Orgogliosamente Banca del Territorio Teatro Comunale e Galleria Girolamo Magi Anghiari - 18 aprile 2009 Atti del Convegno ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o Saluti Danilo Bianchi, Sindaco di Anghiari Paolo Sestini, Presidente Banca di Anghiari e Stia Interventi Antonio Buonfiglio, Sottosegretario di Stato alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Giorgio Clementi, Presidente Federazione Toscana Banche di Credito Cooperativo Giuseppe Roma, Direttore Generale Censis Giuseppe Tripoli, Segretario Generale Unioncamere Riccardo Varaldo, Presidente Scuola Superiore Sant’Anna Moderatore Franco Bechis, Direttore Italia Oggi Conclusioni Renzo Galli, Direttore Generale Banca di Anghiari e Stia 2 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o DANILO BIANCHI, SINDACO DI A NGHIARI Sono particolarmente contento di questa bella giornata, è un’occasione importante per Anghiari una riflessione sul nostro territorio e sull’economia partendo da un convegno promosso dalla nostra banca, di un paese, di un territorio a cui siamo particolarmente legati. Voi che siete gli esperti del settore sapete benissimo che in questo momento difficile di crisi economica, dovuta a un eccesso di elargizione del credito, al fatto che si siano concesse tante opportunità senza garanzie, a un’economia che è stata ampiamente condizionata da titoli tossici, tornare a parlare in realtà come le nostre di economia e di banca del territorio è estremamente importante. E’ una crisi difficile, la sentono anche i nostri territori, la sentono tutti i giorni le imprese, le famiglie, i lavoratori, gli artigiani, i commercianti; decine e decine di famiglie hanno perso il posto di lavoro in Valtiberina, in Casentino. Di fronte a una crisi anche del sistema bancario credo che sia indispensabile il G. Clementi, A. Buonfiglio, R. Varaldo, F. Bechis, G. Roma, D. Bianchi 3 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o sostegno dello Stato, a condizione che i dirigenti che hanno sbagliato siano coinvolti nel risanamento e che le banche, con le dovute cautele, aprano di nuovo il credito alle medie, alle piccole imprese e soprattutto alle famiglie. “Orgogliosamente Banca del Territorio” è un titolo giusto perchè dal territorio si può ripartire, dalla valorizzazione delle eccellenze, dai paesaggi, dalla qualità della vita, dalla conoscenza personale, dal fatto che la Banca qui si rapporta direttamente con l’imprenditore e il cittadino, lo conosce, non siamo di fronte ad un economia prettamente virtuale. Qui si può investire sulla persona e la nostra Banca sta facendo esattamente questo. Come la Banca si sta rapportando al territorio così sta facendo l’Amministrazione Comunale, anche noi siamo orgogliosamente istituzione del territorio che lavora per valorizzare il contesto urbano, il borgo antico. Siamo in questa perla di teatro, è un teatro comunale, un bene pubblico, che i miei predecessori con lungimiranza hanno acquistato vent’anni fa, qui davanti abbiamo il bellissimo centro storico e noi ci investiamo perché crediamo che ripartendo dalla nostra storia, dalla nostra cultura, dall’etica e dai valori della comunità si creino le condizioni per rilanciare l’economia. La Banca e le istituzioni sono radicate nel territorio: insieme possiamo fare in modo di dare il nostro contributo importante alla ripresa economica e al rilancio del lavoro e dell’occupazione. PAOLO SESTINI, PRESIDENTE DELLA BANCA DI A NGHIARI E STIA Con questo convegno abbiamo voluto dare pubblicamente un segno di presenza ai soci, alla popolazione, alle aziende e alle istituzioni del nostro territorio di competenza, che si estende dal Casentino all’Alto Tevere Umbro, passando per Arezzo e la Valtiberina Toscana. Il titolo che abbiamo scelto, “Orgogliosamente Banca del Territorio”, vuole ribadire l’importanza del ruolo della banca locale in un momento nel quale l’economia necessita di forti stimoli per rimettersi in moto e di quelle opportune garanzie che a maggior ragione un istituto di credito tipicamente locale deve essere in grado di fornire, puntando sul contatto diretto e sul rapporto fiduciario che lo lega al risparmiatore e all’imprenditore del posto. Nella nostra banca alla logica manageriale, che naturalmente guida ogni azienda, si accompagna l’etica della responsabilità sociale, che è stata alla base della nascita – nel lontano 20 giugno 1883 a Loreggia, in provincia di