relazioni Internazionali, Molhabi Kennet Tsekoa, a
cui, alla presenza del direttore gene-
rale del ministero, del capo del Protocollo ad interim e della responsabile del ministero per l’Europa e le
Americhe, monsignor Cassari ha
consegnato copia delle lettere credenziali.
Il ministro, che ha preso funzione
a seguito delle recenti elezioni nel
Regno, chiedendo la preghiera del
nunzio apostolico per lo svolgimento
del suo delicato incarico, ha presentato un breve prospetto delle sfide
interne e internazionali che il nuovo
Governo del Lesotho dovrà affrontare e si è detto convinto che i già eccellenti rapporti esistenti tra il Lesotho e la Santa Sede si rafforzeranno
sempre più.
Alle ore 11 dello stesso giorno, ha
avuto luogo la solenne cerimonia di
presentazione delle lettere credenziali
a Sua Maestà Letsie III. Accompagnato dalla residenza arcivescovile,
insieme con l’arcivescovo di Maseru,
monsignor Cassari è stato accolto alla Casa Reale dal permanent secretary
che lo ha introdotto alla presenza
del re, con il quale si erano riuniti il
ministro degli Affari Esteri ed altri
alti funzionari.
Nel suo discorso dopo la consegna delle lettere credenziali, Sua
Maestà ha sottolineato la propria
ammirazione per Benedetto XVI e
per l’opera della Chiesa cattolica in
tutti i campi, incaricando il nuovo
nunzio apostolico di trasmettere al
Pontefice i suoi deferenti, rispettosi e
filiali saluti. Inoltre, ha voluto ricordare le benemerenze della Chiesa nel
Regno per l’aiuto allo sviluppo, soprattutto nei settori dell’educazione
e della sanità.
Egli si è infine soffermato sulle
importanti celebrazioni che si terranno a Maseru, dal 9 all’11 novembre,
in occasione del centocinquantesimo
anniversario dell’arrivo dei primi
missionari in Lesotho.
Da parte sua, monsignor Cassari
ha partecipato a Sua Maestà gli auguri e la benedizione di Benedetto
XVI, facendo menzione dell’importante lavoro svolto dalla Chiesa cattolica sin dall’arrivo dei primi missionari, gli oblati di Maria Immacolata, tra cui il beato Joseph Gérard,
elevato a Maseru all’onore degli altari da Giovanni Paolo II durante la
sua visita pastorale nel Regno, nel
settembre 1988. Proprio per questo,
ha rafforzato l’auspicio, espresso da
Sua Maestà, che le celebrazioni del
prossimo autunno possano essere
una sentita celebrazione del contributo essenziale della Chiesa per il
benessere integrale del popolo del
Lesotho e si è augurato che le festività previste per il 17 luglio 2013 in
occasione del cinquantesimo compleanno di Sua Maestà, siano occasione per ricordare i solidi legami
che uniscono la Casa Reale del Lesotho alla Santa Sede.
Nella capitale, il nunzio apostolico
ha incontrato i vescovi, sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici e ha visitato istituzioni ecclesiali locali. Infatti,
già dalla sera dell’8 agosto, monsignor Cassari ha presieduto la
messa, nella cattedrale di Maseru
gremita di fedeli, concelebrando con
l’arcivescovo Lerotholi, il vescovo di
Mohale’s Hoek, monsignor Sebastian Koto Khoarai, e il vescovo di
Leribe,
monsignor
Augustinus
Tumaole Bane.
La mattina del 9 agosto, il nunzio
apostolico ha celebrato l’Eucaristia
nella cappella dell’arcivescovado,
aperta ai fedeli, dove si reca spesso il
re del Lesotho nei giorni feriali,
mentre di domenica tutta la famiglia
reale è presente in Cattedrale. La sera dello stesso giorno, si è recato nella cittadina di Roma, a 37 chilometri
da Maseru, antico centro spirituale
storico del Regno del Lesotho, dove
è stata fondata la prima missione
cattolica, e dove visse e operò per
circa sessant’anni il beato Gérard. Il
rappresentante pontificio si è recato
in pellegrinaggio sulla tomba del
beato presiedendo poi l’Eucaristia
nel seminario maggiore di St. Augustin, con tutto lo staff del maggiore,
nonché del propedeutico, dove studiano circa cinquanta seminaristi. Infine, ha avuto modo di incontrare alcuni superiori e superiore provinciali
di istituti che operano in Lesotho,
come anche membri della Radio cattolica nazionale e gruppi di laici impegnati.
Con la presentazione delle credenziali in Lesotho, il nunzio apostolico
monsignor Cassari ha formalmente
dato inizio alla sua missione nei cinque Paesi dell’Africa australe nei
quali rappresenta il Papa: Repubblica Sudafricana, Swaziland, Namibia,
Botswana e lo stesso Lesotho.
La Madonna delle Grazie venerata
a Mazzarà Sant’Andrea (Messina)
famiglia in una situazione difficile: Zaccaria è muto ed Elisabetta
è anziana. «Maria — ha detto il
porporato — non si è tirata indietro, è accorsa prontamente a
portare il suo aiuto. La famiglia
è il grande capolavoro voluto da
Dio per la formazione dell’uomo!». D’altronde, Gesù è stato
«attorniato nella sua infanzia da
ben tre sante famiglie»: quella
dei nonni, dei cugini e la propria. «Il Vangelo — ha aggiunto
il cardinale — non idealizza la vita umana, non dà della famiglia
un’idea utopica e irreale, non le
risparmia prove e sofferenze. E
Maria è il tramite, con cui Gesù
colma di doni le famiglie».
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