Padova, ad opera di Leone Wollemborg – delle casse rurali, dalle quali le banche di credito cooperativo come la nostra hanno raccolto il testimone. E se pensate che la nostra banca è stata fondata nel 1905 questo ha contribuito fin dall’inizio a creare quello che oggi è uno dei più importanti gruppi bancari italiani. Orgogliosamente banca locale, ma soprattutto per me orgoglioso di esserne socio, cliente e Presidente. Sono sicuro che i relatori di questa mattina sapranno illustrarvi, molto meglio di me, come una banca nata e cresciuta sul territorio e col territorio ne sia parte integrante, come una banca di persone per le persone sia davvero differente, come una piccola banca sia più vicina ai bisogni delle piccole e medie imprese e 4 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o delle famiglie. I miei collaboratori ed io siamo davvero orgogliosi di essere la vostra banca! Infine vorrei ringraziare innanzitutto il Teatro Stabile di Anghiari che ci ospita e ci ha supportato nell’organizzazione di questo evento, il primo che si tiene in questo teatro dopo il suo recentissimo restauro. E’ inoltre la prima volta in assoluto in cui si utilizza come platea anche la Galleria Girolamo Magi, “Le Logge”, e per questo dobbiamo ringraziare il Comune di Anghiari che ci ha concesso questo suo utilizzo, e l’architetto Dell’Omarino che ci ha permesso di mostrarvi il suo progetto di restauro che potete osservare, se non l’avete già fatto, sui pannelli all’ingresso delle Logge. Grazie a tutti gli esercenti di Piazza Quattro Novembre che hanno tollerato l’ingombrante presenza della macchina organizzativa che ha comportato la chiusura al traffico della zona per quasi due giorni. Grazie all’Istituto Alberghiero Buonarroti di Caprese Michelangelo per il buffet di piatti tipici della zona che gusteremo al termine del convegno, della cui qualità abbiamo già avuto un assaggio con i dolci che abbiamo trovato al nostro arrivo, accompagnati dalla G. Roma, G. Tripoli, P. Sestini 5 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o caffetteria del Bar Teatro. Grazie alla ditta Busatti che stamani ha aperto le sue porte, oltre a quelle del negozio, per i nostri ospiti e alla cooperativa Toscana d’Appennino che ha organizzato una visita guidata del centro storico di Anghiari per tutti coloro che si tratterranno dopo il buffet. Grazie alla Pro-Loco, alla Confraternita di Misericordia e alle altre associazioni anghiaresi che hanno collaborato all’organizzazione della nostra iniziativa. Ultimo ma non ultimo, non è un ringraziamento ma un pensiero che rivolgiamo alla popolazione dell’Aquila e Provincia, cui ci sentiamo particolarmente vicini avendo subito, seppur in maniera infinitamente meno drammatica, l’esperienza del terremoto. Siamo certi che troveranno la forza per rialzarsi ma vogliamo dargli una mano, un aiuto concreto. E’ stato aperto un conto corrente dell’intero movimento del Credito Cooperativo per convogliare i fondi a favore dei terremotati dell’Abruzzo. Non vi indico ora le coordinate bancarie ma vi invito a chiederne copia alla reception o alle nostre filiali. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Vorrei iniziare con una provocazione. Qualche anno fa si dibatteva, tra mille polemiche, di vicende bancarie in merito all’acquisto di BNL da parte di BNP Paribas e di Antonveneta da parte degli olandesi. Pochi dissero le cose che oggi vediamo emergere, si riteneva invece di non poter vietare alle banche europee di venire in Italia, di non dover proteggere le banche italiane e difendere una particolare cultura bancaria che esiste nel nostro territorio. La Banca d’Italia aveva molte perplessità in proposito e il governatore di allora, Antonio Fazio, fece tutto il possibile perché ciò non avvenisse con facilità. Io allora difesi la linea del governatore perché mi sembrava che l’Italia fosse un Paese diverso dagli altri, un Paese in cui le banche avevano un rapporto particolare col territorio, già reso più difficile da alcuni criteri internazionali come quelli di Basilea 2, che rischiava di essere perduto con l’acquisto da parte di grandi banche straniere che avrebbero inevitabilmente portato il centro direzionale nel loro paese, rendendo più difficile l’accesso al credito per i piccoli imprenditori legato più alla conoscenza dell’imprenditore che ai calcoli matematici e alle regole internazionali. Abbiamo visto purtroppo cosa è accaduto nelle grandi banche internazionali, quali sono state le loro filosofie di investimento, quali strumenti finanziari molto complicati sono nati e cosa è rimasto della tradizione del credito italiano. Forse quel dibattito potrebbe essere letto in maniera diversa da come lo fu allora. A NTONIO BUONFIGLIO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLE POLITICHE AGRICOLE A LIMENTARI E FORESTALI Alcuni di noi, di vari schieramenti politici, allora, prima di essere spaventati dalla tempesta mediatica, furono “fazisti”. Era una considerazione che prendeva le mosse dalla società italiana: in quel momento il governatore, rispettando la legge, regolava i processi di concentrazione bancaria per mantenere la realtà 6 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o italiana, la bandiera tricolore e il collegamento col territorio. Le cose vanno valutate almeno nel medio periodo: i processi di esterofilia, i grandi gruppi bancari stranieri che venivano esaltati, sono gli unici ad avere creato problemi mentre la prudenza italiana, che era considerata un limite, si è dimostrata una virtù e il sistema finanziario italiano ha reagito meglio. In Italia in questo momento di crisi i risparmiatori investono in titoli di stato, in beni rifugio come la casa e la terra, e si sforzano di pagare i mutui, abbandonano meno facilmente, hanno fiducia nello Stato e senso di responsabilità. Lo Stato ha risposto bene anticipando la manovra, dando garanzie al sistema bancario, e regolando la rinegoziazione dei mutui. E’ sintomatico che nella Russia post sovietica nel momento in cui l’inflazione galoppava si comprasse vodka, mentre in Italia in questo momento di crisi si comprino titoli di Stato. E’ il momento di rivalorizzare il territorio, la prima risorsa di un’amministrazione, tutti noi dobbiamo fare G. Clementi, A. Buonfiglio, R. Varaldo 7 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o una parte in questo. GIORGIO CLEMENTI, PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE TOSCANA BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO Saluto tutti da parte del movimento sia regionale che nazionale e faccio i complimenti alla Banca di Anghiari e Stia per l’organizzazione di questo convegno e soprattutto per la scelta dell’avverbio orgogliosamente che non è eccessivo. Sembrava che il nostro modo di fare banca fosse un modo antico, superato rispetto alla finanza innovativa, quasi acrobatica, che altri facevano. Oggi noi siamo saldamente in piedi mentre gli altri hanno fatto qualche capitombolo. Stiamo assistendo a un ritorno di risparmiatori che si sentono più tranquilli con una banca vicina, che conoscono, stiamo quindi avendo in questi mesi un afflusso di risorse maggiore rispetto al passato. Il nostro modo di fare banca è rivalutato perché sentito come utile e attuale ancora oggi. Tutti avvertono che le banche di credito cooperativo non sono tra i soggetti che hanno messo del loro per generare questa crisi. Noi chiedevamo allora alla Banca d’Italia di continuare a legittimare questo nostro modo diverso di fare banca. Nel mercato ci stanno bene le grandi banche internazionali ma anche le piccole banche vicine al territorio e alle piccole e piccolissime aziende. A questo riguardo vorrei richiamare un articolo pubblicato una decina di giorni fa sul Sole 24 Ore da Amantya Sen. In estrema sintesi dice che il nuovo capitalismo chiede di contaminare il vecchio capitalismo con principi e metodi della cooperazione, che bisogna cominciare ad affiancare a atteggiamenti che privilegiano obiettivi di tipo aziendale, la creazione del valore per gli azionisti, anche altri valori, di solidarietà, che bisogna cominciare a pensare che a fronte della ricerca del profitto bisogna anche parlare di responsabilità sociale, e quindi porsi il problema di come questo profitto si realizza e non soltanto di come si destina. Non basta destinare una parte degli utili a qualcosa di sociale ma è molto più importante realizzare il profitto con responsabilità sociale. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI L’Italia era davvero diversa ed è uscita più forte di altri paesi grazie a questo sistema? R ICCARDO VARALDO, PRESIDENTE DELLA SCUOLA SUPERIORE SANT’A NNA La crisi ha trasformato fattori che si ritenevano di arretratezza in elementi di saggezza, ci ha fatto riscoprire che l’aver conservato certe tradizioni era il modo per salvaguardare dei valori eterni. Gli economisti ritenevano che il processo di globalizzazione, che è andato avanti negli ultimi dieci anni, dovesse portare al successo delle grandi multinazionali che diventavano imprese globali senza patria, per cui la proprietà dell’impresa sembrava quasi irrilevante rispetto al territorio dove si andava a insediare. Questo fenomeno ha coinvolto l’Italia in maniera ridotta, non solo a livello di banche ma anche di industria (tranne alcuni settori industriali che hanno caratteristiche strutturali tali da dover necessariamente 8 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o essere giocati da grandi competitori globali: sicurezza, difesa elettronica, aeronautica, farmaceutica). Altri paesi si sono buttati a capofitto in questo processo e ne stanno pagando le conseguenze. Ne è un esempio la Gran Bretagna che, tentando di imitare dal lato europeo il modello di sviluppo americano, è passata da un’economia reale alla terziarizzazione e alla finanziarizzazione. In questo scenario è azzeccato il titolo “Orgogliosamente Banca del Territorio”. Aggiungo meritoriamente banca del territorio. Siete stati anticipatori del nuovo modello che si immagina per il futuro della banca e le grandi banche cercano di rincorrervi recuperando valori che voi avete già. Innanzitutto la responsabilità sociale, la mutualità, il modo di fare banca immerso nella società, che contribuisce al mantenimento dei suoi valori e che permette alle banche di credito cooperativo di affrontare la crisi in maniera più intelligente, con maggiore attenzione e sensibilità alle problematiche della clientela di quanto possono fare le grandi banche. Il secondo valore è quello della banca ordinaria, che anche gli Stati Uniti stanno riscoprendo rispetto alla banca di investimento; le banche di credito cooperativo sono sempre rimaste banche ordinarie, non hanno vissuto fenomeni di crescita drogata della finanziarizzazione. Il terzo valore è quello del territorio, uno dei fattori caratterizzanti di questo Paese. Negli ultimi trent’anni molte piccole banche sono nate all’interno e in funzione di distretti industriali e hanno svolto un ruolo determinante a supporto delle imprese, sono state uno degli elementi forti della crescita industriale. Alcuni grandi gruppi bancari stanno cercando di imitare il vostro approccio al territorio, cominciano a tenere conto della territorialità e del valore di un brand che rimane nel tempo (ad esempio Banco di Napoli, Banco di Sicilia, Cassa di Risparmio di Venezia), quanto vi riescano è ancora tutto da dimostrare. Non temete, la capacità di essere nel territorio, di interpretarne le esigenze e di dargli risposte confacenti sono valori che vi appartengono e che nessuno vi potrà togliere. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Orgogliosamente funziona? GIUSEPPE ROMA, DIRETTORE GENERALE DELLA FONDAZIONE CENSIS Funziona molto, dovremmo avere anche come valore nazionale un po’ di più l’orgoglio, l’onore, fatti che sostanzialmente ci dicono che crediamo in quello che facciamo, che c’è una soddisfazione per chi fa banca nel fare bene il proprio lavoro. Noi italiani molto spesso non riusciamo a dirci orgogliosi delle tante cose buone che si fanno in questo Paese. La sbandata che ricordava all’inizio il Direttore Bechis su questo eccesso di mercatizzazione, di noi italiani che vogliamo essere sempre quelli che la fanno più grande, che liberalizzano di più, che sono più aperti alla penetrazione altrui,… questa crisi ci restituisce l’orgoglio di essere italiani, di non aver rinunciato all’economia reale, all’artigianato, alla piccola e media impresa, al localismo, al territorio. 9 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o Non dobbiamo ancorarci al passato ma essere orgogliosi di essere riusciti a trasformare la tradizione in modernità. Siamo stati abituati a pensare che la piccola dimensione fosse un ostacolo all’internazionalizzazione; dipende, non tutto il mondo è fatto come i grandi produttori per il mass market, stavamo prendendo la finanza come se fosse il mercato dell’auto, ma abbiamo dei relais interni che ce lo hanno impedito. Credo molto in quello che questo Paese fa senza governatori e talvolta anche senza politica. Abbiamo colto della globalizzazione il lato essenziale: il fatto che ognuno può avere un modello poiché tutto è incerto, flessibile, mobile. Attualmente il PIL pro capite italiano è superiore a quello della Gran Bretagna; sicuramente avere l’euro, una moneta unica, forte, a livello macroeconomico ci tutela. Abbiamo 730 banche piccole e medie, un terzo del mercato del credito lo fanno 400-500 banche diverse, che fanno nel complesso concorrenza a quelle grandi. Il modello della banca locale funziona di più per Platea della Galleria Magi 10 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o l’economia reale. La grande banca considera il territorio una rete che serve a raccogliere, a dare e a vendere prodotti. Anche le nostre grandi banche hanno venduto prodotti sul territorio più che aiutare l’economia reale. Il territorio ora richiede un rapporto di partnership alla banca, voi avete i vostri soci che sono anche i vostri clienti che sono anche gli imprenditori e i risparmiatori della zona. Per una grande organizzazione è più facile gestire un territorio come una rete mentre una piccola lo gestisce come un’economia. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Qual è la situazione economica di oggi dal punto di vista di Unioncamere? GIUSEPPE TRIPOLI, SEGRETARIO GENERALE DI UNIONCAMERE In questi anni abbiamo assistito al confronto tra diversi modelli di capitalismo: gli anni Ottanta sono stati il momento del capitalismo renano con concertazione tra sindacati e imprenditori di grandi imprese. Negli anni Novanta si è affermato il modello del capitalismo anglosassone, fondato sulla contendibilità dell’impresa che porta all’estrema forza della leva finanziaria. In quest’ultimo decennio si è affermato il capitalismo cinese, che coniuga la massima libertà di iniziativa economica con la minima libertà civile, e non sappiamo ancora a cosa porterà. Il modello italiano è fondato sull’imprenditore, sulla capacità del singolo di mettersi in moto e rischiare. In Italia abbiamo 6 milioni di imprenditori, un rapporto imprenditori/numero di abitanti altissimo. Le nostre imprese sono state capaci di internazionalizzarsi e bene, tra il 2005 e il 2008 il surplus commerciale, la capacità di vendere all’estero è aumentata, anche nei settori tradizionali, a basso contenuto di tecnologia ma alta qualità. La caratteristica della nostra produzione è fare prodotti su misura per il cliente, tailor made, perché abbiamo una grande capacità di inventiva e flessibilità. Un’altra caratteristica italiana è il rapporto tra debito e risparmio, la percentuale di risparmio è pari all’11% del PIL, una delle più alte in Europa, c’è una saggezza nella gestione economica da parte degli italiani. Uno dei fattori scatenanti la crisi finanziaria internazionale è che il debito privato è stato impacchettato nei derivati ed è diventato una moneta, uno strumento finanziario, che al fondo non aveva altro che il debito delle famiglie americane. Una terza caratteristica italiana è il bancocentrismo, in Italia più che in altri Paesi la banca ha un ruolo centrale per l’attività imprenditoriale, la capitalizzazione di borsa sul PIL in Italia è pari soltanto al 20% mentre negli Stati Uniti arriva 90%. Infine, poiché il nostro è un sistema di piccole e piccolissime aziende la dimensione personale è particolarmente importante per valutare la capacità d’impresa e nessuna Basilea 2 potrà sostituire il rapporto diretto tra la banca del territorio e l’imprenditore. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Etica: c’è chi l’ha un po’ accantonata; è invece una bandiera della banca del territorio? 11 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o A NTONIO BUONFIGLIO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLE POLITICHE AGRICOLE A LIMENTARI E FORESTALI Molto spesso il territorio è stato considerato un limite, non vorrei che alla politica toccasse come al territorio di essere accantonata da molti e poi riscoperta. E’ vero che c’è una crisi del diritto cui sottostà una crisi della politica, che molto spesso la società italiana va bene senza istituzioni e senza regole ma la deregulation non deve essere eccessiva, non si deve arrivare all’assenza di regole. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Si guadagna sicuramente meno a fare il manager di una banca del territorio, ma c’è una differenza per etica? Pletea del teatro 12 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o GIORGIO CLEMENTI, PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE TOSCANA BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO Voglio fare un po’ la parte dell’uomo del movimento. Non rivendichiamo il fatto di essere banche piccole, non c’è valore o disvalore nell’essere piccole o grandi, ma il nostro ruolo. I grandi gruppi bancari cercano di prendere le banche di credito cooperativo come modello, Alessandro Profumo ha detto:- Siamo la più grande banca locale-. Ma come siamo fatti per essere banche di credito cooperativo? Abbiamo una presenza continua dei soci, sono i proprietari e appartengono alla comunità del territorio su cui lavoriamo, la banca di credito cooperativo raccoglie e impiega sul territorio, soffre e gioisce col territorio, anche i collaboratori sono del territorio, la gente ci gioca la faccia. Ci sono dei vantaggi concreti: questo vivere insieme alla comunità del territorio ci consente di avere una sensibilità unica nei confronti del territorio (ad esempio stipuliamo convenzioni ad hoc con istituzioni e aziende locali), di avere una qualità della relazione unica, delle asimmetrie informative che ci permettono di dare risposte diverse da quelle di altre banche, di applicare diversamente i criteri di Basilea 2. Abbiamo rapporti di lunga durata e, in questo momento particolarmente difficile, questo ci porta a svolgere una funzione anticiclica: abbiamo una crescita degli impieghi maggiore rispetto al resto del sistema, le quote di mercato sono più che raddoppiate negli ultimi 7-8 anni e sono arrivate al 10% della raccolta e al 7,5% degli impieghi. Se poi guardiamo gli impieghi di piccole e piccolissime imprese a dicembre 2008 la quota BCC è 22% per le imprese artigiane e 17% per le altre imprese minori con quote di mercato rispettivamente del 20% e del 15%. Il nostro modo di fare banca è differente e risponde in modo egregio alle esigenze che si stanno manifestando. Le banche di credito cooperativo sono più refrattarie, meno disponibili ad essere tentate perché siamo fatti così, siamo banche del territorio, i nostri amministratori hanno un controllo continuo, immediato e fortissimo da parte della comunità in cui vivono. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Questa mancanza di etica e di regole è stata all’origine della crisi mondiale? R ICCARDO VARALDO, PRESIDENTE DELLA SCUOLA SUPERIORE SANT’A NNA Il difetto delle regole è stata una componente che ha permesso a quelli che non avevano un’etica di esprimersi ai massimi livelli. Ma l’etica è un valore individuale, personale che va al di la delle regole. Anche con tutte le regole del mondo l’etica o c’è o non c’è (ad esempio nei concorsi universitari le regole ci sono, l’etica no). Sarebbe necessario introdurre una semplificazione delle norme per renderle più vincolanti e non eludibili da parte di chi l’etica non ce l’ha. Anche in Italia abbiamo seguito un po’ il processo di aumento spropositato delle retribuzioni agli alti 13 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o vertici delle imprese che non dovrebbe superare il rapporto di 1/20 rispetto alla media della retribuzione delle altre componenti dell’azienda. Un professore universitario dovrebbe lavorare 40 anni per guadagnare quanto un manager di una grande impresa in un anno. Riconosco che i manager di grandi aziende sono più bravi dei professori universitari ma anche all’interno delle stesse organizzazioni è difficile mantenere un ambiente di lavoro accettabile con tali sproporzioni retributive nella piramide organizzativa. I livelli di retribuzione delle responsabilità e del merito specifico della persona hanno lasciato eccessivo spazio a dei meccanismi di retribuzione che hanno favorito l’eccesso di assunzione dei rischi, ad una finanziarizzazione spinta ai cui risultati erano legati i livelli retributivi dei manager. Lehman Brothers è un caso emblematico di non trasparenza, le strutture di controllo hanno manifestato una debolezza estrema. Ora per contro siamo ad un eccesso di regolamentazione anche a livello di banche, si rischia il capitalismo burocratizzato, con tutto il costo che comporta la creazione di regole. Manca in Italia un equilibrio tra gli organi di viglilanza (Consob, Unione Europea, Antitrust, Banca d’Italia…), un coordinamento tra le diverse modalità con cui si interviene, e ciò crea un’instabilità e un’incertezza che non giova alle imprese. GIUSEPPE ROMA, DIRETTORE GENERALE DELLA FONDAZIONE CENSIS Il problema dell’etica è dei comportamenti. Ogni volta che si fanno discorsi sull’etica, sul merito sono piuttosto freddo perché parlandone si bruciano. Il governatore della Banca d’Inghilterra nel momento della crisi finanziaria internazionale ha detto che le regole servono a poco ma l’aver passato questa esperienza servirà di per sé da freno a nuove speculazioni; il vissuto è più importante della dimensione regolativa. I derivati sono stati inventati da uno che ha vinto il premio Nobel non dalla Banda Bassotti. Il bene e il male sono definibili soltanto storicamente. Bisogna ragionare sulla dimensione quotidiana, parlare di valori, piuttosto che di etica, che sono quelli che mancano nella società odierna. Uno dei principali valori che è stato affossato nella cultura collettiva è stato quello di valutare le cose sulla base dei risultati concreti. Fino a venti anni fa il lavoro era un valore, chi faceva bene un lavoro era riconosciuto, ora il valore sono i soldi che si guadagnano non il lavoro che si fa. Non so se sia uno stravolgimento dell’etica ma di sicuro c’è uno stravolgimento dei punti di vista. L’università ad esempio ha perso il senso di ciò che deve fare: formare i giovani, non creare cattedre. E’ un problema del rapporto col potere. Sono inguaribilmente critico nei confronti della politica che usa il potere in maniera non trasparente, anziché con spirito di servizio, di duro e tenace perseguimento di un obiettivo. E’ stato stravolto il senso del potere, e vale anche per gli stipendi, laddove la dimensione relazionale è notevole l’uso del potere è più trasparente. Se lavoro per lo sviluppo non lavoro solo per il portafoglio ma anche per la soddisfazione morale, se non etica, di aver ottenuto risultati concreti di sviluppo. Vi è poi la solidarietà: se non ci fossero le banche di credito cooperativo alcuni paesi non avrebbero una 14 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o banca. Sobrietà nella gestione del potere, cultura del risultato, apertura alla solidarietà: tutto questo crea un clima di apertura diversa per cui le banche di credito cooperativo ottengono maggiore fiducia. Dobbiamo riportare l’asse di attenzione sui valori e sugli obiettivi che possano portare comportamenti diffusi. Siamo un paese che sa fare tante regole arzigogolate e sovrapposte per cui pochi le rispettano e pochi le fanno rispettare. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Come si muove il popolo italiano quando accadono le grandi tragedie: la solidarietà nasce spontanea. La politica ha invece pensato di creare una tassa sulla solidarietà che trasformerebbe un moto spontaneo in una vessazione. G. Gatti 15 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o GIUSEPPE TRIPOLI, SEGRETARIO GENERALE DI UNIONCAMERE Credo che ancor più del capitalismo burocratico rischiamo che ci possa essere uno Stato che rende più difficile fare il capitalismo. Non c’è un mercato senza regole, non è mai esistito un mercato senza regole ma i problemi sono due: chi fa le regole (gli organismi devono essere espressione del mercato o della politica?) e quanto devono essere pregnanti (fino a quale livello di dettaglio devono arrivare?). Prima accadono le cose e poi vengono le regole, l’innovazione fa si che si creino fenomeni non regolamentati: la politica forse non ha reagito con sufficiente prontezza. Non ci può essere un’economia né una politica più etica della società. La logica del breve termine (se sai che ti misurano a tre mesi non ti interessa il risultato di medio periodo), il tener conto degli interessi di alcuni soltanto (azionisti o di tutti gli stakeholders di un azienda?), la presenza di elementi di squilibrio, anche retributivo, producono comportamenti non etici. Anche i media statunitensi dovrebbero fare un esame di coscienza: per anni hanno messo in prima pagi- F. Marinoni 16 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o na i capitani d’impresa. FRANCO BECHIS, DIRETTORE DI ITALIA OGGI Non tutti i media sono colpevoli: in Italia le anomalie di Cirio e Parmalat furono segnalate ad esempio da Isabella Buffacchi del Sole 24 Ore. GERARDO GATTI, STUDIO LEGALE GATTI DI PERUGIA Abbiamo parlato di orgoglio ma vorrei dire anche della volontà di essere del territorio e di essere cooperativa, che vale anche per le banche popolari. Il voto capitario, ogni testa un voto, che nasce dalle assemblee dei popoli nordici, permette di mantenere il controllo dei soci sulla banca; questa assoluta parità rappresenta il vigore e l’attualità delle banche di credito cooperativo. FRANCO M ARINONI, DIRETTORE GENERALE DI CONFCOMMERCIO A REZZO Un argomento di particolare attualità per il nostro territorio: una grande multinazionale operante sul nostro territorio che fino a pochi giorni prima faceva straordinari e assumeva ha licenziato oltre 130 dipendenti; questo sottolinea le differenze tra le economie internazionali e quelle del territorio. Essere vicini alle imprese, alle aziende agli operatori del territorio. Nel piccolo è bello è prevalente il rapporto umano che c’è con la Banca di Anghiari e Stia fatta di persone con le quali non è difficile affrontare e chiarire i problemi. R ENZO GALLI, DIRETTORE GENERALE DELLA BANCA DI A NGHIARI E STIA Ringrazio gli illustri relatori che hanno delineato gli scenari che ci coinvolgono in questi tempi, una crisi finanziaria che si è innestata e ha avuto un effetto di amplificazione di una crisi economica latente. Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, lo dico sempre ai miei clienti quando vado a visitarli, bisogna approcciare i problemi sempre con ottimismo, anche i nostri confratelli dell’Abruzzo non si piangono addosso ma pensano già a ricostruire. Vi riporto alcuni dati recenti di un’audizione del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, in Parlamento: mentre la crescita degli impieghi sta diminuendo noi banche di credito cooperativo con una quota del 7,5% del mercato abbiamo erogato oltre il 10% degli impieghi, abbiamo fatto supplenza senza chiedere aiuti. C’è però un problema di continuità: come facciamo a continuare con il 7,5% del mercato ad erogare per tutti? Abbiamo un modello distributivo tradizionale, ci mettiamo la faccia tutti i giorni, non ci nascondiamo né dietro la crisi né dietro Basilea 2, cerchiamo di guardare alle esigenze dell’imprenditore. Io credo nell’approccio diretto, il credito non è una scienza esatta è un fatto di sensazioni, di naso, di conoscenza empirica delle imprese. Tutte le banche locali sono del territorio ma noi siamo anche per il territorio, c’è un osmosi 17 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o tra la ricchezza del territorio e quella della banca di credito cooperativo, prosperiamo della ricchezza del territorio e il territorio prospera se da parte della banca c’è una gestione oculata della ricchezza. Ci credo a tal punto che mi sono trasformato in un creativo con dei manifesti autarchici: risparmiatore investi sul tuo territorio! Noi creiamo valore non per gli azionisti ma per il nostro territorio e siamo controllati dal nostro territorio. Non ci possiamo permettere tante libertà, ad esempio quando sono venuto in questa banca ho fatto una breve trattativa col Presidente chiedendo se ci fosse un’auto aziendale, mi ha risposto che non è prevista, fringe zero. E’ uno sport nazionale dare addosso alle banche, le nostre comunità talvolta non colgono la nostra diversità. Noi siamo differenti non per uno slogan azzeccato ma per una precisa natura, abbiamo una missione comune con il territorio. Per questo territorio la Banca è un motore di sviluppo, la benzina sta nella capacità di intraprendere, di G. Roma, G. Tripoli, R. Galli 18 ORGOGLIOSAMENTE BANCA DEL TERRITORIO A t t i d e l C o n v e g n o mettersi in discussione, nella creatività degli imprenditori e questa va evocata. Vedo realtà in cui prevale il pessimismo ma anche realtà in cui prevale l’ottimismo, qui in sala vedo imprenditori che hanno investito fior di milioni in questo momento in cui il futuro non sembra molto certo. Non mancano risorse spesso mancano le idee, la capacità di innovazione, siamo un pochino seduti. Per questo motivo vorrei fare qualche appello finale. Ai giovani perché se è coltivato venga fuori lo spirito d’intrapresa, noi saremo sempre al loro fianco. Alla comunità locale perché creda veramente nel motore di sviluppo che rappresentiamo, siamo carne della vostra carne perché siamo qua, ci spendiamo, ci presentiamo. Alle istituzioni locali, con le quali stiamo collaborando ad un progetto importante - che è quello di Villa Gennaioli - per la realizzazione di una struttura che andrà a beneficio della Banca e della comunità, uno stimolo a credere un po’ più in noi, possiamo collaborare molto di più, fare più rete, e soprattutto non vedrei niente di sconveniente, perché non è una scelta di campo, non è conflittuale, nella partecipazione delle comunità locali alla Banca perché ciò potrebbe portare nuove energie. 19